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rassegna stampa del 7 febbraio 2023

giornale di sicilia


Funzionario contro l'ex Provincia: «Ho diritto al lavoro agile» 

È finita sui tavoli dell'ispettorato provinciale del lavoro la vicenda di un dipendente della pubblica amministrazione dichiarato fragile dal medico competente, che nonostante la richiesta per potere usufruire del lavoro agile, ieri è dovuto tornare in ufficio e colto da malore è stato ricoverato dell'Ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca. Il protagonista della storia è Maurizio Puccio, 62 anni, funzionario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Dallo scorso due gennaio, viste le sue precarie condizioni di salute che lo rendono invalido, in forza delle legge che tutela i lavoratori fragili, ha avanzato la richiesta per poter continuare a lavorare a distanza. Ma dall'ente è arrivato il semaforo rosso. «L'attività di sportello svolta dal dipendente - replica la dirigente Maria Antonietta Testone - è incompatibile con la modalità di lavoro agile. Da parte dell'amministrazione c'è la piena disponibilità a trovare una soluzione. Il lavoratore trovandosi nella sede periferia dell'Urp di Sciacca potrà richiedere il cambio della mansione o il trasferimento ad altro settore o ufficio le cui mansioni lavorative siano conciliabili con l'attività di smart working, noi non possiamo cambiare il profilo». Ma il dipendente ritiene che il suo diritto sia stato leso, perché la sua richiesta è caduta nel vuoto. «Dal marzo 2020 e fino allo scorso mese di dicembre - spiega Puccio - sono già stato impiegato, in ragione della mia condizione di "lavoratore fragile, in smart working Avendo presentato richiesta il due gennaio, con nota di giorno 9 dello stesso mese mi viene notificata la nuova disposizione dirigenziale per "attività di sportello", incompatibile con le mie condizioni di salute documentate. Inoltre, in riguardo all'esortazione di richiedere il trasferimento presso altri uffici dell'Ente le cui mansioni lavorative siano compatibili con l'attività di "smart working", non rientrano nella mia competenza, ma i datori di lavoro sono tenuti nell'arco dei primi tre mesi del 2023 ad assicurare lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l'adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definito dai contratti collettivi applicati, senza alcuna decurtazione dello stipendio». Puccio rivolgendosi all'ispettorato del lavoro e rilanciando le proprie rivendicazioni ha riavanzato la richiesta di essere collocato in smart working nella sede Urp di Sciacca in ragione della documentazione medica già fornita , con diverse comprovate patologie, portatore di handicap, con totale e permanente inabilità lavorativa. Il lavoratore si è rivolto anche al sindacato Uil-Fpl di Agrigento. (*GNE*)

agrigentonotizie.it
Elezioni amministrative 2023, cinque sindaci pronti alla ricandidatura
Al momento ci sono poche conferme formali: sono 14 i comuni chiamati alle urne
Elezioni amministrative del prossimo 28 e 29 maggio, cinque sindaci puntano alla ricandidatura,In provincia sono chiamati alle urne i cittadini di Licata (unico centro con il sistema proporzionale) e poi a Burgio, Calamonaci, Castrofilippo, Cianciana, Grotte, Joppolo Giancaxio, Lucca Sicula, Menfi, Ravanusa, Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini, Sant'Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina (tutti con il maggioritario, quindi senza ballottaggio).Tra i nomi che circolano al momento c'è quello del primo cittadino di Cianciana, Francesco Martorana, così come quello di Francesco Matinella, sindaco di Burgio. Punta ad un nuovo mandato anche il sindaco di Lucca Sicula, Salvatore Dazzo, così come quello di Calamonaci, Pellegrino Spinelli, che, diversamente dai suoi colleghi, ha manifestato in modo aperto la volontà di una ricandidatura.A beneficiare della legge sul terzo mandato per i piccoli comuni potrebbe essere il primo cittadino di Sante Stefano Quisquina, Francesco Cacciatore, che è già sindaco da 10 anni.Tra i grandi centri pare certa la non ricandidatura del sindaco di Licata Pino Galanti.

