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rassegna stampa del 6 giugno 2023

giornale di sicilia

Imposta la fiducia al decreto "Pa" Insorgono i magistrati contabili: «È in gioco la tutela dei cittadini» Dure le opposizioni. Voto blindato alla Camera domani, poi il Senato

Il governo pone la fiducia alla Camera, tra le proteste dell'opposizione ma soprattutto dei magistrati contabili, sul decreto Pubblica amministrazione che contiene la stretta sui controlli della Corte dei Conti sulle spese del Piano nazionale di rilancio e resilienza e la proroga dello scudo erariale. La linea dell'esecutivo, ribadita dalla premier, resta comunque quella di non arretrare: nessun bavaglio - puntualizza - ma norme che erano già state messe in pista da governi precedenti. I giudici, però, ribadiscono nettamente la propria contrarietà dopo un'assemblea straordinaria convocata, su richiesta della base, proprio in concomitanza con l'approdo in Aula del provvedimento. «Non sono in gioco le funzioni della magistratura contabile ma la tutela dei cittadini», è l'allarme lanciato dalla Corte. «La conferma dello scudo erariale - mettono nero su bianco in una nota i magistrati - in assenza del contesto di emergenza pandemica nel quale è nato, impedisce di perseguire i responsabili e di recuperare le risorse distratte, facendo sì che il danno resti a carico della collettività. Al contempo, l'abolizione di controlli in itinere, su attività specificamente volte al rilancio dell'economia, significa indebolire i presidi di legalità, regolarità e correttezza dell'azione amministrativa». Con la fiducia su questo testo - protestano intanto dall'opposizione - si mette un doppio bavaglio: ai giudici e al Parlamento. Il governo, in ogni caso, tira dritto e mette la fiducia sul provvedimento. In mattinata sono previste le dichiarazioni di voto in diretta tv a partire dalle 12.30. E il centrosinistra prepara battaglia e proverà a farsi sentire anche con gli interventi e gli ordini del giorno che si preannunciano numerosi tanto che non è escluso che si possa arrivare a una seduta fiume. «È un governo - accusa il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte - in ritardo sull'attuazione del Pnrr, abbiamo una rata da riscuotere da Bruxelles e non la stiamo riscuotendo. E come pensano di risolvere il problema? Eliminano il controllo della Corte dei Conti, che non è concepito per ritardare ma semplicemente per vigilare. Non sopportano i controlli». «Da mesi - attacca la capogruppo Dem alla Camera Chiara Braga - chiediamo chiarezza sul Pnrr, ad oggi abbiamo invece solo una governance centralizzata e paralizzata che ha fatto accumulare inutili ritardi e l'annuncio di un voto di fiducia per cancellare il ruolo di controllo della Corte dei Conti. Non c'è governo più insofferente al controllo di quello di destra». «La norma che ha messo il bavaglio alla Corte dei Conti rispetto ai controlli sul Pnrr è incostituzionale, il governo Meloni così segue il modello Orban», accusa il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli. Non mancano, però, anche i distinguo nell'opposizione con il Terzo polo che puntualizza che non voterà la fiducia ma fa sapere di condividere la necessità di velocizzare i processi operativi legati al Pnrr: «Velocizzare non esclude i controlli - dice la capogruppo in Senato Raffaella Paita - si può essere efficienti e controllare allo stesso tempo». Dura anche la posizione della Dm Barbara Serracchiani che smentisce la premier Meloni secondo cui le sue misure sulla Corte dei Conti sono la proroga delle norme decise dal Governo Draghi. Serracchiani osserva che l'emendamento del governo contiene due norme: la prima è «lo scudo al danno erariale che però nasceva sulla base dell'emergenza Covid, quando operavamo in condizioni di emergenza e inedite». 


