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rassegna stampa del 29 giugno 2023

grandangoloagrigento.it

Tentata concussione, assolto dirigente del Libero Consorzio di Agrigento 
Napoli, responsabile del Settore infrastrutture stradali dell'ex provincia, era finito a processo in seguito alla denuncia presentata da due coniugi

La sesta sezione della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso avanzato dall'avvocato Nino Gaziano, ha assolto definitivamente l'ingegnere Filippo Napoli, dirigente del Libero Consorzio di Agrigento, dall'accusa di tentata concussione. I giudici ermellini hanno annullato le due precedenti sentenze di condanna del tribunale di Agrigento e della Corte di Appello di Palermo.Napoli, responsabile del Settore infrastrutture stradali dell'ex provincia, era finito a processo in seguito alla denuncia presentata da due coniugi. La vicenda risale al 2014. Il dirigente era accusato di aver prospettato a due pensionati di Licata di revocare l'autorizzazione per l'apertura di passi carrabili se non avessero provveduto a ritirare l'istanza di autotutela per l'annullamento dell'asta inerente la vendita, tra gli altri, del 'relitto' stradale sulla strada provinciale 38 Licata -contrada Montesole, aggiudicata ad altra coppia.In primo grado il dirigente era stato condannato ad otto mesi di reclusione dal tribunale di Agrigento che però aveva riqualificato il reato da tentata concussione a tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità. La condanna era stata poi confermata anche in Appello fino al pronunciamento della Cassazione che ha invece assolto il responsabile del settore e annullato le due precedenti sentenze. 

agrigentonotizie.it
Ricatti per fare ritirare un ricorso? Assolto funzionario del Libero consorzio
L'ingegnere Filippo Napoli, 60 anni, responsabile del settore Infrastrutture dell'ente, era stato condannato in due gradi di giudizio a 8 mesi per l'accusa di avere minacciato una coppia per costringerla a ritirarsi da un'asta pubblica
Condanna annullata e assoluzione definitiva "perchè il fatto non sussiste" per l'ingegnere Filippo Napoli, 60 anni, responsabile del settore Infrastrutture del Libero Consorzio, finito sotto processo per tentata concussione ma condannato - in due gradi di giudizio - a 8 mesi di reclusione per "tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità". La Cassazione, alla quale si è rivolto il difensore, l'avvocato Antonino Gaziano, ha ribaltato il verdetto e ha scagionato il professionista accusato di avere minacciato una coppia di coniugi di Licata di attivare le procedure di revoca dei passi carrabili se non avessero ritirato un'istanza di annullamento di un'asta pubblica.La vicenda risale al 7 ottobre del 2014. Napoli, secondo l'ipotesi accusatoria che non ha retto al vaglio del processo, avrebbe tentato di imporre il ritiro di un'istanza di annullamento, relativa alla vendita di un relitto stradale, che era stato aggiudicato ad altri privati e la coppia rivendicava. Il funzionario, per convincerli a non dare seguito al contenzioso, avrebbe prospettato di revocare loro le autorizzazioni per la collocazione di alcuni passi carrabili. L'inchiesta è partita dopo le denunce dei coniugi che si sono rivolti alla Procura per segnalare le pressioni indebite.


