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rassegna stampa del 6 settembre 2023

Giornale di Sicilia.
Sos Zone montane: fiscalità di sviluppo o imploderemo 

 Lo hanno chiesto già, più e più volte, e torneranno a farlo domani pomeriggio, in un una tavola rotonda «apparecchiata» nell'aula consiliare del municipio di Gangi, perché «non c'è più tempo da perdere: le Zfm, le Zone franche montane vanno istituite subito, prevedendo, all'interno del loro perimetro, una fiscalità di sviluppo che attiri persone e imprenditori, altrimenti i paesi delle Terre alte siciliane finiranno per implodere, inghiottiti dalla desertificazione demografica in atto». Parola di Vincenzo Lapunzina, presidente dell'associazione Zfm Sicilia, che per fermare la grande fuga dei giovani dai 157 comuni di montagna presenti nell'Isola indica lo stesso iter legislativo «iniziato con l'approvazione delle Legge voto da parte dell'Ars nel 2019 e poi burlescamente interrotto con la conclusione del governo Draghi. In quella data, l'Assemblea avrebbe approvato la prima norma di prospettiva della storia di Sala d'Ercole, che disponeva l'istituzione delle Zone franche montane in Sicilia. Tuttavia, come nella buona tradizione siciliana, le lungaggini legate all'assenza di volontà politica hanno determinato che gli abitanti delle Terre alte si ritrovassero con un percorso ricco di atti e audizioni con le più alte cariche istituzionali, ma senza fiscalità di sviluppo: una magra consolazione che avrebbe portato chiunque alla resa». Così non è stato. La battaglia di Lapunzina e dei sindaci interessati è andata avanti, tanto che, lo scorso 24 marzo, il presidente della Commissione per le Attività produttive, Gaspare Vitrano, ha depositato un disegno di legge «che ribadisce in parte lo stesso prologo della Legge voto, spinta ad arte in un binario morto. Il principio è estremamente chiaro, così come confermato nel parere "pro veritate" commissionato al professore Riccardo Compagnino, esperto di finanza locale e cultore dello Statuto autonomistico regionale: la Regione può autonomamente legiferare riguardo alla istituzione delle Zfm, prevedendo per esse un regime selettivo di fiscalità di sviluppo», con benefici sia di profilo fiscale che previdenziale. Ossia, come previsto dall'articolo 3 del disegno di legge, l'esenzione dalle imposte sui redditi, dall'imposta regionale sulle attività produttive, dalle imposte municipali per gli immobili posseduti o utilizzati per l'esercizio delle attività economiche, nonché l'esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, anche per i lavoratori autonomi. Un traguardo, continua Lapunzina, «che potrebbe essere raggiunto subito, perché sulla legge, già pronta, dovrebbe esserci in teoria il parere favorevole della maggioranza dell'Ars, visto che il governo regionale, con il quale ci siamo confrontati, ha aperto all'ipotesi. Ma contiamo anche sulle altre forze politiche». Se ne discuterà alla tavola rotonda di domani, cui interverranno, tra gli altri, lo stesso Vitrano, il sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello, il primo cittadino di Limina Filippo Ricciardi e Angelo Cuva, docente di Diritto tributario dell'università di Palermo e presidente della Camera degli avvocati tributaristi del capoluogo. (*ADO*)


Giornale di Sicilia. 
Ex Provincia di Trapani, fatture pagate entro diciannove giorni

 Il Libero Consorzio Comunale di Trapani (ex Provincia regionale) è un ottimo pagatore. L'Ente (fonte Ragioneria Generale dello Stato) ha, infatti, un «indice di tempestività dei pagamenti pari a -19 giorni», cioè paga le fatture con 19 giorni di anticipo rispetto alla scadenza. Lo sottolinea il commissario straordinario Raimondo Cerami, giunto alla fine di un mandato di gestione che gli è stato conferito e rinnovato dagli ultimi tre presidenti della Regione siciliana rivendicando che «nel panorama regionale siciliano il Libero Consorzio Comunale di Trapani ha mantenuto una linea di rigore coerente nel tempo, a differenza di altre realtà che ancora oggi fanno i conti con procedure di dissesto o di precarietà dei loro bilanci». Ciò nonostante l'ex Provincia, anche se è stato ridotto il cosiddetto «prelievo forzoso», abbia versato e continui a versare, dal 2020, circa 10 milioni di euro l'anno allo Stato. Si tratta, specificatamente, di 9.913.772,35 euro, come spiega il commissario straordinario, chiarendo che "a decorrere dalla previsione del bilancio dell'esercizio 2020 e a regime per gli anni successivi, l'Ente ha potuto beneficiare di un contributo di 6.752.219 euro quale parziale compensazione del versamento che doveva annualmente allo Stato; per cui a fronte del versamento di 16.665.991,35 effettuato fino all'esercizio 2019, ha versato e continua a versare, dal 2020, quella pur sempre consistente somma". Lo scenario economico-finanziario prospettato dall'ex magistrato rimonta alla Legge di stabilità 2015 che aveva previsto, nell'ambito di un complesso iter di risanamento dei conti pubblici messo in atto dal governo nazionale, il versamento allo Stato, da parte del Libero Consorzio Comunale di Trapani, di un contributo pari a 5,5 milioni di euro per quello stesso anno poi di 11 milioni di euro per il 2016 e di oltre 16,5 milioni di euro a regime dal 2017. "Con una incidenza sul totale delle entrate di bilancio che è stata pari nel 2015 al 33%, nel 2016 al 48% e che ha superato il 70% dal 2017, anno nel quale il prelievo è entrato a regime", sottolinea Cerami. Fortunatamente, però, a decorrere dal 2020, l'evoluzione positiva della disciplina sul prelievo forzoso ha consentito, grazie alla quasi contemporanea attivazione di linee di finanziamento specifico per le opere pubbliche, di raggiungere e consolidare risultati positivi, come attestano gli avanzi di gestione di competenza registrati nell'ultimo triennio dall'Ente, mentre gli anni recenti post COVID, segnati da una progressiva ripresa della situazione finanziaria dovuta ai consistenti finanziamenti provenienti dai decreti MIT, ossia del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (nell'ambito della viabilità) e dai fondi del PNRR hanno consentito all'ex Provincia di effettuare ben 14 interventi nell'ambito dell'edilizia scolastica per oltre 30 milioni di euro. (*GDI*)


