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Catanzaro: "Ritorno alle province? Meglio dell'attuale limbo istituzionale"
Il capogruppo del Partito Democratico: "Abbiamo atteso invano che si eleggessero gli organi, meglio riassumere la piena governance"
"All'inizio di questa legislatura il Pd ha presentato all'Ars un disegno di legge per l'istituzione delle province. Una scelta, la nostra, determinata dai fatti: dopo il lungo iter che ha portato alla definizione dei Liberi consorzi, durante i cinque anni del governo Musumeci abbiamo atteso invano le elezioni degli organi degli enti". Lo ha detto Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all'Ars. "A questo punto - aggiunge - di fronte ad una costante incertezza, ai ritardi del centrodestra ed alla necessità di riassumere la piena governance delle competenze degli enti, ad iniziare da scuole e strade, meglio un ritorno alle province piuttosto che lasciare tutto in questo limbo istituzionale".
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Il ritorno delle Province? Piace proprio a tutti e qualcuno ci ha anche ripensato
Anche il Pd e il M5s "aprono" alla resurrezione degli enti che dieci anni fa avevano contribuito a cancellare. Insieme a tanti deputati che ora stanno in maggioranza o al governo,L'annuncio del governo regionale di una legge per il ripristino delle vecchie Province è stato accolto da un coro unanime di approvazione. Quello della maggioranza a sostegno della giunta di Renato Schifani, certo, ma pure dei partiti dell'opposizione all'Assemblea regionale siciliana, che sembra quasi abbiano tirato un sospiro di sollievo: finalmente potrebbero tornare le vecchie, care, Province, con le loro competenze (strade, scuole), i loro dipendenti (quelli non se ne sono mai andati) e... la loro governance.La riforma di CrocettaSì perché se la legge varata dieci anni fa dall'allora presidente della Regione, Rosario Crocetta, prevedeva - come la legge Delrio a livello nazionale - l'accorpamento delle cariche, di fatto, a quelle dei comuni, con la nuova legge che il governo regionale vuole portare sui banchi dell'Ars si tornerebbe ad eleggere, con elezione diretta, presidenti e consiglieri provinciali.Il M5s: "Non ci abbiamo ripensato""E' il loro unico obiettivo da sempre", commenta Antonino De Luca - capogruppo del Movimento 5 Stelle all'Ars. "Nei cinque anni in cui Nello Musumeci è stato presidente della Regione - aggiunge - non si è fatto altro che rimandare e rimandare la data per le elezioni di secondo grado dei liberi consorzi, chissà come mai".
Eppure proprio da Movimento 5 Stelle e Partito democratico è arrivato il plauso meno atteso alla proposta della giunta Schifani. Perché sia M5S che Pd, in una antesignana comunione di intenti che venne ribattezzata "modello Sicilia" (adesso la vicinanza tra i due partiti non stupisce più nessuno), erano stati sostenitori della riforma che dieci anni fa Crocetta annunciò in pompa magna dagli studi televisivi di Giletti, e che ha fatto della Sicilia la prima Regione ad abolire le tanto odiate Province. Luogo e simbolo - soprattutto per il Movimento 5 Stelle - di casta, poltrone e sprechi. Oggi il Movimento 5 Stelle, invece, si dice favorevole al loro ritorno."Ma non abbiamo cambiato idea - continua De Luca dei Cinquestelle - , solo che allora eravamo convinti che i modelli organizzativi potessero essere molteplici, e che la riforma potesse funzionare. Il problema è che andava anche attuata. Se all'approvazione della riforma fossero seguiti il trasferimento delle competenze e la riorganizzazione amministrativa che serviva, oggi staremmo raccontando un'altra storia. Ma alla luce di questo caos, meglio le Province. Di certo è più apprezzabile quello che sta facendo il presidente Schifani, del nulla dell'azione di Nello Musumeci che non è stato capace ne' di attuare la legge esistente, ne' di cambiarla... ma forse l'obiettivo era proprio tornare ad avere le Province, così che nei posti di governo possano piazzare le 'teste' che non sono riusciti a piazzare finora... gente che non ha ottenuto un posto alle regionali, sindaci in scadenza di mandato".De Luca aggiunge: "Se il Movimento 5 Stelle avesse proposto in campagna elettorale di ripristinare le Province, allora sì che potevano dirci che abbiamo cambiato idea. Ma noi stiamo solo ragionando su di una legge portata dal governo, che godendo della maggioranza parlamentare con ogni probabilità riuscirà ad approvare comunque. Il nostro compito, quindi, è far sì che la legge venga fatta al meglio, garantendo che non si ripetano gli sprechi del passato. In sostanza: non abbiamo cambiato idea, semplicemente abbiamo perso le elezioni".
