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rassegna stampa del 12 settembre 2023

giornale di sicilia
Sciacca, nuova sede del Fermi Ora si attende solo il collaudo La preside Paola Raia: «Tempi non ancora certi, ma ci siamo»

 Con i suoi 1200 studenti il liceo scientifico Fermi è la prima scuola di Sciacca per numero di alunni. Adesso è in attesa del collaudo per disporre dei nuovi locali che consentiranno di portare tutte le classi nella sede centrale. Ne ha parlato il nuovo dirigente scolastico, Maria Paola Raia, accogliendo ieri i nuovi 250 alunni delle prime classi e tutti gli altri che già frequentavano il liceo. Con la consegna dei locali, da parte del Libero Consorzio di Agrigento, al liceo potranno essere accorpate nella sede centrale tutte le classi del Fermi, comprese le 11 che si trovano presso l'istituto Saverio Friscia. «Stiamo attendendo la consegna dei locali - dice la dirigente Raia da parte del proprietario, il Libero Consorzio di Agrigento. Questa consegna seguirà al collaudo tecnico. I tempi non sono ancora certi, ma ci siamo. La grande opera di architettura è pronta. Questo edificio congiungerà le due ale di via Parma e via Piacenza e rappresenta lo sviluppo di quelle che sono state le idee creative di qualche anno fa, ma finalmente il sogno di un liceo scientifico, linguistico e delle scienze umane, si realizza. Fruiremo anche di un auditorium - conclude la dirigente Raia - per gli incontri e anche per spettacoli di vario genere». Il Comune di Sciacca, intanto, ha effettuato interventi straordinari urgenti degli impianti termici degli immobili adibiti ad uso scolastico. Gli interventi hanno riguardato, in particolare, gli impianti dell'istituto comprensivo statale Dante Alighieri di via Modigliani con le sedi distaccate e l'istituto comprensivo Mariano Rossi di via Enrico De Nicola. L'intervento ha avuto un costo complessivo di 2.562 euro. I lavori sono stati eseguiti dall'operatore Salvatore Sanfilippo Salvatore di Santa Margherita di Belice. Novità a Menfi per l'asilo nido e la scuola materna. Il Comune di Menfi ha ottenuto un finanziamento di oltre 500 mila euro per la ristrutturazione e l'adeguamento energetico dell'istituto scolastico di corso Bilello, concesso da un paio di anni alla scuola paritaria Humanitas, che svolge il servizio di scuola materna con annesso asilo nido. In attesa del completamento dei lavori, l'amministrazione ha dovuto confrontarsi con l'esigenza di garantire alla comunità il servizio di scuola materna con annesso asilo nido. Dopo varie ipotesi di lavoro, è stato scelto e poi concordato con tutti gli interessati, di affidare momentaneamente, parte dei locali dell'istituto scolastico di via Boccaccio alla scuola paritaria della cooperativa Humanitas Menfi, mantenendo due sezioni di scuola materna dell'istituto comprensivo Santi Bivona, mentre la terza sezione prevista è stata momentaneamente spostata al plesso Palminteri. (*GP*)


Servizi agli studenti disabili Albano: «Stanziati tutti i fondi»
L'assessore regionale: «Noi la nostra parte l'abbiamo fatta»