orizzontescuola.it
Rinnovo contratti PA, incrementi superiori al 4% per tutti i comparti. Per la scuola si attende la chiusura definitiva. Il rapporto ARAN
Pubblicato il nuovo rapporto ARAN semestrale che fa il punto sui rinnovi contrattuali e la retribuzione dei dipendenti pubblici. Ricordiamo che il CCNL Istruzione e Ricerca è stato l'ultimo ad essere rinnovato, per quanto riguarda la tornata 2019/2022.Innanzitutto, dal rapporto ARAN viene proposta una tempistica dei rinnovi con una puntuale ricostruzione della durata di tutte le fasi attraverso le quali si arriva alla firma definitiva dei contratti.Tale rapporto evidenzia un ritardo rispetto alla tempistica fisiologica, dovuto principalmente al tempo occorrente per definire lo stanziamento finale in legge di bilancio delle risorse destinate ai rinnovi.Si è ormai consolidata una prassi che rende necessarie almeno tre leggi di bilancio (se non quattro) per arrivare allo stanziamento definitivo.Da considerare anche i tempi non brevi necessari anche per le fasi di verifica e controllo successive alla firma della Ipotesi di contratto.Si tratta dunque di un endemico slittamento temporale, che forzatamente si produrrà anche nel prossimo triennio 2022-2024, evidenzia ancora una volta una chiara specificità del settore pubblico, relativamente a procedure e pratiche che spesso si è creduto essere facilmente importabili dal settore privato. Il rapporto offre poi un'analisi dei contenuti economici dei nuovi contratti, con la indicazione, per ciascun comparto, degli incrementi retributivi riconosciuti.Il rapporto registra incrementi superiori al 4% per tutti i comparti (con minime variazioni tra di essi), a fronte di una crescita dei prezzi dell'IPCA-NEI, nel triennio 2019-2021, del 2% e di un IPCA complessivo del 2,4%.Tuttavia, spiega l'ARAN, per avere il quadro complessivo degli incrementi retributivi, occorre tuttavia considerare anche le ulteriori risorse, con finalizzazione specifica o destinate a specifici gruppi professionali o settori dei vari comparti, stanziate nella legge di bilancio per il 2022 o in altri provvedimenti normativi. L'incidenza percentuale di queste risorse registra variazioni più marcate tra comparti.

agrigentooggi
strade provinciali

Rinvenuto residuo bellico a pochi metri dal Parco Archeologico
Trovato un residuo bellico, risalente alla Seconda guerra mondiale, in un terreno, lungo la strada provinciale 71, nei pressi di via Cavaleri Magazzeni, proprio a ridosso del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento. Si tratta di una porzione di una mina anticarro del secondo conflitto mondiale, innocuo perché esploso probabilmente subito dopo il lancio.. Sul posto i poliziotti della sezione Volanti della Questura, che hanno provveduto a segnalare il ritrovamento alle Autorità competenti in materia, e chiesto l'intervento degli artificieri.
Dalla prima valutazione, anche se serviranno altri accertamenti da parte di un pool di esperti, quello trovato a pochi passi da villette e case di campagna, con vista sulla Valle dei Templi, sarebbe un pezzo di una mina anticarro, risultato in cattivo stato di conservazione. Per precauzione l'area interessata è stata transennata, e resterà interdetta fino all'intervento di una squadra di militari dell'Esercito Italiano, proveniente da Napoli, specializzata nel recupero di questa tipologia di residuato bellico.