giornale di sicilia


Ars, stop agli aumenti Istat per i deputati: congelati gli 860 euro mensili dello «scandalo»
Passa la norma all'Ars, niente più indicizzazione per 4 anni e mezzo. Il presidente Galvagno: avevo preso l'impegno di farla votare alla prima occasione utile
Il blitz è arrivato quasi in sordina. Senza troppi clamori. Ma questa volta per mantenere un impegno che cinque mesi fa s'era assunto in prima persona il presidente dell'Assemblea regionale Siciliana Gaetano Galvagno (FdI) nel pieno delle proteste esplose fuori dal Palazzo: sterilizzare alla prima occasione utile gli aumenti dello «scandalo», 860 euro al mese in più per ognuno dei 70 deputati scattati a inizio anno per effetto dell'adeguamento Istat al tasso d'inflazione, pari all'8,1% nel 2022.Il veicolo utilizzato dall'Ars per tentare di riconciliarsi con un pezzo di opinione pubblica sconcertata per quegli aumenti è stata la manovra bis votata oggi in aula. Al testo è stato approvato un emendamento che neutralizza l'adeguamento Istat sino a fine legislatura. Poi si vedrà. «Avevo preso l'impegno di fare votare questa norma non appena possibile, l'abbiamo fatto senza i riflettori addosso e senza pressione mediatica. Era un atto dovuto», dice il presidente dell'Ars, Gaetano Galvagno.A febbraio scorso gli onorevoli erano finiti nel ciclone delle polemiche: una nota tecnica al bilancio interno del Parlamento aveva messo nero su bianco che la spesa per le indennità dei deputati quest'anno era aumentata di 750 mila euro per via del caro vita.
L'indicizzazione Istat per i parlamentari è contenuta nell'articolo 2 della legge regionale del 4 gennaio del 2014, con cui l'Ars ha recepito il decreto Monti sulla spending review.Ma per otto anni quasi nessuno se n'è accorto, essendo l'inflazione sotto controllo e dunque con incrementi inconsistenti. Col caro bollette di gas e luce che appesantiva i conti delle famiglie, la notizia degli 860 euro al mese in più per i deputati aveva creato tanto clamore.
Alcuni deputati avevano scelto di dare in beneficenza il surplus Istat, altri avevano provato invano a rinunciarci senza esito, qualcuno invece li difendeva perché un diritto riconosciuto ai lavoratori.A gettare altra legna sul fuoco c'aveva pensato la maggioranza trasversale che in aula, con voto segreto, il 10 febbraio aveva respinto un emendamento alla legge di stabilità regionale col quale s'intendeva abrogare la norma del 2014. Seguirono altri giorni di fuoco per gli onorevoli, mentre il presidente Galvagno incaricava gli uffici dell'Assemblea di studiare il modo con cui potere intervenire.
A fari spenti, oggi è arrivata la svolta: niente più aumenti Istat, almeno per i prossimi 4 anni e mezzo.


All'Ars l'intesa regge, approvata la manovra bis: accordo su ristori ai Comuni e fondi ai forestali
C'è pure la proroga per i commissari delle ex Province.



Il vertice di maggioranza di martedì notte ha permesso a Schifani di serrare le file degli alleati. E così oggi il governo ha viaggiato a ritmo spedito all'Ars incassando il via libera a 4 disegni di legge.
È passata soprattutto la Finanziaria bis, che la settimana scorsa era rimasta impigliata negli scontri sull'emendamento per garantire a Taormina e agli altri Comuni in cui si trovano parchi archeologici una parte degli incassi.
Ed è stato proprio grazie a un accordo su questa norma che la maggioranza ha superato l'ostruzionismo dell'opposizione. Il testo approvato - in estrema sintesi - destina ai Comuni il 15% dei biglietti venduti per gli eventi organizzati nei parchi archeologici. E consente anche agli stessi Comuni di disporre delle strutture 5 giorni all'anno per organizzare proprio eventi.La ritrovata sintonia nel governo è plasticamente rappresentata da un comunicato congiunto di Renato Schifani con l'assessore all'Economia, Marco Falcone, che nei giorni scorsi era stato pesantemente criticato dal presidente per alcune scelte sia sulla prima che sulla seconda Finanziaria e proprio per il semaforo verde che aveva mostrato sull'emendamento invocato dal Comune di Taormina.Schifani ha sottolineato che «la manovra approvata serve a dare serenità ai Comuni, a stanziare le risorse per i forestali, ad avviare la stabilizzazione degli ex Pip, ma anche a mettere ordine tra le società partecipate della Regione dismettendo i rami secchi. Un ringraziamento va al Parlamento tutto per avere trovato la migliore sintesi tra le varie norme».