Lentepubblica.it
Concorsi pubblici, le novità sulle competenze trasversali.

Un decreto firmato dal Ministro della Pa, Paolo Zangrillo, delinea un framework dei comportamenti organizzativi relativo alle competenze trasversali nei concorsi pubblici.
La costruzione di un framework delle competenze trasversali per il personale non dirigenziale si inserisce infatti nell'ambito della Riforma del mercato del lavoro (R 2.3.1) prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza "Italia Domani" (PNRR).L'obiettivo è quello di promuovere la riprogettazione del sistema dei profili professionali in un modello articolato su conoscenze, competenze e capacità caratteristiche della posizione da ricoprire. Scopriamo dunque quali sono le novità introdotte da questo nuovo testo.
Concorsi pubblici, il decreto con il framework dedicato alle competenze trasversali. La crescente evoluzione del mondo del lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato, richiede una maggiore attenzione alle competenze trasversali, che comprendono comportamenti organizzativi essenziali per il successo in un ruolo.
I requisiti di un ruolo non dovrebbero essere limitati solo alle conoscenze e alle competenze tecniche specifiche (il "cosa" deve essere fatto), ma dovrebbero anche considerare come svolgere il lavoro in modo efficace (il "come").Modelli di competenze
modelli di competenze rappresentano gruppi di competenze trasversali rilevanti per un particolare ruolo o contesto organizzativo, definendo i comportamenti efficaci associati a esso in un numero limitato di dimensioni. Questi modelli di competenze sono fondamentali in una gestione delle risorse umane avanzata, poiché forniscono un punto di riferimento per le attività e i processi di gestione e sviluppo delle risorse umane, allineandoli agli obiettivi e alle priorità di un'organizzazione.
Gli indicatori Ogni competenza trasversale è descritta mediante una serie di indicatori comportamentali specifici, osservabili e verificabili, che possono essere categorizzati logicamente e in modo affidabile all'interno della stessa competenza. Questi indicatori aiutano a comprendere come una persona si comporta e interagisce nel contesto lavorativo, fornendo una guida utile per la valutazione e lo sviluppo delle competenze. Il  framework  l framework delle competenze trasversali per il personale non dirigenziale della Pubblica Amministrazione italiana è progettato per essere flessibile e adattabile alle diverse caratteristiche delle amministrazioni, come il numero di dipendenti, la complessità organizzativa, i processi gestiti e il livello di conoscenza specialistica. Questo framework rappresenta un ampio elenco di competenze generali, dalle quali le singole amministrazioni possono selezionare le dimensioni più rilevanti per creare un modello di competenze specifico per i loro ruoli di interesse. Questo repertorio di competenze è fondamentale per stabilire un punto di riferimento comune che definisca le aree e le dimensioni rilevanti in modo condiviso, consentendo alle diverse amministrazioni di operare in modo coerente utilizzando un linguaggio e delle categorie condivise nell'ambito della Pubblica Amministrazione italiana. Le competenze trasversali   framework delle competenze è composto da 16 competenze trasversali suddivise in quattro aree principali: "Capire il contesto pubblico" "Interagire nel contesto pubblico ""Realizzare il valore pubblico" "Gestire le risorse pubbliche". Ogni competenza è supportata da indicatori comportamentali specifici, che sono suddivisi in tre livelli di complessità per adattarsi ai diversi ruoli e contesti in cui il framework può essere applicato. Inoltre, il framework include tre valori trasversali: Integrità Inclusione Sostenibilità Si tratta certamente di parametri che influenzano le priorità e le scelte delle persone e possono avere un impatto sulla manifestazione delle competenze.

