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rassegna stampa del 29 marzo 2023

ITALIAOGGI
Riforma degli appalti a scaglioni. Al via il nuovo codice appalti, ma ad efficacia differita: primo luglio, tranne che per le norme sulla digitalizzazione che entreranno in vigore ad inizio 2024; il codice sarà auto-esecutivo: negli allegati sono recepiti regolamenti e linee guida Anac oggi vigenti.

Al via il nuovo codice appalti, ma ad efficacia differita: primo luglio, tranne che per le norme sulla digitalizzazione che, presupponendo la messa a regime piattaforme interoperabili articolate e complesse, entreranno in vigore ad inizio 2024; il codice sarà auto-esecutivo (negli allegati sono recepiti regolamenti e linee guida Anac oggi vigenti) e non avrà bisogno di un regolamento attuativo; largo spazio al principio di autorganizzazione delle pubbliche amministrazioni e al principio di risultato; più discrezionalità amministrativa e meno regole; forte spinta alla digitalizzazione di tutta la procura e alla sua semplificazione; centrale il ruolo delle piattaforme digitali di e-procurement; recepite e rese ordinarie le norme Pnrr sulle soglie più altre per affidamenti diretti e sulle procedure negoziate fino alle soglie UE; liberalizzato il subappalto e la disciplina dei raggruppamenti. Sono questi soltanto alcuni dei punti del nuovo codice appalti, 228 articoli con 36 allegati, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri e che dovrebbe essere pubblicato a breve sulla Gazzetta Ufficiale per rispettare la scadenza del primo aprile 2023, trattandosi di una delle riforme previste dal Pnrr. Il codice, predisposto dal Consiglio di Stato nella scorsa estate, in sostanza riordina la materia, adegua alcuni istituti ad indicazioni della Corte Ue, semplifica diversi parti e ingloba regolamenti ministeriali e linee guida Anac (che non potranno più essere emesse, dal momento che l'Autorità viene indirizzata sulla gestione delle banche dati, sul precontenzioso e potrà emettere atti generali, contratti-tipo e bandi-tipo), e punta molto sulla digitalizzazione. Tutto questo viene effettuato in una cornice generale rappresentata dai primi 12 articoli in cui vengono declinati alcuni principi generali fra cui quelli di: risultato, fiducia, accesso al mercato, di buona fede e affidamento, auto-organizzazione amministrativa, conservazione dell'equilibrio contrattuale, tassatività delle cause di esclusione. Per quanto riguarda la digitalizzazione di tutto l'iter, ad esempio, si prevede che la stipula del contratto dovrà avvenire sempre in modalità elettronica, così come le garanzie (cauzioni provvisorie e definitive) dovranno essere native digitali. Di fatto l'intero ciclo di affidamento dei contratti viaggerà su quello che è stato definito ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale (e-procurement), costituito dalle piattaforme e dai servizi digitali infrastrutturali abilitanti la gestione del ciclo di vita dei contratti pubblici. Le piattaforme e i servizi digitali serviranno a gestire tutta la procedura dalla redazione o l'acquisizione degli atti in formato nativo digitale fino al controllo tecnico, contabile e amministrativo dei contratti anche in fase di esecuzione.
Un ruolo fondamentale l'avrà l'Anac nella gestione della Banca dati nazionale dei contratti pubblici, interoperabile con le piattaforme di approvvigionamento digitale utilizzate dalle stazioni appaltanti e con il portale dei soggetti aggregatori. Sempre presso la Banca dati nazionale dei contratti pubblici opererà il fascicolo virtuale dell'operatore economico che consentirà la verifica dell'assenza delle cause di esclusione e dei requisiti. Di fatto sostituirà l'Avcpass. L'Anac definirà le regole per l'inserimento delle informazioni e curerà sia la "piattaforma unica della trasparenza" dove saranno riportati i dati di tutti i contratti sia l'"anagrafe degli operatori economici" che censirà tutte i soggetti coinvolti nell'iter di affidamento.
Largo spazio alla digitalizzazione anche della fase di progettazione: dal 1.1.2025 andranno predisposti in BIM i progetti sopra un milione di euro. I livelli di progettazione passano da tre a due (progetto di fattibilità tecnico-economica e progetto esecutivo) e sono state inserite nell'allegato I.13 le modalità di stima dei relativi compensi, distribuendo le aliquote attuali su tre livelli nei due nuovi, in attesa del nuovo decreto del Ministero della giustizia che sostituirà integralmente l'allegato I.13; previsto anche un incremento del 10% per i progetti da predisporre secondo modellazione elettronica.
Molto snelliti gli affidamenti sotto soglia dove si procede in larga misura con affidamenti diretti al prezzo più basso (fino a 140.000 di servizi e forniture e 150.000 di lavori). La suddivisione in lotti dell'appalto deve tenere conto dei princìpi europei sulla promozione di condizioni di concorrenza paritarie per le piccole e medie imprese. Requisiti di fatturato sul triennio (fino al doppio del valore dell'appalto) e servizi analoghi dell'ultimo triennio, in attesa dell'attuazione di un sistema di qualificazione SOA per servizi e forniture. Reintrodotto il rating di impresa, gestito dall'Anac. Revisione prezzi per aumenti oltre il 5% ma limitato all'80% dell'attività prevalente dell'appalto. Largamente liberalizzato il subappalto; è vietata l'integrale esecuzione da parte di terzi e le attività prevalenti; ammesso il subappalto a soggetti qualificati per svolgere le prestazioni, indicati in sede di offerta e senza causa di esclusione a proprio carico. Nell'aggiudicazione dei contratti è stato inserito un tetto del 30% per il punteggio economico nei contratti ad alta intensità di manodopera; negli altri si regolerà la stazione appaltante.


