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Agrigento, morto l'ex assessore Tuttolomondo: soffriva di una malattia degenerativa
«È venuto a mancare Gianni Tuttolomondo: è stato mio assessore e più volte mi hanno colpito i suoi interventi sempre precisi e opportuni. La mia più commossa partecipazione a Marzio e alla famiglia». Con questo commosso annuncio Franco Miccichè, sindaco di Agrigento, ha dato la notizia della morte di un ex assessore della giunta della città dei templi.Gianni, 29enne, architetto, figlio di Marzio Tuttolomondo, un altro volto noto della politica agrigentina, dipendente del Libero Consorzio, è stato colpito da una brutta malattia degenerativa che in pochi anni lo ha portato alla morte. Da politico aveva portato avanti molte battaglie per i disabili e non solo, sia da assessore che da consigliere comunale. Poi le dimissioni, nel dicembre del 2021, per il peggioramento delle sue condizioni di salute.I messaggi di cordoglio
Tra coloro che hanno espresso il proprio cordoglio, c'è il presidente di Federalberghi Agrigento Francesco Picarella. «Ho avuto modo di conoscere Gianni Tuttolomondo - ha detto - durante la comune esperienza amministrativa, apprezzando le qualità umane straordinarie e la determinazione nel raggiungere risultati utili a chi vive nella disabilità ed in favore dei più deboli. Conserverò sempre nel mio cuore la sottile ironia e la dolcezza di un ragazzo meraviglioso che sapeva sorridere alla vita, nonostante tutto».Anche Claudia Alongi, consigliere comunale, ha espresso il proprio sentimento di cordoglio. «Con forte commozione - ha detto - esprimo il mio sentito cordoglio alla famiglia di Gianni Tuttolomondo e a tutti i suoi affetti. Con lui ho condiviso la prima parte dell'esperienza da consigliere comunale e durante il periodo in cui lui ricopriva il ruolo di assessore abbiamo con convinzione promosso l'istituzione anche ad Agrigento della figura del Garante per la disabilità. Continuerò nel mio impegno affinché tale percorso intrapreso assieme giunga finalmente a compimento nel più breve tempo possibile anche in memoria del nostro caro Gianni».
Ha fatto sentire la sua voce anche il deputato regionale Giusy Savarino. «Ci tengo a esprimere il mio sentito cordoglio - ha dichiarato - alla famiglia di Gianni Tuttolomondo. È stato un validissimo rappresentante del nostro movimento politico ed ha portato avanti con garbo e sensibilità le istanze dei diversamente abili in tutte le sedi istituzionali che ha potuto frequentare. Era un giovane uomo pieno di idee e speranze per il futuro del territorio e in sua memoria cercherò di portarle avanti anche per lui».
COMUNICALO
Agrigento Capitale Cultura, Schifani: sarà escalation di iniziative
"Ad Agrigento si inizia alla grande, ospitando questo prestigioso Giro di Sicilia, e sarà una escalation. Investiremo l'anno prossimo anche sulla Sagra del Mandorlo in fiore, affinché abbia un carattere internazionale in vista del grandissimo appuntamento che vedrà la città protagonista come Capitale della cultura italiana". Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, parlando ai giornalisti in seguito all'arrivo della prima tappa del Giro di Sicilia di ciclismo ad Agrigento.
CANICATTIWEB
Pioggia di soldi e poteri speciali, sei mesi di emergenza migranti e fino a 300 milioni per gestirla
E' allarme sovraffollamento a Lampedusa ma anche in altri centri. C'è, poi, un allarme nell'allarme legato alle condizioni dei bambini. E su tutto ci sono arrivi a raffica previsti dall'intelligence e una situazione difficile da fronteggiare visto l'aumento esponenziale degli sbarchi
Il Consiglio dei Ministri decreta lo stato d'emergenza
Per questo il governo certifica l'allarme nazionale sull'aumento degli sbarchi di migranti in Italia deliberando lo stato di emergenza in tutto il Paese, che durerà per almeno sei mesi. A portare la proposta in Cdm, di fronte all'incremento dei flussi attraverso le rotte del Mediterraneo, è stato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci mentre nelle prossime ore, salvo eccezioni, potrebbe già spuntare il nome di un eventuale commissario con un piano di intervento: tra i possibili candidati, l'attuale capo del dipartimento per le Libertà civili e l'immigrazione del Viminale, il prefetto Valerio Valenti.