ilsole24ore.it
La seconda vita delle Province. Ecco le proposte dei partiti, uniti per farle rinascere
Sei disegni di legge già presentati. La commissione Affari costituzionali del Senato pronta alle audizioni, poi si lavorerà a un testo base
Le Province sono morte, viva le Province. Il vessillo agitato per anni in nome della lotta alla «casta» sembra essere definitivamente ammainato: sono ben sei i disegni di legge già depositati da Fi, Fdi, Lega e Pd per ridare una possibilità agli enti più deprecati della storia della Repubblica. E anche M5S e Italia Viva stanno per depositare le loro proposte. La commissione Affari costituzionali ha già deciso di avviare un ciclo di audizioni, che cominceranno appena finito l'esame del Milleproroghe. Poi è probabile che venga nominato il comitato ristretto per arrivare a predisporre un testo base. Bipartisan. Chi lo avrebbe mai detto? Maggioranza e opposizioni, divise su tutto, si ritrovano per offrire una seconda vita alle Province.Verso l'archiviazione della legge Delrio
Per fare cosa? Semplice: archiviare la legge Delrio (56/2014), che aveva ridimensionato drasticamente le competenze delle province - riducendole a edifici scolastici degli istituti superiori, parte della viabilità e ambiente - e abolito l'elezione diretta di presidenti e consiglieri, sostituendola con un sistema di secondo livello, che prevede che siano consiglieri comunali e sindaci, ogni due anni, a eleggere il consiglio provinciale e ogni quattro anni a scegliere il presidente, che deve essere un sindaco con almeno 18 mesi di mandato alle spalle (nelle Città Metropolitane il presidente è di diritto quello del Comune capoluogo). Dal 2014 al 2022 si sono tenute almeno venti tornate elettorali provinciali. Peccato che la riforma pensata dal governo Renzi doveva essere temporanea: era stata pensata per traghettare le Province verso la completa eliminazione, salvando dall'accetta soltanto le città metropolitane.Un limbo durato otto anni
Ma al fatidico referendum del 4 dicembre 2016 gli italiani, bocciando la riforma su cui Matteo Renzi aveva scommesso la sua permanenza al timone del governo, hanno bocciato anche l'addio alle Province. Rimaste nel limbo per otto lunghi anni. Indebolite. «È proprio lo svuotamento della provincia - ha sottolineato la Corte dei conti nella Relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali 2019-2020 - ad aver mostrato l'utilità di enti complessivamente in grado di corrispondere alle funzioni di dimensione 'vasta', capaci di costituire un riferimento per l'intero sistema delle autonomie e in particolare per i Comuni, specie quelli di dimensioni minori».La galassia attuale
Una storia molto italiana, a pensarci bene: il guaio delle mezze riforme, le incompiute che non giovano a nessuno, perché i risparmi si pagano in confusione e disservizi. Il mancato superamento della legge Delrio secondo lo schema previsto, come evidenzia l'Upi, ha generato incertezza sulla titolarità delle funzioni, caos nel riordino, progressivo accentramento di poteri amministrativi in capo alle Regioni, tagli alle risorse. Con il blocco per cinque anni, di fatto, della manutenzione ordinaria e della capacità di investimento delle Province su servizi essenziali, a partire dai 130 chilometri di strade e delle oltre 7mila scuole secondarie superiori in gestione al personale. Per non parlare di ciò che è accaduto al personale: al 1° gennaio 2015 i dipendenti erano 41.205; dal 2015 al 2017 sono state trasferite o collocate in pensione circa 16mila persone; oggi è rimasto in servizio un totale di 16mila lavoratori. Ma è arrivato il Pnrr con il suo carico, positivo, di fondi e cantieri. Da qui la disperata richiesta di tecnici, esperti delle procedure di investimento, progettisti.

TELEACRAS
Comitini, sistemate le due strade di collegamento con Aragona. La soddisfazione del sindaco, Luigi Nigrelli
Dopo tante sollecitazioni, l'amministrazione comunale di Comitini, con a capo il sindaco, Luigi Nigrelli, è riuscita a raggiungere un altro grande obiettivo per la comunità. Infatti, sono state, finalmente, riqualificate le strade provinciali Comitini-Grotte S.P. 51 e Comitini-Aragona S.P. 60.
"I lavori consentiranno agli automobilisti di potere percorrere in tutta tranquillità queste due arterie - dice il primo cittadino comitinese - Era un impegno preso con gli elettori e, piano piano, stiamo centrando gli obiettivi".


ILSICILIA.IT
Assessore Messina: "Maggio 2023, siciliani alle urne. Province? Legge entro l'anno e voto nel 2024" 