LENTEPUBBLICA
Progressioni aree Enti Locali: nuovo regime e procedura transitoria

Il nuovo CCNL degli Enti Locali presenta alcune novità anche per le progressioni tra aree: ecco differenze ed elementi comuni tra nuovo regime e procedura transitoria.
A fornire tutte le indicazioni sono stati gli ultimi orientamenti applicativi condivisi tra Aran - Dipartimento Funzione pubblica - Dipartimento Ragioneria generale dello Stato relativi alla disciplina delle Progressioni tra le aree, contenuta nel CCNL Comparto Funzioni locali del 16 novembre 2022.
Tra le varie novità per i circa 430mila dipendenti di Regioni, Province, Comuni ci sono alcune nuove regole relativi alle progressioni tra le aree Progressioni aree Enti Locali: nuovo regime e procedura transitoria
Per i dipendenti del comparto degli Enti Locali si prevede la progressione tra aree, come da disposizioni contenute nel CCNL sul sistema di classificazione professionale del personale del comparto Funzioni Locali.
Tra le novità del nuovo CCNL troviamo alcuni correttivi alle regole dedicate alle progressioni verticali o tra aree: queste prevedono prevede il passaggio da una categoria alla categoria superiore e si attuano attraverso procedure di selezione interna.
La prima differenza concerne i requisiti: nella procedura transitoria (fino al 31/12/2025), i requisiti sono quelli della tabella di C di Corrispondenza allegata al CCNL (titolo di studio + esperienza), che dà la possibilità di candidarsi anche a coloro che hanno un titolo di studio immediatamente inferiore a quello richiesto per l'accesso dall'esterno, ma sono in possesso di un numero maggiore di anni di esperienza; nella procedura a regime, i requisiti sono quelli previsti dall'art. 52, comma 1-bis, del d.lgs. n. 165/2001.
La seconda differenza riguarda i criteri selettivi: nella procedura transitoria, i criteri sono quelli previsti dall'art. 13, comma 7, del CCNL 16 novembre 2022 (esperienza, titolo di studio e competenze professionali) e ciascuno di tali criteri deve avere un peso non inferiore al 20%; nella procedura a regime, i criteri sono quelli previsti dall'art. 15 del medesimo CCNL e dal nuovo art. 52, comma 1- bis del d. lgs. n. 165/2001 (valutazione positiva conseguita negli ultimi tre anni di servizio, titoli o competenze professionali, titoli di studio ulteriori rispetto a quelli richiesti per l'accesso dall'esterno, numero e tipologia degli incarichi rivestiti).
La terza differenza riguarda le relazioni sindacali: nella procedura transitoria, i criteri più specifici che declinano i criteri generali stabiliti dal contratto, nonché i pesi loro attribuiti, sono definiti dalle amministrazioni previo confronto con i sindacati; nella procedura a regime, non è previsto il previo confronto con i sindacati sui criteri.
La quarta differenza riguarda il finanziamento: le progressioni tra le aree effettuate con la procedura transitoria (fino al 31/12/2025) sono finanziate dalle risorse determinate ai sensi dell'art. 1, comma 612 della legge n. 234 del 30 dicembre 2021 (Legge di bilancio 2022) in misura non superiore allo 0,55% del monte salari dell'anno 2018, oltreché dalle facoltà assunzionali; quelle effettuate con la procedura a regime sono invece finanziate solo dalle facoltà assunzionali.
Utilizzo facoltà assunzionali e risorse
Si ricorda che l'utilizzo delle facoltà assunzionali per le progressioni tra le aree, sia per le procedure a regime che per le procedure effettuate durante la fase transitoria, è possibile nella misura massima del 50% del fabbisogno.
Le risorse di cui all'art. 1, comma 612, della legge n. 234 del 30 dicembre 2021, in quanto risorse attribuite alla contrattazione collettiva il cui utilizzo è limitato alla sola fase transitoria di prima applicazione del nuovo sistema di classificazione ai sensi dell'art. 52, comma 1-bis, penultimo periodo, del d.lgs. n. 165/2001, possono invece essere destinate integralmente alle progressioni tra le aree.
Elementi comuni
In entrambi i casi:
vi è una procedura che prevede: un bando, una istanza di ammissione alla procedura da parte del dipendente, un'ammissione alla procedura dopo la verifica dei requisiti, una fase istruttoria per l'attribuzione dei punteggi, un ordine di merito finale tra i candidati in base al quale sono individuati coloro che conseguono la progressione nella nuova area;
la progressione deve essere prevista nel piano dei fabbisogni (oggi confluito nel PIAO);
occorre garantire che una percentuale almeno pari al 50% del personale reclutato con le ordinarie facoltà assunzionali sia destinata all'accesso dall'esterno, in base a quanto previsto dall'art. 52 comma 1-bis del d. lgs. n. 165/2001, in coerenza con i principi, anche di rango costituzionale, che regolano l'accesso alla PA.