Soldi e poteri straordinari
Il provvedimento sbloccherà quindi fondi e poteri che permetteranno di gestire più rapidamente le criticità emerse con il moltiplicarsi degli arrivi, visto che dall'inizio del 2023 sono 31.200 migranti, registrando il +300% rispetto all'anno scorso, riempiendo tutti gli hotspot attualmente presenti nel Paese. Grazie ad un primo stanziamento di 5 milioni, e potrebbe arrivare nell'arco dei sei mesi fino a 300 milioni, punterà a creare nuovi posti per l'accoglienza, dai trasferimenti di migranti ai Centri di permanenza per il rimpatrio. Una delle priorità è quella di decongestionare l'hotspot di Lampedusa, il più affollato. Del resto la linea del governo già annunciata nei giorni scorsi era quella di creare nuove strutture e prevedere Cpr in ogni regione.
Una stretta alle norme contro i trafficanti di uomini
Non è l'unica partita che si gioca sul fronte dell'immigrazione. Un'ulteriore stretta alle norme già in vigore con il decreto Cutro si sta mettendo a punto in queste ore con gli emendamenti allo stesso dl in vista della sua conversione in legge. A fronte dei 21 emendamenti presentati dalla Lega, cinque da Forza Italia e quattro da FdI, si punta a compattare l'Esecutivo con un'intesa che sembra quasi raggiunta. La maggioranza sarebbe in dirittura d'arrivo per trovare la quadra su un'ulteriore stretta invocata dall'ex Carroccio e che riguarderà un dimezzamento dei tempi di verifica per il rinnovo della protezione speciale, da quattro a due anni. Ma anche regole più rigide per chi gode di questo status, affinché vi acceda solo chi ne ha effettivamente diritto. Ci sarebbe spazio di manovra anche per rendere l'interpretazione della protezione speciale più chiara, valutando con maggiore specificità i vari casi affinché siano evitati escamotage da parte di chi non ne ha diritto. Tra gli esempi citati in merito, quello di far decadere lo status di protezione speciale per chi rientra anche temporaneamente in patria. Anche i tempi di permanenza all'interno dei Centri per i rimpatri dovrebbero subire variazioni. Altri emendamenti puntano ad accelerare i tempi sull'eventuale riconoscimento della protezione internazionale e i provvedimenti di accompagnamento alla frontiera, attraverso una serie di semplificazioni burocratiche. Previsto anche il collegamento da remoto all'udienza di convalida per l'accompagnamento alla frontiera o il trattenimento nei centri di rimpatrio.
Gli sbarchi continuano
Nel Mediterraneo intanto gli sbarchi non si fermano, anzi. Nel fine settimana di Pasqua si sono intensificate le segnalazioni di barche in avaria e migranti in cerca di aiuto, con un crescendo di attività dei soccorritori che da venerdì a lunedì ha consentito di trarre in salvo circa 2mila persone alle quali si sono aggiunti altri 1.200 migranti per i quali le operazioni di soccorso sono in corso nello Ionio tra la Sicilia e la Calabria. Trentotto sono invece le vittime di due naufragi, uno al largo della Tunisia e l'altro in acque sar maltesi, e 18 i dispersi. Sea Watch ha inoltre avvistato un nuovo peschereccio con circa 400 persone a bordo avvistato poco fa in acque Sar maltesi: "abbiamo lanciato un mayday relay e monitorato la scena insieme a un aereo dell'Aeronautica militare italiana. Serve subito un'operazione di soccorso", spiegano gli attivisti. Sulla rotta balcanica, invece, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini chiede alla Slovenia di riattivarsi per "le riammissioni di coloro che vengono trovati a superare illegalmente il confine, altrimenti saremo costretti a reinstallare dei punti di controllo ai confini. Ognuno deve fare il suo", dice.
La Sicilia palude alla scelta dello Stato d'emergenza
La decisione del Consiglio dei ministri di dichiarare lo stato di emergenza nazionale in materia di immigrazione è stata fortemente apprezzata dal presidente della Regione Renato Schifani che, infatti, in più occasioni l'aveva richiesto per affrontare un fenomeno già preoccupante e che non potrà che peggiorare con l'avanzare della bella stagione.
