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rassegna stampa del 20 febbraio 2023

RIPOSTAgrigento, Cgil:" "Il Libero Consorzio Agrigento condannato per aver sospeso il servizio scuola ai disabili".

Il comunicato del sindacato della Cgil di Agrigento.
"Abbiamo più volte avvisato il Libero Consorzio che non poteva farlo - dichiara il segretario generale della Cgil Alfonso Buscemi - lo impediva certamente la norma ma sarebbe bastato il buon senso per capire che non si doveva mettere in pratica quel provvedimento che impediva ai disabili di frequentare la scuola e poi dopo le pressioni mediatiche ripristinato il servizio si riducevano le ore.
La famiglia di una studentessa disabile non autosufficiente delle scuole superiori fa causa al Libero Consorzio del Comune per aver prima sospeso il servizio e poi la riduzione illegittima delle ore del servizio di assistenza igienico personale e il giudice gli da ragione.
Il Libero Consorzio di Agrigento con nota del 17/10/2022, riduce in modo del tutto arbitrario da 27 a 24 ore ad una studentessa disabile non autosufficiente, le ore del Servizio Integrativo Aggiuntivo e migliorativo (Servizio Assistenza Igienico Personale per disabili gravissimi) stabilite dal PEI (Piano Educativo Individualizzato), stilato e approvato dal GLO (Gruppo di Lavoro Operativo) presieduto dal dirigente scolastico con la collaborazione dei docenti, compreso quello di sostegno, e dalla famiglia.
Il PEI così come il servizio sono fondamentali per garantire il diritto allo studio e l'inclusione degli studenti disabili. Il 25 ottobre 2022 la famiglia pone in essere il procedimento contro il Libero Consorzio del Comune di Agrigento, il quale costituitosi comunicava di aver provveduto al ripristino delle ore previste dal PEI.
Dopo l'udienza del 08/02/2023 il Tribunale di Agrigento emette un'ordinanza che da ragione alla famiglia. Nella stessa ordinanza il giudice tra le altre cose osserva:"....che ogni condotta, anche omissiva, dell'Amministrazione, che abbia l'effetto di porre il soggetto disabile in condizione svantaggiata rispetto agli altri, rientra necessariamente nella nozione di discriminazione c.d. indiretta..."; e, citando una sentenza della Corte di Cassazione: ".....il diritto della persona disabile all'istruzione si configura come diritto fondamentale...e la Pubblica Amministrazione deve attivarsi per la sua garanzia mediante le doverose misure di integrazione e sostegno atte a rendere possibile ai portatori di disabilità la frequenza delle scuole".
Alla luce di questa di quanto avvenuto è lecito chiedersi se, per garantire il diritto allo studio degli studenti disabili, il Consorzio del Libero Comune di Agrigento, visto che non è la prima volta, abbia necessariamente bisogno delle ordinanze del tribunale che, tra l'altro hanno un costo - conclude il rappresentante sindacale - sarebbe giusto che a pagare sia chi sbaglia o non fa bene il proprio dovere. Troppo comodo adesso fare pagare la collettività. Siamo dispiaciuti che una famiglia sia costretta a ricorrere al tribunale per difendere il diritto della figlia disabile e pagare somme sottratte alle già scarse finanze familiari considerato che oggi pensionati e lavoratori a stento riescono a garantirsi il minimo per vivere civilmente".


GRANDANGOLOPnrr: progetti edilizia scolastica in Sicilia per 91 milioni
Nella provincia di Agrigento si contano due interventi, uno nel comune di Raffadali e uno a Santa Elisabetta
Sono 44 le opere di edilizia scolastica selezionate da realizzare in Sicilia entro il 2025 con i fondi del Pnrr pari a oltre 91 milioni di euro. La Regione Siciliana ha presentato al ministero dell'Istruzione l'elenco degli interventi coerenti con le finalità e gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e in linea con quanto richiesto dal "Piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell'edilizia scolastica".
«Il monitoraggio del dipartimento regionale dell'Istruzione ha preso in esame 78 progetti riguardanti le scuole siciliane; 44 di essi presentano i requisiti previsti dal Pnrr e sono cantierabili - dice l'assessore regionale dell'Istruzione, Mimmo Turano - Gli interventi riguardano sei province della Sicilia e interessano scuole elementari, medie e istituti comprensivi di pertinenza dei Comuni e istituti superiori delle Città metropolitane».
Nel dettaglio, nella provincia di Agrigento si contano due interventi, uno nel comune di Raffadali e uno a Santa Elisabetta. Due nella provincia di Enna, entrambi nel comune di Nissoria. Nel Catanese nove interventi, di cui 4 ad Aci Sant'Antonio, 2 a Mascalucia, uno a Raddusa, uno a San Gregorio e uno a Paternò. Nella provincia di Messina, previsto il maggior numero di interventi, per un totale di quindici di cui 2 nella Città Metropolitana, 2 a Barcellona Pozzo di Gotto, uno a Roccella Valdemone, uno a Castel di Lucio, uno a Scaletta Zanclea, uno a San Filippo del Mela, uno a Fiumedinisi, uno a Milazzo, uno a Motta Camastra, uno a Sant'Agata di Militello, uno a Forza d'Agrò e due a Messina. Nel Palermitano sono sette gli interventi selezionati, di cui uno a Carini, uno a San Mauro Castelverde, uno a Bagheria, uno a Sclafani Bagni, due a Roccamena e uno a Geraci Siculo. Nella provincia di Ragusa quattro interventi, tutti a Santa Croce Camerina. Due interventi interessano la provincia di Siracusa, uno a Francofonte e l'altro a Lentini. Infine, tre nel Trapanese, di cui uno a Erice e due a Partanna. L'assessorato regionale dell'Istruzione ha fatto un monitoraggio fra i Comuni per raccogliere i progetti già cantierabili nell'ambito della Programmazione triennale regionale, che rientrano nelle tipologie ammesse dal ministero ovvero nuova costruzione o dismissione di edifici scolastici, opere di adeguamento o miglioramento sismico con vario indice di rischio, interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza. I progetti individuati dovranno garantire il rispetto del cronoprogramma, quindi i lavori dovranno essere aggiudicati entro il 15 settembre 2023, avviati entro il 30 novembre 2023 e dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2025. Infine, il collaudo finale dell'opera è previsto entro il 31 marzo 2026.


