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Visita fiscale per dipendenti pubblici in malattia con causa
di servizio
Durante il periodo di assenza dal lavoro l'ente può richiedere che venga effettuata una
visita fiscale dell'INPS a casa del lavoratore: ma quali regole valgono per i dipendenti
pubblici in malattia con causa di servizio?
Il tema delle visite fiscali è sempre stato fonte di dibattito sia nel mondo della pubblica
amministrazione che in quello del lavoro privato.
Infatti la visita fiscale è una concreta eventualità cui devono fare attenzione i lavoratori
dipendenti che si trovano in malattia. Infatti, su istanza del datore di lavoro o della stessa Inps
i medici della mutua sono chiamati ad effettuare le visite fiscali per i lavoratori dipendenti del
settore pubblico e privato.
Eppure, in alcuni casi, esistono delle eccezioni e dei casi di esenzione per l'obbligo di
reperibilità dalle visite.
Questo esonero vale per chi è in malattia per la cosiddetta "causa di servizio"? Oppure no?
Che cosa si intende per causa di servizio?
In linea di massima con il termine "causa di servizio" si intende il riconoscimento della
dipendenza dal servizio di una infermità o di lesioni fisiche contratte a causa del servizio
prestato.
Risulta necessario, pertanto, che l'infermità o le lesioni derivino da fatti accaduti in servizio o
per cause inerenti ad esso come ad esempio, l'ambiente e le condizioni di lavoro.
Si tratta di una casistica prevista per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche in
generale, gli appartenenti alle Forze di polizia ed alle Forze armate ed altre categorie indicate
nel d.P.R. 1092/1973.
Visita fiscale: tocca anche a dipendenti pubblici in
malattia con causa di servizio?
Quali sono dunque le regole applicabili in questo caso? Si tratta di una tipologia di assenze da
malattia che, nel corso del tempo, ha subito un diverso tipo di trattamento da parte del medico
fiscale.
In origine, infatti, il Decreto Ministeriale 206/2006 prevedeva, tra i casi di esenzione
dall'obbligo di reperibilità in occasione di visite fiscali, l'assenza dal luogo di lavoro per motivi
di salute connessi a infermità per le quali è stata riconosciuta la dipendenza da causa di
servizio.
A circoscrivere e delimitare la portata dell'esenzione è stato, tuttavia, il D.P.C.M. n. 206 del
17/10/2017. Si tratta del testo che, tra le altre cose, ha istituito il cosiddetto Polo Unico Inps per
le Visite Fiscali.
A partire dal 1° Settembre 2017, infatti, l'esenzione risulta infatti riservata ai soli titolari di
invalidità riconosciute dipendenti da causa di servizio ascritte ad una delle prime tre
categorie della tabella A allegata al d.P.R. 834/1981 (consultabile qui).
Gli orari delle visite fiscali dei dipendenti pubblici per il
2023
Si ricorda che gli orari di reperibilità dei dipendenti statali (comprese le Forze Armate, la
Polizia ed i Vigili del Fuoco) da parte dell'Inps sono i seguenti:
7 giorni su 7 (festivi e non festivi) compresi i giorni non lavorativi, i festivi, i prefestivi ed i
weekend:
dalle ore 9.00 alle ore 13.00
21/03/23, 08:41 Visita fiscale dipendenti pubblici con causa di servizie dalle ore 15:00 alle ore 18:00.
Infine in caso di assenza alla visita domiciliare, il lavoratore dovrà recarsi presso gli ambulatori
della struttura territoriale INPS in una data specifica. Per non incorrere in azioni disciplinari da
parte del datore di lavoro, è inoltre tenuto a presentare una giustificazione valida per l'assenza.
Se il dipendente non si trova a casa, durante gli orari di reperibilità, può infatti andare incontro
a delle sanzioni (maggiori informazioni in questo approfondimento).
