SICILIAONPRESS
Oltre due milioni di euro per la messa insicurezza di ponti e viadotti lungo alcunestrade provinciali.
Nuovi interventi da parte del Libero Consorzio Comunale di Agrigento sono previsti sui ponti e viadotti della rete viaria di propria competenza. E' stato infatti pubblicato il bando di gara per l'Accordo Quadro annuale con un solo operatore economico per l'affidamento dei lavori di messa in sicurezza di ponti e viadotti lungo undici strade interne, e precisamente le Strade Provinciali n. 26, 4, 25, 79, 42, 47, 15, 11, 5,20 e 21. Anche questi interventi, progettati dai tecnici del Settore Infrastrutture Stradali, rientrano tra quelli finanziati con DM 225//2021 del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti della rete viaria di Province e Città metropolitane.
L'importo a base d'asta dei lavori, che dovranno essere eseguiti entro 365 giorni, è di2.200.000,00 euro, compresi 66.000,00 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso.
La gara sarà effettuata in modalità integralmente telematica e tramite inversione procedimentale, e le offerte dovranno pervenire entro le ore 12:00 del 3 maggio2023 esclusivamente attraverso il portale appalti del Libero Consorzio, mentre l'apertura delle offerte avverrà a partire dalle ore 8:30 del 4 maggio nella sala gare del Libero Consorzio (via Acrone n. 27).
ANSA
Altre 5 Province in Sardegna, iter nel collegato al bilancio. Emendamento Giunta regionale sblocca la riforma del 2021.
Dopo due anni esatti dall'approvazione della riforma degli enti locali, la maggioranza di centrodestra della Regione decide di dare gambe al provvedimento approvato il 15 aprile 2021 che istituisce le Province del Nord-Est Sardegna, dell'Ogliastra, del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano e la Città metropolitana di Sassari.
L'attesa norma che deve 'aggiustare' la riforma, impugnata dal governo dopo qualche mese dal via libera e salvata dalla Corte costituzionale con un pronunciamento nel marzo 2022, sarà inserita nel collegato alla manovra Finanziaria della Regione con un emendamento presentato ieri dall'assessorato degli Enti locali, guidati da Aldo Salaris.
Ma ci vorrà un altro anno e mezzo circa per vedere concluso l'iter del passaggio dai vecchi ai nuovi enti e il definitivo assetto degli enti locali nell'isola.
L'emendamento agisce in particolare sull'articolo 23 della riforma, che riguarda la fase transitoria e di successione dai vecchi ai nuovi enti, stabilendo tempi, modalità e procedure nel passaggio al nuovo assetto. Secondo le tempistiche stabilite, se l'emendamento passerà il vaglio della commissione e dell'Aula, le prime elezioni dei consigli provinciali e dei consigli delle Città metropolitane dovranno essere indette entro il 30 giugno 2024 e svolte entro due mesi.
Nel dettaglio i passaggi utili all'applicazione della riforma del 2021, contenuti nell'emendamento, riguardano in prima battuta la nomina da parte della giunta regionale, su proposta dell'assessore degli enti locali, dei commissari straordinari delle 4 province 'storiche' di Nuoro, Oristano, Sassari e Sud Sardegna che devono provvedere alla gestione ordinaria e alla liquidazione, nel caso della provincia del Sud Sardegna e di quella di Sassari.
Da qui parte l'iter per la successione che comprende vari step come la trasmissione di tutti i documenti dagli enti intermedi alla Regione e la definizione dei criteri generali per l'individuazione dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strutturali, organizzative e dei procedimenti e contratti. Trascorsi i tempi tecnici, in tutto circa 8 mesi, la giunta potrà nominare i commissari degli enti appena fondati del Nord Est, Ogliastra, Sulcis Iglesiente, Medio Campidano e quello della Città metropolitana di Sassari. I Commissari straordinari delle province del Sud Sardegna e di Sassari, a quel punto ufficialmente soppresse, rimarranno in carica per la gestione ordinaria e le attività di liquidazione fino alla conclusione di dette attività.
20 ANNI DOPO NUOVO DIETROFRONT SU PROVINCE - Il tema delle Province in Sardegna ha cominciato a scaldarsi nel 2001 con la norma che aveva raddoppiato gli enti, da quattro a otto, con le nuove Medio Campidano, Sulcis Iglesiente, Ogliastra e Gallura. Dopo quattro anni entra in vigore la riforma, ma lo stop arriva nel 2012 con il referendum consultivo del 6 maggio, voluto dai Riformatori sardi - oggi nella maggioranza di centrodestra che avvia l'iter per ripristinare le Province rinate nel 2021 -, per il taglio degli enti intermedi. Stravince il sì, anche se vota il 35% degli aventi diritto superando così di poco il quorum necessario e si procede al commissariamento.
