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rassegna stampa dal 10 al 12 giugno 2023

giornale di sicilia
Province, i tecnici Ars bocciano la legge
 L'assessore Andrea Messina è deciso ad andare avanti: «Non avrebbe senso votare gli organi amministrativi degli enti, se pochi mesi dopo bisognerebbe azzerare poi tutto»

'ufficio Studi dell'Ars non ha dubbi, anche se all'allerta dà una formula molto diplomatica: «Non può escludersi la possibilità che questa norma possa essere oggetto di impugnativa da parte dello Stato». È così che la leggina che dovrebbe cancellare le elezioni nei Liberi Consorzi e nella Città Metropolitane prorogando di un anno i commissariamenti è finita rapidamente in un campo minato. Quella approvata dalla giunta Schifani e spedita all'Ars è una leggina di poche righe ma dal grande effetto politico. In estrema sintesi, la Regione per effetto di una precedente norma sarebbe obbligata a indire le elezioni nelle ex Province entro agosto. E si tratterebbe delle cosiddette elezioni di secondo livello: alle urne sarebbero chiamati solo i sindaci e i consiglieri comunali del territorio per eleggere i vertici di organi - i Liberi Consorzi - mai entrati davvero in funzione a 10 anni dalla riforma voluta da Crocetta. Schifani ha già avviato il procedimento per riportare in vita le vecchie Province e non intende quindi indire elezioni che sarebbero poi da invalidare dopo qualche mese per effetto del ritorno al passato. Da qui l'esigenza di bloccare le elezioni di secondo livello e prolungare di un anno il commissariamento che altrimenti scadrebbe a fine luglio. È un caos normativo, figlio di ritardi dei due precedenti governi, su cui adesso si innesta il parere degli uffici del Parlamento guidato da Gaetano Galvagno.
Un parere a sua volta tecnico ma dall'altrettanto pesante impatto. Secondo l'ufficio Studi dell'Ars la leggina che cancella le elezioni e proroga i commissari sarebbe incostituzionale. Il parere depositato cita perfino una norma analoga, approvata nel 2020 dalla Sardegna, e bloccata dall'impugnativa del Consiglio dei ministri. In realtà i tecnici dell'Ars vanno anche oltre perché ricordano che una delle ultime leggi della scorsa legislatura, varata ad agosto 2022, aveva lo stesso intento e fu impugnata. E la Corte Costituzionale si è riunita martedì scorso per decidere sul ricorso del governo nazionale. L'ufficio Studi dell'Ars ricorda non a caso che la Consulta ha più volte rimarcato che il rinvio delle elezioni viola il principio costituzionale dell'autonomia delle Province. E così il pasticcio delle ex Province si complica. Dopo un decennio in cui i vecchi enti sono stati soppressi ma quelli nuovi, frutto della semplice associazione di Comuni del territorio, non sono mai entrati in funzione. Ora il governo regionale e l'Ars sono a un bivio: andare avanti con un leggina che dà un anno di tempo per riportare in vita le vecchie Province o indire elezioni che completano il percorso di formazione dei nuovi enti, seppure destinati dopo qualche mese all'estinzione.


Libero Consorzio, premio a Stingo

Il Comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Vittorio Stingo ha ricevuto ieri pomeriggio il conferimento della Benemerenza Civica da parte dei sindaci del Libero Consorzio Comunale di Agrigento. A fare gli onori di casa il commissario straordinario Raffaele Sanzo, che ha consegnato a Stingo insieme all'onorificenza anche una targa e dei doni. «E' un'emozione fortissima - ha detto Stingo -. Sono orgoglioso di quanto fatto dai miei sindaci. Ci siamo legati nelle attività di tutti i giorni e particolarmente nelle battaglie che abbiamo condotto insieme». L'iniziativa promossa dal sindaco di Ribera Matteo Ruvolo è stata condivisa da tutti i sindaci della Provincia, ieri pomeriggio radunati in assemblea. «Un attestato di affetto, di vicinanza, di stima - ha aggiunto Ruvolo - nei confronti del colonnello Stingo per il suo operato nel nostro territorio svolto con grande dedizione, con grande competenza e con grande vicinanza verso tutte le istituzioni e agli enti locali. Non ha mai fatto mancare la sua presenza sia fisicamente, sia attraverso i comandi, le tenenze i suoi militari. È stata una presenza continua, assidua. Sapevamo di potere contare su un riferimento importante che è l'Arma dei Carabinieri". (*GNE*)


larepubblica.it
In Sicilia Province alle corde, ma i partiti si spartiscono già le future poltrone

Mentre la politica si straccia le vesti sul ritorno alle urne per l'elezione dei presidenti delle Province e dei Consigli provinciali, gli enti "di area vasta" dell'Isola sono sempre più al collasso. Fra strade provinciali ridotte a colabrodo e manutenzione degli edifici scolastici al lumicino, il blocco del turnover è stata la scure che ha dato il colpo di grazia alle strutture vessate dal prelievo forzoso di Roma sulle tasse per le nuove immatricolazioni e le Rc Auto versate dai siciliani.