Mentre Falcone ha aggiunto che «il voto dell'Ars porta con sé significativi obiettivi raggiunti dal governo Schifani. Avviamo oggi una manovra da oltre 250 milioni che mette in sicurezza i bilanci dei Comuni, grazie alla previsione da 115 milioni per il Fondo investimenti e ai 22 milioni che abbiamo destinato alle spese correnti. Accogliendo così le richieste dell'Anci. Certezza anche per il settore forestazione a cui destiniamo ben 74 milioni. Registriamo, inoltre, il superamento della storica vertenza sui Pip: la norma che abbiamo messo a punto avvia infatti la stabilizzazione di ben 1.166 lavoratori».Il presidente e l'assessore hanno evidenziato anche altre norme approvate: «Proseguiamo il riordino amministrativo e istituzionale della Regione con la chiusura di Biosphera spa e Resais spa, partecipate da anni in liquidazione, in forza dell'intervento normativo approvato dall'Aula che appiana i contenziosi pendenti da tempo sulle due vecchie società da dismettere. Infine, vogliamo sottolineare i 10 milioni stanziati in favore dei Consorzi di bonifica di Agrigento e Siracusa, risorse che consentiranno il pagamento degli stipendi e la ripresa dei servizi, accanto a cinque milioni di euro che investiamo sulla continuità territoriale per i collegamenti fra Sicilia e resto del Paese».
Rinviate alla prossima settimana le altre norme in agenda, a cominciare da quelle che stanziano le risorse per sbloccare il contratto dei regionali. Brinda anche il presidente dell'Ars, Gaetano Galvagno, artefice della mediazione con l'opposizione che ha portato all'approvazione della norma più difficile: «Avevo preso un impegno ed è stato rispettato».
Galvagno incassa anche, dopo quattro mesi di paralisi, il voto a 4 disegni di legge: oltre alla Finanziaria bis sono state approvate le norme per le farmacie rurali, quella che rinvia il voto per le Province prorogando per un anno i commissari e un'altra legge voto che passa ora al Parlamento nazionale.
Molto critica resta l'opposizione. Per il capogruppo dei grillini, Antonio De Luca: «La manovra è una scatola vuota o poco più. Quasi nulla che serva veramente ai siciliani e per la sanità ormai al collasso nemmeno un solo euro. Non potevamo che votare contro. A parte poche norme urgenti questo testo non contempla niente di veramente utile e importante per i siciliani, non è degno nemmeno di essere chiamato legge. Non si parla di sanità, di liste d'attesa, di povertà, di dissesto idrogeologico. Non si parla di nulla, come nulla finora ha fatto il governo che lo ha partorito. Per quanto riguarda la sanità ormai al collasso e bocciata in questi giorni dal Ministero della Salute, Agenas e Crea, vorremmo capire quando questo esecutivo deciderà di muovere un dito. Intanto a muoversi in cerca di cure adeguate in altre regioni solo i siciliani e, onestamente, non ci sentiamo di dargli torto. Altre norme che invece i siciliani aspettavamo e che noi avevamo proposto con nostri emendamenti sono rimaste vergognosamente fuori dalla legge, una su tutte quella sui ristori ai privati e alle imprese colpite dalle alluvioni di dicembre».«Ad otto mesi dall'inizio della legislatura il Governo regionale si limita all'ordinaria amministrazione varando misure tampone che rivelano la totale assenza di una visione di sviluppo e rilancio dell'economia dell'isola.
Il presidente della Regione vanta il raggiungimento di significativi obiettivi, ma di fatto la manovra correttiva appena approvata non va oltre agli interventi per la messa in sicurezza dei bilanci dei Comuni, forestali, Pip e partecipate. Delle riforme e delle mirabolanti promesse annunciate dal presidente Schifani ai siciliani durante la campagna elettorale nemmeno l'ombra».
Così Michele Catanzaro capogruppo del Pd all'Ars commenta l'approvazione da parte dell'Assemblea del «Collegato bis».


