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rassegna stampa dal 24 al 26 giugno 2023

grandangoloagrigento.it

Il Libero Consorzio comunale di Agrigento ha il suo bilancio di previsione.

Venerdì pomeriggio, l'Assemblea dei Sindaci, ha votato all'unanimità, lo strumento finanziario che permetterà all'Ente di lavorare attivamente in tutti i settori di sua competenza. Alla riunione, presieduta dal Commissario straordinario Raffaele Sanzo, erano presenti il Segretario generale dell'Ente, Pietro Amorosia e i dirigenti Maria Antonietta Testone, Fabrizio Caruana, Achille Contino e Michelangelo Di Carlo. Il Commissario Raffaele Sanzo, introducendo i lavori dell'Assemblea, ha illustrato alcuni dei punti cardine di questo Bilancio e cioè la riapertura del Giardino Botanico come Teatro Efebo per la valorizzazione anche di talenti artistici locali e non, e l'innalzamento da 24 a 30 ore del monte ore del personale in servizio presso il Libero Consorzio Comunale stabilizzato nel corso degli ultimi anni. Il dirigente del settore economico - finanziario, il dott. Fabrizio Caruana, ha presentato all'Assemblea dei sindaci, il Quadro riassuntivo generale dello schema di Bilancio entrando nel dettaglio delle entrate e delle uscite che l'Ente dovrà sostenere nei prossimi tre anni. Il dirigente del settore Infrastrutture, ing. Michelangelo Di Carlo, ha tracciato quelle che saranno le linee di intervento sul fronte delle strade di competenza dell'ex Provincia e delle scuole di competenza dell'Ente. Il sindaco di Alessandria della Rocca Giovanna Bubello, intervenendo poco prima del voto, ha voluto sottolineare l'importanza del finanziamento con questo Bilancio, del progetto di risanamento del Convento dei Frati minori, un monumento del 600 sui cui l'ex provincia, per mancanza di fondi non era riuscita ad intervenire. Il Commissario straordinario ha poi messo ai voti lo strumento finanziario che è stato approvato all'unanimità così come all'unanimità è stata votata l'immediata esecutività dell'atto.


QDS
Libero Consorzio comunale di Agrigento, approvato Bilancio previsione 2023/2025.

Lo strumento finanziario che permetterà all'Ente di lavorare attivamente in tutti i settori di sua competenza
Il Libero Consorzio comunale di Agrigento ha il suo bilancio di previsione. Questo pomeriggio, l'Assemblea dei Sindaci, ha votato all'unanimità, lo strumento finanziario che permetterà all'Ente di lavorare attivamente in tutti i settori di sua competenza.
Alla riunione, presieduta dal Commissario straordinario Raffaele Sanzo, erano presenti il Segretario generale dell'Ente, Pietro Amorosia e i dirigenti Maria Antonietta Testone, Fabrizio Caruana, Achille Contino e Michelangelo Di Carlo.
Il Commissario Raffaele Sanzo, introducendo i lavori dell'Assemblea, ha illustrato alcuni dei punti cardine di questo Bilancio e cioè la riapertura del Giardino Botanico come Teatro Efebo per la valorizzazione anche di talenti artistici locali e non, e l'innalzamento da 24 a 30 ore del monte ore del personale in servizio presso il Libero Consorzio Comunale stabilizzato nel corso degli ultimi anni. Il dirigente del settore economico - finanziario, Fabrizio Caruana, ha presentato all'Assemblea dei sindaci, il Quadro riassuntivo generale dello schema di Bilancio entrando nel dettaglio delle entrate e delle uscite che l'Ente dovrà sostenere nei prossimi tre anni.
Il dirigente del settore Infrastrutture, Michelangelo Di Carlo, ha tracciato quelle che saranno le linee di intervento sul fronte delle strade di competenza dell'ex Provincia e delle scuole di competenza dell'Ente. Il sindaco di Alessandria della Rocca Giavanna Bubello, intervenendo poco prima del voto, ha voluto sottolineare l'importanza del finanziamento con questo Bilancio, del progetto di risanamento del Convento dei Frati minori, un monumento del 600 sui cui l'ex provincia, per mancanza di fondi non era riuscita ad intervenire. Il Commissario straordinario ha poi messo ai voti lo strumento finanziario che è stato approvato all'unanimità così come all'unanimità è stata votata l'immediata esecutività dell'atto.


AGRIGENTONOTIZIE
Libero consorzio, l'assemblea dei sindaci approva il bilancio: aumentano le ore per i part time
I lavoratori erano stati stabilizzati a 24 ore, fondi anche per riaprire il Giardino botanico.

