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Il ritorno delle Province: elezione diretta e poltrone, le novitàVia libera in giunta, la palla passa all'Ars.
Ritorno al futuro: riecco le province. La giunta regionale ha approvato e trasmesso all'Assemblea siciliana il disegno di legge che ripristina gli enti di area vasta. L'iter parlamentare sarà presto avviato, in attesa che il legislatore nazionale abroghi la legge Delrio che ha ridefinito il sistema della rappresentanza nelle ex province con elezioni di secondo livello. La riforma, promessa dal presidente Schifani in campagna elettorale, mira a ridare la parola ai cittadini, ripristinare il ruolo politico degli enti di area vasta e a intervenire su vari settori di competenza delle ex province (pianificazione territoriale, ambiente, edilizia scolastica, viabilità) che in questi anni in assenza di un assessore al ramo sono rimasti al palo. Aumenteranno anche le poltrone, utili compensazioni per chi ha perso il treno delle regionali e delle amministrative. L'argomento pare sia stato già ventilato in questi giorni scanditi da febbrili trattative per fare da collante a una coalizione sfilacciata. Retroscena a parte, vediamo nel dettaglio le novità in arrivo. L'elezione diretta e le poltrone in palio.
I liberi consorzi vengono ribattezzati come province, le città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) mantengono il nome ma la figura del sindaco metropolitano lascia spazio a quella del presidente. Tornano in auge i consigli provinciali. Le province con popolazione superiore a un milione di abitanti potranno contare su 36 consiglieri e un numero di assessori massimo di nove, gli enti di area vasta con una popolazione compresatra cinquecentomila e un milione di abitanti potranno vantare 30 consiglieri e fino a 7 assessori. Infine, per le province più piccole, con meno di 500.000 abitanti, sono previsti 24 consiglieri e un massimo di sei assessori. Poltrone e non solo: a fare ritorno è l'elezione diretta (sebbene in Sicilia per via dei commissariamenti non si sono mai svolte nemmeno le elezioni di secondo livello previste dalla vecchia legge). Il presidente della provincia (o il presidente della città metropolitana) è eletto a suffragio universale e diretto, contestualmente al consiglio provinciale. Per l'elezione del presidente la circoscrizione elettorale è articolata in un unico collegio elettorale e coincide con il territorio provinciale. È proclamato eletto presidente della provincia il candidato che ottiene almeno il 40 per cento dei voti. In caso contrario, la partita si giocherà al ballottaggio. Nella composizione delle giunte devono essere rappresentati entrambi i generi. Il ddl prevede che la carica di assessore sia incompatibile con l'esercizio delle funzioni di consigliere provinciale. Il consigliere nominato assessore è sospeso dalla carica di consigliere per la durata dell'incarico di assessore.Chi paga?E le coperture finanziarie? L'assessore all'economia Marco Falcone ha messo le mani avanti spiegando che il "Il ripristino degli enti intermedi non richiede, infatti, risorse aggiuntive da parte della Regione". "Già nell'ultima Legge di stabilità il governo Schifani ha confermato non solo la copertura da 300 milioni nel triennio 2023/25 che la Regione devolve agli enti intermedi, ma ha assegnato ulteriori risorse - ben 165 milioni sullo stesso triennio - attraverso il Fondo sviluppo e coesione, fatto mai accaduto prima. Vorremmo ricordare che le fonti a cui attingono le ex Province sono essenzialmente le risorse da Rc auto, dall'Imposta provinciale di trascrizione e dalle accise dell'energia elettrica", ha spiegato. "Sulle prime due, preme sottolineare che lo Stato opera un prelievo forzoso. Nel corso dell'ultimo incontro fra il presidente Renato Schifani e il ministro Roberto Calderoli a Palazzo d'Orleans abbiamo chiesto di eliminare o ridurre sensibilmente tale prelievo nell'ambito della programmata abolizione della Legge Delrio, una riforma fallimentare da lasciarci al più presto alle spalle. Siamo pronti a essere auditi in commissione affari istituzionali all'Ars per sgombrare il campo da ogni dubbio e giungere alla rapida approvazione di una riforma che, come indicato dal presidente Schifani, dovrà fare da apripista per il resto d'Italia", ha argomentato Falcone. Vedremo come andrà a finire.