L'assessore regionale alle Autonomie Locali e alla Funzione Pubblica, Andrea Messina è l'ospite della puntata 226 di Bar Sicilia. Intervistato da Maurizio Scaglione e Marianna Grillo, Messina ha parlato di diversi argomenti tra cui le prossime amministrative siciliane, dei tempi necessari al ripristino delle ex Province, delle difficoltà in cui versano i Comuni e delle possibili soluzioni messe in cantiere dalla Regione.
Andrea Messina
AMMINISTRATIVE 2023: AL VOTO IL 28-29 MAGGIO
"Sono circa 130 i comuni interessati. Si andrà al voto domenica 28 maggio (dalle 7 alle 23) e lunedì 29 (dalle 7 alle 15), con eventuale turno di ballottaggio nei giorni 11 e 12 giugno. Si tratta di una tornata elettorale importante che coinvolgerà anche quattro capoluoghi di provincia: Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani. I cittadini chiamati alle urne saranno  un terzo della popolazione siciliana. Un test anche per questo assessorato che si occuperà della gestione dell'organizzazione elettorale. L'obiettivo è evitare che si registrino le difficoltà riscontrate alle precedenti elezioni con lunghe fila e disagi".
AMMINISTRATORI LOCALI E AUMENTO INDENNITA'
"Gli amministratori dei piccoli comuni hanno indennità minime. Dedicano tempo alla loro comunità e non lo fanno per ricevere uno stipendio. Tuttavia, ritengo giusto che ricevano un giusto compenso per il lavoro che prestano. Le regioni a statuto ordinario hanno un'organizzazione della finanza locale diversa da quella della Sicilia. Il Governo regionale, sta pensando di coprire, se non l'intera somma dell'aumento dell'indennità, almeno un 50% da trasferire ai comuni".
RISORSE AI COMUNI
"Il governo Schifani in giunta aveva previsto un fondo per le autonomie locali di 327 milioni di euro. In commissione all'Ars, tra emendamenti e riserve, è stato decurtato. Si tratta di un fondo importante, indispensabile per garantire servizi essenziali come la mensa scolastica, il trasporto degli alunni, l'asilo. Più tagli, meno servizi insomma. Confido nella sensibilità dei deputati. Non stiamo dando soldi soldi ai sindaci ma ai cittadini".
CARENZA DI PERSONALE, RISCHIO BLOCCO PROGETTUALITA' E IL FONDO DI PROGETTAZIONE
"Ci sono vincitori di concorsi banditi dal precedente governo in attesa di essere assunti. Aspettiamo l'approvazione dei documenti contabili per procedere: si tratta di circa 800 posti. Tuttavia, la Regione no ha le mani libere. C'è un accordo con lo Stato per il contenimento della spesa e la riduzione del personale e anche se ci sono delle carenze in pianta organica, non possiamo procedere a nuove assunzioni. Per il 2023, ne sono previste circa 160 unità. Schifani sta aprendo un' interlocuzione con il Ministero dell'Economia per cercare di risolvere questo problema. Nel frattempo abbiamo i contratti a tempo determinato come quelli per i tecnici del Pnrr che ci danno una mano per i progetti in attesa.
Per quanto riguarda la situazione dei comuni, in questa finanziaria abbiamo pensato a un fondo di progettazione da 200 milioni di euro di concerto con l'Assessorato all'Economia e all'Assessorato alle Infrastrutture. Si tratta di somme a fondo perduto che consentirebbero ai comuni di procedere all'assegnazione di incarichi di progettazione anche ad esterni in caso di difficoltà nel reperire tecnici in pianta organica. Un intervento che sostituisce il fondo di rotazione  che è sempre stato di difficile attuazione. Siamo a una svolta: in questi anni arriverà una valanga di risorse strutturali e i comuni devono essere pronti  con progetti cantierabili per sfruttare tutte le opportunità a disposizione. E' un appuntamenti storico che la Sicilia non può permettere di perdersi".
IL RITORNO DELLE EX PROVINCE
"Ci troviamo in una situazione molto grave ma stiamo lavorando al ripristino delle ex Province. C'è un problema relativo a una norma nazionale che, come dichiarato dal Ministro Roberto Calderoli, dovrebbe risolversi a breve. Oggi in Sicilia abbiamo tre Città Metropolitane e sei Liberi Consorzi. Noi prevediamo il ritorno di tutte e nove le Province e un'elezione a suffragio universale sia per i presidenti che per i consiglieri. E' importante perché, in questo modo, gli amministratori coinvolti sentono una responsabilità maggiore nel portare a termine gli impegni presi con l'elettorato. Mi auguro che riusciremo ad approvare la legge nel 2023 per poi votare nel 2024.
Con il ritorno delle Province, si potrebbe pensare a una ridistribuzione delle competenze e delle funzioni ma si tratta di un percorso da condividere con diverse forze politiche. Molti comuni registrano, ad esempio, diverse difficoltà nella gestione di alcuni servizi (rifiuti, acqua...) che potrebbero essere decentrati alle Province. Vedremo".
PRECARI
"Si tratta di un problema parzialmente risolto per i comuni. La Regione ha messo risorse in bilancio per la stabilizzazione degli ultimi 1800 precari: i 40 comuni provvedano ad accelerare la procedura. Per quanto riguarda i regionali, pensiamo a una possibile riorganizzazione di categorie e mansioni ma è impensabile colmare ritardi e carenze degli ultimi 10 anni dall'oggi al domani. Restiamo disponibili a un dialogo con le organizzazioni sindacali".
LA MAGGIORANZA
"Non vedo difficoltà o problemi anche se è certo che ogni forza politica tende a distinguersi. Sottolineo che anche con l'opposizione c'è un buon dialogo. Per il resto, è normale che i partiti con una maggiore rappresentanza abbiano più voce in capitolo".
IL MESSAGGIO DELLA PUNTATA 225  DI BAR SICILIA
"La dispersione scolastica, specialmente nelle grandi città è ancora un problema. Vanno sensibilizzate sia le istituzioni che le famiglie affinché ci siano più servizi e infrastrutture. Senza istruzione è più difficile per un giovane costruirsi un futuro.