Il Pd le ha abolite, il Pd le rivuoleE in effetti, il primo partito ad aver parlato di ritorno alle Province non è il Movimento 5 Stelle, bensì il Partito Democratico, che è stato il primo anche a presentare una legge in tal senso agli albori della legislatura in corso, a fine novembre dello scorso anno. Il testo, firmato dal parlamentare regionale Sebastiano Venezia, propone di ripristinare le cariche, con elezione diretta, di presidente, giunta e consiglieri provinciali. "Può sembrare una contraddizione - afferma Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all'Ars - ma noi eravamo in linea con la legge Delrio, e cioè con l'elezione di secondo grado per gli organi degli enti. Con l'ex presidente Musumeci più volte si è cercato di trovare una data per queste elezioni, ma la vecchia maggioranza non c'è mai riuscita. A questo punto, invece di rimanere fermi e avere un collasso totale, preferiamo l'elezione diretta. Basta che si esca da questo pantano".La maggioranza esultaLa maggioranza, invece, esulta. Lega, Fratelli d'Italia, il gruppo della Democrazia Cristiana, che tramite il suo capogruppo, Carmelo Pace, rivendica di aver fortemente voluto questa riforma, e gli altri, plaudono alla bozza del governo. Il presidente Renato Schifani, in quello che sembra un botta e risposta con il M5S, precisa: "La cancellazione delle Province, fortemente voluta dal governo dell'epoca e rivendicata dalle forze che lo sostenevano nel Parlamento regionale partiva dal presupposto della riduzione dei costi della politica, ma ha determinato un vuoto nei processi decisionali e amministrativi che ha penalizzato in maniera evidente l'erogazione di servizi importanti per i cittadini e per la tutela del territorio".Chi stava con Crocetta e oggi rivuole le ProvinceEppure, a ben guardare, pure la sua stessa maggioranza è piena di pezzi che al tempo, anche se in fasi diverse della legislatura, sostenevano il governo Crocetta. A cominciare da parte dell'attuale giunta di governo: gli assessori Mimmo Turano, ex Udc (partito che per primo lanciò il nome di Crocetta verso Palazzo d'Orleans), ed Edi Tamajo, che aveva aderito al movimento di Totò Cardinale a sostegno del governo regionale. C'è anche il vicepresidente della Regione Luca Sammartino, anche lui ex Udc, Articolo quattro e poi Pd, tutti gruppi che hanno fatto parte della maggioranza di Crocetta. Elena Pagana, che alla fine della scorsa legislatura si è candidata - per essere eletta - con il Movimento 5 Stelle e oggi è assessore al Territorio e Ambiente della giunta Schifani. E poi i parlamentari dell'attuale maggioranza: Luisa Lantieri di Forza Italia, che negli anni successivi all'abolizione delle Province fu addirittura nominata da Crocetta assessore alle Autonomie Locali (oltre a finire nel "Megafono", forza politica creata dal governatore gelese), Nicola D'agostino, anche lui ex crocettiano (ex Udc, ex Sicilia Futura) ora tra le fila di Forza Italia, insieme con Margherita La Rocca (prima Udc, poi nella lista Musumeci, oggi anche lei in Forza Italia).