AGRIGENTONOTIZIE
Libero consorzio, l'assemblea dei sindaci consegna una targa speciale al comandante Vittorio Stingo. 


Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie
Il Libero Consorzio Comunale, rappresentato dal Commissario straordinario Raffaele Sanzo, ha  consegnato una targa speciale di gratitudine ed un dono raffigurante " una testa di moro"  al Comandante provinciale dell'arma dei Carabinieri, colonnello Vittorio Stingo, giunto alla fine del suo mandato nella provincia agrigentina.
In occasione  dell'assemblea dei Sindaci del Libero Consorzio Comunale di Agrigento e' stata deliberata, su proposta del Sindaco di Ribera Matteo Ruvolo, la consegna di una targa speciale all'alto ufficiale dell'arma per il suo impegno profuso a favore della legalità,  della giustizia nell' intera provincia   agrigentina.
Il Colonnello Vittorio Stingo, particolarmente emozionato nel suo intervento, ha una lunghissima esperienza professionale: impegni internazionali all'estero con missioni delicatissime in Afghanistan, nei Balcani, in Iraq, Libia, Palestina, Somalia ed una proficua collaborazione con le procure di molte città italiane per contrastare la criminalità organizzata con numerose operazioni che hanno prodotto risultati importanti nel contrasto al crimine organizzato.
L'ufficiale dell'Arma e' stato, tra i suoi incarichi, responsabile dello sviluppo di programmi su progetti europei di contrasto al crimine  internazionale e Consigliere di Polizia di stabilità del Comandante supremo dell'Alleanza Atlantica della Nato. Nella provincia di Agrigento dal 2020 si e' particolarmente distinto  per determinazione, concretezza e squadra, rilanciando fortemente il dialogo con i cittadini, le associazioni, la scuola e le istituzioni.
L'assemblea ha, regolarmente, proseguito i lavori prevedendo, come primo punto all'odg la modifica delle comissioni permanenti a seguito dei risultati elettorali dei comuni coinvolti al voto e la programmazione infrastrutture della provincia di Agrigento,capitale della cultura 2025.


AGRIGENTOOGGI
Inserire Agrigento nel Piano Nazionale degli Aeroporti: la richiesta pronta a "volare" a Roma.


Il tema aeroporto rimane vivo ma del progetto, e soprattutto della sostenibilità, si conosce ancora poco. Dal recente incontro con il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini è venuta fuori la richiesta del territorio, di realizzare uno scalo per sopperire alle carenze infrastrutturali e alla marginalità geografica a cui è relegata la capitale della cultura del 2025,  ma anche la necessità che il progetto venga inserito nell'ambito del piano nazionale per gli aeroporti. "Non faccio promesse ma chiederò all'amministratore Delegato di Enav, Pasqualino Monti, di analizzare il vecchio piano aeroportuale nazionale e di aggiornarlo con tempi, costi e flussi al 2023 - affermava Salvini -. Gli chiederò di valutare con i suoi tecnici il Piano aeroportuale nazionale - ha spiegato il vicepremier -. Vi dirò il prima possibile se ad Agrigento potremo venire anche in aereo: non nel 2025, evidentemente". Per Salvini "l'obiettivo" sarebbe "arrivarci nel 2032". Il ministro delle Infrastrutture ha quindi assicurato: "Se il progetto ha le gambe per camminare avrà tutto il mio sostegno". L'incontro con Monti era previsto per lo scorso 30 maggio. Ora dal Comitato pro aeroporto di Agrigento, che nel frattempo ha avviato un azionariato a partecipazione pubblica per costituire la Società Aeroporto Agrigento Valle dei Templi SpA, vogliono conoscere l'esito di quell'incontro. Una delegazione guidata e organizzata dal primo cittadino di Agrigento Francesco Miccichè, di cui farebbe parte Pietro Hamel che da tecnico lavorò al progetto di realizzazione dello scalo in territorio agrigentino, Angelo Principato e Salvatore Burgio, sarebbero pronti a volare a Roma ( ma da Catania o Palermo) per incontrare Salvini. "Ci lavoro da tempo e senza la mia relazione inviata alla direzione generale il 19 novembre 2022 saremmo stati tagliati fuori per altri 15 anni", dice il primo cittadino di Agrigento.
Il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, nonché vice premier, era intervenuto lo scorso 21 maggio al Palacongressi per un incontro di Confcommercio: ad accoglierlo, il neo prefetto Filippo Romano, il neo questore Emanuele Ricifari e i vertici dell'Arma dei carabinieri Vittorio Stingo e della Guardia di finanza Rocco Lo Pane. Ad accompagnarlo l'eurodeputato Annalisa Tardino. Presente anche il deputato nazionale Lillo Pisano, quello regionale, ex sindaco di Licata, Angelo Cambiano, nonché il sindaco uscente di Ravanusa Carmelo D'Angelo.
E anche per discutere di infrastrutture e aeroporto, al Libero consorzio comunale si è riunita l'assemblea dei sindaci agrigentini convocata dal commissario straordinario, Raffaele Sanzo, su richiesta del sindaco di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino. L'assemblea ha deliberato di dare pieno mandato alla commissione infrastrutture affinché si faccia promotrice al ministero per l'individuazione delle analisi delle osservazioni fatte al piano nazionale aeroporti e l'inserimento dell'aeroporto nel Pna definitivo.
Il Piano Nazionale degli Aeroporti è un documento strategico che definisce la visione, gli obiettivi e le linee guida per lo sviluppo del sistema aeroportuale di un paese. E' possibile che il governo stia lavorando su un nuovo piano nazionale degli aeroporti per affrontare le esigenze e le sfide del settore. Lo scalo di Agrigento avrebbe tra l'altro l'obiettivo di consentire l'AFC lusso di più investitori possibili. Il prezzo per singola azione e' stato fissato in mille euro. L'adesione e' aperta a enti pubblici, imprenditori e normali cittadini. Lo spirito che anima i fondatori e' accorciare le distanze per ogni esigenza dal lavoro, allo studio, salute, turismo, per destinare alle imprese le stesse opportunità del resto d'Italia. Di Recente sulla vicenda si è espresso anche Salvatore Cuffaro: "Coltivo questo sogno da quando ero Presidente della Regione. Sognare aiuta a camminare ed è giusto perseguire questo sogno. Tuttavia - dice il segretario nazionale della Democrazia Cristiana - occorre avere la consapevolezza che si tratta di una battaglia complicata e difficile che necessità soprattutto di sostenibilità economica. Senza il conforto dei numeri - conclude Cuffaro - inutile fare grandi fughe e creare illusioni".