SICILIA24H
Finanziaria al rush finaledi Angelo RuoppoloDomani, con l'avvio della discussione generale, inizia il rush finale verso l'approvazione della finanziaria. I dettagli su alcuni provvedimenti di rilievo.
Inizia il rush finale per l'approvazione della finanziaria della Regione Siciliana da 16 miliardi e 500 milioni di euro. E' una manovra scritta a quattro mani da maggioranza e opposizione, con ampie intese incoraggiate dal presidente, Renato Schifani, e dall'assessore regionale all'Economia, Marco Falcone. Domani, martedì 8 febbraio, sarà avviata la discussione generale, e il voto in Aula sarà il primo vero banco di prova per il governo. Il fine prioritario del disegno di legge è fronteggiare gli effetti economici determinati dal vertiginoso aumento dell'inflazione. Al netto di alcuni finanziamenti "marchetta" o "mancetta", come li si suole definire, ovvero soldi destinati a iniziative più o meno discutibili e in odor di clientela elettorale, non mancano provvedimenti di sostegno al reddito e all'occupazione, e di contrasto alla povertà. Ad esempio, 10 milioni di euro per contrastare le condizioni di indigenza, 10 milioni di euro per un finanziamento di 40.000 euro a fondo perduto alle coppie che ristrutturano la loro prima casa, l'istituzione del Fondo famiglia per consentire l'erogazione di un contributo regionale di 1.000 euro per le famiglie a basso reddito con almeno tre figli a carico ed altri 200 euro per ogni figlio in più oltre il terzo, e l'erogazione di un contributo 'una tantum' per le famiglie in difficoltà sottoposte a sfratto esecutivo. Poi, in ambito occupazione, le piccole e medie imprese che nel corso dell'anno 2023 assumono a tempo indeterminato o trasformino i contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, beneficeranno di un contributo massimo di 30.000 euro nell'arco del triennio per ciascun lavoratore. Un ulteriore contributo da 10.000 euro è previsto per le assunzioni di donne o di over 50. E poi un aumento del contributo per le borse di studio per gli specializzandi nelle discipline sanitarie, per un ammontare di circa 7 milioni di euro nei prossimi tre anni. E poi un milione e mezzo di euro per il sostegno della natalità per le famiglie a basso reddito, il sussidio ai circa 4mila lavoratori Asu da 600 a 1.200 euro al mese, l'adeguamento dei contratti per 17000 forestali e 11000 regionali, l'adeguamento Istat per 2500 Pip e mille soggetti con reddito minimo di inserimento, e 200 milioni di contributi per i Comuni mediante l'istituzione di un Fondo di progettazione per la Regione e gli enti locali. Infine i contributi per i teatri: lo Stabile di Catania incassa 2,3 milioni di euro, il Teatro Massimo Vincenzo Bellini 14 milioni, poi 4 milioni e mezzo per il teatro di Messina, 2,8 milioni al Biondo di Palermo, quasi 7 milioni per il Teatro Massimo di Palermo.

