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rassegna stampa dal 25 al 27 marzo 2023

SICILIAREPORTER

Ordine degli architetti Agrigento: 24 milioni dal PNRR per la rigenerazione urbana


Pubblicati i progetti acquisiti dal Libero Consorzio Comunale e dai Comuni di Grotte, Montevago, Racalmuto e Raffadali grazie ai concorsi di progettazione banditi con la collaborazione tecnica e logistica dell'Ordine degli architetti.
I progetti saranno presentati nel corso di un convegno che si terrà venerdì 31 marzo, dalle 15 alle 18, nella sala Zeus del museo archeologico Pietro Griffo.  Nel corso dell'evento, si discuterà anche di rigenerazione urbana con gli interventi di illustri relatori: Giuseppe Cappochin, Consiglio nazionale degli architetti; Gianluca Peluffo, noto interprete di un'architettura contemporanea che privilegia il linguaggio e la poesia.
"Il Convegno - afferma il presidente dell'Ordine degli architetti, Rino La Mendola - è finalizzato da un lato  alla promozione del concorso di progettazione quale strumento ideale per valorizzare il talento dei professionisti e, dall'altro, a descrivere i cinque progetti di fattibilità tecnica ed economica, di qualità, acquisiti dal Libero Consorzio Comunale e dai Comuni di Montevago, Grotte, Racalmuto e Raffadali grazie ai concorsi di progettazione banditi la scorsa estate, con la collaborazione tecnico-logistica dell'Ordine agrigentino.
Grazie a queste sinergie, i suddetti Enti sono riusciti, entro i termini prescritti, a fruire delle risorse stanziate dallo Stato, per bandire i concorsi e acquisire i progetti preliminari che potranno essere utilizzati per accedere alle risorse del PNRR e realizzare così cinque interventi di rigenerazione urbana, per un importo complessivo di circa 24 milioni di euro.
In particolare, i progetti riguardano la realizzazione di una scuola a Canicattì e la riqualificazione dell'Antica Montevago, distrutta dal terremoto del '68; della zona del Calvario di Grotte; delle strade principali del centro storico di Racalmuto e del Villaggio della Gioventù a Raffadali. A tutto questo - continua La Mendola - si aggiungono gli altri due prestigiosi concorsi appena banditi, in collaborazione con il nostro Ordine, dal Comune di Santa Margherita Belice e dal Parco della Valle dei Templi, rispettivamente, per la riqualificazione della parte della città Belicina distrutta dal sisma del '68 e per la valorizzazione e protezione dell'antico Teatro greco di Eraclea Minoa".
I progetti saranno oggetto di una mostra che sarà inaugurata durante l'evento e rimarrà a disposizione dei visitatori, nella sala Zeus, sino al prossimo 7 aprile e saranno descritti da relatori prestigiosi come Renata Prescia, docente di Restauro e coordinatrice del corso di laurea in Architettura di Agrigento; Michele Sbacchi, professore di Progettazione architettonica all'Università di Palermo; dai presidenti degli Ordini siciliani: Sonia Di Giacomo (Siracusa), Piero Campa (Caltanissetta), Giuseppe Falzea (Messina), Sebastiano Fazzi (Enna) e Salvo Scollo (Ragusa). Previsti anche gli interventi del direttore del Parco della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta; del presidente del Polo Universitario di Agrigento, Gianfranco Tuzzolino; del commissario del Libero Consorzio Comunale, Raffaele Sanzo e dei sindaci Margherita La Rocca Ruvolo (Montevago), Silvio Cuffaro (Raffadali), Vincenzo Maniglia (Racalmuto) e Alfonso Provvidenza (Grotte), che hanno patrocinato l'evento, unitamente al Consiglio nazionale, alla Consulta regionale degli architetti ed alla Rete Civica della Salute di Agrigento.
Nel corso dell'evento ci sarà spazio anche per un momento musicale a cura della Soprano Valentina Capraro e del Duo pianistico Marisa Bonfiglio - Alfonso Lo Presti.