SICILIAONPRESS
Provinciale ex consortile Poggio di Conte, una strada distrutta da anni.
Ex consortile Poggio di Conte, una strada dimenticata.
Tra le tantissime cose strane del nostro territorio ci sono anche le strade che da anni tali non sono, così come l'importante collegamento tra Favara - Castrofilippo e Naro.
Meglio, esiste solo sulle carte perché resa impraticabile e pericolosa per la mancata manutenzione.
Vero è che la zona è servita da una strada statale, ma l'ex consortile Poggio di Conte è utile alle diverse aziende agricole e alle civili abitazioni che si affacciano lungo un percorso di circa 4 chilometri, oltre ad essere un collegamento tra Favara con Castrofilippo e Naro.
Un collegamento dimenticato, dicevamo, dalle istituzioni e non, ovviamente, da chi in quella zona, ci vive, ci lavora e ha delle proprietà e che quotidianamente deve transitare su una sorta di malandata regia trazzera.



SICILIA24H
"Precari", fumata nera sull'aumento di ore.


A consuntivo degli incontri e delle audizioni che si sono susseguite è fumata nera sull'aumento delle ore lavorative ai precari della Regione e degli Enti Locali.
Precari sono e, seppur stabilizzati, precari saranno ancora. Il pressing della Regione e dei sindacati, mantenuto nella settimana scorsa, non ha sortito nulla di positivo. A consuntivo degli incontri interlocutori e delle audizioni in Commissione Affari Istituzionali all'Assembla regionale, i Comuni siciliani si sono dichiarati incapaci ad aumentare le ore lavorative degli ex precari, oggi dipendenti part time. Dopo la stabilizzazione, a spese della Regione, gli Enti locali non sono disposti ad incrementare le ore perché dovrebbero caricarsi la spesa degli aumenti. Con molti Municipi siciliani sull'orlo del dissesto o pre-dissesto, ciò è complicato se non impossibile. E i sindacati confermano. Il Csa - Cisal afferma: "I Comuni non riescono da soli a risolvere l'atavico problema dei lavoratori precari o part-time. E' necessario che la Regione intervenga per effettuare le stabilizzazioni e portare a tempo pieno migliaia di dipendenti senza i quali molti Enti locali non potrebbero più erogare servizi. I Comuni sono senza personale per fare fronte alle tante sfide che si presentano loro a partire da quelle della programmazione comunitaria e del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Vi sono oltre 4.000 Asu ed Lsu da stabilizzare, e circa 12.000 lavoratori che da 25 anni sono part-time. Servono retribuzioni adeguate al sostentamento delle famiglie, e i Comuni non possono essere lasciati soli perché già alle prese con cronici problemi di bilancio. Per i Comuni siciliani è una lenta e pericolosa agonia. I 12.000 mila lavoratori matureranno il diritto a una pensione da fame, inferiore a quella minima, mentre i 4.000 Asu non la vedranno mai. Nel primo caso si tratta dei lavoratori part-time degli Enti locali, gli ex contrattisti e articolisti, stabilizzati negli scorsi anni, assunti con diversi orari di lavoro e che generalmente non superano le 24 ore di servizio settimanali. Occorre reperire le risorse per arrivare alle integrazioni orarie. Non si tratta solo di una battaglia per la dignità del lavoro pubblico ma di una sfida che richiede un'azione di sistema delle forze sociali, sindacali e dell'Anci Sicilia. Il Csa-Cisal è pronto a continuare il confronto in modo costruttivo". I Comuni siciliani in dissesto o pre-dissesto sono attualmente 110 e il numero aumenta di giorno in giorno. Tra essi, i Comuni più importanti, per numero di abitanti, sono Palermo, Catania e Messina. Nella provincia messinese, sull'orlo del precipizio vi sono altre città di rilievo come Barcellona, Milazzo e Taormina.