Regione, rimpasto in giunta vicino: Schifani cambierà tre assessori
«Più che un rimpasto sarà un restyling. Faremo una valutazione ad ampio raggio e non avrà carattere punitivo. Non ci sarà alcuna vendetta»: Renato Schifani rompe il silenzio che si è imposto da alcuni giorni e traccia il perimetro dell'operazione che porterà ai primi cambi in giunta.Saranno almeno 3 e coinvolgeranno tutti i grandi azionisti dell'esecutivo.Il presidente ha scelto il silenzio dopo il primo turno delle Amministrative per preparare i ballottaggi e valutare «con serenità e pacatezza» le mosse da fare «prima della pausa estiva».
Dunque è prevedibile che i cambi in giunta arriveranno a luglio.


livesicilia.it

Sicilia, tutti i nodi: lavori d'aula, ballottaggi e rimpastoDopo tre settimane di stop riprendono i lavori del Parlamento siciliano ma sono diversi i temi che scaldano la maggioranza.
I deputati regionali tornano in aula. Dopo tre settimane di stop riprendono i lavori del Parlamento siciliano che oggi sarà impegnato nell'attività ispettiva.Il ritorno in aulaLa road-map, filtra da Palazzo dei Normanni, prevede la convocazione della dei capigruppo per pianificare il lavoro delle prossime settimane dopo i ballottaggi si riprenderà a pieno regime come annunciato dal presidente Gaetano Galvagno. Oggi sapremo quanti onorevoli hanno risposto all'appello del presidente e torneranno a popolare i banchi di Sala d'Ercole.  Fonti autorevoli confermano che non dovrebbero partecipare alla seduta i deputati che fanno capo a Cateno De Luca, mantenendo fede all'impegno di tornare in aula soltanto si affronterà la questione dell'abolizione dell'adeguamento Istat alle indennità dei parlamentari regionali. Governo e Parlamento realisticamente dopo i ballottaggi dovranno premere sull'acceleratore per recuperare il tempo perduto e scrollarsi di dosso il record negativo di sei leggi approvate in sette mesi. La partita di SiracusaMa i temi che tengono banco, soprattutto alla latitudine di Palazzo D'Orleans, sono di natura prettamente politica. In primis, la partita dei ballottaggi con il centrodestra a trazione Forza Italia che si gioca tanto a Siracusa per eleggere Fernando Messina. Un duello insidioso soprattutto dopo l'apparentamento del sindaco uscente Francesco Italia con l'ex azzurro Edy Bandiera. Il centrodestra per non fallire nell'impresa si è apparentato con il renzianissimo Giancarlo Garozzo, intesa che però gli ha fatto mancare il sostegno della nuova Dc (esclusa dal consiglio senza il premio di maggioranza sacrificato sull'altare dell'intesa al secondo turno). Ma c'è soprattutto la questione del possibile ritocco alla giunta regionale che agita gli animi dei principali attori del centrodestra siciliano.I meloninani spingono per affrontare il caso Turano legato a doppio filo con le amministrative di Trapani ma con qualche significativa voce fuori dal coro. Il deputato nazionale Manlio Messina ha messo nero su bianco (nel corso della trasmissione Il Punto) che se, come ha detto Luca Sammartino, l'assessore ha sostenuto Maurizio Miceli pur non riuscendo a coinvolgere gli uomini a lui vicini sul territorio il caso non esiste. Diversamente andrebbe imbastito un ragionamento diverso. Un eventuale rimpasto, del resto, non potrebbe non coinvolgere gli altri partiti della coalizioni dunque anche FdI (e l'assessore Francesco Scarpinato in primo luogo). Il tentativo di gettare acqua sul fuoco potrebbe nascere dalla volontà di blindare i propri assessori che magari qualche compagno di partito vorrebbe sostituire (in un gioco a incastro di correnti per garantire maggiore rappresentanza alle varie anime di FdI). Un pensiero analogo si fa dentro la Lega con la vecchia guardia, riunita attorno alla segretaria regionale Annalisa Tardino, che non si straccerebbe le vesti se venisse sostituito l'assessore Turano (blindato dal duo Sudano-Sammartino). La presenza di Matteo Salvini in Sicilia, che oggi sarà a Messina, potrebbe essere utile per affrontare la questione. Il dossier rimpasto sarà affrontata da Renato Schifani subito dopo il voto di domenica e il Risiko potrebbe essere di non facile soluzione.


teleacras.it
Maurizio Puccio: "Basta. Ho chiesto il pensionamento anticipato"