LENTEPUBBLICA.
Stop allo smart working per lavoratori fragili dopo il 30 settembre

Salvo proroghe dell'ultimo minuto, si procederà con lo stop allo smart working per 800mila lavoratori fragili dopo il 30 settembre: ecco nel dettaglio.Nonostante il lieve aumento dei casi di Covid-19, non sembra che ci sarà una proroga per il lavoro agile, destinata ai lavoratori fragili.
Il 30 settembre, infatti, scadrà la mini-proroga, approvata a maggio dal Governo, con la modifica al decreto Lavoro.Ecco cosa succederà ai lavoratori fragili, dopo il 30 settembre.Stop smart working lavoratori fragili: cosa succederà dopo il 30 settembreCon la pandemia, lo smart working è stato uno strumento utile per poter mantenere la continuità del lavoro.La modalità è stata, poi, prorogata anche terminata l'emergenza per i lavoratori "affetti da gravi patologie croniche con scarso compenso clinico", poiché categoria più a rischio di complicazioni di salute da un'eventuale infezione da Covid-19.Alla fine di maggio era arrivata la proroga, che prolungava lo smart working per i fragili dal 30 giugno al 30 settembre, garantendo l'opzione dello smart working, anche in assenza di accordi individuali, stipulati per iscritto.Ma, salvo eccezioni, la modalità non sarà prorogata oltre il 30 settembre. Questo significa che, dal primo ottobre, i lavoratori fragili, sia del settore pubblico che di quello privato, potranno operare da remoto, solo dopo aver stipulato accordi individuali col datore di lavoro, nel rispetto dei piani dell'azienda o dell'amministrazione pubblica.La proroga slitta al 31 dicembre 2023 solo in due casi:Dipendenti del settore privato con almeno un figlio under 14, ma solo se, nel nucleo famigliare, non vi sia un altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito, in caso di sospensione o cessazione dell'attività e che non vi sia un genitore non lavoratore;Dipendenti che, sulla base di valutazioni mediche, sono più esposti ai rischi di contagio dal Covid. A decretare la condizione di rischio concorrono fattori come l'età, la gravità della patologia e l'immunodepressione, a seguito di terapie oncologiche e salvavita.


ITALIAOGGI.
Pensioni in cerca di più uscite anticipate.
Si va verso la conferma, con qualche modifica, di opzione donna, ape sociale e quota 103, la rivalutazione delle pensioni, specie agli ultra75 anni e a quelle oltre il minimo.

Le pensioni tornano al centro del dibattito tecnico-politico. Nessuna riforma in vista per l'anno prossimo, ma ancora misure tampone (si va avanti così dall'anno 2012, dalla riforma Fornero). Tre i temi sul tavolo di confronto tra sindacati e osservatorio spesa previdenziale, l'organismo tecnico a supporto del ministro del lavoro, Marina Calderone: le misure anti-Fornero, appunto, la rivalutazione delle pensioni, specie agli ultra75 anni e a quelle oltre il minimo, la previdenza integrativa. Dopo quello che c'è stato ieri, al rientro dalla pausa estiva, il prossimo e ultimo incontro dovrebbe esserci il 18 settembre in vista della manovra 2024.
Quota 103. Scade a fine anno e dà la possibilità di anticipare il riposo in presenza di due requisiti: 62 anni d'età e 41 di contributi. C'è un tetto alla pensione (che dura fino a 67 anni): 2.818,65 euro, cioè cinque volte il minimo mensile Inps. Si chiama "pensione anticipata flessibile" e conserva le cd finestre: la decorrenza della pensione, cioè, è ritardata rispetto alla maturazione del diritto: di tre mesi ai lavoratori del settore privato; di sei mesi a quelli pubblici. L'ipotesi accreditata, per ora, è la conferma della misura per il prossimo anno.
Opzione donna. Misura non nuova, rappresenta una soluzione di ristoro alle sole lavoratrici, dipendenti e autonome. Quest'anno c'è stato un giro di vite: ne possono fruirne solo lavoratrici caregiver o con invalidità non inferiore al 74% o licenziate o dipendenti da aziende in crisi. Nel 2023 dà possibilità d'incrociare le braccia a chi al 31 dicembre 2022 ha maturato 35 anni di contributi e un'età non inferiore a 60 anni, ridotta a 58 anni a licenziate o dipendenti da aziende in crisi o con almeno due figli (59 anni con un figlio). Per il 2024 la misura potrebbe riaprirsi a tutte le donne (così chiedono i sindacati), senza cioè condizioni aggiuntive.
Ape sociale. Operativa dal 2017 è una sorta di prepensionamento per i soggetti in particolari condizioni e con almeno 63 anni d'età, mediante erogazione di un sussidio mensile massimo di 1.500 euro a carico dello stato. Tra le condizioni: aver cessato l'attività; non avere una pensione diretta; trovarsi in una "particolare" situazione; avere almeno 30 anni di contributi (36 anni chi svolge attività gravose); maturare una pensione di vecchiaia non inferiore a 1,4 volte il minimo Inps. Di Ape sociale, probabilmente, si fruirà anche nel 2024 con l'apertura a nuove figure.
Nodo rivalutazione. Per il biennio 2023/2024 è previsto l'incremento straordinario delle pensioni fino al minimo Inps, pari a 563,74 euro per il 2023. L'incremento non affianca l'ordinaria rivalutazione, che il prossimo anno potrebbe essere del 6%, ma è calcolato sul minimo rivalutato, così aumentando il beneficio ai pensionati. Si ricorda che la "rivalutazione ordinaria" è l'operazione annuale per far conservare il potere di acquisto alle pensioni e opera con criteri diversi in base all'importo: le pensioni fino al minimo Inps sono rivalutate del 100% dell'inflazione Istat; quelle oltre il minimo, per classi d'importo e a tasso Istat ridotto. Per il 2023 le pensioni fino al minimo Inps sono state rivalutate del 7,3% (misura provvisoria) più un incremento straordinario: del 6,4% ai pensionati ultra75enni (la minima è salita a 600 euro); dell'1,5% ai pensionati più giovani. L'incremento straordinario previsto per l'anno 2024 è del 2,7% a tutti i pensionati.