CANICATTIWEB

Agrigento, approvato bando di gara per manutenzione della Sp Cavaleri Magazzeni


Prosegue l'attività del Libero Consorzio Comunale di Agrigento per il miglioramento delle condizioni delle strade di propria competenza. Con determinazione del Settore Contratti e Gare è stato infatti approvato il bando di gara per l'accordo quadro annuale con un solo operatore economico per l'affidamento dei lavori di eliminazione delle condizioni di pericolo e messa in sicurezza della Strada Provinciale n. 71-B Cavaleri Magazzeni, in territorio di Agrigento. Si tratta di lavori progettati dallo staff del Settore Infrastrutture Stradali, per un importo a base d'asta di 991.500,00 euro, finanziati con fondi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il termine di presentazione delle offerte per la gara, che sarà effettuata in modalità integralmente telematica, verrà fissato successivamente dallo stesso Ufficio Contratti e Gare.


LIVESICILIA

Capitale della Cultura, Schifani: "Tutta la Sicilia sostiene Agrigento"

Oltre alla città dei Templi, in lizza sono Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio, Monte Sant'Angelo, Orvieto, Pescina, Roccasecca e Spoleto.

PALERMO. "Tutta la Sicilia sostiene e fa il tifo affinché Agrigento possa essere scelta e proclamata città Capitale della Cultura 2025. Domani a Roma il sindaco Francesco Miccichè sarà davanti alla commissione di valutazione per illustrare la candidatura ed i progetti della sua città, l'unica Siciliana in corsa per il titolo". Lo dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
"La grandezza è la magnificenza della Valle dei templi, patrimonio mondiale dell'umanità, e le bellezze dell'intero territorio agrigentino sono riconosciuti a livello internazionale - aggiunge Schifani -. Se dovesse arrivare a fine mese questo titolo, il governo regionale sarà di supporto affinché Agrigento possa ulteriormente mettersi in mostra".
Oltre alla città della Valle dei templi, le città in lizza sono Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio, Monte Sant'Angelo, Orvieto, Pescina, Roccasecca e Spoleto. "È una straordinaria occasione - sottolinea Elvira Amata, assessore regionale del Turismo - e la giunta comunale, guidata dal sindaco Miccichè con l'assessore alla cultura e al turismo Costantino Ciulla, sta profondendo le migliori energie per la conquista dell'importante riconoscimento che sarà attribuito dalla commissione presieduta da Davide Desario, anche in considerazione del fatto che Agrigento ha tutti i titoli per vincere, ma anche un ottimo progetto sottoposto alla giuria".



BLOGSICILIA
Agrigento capitale della cultura 2025, Schifani, "Tutta la Sicilia vi sostiene"