PNRR: ritardi per gli interventi previsti nelle Scuole
Il Ministro dell'Istruzione Valditara ha annunciato che province e comuni possono iniziare la progettazione e le procedure per l'appalto dei lavori dedicati alle Scuole: ma i ritardi burocratici sono preoccupanti.Si tratta di ritardi nella maggior parte dei casi dovuti alla burocrazia, come spiegato dalla Corte dei Conti in una recente relazione.Ritardi che possono impattare molto negativamente su tutto il sistema istruzione: la missione del PNRR, infatti, mira a sbloccare gli interventi di messa in sicurezza, riqualificazione, adeguamento sismico e antincendio ed eliminazione delle barriere architettoniche delle scuole italiane.La Corte dei conti ha infatti segnalato criticità e ritardi che hanno costretto il Ministero a riaprire spesso i bandi e ad effettuare numerose correzioni in corso d'opera (a partire dall'avvio degli Accordi Quadro Invitalia).Il rischio in questi casi è quello di compromettere la qualità dei progetti, andando incontro ad una marcata disomogeneità territoriale.I giudici contabili si soffermano, in modo particolare, sulle criticità legate ad asili nido e scuole dell'infanzia. Sull'intervento, che ha l'obiettivo di creare 264.480 nuovi posti pubblici negli asili italiani entro il secondo semestre del 2025, la Corte ha accertato il mancato rispetto dell'obiettivo intermedio (milestone) nazionale relativo alla selezione degli interventi da ammettere a finanziamento (scaduto il 31 marzo 2022), evidenziando il rischio che il ritardo accumulatosi pregiudichi l'obiettivo intermedio europeo di aggiudicazione dei lavori, da raggiungersi entro il secondo trimestre 2023.Questo nonostante l'impegno del Ministero, che ha proposto norme di semplificazione per consentire ai Comuni di attivare più celermente le gare e per snellire le richieste di pareri preventivi. È in corso di definizione anche un Tavolo di semplificazione d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per "sburocratizzare" le procedure di edilizia scolastica.La Corte ha pertanto invitato il Ministero a completare celermente la relativa istruttoria e a sottoscrivere gli accordi di concessione con gli enti locali beneficiari, in un complessivo percorso di accelerazione a tutela dell'investimento, sia per i suoi risvolti sui migliori risultati scolastici dei bambini destinatari di istruzione prescolastica, sia per l'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, con riduzione degli attuali divari territoriali e di genere.
entilocali.it
Transizione digitale nella P.A.: c'è tempo fino al 18 gennaio 2024 per l'adeguamento delle Infrastrutture e dei Servizi cloud
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 58 del 9 marzo 2023, è stato pubblicato il Comunicato dell'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale relativo all'adozione del Decreto 8 febbraio 2023, recante "Differimento dei termini per l'adeguamento delle Infrastrutture e dei Servizi cloud per la Pubblica Amministrazione". Il Comunicato rammenta che il Decreto è stato adottato con Provvedimento del Direttore generale dell'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, Prot. n. 5489 dell'8 febbraio 2023. Si ricorda che, ai sensi di quanto previsto dall'art. 1 del predetto Decreto, è disposto il differimento del termine per l'adeguamento delle Infrastrutture e dei Servizi cloud per la Pubblica Amministrazione al 18 gennaio 2024.
Decreto 'Pnrr'-ter": parere favorevole di Regioni, Comuni e Province in Conferenza unificata
Una Notizia, pubblicata sul sito istituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, fa sapere che il giorno 8 marzo 2023, in sede di Conferenza unificata, è stato acquisito il Parere favorevole relativo al Decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione del 'Piano nazionale di Ripresa e Resilienza ('Pnrr') e del 'Piano nazionale degli Investimenti complementari al 'Pnrr'' ('Pnc'), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune" (cosiddetto "Decreto 'Pnrr'-ter").