Repubblicapalermo.it
Pasticcio Province, alt alla controriforma: non si sa chi pagherà L'Assemblea regionale non ha avviato la discussione sul testo prospettato da Schifani il 3 marzo

È l'amaro destino delle Province: le loro sorti annunciate a mezzo stampa, per restare poi imbrigliate in mille cavilli amministrativi. Con una data che ricorre: dieci anni fa, domenica 3 marzo 2013, l'allora presidente della Regione Rosario Crocetta annunciava dal salotto tv di Massimo Giletti che avrebbe abolito le Province, in anticipo sulla riforma nazionale targata Graziano Delrio.


Gazzettadiparma.it

Incontro fra le Province d'Italia: si parla delle sfide del nuovo Ente
Seminario di formazione per i responsabili delle Province italiane

Rimettere al centro del dibattito politico e sociale il protagonismo delle Province, chiamate nei prossimi anni a partecipare alle sfide più importanti del Paese, dal Pnrr alla ripresa degli investimenti per assicurare ai cittadini opere pubbliche moderne, sicure e in grado di spingere la ripresa. Questo l'obiettivo del seminario dedicato ai servizi economici delle Province promosso dall'Unione delle Province italiane (Upi) nell'ambito del progetto "Province&Comuni" ospitato dalla Provincia di Parma. «La politica - ha detto il Presidente della Provincia di Parma Andrea Massari aprendo i lavori della giornata - ci consegnerà una Provincia nuova, che torna ad essere eletta ma soprattutto con funzioni chiare: noi dobbiamo essere pronti a svolgerle al meglio. Le Province sono un riferimento per i Comuni - ha aggiunto - per questo abbiamo bisogno di momenti di formazione continua. La PA è una dei settori strategici del Paese: serve un corpo di funzionari e dirigenti preparato e formato per far muovere le azioni politiche in maniera efficace ed efficiente».«Il Pnrr è la sfida del Paese - ha detto il presidente dell'Upi Michele de Pascale - e come Paese dobbiamo essere in grado di coglierla: in questa dinamica serve una chiara programmazione che non può essere efficace se si traduce in ottomila progetti. Recuperare il ruolo delle Province significa recuperare il livello di programmazione e pianificazione dello sviluppo territoriale. Le Province sono una risposta di sistema del Paese per semplificare la Pa al servizio dei territori e dei cittadini». 