"Tutta la Sicilia sostiene e fa il tifo affinché Agrigento possa essere scelta e proclamata città Capitale della Cultura 2025. Domani a Roma il sindaco Francesco Miccichè sarà davanti alla commissione di valutazione per illustrare la candidatura ed i progetti della sua città, l'unica Siciliana in corsa per il titolo". Lo dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
"La grandezza è la magnificenza della Valle dei templi, patrimonio mondiale dell'umanità, e le bellezze dell'intero territorio agrigentino sono riconosciuti a livello internazionale - aggiunge Schifani - Se dovesse arrivare a fine mese questo titolo, il governo regionale sarà di supporto affinché Agrigento possa ulteriormente mettersi in mostra". Oltre alla città della Valle dei templi, le città in lizza sono Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio, Monte Sant'Angelo, Orvieto, Pescina, Roccasecca e Spoleto.
"È una straordinaria occasione - sottolinea Elvira Amata, assessore regionale del Turismo - e la giunta comunale, guidata dal sindaco Miccichè con l'assessore alla cultura e al turismo Costantino Ciulla, sta profondendo le migliori energie per la conquista dell'importante riconoscimento che sarà attribuito dalla commissione presieduta da Davide Desario, anche in considerazione del fatto che Agrigento ha tutti i titoli per vincere, ma anche un ottimo progetto sottoposto alla giuria".
La polemica di Scalfarotto
"Ministro Gennaro Sangiuliano, il concorso per la Capitale della Cultura 2025 è già stato vinto da Orvieto prima di cominciare, come dice il sottosegretario Vittorio Sbarbi?". Ivan Scalfarotto lo chiede su Twitter dopo l'intervista di Vittorio Sgarbi al Corriere dell'Umbria "in cui dichiara - spiega il senatore Az-Iv - la vittoria della città di centrodestra come Capitale della Cultura 2025". "E tra tante motivazioni, solo perchè la giunta è di destra? Nemmeno troppo onorevole per la città vincitrice", rileva ancora Scalfarotto.
Sgarbi, intanto, scioglierà la riserva sulla sua eventuale candidatura a Sutri lunedì 27 aprile. "Dopo aver vissuto anni difficili a Sutri, città di cui sono orgoglioso davanti al mondo e di cui intendo sostenere un avanzamento proponendola come capitale italiana delle cultura per il 2026, garantisco la mia attenzione invariata per la città e la riconoscenza per i cittadini che riconoscono il grande lavoro di promozione fatto in questi anni. Lavorando in diverse citta d'italia per le liste di 'Rinascimentò - spiega Sgarbi - ho deciso di sciogliere la riserva per una eventuale candidatura a Sutri lunedì 27 aprile. Nel frattempo ho informato delle mie scelte i vertici dei partiti di maggioranza, e in particolare per i temi che riguardano la difesa del Paesaggio, il ministro Lollobrigida e il pres



Giornale di sicilia

Fondi Pnrr, finanziati cinque progetti da 24 milioni di euro

Cinque interventi di rigenerazione urbana, per un importo complessivo di circa 24 milioni di euro provenienti dalle risorse del Pnrr. I progetti riguardano la realizzazione di una scuola a Canicattì, la riqualificazione dell'Antica Montevago, distrutta dal terremoto del '68; della zona del Calvario di Grotte; delle strade principali del centro storico di Racalmuto e del Villaggio della Gioventù di Raffadali. Sono stati pubblicati i progetti acquisiti dal Libero Consorzio Comunale e dai Comuni coinvolti grazie ai concorsi di progettazione banditi con la collaborazione tecnica e logistica dell'Ordine degli architetti. I progetti saranno presentati nel corso di un focus che si terrà venerdì prossimo, dalle 15, nella sala Zeus del museo archeologico Pietro Griffo. Nel corso dell'evento, si discuterà anche di rigenerazione urbana con gli interventi di illustri relatori: Giuseppe Cappochin, Consiglio nazionale degli architetti; Gianluca Peluffo, noto interprete di un'architettura contemporanea. «Il convegno - afferma il presidente dell'Ordine degli architetti, Rino La Mendola - è finalizzato da un lato alla promozione del concorso di progettazione quale strumento ideale per valorizzare il talento dei professionisti e, dall'altro, a descrivere i cinque progetti di fattibilità tecnica ed economica, di qualità, acquisiti dal Libero Consorzio Comunale e dai Comuni di Montevago, Grotte, Racalmuto e Raffadali grazie ai concorsi di progettazione banditi la scorsa estate, con la collaborazione tecnico-logistica dell'Ordine agrigentino. Grazie a queste sinergie, questi enti sono riusciti a fruire delle risorse stanziate dallo Stato, per bandire i concorsi e acquisire i progetti preliminari che potranno essere utilizzati per accedere alle risorse del Pnrr e realizzare così i cinque interventi di rigenerazione urbana, per un importo complessivo di circa 24 milioni di euro. A questo - continua La Mendola - si aggiungono gli altri due concorsi appena banditi, in collaborazione con il nostro Ordine, dal Comune di Santa Margherita Belice e dal Parco Valle dei Templi». Le tavole dei progetti saranno messe in mostra durante l'evento e rimarranno a disposizione dei visitatori, nella sala Zeus, sino al prossimo 7 aprile. Ai lavori interverranno: il direttore del Parco della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta; il presidente del Polo Universitario di Agrigento, Gianfranco Tuzzolino; il commissario del Libero Consorzio, Raffaele Sanzo i sindaci: Margherita La Rocca Ruvolo, Silvio Cuffaro, Vincenzo Maniglia e Alfonso Provvidenza e i docenti Renata Prescia e Michele Sbacchi, i presidenti degli Ordini siciliani: Sonia Di Giacomo, Piero Campa, Giuseppe Falzea, Sebastiano Fazzi e Salvo Scollo. (*GNE*)