La Regione Siciliana sta facendo la propria parte, anche attraverso il dipartimento della Protezione civile regionale, ma necessita di tutto l'aiuto possibile, compreso, al più presto, un intervento concreto e organico da parte dell'Unione europea.
Proprio nel giorno di Pasquetta, funzionari e volontari della Protezione civile sono intervenuti per allestire due tendostrutture all'interno dell'ex hub vaccinale di via Forcile a San Giuseppe La Rena per accogliere i migranti in arrivo nelle prossime ore a Catania e nella Sicilia orientale.
LENTEPUBBLICA
Congedo parentale 2023 all'80 per cento: i chiarimenti della Funzione Pubblica.
In un recente parere del Dipartimento della Funzione Pubblica ecco illustrate tutte le novità sul Congedo parentale retribuito all'80 per cento per il 2023.La Funzione Pubblica ha esaminato, nello specifico, una nota con richiesta di chiarimenti da parte di un'amministrazione sanitaria (ma che può risultare universalmente valida per tutti i comparti pubblici).
Si richiedono in particolare quali siano le modalità di applicazione dell'articolo 1, comma 359, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), riguardante il congedo parentale.
Vediamo dunque quali sono le informazioni rilasciate dal Dipartimento del Ministro per la Pubblica Amministrazione in questo documento.
Congedo parentale 2023 all'80 per cento: le novità spiegate dalla Funzione Pubblica
Si ricorda che l'ultima manovra finanziaria ha innalzato la soglia della misura dell'indennità per congedo parentale all'80%, rispetto all'ordinaria entità del 30%, per la durata massima di un mese, se goduto in via alternativa fra i genitori fino al sesto anno di vita del figlio.
I mesi di congedo parentale sono nove e sono retribuiti con un'indennità pari al 30%.
Di questi nove mesi:
tre mesi non sono trasferibili per ciascun genitore
gli altri tre mesi, invece, sono alternativi.
Il Dipartimento, per quanto riguarda le lavoratrici madri o, in alternativa, per i lavoratori padri dipendenti pubblici, sottolinea che questa indennità potrebbe essere già retribuita per intero in base a quanto stabilito dai contratti nazionali di lavoro.
Questo cosa significa?
Il trattamento economico di miglior favore, introdotto dalla legge di bilancio 2023 per uno dei tre mesi non trasferibili di congedo parentale dei genitori, non si applica per il personale delle pubbliche amministrazioni nei casi in cui il contratto nazionale di comparto riconosce già la misura del 100% per i primi trenta giorni. Bisogna dunque fare attenzione e fare riferimento al proprio CCNL di appartenenza, poiché ai pubblici dipendenti possono essere erogati solo i trattamenti economici espressamente previsti dalla contrattazione collettiva.
BLOGSICILIA
Caro voli, allo studio dell'Osservatorio della Regione tariffe più basse per i residenti
Un contributo economico per i viaggiatori siciliani residenti nell'Isola e la costituzione di una Rete di aeroporti siciliani di cui farà parte anche la Regione. Queste alcune delle proposte sul tavolo dell'Osservatorio per il trasporto aereo, l'organismo voluto dal presidente della Regione per il monitoraggio del traffico aereo da e per la Sicilia, che si è riunito oggi per la seconda volta a Palazzo d'Orléans.
Al tavolo dell'Osservatorio che riunisce, tra gli altri, i vertici dei sei aeroporti siciliani, Enac, Università di Palermo e Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, è approdata l'iniziativa del governo regionale, illustrata dall'assessore alle Infrastrutture, di una modalità di sconto applicata unicamente ai viaggiatori residenti in Sicilia e consistente in un contributo economico regionale da applicare a ogni tratta, con l'obiettivo di attenuare l'impatto economico del caro-voli. Si tratterebbe di un'ipotesi di scontistica, ancora allo studio e da sperimentare, aperta ai siciliani residenti nell'Isola.