Approvato il bilancio di previsione del Libero consorzio comunale di Agrigento: il personale part-time dell'ente potrà passare da 24 a 30 ore settimanali dopo anni di attesa.
A votare favorevolmente lo strumento finanziario è stata - all'unanimità - l'Assemblea dei sindaci. Prevista anche la riapertura del Giardino Botanico come "Teatro Efebo" per la valorizzazione anche di talenti artistici locali e non.
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Il sindaco di Alessandria della Rocca Giavanna Bubello, intervenendo poco prima del voto, ha voluto sottolineare l'importanza del finanziamento con questo bilancio, del progetto di risanamento del Convento dei Frati minori, un monumento del 600 sui cui l'ex provincia, per mancanza di fondi non era riuscita ad intervenire.


LIVESICILIA
Pnrr, disavanzo, autonomia: Schifani a Rapallo: 'All'Ars c'è il far west'Scintille tra il governatore della Sicilia e il presidente della Regione Lombardia al convegno nazionale Giovani imprenditori di Confindustria.


RAPALLO - Secondo giorno a Rapallo per il 52° Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria dal titolo "Nuova frontiera, Direzione 5.0″". Presente al meeting, in corso all'Excelsior Palace Hotel, anche il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani.
"Il Pnrr è una grande sfida - ha detto il governatore Schifani - . Da pochi mesi sono tornato nella mia Sicilia che non ho mai abbandonato comunque, anche quando ero capogruppo al Senato. Ho trovato una Sicilia che ha voglia di crescere: il 35 per cento dei fondi Pnrr di fondi impegnati, l'attività si è realizzata. Sul programma collaterale siamo al 50 per cento".
"Il turn over in Sicilia è bloccato"
Il presidente della Regione siciliana è intervenuto anche in merito al piano di rientro dal disavanzo della Regione: "La Sicilia è una regione deficitaria di classe dirigente - ha detto Schifani -. Anni orsono, con Musumeci presidente, la Sicilia firmò un accordo con il governo nazionale, premier Giuseppe Conte che prevedeva Il blocco delle assunzioni per evitare il dissesto. Il turn over in Sicilia è bloccato. L'età media dei funzionari regionali è di 60 anni. È in corso una trattativa con il ministro Giorgetti. Stiamo lavorando, confido prima dell'estate di avere l'ok per lo sblocco del turnover e anche per rivedere i compiti a casa".
Schifani: "L'autonomia differenziata è una grande sfida"
Per Schifani anche la questione dell'autonomia differenziata "è una grande sfida", dice. "Ho dato l'assenso in Conferenza Stato-regioni ma ci sono diritti non negoziabili e saremo molto vigili. Se sarà rispettato daremo l'assenso finale, sarà una valutazione in progress. Dobbiamo essere garantiti che i Lea ci siano e siano gli stessi in tutto il Paese. Prima c'era la garanzia, con il cambio di sistema dobbiamo verificare che la Sicilia non venga penalizzata. Apprendo oggi che la Lombardia non vuole gli stessi Lea in tutta Italia".
Fontana a Schifani: 'Dammi l'autonomia devastata della Sicilia'
Dopo queste affermazioni gli animi hanno iniziato a scaldarsi. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha infatti ribattuto così al presidente della Regione Siciliana: "Schifani parte già dall'autonomia, loro si tengono tutte le tasse e a fine anno il governo integra con altre risorse".
Da qui il botta e risposta tra i due. Schifani ha ribattuto che l'autonomia speciale della Sicilia "non esiste più, devastata dai precedenti governi" ma Fontana ha incalzato dicendo: "Dammi l'autonomia devastata della Sicilia e non rompo più le scatole a nessuno".
Si è mostrato quindi perplesso che di livelli essenziali di prestazioni non si sia parlato "per 70 anni" e ha ironizzato che i cittadini dovrebbero dire "grazie all'autonomia". "Non ci si è mai preoccupati - ha osservato Fontana - che l'Italia andasse a due velocità". Quindi la replica di Schifani: "Quando si cambia il sistema, bisogna verificare che ci siano alcune garanzie".
"Per insularità i 10 mln in finanziaria sono pochi"
"La Sicilia interverrà con forza per far valere finanziariamente il principio dell'insularità - ha assicurato Renato Schifani - che prevede l'obbligo dello Stato di intervenire per rimuovere quelle distonie dovute alla marginalizzazione geografica con interventi economici di rilievo. Non possono essere certo i 10 milioni messi nell'ultima Finanziaria che lasciano il tempo che trovano. Lo dico al Governo, perché il mio compito è tutelare i diritti dei siciliani".
"All'Ars c'è il far west, approvate norme senza copertura"
"In Sicilia ho trovato un sistema di attività legislativa molto preoccupante - ha confessato Schifani - Mentre alla Camera e al Senato un emendamento che comporta spese prevede che prima passi in commissione Bilancio o dalla Ragioneria, a Sala d'Ercole c'è il far west. Si approvano norme prive di coperture e poi arriva il governo nazionale o la Corte costituzionale che le impugna".
"Questa situazione la eredito, come la eredita il presidente dell'Assemblea regionale, Gaetano Galvagno, che è in carica da un anno. Mi auguro che con questa Presidenza ci sia una forte scossa per dare delle regole, perchè su questo sono molto preoccupato. Se non si legifera bene si rischiano i conti pubblici e la qualità dell'attività legislativa".