QDS
Agrigento, una nuova collaborazione tra Scuola ed Enti locali.


Questo il tema di un incontro, svoltosi nei locali del Libero Consorzio comunale, promosso dall'Asael. Si punta a dar vita a un nuovo patto istituzionale per favorire le politiche educative
AGRIGENTO - La Sala Pellegrino del Libero Consorzio comunale ha ospitato un incontro sul tema "Rapporto Scuola-Ente locale: assecondare un processo di crescita del senso civico nelle nuove generazioni".
L'incontro è stato organizzato dall'Asael, Associazione siciliana amministratori Enti locali in collaborazione con il Libero Consorzio comunale di Agrigento e con il patrocinio del ministero dell'Istruzione e del Merito, del Comune di Agrigento e del Consorzio universitario Empedocle.
L'Asael, come ha sottolineato il presidente Matteo Cocchiara durante il suo intervento, intende mettersi al servizio delle istituzioni scolastiche per un nuovo patto istituzionale volto a potenziare il ruolo della scuola per il territorio partendo dalla rivisitazione degli strumenti di intervento dell'Ente Locale in favore delle politiche educative e formative.
L'incontro ospitato all'interno dei locali dell'ex Provincia regionale di Agrigento ha inteso favorire autentici Patti educativi di comunità attraverso un ruolo sinergico degli Enti locali con la Scuola, il terzo settore e un rinnovato protagonismo degli studenti.
Il commissario straordinario del Libero Consorzio, Raffaele Sanzo, ha fortemente rimarcato l'importanza del rapporto Scuola-Ente locale, strumento indispensabile per connettere il mondo dell'istruzione e quello delle istituzioni.
Gli interventi di Rino La Placa, presidente dell'Associazione ex parlamentari dell'Ars, Valentina Chinnici, presidente nazionale del Cidi e parlamentare dell'Ars e Vito Ferrandelli, dirigente scolastico e amministratore locale hanno ulteriormente rafforzato il significato del patto educativo tra la scuola e l'Ente locale.
A impreziosire l'incontro anche una relazione di Giuseppe Fioroni, già ministro della Pubblica istruzione, che ha saputo cogliere la sintesi degli interventi rilanciando la proposta che partendo dal territorio sia possibile creare l'opportunità per nuove sinergie a servizio delle comunità coinvolte.
L'Asael ha inteso promuovere incontri in tutto il Paese per presentare una proposta operativa in occasione del primo semestre del 2024, che coinciderà con il cinquantenario della promulgazione dei decreti delegati che hanno ridisegnato il sistema scolastico in Italia.




primapagina.it
A Roma si lavora per il ritorno delle Province, la Sicilia si prepara...
Al Senato nuovo Ddl per abrogare Riforma Delrio. Pronto anche il Ddl regionale. Ecco come saranno le nuove Province


E'approdato il 6 giugno in I Commissione Affari Costituzionali del Senato il Disegno di legge intitolato "Nuova disciplina in materia di funzioni fondamentali, organi di governo e sistema elettorale delle Province e delle Città metropolitane e altre disposizioni relative agli enti locali" . Il Disegno di legge di fatto resusciterà le province che vennero "abolite" nel 2014 dalla cosiddetta Riforma Delrio. Il testo unifica più disegni di legge e interviene su funzioni fondamentali, organi e sistema elettorale delle Province.Il Ddl delinea un sistema articolato su un Presidente e un Consiglio provinciale che durano in carica 5 anni e su una Giunta provinciale nominate dal Presidente. Relativamente alla composizione del Consiglio e della Giunta il testo divide le Province in 3 fasce. Delle 76 Province delle Regioni a Statuto Ordinario: nella fascia sotto 500 mila abitanti rientrano 56 Province, ovvero la maggioranza degli enti, e si prevedono 20 consiglieri e 4 assessori; nella fascia tra 500 mila e 1 milione di abitanti rientrano 17 Province e si prevedono 24 consiglieri e 6 assessori; nella fascia oltre 1 milione di abitanti rientrano solo 3 Province (Bergamo, Brescia, Salerno) e si prevedono 30 consiglieri e 8 assessori. La novità dal punto di vista politico, che "rimedierà" in un certo senso ai tagli delle poltrone al parlamento nazionale ma anche regionale, è il ritorno all'elezione diretta di Presidenti e consiglieri. Per diventare presidente a primo turno basterà raggiungere il 40%, senza il quale si andrà al ballottaggio tra i primi due contendenti mentre per l'elezione dei consiglieri torneranno i collegi plurinominali dove, di norma, verrà assegnato un numero di seggi non inferiore a 3 e non superiore ad 8.Prevista anche la doppia preferenza di genere. La stessa disciplina elettorale è prevista per il sindaco metropolitano. Secondo lo stesso Ddl, entro 6 mesi dall'entrata in vigore della nuova norma, sarà emanato un DPCM per l'individuazione delle risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative necessarie all'espletazione delle funzioni fondamentali riconosciute alle Province; risorse per le funzioni ma anche per pagare le indennità di Presidenti, assessori e consiglieri. La riforma restituirà alle Province e alle Città metropolitane specifiche competenze: dall'ambiente ad alcuni servizi pubblici soprattutto inerenti ai trasporti, i sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione, programmazione e rete scolastica compresa l'edilizia, lo sviluppo economico e territoriale e la gestione delle strade provinciali. Molta attesa anche in Sicilia per il ritorno delle Province. Il Governo del presidente Schifani ha già pronto un Ddl di riforma regionale per far rinascere le Province regionali, il testo però potrà essere approvato solo quando a Roma verrà abrogata la Riforma Delrio. Secondo il Ddl regionale in Sicilia si avrebbero 6 province più tre Città Metropolitane, ovvero Catania, Messina e Palermo. Per le province con popolazione superiore al milione di abitanti previsti 36 consiglieri e massimo 9 assessori. Per quelle tra cinquecentomila e un milione di abitanti: 30 consiglieri e fino a 7 assessori. Le province con meno di 500.000 abitanti, vedi quella di Trapani con circa 430miola abitanti, avranno 24 consiglieri e una giunta con massimo sei assessori.