Avvenire.it
Territori. La riorganizzazione delle Province è un percorso che deve ripartire

venerdì 24 marzo 2023 Dopo le riforme degli enti territoriali attuate nel 1990 e nel 2014, il riassetto è rimasto a metà. L'accorpamento dei comuni non avanza e le aree metropolitane non sono mai decollate La questione della riorganizzazione degli enti territoriali e locali ha vissuto una stagione prospera nei decenni passati. Era unanime la consapevolezza che l'assetto vigente fosse inadeguato: a parte le incertezze che accompagnavano l'ordinamento delle regioni, a livello locale l'organizzazione rispondeva, e continua in parte a rispondere, a un criterio di carattere storico: i comuni, nati da profonde tradizioni, e le province, che erano espressione del   Ascolta  (/) decentramento delle funzioni statali, come le questure, le prefetture, i provveditorati agli studi (ora uffici scolastici regionali, che sono uffici periferici del Ministero della pubblica istruzione, come lo erano del resto gli istituti scolastici). Questo modello non era idoneo a gestire una amministrazione che si era andata evolvendo fino a diventare in prevalenza amministrazione di servizi anziché solo di funzioni autoritative. La gestione dei servizi richiede un ambito territoriale diverso dai piccoli comuni e le grandi città hanno bisogno di una collaborazione istituzionali con i comuni limitrofi per gestire efficacemente ad es. il trasporto pubblico. I comuni italiani, invece, sono per il 70% (69,98 per l'esattezza) al di sotto dei 5.000 abitanti e la tendenza è nel senso di un progressivo spopolamento dei comuni minori. Le province hanno una dimensione connessa al decentramento delle funzioni statali e non sono una "comunità": per capirlo in modo semplice, mentre chi dice di essere "italiano", o "milanese", o "lombardo" indica l'appartenenza a un territorio, chi dice di essere "della provincia di Milano" vuol significare solo che è di un paese vicino a Milano. La legge 142 del 1990 aveva intercettato la necessità di adeguamento, introdotto norme importanti sull'accesso e sugli istituti di partecipazione, e, soprattutto sul versante dei comuni, aveva cercato di avviare la riorganizzazione del territorio con la istituzione delle aree metropolitane e delle unioni fra comuni per gestire singole funzioni (ad es. i vigili urbani, che per i piccoli comuni non superano l'unità,) e promuovendo le fusioni dei comuni, con la previsione che al posto di quelli soppressi possano istituirsi dei "municipi". Venivano inoltre stimolate le aggregazioni sovracomunali attraverso gli strumenti dei consorzi e delle convenzioni fra comuni. Sul versante delle province la legge 142 non aveva potuto incidere più di tanto perché erano previste nel testo della Costituzione, ma si era intanto diffusa, fino a diventare dominante, la tesi che andassero soppresse per dar luogo a enti composti dai comuni associati: la "vasta area" adeguata ai nuovi servizi, con organismi, come le Asl, che si andavano sviluppando ad opera della legislazione settoriale. Per la cronaca, erano contrari alla soppressione, ma non in modo manifesto, solo alcuni degli ex democristiani che avevano trovato l'accordo con l'ex Pci al quale spettava il presidente della regione e il sindaco del comune capoluogo, mentre la provincia era lasciata al Ppi, che arrivò a governarne 53. La successiva legge Delrio (n.56 del 2014) si è collocata ancora in questo contesto culturale e ha anticipato la soppressione delle province sostituendo l'elezione popolare degli organi con la nomina di secondo grado da parte dei comuni, ma ha dovuto assumere il carattere di legge-ponte, tanto da ripetere più volte «in attesa della riforma del titolo V della Costituzione». Infatti nello stesso periodo fu presentata, e poi approvata nell'aprile del 2016, la riforma costituzionale che comprendeva la soppressione delle province. Come si sa, il successivo referendum non confermò la riforma, perché