Italiaoggi.it
Nuove Province, tutti d'accordo
Costo iniziale: 223 milioni. Oltre 200 i nuovi eletti

I rappresentanti di 76 Province si sono ritrovati a Parma, chiamati dall'Upi, Unione delle Province d'Italia. Tutti (ovviamente) d'accordo: cancellare la legge del 2014 realizzata da Graziano Delrio (governo Renzi) che aveva ridisegnato le autonomie locali, creando le città metropolitane e di fatto mettendo in soffitta le Province, diventate non più a elezione diretta ma composte dai sindaci e consiglieri comunali nominati dai Comuni, inoltre togliendo finanziamenti e competenze. Adesso arriva la riscossa, cioè la proposta di riesumazione delle vecchie Province, con gli elettori chiamati alle urne per eleggerne i componenti e nuovi settori d'intervento. Il governo è d'accordo, anche se una relazione del ministero dell'Interno prevede un costo per le casse pubbliche di 223 milioni, tanto per incominciare, e pure l'opposizione ammicca, così a Parma è incominciata la lunga (ma non forse tanto) marcia verso le nuove Province. Per convincere i perplessi viene inalberato il vessillo del Pnrr: le risorte Province potrebbero essere l'uovo di Colombo per portare a compimento quello che i Comuni (ma anche le Regioni) faticano a realizzare, col rischio di perdere il malloppo europeo. Spiega Andrea Massari, Pd, presidente dell'Upi dell'Emilia-Romagna che ha fatto gli onori di casa: «Si è trattato di un momento fondamentale di aggiornamento e crescita professionale di dirigenti e funzionari che diventa ancora più strategico in questo momento, che vede le Province tornare al centro del dibattito politico e pubblico: dopo anni si ragiona di nuovo delle funzioni, della forma di governo e dell'importanza delle Province. Era ora. E la formazione deve accompagnare necessariamente questa fase nuova che si profila all'orizzonte».Chiarisce un documento dell'Upi: «Nella prospettiva dell'avvio dei processi di regionalismo differenziato, la chiara individuazione in capo alle Province di funzioni di area vasta e a supporto dei Comuni del territorio permette lo sviluppo equilibrato delle autonomie in tutto il Paese nel rispetto dell'unità nazionale e a garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni. Il regionalismo differenziato dovrà essere accompagnato da un ripensamento estensivo da parte del legislatore statale delle funzioni fondamentali da riconoscere agli enti locali, tale da garantire un adeguato assetto delle funzioni di amministrazione, con il riconoscimento delle risorse finanziarie necessarie per esercitarle attraverso i fabbisogni standard e la capacità fiscale».In Italia vi sono, in letargo, 76 Province nelle regioni ordinarie, e 10 semi-Province realizzate in Sicilia e Sardegna. A cui si aggiungono 14 funzionanti (più o meno) Città metropolitane. Una delle ragioni dei fautori delle neo-Province è che oggi non c'è chiarezza istituzionale poiché la legge Delrio era transitoria e prevedeva il completamento con una piena articolazione delle Città metropolitane, che di fatto avrebbero preso il posto delle Province. Ma la riforma non è mai entrata in vigore per il voto contrario al referendum (che ha affossato anche il percorso piddino di Renzi). Quindi la situazione è rimasta a metà strada. Annota Massimo Greco, master in Diritto pubblico ed attento osservatore istituzionale: «Al di là del ruolo delle Province vi è la questione dell'elezione