siciliaonpress.it
Provinciale ex consortile Poggio di Conte, una strada distrutta da anni

Ex consortile Poggio di Conte, una strada dimenticata.
Tra le tantissime cose strane del nostro territorio ci sono anche le strade che da anni tali non sono, così come l'importante collegamento tra Favara - Castrofilippo e Naro.Meglio, esiste solo sulle carte perché resa impraticabile e pericolosa per la mancata manutenzione.
Vero è che la zona è servita da una strada statale, ma l'ex consortile Poggio di Conte è utile alle diverse aziende agricole e alle civili abitazioni che si affacciano lungo un percorso di circa 4 chilometri, oltre ad essere un collegamento tra Favara con Castrofilippo e Naro.
Un collegamento dimenticato, dicevamo, dalle istituzioni e non, ovviamente, da chi in quella zona, ci vive, ci lavora e ha delle proprietà e che quotidianamente deve transitare su una sorta di malandata regia trazzera.  

Ad Agrigento "Terra fritta, siamo tutti nella stessa padella" 

Ad Agrigento, al Giardino Botanico, è stato presentato l'evento divulgativo ambientale intitolato "Terra fritta, siamo tutti nella stessa padella", visitabile fino a venerdì 16 giugno.
L'iniziativa è promossa e sostenuta dal Libero consorzio comunale di Agrigento, Legambiente, Sosia Comunicazione e Liceo Politi nell'ambito dell'ex alternanza scuola - lavoro.
  

ITALIAOGGI.

Contrattazione collettiva: i numeri sono da recordNel 2022 sono stati sottoscritti 44 rinnovi di contratti collettivi nazionali di lavoro. Cifra superiore ai 22 rinnovi del 2020 e ai 34 del 2021. E sono stati 434 gli accordi di secondo livello, portando così il totale di quelli attivi a oltre 9.300. Tutti i dati del report Adapt che confermano la volontà delle parti sociali di riaffermare la loro funzione economica di "autorità" salariale rispetto alle pressioni derivanti dal dibattito sul salario minimo.