 I servizi dedicati agli studenti disabili partiranno quasi sicuramente fin dal primo giorno di scuola ma quanto dureranno non si sa ancora. Le famiglie dei ragazzi e gli assistenti specializzati in realtà due conti li hanno fatti: solo qualche settimana. L'assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali vuole sedare gli animi e fa sapere che con il pagamento fatto il 6 settembre, la Regione ha erogato alle Città metropolitane e ai Liberi consorzi della Sicilia tutte le risorse destinate per il 2023 all'assistenza specialistica degli alunni disabili. Si tratta di 30 milioni di euro, stanziati con la legge di stabilità 2023-2025 e distribuiti con tre decreti, a febbraio, aprile e settembre. «Abbiamo pagato puntualmente - dice l'assessore alla Famiglia e alle politiche sociali, Nuccia Albano - le somme necessarie per affidare gli incarichi agli assistenti all'autonomia e alla comunicazione che si occupano degli studenti disabili nelle scuole. Così, ancora una volta, abbiamo fatto la nostra parte fino in fondo per garantire il mantenimento del livello qualitativo e quantitativo dei servizi esistenti ed evitare possibili interruzioni nei servizi pubblici. Qualora dovessero essere necessari ulteriori finanziamenti - conclude l'assessore - le Città Metropolitane e i Liberi consorzi possono garantire i livelli di assistenza anche con fondi propri». La notizia però non rincuora proprio nessuno e il sindacato Slai Cobas annuncia manifestazioni e proteste davanti ai palazzi, come hanno sempre fatto negli anni passati, per garantire il diritto allo studio dei ragazzi. «Intanto si parla solo di assistenza all'autonomia e alla comunicazione e non di quella igienicopersonale che per i ragazzi è di vitale importanza - dice Donatella dello Slai Cobas -. E i pochi fondi che stanno per arrivare dureranno meno di un mese e mezzo se verrà presa in considerazione la documentazione del Pei (piano educativo individualizzato) e non solo la Uvm (unità valutativa multidisciplinare). Quando sono state fatte le ripartizioni dei fondi alle nove province, si è tenuto conto solo del numero degli studenti provvisti di Uvm e non sono tutti gli studenti ad averlo. Ora la Regione ha fatto sapere che i servizi saranno erogati anche a coloro che hanno solo il Pei che è il documento che certifica i bisogni del ragazzo. È giusto, a nostro avviso, che sia così, ma così facendo i fondi non basteranno nemmeno per garantire i servizi nel primo mese di scuola».


lentepubblica.it
Incarichi extra-istituzionali e omesso versamento agli enti locali
Una recente sentenza della Corte dei Conti del Veneto affronta il tema dell'omesso versamento del 50 per cento del compenso all'ente locale in caso di incarichi extra-istituzionali.
Si ricorda che questa disciplina si applica a tutto il personale  con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato compresi i dirigenti, anche con incarichi di vertice.
In genere per incarichi extra-istituzionali si intendono attività/incarichi il cui esercizio non rientra tra i compiti e doveri di ufficio e non sono ricollegato dalla legge o da altre fonti normative alla specifica qualifica, funzione o carica istituzionalmente ricoperta dai soggetti interessati.In generale, ai dipendenti pubblici è consentito lo svolgimento di sole attività extra istituzionali che non siano incompatibili con il rapporto di lavoro e al di fuori dell'orario di lavoro.Incarichi extra-istituzionali e omesso versamento agli enti localiLa Corte ha dichiarato la responsabilità di un dipendente comunale per omesso riversamento delle somme percepite per collaudo non autorizzato di opere pubbliche, in violazione dell'art. 61, co. 9, del D.L. n. 112/2008.Le disposizioni legislative prevedono infatti che, in caso di autorizzazione di un dipendente pubblico al collaudo richiesto da altro Ente, all'amministrazione di appartenenza del dipendente debbano essere riversati il 50% dei compensi, mentre l'altro 50% va al dipendente autorizzato quali incentivi tecnici.Dalla violazione dell'obbligo di richiedere la prescritta autorizzazione e dal conseguente obbligo di riversamento del corrispettivo previsto come sanzione non deriva di per sé alcun danno erariale per l'Amministrazione, avendo tali condotte una valenza neutra ai fini della responsabilità amministrativo- contabile.La responsabilità è invece integrata ogni qual volta all'illegittimo espletamento di incarichi non autorizzati, si accompagnino poi ulteriori diverse condotte produttive di danno tra cui anche quella distinta ed autonoma dell'omesso riversamento. Questo comportamento, nell'integrare un'ipotesi tipizzata di responsabilità erariale, secondo i giufici non va ricondotta semplicemente a una responsabilità sanzionatoria, ma deve essere ascritta tra le fattispecie della responsabilità risarcitoria pura, conseguente all'omessa acquisizione da parte dell'Amministrazione di un'entrata vincolata, prevista dall'ordinamento.