cataniatoday.it
Riforma delle ex Province, Ugl Catania plaude a Schifani: "Delibera regionale segnale incoraggiante"Ugl di Catania sin dall'epoca del Governo Crocetta "ha sempre denunciato la mancata elezione degli organi consiliari metropolitani"
Sicilia: riforma ex Province, plauso Ugl Catania a Schifani 'per l'approvazione della nuova legge' "L'avvio, con la delibera di Giunta regionale, della tanto attesa riforma in tema di governance delle Province e delle Città metropolitane siciliane, non può che essere accolta come un segnale incoraggiante da parte di quella stessa politica che in 10 anni non è riuscita ad andare oltre la solita logica dei commissari." E' questo il pensiero della Ugl di Catania che sin dall'epoca del Governo Crocetta "ha sempre denunciato la mancata elezione degli organi consiliari metropolitani e la condizione disagevole del doppio ruolo contemporaneo di sindaco metropolitano e di primo cittadino del comune capoluogo. "L'avvio, con la delibera di Giunta regionale, della tanto attesa riforma in tema di governance delle Province e delle Città metropolitane siciliane, non può che essere accolta come un segnale incoraggiante da parte di quella stessa politica che in 10 anni non è riuscita ad andare oltre la solita logica dei commissari". E' questo il pensiero della Ugl di Catania, che sin dall'epoca del Governo Crocetta "ha sempre denunciato la mancata elezione degli organi consiliari metropolitani e la condizione disagevole del doppio ruolo contemporaneo di sindaco metropolitano e di primo cittadino del comune capoluogo di area vasta"."Quella siciliana è stata una vicenda singolare, perché per anni non si è stati in grado neanche di applicare la legge Delrio, mentre in tutta Italia è stata in da subito attuata. Ed oggi gli amministratori hanno già raggiunto il secondo mandato maturato con elezioni di secondo livello. Siamo stati precursori, come Regione, nella fantomatica abolizione delle Province e oggi, anche grazie al pronunciamento della Corte Costituzionale sul ricorso a suo tempo presentato dall'ex sindaco di Aci Castello Filippo Drago, come Sicilia abbiamo l'opportunità di poter riparare il danno fatto ancor prima che il Parlamento nazionale si pronunci", si legge in una nota."C'è, infatti, una discussione avviata in Commissione Affari istituzionali in Senato su diversi disegni di legge in materia di ripristino degli enti di area vasta, ma ci auguriamo che sia l'Assemblea regionale siciliana a pronunciarsi prima possibile per garantire la possibilità ai siciliani di votare già tra settembre e ottobre. Da anni conduciamo questa battaglia e, adesso, auspichiamo che i catanesi possano finalmente avere il diritto di scegliersi il proprio presidente della Città metropolitana ed i componenti del Consiglio metropolitano che preferiscono. Confidiamo però che, nel contempo, la politica locale, si dimostri responsabile nelle scelte che andrà ad operare. Chiediamo quindi, vista l'importanza della Città metropolitana, che gli spazi politici che dovranno essere colmati per legge, non diventino occasione di 'mercanteggiamento', quale forma di ripiego anche per coloro che sono alla ricerca di un posto al sole. Vogliamo che il rilancio di questa realtà importante, che dovrà valorizzare le sue funzioni principalmente in tema di viabilità, di governo del territorio, di manutenzione degli edifici scolastici, di politiche turistiche, sia governata da cittadini capaci e competenti. Su questo punto di vista - conclude Musumeci - saremo ben attenti e, a difesa dei cittadini e dei lavoratori di questo contesto metropolitano, non faremo sconti a nessuno".
scrivolibero.it
Unione dei Comuni "Scala dei Turchi Vigata": Piero Amorosia è il nuovo segretario
Il presidente dell'Unione dei Comuni "Scala dei Turchi Vigata", Sabrina Lattuca, sindaco del comune di Realmonte, ha proceduto con propria determina alla nomina del segretario dell'Unione, nella persona di Piero Amorosia, a cui lo stesso presidente ha dato mandato di effettuare una ricognizione degli atti, al fine di partire, sin da subito, con il piede giusto. Il segretario, entro 30 giorni dalla data di ricezione, depositerà una relazione per avviare le attività gestionali utili all'organizzazione degli uffici e dei servizi, ai sensi dell'articolo 20 e dello Statuto. "Con l'auspicio che il senso del dovere, lo spirito di servizio e la rettitudine che mi contraddistinguono - afferma il presidente, Sabrina Lattuca - possano portare a una gestione longeva e proficua, oltre che sana, con determinazione sindacale, ho avviato la ricognizione degli atti inerenti l'Unione dei Comuni".