La contrattazione collettiva non lascia, anzi raddoppia. Ancora di più per quanto riguarda gli accordi di secondo livello, stipulati sul territorio. Nel corso del 2022, infatti, sono stati sottoscritti 44 rinnovi di contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria dalle federazioni di settore di Cgil, Cisl e Uil con le rispettive controparti datoriali, numero ben superiore ai 22 rinnovi del 2020 e ai 34 del 2021. Inoltre, l'anno scorso sono stati sottoscritti 434 accordi di secondo livello, il numero più alto di intese raggiunte nel decennio. A rilevarlo è la nona edizione del rapporto di Adapt sulla contrattazione collettiva in Italia, dal quale emerge che numerosi sono i settori coinvolti dai rinnovi, fra i quali spiccano quello delle attività manifatturiere e quello dei trasporti. Sul piano dei trattamenti economici, nel report si evidenzia il tentativo delle parti di limitare gli effetti dei periodi di vacanza contrattuale che nel 2022 si sono prolungati a causa delle nuove emergenze legate al difficile reperimento di materie prime nei vari settori e a un andamento della spirale inflazionistica difficile da prevedere. In molti casi sono state fissate specifiche quote una tantum a copertura di tali fasi di carenza contrattuale, per fornire una prima risposta sul piano economico ai lavoratori. In molti casi, le parti sociali hanno tentato di individuare specifici meccanismi di adeguamento ex post, volti ad adattare efficacemente le retribuzioni a un andamento inflattivo futuro non prevedibile al momento delle trattative. Gli analisti rilevano, altresì, che continua il processo di arricchimento del trattamento economico complessivo che ingloba tutte le voci contrattuali con ricaduta economica, comprese alcune forme di welfare. Appaiono di particolare rilievo le numerose previsioni volte a promuovere lo sviluppo dei fondi di previdenza e assistenza sanitaria integrativa, nonché l'erogazione di specifiche quote di beni e servizi di welfare aziendale, anche al fine di sostenere il potere d'acquisto dei lavoratori. Nel report si evidenziano i rinvii alla contrattazione decentrata in merito alle politiche di welfare aziendale o a questioni normative, affidando alla contrattazione di secondo livello, fra gli altri, il compito di individuare le località e i periodi di riferimento per le assunzioni stagionali, nonché nelle numerose discipline contrattuali in materia di lavoro agile. In materia di contratti aziendali, il report analizza i 434 accordi sottoscritti nel 2022, il numero più alto di intese raccolte negli ultimi dieci anni. Emerge un grado di sviluppo della contrattazione aziendale particolarmente eterogeneo, quasi un quarto degli accordi è stato negoziato da aziende afferenti al settore metalmeccanico. Risultano ampiamente rappresentati anche il settore del credito e delle assicurazioni, quello delle telecomunicazioni, quello dell'industria elettrica. I settori meno rappresentati sono quelli della concia e della somministrazione di lavoro. Circa la metà degli accordi ha copertura multi-territoriale, ossia è applicabile in realtà produttive presenti su più regioni in diverse macro-aree del paese oppure sull'intero territorio nazionale. Tra gli accordi riferibili ad un'unica area del paese, la maggioranza si applica ad aziende localizzate nel Nord Italia. La quasi totalità degli accordi aziendali afferisce alla macroarea del welfare aziendale o della retribuzione di produttività, numerosi accordi introducono un premio di risultato, annuale, infrannuale o ultrannuale, legato all'incrementalità di determinati parametri, collettivi e individuali. Accanto ai "classici" indicatori di produttività e redditività, le parti sempre più tendono ad affiancare a tali criteri tradizionali altri legati ad elementi di innovazione, efficienza e sostenibilità. La maggioranza degli accordi prevede, inoltre, la possibilità di convertire tutto o una parte del premio in beni e servizi di welfare aziendale (c.d. "welfarizzazione del premio di risultato"). Proprio sul tema del welfare, si registra la diffusione del welfare organizzativo, ossia l'insieme di misure volte a favorire una migliore conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro. Oltre un quinto degli accordi aziendali contiene clausole contrattuali che hanno ad oggetto la materia della formazione.
In aumento i contratti integrativi depositati dalle imprese. Alla data del 15 maggio scorso, sono 9.306 i contratti integrativi aziendali depositati attivi, il 60% nel settore dei servizi, il 39% dell'industria e l'1% dell'agricoltura. È quanto emerge dai dati pubblicati dal ministero del lavoro e delle politiche sociali secondo cui, su base nazionale, da maggio 2022 a oggi sono aumentati del 14,36% i contratti integrativi (a maggio dello scorso anno erano 8137). Cresce, inoltre, l'attrattività dei contratti integrativi per le imprese del Sud. Il report sull'andamento dei premi di produttività, ricavato dalla procedura per il deposito telematico dei contratti aziendali e territoriali del ministero, mostra, infatti, un incremento percentuale dal 6 all'11% degli accordi siglati da realtà nel Mezzogiorno rispetto al totale nell'ultimo mese. In dettaglio, il valore annuo medio del premio è pari a 1.546,86 euro per quasi tre milioni di beneficiari (2.982.732 lavoratori). A seguito della pubblicazione del decreto interministeriale 25 marzo 2016, relativo alla detassazione delle agevolazioni fiscali, sono stati depositati complessivamente 82.232 contratti. Dei 9.306 depositi di conformità relativi a contratti tuttora attivi, 8.429 sono riferiti a contratti aziendali e 877 a contratti territoriali. Inoltre, 7.260 si propongono di raggiungere obiettivi di produttività, 5.489 di redditività, 4.834 di qualità, mentre 1.052 prevedono un piano di partecipazione e 5.564 misure di welfare aziendale. Prendendo in considerazione la distribuzione geografica delle aziende che hanno depositato gli 82.232 contratti, il 74% è concentrato al Nord, il 17% al Centro, il 9% al Sud. Sul fronte della dimensione aziendale, il 50% ha un numero di dipendenti inferiore a 50, il 35% ha un numero di dipendenti maggiore o uguale a 100 e il 15% ha un numero di dipendenti compreso fra 50 e 99.