ITALIAOGGI.
Zona economica speciale SudNasce la Zona economica speciale per il Mezzogiorno o «Zes unica». In Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna dal 1° gennaio 2024 sarà operativa la "Struttura di missione" (una sorta di cabina di regia).

Nasce la Zona economica speciale per il Mezzogiorno o «Zes unica». Per il rilancio dell'economia nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna dal 1° gennaio 2024 sarà operativa la "Struttura di missione" (una sorta di cabina di regia) che utilizzando le risorse del Fondo sviluppo e coesione e in coerenza con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e applicando il modello agevolativo delle Zes, individuerà i settori da promuovere e da agevolare, gli investimenti e gli interventi prioritari finalizzati a favorire lo sviluppo dell'intero territorio del Sud del Paese. È quanto risulta dallo schema di decreto legge recante "disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese" atteso nelle prossime ore al vaglio del Consiglio dei ministri. Oltre al credito d'imposta fino al 45% che potrà essere riconosciuto fino al 2026 a fronte di investimenti nella Zes unica (oltre alle altre agevolazioni di carattere amministrativo e finanziario), al fine di rilanciare le aree del Mezzogiorno il testo provvisorio del provvedimento prevede anche la stipulazione di Contratti istituzionali di sviluppo (tra imprese e amministrazioni locali) esclusivamente per la realizzazione di interventi di valore complessivo non inferiore a 200 milioni di euro. Per assicurare l'efficacia e la sostenibilità nel tempo della strategia nazionale per lo sviluppo delle zone interne (con l'istituzione di un'apposita cabina di regia presso la Presidenza del consiglio dei ministri) verrà promossa anche la stesura di Accordi per la coesione (tra realtà imprenditoriali e autorità locali) con cui potranno essere individuati gli obiettivi di sviluppo da perseguire attraverso la realizzazione di specifici interventi, anche con il concorso di più fonti di finanziamento. Il complesso delle risorse del Fondo sviluppo e coesione per l'80% è destinato a sostenere interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno, in coerenza con le politiche settoriali e con le politiche di investimento e di riforma previste nel Pnrr secondo princìpi di complementarità e di addizionalità. Per le finalità di cui al decreto-legge verranno impiegate le risorse derivanti dal definanziamento  che confluiranno al Fondo per lo sviluppo e coesione relativamente al periodo di programmazione 2021-2027.
Zes unica. Per Zes si intende una zona delimitata del territorio dello Stato nella quale l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende già operative e di quelle che si insedieranno può beneficiare di speciali condizioni in relazione agli investimenti e alle attività di sviluppo d'impresa. Dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2026, alle imprese che effettuano l'acquisizione dei beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise, ammissibili alla deroga ex art. 107, par. 3, lett. a), del Tfue e nelle zone assistite della regione Abruzzo, ammissibili alla deroga ex art. 107, par. 3, lett. c), verrà attribuito un credito d'imposta variabile dal 10% al 45% della spesa, fino ad un massimo di 100 milioni di euro, in relazione alle dimensioni e alla collocazione geografica dell'impresa. Non sono agevolabili i progetti di investimento inferiori a 200.000 euro.
Aree interne. Al fine di assicurare l'efficacia della strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne, in coerenza con l'Accordo di partenariato per l'utilizzo dei fondi a finalità strutturale per il 2021-2027, verrà istituita presso la Presidenza del Consiglio una Cabina di regia per lo sviluppo delle aree interne presieduta dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr.
Caivano, Lampedusa e Linosa. Verrà realizzato un piano di interventi finalizzati alla realizzazione e alla manutenzione straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria, alla realizzazione di impianti di depurazione e gestione delle acque reflue, alla realizzazione di nuovi edifici pubblici nonché di interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico di quelli esistenti.