l'inchiestasicilia.it
Riforma delle ex Province, Ugl Catania plaude a Schifani: "Delibera regionale segnale incoraggiante"Ugl di Catania sin dall'epoca del Governo Crocetta "ha sempre denunciato la mancata elezione degli organi consiliari metropolitani"
Sicilia: riforma ex Province, plauso Ugl Catania a Schifani 'per l'approvazione della nuova legge' "L'avvio, con la delibera di Giunta regionale, della tanto attesa riforma in tema di governance delle Province e delle Città metropolitane siciliane, non può che essere accolta come un segnale incoraggiante da parte di quella stessa politica che in 10 anni non è riuscita ad andare oltre la solita logica dei commissari." E' questo il pensiero della Ugl di Catania che sin dall'epoca del Governo Crocetta "ha sempre denunciato la mancata elezione degli organi consiliari metropolitani e la condizione disagevole del doppio ruolo contemporaneo di sindaco metropolitano e di primo cittadino del comune capoluogo. "L'avvio, con la delibera di Giunta regionale, della tanto attesa riforma in tema di governance delle Province e delle Città metropolitane siciliane, non può che essere accolta come un segnale incoraggiante da parte di quella stessa politica che in 10 anni non è riuscita ad andare oltre la solita logica dei commissari". E' questo il pensiero della Ugl di Catania, che sin dall'epoca del Governo Crocetta "ha sempre denunciato la mancata elezione degli organi consiliari metropolitani e la condizione disagevole del doppio ruolo contemporaneo di sindaco metropolitano e di primo cittadino del comune capoluogo di area vasta"."Quella siciliana è stata una vicenda singolare, perché per anni non si è stati in grado neanche di applicare la legge Delrio, mentre in tutta Italia è stata in da subito attuata. Ed oggi gli amministratori hanno già raggiunto il secondo mandato maturato con elezioni di secondo livello. Siamo stati precursori, come Regione, nella fantomatica abolizione delle Province e oggi, anche grazie al pronunciamento della Corte Costituzionale sul ricorso a suo tempo presentato dall'ex sindaco di Aci Castello Filippo Drago, come Sicilia abbiamo l'opportunità di poter riparare il danno fatto ancor prima che il Parlamento nazionale si pronunci", si legge in una nota."C'è, infatti, una discussione avviata in Commissione Affari istituzionali in Senato su diversi disegni di legge in materia di ripristino degli enti di area vasta, ma ci auguriamo che sia l'Assemblea regionale siciliana a pronunciarsi prima possibile per garantire la possibilità ai siciliani di votare già tra settembre e ottobre. Da anni conduciamo questa battaglia e, adesso, auspichiamo che i catanesi possano finalmente avere il diritto di scegliersi il proprio presidente della Città metropolitana ed i componenti del Consiglio metropolitano che preferiscono. Confidiamo però che, nel contempo, la politica locale, si dimostri responsabile nelle scelte che andrà ad operare. Chiediamo quindi, vista l'importanza della Città metropolitana, che gli spazi politici che dovranno essere colmati per legge, non diventino occasione di 'mercanteggiamento', quale forma di ripiego anche per coloro che sono alla ricerca di un posto al sole. Vogliamo che il rilancio di questa realtà importante, che dovrà valorizzare le sue funzioni principalmente in tema di viabilità, di governo del territorio, di manutenzione degli edifici scolastici, di politiche turistiche, sia governata da cittadini capaci e competenti. Su questo punto di vista - conclude Musumeci - saremo ben attenti e, a difesa dei cittadini e dei lavoratori di questo contesto metropolitano, non faremo sconti a nessuno".