CANICATTIWEBFirmato il contratto tra Libero Consorzio e associazioni di volontariato iscritte nel registro regionale di protezione civile

E' stato firmato nell'aula consiliare "Giglia", alla presenza del Commissario Straordinario dr. Raffaele Sanzo, il contratto tra il Libero Consorzio Comunale di Agrigento e le associazioni di volontariato e i gruppi comunali iscritti nel registro regionale di Protezione Civile. In tutto trenta le associazioni coinvolte, che forniranno il consueto contributo, sotto il profilo operativo, in tutte le situazioni che richiedono l'intervento del Gruppo Provinciale di Protezione Civile. Coordinati dal Gruppo di Protezione Civile del Libero Consorzio, i volontari delle associazioni garantiscono un indispensabile supporto nella viabilità nel suo complesso, nella prevenzione del rischio idrogeologico con attività di monitoraggio del territorio e di sorveglianza delle aree a rischio, nella prevenzione degli incendi boschivi, e ancora il pronto intervento tecnico-logistico e sanitario per le emergenze a livello provinciale. Un aspetto fondamentale in questo senso è la piena disponibilità per l'attività di prevenzione del rischio meteo-idrogeologico e idraulico, con il monitoraggio delle situazioni a rischio e l'intervento in caso di situazioni emergenziali, secondo i diversi codici di rischio (giallo, arancione, rosso), con l'eventuale presidio della sala operativa unitamente al personale di ruolo del Gruppo di Protezione Civile del Libero Consorzio.


LENTEPUBBLICA

Stipendi più bassi in Italia: ecco il report

Secondo un recente report, tra il 2019 e il 2021, gli stipendi sono diventati più bassi in Italia: ecco una panoramica della situazione.
Stipendi più bassi in Italia: se il costo della vita sale, non è lo stesso per le buste paga, che diventano sempre più leggere.
A dirlo è il report stilato dal Centro Studi Tagliacarne, che ha preso in esame il periodo tra il 2019 e il 2021, mostrando anche un grosso dislivello fra le varie regioni.
Ecco nel dettaglio.
Stipendi più bassi in Italia: cosa dice il report
Secondo le elaborazioni provinciali del Centro Studi Tagliacarne, tra il 2019 e il 2021 le buste paga sono diventate più leggere in 22 province italiane su 107.
Sempre secondo il report, nelle 22 province indicate, un lavoratore dipendente ha perso, in media nel triennio, circa 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 301 euro (circa +2,5% tra il 2019 e il 2021).
Le province in questione sono: Firenze, Prato, Aosta, Biella, Venezia, Vercelli, Arezzo, Lecco, Fermo, Rimini, Como, Varese, Gorizia, Napoli, Catania, Ferrara, Messina, Verbano-Cusio-Ossola, Lodi, Taranto, Sondrio e L'Aquila.
Stipendi più bassi in Italia: la grande differenza fra le Regioni
Il report ha anche evidenziato un forte dislivello fra le regioni.
Tra le regioni con salari più bassi troviamo Venezia, Firenze e Prato. Mentre le buste paga più ricche sono a Milano (+1908 euro), Parma (+1425 euro) e Savona (+1282 euro).
I dipendenti di Milano sono quelli più pagati, ovvero sono quelli col reddito da lavoro dipendente pro capite più alto in Italia, con uno stipendio medio di 30'464 euro nel 2021, due volte e mezzo in più della media nazionale, che si attesta a 12'473 euro.