primonumero.it
Con la bacchetta magica la Politica vuole resuscitare le Province abolite con la legge Delrio
E' incominciata la marcia verso le 'nuove-vecchie' Province. Per rifarle vive e vegete si vogliono richiamare gli elettori alle urne per ripristinare l'elezione diretta dei componenti, fingendo di assegnare nuovi settori d'intervento con la individuazione di funzioni effettive di area vasta, a supporto dei Comuni del territorio ed a garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni. Il tutto nella prospettiva dell'avvio dei processi di regionalismo differenziato.
Ma una relazione del Ministero dell'Interno ha previsto un costo per le casse pubbliche di 223 milioni di euro l'anno. In Italia vi sono, in letargo, 76 Province nelle Regioni ordinarie, 10 Province... a metà in Sicilia ed in Sardegna e 14 Città metropolitane. Se questa è la 'geografia', i fautori della restaurazione sostengono che oggi non c'è chiarezza istituzionale. Sottolineano che la legge Delrio era transitoria al punto di prevederne il completamento con una piena articolazione delle Città metropolitane, che di fatto avrebbero dovuto prendere il posto delle Province. Ma la riforma non è mai entrata in vigore per il voto contrario al referendum, e la situazione è rimasta a metà strada.Ma vero è che, al di là del ruolo da riconfermare, ciò che conta per la politica è la questione dell'elezione indiretta che, tra l'altro, ha superato indenne il vaglio di costituzionalità anche con riferimento alla Carta europea dell'autonomia locale. Quest'ultima, nel ricordare che - per i componenti delle Assemblee - c'è il 'freely elected', esige una rappresentatività effettiva degli organi deliberanti rispetto alle comunità interessate. In ultima analisi, dietro l'euforia politica sottesa alla sopravvenuta ed impellente esigenza di ridisegnare l'ente intermedio nel sistema delle autonomie locali, si sta celando il falso mito dell'elezione diretta dei suoi organi di governo, non per rispondere alle istanze dei territori quanto piuttosto alle necessità di reviviscenza dei politici locali.Per il raggiungimento di tali fini, i rappresentanti di 76 Province, convocati dall'Upi, si sono ritrovati di recente a Parma, ed il vostro cronista era presente, per cancellare dall'ordinamento la legge Delrio del 2014 di ridisegno delle autonomie locali, che aveva creato le Città metropolitane, composte dai Sindaci e dai consiglieri nominati dai Comuni, togliendo finanziamenti e competenze. Adesso, invece, si vorrebbe procedere alla riesumazione delle spoglie. In ultima analisi, dietro l'euforia politica sottesa alla sopravvenuta ed impellente esigenza di ridisegnare l'ente intermedio nel sistema delle autonomie locali, si sta celando il falso mito dell'elezione, "necessariamente" diretta, dei suoi organi di governo, non per rispondere alle istanze dei territori ma a quelle ringalluzzite della politica locale. E così, dopo anni, si ragiona di nuovo delle funzioni, della forma di governo e dell'importanza delle Province al fine di un ritorno delle antiche funzioni da riconoscere agli enti locali, previo assegnazione delle risorse finanziarie necessarie per l'esercizio dei fabbisogni-standard.Il fatto è che, per rimetterle in carreggiata, si ritrovano d'accordo un po' tutti, dal Pd a Fd'It. Il senatore Marco Silvestroni, meloniano, è entusiasta. A sua volta il Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, si dice «favorevole all'avvio del percorso di riforma parlamentare. E soggiunge che, per meglio definire le funzioni di Province e Città metropolitane, potrà servire uno specifico tavolo di lavoro tra Stato, Regioni e autonomie locali al fine di analizzare e superare le possibili criticità. Le Province - conclude - sono indispensabili alla nostra democrazia ed al buon governo dei territori, quindi devono essere un'istituzione ad elezione diretta, alla pari delle altre. Bisogna avvicinare i cittadini ai governi dei territori, creando la possibilità di istituzioni che li rappresentino anche nelle aree intermedie».