qds.it
Tornano le Province: una poltrona per... tutti
A livello nazionale si va verso l'abrogazione della legge Delrio. In Sicilia invece è già pronto un apposito DdlROMA - Si riaccendono i riflettori sulle Province, che giusto nove anni fa, furono abolite con la legge n. 56 del 7 aprile 2014, altresì nota come "Delrio" dall'omonimo senatore primo firmatario del relativo Ddl. Per una volta, però, a fare la "prima della classe" su questo fronte fu la nostra Sicilia in quanto ancor prima delle indicazioni nazionali la Regione, che ai tempi aveva alla sua guida Rosario Crocetta, aveva già dato l'addio ai suddetti enti territoriali con la Legge regionale n.8 del 24 marzo 2014.Al posto delle Province regionali in Sicilia furono così istituiti i Liberi consorzi di Comuni e le Città Metropolitane, ovvero enti di secondo livello i cui vertici avrebbero dovuto essere eletti non dai cittadini bensì dagli amministratori dei comuni che li compongono. Una ristrutturazione che, di fatto, ha "tolto la poltrona" a circa 400 politici tra presidenti, assessori e consiglieri. Uno scenario
Eppure, di fatto, la legge si è rivelata una linea più di forma che di sostanza. Più nello specifico, sono stati cambiati nomi e nomine ma è rimasto identico tanto l'ambito territoriale quanto la dotazione di personale e risorse. Le Province, infatti, hanno continuato a vivere nella veste di Liberi consorzi e Città Metropolitane e a erogare servizi tra cui quelli principali sono la manutenzione delle scuole e delle strade. A essere abolite sono state le nomine di primo livello, sostituite da quelle di secondo livello che però nell'Isola non sono mai avvenute finendo per mettere in mano tutta la gestione al commissario di turno.A rilanciare il tema delle Province in Sicilia è stato proprio il nuovo numero uno di Palazzo d'Orleans, Renato Schifani, il quale lo scorso 3 marzo ha presentato un apposito Ddl di riforma: "Abbiamo avviato il percorso per la reintroduzione delle Province in Sicilia. La cancellazione degli Enti, fortemente voluta dal governo dell'epoca e rivendicata dalle forze che lo sostenevano nel Parlamento regionale partiva dal presupposto della riduzione dei costi della politica, ma ha determinato un vuoto nei processi decisionali e amministrativi che ha penalizzato in maniera evidente l'erogazione di servizi importanti per i cittadini e per la tutela del territorio".Ma prima c'è bisogno che si muova anche Roma. Il Ddl regonale è infatti subordinato all'abrogazione della già citata Delrio. E in tal senso le strategie di Regione e Governo sembrano camminare su binari paralleli: a gennaio il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, in occasione di un incontro con il Comitato direttivo dell'Unione province d'Italia (Upi) ha espressamente indicato la direzione del Governo, orientata all'abolizione dell'attuale normativa. Sul tavolo ci sono ben cinque Ddl dalla cui commistione e revisione si cercherà di individuare la formula migliore. Tutto ciò perché il paventato risparmio derivato dall'abolizione degli Enti, stando alle stime dell'Upi, avrebbe nei fatti permesso un taglio di "appena 26 centesimi per ogni cittadino" come illustrato nel dossier "Le Province oggi e domani", redatto nel 2019.Come si legge nel rapporto, infatti, raffrontando "l'unico risparmio della Legge 56/14 accertato, i 52 milioni di cancellazione dell'indennità degli organi politici con l'aumento di 36 milioni dei costi del personale transitato nelle Regioni e nei ministeri (oltre 12.000 ex dipendenti provinciali che hanno avuto un premio di produttività in media più alto di 3.000 euro), la differenza è un risparmio di 16 milioni, pari allo 0,001 della spesa pubblica e quindi a 26 centesimi annui per ogni italiano".
"Di contro - ha evidenziato l'Upi - la riforma ha provocato un taglio 'drammatico' alle risorse che ha praticamente bloccato per cinque anni la manutenzione ordinaria dei 130 mila chilometri di strade e dalle oltre 7.000 scuole secondarie superiori in gestione: con - 43% alla spesa corrente e -71% di risorse per gli investimenti dal 2013 al 2018".Insomma, un tuffo nel passato per il Belpaese e ancor più per la nostra Regione, in cui vige il caos considerato che i suddetti enti sono commissariati dal lontano 2013. L'Isola, dunque, come previsto dal Ddl tornerà a contare sei Province più tre Città Metropolitane, ovvero Catania, Messina e Palermo. Schifani sembra da subito voler scongiurare le preoccupazioni sui costi della manovra, rassicurando tutti sul fatto che "il numero dei consiglieri e degli assessori sarà inferiore rispetto al passato".