Giusta retribuzione e salario minimo. Le previsioni sia della contrattazione di primo livello che di quella di secondo livello si innestano nell'ambito del confronto in materia di giusta retribuzione e salario minimo, al centro delle audizioni presso la commissione lavoro della camera dei deputati nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia. In tale sede, nelle scorse settimane Assosistema Confindustria ha sottolineato che la vera garanzia del salario è da ricercare nella contrattazione collettiva che in Italia ha un grado di diffusione superiore all'80% dei settori coperti. «Introdurre un salario minimo servirebbe solo a creare una concorrenza tra legge e autonomia negoziale e ad incentivare la fuga dalla contrattazione collettiva verso una regolamentazione tra privati» ha evidenziato il direttore generale Matteo Nevi, «non dobbiamo svuotare i contratti collettivi dei loro contenuti ma anzi, come dispone la direttiva europea, dobbiamo incentivare il ricorso alla contrattazione. È impossibile pensare ad un salario minimo e ad una giusta retribuzione se non si trova una soluzione compiuta e in tempi brevi sulla misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali nonché dei perimetri contrattuali a cui si applicano i contratti, ancora oggi in discussione al Cnel. Il trattamento economico minimo previsto nei contratti è la prima risposta al salario minimo e c'è da anni, non bisogna inventarsi nulla. Dobbiamo evitare che interventi generalistici, come quello del salario minimo, generino effetti distorsivi all'interno delle relazioni industriali che sono da sempre un elemento fondante dell'esercizio dell'autonomia negoziale del nostro paese e che dobbiamo custodire perché segno di un percorso democratico sancito chiaramente anche dalla nostra Costituzione».
Sulla medesima lunghezza d'onda si pone la posizione di Confprofessioni. «Il salario minimo legale non risolve le problematiche connesse alle dinamiche reddituali e non incide sul fenomeno del working poors, quindi è meglio potenziare il sistema della contrattazione collettiva che già regolamenta le dinamiche salariali, nelle quali le misure di welfare riconosciute ai lavoratori hanno un peso economico e sociale molto rilevante» rileva il presidente Gaetano Stella, «la stessa direttiva europea non impone alcun obbligo agli stati membri di introdurre una soglia retributiva minima per legge laddove le dinamiche salariali siano garantite dai contratti collettivi, come già avviene nel settore degli studi professionali. Negli ultimi anni, l'opera delle parti sociali è stata fondamentale per diffondere tutele e diritti ulteriori a una vasta platea di lavoratori che operano negli studi professionali. La conoscenza delle dinamiche del comparto e la duttilità dello strumento contrattuale hanno permesso una regolazione inclusiva e innovativa dei rapporti di lavoro, delle retribuzioni e delle prestazioni di welfare a beneficio di tutti i lavoratori degli studi». Davanti alla commissione lavoro, la confederazione è intervenuta anche sul tema del taglio del cuneo fiscale e contributivo per favorire la crescita dei salari. «La direzione è giusta» aggiunge il presidente di Confprofessioni, «ma deve essere accompagnata anche dalla detassazione degli incrementi retributivi concordati tra le parti sociali in occasione dei rinnovi dei contratti collettivi di lavoro, proprio per adeguare i redditi dei lavoratori all'andamento dell'inflazione».


ITALIAOGGI 

Salario minimo? I sindacati rispondono con la contrattazione. L'impegno delle parti sociali nella sottoscrizione di 44 contratti collettivi nel 2022, il doppio di quelli del 2020, insieme agli oltre 434 contratti di secondo livello, che interessano ormai 3 milioni di lavoratori, sembra dimostrare che i rappresentanti dei lavoratori e la controparte imprenditoriale non intendono essere scavalcati da nessuna forma di salario minimo imposto ex lege.

La direttiva europea sul salario minimo prevede, tra le altre cose, l'obbligo di fissare un minimo salariale ex lege nei paesi in cui la copertura contrattuale non supera l'80%. Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha avuto modo di dichiarare in parlamento che l'Italia è sopra il 98%. Forse ha un po' esagerato, le fonti più accreditate parlano di una copertura al 92%, comunque ben al disopra della soglia che ci obbligherebbe a intervenire.

Il problema è che, secondo il Cnel, la metà dei contrati collettivi non sono rinnovati, e molti di questi contrati hanno dei minimi retributivi molto bassi. Per esempio, il minimo retributivo previsto dal contratto di lavoro domestico è meno di 5 euro l'ora. Decisamente non in linea con l'attuale costo della vita. E poi tantissimi contratti non sono rappresentavi, pur essendo stati firmati da un'associazione sindacale (i cosiddetti contratti pirata) con conseguenti fenomeni negativi di dumping sociale.

Secondo il Cnel, sono privi di rappresentanza circa 600 degli 868 contratti depositati, cioè il 69% (anche se il dato desta qualche perplessità, perché sembra sigillare come genuini soltanto i contratti sottoscritti dalla Triplice). C'è comunque in Italia un accordo generale sulla necessità della razionalizzazione e dello sfoltimento del numero dei contratti. Cosa più facile a dirsi che a farsi, perché la norma costituzionale che prevede il riconoscimento e la regolamentazione dei sindacati non è mai stata attuata per opposizione degli stessi.
Perciò, l'impegno profuso dalle parti sociali nella sottoscrizione di 44 contratti collettivi nel corso del 2022, il doppio di quelli del 2020, insieme agli oltre 434 contratti di secondo livello, che interessano ormai 3 milioni di lavoratori, sembra dimostrare che i rappresentanti dei lavoratori e la controparte imprenditoriale sono ben consapevoli del problema e non intendono essere scavalcati da nessuna forma di salario minimo imposto ex lege, né tantomeno dalla demagogia dei 5 stelle, sempre pronti a soffiare sul fuoco quando si tratta di intercettare consenso politico a basso costo.