Nel frattempo si cerca una nuova strada e nel 2016 la maggioranza di centrosinistra approva un nuovo riordino: soppresse le province di Cagliari, del Sulcis Iglesiente, quella del Medio Campidano, Gallura e Ogliastra, nasce la 'super' Provincia del Sud Sardegna che corrisponde a quella della Provincia di Cagliari. Restano in piedi le Province di Nuoro (che si riappropria dell'Ogliastra), Oristano e Sassari (che si riprende la Gallura) e nasce la rete metropolitana di Sassari.
Ma le elezioni dei nuovi organismi non si svolgono e gli enti funzionano guidati da amministratori straordinari nominati dalla Regione. L'ultimo capitolo è stata l'approvazione della riforma di due anni fa da parte della attuale maggioranza di centrodestra guidata da Christian Solinas. Ora si sta modificando la legge con un emendamento al collegato alla Finanziaria per aggiornarla e renderla applicabile. Se sarà approvato in Sardegna, con una popolazione di oltre 1,6 milioni di residenti, ci saranno due città metropolitane - Cagliari e Sassari - e sei Province: Sulcis Iglesiente, Madio campidano, Oristano, Nuoro, Ogliastra e del Nord Est.
ITALIAOGGI
Cuneo fiscale, 10 anni di tagli. InutiliUn decennio di interventi per tagliare il cuneo fiscale, ma i livelli sono pressocché uguali a quelli dell'inizio del 2000. Se, infatti, 23 anni fa il costo del lavoro in Italia si attestava al 47,08%, nel 2021 la percentuale è scesa solo fino al 46,52% (dati Ocse).
Un decennio di interventi per tagliare il cuneo fiscale, ma i livelli sono pressoché uguali a quelli dell'inizio del 2000. Se, infatti, 23 anni fa il prelievo fiscale e contributivo sul lavoro in Italia si attestava al 47,08%, nel 2021 la percentuale è scesa solo fino al 46,52% (dati Ocse). Nel frattempo, praticamente ogni governo ha approvato norme per la riduzione del cuneo, trend recentemente confermato dall'esecutivo Meloni, che ha stanziato risorse per il taglio sia in legge di bilancio che nel Def da poco approvato. Risorse che vanno a prorogare una misura introdotta dal governo Draghi.
Def e manovra. Sono più di tre i miliardi stanziati dal Def per tagliare il cuneo fiscale. E già in questi giorni vari esponenti governativi, tra cui il viceministro dell'economia Maurizio Leo, hanno parlato di un decreto di prossima pubblicazione che definirà tutti i dettagli. Uno stanziamento che si andrà a sommare a quello già deciso dalla recente legge di bilancio; l'ultima manovra, infatti, ha predisposto un taglio dei contributi previdenziali per il 2023 del 3% per i redditi fino a 25 mila euro e del 2% per quelli fino a 35 mila. Le due misure si sommeranno l'una all'altra garantendo quindi un beneficio doppio in busta paga.
Un decennio di interventi. Da Monti a Letta, passando per Renzi, Conte e Draghi, tutti i recenti esecutivi hanno approvato misure per tagliare il costo del lavoro. Un mix di interventi (si veda tabella in pagina) su Irpef, Irap, Inail e contributi. Tuttavia, il valore del cuneo fiscale italiano rimane sempre più o meno stabile negli anni (e tra i più alti dei paesi Ocse). Questo perché, spesso, le misure approvate hanno un orizzonte di tempo limitato.
I numeri. Il taglio del cuneo definito con la manovra, ad esempio, varrà solo per il 2023 e va a prorogare una misura approvata dal governo Draghi. Si tratta, perciò, di interventi non strutturali, che non incidono sul costo del lavoro nel medio-lungo termine. Nel 2013, il primo anno preso in considerazione in questa analisi, la percentuale in Italia arrivava al 47,84%, poco più di un punto percentuale superiore a quella del 2021 (46,52%). Paradossalmente, la novità che inciderà maggiormente sul cuneo fiscale, a parità di costo del lavoro, proviene da una norma non strettamente collegata al cuneo, ovvero l'assegno unico universale. Calcolando gli importi sulla base dell'Isee e non più del reddito, ai lavoratori interessati viene garantito un assegno più corposo che, anche al netto dell'eliminazione delle detrazioni, abbassa il cuneo in maniera strutturale per questi dipendenti.
LENTEPUBBLICA
Lavoro agile nella PA: modalità mista nella stessa giornata?
Un orientamento applicativo dell'ARAN, CFC 118a, si sofferma sull'eventuale possibilità per il dipendente in lavoro agile nella PA di effettuare nella stessa giornata la prestazione in modalità "mista".
