giornale di sicilia
Nuovo Cda dell'Aica, avviso pubblico
per la selezione
Passerà attraverso una manifestazione d'interesse il processo di individuazione dei nuovi componenti
il Consiglio d'amministrazione di Aica, la società consortile costituita dai comuni agrigentini per la
gestione del servizio idrico integrato. Invocata da più parti e sollecitata anche dal Cartello sociale, è
arrivata adesso l'ufficialità. La società, infatti, in una nota ha annunciato la pubblicazione della
manifestazione di interesse per individuare i componenti del Consiglio di amministrazione.
«I candidati - spiega la società idrica - avranno a disposizione dieci giorni per inviare le istanze di
partecipazione. Un avviso aperto a tutti coloro in possesso dei necessari requisiti professionali,
tecnici e culturali. L'avviso è già pubblicato sul sito istituzionale dell'azienda».
Sulla vicenda è intervenuto, ieri, Tony Licata, esperto in materie idriche del Comune di Licata, per
ribadire la sua posizione favorevole al bando pubblico e non alla semplice manifestazione
d'interesse.
«Sono nettamente convinto che serva procedere per il percorso che indica la norma europea, vale a
dire Bando Pubblico aperto alla ricerca delle migliori competenze specifiche e disponibilità temporali
e non già per "manifestazione d'interesse" alla ricerca di soggetti di "fiducia". La parte politica che
prima aveva la maggioranza non ci sta alla direzione impressa dalla nuova maggioranza e
mediaticamente esprime il proprio dissenso in tutte le forme possibili, e questo fa emergere delle
contraddizioni, rispetto a decisioni assunte non troppo tempo fa. Nel 2020 Ati di Agrigento, dovette
procedere all'emissione di un bando aperto, per la sostituzione del direttore pro tempore
dimissionario, per raggiunti limiti di età. A procedura ultimata e risultante vincitore l'unico candidato
rimasto, la presidente propose all'Assemblea di annullare il risultato al quale era giunto una
commissione totalmente estranea ad Ati , per procedere alla formazione di una nuova composizione
formata da tre sindaci interni ad Ati che arrivò poi a designare l'attuale direttore di Ati , con nessuna
levata di scudi da parte di nessuno. Concludo dicendo che le norme e le leggi o si rispettano sempre,
anche e soprattutto nell'interesse dei cittadini, oppure è meglio lasciar perdere perchè ci si rimette la
credibilità». Licata infine analizza la situazione della società: «Aica agonizza sempre di più e non si
vedono applicate terapie adatte alla sua guarigione, quasi come se queste difficoltà siano piovute dal
cielo e non da precise manovre progettate, approvate e messe in atto e purtroppo non sono le sole,
ma ve ne sono altre, che possono nuocere ad Aica». (*PAPI*)
scrivo libero.it
Aggiudicato L'appalto Per I Lavori Di Adeguamento Antisismico, Impiantistico E Funzionale Dell'I.I.S. "Madre Teresa Di Calcutta" Di Cammarata
Con determinazione dirigenziale del Settore Edilizia Scolastica è stato aggiudicato l'appalto per gli interventi di adeguamento antisismico, impiantistico e funzionale dell'I.I.S. "Madre Teresa di Calcutta" di Cammarata, lavori progettati dallo staff tecnico del Libero Consorzio Comunale di Agrigento per i quali era stato ottenuto un finanziamento con risorse del Piano "Next Generation EU".
L'appalto, gestito integralmente in modalità telematica (pervenute 51 offerte tramite la piattaforma telematica Maggioli), è stato aggiudicato all'impresa ELCAL SRL, con sede a Favara (AG), che ha offerto il maggior ribasso del 30,885% per un importo netto di 1.015.588,98 euro, a cui vanno aggiunti 77.571,82 euro per oneri di sicurezza (importo contrattuale complessivo di 1.093.160,80 più Iva.
A breve la stipula del contratto d'appalto con l'impresa aggiudicataria che consentirà di avviare l'iter di realizzazione dei lavori.
lasicilia.it
Ex Province, Schifani accelera: ecco il piano per "resuscitare" i vecchi entiIl dossier dell'assessore Messina a breve in giunta.