Come funziona il richiamo dalle ferie?
Il datore di lavoro può ricorrere al richiamo dalle ferie di un dipendente, ma quali sono le casistiche? Vediamolo insieme.
Come sappiamo, ogni dipendente ha il diritto alle ferie, durante l'anno. La durata dipende da quante ne matura durante l'anno, in relazione ai mesi di servizio prestato.Le ferie si maturano anche durante le assenze, come quelle per malattia, congedo matrimoniale o parentale.Secondo il decreto legislativo 66/2003, ci sono tre periodi di ferie per il dipendente:Primo periodo di due settimane, di cui il lavoratore può godere anche ininterrottamente;Secondo periodo, sempre di due settimane che, salvo accordi stabiliti dalla contrattazione collettiva, possono essere utilizzate entro 18 mesi dal termine dell'anno di maturazione, anche in maniera frazionata;Terzo periodo opzionale, di cui poter usufruire solo se nel Contratto Collettivo Nazionale sono previste più di quattro settimane di ferie.Potrebbe succedere, però, che il datore di lavoro abbia bisogno del dipendente durante le sue ferie e gli chieda di rientrare al lavoro.
Vediamo cosa dice la legge in merito.
Richiamo dalle ferie: come si scegliere il periodo delle ferieSolitamente, il datore di lavoro stabilisce un piano ferie all'inizio dell'anno, in cui viene definito il periodo e le modalità di godimento.Ci sono due tipologie di ferie:Collettive, quando tutti i dipendenti di un'azienda o di un reparto vanno in vacanza nello stesso momento, con conseguente sospensione (totale o parziale) dell'attività;Individuali, quando ciascun lavoratore può decidere autonomamente il periodo delle ferie, in modo che l'attività rimanga continuativa.La richiesta delle ferie va fatta con un congruo preavviso, sia per forma scritta che con altri mezzi concordati col datore di lavoro.
Le ferie vengono organizzate in modo da poter mediare le esigenze dell'impresa e gli interessi del lavoratore.Il datore di lavoro ha anche la facoltà di poter modificare il periodo di godimento delle ferie dei dipendenti, se sussistono adeguate esigenze aziendali. Le modifiche, però, devono essere comunicate con congruo anticipo e prima dell'inizio del periodo delle ferie.Richiamo dalle ferie: cosa dice la leggeSe il contratto collettivo lo prevede, il datore di lavoro può richiamare il dipendente dalle ferie e il dipendente è tenuto a rispettare la disposizione del proprio datore e a riprendere servizio.Il richiamo dalle ferie deve essere motivato da effettive e prevalenti esigenze organizzative e produttive.Il datore di lavoro, però, dovrà consentire al dipendente un ragionevole tempo per rientrare, sostenendo gli eventuali costi e le spese sostenute dal dipendente.Le regole e le motivazioni che stabiliscono il richiamo dalle ferie sono contenute nel CCNL di riferimento.
Per quanto riguarda le ferie residue, il lavoratore ha il diritto di poterne usufruire in un momento successivo, concordato col datore di lavoro.