Maurizio Puccio, dipendente della Provincia di Agrigento, disabile al 100%, è stato trasferito in un luogo di lavoro distante, in "smart working", 70 chilometri dall'Ufficio in cui ha prestato servizio da circa 20 anni. Del caso è stato interessato il ministro per la Disabilità, Alessandra Locatelli. Puccio ha scritto anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all'Ispettorato del Lavoro di Agrigento, e alle Procure della Repubblica di Sciacca ed Agrigento. Nel frattempo gli è stata confermata dalla Provincia la possibilità del "lavoro agile" ma in un diverso Ufficio a 70 chilometri dal proprio luogo di lavoro e residenza, ovvero Sciacca. Puccio ha chiesto invano spiegazioni all'amministrazione provinciale. A seguito di ulteriori provvedimenti, ritenuti dannosi e discriminatori a suo carico, Maurizio Puccio ha presentato domanda di pensionamento anticipato, con grave ripercussione e danno economico, pur di sfuggire - afferma - a tale stato di frustrazione, ansia e paura. E Puccio aggiunge: "Tengo a precisare che non ho interessi personali e non sono un soggetto dedito al protagonismo. Questa vicenda ha creato in me uno sconvolgimento delle abitudini familiari. Il mio interesse è collettivo. Per tutti i soggetti disabili che come me e peggio di me, che si trovano nelle stesse condizioni, senza voce e nel silenzio, e che sono stati costretti a subire delle vessazioni per il solo fatto di trovarsi in uno scalino gerarchico inferiore".




lentepubblica.it
La sospensione del procedimento disciplinare nel Pubblico Impiego
Una recente sentenza della Cassazione, la numero 4185/2023, si occupa di fornire indicazioni sulla sospensione del procedimento disciplinare nel Pubblico Impiego.Il potere disciplinare nei rapporti di lavoro, come previsto dalla legge italiana, si applica anche al pubblico impiego contrattualizzato.Infatti esiste uno specifico codice di comportamento che ogni dipendente pubblico è obbligato a osservare, pena sanzioni o conseguenze anche maggiormente gravi come il licenziamento.Ma esistono casi oggettivi in cui questi procedimenti disciplinari possono essere, per così dire, "congelati"?Di recente la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata su un possibile caso di sospensione di uno specifico procedimento disciplinare: scopriamo dunque qual è il contenuto della Sentenza e quali sono i principi di diritto enunciati.Il casoNel caso esaminato dalla Corte di Cassazione (relativo a un evento verificatosi nel comparto sanità ma applicabile a tutti i dipendenti pubblici) a un dipendente, un infermiere, era stata inflitta una sanzione perché aveva somministrato a un paziente un farmaco sbagliato e aveva alterato la sua cartella clinica.Il dipendente ha successivamente impugnato la sanzione disciplinare di sospensione dal lavoro e di sei mesi dello stipendio.Dopo il rigetto della Corte d'Appello, che aveva confermato la sospensione, il caso è arrivato di fronte ai giudici cassazionisti.Sospensione del procedimento disciplinare nel Pubblico Impiego: il parere della CassazioneLa Cassazione non si è discostata dal parere della Corte d'Appello, ritenendo corretta l'azione del datore di lavoro durante la procedura disciplinare e nella fase di accertamento dei fatti contestati. Nello specifico i giudici si sono soffermati sulla procedura di "audizione" del dipendente.La normativa prevede infatti, come indicato dallo Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970), che il lavoratore è libero di esercitare il diritto di difesa nella più completa libertà delle forme, presentando le proprie giustificazioni in forma scritta, orale. Oppure il dipendente potrebbe decidere anche di non difendersi, senza che questo significhi una tacita ammissione delle proprie colpe.Tuttavia, secondo quanto espresso nella Sentenza, sebbene il datore di lavoro sia obbligato ad ascoltare il dipendente quando viene contestata una disciplina, il dipendente non può posticipare arbitrariamente l'incontro in cui deve essere ascoltato.Pertanto la violazione di questo obbligo comporta l'annullamento della sanzione solo se il dipendente dimostra di aver subito un pregiudizio nel suo effettivo diritto di difesa.La Cassazione afferma che la procedura disciplinare per i dipendenti pubblici può essere sospesa solo se il lavoratore ha una patologia così grave da impedirgli di esercitare il diritto di difesa in qualsiasi modo.In questo caso è responsabilità del dipendente dimostrare la malattia grave: questo perché malattie "meno gravi" non impediscono al lavoratore diverse forme partecipative all'udienza (come ad esempio l'invio di memorie esplicative o di delega difensiva ad un avvocato).