Fissare un minimo per legge, per esempio a 9 euro, potrebbe servire a innalzare i minimi non aggiornati, ma anche a innescare una corsa al ribasso, nel senso che una volta fissata una soglia minima legale, questa tenderebbe ad attrarre anche i minimi che sono fissati ad un livello più alto, con la fuoriuscita delle aziende dall'applicazione dei Ccnl (quelli che prevedono minimi superiori ai 9 euro orari), al fine di conseguire (legittimamente) un abbassamento dei livelli dei salari e, quindi, una riduzione del costo del lavoro.

C'è inoltre un problema di equità: se si innalza per legge il salario di un lavoratore, poniamo, da 7 a 9 euro, i colleghi dello stesso, maggiormente qualificati, che attualmente ne guadagnano 10, chiederanno di ripristinare gli equilibri previgenti, con un aumento di almeno due euro anche per loro. Si produrrebbe così un effetto galleggiamento che porterebbe inevitabilmente a un aumento complessivo del costo del lavoro.

Senza dimenticare che i sindacati, al di là delle dichiarazioni da palcoscenico, sono contrari al salario minimo anche perché questo toglierebbe loro potere contrattuale. E questo è forse il motivo principale per cui la contrattazione di primo e secondo livello ha subito una così forte accelerazione.

Il tema dell'innalzamento degli attuali salari minimi è ben presente anche al ministro del lavoro, Marina Calderone che, per esempio, ha proposto più volte la detassazione degli aumenti contrattuali, per aumentare il livello degli stipendi, al palo in Italia da 30 anni, unico paese dell'area Ocse (in Francia, per esempio, nello stesso periodo sono aumentati del 30%). Si è già tentato di inserire questa detassazione come emendamento al decreto bollette, ma alla fine la correzione, per problemi di gettito, non è stata approvata.



lentepubblica.it
Decreto Legge PA, le novità per il personale degli Enti locali

All'interno del cosiddetto Decreto legge PA, destinato a rafforzare la capacità amministrativa delle nostre pubbliche amministrazioni, troviamo alcune novità dedicate al personale degli Enti locali. Il testo ha lo scopo di rafforzare, in sintesi, la capacità amministrativa in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni.
Il decreto interviene al fine di consentire alle pubbliche amministrazioni, sulla base delle necessità espresse, il potenziamento delle proprie strutture, con particolare riguardo a quelle coinvolte nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) o nella tutela della salute e dell'incolumità pubblica. L'iter di approvazione di conversione in legge è quasi arrivato al traguardo: di recente la Camera lo ha approvato, facendo ottenere la fiducia al Governo.Decreto Legge PA, le novità per il personale degli Enti locali Nello specifico, le novità sono state introdotte tramite l'articolo 3 del testo, che porta novità recando "Disposizioni in materia di rafforzamento della capacità amministrativa degli enti territoriali".

In primo luogo, le risorse relative all'annualità 2022 del fondo ex art. 31-bis, comma 5, d.l. 152/2021 assegnate ai comuni beneficiari possono essere utilizzate, con esclusione di quelle relative alle spese effettivamente sostenute nell'anno 2022, per la medesima spesa di personale nell'anno 2023.Si tratta di risorse per assumere con contratto a tempo determinato personale con qualifica non dirigenziale in possesso di specifiche professionalità per un periodo anche superiore a trentasei mesi, ma non eccedente la durata di completamento del PNRR e comunque non oltre il 31 dicembre 2026.Pertanto le Regioni, le Province, i Comuni e le Città metropolitane, fino al 31 dicembre 2026, possono procedere dunque alle assunzioni di personale che: abbia maturato almeno trentasei mesi di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, presso l'amministrazione che procede all'assunzione  che risulti assunto a tempo determinato a seguito di procedure concorsuali. Il personale deve inoltre: risultare in servizio successivamente al 28/08/2015 (data di entrata in vigore della legge 124/2015) con contratti a tempo determinato presso l'amministrazione che procede all'assunzione o, in caso di amministrazioni comunali che esercitino funzioni in forma associata, anche presso le amministrazioni con servizi associati; essere stato reclutato a tempo determinato, in relazione alle medesime attività svolte, con procedure concorsuali anche espletate presso amministrazioni pubbliche diverse da quella che procede all'assunzione. Le assunzioni possono essere effettuate nei limiti delle facoltà assunzionali di ogni PA. Infine confermata l'esclusione (fino al 31 dicembre 2026) del costo dei segretari comunali da tutti i limiti di spesa del personale, anche se solo per i comuni sprovvisti di segretario comunale alla data di entrata in vigore del decreto legge.

































































































































































































































































































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