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rassegna stampa dell'1 agosto 2023

giornale di sicilia

La Regione butta un miliardo di fondi Ue
E ora si punta a salvare i soldi rimasti nei cassetti

 Progetti mai andati in porto per realizzare impianti per i rifiuti, per il rischio idrogeologico e per la banda ultra larga. Il piano originario della giunta Crocetta poi modificato da Musumeci Giacinto Pipitonepalermo I fondi europei che dovevano servire a realizzare nuovi impianti per la gestione dei rifiuti sono rimasti tutti o quasi nei cassetti. E si tratta di 114 milioni che ora non c'è più tempo di investire. Allo stesso modo i finanziamenti che dovevano portare la banda larga ovunque in Sicilia rischiano di tornare a Bruxelles fra qualche mese. E si tratta di 45 milioni e 441 mila euro. La stessa sorte accomuna i quasi 65 milioni che erano stati stanziati per fronteggiare il rischio idrogeologico e quello sismico. E poi, inevitabilmente, ci sono i soldi che dovevano rilanciare il turismo col piano SeeSicily: una buona parte di questi, 39,9 milioni, è a un passo dalla restituzione all'Ue. La fotografia delle occasioni perse è stata scattata dalla stessa Regione. Il dipartimento Programmazione, guidato da Vincenzo Falgares, ha monitorato i finanziamenti europei ancora da spendere, scoprendo che si tratta di circa 2,1 miliardi. Poi ha fatto una proiezione della spesa realmente certificabile a fine anno, termine ultimo per investire i 4 miliardi e 273 milioni assegnati alla Sicilia dall'Ue col piano Fesr 2014-2020. E a quel punto a Falgares è apparso chiaro che al raggiungimento del traguardo resteranno nei cassetti almeno un miliardo e 75 milioni. Fin qui i numeri. Ma in ogni capitolo della relazione che il dirigente ha spedito in giunta per farsi autorizzare un piano di salvataggio in extremis c'è la descrizione di un'occasione persa. Il piano originario messo a punto dalla giunta Crocetta e modificato negli anni successivi anche da Musumeci prevedeva, per esempio, di investire 171 milioni e 67 mila euro in progetti «per la messa in sicurezza dei territori più esposti al rischio idrogeologico». Ma la sensibilità nella prevenzione delle frane si è fermata davanti a ritardi di progetti e gare che hanno costretto a prendere atto del fatto che il 16% di queste risorse non si possono più spendere. Il budget scende così a 143 milioni. È poi rimasta intatta in tutti questi anni la dotazione di 687.878 euro che serviva «per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici». E ora l'intera posta viene dirottata su altri progetti. Fra le occasioni perse va inserita anche la lotta al rischio sismico: dei 76,6 milioni iniziali la Sicilia ne riuscirà a investire realisticamente appena 39. C'erano, per esempio, 21,7 milioni per mettere in sicurezza edifici strategici e pubblici e il 74% è rimasto inutilizzato. Al punto che il budget realmente ancora spendibile è di appena 5 milioni e mezzo. Sul fronte dei rifiuti il bilancio è anche peggiore. Scrive Falgares nella sua relazione di essere stato costretto «a una decurtazione del budget, che dai 74,8 milioni iniziali si attesta adesso a 16,7». La differenza sono i soldi rimasti per 9 anni nei cassetti. Nel dettaglio: il 68% dei fondi destinati a promuovere il compostaggio (cioè lo smaltimento dei rifiuti organici già differenziati) grazie a nuovi impianti è rimasto in assessorato.


entilocalionline.it
La Conferenza Stato-città e Autonomie locali ha approvato il differimento del termine dell'approvazione del Bilancio di previsione degli Enti Locali al 15 settembre 2023.


Una Notizia, pubblicata in data 28 luglio 2023 sul sito web della Conferenza Stato-città Autonomie locali, a margine della Riunione straordinaria, rende noto l'esito della Seduta.Come riportato dalla Notizia, su Richiesta congiunta di Anci e Upi del 27 luglio, la Conferenza Stato-città e Autonomie locali ha espresso Parere favorevole al differimento del termine dell'approvazione del Bilancio di previsione finanziario 2023 degli Enti Locali al 15 settembre 2023.La decisione è stata accolta per andare incontro ai ritardi degli insediamenti dei nuovi Consigli comunali, in seguito alle recenti elezioni, e agli straordinari eventi atmosferici che hanno colpito molti territori del Paese.


È in funzione, dal 18 luglio 2023, il primo nucleo della "Piattaforma unica della Trasparenza", gestita da Anac, che permette di attuare in maniera semplificata gli obblighi di trasparenza dei "servizi pubblici locali".