Gli fa eco il Sindaco pd di Ravenna, Michele de Pascale, vice-Presidente dell'Upi: «Il rafforzamento delle Province è essenziale per le migliaia di Comuni che le vedono come unico riferimento. Consideriamo strategica la decisione del Governo di intervenire sulle competenze e non solo sul sistema elettorale. Dobbiamo disegnare un ente nuovo la cui missione sia la programmazione ed il coordinamento dello sviluppo locale, la realizzazione degli investimenti propri ed il sostegno ai Comuni». La verità è che, con l'elezione diretta, ci saranno oltre 200 posti da assegnare.
lospiffero.it
Province, riapre il poltronificio.
Ecco quanto ci costerà
Dopo la Delrio si rischia un'altra incompiuta. Centinaia di milioni di euro per assicurare lo scranno ai ras locali ma così com'è resta un ente sostanzialmente inutile con qualche politico in più pagato dai contribuenti. "Stiamo affrontando il problema all'italiana" I conti non tornano. Almeno a giudicare dalle ultime bozze del disegno di legge che ha il compito di abrogare una parte della legge Delrio, per tornare all'elezione diretta del presidente della Provincia e relativi consiglieri. Una nuova esistenza per quelle province che sarebbero dovute scomparire ma che poi il naufragio del referendum costituzionale ha tenuto in sospeso in un limbo tra vita e morte. Ora la classe politica, in modo più che mai trasversale, ha deciso di innescare la retromarcia e tornare al punto di partenza e pazienza se i costi della politica tenderanno fatalmente ad aumentare senza accrescere in nessun modo l'efficienza dell'ente.
Partiamo proprio dai conti.
Secondo i calcoli dell'Upi - l'Unione province italiane - che per anni si è stracciata le vesti contro la riforma del governo di Matteo Renzi, il risparmio prodotto da quella legge era stato di appena 16 milioni di euro, 26 centesimi per ogni cittadino. Spiccioli, insomma, al punto che tanto vale tornare al vecchio sistema con centinaia di nuovi eletti, relative indennità, stuolo di collaboratori e quant'altro. Ma indipendentemente dalle (tante) falle della legge Delrio, la stima dell'Ufficio affari legislativi del Ministero dell'Interno pare offrire altri numeri rispetto a quelli dell'Upi: i costi aggiuntivi della legge che prevede l'elezione diretta di presidente e consiglieri provinciali è di 223 milioni di euro, corrispondenti solo ai costi per la celebrazione delle elezioni (schede, scrutatori, presidenti di seggio e tutto ciò che riguarda la complessa macchina elettorale). Si aggiungano a questi le risorse che la stessa Upi aveva calcolato, per le indennità degli eletti, intorno ai 52 milioni, mentre non c'è una stima relativa ai vari staff che ogni gruppo consigliare o assessore o lo stesso presidente deciderà di ingaggiare.