prevalsero le perplessità sul suo impianto complessivo. Così il ponte della Delrio è restato senza una delle discese ed anche gli stimoli a una nuova, complessiva riorganizzazione del territorio sono rimasti senza stimoli e hanno avuto scarsa attuazione perché la vischiosità delle tradizioni ha posto un freno all'accorpamento dei comuni e alla realizzazione delle aree metropolitane. È chiaro quindi che la normativa va modificata e integrata. In questo contesto viene ora prospettata in alcuni disegni d i legge una mini-riforma che prevede di rendere nuovamente elettivi gli organi delle province. La riforma è del tutto inadeguata (come ha osservato Stefano De Martis in questo giornale) e implicherebbe di fatto l'abbandono del disegno riformatore rendendo più difficile il riordinamento territoriale e l'eliminazione delle sovrapposizioni delle competenze. Avrebbe, in sostanza, solo l'effetto di restituire alla politica i posti che le erano stati sottratti attraverso l'elezione di secondo grado ed è sbagliata anche sul piano della legittimazione della politica: il problema, in effetti, non è quello dei risparmi sui costi della politica, che sarebbero irrisori, come lo sono stati quelli derivanti dalla riduzione del numero dei parlamentari, ma quello della ripresa di una legittimazione basata sulla riconoscibilità e valutabilità delle competenze e delle corrispondenti responsabilità. L'elezione diretta di un organo non rappresentativo di una comunità reale e del quale la gente ignora le funzioni darebbe un ulteriore incentivo all'astensionismo che va dilagando. Quanto all'assetto delle competenze: si parla molto, inutilmente, della semplificazione dell'attività amministrativa, ma non si tiene conto del fatto che a monte di questa vi è una densa complessità organizzativa derivante dall'esistenza di più enti con competenze in parte sovrapposte. Anche qui un esempio semplice: per fare una serie di lavori edili sono necessarie due pratiche, identiche, al comune e alla provincia. Sono poche le "pratiche" che non comportano il passaggio da più enti o organi. L'invito che risale a San Tommaso (entia non sunt multiplicanda sine necessitate) è del tutto disatteso. E infatti sullo stesso territorio incide un gran numero di enti: oltre all'Unione Europea, lo Stato, le regioni, le province, i comuni e le loro unioni, e poi le aree metropolitane, le comunità montane i parchi naturali, le autorità di bacino, quelle sanitarie, dei trasporti, e così via. Vi sono quindi ragioni profonde per riprendere, approfondire e portare a compimento il disegno riformatore che era maturato negli scorsi decenni. Le province vanno soppresse senza rimpianti e si deve promuovere più che in passato la riaggregazione dei comuni piccoli, con forti incentivi e con una attività culturale che finora è mancata per spiegare che in effetti le aggregazioni non sottraggono ma aumentano la possibilità per i cittadini di incidere sulla risposta ai loro diritti. Non sono state ad esempio sottolineate le potenzialità che offrono i municipi: la legge non stabilisce le loro funzioni ma ne lascia la determinazione allo statuto comunale. Poiché i comuni piccoli hanno formalmente le stesse competenze di quelli grandi, ma riescono in concreto a esercitarne poche, le funzioni che eserciterebbe il nuovo, più grande, comune sarebbero più consistenti e i municipi risultanti da una fusione di comuni potrebbero mantenere quasi tutte le competenze che esercitavano i comuni soppressi. Tutte le forze politiche, comprese quelle di Governo, vanno predicando che bisogna cessare con le piccole misure che non aggrediscono le cause delle disfunzioni e che bisogna ripensare in termini strutturali e di lungo periodo. Se così è non bisogna perdere la possibilità di una effettiva riforma dell'amministrazione a livello locale, con tutte le conseguenze che può comportare sulla gestione dei servizi e sul rapporto fra i cittadini e la politica. 