ITALIAOGGI.

Pensioni, riapre il cantiere della riforma. Resta il nodo risorseDopo il primo incontro nel gennaio scorso il ministro Marina Calderone vedrà i leader sindacali per discutere degli interventi che dovranno entrare in vigore dal prossimo anno. A fine 2023 scadrà quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi) e riprende vita la legge Fornero.

Riapre oggi, alle 11.30, nella sede del ministero del Lavoro, il cantiere delle pensioni. Dopo il primo incontro nel gennaio scorso il ministro Marina Calderone vedrà i leader sindacali per discutere degli interventi che dovranno entrare in vigore dal prossimo anno. A fine 2023 scadrà quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), misura introdotta dal governo Draghi e riconfermata per quest'anno dal nuovo esecutivo. Il tavolo dovrà chiarire quante risorse intende stanziare il governo per superare la legge Fornero, che, allo stato, tornerà in vigore dal primo gennaio. Per l'obiettivo di legislatura, uscita con 41 anni di contributi, non sembrano però esserci i soldi sufficienti. Secondo le stime dell'Inps il costo per il primo anno si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di euro per raggiungere i 75 mld in dieci anni. il ministro del Lavoro dovrà dunque chiarire qual è il perimetro all'interno del quale è possibile muoversi. L'esecutivo ragiona anche su un alleggerimento della tassazione per i fondi complementari. Il prelievo fiscale applicato attualmente sulla rendita delle forme integrative è del 15%, e scende al 9% solo in alcuni particolari casi. Si potrebbe scendere di almeno il 2-2,5%
I sindacati chiedono una riforma che superi il vecchio sistema e consenta una maggiore flessibilità in uscita, a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età. Le organizzazioni sindacali chiedono anche di tutelare i giovani, il lavoro povero e discontinuo introducendo una pensione contributiva di garanzia.I sindacati propongono inoltre di rispristinare Opzione donna con i vecchi requisiti; un nuovo periodo di silenzio-assenso e un'adeguata campagna informativa e istituzionale per rilanciare la previdenza complementare; la separazione della spesa pensionistica da quella assistenziale; la parificazione delle condizioni di accesso al Tfr e Tfs tra settore pubblico e privato, superando le norme che ne posticipano di molti anni il pagamento per i dipendenti pubblici.
"Nell'incontro vogliamo capire se finalmente il Governo intende fare sul serio una riforma strutturale della legge Fornero sulle pensioni" dice Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. "Si sono persi mesi preziosi e solo grazie alla mobilitazione di Uil, Cisl e Cgil, il Governo ha riaperto il tavolo di confronto. Le nostre rivendicazioni sono note e chiare. Noi chiediamo una flessibilità di accesso alla pensione intorno a 62 anni, in linea con la media europea, facendo riferimento ai lavori gravosi e usuranti. Occorre, poi, pensare oggi alle future pensioni dei giovani, penalizzati dalla precarietà, attraverso una pensione di garanzia. Si deve ripristinare Opzione donna nella versione originale, valorizzare il lavoro di cura ai fini della contribuzione previdenziale e riconoscere un anno di anticipo per ogni figlio. Bisogna, inoltre, avviare una campagna istituzionale di informazione sui fondi pensione, per favorire le adesioni anche con incentivi fiscali. Per le pensioni in essere, infine, è necessario eliminare, per tutte, il blocco della rivalutazione ed estendere la 14^ alle pensioni fino a 1500 euro. Il Governo conosce, da tempo, la nostra piattaforma: per questo, domani, ci aspettiamo risposte chiare ed esaustive. La Uil continua la mobilitazione nel Paese per far valere le ragioni dei lavoratori.