È presumibile che il conto salga ben oltre i 16 milioni indicati dall'Upi. Si aggiungano gli uffici, e tutti gli altri costi di funzionamento ed è facile vedere lievitare ulteriormente il "prezzo della democrazia".Ma al di là della facile obiezione sui costi della politica, la vera domanda da porsi è se basti cambiare il sistema elettorale delle province per farle tornare al loro antico splendore (si fa per dire). La sensazione è che "si stia di nuovo affrontando il problema all'italiana" per dirla con Jacopo Suppo, vicesindaco metropolitano di Torino. Con il ritorno a ente di primo livello presto la classe politica locale italiana avrà qualche centinaio di nuovi posti da assegnare, ma non è ancora chiara quale sia la dotazione finanziaria e anche riguardo le competenze cambierà ben poco rispetto ad ora. Possibile che basti avere un presidente eletto dai cittadini per risolvere tutti i problemi dell'incompiuta Delrio? Difficile. E che non se ne faccia un tema di rappresentanza, giacché nelle bozze che stanno circolando l'elezione dei consiglieri provinciali non avverrà più tramite i collegi, com'era prima, e neanche con le preferenze: ogni candidato presidente avrà un listino bloccato a lui collegato e quindi saranno anche qui (come per il Parlamento) i partiti a scegliere chi dovrà sedere tra gli scranni delle nuove province. Un elenco più o meno lungo di cooptati indicati dal coordinatore locale di questa o quella forza politica.In Italia vi sono, in letargo, 76 Province nelle regioni ordinarie, e 10 semi-Province realizzate in Sicilia e Sardegna. A cui si aggiungono 14 funzionanti (più o meno) Città metropolitane. Il testo sul quale sta lavorando il Parlamento è quello del senatore novarese di Fratelli d'Italia, Gaetano Nastri che insieme al collega e compagno di partito Marco Silvestroni ha messo nero su bianco poco più di una riforma elettorale per un ente che era considerato sostanzialmente inutile anche quando il presidente era eletto direttamente dai cittadini. Tra i motivi a sostegno della riforma delle province c'è il Pnrr su cui molti piccoli comuni rischiano di rimanere indietro, ma anche questo pare un pretesto. "Vent'anni fa la Provincia di Torino aveva 2mila dipendenti - prosegue Suppo - oggi quelli della Città Metropolitana sono circa 780: in questi mesi abbiamo promosso un piano per nuove assunzioni ma il problema sono le risorse altrimenti continueremo a fare le stesse cose di prima, ma peggio". Senza personale chi dovrebbe occuparsi di fornire assistenza ai Comuni in balia di bandi e progetti? Insomma, "serve chiarezza riguardo le competenze, i trasferimenti e la dotazione di personale".Un altro tema che viene eluso dalla legge in discussione in Parlamento è quello di come finanziare questo ente. Oggi "il grosso dei nostri introiti deriva dalla tassa sull'immatricolazione delle auto, in un contesto in cui si promuovono il trasporto pubblico, le piste ciclabili e la mobilità dolce in generale" dice Suppo. Anche su questo, insomma, città metropolitane e province sono rimaste indietro e il rischio è che quelle entrate vadano progressivamente a ridursi. "La sensazione - conclude il numero due della Città metropolitana di Torino - è che a Roma la politica si stia solo occupando di creare qualche centinaio di nuove poltrone e di garantire ai sindaci il terzo mandato. Una sorta di compensazione dopo il taglio dei parlamentari e dei consiglieri regionali, ma non si risolve così il problema dei nostri enti locali e men che meno del Pnrr".
canicattiweb.it
Sciacca, non rinnovano smart working a disabile: presentati due esposti
Sarà la magistratura penale a occuparsi del mancato rinnovo dello smart working a un invalido al 100%, Maurizio Puccio, che lavora al al Libero consorzio comunale di Agrigento. Il dipendente ha presentato due esposti alle procure di Sciacca (città dove lavora) e Agrigento.Puccio ha segnalato all'autorità giudiziaria che a pochi giorni di distanza dalle sue segnalazioni al presidente della Repubblica e all'Ispettorato provinciale del lavoro gli è stato rinnovato il "lavoro agile" ma, con provvedimento a firma della propria dirigente, Antonietta Testone, è stato assegnato a un diverso ufficio dell'ente che ha sede ad Agrigento: quindi, di fatto, trasferito dalla propria sede di lavoro Sciacca, dove da oltre venti anni presta servizio.Un "trasferimento" che Puccio ritiene illegittimo (in violazione dell'art. 33 della legge 104/92) in quanto posto in essere nei confronti di un soggetto disabile e per il quale ha reiteratamente chiesto spiegazioni alla propria dirigente che però non gli sono mai arrivate. Il provvedimento di trasferimento - evidenzia Puccio nel proprio esposto - oltre che configurare una sorta di "beffa", potrebbe essere letto anche in chiave ritorsiva e persecutoria. "Sono un soggetto portatore di handicap ai sensi dell'art. 3 della legge 104 del 1992 - dice Puccio - e sarà la magistratura a valutare se gli episodi che ho descritto richiedano un ulteriore approfondimento".