grandangoloagrigento.it

Acqua, la Consulta scrive al Prefetto: "Rischio ri-privatizzazione servizio idrico"La Consulta chiede al Prefetto un incontro ed elenca 10 punti critici di Aica
La  Consulta delle Associazioni di AICA, non avendo ricevuto riscontro all'ultima lettera inviata il 16 luglio 2023, nè da parte di ATI, nè da parte di nessun altro soggetto in indirizzo, con la presente richiede un incontro al Prefetto di Agrigento, per affrontare le numerose criticità che affliggono il Servizio Idrico dell'ambito di Agrigento, mai adeguatamente affrontate e risolte. Abbiamo più volte evidenziato, anche in sede prefettizia alla presenza della dott.sa Cocciufa, come consistenti siano le responsabilità dell'Ente di Governo d'Ambito (ATI) e dei Comuni che ne fanno parte, nel cattivo andamento del gestore AICA e come i ritardi nei mancati adempimenti di tale ente abbiano gravi refluenze sul dissesto economico del Gestore.Elenchiamo schematicamente i gravi punti irrisolti, inviati e discussi numerose volte anche in presenza del precedente Prefetto e dell'attuale Consiglio di Amministrazione: 1) ritardo nella verifica del Piano di convergenza dei Comuni salvaguardati ex art.147 comma 2bis, dlgs 152/06.ATI avrebbe dovuto già a novembre del 2022 procedere con la verifica tassativa dei requisiti previsti dal piano di convergenza. Il ritardo nell'adempiere a questi passaggi danneggia gravemente AICA in quanto non riceve le risorse e le utenze che spettano al Gestore; 2) ritardo nell'applicazione dell'Art.142, dlgs 152/06, il quale stabilisce che tutte le acque appartengono all'Ambito e vanno usate a beneficio del legittimo Gestore. Va quindi sollecitata e ottimizzata in favore di AICA la gestione delle fonti ricadenti nei Comuni salvaguardati per consentire l'utilizzo dell'acqua in eccedenza, come peraltro stabilito da numerose delibere di ATI; 3) Va rimborsata ad Aica l'Acqua che la Regione concede alla privata Sicon (Nestlè) . In virtù dello stesso articolo 142 va avviato un confronto tra ATI, autorità regionali e Gestore in riferimento alla concessione al prelievo di acqua dalle fonti di Santo Stefano di Quisquina fornita, ieri alla Nestlè, oggi alla Sicon. Il quantitativo di acqua concessa a questa'azienda è acqua sottratta al Gestore pubblico, il quale è poi costretto ad acquistare il liquido da Sicilacque a costi onerosi. Va dunque stipulato un accordo con le citate autorità che preveda il rimborso ad AICA del quantitativo di acqua concessa dalla Regione alla Sicon; 4) Grave ritardo da parte di ATI riguardo la liquidazione dei consorzi Tre Sorgenti e Voltano.Più volte annunciate, ma mai adeguatamente affrontate e risolte le questioni che vedono ancora in piedi i due consorzi illegittimi, con gravi conseguenze economiche per il Gestore legittimo. La sussistenza dei due enti illegittimi sottrae ad Aica più di 2 mila utenze , e non consente, tra le altre cose, il raggiungimento dei requisiti minimi di accesso ai fondi del PNRR.Il Commissario regionale nominato al Tre Sorgenti disattende il compito di rispettare le due sentenze non appellabili del Tribunale Nazionale Superiore delle Acque, la n. 201 del 2014 e la n. 2 del 2021, che ne impongono la liquidazione; 5) Ritardo nel commissariamento da parte della Regione dei comuni di Palma di Montechiaro e Camastra. Vanno presi urgenti provvedimenti per questi due comuni i quali, senza averne titolo e contro ogni norma di legge, si rifiutano di entrare a far parte di AICA; 6) Grave ritardo di ATI nell'affrontare la questione dell'utenze a forfait e il problema dell'equità di trattamento tra utenti dello stesso servizio . E' necessario che ATI offra tutto il supporto collaborativo ad AICA nel superare al più presto la grave questione delle utenze forfettarie, introducendo un fattore di perequazione e favorendo l'istallazione dei misuratori da parte dell'utenza. Questa misura avrebbe consentito, con tutta probabilità, di