LENTEPUBBLICA

Trattamento Fine Rapporto Dipendenti Pubblici: alcune indicazioni
Ecco alcune indicazioni utili riguardanti il Trattamento di Fine Rapporto per i Dipendenti Pubblici, alla luce anche delle ultime novità previste per quest'anno.
Il trattamento di fine rapporto, sigla TFR, detto anche liquidazione, è in Italia una porzione di retribuzione al lavoratore subordinato differita alla cessazione del rapporto di lavoro, effettuata da parte del datore di lavoro. Sono assoggettati alla disciplina del TFR tutti i lavoratori del settore privato, e lavoratori del settore pubblico, limitatamente alle categorie rientranti nel cosiddetto pubblico impiego contrattualizzato assunti dopo la data del 31/12/2000.
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per dipendenti pubblici è una somma di denaro corrisposta al lavoratore nel momento in cui termina il rapporto di lavoro.
L'importo è determinato dall'accantonamento, per ogni anno di servizio o frazione di anno, di una quota pari al 6,91% della retribuzione annua e dalle relative rivalutazioni.
In caso di frazione di anno:
la quota è ridotta in maniera proporzionale
e si calcola come mese intero la frazione di mese uguale o superiore a 15 giorni.
Per le categorie di lavoratori pubblici in regime di rapporto di lavoro contrattualizzato, i criteri per il calcolo del TFR sono stabiliti dall'accordo nazionale quadro del 29/07/1999 e il D.P.C.M. del 20/12/1999. Dal 1° maggio 2014 la retribuzione annua lorda considerata come base del calcolo non può eccedere la soglia di 240mila euro.
Come funziona?
Ai dipendenti che hanno terminano il servizio e hanno maturato i requisiti pensionistici a partire dal 1° gennaio 2014, il pagamento del TFR è corrisposto come segue (articolo 1, comma 484, legge 27 dicembre 2013, n. 147):
in unica soluzione, se l'ammontare complessivo lordo è pari o inferiore a 50.000 euro;
in due rate annuali, se l'ammontare complessivo lordo è superiore a 50.000 euro e inferiore a 100.000 euro (la prima rata è pari a 50.000 euro e la seconda è pari all'importo residuo);
in tre rate annuali, se l'ammontare complessivo lordo è superiore a 100.000 euro. In questo caso la prima e la seconda rata sono pari a 50.000 euro e la terza è pari all'importo residuo. La seconda e la terza somma saranno pagate rispettivamente dopo 12 e 24 mesi dalla decorrenza del diritto al pagamento della prima.
Il diritto al TFR  si prescrive sia per gli iscritti sia per i loro superstiti dopo cinque anni dal momento in cui è sorto. Si può interrompere la prescrizione con idoneo atto interruttivo.
Requisiti
Hanno diritto al TFR  i dipendenti pubblici assunti con:
contratto a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000, eccetto le categorie cosiddette "non contrattualizzate";
contratto a tempo determinato in corso o successivo al 30 maggio 2000 e della durata minima di 15 giorni continuativi nel mese;
contratto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000 e che aderisce a un fondo di previdenza complementare (il passaggio al TFR  è automatico).
Se il rapporto di lavoro a tempo determinato decorre da una data precedente al 2 giugno 1999 fino al 30 maggio 2000 (data di entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 dicembre 1999), si attua in ogni caso l'iscrizione a un Trattamento di Fine Servizio (TFS), che comprende l'indennità di buonuscita e il premio di servizio, poiché pari o superiore all'anno continuativo. Il valore del trattamento di fine servizio maturato fino a quel momento costituisce il montante a cui si aggiungono le quote di TFR maturate nel periodo compreso tra il 31 maggio 2000 e il termine del rapporto di lavoro.
Il TFR viene erogato in tutti i casi di cessazione del rapporto di lavoro, qualunque ne sia la ragione:
licenziamento individuale e collettivo
dimissioni e altre fattispecie similari.
Occorre fare domanda?
Il TFR è corrisposto d'ufficio, pertanto il lavoratore non deve fare alcuna domanda per ottenere la prestazione. Il modello TFR1 è compilato a cura dell'ente o amministrazione di appartenenza.
La somma spettante può essere percepita tramite accredito sul conto corrente bancario/postale o altra modalità di pagamento elettronico.
Dal 2023 esclusività del canale telematico
Nell'ambito della trasformazione digitale e tecnologica della Pubblica Amministrazione, l'INPS ha attivato un importante percorso di potenziamento della digitalizzazione dei servizi e delle procedure amministrative.
In questo contesto si inserisce la scelta di affidare al solo canale telematico lo scambio di informazioni in merito al Trattamento di fine servizio (TFS) e al Trattamento di fine rapporto (TFR) per dipendenti pubblici.
Dal 1° gennaio 2023, dunque, gli interessati dovranno utilizzare esclusivamente il canale telematico per lo scambio dei dati digitali necessari a definire il trattamento di fine servizio (TFS) e il trattamento di fine rapporto (TFR).
Rimane invariata la modalità di invio dei dati giuridico-economici necessari alla liquidazione del TFR per i rapporti di lavoro a tempo determinato del comparto scuola attraverso il flusso telematico MUR/MEF.
La circolare INPS 4 novembre 2022, n. 125 detta le istruzioni operative per l'utilizzo del canale telematico TFS e fornisce precisazioni sull'avvio in modalità esclusiva del canale telematico TFS - TFR.
Anticipo TFR a condizioni agevolate
Infine, vi è oggi la possibilità per i lavoratori pubblici, intervenuta solo dal 2020 e riconfermata con l'accordo Governo-ABI anche per gli anni successivi, di poter accedere all'anticipo TFS/TFR nei limiti dell'importo netto di 45.000 euro.
Per l'anno in corso, dal 1° febbraio, l'Inps anticiperà il trattamento di fine servizio e di fine rapporto dei pubblici dipendenti, a condizioni agevolate.
Con il messaggio 430/2023, l'istituto previdenziale ha disciplinato una nuova prestazione, volta a superare i tempi "lunghi" ora previsti per l'erogazione di Tfs e Tfr. Temche possono arrivare a superare i cinque anni.