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Province, la casta si allargaIl ritorno delle province, assieme all'aumento delle indennità, è l'ultima trovata per ingrassare la politicaCOSTANTINO MUSCARÀ
Qualcuno della "casta" pensa davvero che il ritorno delle province possa aumentare "gli spazi di democrazia diretta e di espressione politica" come sostiene il presidente Schifani? Crede davvero che i siciliani, dopo aver disertato le urne alle ultime Regionali - affluenza sotto il 50% nonostante l'Election Day - bramino dalla voglia di contribuire al riciclo della classe dirigente all'interno di organismi morti e sepolti? Nei comunicati carichi di sentimento a supporto della decisione del governo, s'è letto anche questo: come se i cittadini non aspettassero altro che il ritorno degli enti intermedi per catapultarsi alle urne ed esercitare un diritto al voto che oggi risente - in negativo - dell'inadeguatezza della proposta e di certa rappresentanza. Basti pensare che la riesumazione delle province, al netto della sessione di bilancio, è una delle pochissime proposte di legge che avrà varcato il portone di Sala d'Ercole entro l'inizio della primavera (cioè in cinque mesi di legislatura). Come se non esistessero altre priorità.
E' il classico esempio della distanza abissale fra il palazzo e ciò che vi è fuori. Ma soprattutto del tentativo "inciucista" della politica siciliana, che aveva già fatto registrare notevoli passi avanti con la vicenda dell'adeguamento Istat, oltre che con le numerose marchette inserite nella Finanziaria omnibus; e che con la storia delle province trova orizzonti nuovi di condivisione. Tutti hanno accolto con giubilo la proposta di Schifani, e soprattutto la prospettiva di poter migliorare il disegno di legge sia in Prima commissione (Affari istituzionali) che in aula. Persino i partiti d'opposizione, che sono protagonisti di questo disegno trasversale solo abbozzato dal centrodestra.
Dopo aver fatto una guerra (di cartone) sull'adeguamento Istat di 890 euro, arrivando a contendere la palma del populismo a Cateno De Luca, anche i Cinque Stelle si dichiarano a favore della reintroduzione delle province, che loro stessi, nel 2013, erano stati propensi a cancellare per abbattere i costi della politica. L'unica cosa ad essere abbattuta, oltre alla credibilità di Crocetta, furono le funzioni esercitate dagli enti d'area vasta: "Sulle Province non abbiamo cambiato idea - si giustificano oggi i grillini -: eravamo e siamo per il contenimento dei costi e delle poltrone, ma occorre garantire al contempo servizi efficienti per i cittadini, cosa che il governo Musumeci non è stato in grado di fare, provocando i disastri che sono sotto gli occhi di tutti. Se proprio devono essere ripristinate, non siamo contrari, purché funzionino ottimamente e non siano meri poltronifici per trombati delle elezioni, cosa che crediamo sia purtroppo negli intendimenti del centrodestra".
Ed è proprio questo il punto. Come si fa ad essere d'accordo su una proposta che, già nei numeri, appare sospetta? Nel raffronto di Repubblica, risalente a qualche giorno fa, il ddl siciliano è oltremodo "generoso" rispetto alla bozza romana che prevede l'abrogazione della riforma Delrio: nel dettaglio, per le province con popolazione superiore al milione di abitanti (Palermo su tutte) sono previsti 36 consiglieri e massimo 9 assessori; per quelle tra cinquecentomila e un milione di abitanti, 30 consiglieri e fino a 7 assessori, mentre quelle con meno di 500.000 abitanti potranno eleggere 24 consiglieri e le giunte avranno massimo sei assessori. Totale: 252 consiglieri e 63 assessori. Contro i 210 consiglieri e i 48 assessori previsti dalla bozza del disegno di legge presentato in Senato.