indiretta, che tra l'altro ha superato indenne il vaglio di costituzionalità anche con riferimento alla Carta europea dell'autonomia locale che, nel richiedere che i membri delle assemblee siano freely elected, si limita, sostanzialmente, a esigere un'effettiva rappresentatività dell'organo rispetto alle comunità interessate. In ultima analisi, dietro l'euforia politica sottesa alla sopravvenuta e impellente esigenza di ridisegnare l'ente intermedio nel sistema delle autonomie locali, si sta celando il falso mito dell'elezione "necessariamente" diretta dei suoi organi di governo, non per rispondere alle istanze dei territori ma a quelle ringalluzzite della politica locale». C'è molto fervore per rimettere in carreggiata le Province. Tra le proposte di legge vi è quella del senatore di FdI, Marco Silvestroni: «È necessario il superamento della legge Delrio perché non può essere attuata poiché le Province sono ancora previste dalla Costituzione e mantengono le competenze sull'edilizia scolastica, sulla tutela e valorizzazione dell'ambiente, sui trasporti e sulle strade provinciali». Che stia prendendo piede un movimento bipartisan è confermato dal presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, che è anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga: «La Conferenza delle Regioni -dice- è favorevole all'avvio del percorso di riforma parlamentare. Per meglio definire le funzioni di Province e Città metropolitane in modo organico e coerente, senza sovrapposizioni, potrà servire uno specifico tavolo di lavoro tra Stato, Regioni e autonomie locali per analizzare e superare le possibili criticità. È fondamentale per il Paese l'efficacia delle governance territoriali, tanto più in questa fase di realizzazione del Pnrr e dei possibili nuovi indirizzi dell'autonomia differenziata». Poi aggiunge: «Le Province sono indispensabili alla nostra democrazia e al buon governo dei territori, quindi devono essere un'istituzione ad elezione diretta, alla pari delle altre istituzioni territoriali. La stessa impostazione deve valere anche per le città metropolitane. Bisogna avvicinare i cittadini ai governi dei territori il più possibile, innanzitutto creando la possibilità di istituzioni che li rappresentino anche nelle aree intermedie, non perdendo la diretta espressione dei cittadini e il loro controllo democratico». Gli fa eco, bipartisan, il presidente dell'Upi, nonché sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, Pd: «Il rafforzamento delle Province è essenziale per le migliaia di Comuni che vedono queste istituzioni come unico riferimento. Consideriamo strategica la decisione del governo di intervenire sulle competenze e non solo sul sistema elettorale: la revisione delle norme sulle Province è un'occasione importante per ridisegnare il sistema di amministrazione del Paese in maniera più efficiente. Dobbiamo disegnare una Provincia nuova, ente di semplificazione amministrativa la cui missione è la programmazione e il coordinamento dello sviluppo locale, la realizzazione degli investimenti propri e il sostegno ai Comuni. Certo, come non abbiamo mancato di sottolineare al ministro Calderoli, la riforma deve essere accompagnata dalle risorse necessarie ma soprattutto dal personale che dovrà essere altamente specializzato».Tutti insieme appassionatamente. Con l'elezione diretta ci saranno oltre 200 posti da assegnare.