Blogsicilia.it
Assunzioni subito ed enti da rilanciare, la macchina delle Province in Sicilia si mette in moto

Nemmeno il tempo di far rinascere le province che subito si parla di assunzioni e posti di lavori. Regione e sindacati hanno già iniziato a parlare, incontrandosi per cercare di capire il metodo giusto per attuare la riforma. Era il 3 marzo quando Schifani annunciò di aver pronto un disegno di legge per colmare il "vuoto normativo", e la macchina sembra esserci in moto davvero. Il metodo "Sulle province apprezziamo il metodo che il governo sta perseguendo attraverso il dialogo con i sindacati, mantenendo l'impegno assunto. Da anni sosteniamo la necessità che gli enti intermedi vengano rilanciati al più presto, dopo oltre un decennio di abbandono.
Importante adesso che non vi siano fughe in avanti che potrebbero causare rischi di impugnative", così Paolo Montera e Gianfranco Di Maria rispettivamente segretario generale della Cisl Fp e coordinatore regionale per le Province, commentano l'incontro con l'assessore regionale alle Autonomie locali Andrea Messina che ha convocato un tavolo con le sigle per discutere del progetto di riforma recentemente approvato dalla giunta regionale. "Il disegno di legge della Regione siciliana - proseguono Montera e Di Maria - dovrà muoversi all'interno della cornice nazionale e quindi è opportuno che l'Ars approvi la norma un minuto dopo lo Stato. Occorre evitare ritardi nel ripristino degli enti in modo tale che siano ristabiliti al più presto i servizi di cui i cittadini hanno bisogno al di là di quali saranno le modalità di individuazione della governance degli enti"."Riteniamo ovvio - concludono Montera e Di Maria - che il rilancio passi anche attraverso nuove assunzioni necessarie in termini di organico, di competenze e servizi che le province dovranno erogare. Un plauso va rivolto al personale attualmente ancora in servizio che ha portato avanti gli enti pur in carenza di organico e nelle incertezze gestionali e, talvolta, anche finanziarie". Il confronto e gli enti intermedi L'assessore alle Autonomie locali, Andrea Messina e i sindacati hanno firmato l'accordo nazionale per l'istituzione degli enti intermedi."Questo incontro - ha evidenziato l'assessore Messina - vuole essere un primo momento di interlocuzione con le parti sociali sul testo predisposto dal governo Schifani. Siamo certi che un processo condiviso e partecipato possa portare alla definizione, nell'interesse dei territori, delle migliori norme possibili sulla reintroduzione della Province nella nostra regione.
Il disegno di legge, che è già stato approvato dalla giunta e trasmesso all'Assemblea regionale per l'iter parlamentare, è condizionato all'abrogazione della legge "Delrio' (la n. 56 del 2014) che ha riformato la materia degli enti locali ridefinendo il sistema della rappresentanza nelle ex Province con elezioni di secondo livello". Le elezioni e le normative, durante l'incontro, l'assessore Messina ha illustrato i contenuti del ddl, ispirato ai principi della Carta europea delle autonomie locali: torna l'elezione a suffragio universale sia del presidente sia del Consiglio ed è data particolare attenzione, in termini di rappresentatività, alle quote di genere sia nella composizione delle liste che della giunta. Come previsto dalla normativa nazionale, rimangono confermate le tre Città metropolitane di Palermo, Messina e Catania, alle quali si aggiungono le sei Province che andranno a sostituire gli attuali Liberi consorzi di Comuni. Nessun aggravio riguardo alle funzioni, che rimangono quelle attualmente attribuite dalla legge.