La Sicilia, come sempre, rappresenta un laboratorio. Un po' elefantiaco in questo caso. E comunque - ci hanno già fatto notare i politici più austeri - è stata applicata la scure rispetto ai numeri lasciati in eredità da Crocetta (prima del clamoroso taglio avvenuto in diretta tv da Giletti e confermato dopo un paio di settimane all'Ars, sempre nel marzo 2013): all'epoca c'erano 305 consiglieri e 95 assessori. Per occupare tutte le nuove poltrone - sempre che la proposta di riforma venga condivisa dall'Ars, e possibilmente aggiustata un po' - non ci vorrà un casting. Gli affluenti della prossima competizione provinciale, infatti, si sono già palesati: nelle città al voto, ad esempio, dove un enorme massa di delusi eviterà di rendere scomodo il day after di vincitori e vinti; nel sottogoverno regionale, dove non c'è stato abbastanza spazio per tutti (sia nelle partecipate, che nella sanità). E via discorrendo. Trecento poltrone sembrano tante, ma non si farà alcuna fatica a riempirle.
Ma il punto di forza della nuova legge è il voto concesso ai cittadini, e non soltanto a sindaci e consiglieri (come previsto dalle elezioni di secondo livello che Musumeci avrebbe voluto celebrare così tante volte da perderne il conto): "Dopo il lungo iter che ha portato alla definizione dei Liberi Consorzi, durante i cinque anni del governo Musumeci abbiamo atteso invano le elezioni degli organi degli enti - ha scritto il capogruppo del Pd all'Ars, Michele Catanzaro -. A questo punto di fronte ad una costante incertezza, ai ritardi del centrodestra ed alla necessità di riassumere la piena governance delle competenze degli enti, ad iniziare da scuole e strade, meglio un 'ritorno alle province' piuttosto che lasciare tutto in questo limbo istituzionale". Anche il Pd, oltre al M5s, s'accoda. Figuratevi a destra. Il partito unico del "meglio le elezioni dei commissari" è già schierato.
Non sarà affatto difficile giungere a un compromesso. Con una pagnotta di mezzo è più semplice ragionare, interloquire, smussare, correggere. Per gli aumenti delle indennità dei parlamentari non è neanche servito. Il ricco adeguamento Istat è giunto in aula fra le scartoffie (nemmeno analizzate) del bilancio dell'Ars. E quasi tutti, in sordina, si sono ritrovati a condividere una linea: approvare e poi negare. Oggi i partiti sono ancora lì che tentano di rimediare alla 'svista': qualcuno versando le somme in beneficenza, altri annunciando la 'rinuncia' agli uffici della Ragioneria, altri strutturando ddl abrogativi che non stanno in piedi. Il primo assegno però è partito. Mentre a beneficiare dell'aumento - non solo delle indennità, ma anche dei vitalizi (stesse scartoffie) - saranno anche i pensionati dell'Ars. Ex deputati e assessori che si ritroveranno a godere del bonus (un po' meno ricco dei parlamentari in carica) a fine mese. Di loro nessuno ha protestato: giammai.
Ecco. Di fronte a una simile evidenza, che nemmeno le lacrime di coccodrillo possono confutare, immaginate con quale voglia i cittadini siciliani abbiano accolto la proposta di tornare al voto per le province, massimo entro l'autunno (ma i Cinque Stelle, chiedono che si voti in prossimità delle Europee "in quell'ottica di risparmio che deve essere sempre la bussola che orienti il nostro cammino"). Con quale voglia andranno alle urne? Per fare un favore a chi? Per sostenere una "casta" che continua ad autoalimentarsi con tutti i mezzi leciti e meno leciti? Grazie, ma sarà per la prossima.
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Sicilia, piovono 1 miliardo e 500 milioni di euro
Fondi europei, semaforo verde da Bruxelles: sulla Sicilia piovono oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro per cinque priorità. I dettagli.