Inoltre, fra le proposte sul tavolo degli interlocutori, l'istituzione di un protocollo d'intesa fra la Regione e le società di gestione degli scali aeroportuali siciliani, che insieme contano 20 milioni di passeggeri, al fine di cooperare in un'ottica di sistema e sviluppo congiunto. Le linee di intervento della Rete di aeroporti della Sicilia riguarderanno l'intermodalità e i collegamenti fra aeroporti e territori regionali circostanti, la promozione della Sicilia intesa come offerta complessiva infrastrutturale, la creazione e l'emissione di card integrate ad uso dei turisti valide per tutti i tipi di trasporto dall'aeroporto di arrivo ai territori di permanenza turistica e viceversa e la gestione di eventi internazionali. Tra le finalità della Rete di aeroporti ci sarebbe anche la gestione integrata delle emergenze di Protezione civile con possibile ricaduta sugli scali regionali, l'ideazione di un brand e la condivisione di strategie commerciali, l'interscambio di buone pratiche e programmi di formazione congiunta, ma anche di professionalità e competenze, la realizzazione di gare congiunte per specifiche categorie merceologiche.
Nel corso del dibattito è stata sottolineata la necessità di portare avanti il percorso di riconoscimento della condizione di insularità e della continuità territoriale per assicurare i giusti benefici ai residenti nel sistema dei trasporti. Annunciata, infine, la richiesta fatta al ministero dei Trasporti per migliorare e incrementare i collegamenti ferroviari da e verso gli aeroporti siciliani.
L'incontro segue l'ennesimo esposto all'Autorità garante per la concorrenza e il mercato a proposito del rincaro dei prezzi dei voli, in particolare da e per Roma e Milano, da parte del governo regionale e l'arrivo di un terzo vettore che collegherà la Sicilia col continente dal primo giugno.
ITALIAOGGI
Fitto: il Pnrr si può (e si deve) cambiare. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione 2021-2027 non sono intoccabili e si possono cambiare. Fitto al Senato: il regolamento del Pnrr prevede infatti che "in casi straordinari si possa immaginare una modifica del Piano".
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione 2021-2027 non sono intoccabili e si possono cambiare. Il regolamento del Pnrr (all'art.21 del Recovery and resilience facility) prevede infatti che "in casi straordinari si possa immaginare una modifica del Piano". E anche l'accordo di partenariato 2021-2027 (ossia lo strumento europeo che approva i programmi italiani sull'utilizzo delle politiche di coesione) è stato scritto sulla base di dati economici "pre Covid e pre guerra".
Sarà questo l'appiglio normativo a cui si attaccherà il governo per rivedere tempi e obiettivi di un Pnrr scritto "senza che fosse lontanamente immaginabile lo scoppio della guerra in Ucraina con conseguenze evidenti in termini di aumento dei costi delle materie prime". Un mutato scenario che "rende indispensabile una riflessione a 360 gradi per capire come rendere attuali questi interventi", tenendo conto che l'Italia con i suoi 48 programmi all'interno della politica di coesione è la nazione Ue che ha più da perdere. E il rischio "che queste risorse non vadano nella direzione opportuna, ossia quella di dare una risposta strategica ai grandi problemi del nostro Paese" è più che fondato. Intervenendo al Senato durante la discussione sul ddl di conversione del decreto legge Pnrr ter (atteso oggi al voto dell'aula di palazzo Madama) il ministro Raffaele Fitto ha per la prima volta chiarito in parlamento la strategia del governo per salvare sia il Pnrr che le politiche di coesione. Una strategia che va nella direzione di immaginare tra i due programmi "un sistema di vasi comunicanti" nella consapevolezza, ha ammesso il ministro, che l'ammontare delle risorse Ue del Pnrr (191,5 miliardi più 30 mld dal Fondo complementare) "non verranno spese entro l'orizzonte temporale del 2026". Fitto non è ancora entrato nel merito degli interventi che il governo ritiene non realizzabili nella loro interezza entro la deadline del Recovery Plan, annunciando che sul tema ci saranno in futuro nuove occasioni di confronto parlamentare. "Ma", ha spiegato, "su questo punto ci viene incontro la proposta della Commissione Ue, perché nel momento in cui Bruxelles ha approvato il RePower Eu ha corretto il tiro, facendo del RePower un capitolo aggiuntivo del Pnrr che apre la sponda all'applicazione dell'articolo 21". Il RePower italiano si muoverà sia sul fronte del miglioramento infrastrutturale sia su quello degli incentivi all'efficientamento energetico di famiglie e imprese. Ma, a differenza di quello degli altri Paesi, il RePower italiano non potrà godere di molte risorse, potendo contare su 2,7 mld di fondi Ets (le quote di emissione assegnate dall'Ue all'Italia) e sul 7,5% delle politiche di coesione (circa 3 miliardi di euro).