Siciliaonpress.it

Riforma Province, governo regionale avvia confronto con parti sociali

Prende il via il confronto tra il governo regionale e le parti sociali sulla riforma che punta alla reintroduzione delle Province in Sicilia. L'assessore alle Autonomie locali, Andrea Messina, ha incontrato questa mattina a Palermo i sindacati che hanno firmato l'accordo nazionale per l'istituzione degli enti intermedi. Il confronto, al quale era presente anche il dirigente generale del dipartimento delle Autonomie locali, Salvatore Taormina, è stato convocato per illustrare i contenuti del disegno di legge di iniziativa governativa.
«Questo incontro - ha evidenziato l'assessore Messina - vuole essere un primo momento di interlocuzione con le parti sociali sul testo predisposto dal governo Schifani. Siamo certi che un processo condiviso e partecipato possa portare alla definizione, nell'interesse dei territori, delle migliori norme possibili sulla reintroduzione della Province nella nostra regione. Il disegno di legge, che è già stato approvato dalla giunta e trasmesso all'Assemblea regionale per l'iter parlamentare, è condizionato all'abrogazione della  legge "Delrio' (la n. 56 del 2014) che ha riformato la materia degli enti locali ridefinendo il sistema della rappresentanza nelle ex Province con elezioni di secondo livello».
Apprezzamento nel merito e nel metodo è stato espresso dai rappresentanti regionali dei sindacati del comparto presenti: Nicola Scaglione (Csa-Cisal), Paolo Montera  (Cisl Fp) e Gaetano Agliozzo (Fp Cgil). I sindacalisti, nel considerare con favore il dialogo avviato dall'esecutivo regionale, hanno espresso all'assessore l'esigenza di prestare attenzione alla situazione del personale delle ex Province che, dopo la loro soppressione, ha subito un processo di riduzione costante, tale da mettere a rischio l'operatività degli stessi enti.
Durante l'incontro, l'assessore Messina ha illustrato i contenuti del ddl, ispirato ai principi della Carta europea delle autonomie locali: torna l'elezione a suffragio universale sia del presidente sia del Consiglio ed è data particolare attenzione, in termini di rappresentatività, alle quote di genere sia nella composizione delle liste che della giunta. Come previsto dalla normativa nazionale, rimangono confermate le tre Città metropolitane di Palermo, Messina e Catania, alle quali si aggiungono le sei Province che andranno a sostituire gli attuali Liberi consorzi di Comuni. Nessun aggravio riguardo alle funzioni, che rimangono quelle attualmente attribuite dalla legge.


Tusciatimes.ue.it
76 Province per immaginare un nuovo modello di ente proiettato nel futuro