L'agenda europea è il bilancio di previsione dell'Unione europea, che si rinnova ogni 7 anni. Dunque vi è stata l'agenda europea 2014-2020, e adesso è in corso la 2021-2027. Ebbene, nell'ambito degli stanziamenti di rilievo sociale dell'agenda 2021-2027, l'Europa ha raddoppiato le risorse finanziarie per la Sicilia. Si tratta di oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro. Nella precedente agenda, la 2014-2020, i fondi a disposizione per lo stesso ambito di spesa sono stati 800 milioni di euro. E non solo: a 1 miliardo e 500 milioni di euro si sommano anche altri 500 milioni stanziati dal Poc Programma operativo complementare. I soldi serviranno soprattutto per il lavoro, l'occupazione giovanile, l'istruzione e la formazione professionale. E da Palazzo d'Orleans è stata diffusa una nota in cui si legge: "Il risultato ottenuto è il frutto di un intenso lavoro di squadra tra tutti gli uffici che sono stati coinvolti, sia regionali, nazionali che europei. Obiettivo principale della nuova programmazione 2021-2027 è la costruzione di una società della conoscenza orientata alla valorizzazione dell'inclusione e al contenimento del disagio sociale. Si amplia così la platea dei beneficiari delle azioni e degli avvisi che saranno messi in campo a partire dai prossimi mesi dagli assessorati dell'Istruzione e della Formazione professionale, delle Politiche sociali e del Lavoro. Le priorità sono cinque: occupazione giovanile, istruzione e formazione, inclusione sociale e lotta alla povertà, e azioni sociali innovative. Più nel dettaglio, circa 300 milioni di euro sono assegnati all'occupazione giovanile e 450 milioni all'inclusione sociale. Poi, per il contrasto alla povertà infantile 75 milioni di euro, e per il sostegno alle persone indigenti circa 45 milioni di euro. Poi, oltre 417 milioni di euro all'Istruzione e alla Formazione professionale, con particolare attenzione allo sviluppo delle competenze Stem, ovvero le discipline scientifico-tecnologiche. Infine, per la priorità 'azioni sociali innovative' sono stati stanziati 48 milioni per incentivare l'inclusione attiva, le pari opportunità e la non discriminazione per migliorare l'occupabilità dei gruppi svantaggiati". "La Sicilia - si legge ancora nella nota - è tra le poche regioni ad avere attivato queste azioni sociali, totalmente promosse dall'Unione europea, che saranno co-finanziate fino al 95%. Come fortemente richiesto nei nuovi regolamenti, la Regione ha risposto ad alcune criticità sorpassando i minimi di stanziamento risorse previsti da Bruxelles. Per esempio, per l'occupazione giovanile, la riserva di risorse finanziarie prevista al 12,5% a livello europeo e al 15% a livello nazionale, in Sicilia è stata aumentata al 20%. Così come per l'inclusione sociale, la cui riserva delle risorse richiesta dall'Unione europea, è pari al 25%, in Sicilia è stata elevata al 29%".
Amministrative nell'Agrigentino, lavori in corso
Le elezioni Amministrative in Sicilia del 28 e 29 maggio, e le ipotesi o le conferme di candidature a sindaco nei 14 Comuni agrigentini al voto: a Grotte si ricandida l'attuale sindaco. Alfonso Provvidenza afferma: "Ho deciso di superare le riserve iniziali perché serve portare a termine il lavoro di questi anni e raccogliere i frutti di quanto fatto finora". Si dovrebbe ricandidare anche l'attuale sindaco di Cianciana, Francesco Martorana, l'attuale sindaco di Burgio, Francesco Matinella, il sindaco di Lucca Sicula, Salvatore Dazzo, il sindaco di Calamonaci, Pellegrino Spinelli, ed il sindaco di Santo Stefano Quisquina Francesco Cacciatore. Non è ricandidabile il sindaco di Ravanusa, Carmelo D'Angelo, perché si tratterebbe del terzo mandato. A Licata sarebbe ancora incerto sulla ricandidatura il sindaco Pino Galanti. In provincia di Agrigento si rinnoveranno le amministrazioni di 14 Comuni. Si voterà con sistema proporzionale a Licata, e con il maggioritario a Burgio, Calamonaci, Castrofilippo, Cianciana, Grotte, Joppolo Giancaxio, Lucca Sicula, Menfi, Ravanusa, Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini, Sant'Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina.