Stando alla proposta regionale, infatti, oltre ai nove presidenti per le province con popolazione superiore al milione di abitanti sono previsti massimo nove assessori e 36 consiglieri; per quelle tra un milione e 500.000 di abitanti, fino a sette assessori e 30 consiglieri; quelle con meno di 500.000 abitanti potranno avere massimo sei assessori e 24 consiglieri.Numeri alla mano, insomma, si tratterebbe di reintrodurre nella nostra regione ben 316 poltrone. Dati non da poco, che sembrano andare in una direzione completamente opposta rispetto alla tanto agognata "spending review". A voler fare una stima, potremmo considerarla una manovra che potrebbe costare circa 5,2 milioni l'anno.Una cifra che tiene conto esclusivamente dei fondi necessari a sostenere le nuove cariche politiche di presidenti e assessori. Se infatti l'impianto dovesse essere restaurato in toto così come nel passato, è possibile già prevedere il peso economico che la Regione dovrà affrontare annualmente per tenere in vita le rinnovate cariche elettive.Per il meccanismo di calcolo abbiamo fatto riferimento al decreto presidenziale n. 19 del 2001 della Regione Sicilia, con il quale è stato reso esecutivo l'articolo 19 della Lr 30/2000. Quest'ultima infatti, ha individuato le linee guida per le "indennità di funzione e gettoni di presenza degli amministratori locali". Per quanto riguarda invece gli importi che dovrebbero essere corrisposti a presidenti e assessori, abbiamo fatto riferimento ai commi da 583 a 587 della legge n. 234 del 30 dicembre 2021, recepita in Sicilia con Lr 13 /2022. Quest'ultima ha previsto un incremento delle indennità di funzione degli amministratori locali a tutti i livelli.Per i sindaci delle Città Metropolitane il compenso ammonta a 13.800 euro lordi mensili. Nel caso dei comuni capoluogo di provincia (oltre 100 mila abitanti), invece, l'indennità è pari a 11.040 euro al mese.
Prima della trasformazione del 2014, ai presidenti delle Province siciliane doveva essere corrisposta un'indennità equivalente a quella del sindaco del comune capoluogo di provincia. Se il meccanismo fosse confermato anche per le "nuove" Province si tratterebbe di una cifra che complessivamente, per i soli nove presidenti, sarebbe pari a 107,6 mila euro al mese, il che vuol all'incirca 1,3 milioni l'anno.A questo vanno aggiunti i costi per sostenere gli assessori, il cui compenso è pari al 65% di quello del presidente. Stando al nuovo Ddl, dunque, a Catania e Palermo sono previsti 9 assessori, 7 nel caso di Messina. Considerando uno stipendio medio pari a 8.970 euro lordi al mese, arriviamo a 224 mila euro al mese (ovvero 2,7 milioni all'anno) per le sole tre Città Metropolitane. Per le altre sei province, invece, che registrano meno di 500 mila abitanti, è prevista la presenza di 6 assessori. Il 65% del compenso del sindaco, in questo caso, è pari a 6.760 euro al mese. Il calcolo complessivo delle indennità per i 36 assessori delle sei Province è pari a 243 mila euro al mese, ovvero 2,9 milioni di euro annui.
Soltanto presidenti e assessori costerebbero ogni anno in Sicilia 4,2 milioni di euro. Ma occorre poi calcolare anche i Consigli provinciali e qui le cose si fanno più complesse.Se consideriamo anche i gettoni di presenza, ipotizzando la partecipazione dei 246 consiglieri provinciali anche soltanto a due sedute al mese con un corrispettivo medio di 100 euro (in ogni caso stime viste al ribasso), possiamo prevedere una spesa di circa un milione di euro l'anno. Sommando le tre voci precedentemente elencate arriviamo al totale, già anticipato, di una spesa da 5,2 milioni l'anno per i soli organi politici.Questo soltanto il dato Siciliano. Se invece ampliamo il ragionamento a livello nazionale, il ministero dell'Interno ha già calcolato, a seguito della possibile abrogazione della Delrio, una spesa annua pari a 223 milioni di euro. Un bel respiro di sollievo per una classe politica alla ricerca di nuovi incarichi. Con il ritorno delle Province, insomma, è pronta una poltrona... per tutti