Pianificazione territoriale nuova competenza. Sistema elettorale e posti in palio: la bozza di ddlIn una delle ultime sedute di giunta, Renato Schifani ha confidato il piano agli assessori: «Sulle Province bisogna fare presto, la nostra dev'essere la Regione-pilota sulla riforma nazionale». Il governatore, superato lo scoglio della manovra all'Ars, vuole «mettere mano al programma che abbiamo presentato ai siciliani». In cima al quale spicca il ripristino delle Province, "rottamate" da Rosario Crocetta in diretta tv da Giletti all'apice del flirt populista con il M5S del cosiddetto "modello Sicilia".Il mandato all'assessore MessinaMa ora i tempi sono cambiati. E anche a Roma sembra arrivato il tempo di abrogare la legge Delrio. Il presidente della Regione vorrebbe arrivare a quel momento con i compiti a casa già fatti. Perciò ha dato mandato all'assessore alle Autonomie locali, Andrea Messina, di mettere in moto i suoi uffici. Che già hanno acquisito la bozza di riforma che circola al Parlamento nazionale, «per confrontare la compatibilità del percorso che s'immagina a livello nazionale con le nostre norme regionali». Un lavoro tecnico che s'incrocia con istanze politiche. Come l'indignata reazione dello stesso Schifani, nel corso dei sopralluoghi nel Sud-Est siciliano dopo l'ultima ondata di maltempo. «Non si può tollerare uno stato d'incuria e di abbandono così pesante».La tutela del territorioE infatti nell'ipotesi di Province 4.0 che piace al governatore, oltre alle vecchie competenze (oggi gestite nel caos e con risorse ridotte all'osso), c'è un preciso ruolo sulla tutela del territorio. Previsto in parte, sulla carta, dalle legge regionale 15/2015, ma mai applicato. E in linea, fra l'altro, con il progetto del governo Meloni. Non soltanto trasporti, viabilità, scuole e servizi pubblici sovracomunali, ma anche una vera e propria pianificazione territoriale. Fra le idee di nuovi compiti: supporto informatico e assistenza tecnica ai Comuni, anche sugli appalti.L'elezione diretta di presidente e consiglieriMa la parte che interessa di più ai partiti del centrodestra è il ripristino dell'elezione diretta di presidente e consiglieri. Un potenziale serbatoio di poltrone in palio, un patrimonio utile anche nelle trattative per le imminenti Amministrative. Già, perché i posti che torneranno disponibili con le Province potranno servire da compensazione per i delusi della prossima primavera. In ballo centinaia di poltrone, se la norma siciliana dovesse adeguarsi alla bozza romana. Nelle Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) si potrebbe arrivare a dei consigli provinciali fra 25 e 30 componenti, presidente escluso, con giunte di 6-8 assessori; negli attuali Liberi consorzi, «con un sistema di attribuzione proporzionale al numero di abitanti, fra l'altro allineato all'imminente aggiornamento Istat», ricorda l'assessore Messina, il numero di poltrone scenderebbe. Fino a un minimo di 20 scranni in consiglio e squadre di 4-6 assessori. Numeri comunque inferiori ai vecchi enti, che in Sicilia sono commissariati da una dozzina d'anni. «Ma questi aspetti più delicati - ammette l'esponente di governo della Nuova Dc - andranno valutati anche in un confronto fra i capigruppo della maggioranza, oltre che nel governo regionale». Prima di navigare nel mare aperto e tempestoso dell'Ars.Garantire la governabilitàIl modello di legge elettorale che sembra piacere di più al centrodestra nazionale è l'elezione diretta del presidente con quorum al 40% (identico alla legge siciliana sui sindaci) ed eventuale doppio turno. Ipotizzato anche un premio di maggioranza (fino al 60%) per garantire la governabilità, con una soglia di sbarramento del 3% per le liste in consiglio, nell'ambito di un sistema molto simile a quello delle Regionali. Ovvero: il proporzionale con collegio unico provinciale. Ma ci sarà tempo. «Se il parlamento nazionale non abroga prima la legge Delrio - precisa Messina - noi non possiamo fare una legge regionale in contrasto con l'attuale quadro normativo, perché sarebbe oggetto di impugnativa».La legge no, certo. Ma l'apertura del dossier va fatta subito, anche in una delle prossime sedute di giunta (s'ipotizza quella di venerdì prossimo) secondo il timing imposto da Schifani. Che, in materia di elezioni, ha dovuto inghiottire il rospo melonian-lombardiano del mancato allineamento delle amministrative alla date nazionale. E ora, però, non intende cedere al pressing delle stesse aree della maggioranza sull'estensione del terzo mandato dei sindaci ai comuni fino a 15mila abitanti. «Non cambio le regole del gioco a partita in corso: la norma verrebbe impugnata un minuto dopo», è la linea di Palazzo d'Orléans. Dove adesso la priorità è far resuscitare le care vecchie Province in Sicilia.Twitter: @MarioBarresi
lentepubblica.it
Congedo parentale facoltativo 2023: quanto spetta?