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Arriva il piano di reclutamento nella PA: 450mila assunzioni entro il 2025
Per la PA, è previsto un nuovo maxi-piano di reclutamento, con l'assunzione di 450'000 nuove figure, entro il 2025: ecco cosa sappiamo.Piano reclutamento PA: durante un recente question-time al Senato, il Ministro della Pubblica Amministrazione Zangrillo ha dichiarato che inizierà un nuovo piano di assunzioni per la PA.Si punta all'introduzione di 450mila nuove figure, entro il 2025. Ma i sindacati sono scettici e spingono per l'adeguamento dei salari degli attuali dipendenti, prima delle nuove assunzioni.Ecco cosa succede.Piano reclutamento PA: gli obiettivi del GovernoCome dichiarato dal Ministro Zangrillo, il Governo è al lavoro per rimodernare la Pubblica Amministrazione e integrare nuove figure, all'interno del suo organico.L'obiettivo è quello di assumere 156mila nuove figure nel 2023 e fare altrettanto per il 2024 e il 2025, fino ad arrivare a 450mila nuove assunzioni. Questo porterà all'apertura di molti concorsi pubblici, in diversi settori.Zangrillo ha anche detto:"Per rafforzare la capacità amministrativa della PA, dobbiamo innanzitutto puntare su un reclutamento di qualità. Si tratta di una possibilità di introdurre nel sistema pubblico personale giovane, qualificato e motivato, reclutato con procedure innovative e attraverso la valutazione non più soltanto delle conoscenze, ma delle competenze trasversali. A breve pubblicheremo le linee guida destinate alla selezione del personale non dirigenziale, mentre quelle per il personale dirigenziale sono state adottate già lo scorso anno".E ha aggiunto:"Ma non basta reclutare, dobbiamo recuperare il gap formativo che si è accumulato in questi anni di spending review destinando le necessarie risorse finanziarie di cui oggi disponiamo grazie al PNRR, alla qualificazione del personale già in servizio nella Pubblica amministrazione che, se dotato di strumenti conoscitivi aggiornati, saprà raggiungere, grazie alla sua esperienza, ottimi risultati".Piano reclutamento PA: la risposta dei sindacatiI sindacati condividono le parole del Ministro della Pubblica Amministrazione, ma evidenziano un problema di fondo.
Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha detto:"La notizia è che non ci sono soldi e che quindi milioni di lavoratori pubblici per quest'anno e per i primi mesi dell'anno prossimo non avranno l'aumento. Una notizia drammatica".Per questo, il Ministro ha affermato che ci sarà l'impegno, da parte del Governo, di trovare le risorse per i rinnovi contrattuali, già a partire dalla prossima manovra finanziaria. Ma tutto dipenderà dall'andamento dell'economia e delle priorità che si prefisseranno.Ha anche ricordato che, alla fine del 2022, c'è stato il rinnovo contrattuale per Enti locali, Sanità, Istruzione e Ricerca.
Ma per i sindacati non basta. Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha detto:"Serve adeguare i salari all'inflazione e dare un forte impulso agli investimenti in tecnologia, digitalizzazione e capitale umano; stabilizzare il precariato e avviare un grande piano di assunzioni".Secondo la Cgil, le priorità sarebbero altre:"Se davvero vogliamo rimettere il lavoro pubblico al centro delle politiche del Paese vanno affrontate prioritariamente alcune questioni: aumento dei salari, contrasto alla precarietà e quindi qualità dell'occupazione e nuove assunzioni".