Lunedì 27 e martedì 28 marzo 2023, Parma ospita un incontro promosso dall'Unione delle Province d'Italia su un avvenire votato all'efficienza e alla riduzione dello spreco di risorse e tempo.
Con un appuntamento che riunisce idealmente a Parma tutto il territorio nazionale, le 76 Province italiane si ritrovano per proporre la nuova versione di un ente che vuole guardarsi allo specchio e vedersi sempre più impegnato a promuovere gli investimenti e a programmare lo sviluppo locale, con personale altamente specializzato e una missione chiara: semplificare il sistema per rendere più efficienti le amministrazioni e ridurre sprechi di risorse e di tempo. Questi, in sintesi, gli obiettivi della due giorni di incontri dal titolo "La nuova Provincia e il ruolo del servizio economico finanziario", in programma i prossimi 27 e 28 marzo nella Sala '51 della Provincia di Parma. Promosso dall'Unione delle Province d'Italia, come parte del progetto "Province&Comuni" finanziato dal Dipartimento della Funzione Pubblica nell'ambito del PON Governance 2014-2020, l'appuntamento porterà in città i dirigenti e i funzionari dei servizi economici finanziari di tutte le province, invitati a discutere di pianificazione degli investimenti, del nuovo Codice dei Contratti, di programmazione finanziaria, di politiche del personale per costruire il modello organizzativo della nuova Provincia.«La Provincia di Parma è onorata di poter ospitare Upi nazionale e di poter quindi contribuire a supportare il percorso di formazione del personale delle Province che si occupa di una funzione fondamentale per gli enti: il bilancio», commenta Andrea Massari, Presidente della Provincia di Parma e di Upi Emilia-Romagna, al quale sarà affidata l'apertura dei lavori nella giornata del 28. «Si tratta di un momento fondamentale di aggiornamento e crescita professionale di dirigenti e funzionari che diventa ancora più strategico in questo momento, che vede le Province tornare al centro del dibattito politico e pubblico: dopo anni si ragiona di nuovo delle funzioni, della forma di governo e dell'importanza delle Province. Era ora. E la formazione deve accompagnare necessariamente questa fase nuova che si profila all'orizzonte».A guidare i partecipanti nei "workshop" saranno esperti di finanza pubblica, magistrati della Corte dei conti e docenti universitari: i risultati della prima sessione saranno poi condivisi in sessione plenaria nella seconda giornata, attraverso le relazioni dei coordinatori dei tavoli e gli interventi degli ospiti. Le conclusioni saranno riservate al Presidente nazionale di UPI, Michele de Pascale, Sindaco di Ravenna e Presidente della relativa Provincia.



Palermotoday.it
Ex province, la Cisal incontra l'assessore Messina: "Il disegno di legge restituisce dignità a enti e lavoratori"Così i sindacalisti Giuseppe Badagliacca e Nicolò Scaglione sulla proposta di riordino delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi che la Regione sta portando avanti: "Finalmente si pone rimedio a una riforma sciagurata"

"Le ex province siciliane devono tornare a erogare servizi ai cittadini colmando un vuoto durato troppi anni su scuola, ambiente, infrastrutture, viabilità: ben venga il disegno di legge che restituisce dignità agli enti e ai lavoratori e segna il ritorno della politica". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Nicolò Scaglione della Cisal a margine dell'incontro fra l'assessore regionale alle Autonomie locali, Andrea Messina, e le organizzazioni sindacali sul disegno di legge in materia di funzioni, organi di governo e sistema elettorale delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi."Finalmente si pone rimedio a una riforma sciagurata - aggiungono Badagliacca e Scaglione - che in questi anni ha depauperato questi enti sottraendo loro risorse e personale facendone pagare il prezzo ai siciliani, specie a quelli che vivono nei comuni più piccoli e che hanno dovuto sopportare strade dissestate, scarsi investimenti nelle scuole e nelle infrastrutture, oltre a servizi carenti. La decisione di far tornare la politica nelle Città metropolitane e nei Liberi consorzi consentirà di ripristinare una reale rappresentanza dei territori e di far funzionare nuovamente le ex Province che devono diventare un motore di sviluppo e investimenti".Nuovo Renault Kangoo Van E-Tech 100% electric, fino a 300 km di autonomia Vedi Offerta Contenuto Sponsor" Ringraziamo l'assessore Messina per la disponibilità al confronto con le organizzazioni sindacali che possono e vogliono offrire un contributo in termini di idee e proposte nell'interesse dei siciliani e ci auguriamo che questo diventi un metodo di lavoro diffuso e condiviso", concludono i due sindacalisti.



































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































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