ITALIAOGGI.
PNRR, nuove FAQ in una Circolare del Ministero dell'Interno.

In una recente Circolare del Ministero dell'Interno troviamo importanti FAQ (domande e risposte) riguardanti l'attuazione del PNRR: focus su principi ambientali e sistema informativo ReGiS.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un importante pilastro della strategia economica dell'Italia per il futuro. Tuttavia, la comprensione dei dettagli e delle implicazioni di questo piano può spesso risultare complessa.
Per chiarire dubbi e fornire orientamenti essenziali, il Ministero dell'Interno ha emesso di recente una circolare contenente le risposte alle domande più frequenti (FAQ).
PNRR: ecco le FAQ presenti nella Circolare del Ministero dell'Interno
Qui di seguito vi riportiamo a titolo esemplificativo alcune tra le FAQ più importanti, per tutte le altre vi rimandiamo al documento completo, in allegato alla fine di questo articolo.
Principio DNSH
La scheda DNSH deve essere allegata a ogni rendiconto o è sufficiente allegarla all'ultima rendiconto a conclusione dei lavori?
Sia per le Piccole che per le Medie Opere, la scheda DNSH deve essere compilata nella sua sezione "ex post" e allegata ad ogni rendiconto come previsto dal Manuale per i Soggetti Attuatori. Si specifica che la scheda va allegata anche ai rendiconti intermedi, in quanto si riferisce all'intervento nel suo complesso e non ad una specifica fase di rendicontazione. Si ricorda che per le Piccole e Medie Opere la cui data della determina a contrarre, a atto equivalente, è del 2023, la scheda del DNSH deve essere compilata anche nella sua sezione "ex ante" e caricata nella sezione "Procedure di aggiudicazione" della tile "Anagrafica Progetto".
Per la verifica del rispetto del principio del DNSH, si devono utilizzare solo le schede DNSH di cui alla circolare MEF n.33 del 13/10/2022?
Sì, vanno utilizzate solamente le Schede di cui alla circolare MEF n.33 del 13/10/2022. Nello specifico, per la misura M2C4 2.2 le sole schede applicabili sono, alternativamente, la n.2, n.5 e n.12. Sono in elaborazione delle nuove schede semplificate per la misura M2C4 2.2 che verranno pubblicate in occasione del prossimo aggiornamento dei Manuali Operativi per i Soggetti Attuatori.
Funzionalità generiche del sistema informativo ReGiS
Cosa fare nel caso in cui il sistema ReGiS impedisca di visualizzare correttamente un file allegato al rendiconto e rimandi alla schermata home?
Nel caso in cui il sistema ReGiS impedisca, cliccando sulla relativa stringa, di visualizzare correttamente un file allegato al rendiconto, rimandando alla schermata home, si suggerisce di cliccare sull'icona "Esporta" (evidenziato come da immagine sottostante) e scaricare il file.
In assenza della funzionalità "Cambia stato" del rendiconto, come segnalare tale anomalia e provvedere all'aggiornamento dell'interfaccia?
Nel caso in cui non si visualizzi correttamente l'opzione "Cambio stato" nella schermata ReGiS "Modifica Rendiconto di progetto", è necessario aprire un ticket con Assistenza ReGiS e segnalare l'anomalia.
Nel caso di utilizzo delle economie di progetto risultanti da un intervento Piccole Opere anno 2020-2021, come inserire il nuovo CUP su ReGiS?
Come previsto dalla circolare MEF n.19/2023, i Soggetti Attuatori hanno la possibilità di caricare autonomamente i propri CUP tramite l'apposita funzionalità "Richiesta inserimento nuovo progetto" sul sistema ReGiS. Si informa che al momento sono in corso interlocuzioni con gli uffici appositi del MEF per dare evidenza a sistema di CUP generati a partire da economie di progetto attraverso la creazione di un'apposita PRATT. Nelle more, in attesa dell'attivazione dell'apposita PRATT, ai fini dell'attività di monitoraggio, si richiede la trasmissione al Ministero, alle caselle di cui alla Circolare DAIT n. 56 del 21 aprile 2023, di tutti i dati relativi al nuovo CUP generato per l'utilizzo delle economie.
Nella sezione "Modifica Rendiconto di progetto" non è possibile utilizzare il campo note. Come si deve procedere in tal senso?
In caso di difficoltà nell'utilizzo del campo "Note" nella sezione di "Modifica Rendiconto di progetto", è necessario aprire un ticket con Assistenza ReGiS. Tuttavia, si segnala che il campo "Note" permette di inserire un numero di caratteri molto limitato, pertanto per una più agevole comunicazione con il Soggetto Attuatore, nel caso in cui sia necessario fornire indicazioni su eventuali integrazioni al rendiconto, si suggerisce di utilizzare altri strumenti, come la posta elettronica o il contatto telefonico.
Il Soggetto Attuatore riferisce di aver caricato tutta la documentazione sulla vecchia anagrafica di ReGiS, tuttavia, con il passaggio alla nuova versione, questa risulta visibile solamente al Soggetto Attuatore stesso e non al Presidio Territoriale. È possibile ovviare in qualche modo?
Nel caso di difficoltà relative alla corretta visualizzazione della documentazione caricata a sistema dal Soggetto Attuatore, è necessario che il Presidio Territoriale apra un ticket con Assistenza ReGiS, spiegando la mancata migrazione dei dati e/o della documentazione precedentemente caricata, al fine di risolvere l'anomalia.