ITALIAOGGI
Stipendi, a Milano busta paga due volte e mezzo più pesante della media E' quanto emerge da uno studio del Centro Studi Tagliacarne che sottolinea come l'importo salariale pro capite sia diminuito nel 2019 in 22 province su 107 e si attesti nella media nazionale a 12.473 euro. E' Milano l'area territoriale con il reddito da lavoro dipendente pro capite più alto in Italia con 30.464 euro nel 2021 e un aumento del 6,7% sul 2019 mentre Rieti è la provincia con il monte salariale pro capite più basso con appena 3.317 euro

Buste paga più leggere in 22 province su 107 tra il 2019 e il 2021. In queste aree un lavoratore dipendente ha perso in media nel triennio 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 301 euro. Sensibili sono le differenze a livello territoriale. Salari più magri di oltre mille euro a testa si registrano a Venezia, Firenze e Prato. Mentre crescite al top si rilevano a Milano (+1.908 euro), Parma (+1.425) e Savona (+1.282). Sotto la Madonnina i dipendenti sono anche i meglio pagati d'Italia, con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro e nove volte più alto di quello di Rieti fanalino di coda nella classifica retributiva. Ma, va detto, che nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% del reddito disponibile contro il 23,9% di Rieti e il 63,1% della media nazionale. È quanto emerge dalle elaborazioni provinciali realizzate dal Centro Studi Tagliacarne sulle voci che compongono il reddito disponibile a prezzi correnti.
Ma se Milano è la prima provincia italiana per valore pro-capite dei salari, Savona (+14,3%), Oristano (+11,8%) e Sud Sardegna (+11,2%) presentano i maggiori incrementi delle retribuzioni. Tra 2019 e 2021, il peso in termini pro-capite del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile è rimasto stabile intorno al 63%. Ma in 42 province su 107, delle quali solo sei sono del Mezzogiorno, è aumentato passando dal 68,7% nel 2019 al 69,7% nel 2021. Nel complesso, l'incidenza delle retribuzioni sulle entrate disponibili si rileva più marcata nelle città metropolitane (71,3%) meno nelle province (57,6%). Ai due estremi di questa forbice, come abbiamo visto, si trovano Rieti con il 23,9% e Milano con il 90,7%. Tanto che, se stilassimo una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo precipiterebbe all'ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa.
"L'analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud". È quanto ha sottolineato Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne che aggiunge "infatti se confrontiamo la graduatoria del pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale".


LIVESICILIA
In commissione all'Ars il nodo degli aumenti ai consiglieri

Occhi puntati sulla commissione Affari istituzionali dell'Ars, dove martedì è in programma la ripresa dell'esame del del disegno di legge 'Modifica di norme in materia di elezioni comunali' (il numero 186-84). Si tratta della legge che dovrebbe regolamentare non solo il terzo mandato dei sindaci dei comuni dell'Isola ma potrebbe anche essere la cornice per portare in Aula gli aumenti delle indennità anche ad altre cariche istituzionali, non ultimo i consiglieri comunali. Il testo, composto di un solo articolo ma nel frattempo "lievitato", avrebbe dovuto essere licenziato per l'Aula già in questa settimana. Adesso invece l'orientamento della commissione è quello di "dividere" in due il testo: da un lato la norma che porta da 5 a 15 mila abitanti il limite per il terzo mandato dei sindaci che dovrebbe avere un iter più veloce (anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali) e l'altro di riforma del sistema degli enti locali che dovrebbe includere anche l'adeguamento dei gettoni dei consiglieri e le norme sui revisori dei conti, ad esempio. Nella finanziaria che è stata approvata ci sono gli adeguamenti (secondo quanto accade nel resto di Italia) alle indennità dei sindaci con un fondo da 6 milioni rispetto agli 11 richiesto dall'Anci, ai presidenti di consiglio ma anche agli assessori. Restano fuori i consiglieri comunali che adesso battono cassa e potrebbero usare la legge che dovrebbe approdare in discussione in Assemblea.  
"Stiamo cercando di affrontare le richieste che vengono dal mondo degli enti locali che includono anche l'adeguamento dei compensi secondo quanto stabilito da una legge nazionale ma non ancora realizzato in Sicilia. Ne discuteremo nelle prossime settimane, vogliamo fare un ddl che sia bipartisan", dice il presidente della commissione affari istituzionali Ignazio Abbate.
"Ci sono paletti nazionali da rispettare" ha detto l'assessore agli enti locali sulla norma che riguarda i consiglieri comunali, Andrea Messina, "stiamo studiando la legge". Tra i problemi il fatto che i consiglieri non hanno una indennità fissa ma questa dipende dal numero di sedute che vengono realizzate dall'organo consiliare mese per mese e il parametro è fissato da una norma nazionale. Altra questione ancora aperta e che potrebbe fare saltare tanti bilanci: la legge in commissione stabilisce che siano i comuni a stanziare i fondi necessari. Una manovra che potrebbe mettere a rischio la tenuta dei conti negli enti locali a meno di un aumento degli stanziamenti regionali, non previsto almeno per questo anno.















































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































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