agrigentonotizie.it
Al via nuovi interventi di manutenzione straordinaria su diverse strade provinciali.
E'
stata aggiudicata la gara d'appalto relativa all'accordo quadro per i lavori lungo
le strade della zona Est, progettati dallo staff tecnico del Libero consorzio comunale di
Agrigento e finanziati con fondi regionali dell'assessorato delle autonomie locali e della
funzione pubblica.
La gara è stata aggiudicata all'impresa Co.Ge.Ma. Srl con sede ad Agrigento che ha
offerto il ribasso del 31,364% per un importo complessivo di 2.806.000 euro più Iva (compresi 62.580 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso).
Alla gara,
effettuata in modalità integralmente telematica e con inversione procedimentale, hanno
preso parte 195 imprese.
Gli interventi prevedono lavori di sistemazione dei tracciati danneggiati da frane ed
eventi atmosferici, posa di gabbionate e realizzazione di opere in muratura, bitumatura,
ripristino della segnaletica orizzontale e verticale ed altro ancora.
I lavori dovranno essere eseguiti entro 24 mesi dalla firma del contratto d'appalto e
riguardano le strade provinciali che ricadono nei territori comunali di Alessandria della
Rocca, Casteltermini, Cammarata, S.Stefano Quisquina, Racalmuto, Canicattì e Licata.
lente pubblica
Debiti della Pa, una volta su tre i fornitori non sono pagati
A lanciare l'allarme è un recente Report della CGIA Mestre: in quasi un caso su tre, nel 2022, la PA non ha pagato i debiti con i propri fornitori.In particolare, secondo la denuncia dell'Associazione Artigiani e Piccole Imprese è l'Amministrazione statale che, non pagando in diversi casi le aziende fornitrici, ha spinto verso il baratro moltissime imprese, soprattutto di piccola dimensione. Scopriamo in particolare quali sono i numeri di questa emergenza secondo l'Ufficio Studi della CGIA.Debiti della Pa, una volta su tre i fornitori non sono pagatiA fronte di 3.737.000 fatture ricevute per un importo complessivo pari a 20,2 miliardi di euro, ne ha liquidate 2.552.000, corrispondendo a queste imprese 14,8 miliardi. Pertanto, 1.185.000 fatture, pari ad un importo complessivo di 5,4 miliardi di euro, non sono state onorate.
In altre parole, lo Stato centrale ha acquistato beni, servizi ed ha realizzato opere pubbliche, ma poi non ha pagato in quasi un caso su tre.Inoltre, come anche è emerso nella recente relazione della Corte dei Conti, nelle transazioni commerciali con le aziende private la Pubblica Amministrazione (PA) sta adottando la seguente prassi:liquida le fatture di importo maggiore entro i termini di legge, mantenendo così l'Indice di Tempestività dei Pagamenti (ITP) entro i limiti previsti dalla normama ritarda il saldo di quelle con importi minori, penalizzando, così, le imprese fornitrici di prestazioni di beni e servizi con volumi bassi, vale a dire le piccole imprese.Infine tutta la nostra PA presenta un debito commerciale di parte corrente nei confronti dei propri fornitori, in gran parte Pmi, che nel 2022 ha toccato i 49,6 miliardi di euro; praticamente lo stesso livello che avevamo nel 2019, anno pre-pandemia.In rapporto al Pil, i mancati pagamenti in Italia ammontano al 2,6 per cento. Nessun altro paese dell'UE a 27 registra un'incidenza così elevata.Insomma, nonostante gli sforzi, la nostra PA continua a essere la peggiore pagatrice d'Europa. Secondo Eurostat, infatti, nessun altro Paese in UE presenta uno score peggiore del nostro.
Abuso permessi legge 104: c'è un limite ai controlli
Una sentenza della Cassazione non recentissima ma ancora molto attuale delinea il limite ai controlli del datore di lavoro che sospetta di un possibile abuso dei permessi garantiti dalla legge 104.Ricordiamo che si tratta di permessi e agevolazioni legati alla legge 104/92, finalizzata ad aiutare chi è portatore di un handicap grave, ossia chi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, sia stabile che progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa.
In alcuni casi, tuttavia, l'ente pubblico o il datore di lavoro privato può sospettare che sussistano degli abusi di questo beneficio: in questi casi ha carta bianca per effettuare dei controlli investigativi o ci sono dei paletti che ne delimitano la legittimità? Scopriamolo.Il caso esaminato dalla CassazioneNel caso in esame un lavoratore con funzioni ispettive esterne era stato licenziato in base agli accertamenti commissionati a un'agenzia investigativa che aveva rilevato la mancata effettuazione da parte sua di alcune ispezioni, viceversa da lui indicate come compiute.
Confermando la legittimità del licenziamento, la Corte d'appello di Roma aveva argomentato che, trattandosi di attività lavorativa svolta all'esterno, doveva ritenersi legittima l'utilizzazione di investigatori "per il controllo della diligente esecuzione della prestazione di lavoro".Tuttavia la Cassazione ha espresso un giudizio diverso, ribaltando la decisione inizialmente presa.Abuso permessi legge 104: qual è il limite ai controlli? In quali casi non sono legittimi?Il lavoratore ha presentato un ricorso alla Cassazione che ne ha accolto le motivazioni, sostenendo che le relazioni investigative non potevano essere utilizzate per verificare l'adempimento delle prestazioni lavorative, a meno che non ci fossero sospetti fondati di comportamenti illeciti.La Cassazione ha ribadito che il controllo delle attività lavorative spetta al datore di lavoro e ai suoi collaboratori, escludendo l'intervento di agenzie investigative, a meno che non si tratti di illeciti specifici non riconducibili al mero inadempimento delle obbligazioni contrattuali. In breve i giudici sottolineano che il controllo dei dipendenti deve avvenire nel rispetto dei principi di buona fede e della legge. Il datore di lavoro ha il diritto di controllare l'adempimento delle prestazioni lavorative, ma il controllo non può essere finalizzato a verificare l'adempimento stesso, che è di competenza esclusiva del lavoratore.