lasicilia.it
Dopo stop a rimpasto giunta, nuova strategia per Schifani: «Si cambia passo»
Il governatore pacifica il centrodestra: le mosse e il prezzo pagato.
 Ma si dimette il portavoce. La nuova strategia media, il borsino del cerchio magico e il caso social

L'aveva confidato ai suoi, poco prima del vertice di maggioranza. «C'è un clima troppo pesante», dunque per il momento «è meglio evitare di alimentare altre tensioni: facciamoci l'estate tranquilli e poi se ne parla». Renato Schifani esce dall'angolo con un colpo da maestro: per ora niente più rimpasto in giunta (ma è soltanto congelato) e, come recita una nota da Libro Cuore, «piena fiducia a tutti i componenti della giunta», ricevendo in cambio da tutti gli alleati «il pieno e convinto sostegno al governo regionale». E ciò «in un clima di totale serenità e di condivisione del programma di governo».Conferma in blocco di tutti gli assessori
Tutto molto bello. La potenziale rivolta del "gruppo Wagner" del centrodestra siciliano contro lo zar Renato s'è trasformata - almeno in apparenza - in un belante coretto di pecorelle allineate e coperte. Il passaggio decisivo è stata la conferma in blocco di tutti gli assessori. Ciò non significa che l'insoddisfazione di Palazzo d'Orlèans si sia magicamente azzerata. Schifani, ad esempio, fino a mercoledì scorso ha rassegnato a Ignazio La Russa la propria idiosincrasia per Francesco Scarpinato, già esule dal Turismo,i, soprattutto dopo che l'assessore ai Beni culturali ha prestato il fianco «alle strumentalizzazioni di Cateno De Luca». Così come, nonostante la costante moral suasion del vice Luca Sammartino, la pratica sul "tradimento" trapanese del leghista Mimmo Turano è sospesa ma non definitivamente archiviata. E così anche in casa propria il presidente ha rinviato la resa dei conti con Marco Falcone («gli ha già dato un segnale preciso con la revoca delle deleghe all'Ars», dicono i fedelissimi), concedendo un bonus di fiducia anche a Giovanna Volo, anche se magari a fine anno alla Salute tornerà ad aleggiare l'idea della stimatissima Barbara Cittadini. Sciolto il nodo rimpasto, tutto è stato più facile. Anche perché Schifani ha dato più d'un paio di segnali precisi agli alleati. Uno è stato corale: nella prossima seduta del "tavolo permanente" si affronterà il tema delle nomine di sottogoverno. «E le scelte saranno condivise». Altri due messaggi sono arrivati agli alleati più in fibrillazione. Ovvero Fratelli d'Italia. Così, allora, il rinvio delle elezioni nelle ex Province alla prossima primavera (come chiesto dal capogruppo Giorgio Assenza), «auspicando la tempestiva approvazione della legge di riforma», e il chiarimento sul Turismo («da parte mia non c'è alcun accanimento») sono serviti a spianare ulteriormente la strada a un altro obiettivo che il governatore s'era posto. E che ha ottenuto: la «piena condivisione» della maggioranza rispetto all'emendamento governativo sui fondi ai Comuni in cui ricadono i Parchi archeologici. Il testo firmato da Schifani è stato «condiviso» da tutti gli alleati (il governatore lo ha illustrato sostenendo le ragioni di copertura di bilancio e di blindatura rispetto a potenziali contenziosi con i privati) e adesso la palla passa a Gaetano Galvagno. Il quale a La Sicilia aveva confidato che «non è scontato» che non decida di mettere invece in votazione quello di "Scateno", in ossequio dell'accordo trasversale siglato sul collegato. Adesso, dunque, una doppia verifica. La prima è sui rapporti - personali e politici - fra le due principali cariche istituzionali della Regione: il presidente dell'Ars si conformerà all'input del vertice di maggioranza venendo meno ai patti con De Luca (che nel frattempo chiederà il sostegno trasversali degli altri 13 sindaci che condividono la partita sui siti archeologici)? Il secondo test è in aula: il centrodestra rasserenato dal summit di ieri dovrà dare un segnale di fedeltà a Schifani.



lentepubblica.it
In quali casi la malattia non viene retribuita?
Solitamente il dipendente riceve un'indennità, ma in alcuni casi la malattia può non essere retribuita: vediamo quali.Quando un dipendente è malato e non può svolgere la sua prestazione lavorativa riceve comunque un'indennità, che viene inserita in busta paga.
La retribuzione varia a seconda della durata della malattia, finché non viene più pagata quando si supera una certa soglia di tempo.Vediamo allora in quali casi la malattia non viene retribuita.Malattia: quando non viene retribuita al lavoratore?
Innanzitutto, bisogna suddividere la malattia in tre distinti periodi:I primi tre giorni;Gli altri 180 giorni a carico dell'Inps;Gli eventuali successivi giorni di malattia.Nei primi tre giorni di malattia, al lavoratore non viene erogata alcuna somma da parte dell'Inps e solitamente l'indennizzo è a carico del datore di lavoro, in base alle regole applicate dal contratto collettivo di cui fa parte il lavoratore.Dopo i tre giorni, scatta il periodo composto da un massimo di 180 giorni (ma anche questo può variare a seconda del Ccnl), nel quale la malattia viene pagata dall'Inps.
Generalmente, l'indennità di malattia è pari al50% della retribuzione media giornaliera, dal 4° al 20° giorno;66,66% della retribuzione media giornaliera, dal 21° al 180° giorno.Superati i 180 giorni, gli eventuali ulteriori periodi di malattia non vengono pagati dall'Inps.
L'unica possibilità di ricevere una retribuzione è data dal Ccnl di categoria, nel quale può essere previsto un intervento da parte del datore di lavoro.In molti casi, quindi, terminati i 180 giorni di copertura dell'Inps, la malattia non viene più retribuita.Malattia: come funziona il periodo di comportoNel Ccnl è disponibile anche il periodo di comporto, ovvero quel lasso di tempo in cui il lavoratore, assente per malattia, non può essere licenziato, indipendentemente dalla possibilità che abbia diritto o meno all'indennità.Alcune volte coincide coi 180 giorni dell'indennità Inps, mentre altre volte lo supera, anche se la malattia non viene pagata.In alcuni contratti, inoltre, esiste la possibilità di usufruire dell'aspettativa per malattia, che consente di dilatare i limiti temporali del periodo di comporto, per non rischiare il licenziamento.
Ad esempio, nel Ccnl metalmeccanici, questa ha una durata di 4 mesi, mentre nel Ccnl terziario è di 120 giorni, ma non viene mai retribuita.

























































































































































































































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