I concorsi pubblici cambieranno con il Decreto PA, le novità

Nel Decreto PA, sono state inserite anche diverse novità riguardo le regole per i concorsi pubblici: ecco cosa sappiamo.Novità regole concorsi pubblici decreto PA: i concorsi pubblici rimangono una delle opportunità di lavoro più importanti per i cittadini.
Nonostante il calo dei partecipanti (come constatato durante l'ultimo Forum PA), i bandi di concorso continuano ad essere pubblicati ogni mese.
Il Governo Meloni ha inserito nuovi emendamenti nel decreto PA, di prossima pubblicazione, legate al PNRR. Il nostro Paese, infatti, si è impegnato a delineare una nuova riforma entro il 30 giugno 2023.Perciò, il Governo sta lavorando ad una modifica del Dpr del 1994, ma alcune modifiche saranno introdotte nel decreto sulla PA, che andrà al voto oggi, 5 giugno 2023.Vediamo quali sono le novità che saranno introdotte.
Novità regole concorsi pubblici decreto PA: ecco quali sonoIl nuovo decreto per i concorsi pubblici, come annunciato dal Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, punta ad accorciare le tempistiche a 6 mesi, così da snellire le procedure concorsuali.In attesa del decreto, però, sono state inserite alcune anticipazioni nel Decreto PA, che dovrà essere approvato oggi, 5 giugno.Prova oraleTra le novità annunciate, c'è il possibile addio all'esame orale nei concorsi. Ci sarà, infatti, la possibilità di fare solo la prova scritta nei concorsi per i profili "non apicali", ovvero quelli per i posti di dirigenza.La decisione porterebbe alla decadenza dell'esame orale, solo temporaneamente, almeno fino al 31 dicembre 2026, ovvero alla scadenza dei progetti legati al PNRR.Concorsi su base territorialeÈ prevista anche la nascita dei concorsi con divisioni su base territoriale. Perciò, nei concorsi nazionali unici, banditi dalla Commissione Ripam, i candidati non potranno presentare la domanda di partecipazione per più di un profilo oggetto del bando e per più di un ambito territoriale.I candidati dovranno indicare per quale Regione o città vogliono candidarsi e non potranno presentare la domanda per altri territori.
Se poi, non si riuscisse a coprire tutti posti, è previsto lo scorrimento delle graduatorie.Requisiti per risultare idoneiCambieranno anche i requisiti per risultare idonei.
Nella riforma, infatti, si stabilisce che solo coloro che rientreranno nel 20% dei posti successivi all'ultimo di quelli banditi potranno essere identificati come idonei.Servizio civileÈ prevista anche l'introduzione di un numero specifico di posti riservati, circa il 15%, per chi ha svolto il servizio civile.
Ma solo per chi "ha concluso il servizio civile universale senza demerito".


grandangoloagrigento.it
Strade ex consortili e regionali, oltre 2milioni per i lavori di manutenzioneL'appalto, della durata di diciotto mesi,prevede lavori di manutenzione straordinaria delle strade ex consortili e regionali di competenza del Libero Consorzio Comunale di Agrigento
E' pubblicato sul sito internet www.provincia.agrigento.it il bando di gara per l'accordo quadro con un solo operatore economico per l'affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria delle strade ex consortili e regionali di competenza del Libero Consorzio Comunale di Agrigento su tutto il territorio provinciale.L'appalto, della durata di diciotto mesi, ha un importo complessivo di 2.000.000,00 di euro, compresi 60.000,00 per oneri di sicurezza (non soggetti a ribasso), interamente finanziati con fondi regionali. La gara sarà effettuata in modalità integralmente telematica e tramite inversione procedimentale, e le offerte dovranno essere presentate esclusivamente attraverso il portale appalti del Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Il termine ultimo per la presentazione delle offerte è fissato alle ore 12:00 del 26 giugno, mentre l'apertura delle offerte è prevista alle ore 8:30 del 27 giugno 2023 nella sala gare del Libero Consorzio (via Acrone n. 27).