GIORNALE DI SICILIA.
Termovalorizzatori in Sicilia, vertice romano tra Schifani e il ministro Pichetto FratinRiflettori sulle procedure da utilizzare per consentire all'isola di dotarsi di termovalorizzatori di ultima generazione, a emissioni zero.

Si è svolto oggi a Roma, al ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, un incontro tra il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e il ministro Gilberto Pichetto Fratin, sui temi di competenza del Mase che interessano la Regione Siciliana. In modo particolare, l'attenzione è stata posta sulle procedure da utilizzare per consentire alla Sicilia di dotarsi di termovalorizzatori di ultima generazione, a emissioni zero, in grado di risolvere i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e allo stesso tempo di produrre energia.
Rispetto alla produzione di energia da fonti rinnovabili si è affrontato il tema delle misure di incentivazione per la Regioni oltre che per i territori che ospiteranno gli impianti fotovoltaici. Per quel che riguarda il rigassificatore di Porto Empedocle, il ministro Pichetto Fratin ha evidenziato al presidente Schifani l'attenzione del Mase per l'opera che è stata inserita nel Pniec (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima) formalmente inviato dal ministero dell'Ambiente alla Commissione europea lo scorso 30 giugno.

Today.it
Pensioni: chi potrà lasciare il lavoro dal 1º gennaio 2024.
Da Opzione donna all'Ape sociale, passando per Quota 103 e gli assegni minimi da alzare.
Tutte le ipotesi su chi potrà andare in pensione l'anno prossimo.

Ormai è assodato: le risorse per una vera riforma delle pensioni per superare in modo netto la legge Fornero non ci sono. Per il 2024 il governo Meloni proverà a individuare alcune soluzioni "tampone". Quali saranno? Chi lascerà effettivamente il lavoro dal 31 dicembre 2023 in poi? Si naviga a vista, il confronto tra sindacati ed esecutivo non è mai decollato né decollerà. Ogni partito della maggioranza proverà a piantare la propria bandierina. La Lega di Salvini non ha ancora nemmeno del tutto rinunciato, ufficialmente, alla promessa elettorale di quota 41 (costerebbe 4 miliardi). Ma realisticamente si va "solo" verso una conferma degli attuali regimi, da quota 103 agli anticipi per alcuni lavori usuranti e gravosi. Pensioni 2024: le ipotesi in vista della legge di bilancio Altri dodici mesi di quota 103 significano che il pensionamento anticipato sarà possibile per i lavoratori con 41 anni di contributi e 62 di età anagrafica. Si potrà poi anche allargare l'Ape sociale (l'anticipo pensionistico per i lavori gravosi), facendovi rientrare tutte quelle lavoratrici che erano garantite da Opzione donna (quiescenza con 35 anni di contributi e 57-58 anni di età per alcune categorie). L'influente sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, ieri ha detto a Radio24 che "per quello che riguarda Opzione donna stiamo cercando di capire come dare un ristoro alle donne". Sulle uscite anticipate con il ricalcolo contributivo dell'assegno delle lavoratrici anche i sindacati puntano a un ritorno al passato. I requisiti per l'Opzione donna versione 2023 sono troppo stringenti e poco convenienti. La Cisl chiede quindi la proroga della pensione con Opzione donna nel 2024 e 2025 senza l'appesantimento delle condizionalità previste dall'ultima manovra. Un ritorno ai requisiti del 2022 (uscita con 58 anni, 59 per le lavoratrici autonome e 35 di contributi) appare però complicato, costerebbe parecchio. Forza Italia si vuole proporre al suo elettorato, in vista delle elezioni europee, come il partito che non dimentica una promessa di Silvio Berlusconi: le pensioni minime a mille euro. Un sogno, senza concretezza alcuna. Gli azzurri sono alla caccia di fondi nell'ambito della previdenza per confermare l'importo per le minime a 600 euro per gli anziani con più di 75 anni e a 572 euro per gli altri. Al massimo si tenterà di portare l'assegno a 650 euro per gli over 75. Le risorse arriverebbero da un nuovo taglio della rivalutazione delle pensioni, penalizzando gli assegni oltre cinque volte il minimo. Fare cassa con la previdenza? Non sarebbe una novità. La manovra prenderà forma solo in autunno, ma è probabile che le pensioni potrebbero essere un po' più basse rispetto alle previsioni più ottimiste: la rivalutazione al 100% dell'inflazione ci potrebbe essere solo per gli assegni fino a quattro volte il minimo (circa 2.100 euro lordi). Non si vorrebbe toccare l'indicizzazione all'85% tra 4 e 5 volte il minimo (intorno ai 2.600 euro) per non penalizzare i redditi medio bassi. Invece un taglio di uno, due o forse anche tre punti percentuali potrebbe essere applicato al recupero Istat delle altre fasce, che l'ultima legge di bilancio ha fissato al 53% per le pensioni tra 5 a 6 volte il minimo; al 47% tra 6 e 8 volte il minimo; al 37% da 8 a 10 volte e al 32% per gli assegni oltre dieci volte il minimo. Nelle prossime settimane il quadro si chiarirà .In sintesi: quota 103, Ape sociale e magari un'Opzione donna rivista. Altrimenti per andare in pensione ci sono i canali ordinari. Chi può andare in pensione in Italia I due canali ordinari per andare in pensione nel 2023, che molto probabilmente resteranno identici o quasi anche nel 2024, sono sempre quelli disciplinati dalla riforma di Elsa Fornero, ovvero la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata (una volta si chiamava pensione di anzianità).La pensione di vecchiaia è usata soprattutto dalle donne perché ha come requisito per l'accesso un numero contenuto di contributi versati. Le donne in Italia spesso hanno carriere discontinue, per via della maternità, della precarietà, del lavoro di cura. Lo svantaggio è però l'età di uscita più alta di tutti gli altri canali, che viene aggiornata "a salire" periodicamente.
Nel 2023 si va in pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e 67 anni di età. Il requisito anagrafico resterà invariato fino al 31 dicembre 2024, per via della pandemia che ha aumentato la mortalità e resi nulli i due adeguamenti previsti per il primo gennaio 2021 e il primo gennaio 2023. Per raggiungere il requisito contributivo si valuta la contribuzione versata di qualsiasi tipo: da lavoro, riscatto, volontaria e figurativa.