ITALIAOGGI.

Sentenza della Consulta impone al Legislatore di riportare la buonuscita alla normalità  Tfs lumaca? E' incostituzionale  il pagamento-lumaca del trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici andati in pensione. Lo stabilisce la sentenza della Corte costituzionale che, però, appare sostanzialmente una "moral suasion.

Incostituzionale il pagamento-lumaca del trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici andati in pensione. Lo stabilisce la sentenza della Corte costituzionale 130/2023 che, però, appare sostanzialmente una "moral suasion": la Consulta lascia, infatti, alla discrezionalità la decisione di intervenire per rimediare. La sentenza della Corte costituzionale era da considerare scontata: troppo evidente il contrasto delle disposizioni vigenti col principio costituzionale della giusta retribuzione. Il tfs, come il tfr, è un salario differito: si tratta di denari del lavoratore pubblico che costituiscono componente inscindibile della retribuzione. Vediamo di ricostruire i fatti. L'articolo 3, comma 2, del d.l. 78/1997, nella stesura originaria prevedeva di liquidare i tfs decorsi 6 mesi dalla cessazione e di erogarli entro i successivi 3 mesi. La crisi finanziaria degli anni tra il 2010 e il 2013 ha indotto lo Stato ad intervenire prima con l'articolo 1, comma 22, lettera a), del d.l. 138/2011, poi con l'articolo 1, comma 484, lettera b), della legge 147/2013. Il risultato è la rimodulazione dei tempi di erogazione dei «trattamenti di fine servizio, comunque denominati» in 24 mesi per la liquidazione decorrenti dalla cessazione del rapporto di lavoro, termine ridotto a 12 nei casi di cessazione dal servizio per raggiungimento dei limiti di età o di servizio previsti dagli ordinamenti di appartenenza, per collocamento a riposo d'ufficio a causa del raggiungimento dell'anzianità massima di servizio prevista dalle norme di legge o di regolamento applicabili nell'amministrazione. In ogni caso, i dipendenti avrebbero riscosso il tfs entro i successivi tre mesi, decorsi i quali scattano gli interessi. Non bastando l'allungamento dei tempi di liquidazione, l'articolo 12, comma 7, del d.l. 78/2010, sempre rivisto con la legge 147/2013 ha anche introdotto la rateizzazione del tfs: 1 rata fino a 45.000 euro, 2 fino a 100.000 e 3 per importi oltre i 100.000 euro. Tale sistema, secondo la Consulta, per quanto il Tfs costituisca un rilevante aggregato della spesa corrente e possa incidere sull'equilibrio del bilancio statale, "oggi non rispetta più né il requisito della temporaneità, né i limiti posti dai principi di ragionevolezza e di proporzionalità". Il quadro macroeconomico, caratterizzato anche da alta inflazione, non permette più di tollerare i ritardi nel pagamento del tfs. Con la precedente sentenza 159/2019, la Corte costituzionale aveva già segnalato al Legislatore "l'urgenza di ridefinire una disciplina non priva di aspetti problematici, nell'àmbito di una organica revisione dell'intera materia". Ma, la Consulta osserva, con la pronuncia 130/2023, che "a tale monito non ha, tuttavia, fatto seguito una riforma specificamente volta a porre rimedio al vulnus costituzionale riscontrato". Non è da considerare un rimedio l'articolo 23 del d.l. 4/2019, che consente ai dipendenti pubblici di chiedere il finanziamento di una somma, pari all'importo massimo di 45.000 euro. Attualmente, il finanziamento arriva anche a costare circa 2.000 euro, da pagare per avere un'anticipazione di soldi propri. La Corte Costituzionale, evidenziato il grave vulnus costituzionale derivante dalla disciplina citata, osserva che "non può, allo stato, porre rimedio, posto che il quomodo delle soluzioni attinge alla discrezionalità del legislatore". E' il Parlamento, insomma chiamato a rimediare, potendo tenere conto del "rilevante impatto in termini di provvista di cassa che il superamento del differimento in oggetto, in ogni caso, comporta". La Consulta, quindi, evidenzia che spetta sempre al Legislatore definire la gradualità con cui dovrà intervenire. La sentenza suggerisce un esempio: "una soluzione che, in ossequio ai richiamati principi di adeguatezza della retribuzione, di ragionevolezza e proporzionalità, si sviluppi muovendo dai trattamenti meno elevati per estendersi via via agli altri". E la discrezionalità di cui gode il Legislatore deve ritenersi "temporalmente limitata".


































































































































































































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