ilgiornale.it
Si torni all'elezione diretta del presidente della provincia"Il senatore Marco Silvestroni parla del testo base sulla riforma delle province che riporterà all'elezione diretta dei membri dei consigli provinciali
La legge Delrio del 2016 sta per andare in soffitto. Il comitato ristretto della prima Commissione di Palazzo Madama ha adottato il testo base sulla riforma delle province. Il testo, poi, sarà sottoposto alla commissione Affari Costituzionali."L'obiettivo è far tornare al voto le province in concomitanza con le Europee", spiega il senatore meloniano Marco Silvestroni, il primo ad aver presentato una proposta di legge nella scorsa legislatura per ritornare all'elezione a suffragio universale del presidente della provincia e dei rispettivi consiglieri. "Ritengo che la legge Delrio debba essere superata perché così come era stata proposta e attuata non andava bene. È visibile agli occhi di tutti perché, con le elezioni di secondo livello, dove amministratori eleggono altri amministratori si crea una situazione un po' paradossale", dice Silvestroni che, prima di entrare a Palazzo Madama era stato consigliere della città metropolitana di Roma. Ma non solo. Il problema principale è che con la Delrio, il sindaco del comune capoluogo diventa automaticamente, senza essere eletto a suffragio universale, il presidente della città metropolitana. "Per me è incostituzionale perché la Provincia di Roma, per esempio, ha un milione e ottocentomila abitanti con tanti Comuni, ma gli abitanti della provincia delle città metropolitane non eleggono né i loro rappresentanti né colui o colei che diventa presidente della città metropolitana", ricorda Silvestroni.Il ritorno alle urne per l'elezione diretta del presidente delle province, però, non implicherebbe ulteriori costi per i cittadini in quanto "nella mia proposta - spiega il senatore meloniano - non si fa riferimento al ripristino delle indennità e, pertanto, il consigliere Provinciale non prenderebbe un euro". Il ripristino dell'eleggibilità diretta dei membri dei consigli provinciali si accompagna al ripristino delle piene funzioni dell'ente intermedio che la riforma costituzionale del 2016 si proponeva di abolire. "Le province servirebbero più delle regioni perché sono il primo ente di prossimità nei confronti degli enti locali e devono ritornare a dare quelle risposte importanti che ad oggi le città metropolitane non sono riuscite più a dare", sottolinea Silvestroni che, poi, chiosa: "La Provincia si occupava della pulizia delle strade in caso di neve o di altre situazioni simili e di occuparsi delle varie esigenze dei comuni cittadini, mentre Le Regioni perlopiù legiferano e alla pulizia delle cunette, per esempio non pensa più nessuno".

siciliaonpress.it
Elezioni provinciali, disegno di legge per prolungarle fino al 30 settembre 2024
La giunta Schifani ha approvato un disegno di legge che prevede di prolungare fino al 30 settembre 2024 la permanenza in carica dei commissari che da quasi 10 anni reggono i Liberi Consorzi, le associazioni di enti locali che hanno preso il posto delle Province. Si eviterà così che vengano eletti i vertici naturali di questi Liberi Consorzi con un meccanismo (mai applicato) che chiama alle urne solo sindaci e consiglieri dei Comuni: si chiamano elezioni di secondo livello.L'Ars potrebbe approvare la legge di riforma proposta dal governo Schifani che reintroduce l'elezione diretta a suffragio universale sia nei Liberi Consorzi che nelle Città Metropolitane. È un passaggio che riporterà la lancette della politica a prima del 2014 ridando vita alle vecchie Province. Su questo maggioranza e opposizione sono d'accordo.
Il testo è semplicissimo: prevede che «in caso di mancata approvazione entro il 30 giugno» della riforma che reintroduce le vecchie Province vengono bloccate le elezioni nei Liberi Consorzi e si vada avanti con i commissari fino a fine settembre 2024. In pratica, il governo dà all'Ars un anno per approvare la riforma.


















































































































































































































































































































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