LIVESICILIA.

Legge elettorale, Schifani e Tardino contro l'abbassamento della soglia

Le parole del governatore siciliano e dell'europarlamentare leghista

"Forza Italia non ha mai coltivato la frammentazione dei partiti, espressione di sistemi instabili e fragili". Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani interviene sulle ipotesi di modifica della legge elettorale, tornate alla ribalta in vista delle europee, condividendo le posizioni espresse dall'asse Lega - Forza Italia. LEGGI ANCHE - Centrodestra, avanti piano su ex Province e sanità
Legge elettorale, l'intervento di Schifani
"Leggo su alcune testate nazionali - esordisce il presidente della Regione su facebook - che la maggioranza, o alcuni suoi partiti, stiano riflettendo sulla ipotesi di abbassare la soglia di sbarramento del sistema elettorale europeo".
Schifani ricorda anche le posizioni storiche del partito fondato da Silvio Berlusconi: "Forza Italia non ha mai coltivato la frammentazione dei partiti, espressione di sistemi instabili e fragili, ma la semplificazione della offerta politica sulla base di idee e proposte - conclude - consolidate e significativamente condivise".
Lo scenario politico nazionale
Fratelli d'Italia è favorevole alla riduzione della soglia di sbarramento per favorire la corsa a Strasburgo di Noi per l'Italia, partito guidato da Maurizio Lupi e di Verdi - Sinistra italiana.
Alcuni osservatori, però, ipotizzano un "favore" politico a Matteo Renzi, che da alcune settimane strizza l'occhio ad alcuni temi governativi, mentre prova a dare vita a Il Centro. L'abbassamento della soglia di sbarramento in Sicilia potrebbe favorire anche Cateno De Luca, alle prese con un percorso sperimentale verso le europee, ma anche distrarre o tentare alleati minori del governo regionale.
Anche Salvini è contrario
Il leader della Lega Matteo Salvini si è schierato apertamente contro l'abbassamento della soglia di sbarramento, sottolineando che "la modifica della legge elettorale non è una priorità - ha detto al Corriere - ma soprattutto è giusto che gli Italiani scelgano i propri rappresentanti senza che ci siano aiutini".
Interviene la Tardino
Sul tema, interviene anche Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega: "Pensare di abbassare la soglia di sbarramento prevista per le elezioni europee dal 4% al 3% , così come si legge in alcune testate giornalistiche, favorisce l'eccessiva frammentazione partitica, che riduce la rappresentatività, e conseguentemente la forza delle posizioni italiane a Bruxelles".
"Al contrario, si dovrebbe intervenire - insiste la Tardino - a livello politico sui criteri che stanno alla base creazione delle liste, che dovrebbero essere basate su merito e competenza, stante l'incidenza importante di regolamenti e direttive ivi creati, sui nostri territori, troppo spesso scritti da altri e per altri. Se davvero si vuole cambiare l'Europa, occorre mandare esponenti preparati e indicati da forze politiche forti ed omogenee - conclude - davvero rappresentative degli italiani".



QDS.
Elezioni Europee 2024 e soglia di sbarramento giù, Schifani: "No a frammentazione partiti".