Lo smart working è stato un'arma fondamentale per il mondo del lavoro, soprattutto nella Pubblica Amministrazione, durante la pandemia di Covid-19 e il lockdown totale.
Con la fine della pandemia e il ritorno alla normalità, però, in molti hanno richiesto ancora di poter ricorrere al lavoro agile.
Per le Pubbliche Amministrazioni lo smart working rappresenta una scelta organizzativa della singola amministrazione che chiama in campo la responsabilità dei dirigenti.
I nuovi contratti collettivi nazionali di lavoro introducono due forme di smart working:
da un lato il lavoro agile in senso stretto (senza vincolo di orario e senza vincolo di luogo)
e dall'altro il lavoro da remoto (con vincolo di orario e di luogo).
Lavoro agile nella PA: prestazione in modalità mista nella stessa giornata
Il dipendente in lavoro agile può svolgere nella medesima giornata una prestazione lavorativa in modalità mista: ossia, parte in modalità agile e parte in presenza nel luogo di lavoro?
La possibilità di effettuare una giornata "mista" tra lavoro agile e lavoro in presenza è prevista dal vigente contratto solo in due ipotesi ben delineate ed aventi carattere eccezionale.
In primo luogo, l'Amministrazione può richiamare in ufficio il lavoratore che sta prestando la propria attività in modalità agile nel caso di "problematiche di natura tecnica e/o informatica" o "di cattivo funzionamento dei sistemi informatici", a causa delle quali l'attività lavorativa a distanza viene concretamente impedita o sensibilmente rallentata (cfr. art. 39, co. 4 citato).
Oppure, in secondo luogo, l'Amministrazione può richiamare il dipendente nell'ipotesi di "sopravvenute esigenze di servizio" (co. 5). In questo caso deve essere data comunicazione che deve pervenire in tempo utile per la ripresa del servizio.
Pertanto, come si evince dalla lettura dei commi citati, si tratta di ipotesi residuali e straordinarie e che non ammettono un'estensione analogica in altri casi non disciplinati. Ulteriori e diverse ipotesi di attività "mista" di tipo volontario e programmabile a priori dalle parti non sono quindi conformi alla normativa legislativa e contrattuale vigente.
LENTEPUBBLICA
Commissari straordinari: ecco qual è la loro funzione.
In Italia sono molti i commissari straordinari, applicati in diversi ambiti, l'ultimo per il grande flusso di migranti: ecco cosa fanno.
Commissari straordinari: a causa del grande flusso di migranti, lo scorso 11 aprile il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato d'emergenza su tutto il territorio nazionale.
Quando si dichiara lo stato d'emergenza, può essere nominato un commissario straordinario, una figura diffusa in Italia.
Commissari straordinari: di cosa si occupano
Come possiamo leggere sul sito del Governo italiano, esiste un elenco di oltre 40 commissari straordinari.
Alcuni sono nominati "ai sensi dell'art.11 della Legge 23 agosto 1998, n°400, ovvero per realizzare specifici obiettivi o per particolari esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni statali. Altri, invece, sono stati nominati "ai sensi di specifiche norme di settore".
Il Governo Draghi era intervenuto sul tema dei compensi dei commissari straordinari, con una riforma apposita. Draghi aveva stabilito che le retribuzioni prevedessero una percentuale legata ai risultati e all'occupazione e acconti dopo due anni e mezzo di incarico.
L'obiettivo era quello di
"ridurre i costi dei compensi corrisposti ai commissari e ai membri dei comitati di videosorveglianza, prevedendo uno stringente legame con una serie di risultati".
Nel lungo elenco di commissari straordinari in Italia, istituiti secondo l'art.11 della Legge 23 agosto 1998, n°400, troviamo Ricardo Franco Levi, il commissario straordinario per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell'Italia, quale Paese d'onore, alla Fiera del libro di Francoforte.
C'è anche Mauro Miccio, commissario straordinario col compito di presiedere il comitato di indirizzo della Zes nella Regione Abruzzo.
Maria Grazia Nicolò, nominata nel 2022, è la commissaria straordinaria per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
Fino a febbraio 2023 è stato in carica Antonio Bella, il commissario straordinario del Governo per le persone scomparse.
Quest'anno è subentrato Giovanni Maria Macioce, come commissario straordinario del Governo per gli interventi di restauro e valorizzazione dell'ex carcere borbonico dell'isola di Santo Stefano di Ventotene.
Tra quelli nominati "ai sensi di specifiche norme di settore", troviamo Roberto Gualtieri (anche sindaco di Roma), nominato commissario straordinario per assicurare gli interventi funzionali alle celebrazioni del Giubileo della chiesa cattolica per il 2025, nell'ambito del territorio di Roma Capitale.
In questa categoria, troviamo anche i commissari per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e per l'attuazione dell'Agenza Digitale.