ENTILOCALIONLINE
Autonomia differenziata: via libera del Consiglio dei Ministri al Disegno di legge
Il 2 febbraio 2023 si è riunito il Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi, sotto la Presidenza del Presidente, Giorgia Meloni, come riporta il Comunicato-stampa n. 19 diramato il giorno stesso dalla Presidenza del Consiglio.
Come riporta il Comunicato, l'Esecutivo, su proposta del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha approvato un Disegno di legge che reca disposizioni per l'attuazione dell'Autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario.
Il testo definisce i "Principi generali per l'attribuzione alle Regioni a Statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" e delle "relative modalità procedurali di approvazione delle Intese fra lo Stato e una Regione".
Si riportano di seguito i punti cardine del Disegno di legge.
Il procedimento di approvazione delle Intese tra Stato e Regioni e la loro durata
In merito al procedimento di approvazione delle "Intese", il Ddl. stabilisce che la richiesta deve essere deliberata dalla Regione interessata e trasmessa al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. Quest'ultimo, acquisita la valutazione dei Ministri competenti per materia e del Ministro dell'Economia e delle Finanze entro i successivi 30 giorni, avvia il negoziato con la Regione interessata. Lo Schema d'Intesa preliminare tra Stato e Regione, corredato di una Relazione tecnica, è approvato dal Consiglio dei Ministri e trasmesso alla Conferenza Unificata per un parere da rendere entro 30 giorni. Trascorso tale termine viene comunque trasmesso alle Camere per l'esame da parte dei competenti Organi parlamentari, che si esprimono con atti di indirizzo, secondo i rispettivi Regolamenti, entro 60 giorni. Il Presidente del Consiglio o il Ministro predispongono lo Schema di Intesa definitivo, ove necessario al termine di un ulteriore negoziato. Lo Schema è trasmesso alla Regione interessata per l'approvazione. Entro 30 giorni dalla comunicazione dell'approvazione da parte della Regione, lo Schema d'Intesa definitivo, corredato di una Relazione tecnica, è deliberato dal Consiglio dei Ministri insieme a un Disegno di legge di approvazione da presentare alle Camere. L'Intesa è immediatamente sottoscritta dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Presidente della Giunta regionale. Ai sensi dell'art. 116, comma 3, della Costituzione, per l'approvazione definitiva del Disegno di legge, a cui l'Intesa è allegata, è richiesta la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera.
Nelle Intese sarà specificata anche la durata delle stesse, che comunque non potrà superare i 10 anni. L'Intesa può essere modificata su iniziativa dello Stato o della Regione e può prevedere i casi e le modalità con cui lo Stato o la Regione possono chiederne la cessazione, da deliberare con Legge a maggioranza assoluta delle Camere. Alla scadenza del termine, l'Intesa si intende rinnovata per un uguale periodo, salvo diversa volontà dello Stato o della Regione, manifestata almeno un anno prima della scadenza.
Le materie e gli ambiti in cui si possono siglare le Intese tra Stato e Regioni
Le materie sulle quali potranno essere raggiunte le Intese tra lo Stato e le Regioni a Statuto ordinario per l'attribuzione, alle Regioni stesse, di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono elencate all'art. 117 della Costituzione. Si tratta prevalentemente delle materie relative alla legislazione concorrente.
I "livelli essenziali delle prestazioni"