L'affondo di Renato Schifani sul tema del possibile abbassamento della soglia di sbarramento alle prossime Elezioni Europee.
Il governatore della Regione Siciliana, Renato Schifani, interviene sul tema caldo in queste ore del possibile abbassamento della soglia di sbarramento per le elezioni Europee in programma dal 6 al 9 giugno 2024.
Schifani: "Siamo per semplificazione di offerta politica"
"Leggo su alcune testate nazionali che la maggioranza, o alcuni suoi partiti, stanno riflettendo sulla ipotesi di abbassare la soglia di sbarramento del sistema elettorale europeo", commenta il governatore.
"Forza Italia - ha aggiunto ancora l'ex presidente del Senato - non ha mai coltivato la frammentazione dei partiti, espressione di sistemi instabili e fragili, ma la semplificazione della offerta politica sulla base di idee e proposte consolidate e significativamente condivise".
Martusciello: "No a micro partiti"
"La richiesta di abbassare la soglia di sbarramento per le elezioni europee viene da chi ha paura di non farcela perché sa di non avere consenso", aggiunge di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello (FI - Gruppo Ppe).
"L'Europa ha bisogno di grandi famiglie, di grandi gruppi per le fondamentali scelte che si andranno a compiere - prosegue Martusciello - non ha bisogno di micro partiti. Discutiamo, piuttosto di alzare la soglia di ingresso".
Anche la Sicilia coinvolta nell'Election Day
Nel frattempo, sempre in riferimento alle prossime elezioni Europee, si fa strada nella maggioranza di Governo l'ipotesi accorpare anche il voto per le Amministrative e per la nomina dei nuovi rappresentanti delle Province, in un vero e proprio Election Day così come sostenuto da settimane da Fratelli d'Italia, partito di Giorgia Meloni.Il ritorno delle Province, in particolare, è da mesi uno dei cavalli di battaglia portati avanti dal presidente della Regione Siciliana. La Giunta siciliana, a tal proposito, ha approvato di recente il disegno di legge che segna il ripristino dei vecchi Enti.
Sempre per quanto concerne la Sicilia, comunque, resta da comprendere se la Regione sceglierà o meno di fissare la data per le prossime elezioni Comuni proprio in concomitanza di Europee e Provinciali.



LIVESICILIA.
Renzi sbarca in Sicilia, grandi manovre in vista di Europee e Provinciali.A Terrasini via alla scuola politica che riunisce 500 giovani.
Tre giorni di dibattito sul futuro dell'Europa, con un occhio alle elezioni della prossima primavera. Matteo Renzi sbarca a Terrasini, in provincia di Palermo, con la quarta edizione di 'Meritare l'Europa', la scuola di formazione che ha portato in Sicilia oltre 500 giovani provenienti dall'Italia e dall'estero: una kermesse aperta dall'ex premier (dopo la tradizionale partita di calcetto) che ha appena annunciato la sua intenzione di correre in prima persona alle Europee del 2024 sotto le insegne de "Il centro". Un appuntamento che potrebbe avere conseguenze anche sulla politica siciliana, specie per la presenza annunciata del sindaco di Palermo Roberto Lagalla con cui Davide Faraone ha iniziato a costruire il futuro della lista creata per le ultime Comunali.
Renzi serra le file
La scommessa di Renzi è rosicchiare consensi tanto a destra quanto a sinistra. Le luci sono puntate sulle prossime mosse del leader di Italia viva che a Città del Mare ha riunito, oltre a tanti studenti, anche i suoi parlamentari. Padrone di casa è il siciliano Faraone ma a Terrasini sono attesi tra gli altri Ettore Rosato, Maria Elena Boschi, Elena Bonetti, Teresa Bellanova, Raffaella Paita e Roberto Giachetti. Una prova di unità per tentare di spegnere le polemiche interne degli ultimi mesi e serrare le file in vista delle Europee, quando Iv si giocherà una partita importante allargando le liste ad altri esponenti centristi.
Addio Terzo polo
Mentre sul palco Renzi fa il mattatore con il direttore de 'la Repubblica' Maurizio Molinari o la giornalista di La7 Gaia Tortora, dietro le quinte sono già partite le grandi manovre. In tanti si chiedono infatti come si muoverà l'ex sindaco di Firenze nell'Isola, in vista non solo delle Europee ma anche delle possibili Provinciali una volta archiviato il Terzo polo.
Sul palco atteso Roberto Lagalla
Davide Faraone ripartirà dall'asse col sindaco di Palermo Roberto Lagalla con cui ha un solido rapporto e che sarà fra i pochi politici a salire sul palco della scuola renziana. Un'intesa curata in prima persona da Faraone che insieme all'ex rettore, un mese e mezzo fa, ha riunito fedelissimi e amministratori locali per dare un respiro regionale alla lista "Lavoriamo per Palermo" che ha sbancato alle Comunali del 2022. Un soggetto che Faraone e Lagalla hanno tutta l'intenzione di strutturare e che potrebbe fungere da elemento di attrazione non solo nel capoluogo dell'Isola ma anche nelle altre province.











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