"Proprio per questo", ha concluso il ministro, "è necessario immaginare un meccanismo che sia in grado di poter utilizzare parte delle risorse Pnrr là dove dovessimo accertare che questi fondi non troveranno un completamento di spesa entro giugno 2026".
ILSOLE24ORE
Nomine, Cattaneo ad e Scaroni presidente Enel. Cingolani a Leonardo. Confermati Descalzi (Eni) e Del Fante (Poste)Silvia Rovere presidente di Poste, Zafarana di Eni e Pontecorvo di Leonardo. A Terna Giuseppina Di Foggia verso la nomina ad amministratore delegato, De Biasio presidente.
La decisione è arrivata dopo un lungo braccio di ferro all'interno della maggioranza. Giorgia Meloni ha insistito per avere l'ultima parola nella scelta degli amministratori delegati delle partecipate pubbliche di maggior rilievo. I pronostici sono stati in larga parte confermati: all'Eni rimane Claudio Descalzi, Matteo Del Fante al vertice di Poste. Cambi invece nelle altre due società a controllo pubblico: l'ex ministro Roberto Cingolani guiderà Leonardo. Flavio Cattaneo sarà il nuovo ad di Enel con Claudio Scaroni presidente. Silvia Rovere sarà la nuova presidente di Poste. Il nuovo presidente di Eni sarà Giuseppe Zafarana, quello di Leonardo Stefano Pontecorvo. Le nomine di Terna arriveranno domani (12 aprile): Giuseppina Di Foggia (attuale vicepresidente di Nokia) dovrebbe essere il nuovo amministratore delegato, Igor De Biasio (consigliere d'amministrazione Rai eletto in quota Lega) il nuovo presidente.
Eni: la conferma di Descalzi
Claudio Descalzi, classe 1955, laureato in Fisica al timone dell'azienda dal 2014, per lui il quarto mandato. Descalzi ha iniziato la carriera in Eni nel 1981 come ingegnere di giacimento. Dal 2002 al 2005 è direttore dell'area geografica Italia, Africa e Medio Oriente, ricoprendo inoltre il ruolo di consigliere di amministrazione di diverse consociate Eni dell'area. Il 14 aprile 2014 è stato indicato dal Governo Renzi per il ruolo di amministratore delegato di Eni. Il primo mandato di Descalzi dura dal 2014 al 2017: sotto la sua direzione, tra il 2016 e il 2017, il bilancio di Eni torna in utile, chiudendo l'anno con profitti netti pari a 3,43 miliardi di euro. Nel 2016 Descalzi lancia il Progetto Italia, un programma di iniziative e misure in ottica di produzione energetica a zero emissioni.
Il 18 marzo 2017 viene confermato dal Governo Gentiloni nel ruolo di amministratore delegato per un secondo mandato insieme alla presidente Emma Marcegaglia. Il 20 aprile 2020 il Governo Conte II conferma Claudio Descalzi alla guida di Eni per la terza volta consecutiva. Sotto la sua gestione la strategia di transizione verso le rinnovabili prosegue e il 19 febbraio 2021 Descalzi annuncia l'impegno di Eni nel raggiungere la decarbonizzazione di tutti i prodotti e processi aziendali entro il 2050. La prova più difficile gli è toccata dopo il crollo delle importazioni di gas dalla Russia, quando la necessità di differenziare le forniture italiane si è intrecciata al tema della transizione ecologica, che sta già imponendo ad aziende come Eni un cambio di passo.
Enel, arriva Cattaneo
Flavio Cattaneo, vicepresidente di Italo, classe 1963, laureato in Architettura al Politecnico di Milano, nel 1999 assume la carica di Commissario dell'Ente Fiera Milano, che trasforma in SpA, di cui è presidente e amministratore delegato fino al 2003, preparando la quotazione in Borsa e lanciando il collocamento dell'azienda nel 2002 presso il segmento Star di Borsa Italiana. Dal 2003 al 2005 è stato il più giovane direttore generale della Rai. Nominato direttore generale dal governo Berlusconi, ne cura la fusione con la holding e ne rimette in ordine i conti. L'anno successivo la società, sotto la sua guida, raggiunge il più alto utile netto della sua storia. Dal 1º novembre 2005 al 27 maggio 2014 (per tre mandati consecutivi, il massimo consentito) è amministratore delegato di Terna, azienda proprietaria della rete di trasmissione elettrica italiana, dedicandosi a colmare il ritardo infrastrutturale della rete elettrica e a sviluppare la ricerca. Ad di Nta (Nuovo Trasporto Viaggiatori) nel 2015 e di Telecom dal 2016 al 2017. Poco dopo torna ad essere amministratore delegato di Italo - Nuovo Trasporto Viaggiatori. In passato ha ricoperto diverse cariche in vari consigli di amministrazione tra cui: Generali Assicurazioni , Domus Italia Cementir Holding S.p.A.