Decreto PNRR: le richieste delle Province
"Valorizzare le Province nella governance e negli investimenti su scuole e digitalizzazione": queste sono le principali richieste avanzate dalle Province in merito al Decreto PNRR.Semplificazione delle procedure e dei pareri, pieno utilizzo dei ribassi d'asta per gli interventi relativi all'edilizia scolastica, semplificazione del sistema Regis e rafforzamento delle strutture tecniche dei ministeri deputate alle attività di supporto e risposta agli enti locali e rafforzamento della capacità amministrativa delle Province. Sono queste le priorità su cui l'Unione delle Province d'Italia ha avanzato proposte sul decreto PNRR, nell'audizione alla Commissione Bilancio del Senato.Decreto PNRR: le richieste delle Province"Le semplificazioni che introduce questo decreto - ha detto il Presidente della Provincia di Biella, Emanuele Ramella, intervenendo in rappresentanza di UPI all'audizione - vanno nella direzione giusta, ma occorre mantenere saldo e rafforzare il legame con Regioni, Province e Comuni, che sono gli enti attuatori della gran parte degli investimenti. Per questo ribadiamo la necessità che il ruolo delle Autonomie territoriali sia adeguatamente valorizzato e reso evidente nella Cabina di Regia anche nella nuova strutturazione che si intende dare, così come negli altri organismi di governance, anche a livello territoriale, che si riterrà di individuare".L'UPI ha poi avanzato richieste rispetto al potenziamento del personale: "il decreto - ha detto il rappresentante delle Province - prevede disposizioni importanti, ma non risolutive. Torniamo a chiedere l'assunzione a tempo determinato di 500 funzionari altamente specializzati da impiegare nelle Province per l'attuazione degli investimenti PNRR di competenza locale e di neutralizzare la spesa degli incrementi conseguenti ai rinnovi contrattuali dal computo delle capacità finanziarie di assunzione degli enti territoriali per ampliare gli spazi di assunzione, anche per consentire la stabilizzazione del personale tempo determinato impiegato nei progetti PNRR".Quanto agli interventi sulla digitalizzazione della PA, considerato che sui bandi emessi sono risultate importanti economie, l'UPI chiede di utilizzare questi fondi per consentire anche alle Province, che fino ad ora sono state escluse, di fruire delle misure individuate per tutta la PA."Torniamo poi a ribadire la strategicità degli investimenti del PNRR sull'edilizia delle scuole secondarie - ha concluso il Presidente Ramella - una delle missioni più importanti del Piano su cui occorre far convogliare tutte le risorse possibili: per questo chiediamo prima di tutto di chiarire senza alcun dubbio che la possibilità di utilizzare i ribassi d'asta è concessa tutti i piani di intervento confluiti nel PNRR, a prescindere dalle disponibilità".
grandangoloagrigento.it
Agrigento, l'aula laboratorio del Liceo Leonardo verrà intitolata ad Alice Schembri
L'iniziativa è stata voluta dal Soroptimist Club di Agrigento
Verrà intitolata domani ad Alice Schembri l'Aula laboratorio linguistico del Liceo Scientifico Leonardo di Agrigento. L'iniziativa è stata voluta dal Soroptimist Club di Agrigento che ha inoltrato istanza al Liceo Scientifico Leonardo, riscontrando l' immediata approvazione del Consiglio di istituto e del Dirigente Scolastico Patrizia Pilato." Abbiamo voluto che la scuola frequentata da Alice, potesse per sempre ricordarne la memoria, ha detto la Presidente del Club Margherita Trupiano, e l' 8 marzo celebrazione della giornata internazionale della donna, l' Aula che porterà il suo nome, servirà a formare e far riflettere le nuove generazioni sulla necessità di porre in essere un modo di relazionarsi finalizzato al perseguimento del bene collettivo, tramite l'ascolto e il rispetto della donna e dei suoi ruoli. E' questo conclude l'insegnamento che lascia Alice Schembri"Alla cerimonia prevista per le ore 8.30 al Liceo Scientifico Leonardo sito al Viale della Vittoria, saranno presenti il Sindaco di Agrigento Franco Miccichè e i familiari della giovane."Grazie al Soroptimist oggi il Liceo accoglie il ricordo tangibile di un'alunna che ci fa riflettere su come non deve mai essere la violenza subita a connotare l'identità di una persona Afferma Patrizia Pilato Dirigente scolastico del Liceo Scientifico Leonardo, e quanto sia grave l'isolamento e l'impotenza in cui si precipita e complicato riuscire a trovare le parole per dirlo. Dobbiamo dunque fare un passo in avanti nell'ascolto dei giovani , del loro modo di interpretare la vita, delle loro attese, delle loro inquietudini, dei loro progetti. "