ripost.it
Agrigento: La Cgil scrive ai sindaci per l'adeguamento dello stipendio dei dipendenti
La Cgil di Agrigento della FP ha scritto nei giorni scorsi ai sindaci, ai segretari comunali, ai responsabili del personale e a tutti i dipendenti per via dell'entrata in vigore del nuovo ordinamento professionale e della variazione della retribuzione tabellare Ex Cat A1.I responsabili degli EE.LL. dell' organizzazione sindacale, Matteo LO Rao e Vincenzo Iacono, hanno comunicato che con l'entrata in vigore del nuovo ordinamento professionale, avvenuta in data 01/04/2023, tutti i dipendenti inquadrati fino al 31 Marzo 2023, nella ex Cat.A1, godranno della nuova retribuzione tabellare pari ad . 18.283,31,come indicato nella tabella G denominata Area degli operatori del nuovo CCNL 2019/2021.Pertanto, la CGIL, alla luce della nuova classificazione, chiede ai responsabili degli Enti Locali di adeguare la retribuzione con i nuovi importi.
ilfattoquotidiano.it
Sicilia, disabile al 100% chiede proroga dello smart working: lo trasferiscono a 65 km da casa suadi Alan Scifo
"Mi hanno stravolto la vita, umiliandomi". Maurizio Puccio ha scritto anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo aiuto ma invano. 63 anni e una disabilità al 100%, oltre a una condizione certificata di soggetto fragile, sono tutti requisiti che dovrebbero permettergli di continuare il lavoro in smart working per i due anni che lo separano dalla pensione, al fine di non aggravare le proprie condizioni di salute, invece viene trasferito e demansionato, esposto a rischi davanti uno sportello. La vicenda inizia con il nuovo anno quando, dopo due anni in smart working a causa delle sue condizioni di salute, Maurizio, responsabile dell'Urp dell'ex Provincia (oggi consorzio libero dei comuni) viene reinserito con suo grande stupore in ufficio."Per avere il rinnovo del lavoro da casa - racconta - l'amministrazione mi chiede quindi di fare le visite mediche che certificano le condizioni precarie del mio stato di salute. Nonostante questo mi viene negato lo smart". Il diniego alla sua richiesta lo obbliga a rientrare in ufficio di presenza ma Maurizio non demorde e, dopo aver scritto al presidente della Repubblica, invia una terza richiesta per lavorare da casa, inoltrando il suo caso anche all'ispettorato del lavoro. "Mi hanno fatto rientrare in ufficio e non mi hanno concesso neanche i dispositivi di protezione fino al giorno che lo stress e l'ansia per quello che accadeva mi hanno fatto star male a lavoro". Maurizio viene così trasportato in ospedale e per le sue condizioni cardiache precarie un altro evento del genere potrebbe causare un aggravamento della situazione.A questo fatto segue così un'altra nota, ma quella che sembra essere una buona notizia, per Maurizio si rivela un incubo: viene prorogato il lavoro da casa per altri tre mesi ma nella sede di Agrigento, distante 65 km da dove lavorava e da dove abita. Da casa potrà lavorare, infatti, fino a giugno, mese in cui dovrà viaggiare ogni giorno nella sua nuova sede. "È una beffa - dice - a qualcuno ha dato fastidio che io abbia allertato l'ispettorato, ma quello che stanno facendo è grave, non possono trasferirmi, è illegale". Secondo la legge 104, infatti, il disabile ha il diritto di scegliere la propria sede di lavoro. "Addirittura mi hanno demansionato, mettendomi allo sportello nonostante le condizioni di salute precarie, in un lavoro che non ho mai fatto in 20 anni, mentre prima ero il responsabile dell'ufficio relazioni con il pubblico". Piuttosto che tornare al lavoro così distante dalla sua abitazione, Maurizio, sta pensando adesso di anticipare la sua pensione. "Mi hanno stravolto i piani di vita e se non fosse per la mia famiglia non mi sarei più ripreso, non dormivo la notte e sono stato costretto a prendere medicine per il mio stato di salute, mi hanno umiliato". Per questo motivo Maurizio ha presentato due esposti, rispettivamente alle procure della Repubblica di Agrigento e di Sciacca segnalando all'autorità giudiziaria quanto gli è accaduto.