Il Provvedimento stabilisce che l'attribuzione di nuove funzioni relative ai "diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale" è consentita subordinatamente alla determinazione dei "livelli essenziali delle prestazioni" ("lep") da parte della Cabina di regia istituita dalla "Legge di bilancio 2023".
Il finanziamento dei "lep" sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard sarà attuato nel rispetto degli equilibri di bilancio e dell'art. 17 della "Legge di contabilità e finanza pubblica" (Legge n. 196/2009). Qualora dalla determinazione dei "lep" derivino nuovi o maggiori oneri a carico della Finanza pubblica, si potrà procedere al trasferimento delle funzioni solo successivamente ai Provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse finanziarie coerenti con gli obiettivi programmati di Finanza pubblica.
Qualora, successivamente alla data di entrata in vigore della Legge di approvazione dell'Intesa, siano modificati i "lep" con il relativo finanziamento o ne siano determinati ulteriori, la Regione interessata sarà tenuta alla loro osservanza, subordinatamente alla revisione delle relative risorse. Il Governo o la Regione potranno, anche congiuntamente, disporre verifiche su specifici profili sul raggiungimento dei "livelli essenziali delle prestazioni".
Il trasferimento delle funzioni non riferibili ai "lep", con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie, potrà essere effettuato fin dalla data di entrata in vigore delle Intese, nei limiti delle risorse previste a legislazione vigente.
Le risorse e le garanzie su coesione e perequazione tra le Regioni
Il Ddl. stabilisce che l'attribuzione delle risorse corrispondenti alle funzioni oggetto di conferimento sarà determinata da una Commissione paritetica Stato-Regione, che procederà annualmente alla valutazione degli oneri finanziari derivanti per ogni regione dall'esercizio delle funzioni e dall'erogazione dei servizi connessi all'autonomia, in coerenza con gli obiettivi programmatici di Finanza pubblica e, comunque, garantendo l'equilibrio di bilancio.
Il finanziamento delle funzioni attribuite avverrà attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più Tributi erariali a livello regionale, con modalità definite dall'Intesa. Le funzioni trasferite alla Regione potranno essere da questa attribuite a Comuni, Province e Città metropolitane, insieme con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie. Le Intese, in ogni caso, non potranno pregiudicare l'entità delle risorse da destinare a ciascuna delle altre Regioni. Inoltre, sarà garantita l'invarianza finanziaria del "Fondo perequativo" e delle altre iniziative previste dall'art. 119 della Costituzione per promuovere lo Sviluppo economico, la Coesione e la Solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali e per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona. Allo scopo di rafforzare tali iniziative e di garantire un utilizzo più razionale, efficace ed efficiente delle risorse ad esse destinate, il Ddl. prevede l'unificazione delle diverse fonti aggiuntive o straordinarie di finanziamento statale di conto capitale, la semplificazione e l'uniformazione delle procedure di accesso, di destinazione territoriale, di spesa e di rendicontazione. Saranno garantiti gli specifici vincoli di destinazione e la programmazione già in corso alla data di entrata in vigore delle nuove norme.





























































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































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