L'approdo di Cingolani a Leonardo
È dalle fasi di passaggio del testimone col governo Draghi che Roberto Cingolani comincia a muoversi al fianco dalla premier Giorgia Meloni come suo consulente. L'ex banchiere centrale europeo aveva chiamato il fisico milanese di levatura internazionale, genovese di adozione, al ministero nuovo di zecca della Transizione ecologica. Studi di perfezionamento alla Normale di Pisa ed esperienze in Germania al Max Planck Institut, in Giappone e negli Stati Uniti, Cingolani era stato a lungo alla guida dell'Istituto italiano di tecnologia: dunque un scienziato a tutto tondo, esperto di robot e nanotecnologie, sulla plancia del dicastero che si rivelerà cruciale con lo scoppio del conflitto in Ucraina per le competenze in materia energetica. Quando va via nel 2019 l'Iit ha 11 centri di ricerca e oltre 1.700 scienziati provenienti da 60 paesi, un migliaio di brevetti, 24 start-up già attive e altre decine in cantiere. A Cingolani si deve l'impulso al progetto per l'umanoide iCub, il robot simbolo dell'Istituto, così come è lui a lasciare il segno nel progetto per una cittadella di Scienze della vita di Milano, lo Human Technopol. Nelle vesti di divulgatore partecipa alla Leopolda su invito di Matteo Renzi, ma già dieci anni prima era intervenuto a veDrò di Enrico Letta. Nel 2019 diventa il capo dell'Innovazione in Leonardo (chief Technology and Innovation Officer) dove torna. Tra le prime iniziative, portare in Italia, e proprio a Genova, uno dei supercomputer più potenti esistenti, per far entrare il Paese «nel club del supercalcolo mondiale» con almeno l'1% della potenza. Senza dimenticare la nuova sfida, che la tecnologia sostenibile è la nuova sfida dell'innovazione («non è pensabile fare cose nuove e scaricarne il peso sui nostri nipoti»).
Poste: la conferma di Del Fante
Fiorentino, 55 anni, Matteo Del Fante arriva alla guida di Poste nel 2017 direttamente dal vertice di Terna dove era approdato a maggio del 2014 per scelta del governo Renzi. Bocconiano, specializzato in mercati finanziari alla Stern School of Business della New York University, Del Fante inizia la sua carriera nel Dipartimento di ricerca di JP Morgan nel 1991 e, dopo diversi incarichi nelle sedi di Milano e Londra, nel 1999 assume la carica di managing director. Rimane nella banca d'affari fino al 2003, con la responsabilità per i clienti dell'area Emea (Europa-Medio Oriente-Africa). Poco dopo la privatizzazione, nel 2004, entra in Cassa depositi e prestiti come Responsabile Finanza e M&A. In Cdp avvia le attività nel settore immobiliare, assumendo dal 2009 al 2014 la carica di amministratore delegato della società di gestione del risparmio del gruppo. A giugno del 2010 assume la carica di direttore generale di Cassa, fino alla nomina nella primavera del 2014 di amministratore delegato di Terna. Alla fine di marzo, comunicando al mercato i risultati di Poste, Del Fante ha sottolineato che la società ha «solide basi per la crescita futura». I «risultati eccezionali» evidenziati si riferiscono non solo alla chiusura del bilancio ma anche al percorso fatto per due mandati alla guida dell'azienda. È stata rievocata «la promessa fatta nel 2018», l'obiettivo di far salire il risultato operativo a 1,8 miliardi nel 2022. «Siamo andati ben oltre», il bilancio si è chiuso con un ebit a 2,3 miliardi. «Livelli record. Abbiamo più che raddoppiato il margine operativo del 2017».