agrigentonotizie.it
Disabile di Sciacca in smart working viene trasferito, doppio esposto alla magistratura
Sarà la magistratura penale a occuparsi del mancato rinnovo dello smart working a un invalido al 100%, Maurizio Puccio, che lavora al Libero consorzio comunale di Agrigento.Il dipendente ha presentato due esposti alle procure di Sciacca (città dove lavora) e Agrigento. Puccio ha segnalato all'autorità giudiziaria che a pochi giorni di distanza dalle sue segnalazioni al presidente della Repubblica e all'Ispettorato provinciale del lavoro gli è stato rinnovato il «lavoro agile» ma, con provvedimento a firma della propria dirigente, Antonietta Testone, è stato assegnato a un diverso ufficio dell'ente che ha sede ad Agrigento: quindi, di fatto, trasferito dalla propria sede di lavoro Sciacca, dove da oltre venti anni presta servizio.Un «trasferimento» che Puccio ritiene illegittimo (in violazione dell'art. 33 della legge 104/92) in quanto posto in essere nei confronti di un soggetto disabile e per il quale ha reiteratamente chiesto spiegazioni alla propria dirigente, che però non gli sono mai arrivate. Il provvedimento di trasferimento - evidenzia Puccio nel proprio esposto - oltre che configurare una sorta di «beffa», potrebbe essere letto anche in chiave ritorsiva e persecutoria. «Sono un soggetto portatore di handicap ai sensi dell'art. 3 della legge 104 del 1992 - dice Puccio - e sarà la magistratura a valutare se gli episodi che ho descritto richiedano un ulteriore approfondimento».
telemontekronio.it
Ribera. Aggiudicata la gara d'appalto per l'adeguamento dell'istituto "Crispi"
Aggiudicata la gara per l'affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva e per l'esecuzione dei lavori di adeguamento antisismico, impiantistico e funzionale della sede di via Circonvallazione del Liceo Sperimentale "F. Crispi" di Ribera.
La procedura aperta mediante appalto integrato, alla quale hanno partecipato sei imprese, è stata gestita integralmente in modalità telematica dalla sezione provinciale dell'U.R.E.G.A..L'appalto è stato aggiudicato all'impresa "LA CASCINA COSTRUZIONI S.R.L.", con sede a Roma. L'importo contrattuale complessivo è di oltre 2 milioni di euro. A breve è prevista la firma del contratto d'appalto.Questi interventi sono stati finanziati con risorse previste nel Piano "Next Generation EU", e si inseriscono nel quadro generale del miglioramento della sicurezza e dell'efficienza degli istituti scolastici di competenza del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
agrigentonotizie.it
Adeguamento dei locali del liceo Crispi, aggiudicati i lavoriLe opere, dell'importo di oltre 2 milioni di euro, saranno eseguite dall'impresa "La Cascina costruzioni"
Aggiudicata la gara per l'affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva e per l'esecuzione dei lavori di adeguamento antisismico, impiantistico e funzionale della sede di via Circonvallazione del liceo sperimentale Crispi di Ribera. L'appalto, secondo quanto fa sapere il Libero consorzio con una nota - è stato aggiudicato all'impresa "La Cascina costruzioni srl" con sede a Roma, che ha ottenuto il punteggio complessivo di 88,906 (somma dei punteggi relativi ad offerta tecnica, economica e ribassi offerti per progettazione ed esecuzione dei lavori). L'importo contrattuale complessivo è di 2.071.326,45 più Iva (177.455,85 euro per i servizi di progettazione e 1.893.870,60 euro per l'esecuzione dei lavori, compresi oneri per la sicurezza di 96.255,00 euro non soggetti a ribasso). A breve è prevista la firma del contratto d'appalto.Questi interventi sono stati finanziati con risorse previste nel Piano "Next Generation EU", e si inseriscono nel quadro generale del miglioramento della sicurezza e dell'efficienza degli istituti scolastici di competenza del Libero consorzio comunale di Agrigento.