Ecco alcune utili indicazioni su quanto spetta, in termini di periodi e di retribuzione, in materia di congedo parentale facoltativo per l'anno 2023.La legge prevede il congedo parentale sia al padre sia alla madre che siano lavoratori: si tratta del diritto ad un periodo di 10 mesi di astensione dal lavoro da ripartire tra i due genitori e da fruire nei primi 12 anni di vita del bambino.Il congedo parentale spetta al genitore richiedente anche qualora l'altro genitore non ne abbia diritto. Se il rapporto di lavoro cessa all'inizio o durante il periodo di congedo, il diritto al congedo stesso viene meno dalla data di interruzione del lavoro.Le novità della Legge di bilancio 2023Si ricorda che la Legge di bilancio 2023 allunga, nello specifico, i tempi di fruizione per il congedo parentale e aumenta le retribuzioni totali.Questi soggetti possono fruire dell'indennità maggiorata:in alternativa tra loroe nel limite massimo di un mese da usufruire entro il sesto anno di vita del figlio con riferimento alle lavoratrici e ai lavoratori che terminano il periodo di congedo di maternità o di paternità successivamente al 31 dicembre 2022.Che cosa si intende per congedo facoltativo?L'attuale legge prevede la possibilità per i genitori di usufruire di periodi di congedo parentale, in seguito al congedo di maternità per la madre e subito dopo il parto per il padre, con modalità diverse a seconda del loro inquadramento lavorativo (lavoratori dipendenti, lavoratrici autonome, lavoratori con contratti di collaborazione). Nel caso di parto, adozione o affidamento plurimo il diritto al congedo parentale è previsto per ogni bambino.
I dipendenti, sino ai dodici anni di vita del figlio, hanno diritto ai periodi retribuiti come indicato dal seguente prospetto:Se entrambi i genitori presentiMadre - Sei mesiPadre - Sette mesiEntrambi - Undici mesi totali, nel rispetto dei limiti individuali (sei mesi per la madre, sette mesi per il padre)Un solo genitore - Undici mesiUn solo genitore con successivo ingresso del secondo - Dieci mesi (elevati a undici se il padre si assenta per almeno tre mesi).Per quanto riguarda invece le retribuzioni in senso stretto si registra un incremento dal 30 all'80 per cento sull'indennità per congedo parentale destinata a:madri lavoratrici dipendentipadri lavoratori dipendentiNel dettaglio, il congedo parentale viene retribuito al 30% per i primi 3 mesi goduti da entrambi i genitori (per un totale di 6 mesi).