Un Comunicato-stampa, diramato da Anac lo scorso 19 luglio 2023, informa che è in funzione, dal 18 luglio 2023, come stabilito dal Comunicato del Presidente 27 giugno 2023, il primo nucleo della "Piattaforma unica della Trasparenza", gestita da Anac. Come evidenziato dal Comunicato di Anac, si tratta di un passaggio di semplificazione essenziale per le Pubbliche Amministrazioni e per il mercato dei Servizi e dei Contratti pubblici, in quanto consente di attuare in maniera semplificata gli obblighi di Trasparenza dei "servizi pubblici locali", sostituendo l'invio attraverso Pec con accesso diretto tramite un'Applicazione informatica.I Responsabili unici del procedimento (Rup), in maniera guidata, potranno inviare ad Anac la Documentazione assolvendo l'obbligo di pubblicazione e di Trasparenza.
 L'Applicazione è disponibile all'interno della Sezione dedicata alla Trasparenza e offre un accesso riservato per la trasmissione dei dati e degli atti previsti dal Dlgs. n. 201/2022, nonché la possibilità di ricercare e visualizzare liberamente i documenti sui "servizi pubblici locali" pubblicati dall'Anac. Sempre nella Sezione dedicata, per supportare gli Enti nella redazione degli atti previsti, vengono fornite indicazioni e suggerimenti utili a snellirne l'operato, attraverso uno Schema di Provvedimento per predisporre la Relazione sulla modalità di gestione del Servizio e motivare l'affidamento a Società "in-house". "Oggi la nostra legislazione prevede che ci sia un obbligo di Trasparenza, attuato in maniera disarticolata e gravosa dalle varie Amministrazioni", ha spiegato il Presidente dell'Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busìa. "Anac sta lavorando, invece, per realizzare una 'Piattaforma unica della Trasparenza', di cui quello attuato oggi è il primo passo. L'obiettivo è di consentire alle Pubbliche Amministrazioni di caricare direttamente i dati in un unico luogo virtuale, accessibile a chiunque, rendendo disponibile una quantità maggiore e più puntuale di informazioni, in maniera semplificata, ma facilmente fruibile e confrontabile".



lentepubblica.it
Divieto di controllo a distanza sul posto di lavoro
Il Garante della Privacy ribadisce il no al controllo a distanza sul posto di lavoro: sanzionata un'azienda per violazioni alla normativa e allo Statuto dei lavoratori.
Non sono bastate le motivazioni presentate da un'azienda per evitare una sanzione di 20mila euro dal Garante per la protezione dei dati personali per aver installato un sistema di allarme la cui attivazione e disattivazione si basava sull'uso delle impronte digitali, un impianto di videosorveglianza e un applicativo per la geolocalizzazione di alcuni lavoratori.Le violazioni sono emerse dall'ispezione avviata dall'Autorità in collaborazione con il Nucleo speciale tutela privacy della Guardia di finanza, a seguito di una segnalazione.Divieto di controllo a distanza sul posto di lavoro, il provvedimento del Garante.
In particolare, con riferimento al sistema di videosorveglianza, è stato accertato che lo stesso, oltre alle riprese delle immagini in diretta, era in grado di captare anche i suoni ed effettuare registrazioni. Avevano accesso attraverso uno smartphone il legale rappresentante della società e la sua famiglia.L'applicativo permetteva all'utente di ammonire verbalmente gli interessati, attraverso le casse dell'impianto.
Dall'ispezione è emerso inoltre che l'azienda utilizzava un applicativo che, quand'era in uso, tracciava, tramite GPS, in modo continuativo, la posizione del dipendente nel corso della propria attività, nonché data e ora del rilevamento, determinando così un controllo del lavoratore non consentito.Il trattamento dei dati effettuato attraverso il sistema di videosorveglianza e quello di localizzazione erano effettuati senza che i lavoratori avessero ricevuto un'adeguata informativa e fossero state attivate le procedure di garanzia previste dallo Statuto dei lavoratori (accordo sindacale o, in alternativa, autorizzazione dell'Ispettorato del lavoro). Per quanto riguarda la videosorveglianza è stata rilevata anche l'assenza di cartelli informativi in loco.Allo scopo di rinforzare ulteriormente le misure di sicurezza ai locali aziendali, la Società aveva installato anche un sistema di allarme la cui attivazione e disattivazione si basava sul trattamento dei dati biometrici (impronte digitali) di 21 soggetti, tra cui i dipendenti.ConclusioniAl riguardo nel provvedimento è stato rilevato che il trattamento dei dati biometrici, di regola vietato in quanto dati rientranti nelle categorie particolari di dati, è consentito solo al ricorrere di una delle condizioni tassativamente previste dal paragrafo 2 dell'art. 9 del GDPR e, per quanto riguarda i trattamenti effettuati nell'ambito del rapporto di lavoro, solo quando il trattamento sia necessario per assolvere gli obblighi ed esercitare i diritti del titolare del trattamento o dell'interessato e sia previsto da una disposizione normativa, circostanze non rinvenibili nel caso di specie.



















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