Giornale di Sicilia

Torna Il caso Tandoy, si parla della vicenda del commissario «Fu la prima trattativa Stato-mafia.
domani corso di formazione nella sala Giglia del Libero Consorzio di Agrigento.

Le coraggiose denunce di Mauro De Mauro ed Ezio Calaciura: il Caso Tandoy, quel maledetto imbroglio di mafia e politica», torna ad Agrigento. L'appuntamento è domani alle ore 17 nella sala Giglia del Palazzo della Provincia. Se ne parlerà nel corso della presentazione del libro «L'imbroglio», Editore Navarra, sottotitolo: Aldo Tandoy, commissario; Mauro De Mauro, giornalista; Ezio Calaciura, giornalista, alla presenza degli autori: Sergio Buonadonna e Massimo Novelli. Prima della presentazione saranno proiettati un video con le pagine più significative sul caso Tandoy e molte foto. Modererà Luigi Mula, giornalista. Interverranno: Salvatore Cardinale, presidente emerito della Corte d'Appello di Caltanissetta; Fausto D'Alessandro, psichiatra e Gero Tedesco, segretario provinciale dell'Associazione siciliana della stampa. Quella del Caso Tandoy è una vicenda che ha segnato in tanti. «È la sera del 30 marzo 1960 - si legge nella sinossi - l'ex Commissario della Squadra Mobile di Agrigento Aldo Tandoy rientra in casa con la giovane moglie, l'affascinante Leila Motta. Ad attenderlo quattro proiettili calibro 7,65 sparati da un metro di distanza. Tre lo colpiscono in pieno, l'altro centra il giovane studente Ninni Damanti che lì si trova con i compagni di scuola per ritirare una versione di greco. Il duplice delitto scuote la città. Un funzionario di Polizia stimato e ammirato da tutti e un ragazzo non ancora diciassettenne freddati nel pieno centro di una città già accarezzata dalla "dolce vita". Il caso viene subito chiuso, i solerti investigatori non hanno dubbi, è un delitto passionale. Il caso diventa nazionale, la stampa riempie le prime pagine. A condurre l'inchiesta due cronisti che saranno accomunati dalla stessa tragica sorte: Mauro De Mauro ed Ezio Calaciura. Nasce così un maledetto imbroglio di mafia e politica che investe la "città bene". Mauro De Mauro, più volte minacciato, è stato un grande protagonista della vicenda e con lui il giovane reporter agrigentino Ezio Calaciura. De Mauro e Calaciura furono subito certi che c'era ben altro dietro il paravento del delitto passionale. Mauro De Mauro dieci anni dopo sparì nel nulla, Ezio Calaciura morì in uno strano incidente d'auto». «Questo libro - affermano gli autori - è un tributo ai due giornalisti. Con un sorprendente finale». 


sicilia24h.it
"PNRR e rigenerazione urbana", se ne parlerà venerdì prossimo al museo Griffo 
È in programma venerdì, alle 15, nella sala Zeus al museo archeologico Pietro Griffo, il convegno sul tema "PNRR e rigenerazione urbana - I concorsi di progettazione in provincia di Agrigento" promosso dall'Ordine degli architetti di Agrigento.Dopo  l'apertura dei lavori del presidente dell'Ordine, Rino La Mendola, e i saluti di Roberto Sciarratta, direttore del Parco Valle dei Templi, e di Gianfranco Tuzzolino, presidente del Polo territoriale universitario di Agrigento, si terrà la prima sessione del convegno dedicata alla "Centralità del progetto di rigenerazione urbana" con gli interventi di alto profilo di Giuseppe Cappochin del Consiglio nazionale degli architetti e dell'architetto Gianluca Peluffo, apprezzato interprete dell'architettura contemporanea.Durante la seconda sessione dei lavori, sono previsti gli interventi dei componenti delle giurie: Giuseppe Falzea, presidente della Consulta regionale degli Ordini degli architetti della Sicilia; Piero Campa, presidente dell'Ordine degli architetti di Caltanissetta; Renata Prescia, coordinatrice del corso di laurea in Architettura e Progetto nel costruito; Sebastiano Fazzi, presidente dell'Ordine degli architetti di Enna; Michele Sbacchi, professore associato di Progettazione architettonica all'Università degli Studi di Palermo; Salvatore Scollo, presidente dell'Ordine degli architetti di Ragusa; Sonia Di Giacomo, presidente dell'Ordine degli architetti di Siracusa, e saranno illustrati i cinque progetti  di qualità, che saranno  utilizzati dagli enti banditori per accedere alle risorse del PNRR. Presenti al convegno, moderato dalla giornalista Giovanna Neri, anche i rappresentanti degli enti banditori dei concorsi: Raffaele Sanzo, commissario del Libero Consorzio Comunale; Silvio Cuffaro, sindaco di Raffadali; Margherita La Rocca Ruvolo, sindaco di Montevago; Vincenzo Maniglia, sindaco di Racalmuto; Alfonso Provvidenza, sindaco di Grotte.Nel corso dell'evento, intorno alle 17, ci sarà spazio anche per un momento musicale a cura della soprano Valentina Capraro e del duo pianistico Marisa Bonfiglio - Alfonso Lo Presti; è in programma alle 19 l'inaugurazione della mostra dei progetti premiati, che rimarrà aperta sino al prossimo 7 aprile, e la consegna delle targhe agli autori degli stessi progetti, mentre alle 19:30 è prevista la degustazione di prodotti Diodoros della Valle dei Templi.
































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































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