Dopodiché il decreto legge sulla conciliazione tra vita e lavoro (D.lgs n. 105/2022) introduce altri 3 mesi indennizzati, i quali possono essere trasferiti tra i genitori e fruibili in alternativa tra loro.In aggiunta al periodo di congedo parentale suddetto, la legge di Bilancio 2023 ne introduce 1 mese ulteriore di cui potrà godere uno dei due genitori. Il vantaggio è che sarà retribuito all'80% anziché al 30% come gli altri 9 mesi.Il mese aggiuntivo di congedo parentale può essere utilizzato però fino al 6° anno di vita del figlio
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Precari, terzo mandato e Comunali: tensioni FdI- SchifaniI tre fronti caldi della contrapposizione
La levata di scudi dei meloniani sui precari Covid è solo l'ultimo capitolo di una contrapposizione sempre più marcata tra FdI e il presidente Renato Schifani.Lavoratori Covid, polemiche e tensioniL'inversione di marcia last minute sulla proroga dei contratti dei lavoratori che hanno prestato servizio durante l'emergenza pandemica, mette sì una toppa ma a fronte di una giornata (quella di lunedì) scandita da forti tensioni. A partire dalla nota siglata dai parlamentari siciliani di FdI tra i quali campeggia il nome dell'ex assessore regionale Manlio Messina. I meloniani difendono il percorso intrapreso nei mesi scorsi da Ruggero Razza e allo stesso tempo il lavoro messo in campo a livello nazionale dall'esecutivo targato Giorgia Meloni. FdI mostra i muscoli per piegare le resistenze di Schifani che nei mesi scorsi è stato già costretto a bere l'amaro calice degli assessori imposti da Roma prima, e quello dello scandalo Cannes poi. Un film già visto.
Uno scontro ridimensionato
I vertici regionali del partito di Giorgia Meloni ridimensionano la narrazione giornalistica e giurano non c'è nessun fronte aperto. Una retromarcia in effetti si è registrata ieri mattina con una nota inviata dal capogruppo di FdI, Giorgio Assenza che getta benzina sul fuoco e promuove il lavoro del presidente. Accogliamo con soddisfazione il via libera dato con la direttiva dall'assessorato regionale alla Salute relativamente alla possibilità di prorogare e successivamente stabilizzare, a determinate condizioni, anche i precari Covid amministrativi, in ossequio a quanto già previsto dal decreto Milleproroghe in base a una norma voluta fortemente dal governo nazionale guidato dalla nostra Giorgia Meloni", dice. E aggiunge: "Si tratta di figure che hanno rivestito un ruolo fondamentale durante l'emergenza pandemica e che certamente potranno continuare ad essere utili alla sanità siciliana. Il nostro auspicio è che l'iter sia completato prima possibile e che vi rientrino anche altre figure professionali che continuano ad essere escluse, come ad esempio i tecnici".
Il nodo del terzo mandato per i sindaciArchiviata la pratica restano altri nodi da sciogliere. Su un punto il presidente Schifani non è disposto a cedere (con il sostegno esterno dei salviniani): la deroga per il terzo mandato ai sindaci di comuni con meno di 15.000 abitanti. Tema molto caro ai meloniani che vorrebbero usufruire della norma anche per riconfermare alcuni sindaci uscenti, uno su tutti il deputato Nicolò Catania. Il rischio dello stop da parte di Roma, paventato dal documento redatto dal centro studi dell'Ars, è argomento solido a cui appigliarsi. Ad oggi, l'assalto alla diligenza non ha creato crepe, Schifani va avanti per la sua strada. Un altro fronte caldo che potrebbe creare frizioni con i meloniani riguarda le prossime amministrative. Il fronte delle amministrativeSoprattutto la partita catanese si fa molto scivolosa, un match scandito dalle contrapposizioni tra i leghisti che hanno lanciato la candidatura della deputata Valeria Sudano e i meloniani che rivendicano la primazia sul nome del candidato sindaco, E al netto delle dichiarazioni ufficiali, il presidente (che pure mira alla compattezza della squadra del centrodestra) difficilmente accetterebbe di buon grado il nome di Ruggero Razza fortemente sponsorizzato da Manlio Messina. Si attende allora il tavolo regionale finalizzato a cercare una quadra, tuttavia l'appuntamento previsto per questo fine settimana, potrebbe subire un ulteriore rinvio consentendo alle truppe di prendere tempo. Anche se a dire l'ultima parola sulle città più importanti chiamate al voto saranno i leader dei partiti nazionali.