limitare, se non di azzerare le perdite di bilancio del 2022. Il mancato superamento di questa problematica espone Mica al rischio di interventi sanzionatori da parte di Area; 7) Mancato ricalcolo di atti della tariffa di acquisto dell'acqua del gestore primario Siciliacque. L'ati avrebbe dovuto attivarsi per tempo nel ricalcolare (al ribasso) la tariffa di 69,69 centesimi al mc, che ha un peso consistente nel dissesto economico di AICA. I ritardi nell'affrontare la questione e l'istituzione in sede regionale della CIR (Commissione Idrica Regionale) composta dai rappresentanti di tutte le ATI/ATO ha portato ad una riconferma della tariffa del 2019, quindi Nessun risparmio sull'acqua acquistata a caro prezzo da Siciliaque; 8) Mancato ottenimento di un anticipo sui consumi energetici di 3,5 milioni di euro concesso dalla Csea (Arera). Dopo l'approvazione delle tariffe 2022/2024 a dicembre scorso, l'ATI ha avuto la possibilità di ricevere dalla CSEA la somma di 3,5 milioni di EURO a titolo di anticipazione sul rincaro della bolletta energetica. Questo avrebbe consentito al gestore di tirare una boccata d'aria (per dirla con le parole del presidente di ATI), peccato che alla fine questa somma non si è ottenuta per il ritardo nella presentazione dell'istanza; 9) Persiste una turnazione della distribuzione idrica insopportabilmente lunga e iniqua, ma ad Aica viene imposto di fornire acqua ai campi delle pesche di Bivona. Nonostante l'autorità di bacino abbia rassicurato tutti affermando che la Sicilia non è in crisi idrica e che gli invasi sono pieni, l'utenza servita da AICA ha trascorso una stagione estiva caratterizzata da turni di erogazione anche di 8/10 giorni, costretta ad un massiccio ricorso alle autobotti (magari abusive e rifornite da quei consorzi che dovevano essere cessati anni fa). Mentre l'utenza ha vissuto i soliti disservizi ad AICA viene imposto di erogare acqua ai pescheti e pazienza se i suoi utenti sono rimasti a secco. La vicenda presenta aspetti di una gravità allarmante per diversi motivi: AICA non distribuisce acqua per uso agricolo ma idropotabile, è quindi il consorzio di bonifica AG3 a dover far fronte al fabbisogno idrico delle coltivazioni. Se quest'ultimo è impossibilitato possono intervenire l'autorità di bacino e la stessa Sicilacque che gestisce gli invasi, non certo AICA. Va inoltre sottolineato come il comune di Bivona è tra i comuni salvaguardati, quindi non facenti parte di AICA; 10) Le tariffe 2022/24 sono fuori controllo. Gli aumenti votati dall'ATI a dicembre 2022, ben più consistenti del dichiarato 6%, e tutto l'impianto tariffario, non risultano essere ancora stati approvati da ARERA (l'autorità nazionale che entro 90 giorni dall'approvazione dell'atto si deve pronunciare sulla legittimità della tariffa). Riteniamo inoltre che le tariffe non rispecchino le direttive normative corrispondenti ad una regolare amministrazione del servizio idrico.  Dopo avere spesso ribadito quanto appena elencato, in più sedi e in più modalità, ci chiediamo come Consulta e come utenti, se vi siano nel nostro Ambito autorità in grado di operare un reale controllo di legittimità amministrativa sul servizio idrico. Abbiamo la fondata preoccupazione che si stia inasprendo il rapporto tra cittadini e istituzioni, che vengano forniti servizi primari sempre più scadenti a fronte di costi sempre più alti. Ci chiediamo quale possa essere il futuro prossimo di AICA se non si interviene attivamente e adeguatamente. Se non si risaneranno i conti in tempi brevi il Gestore pubblico potrebbe incorrere nella ri-privatizzazione del servizio in virtu del decreto 201 del dicembre del 2022 (norme in materia di concorrenza). 


agrigentonotizie.it
Multato per aver abbandonato rifiuti, ma erano scontrini raccolti dai netturbini: archiviate due sanzioni
A proporre ricorso era stato il titolare di un'attività commerciale cittadina: decisive le immagini della videosorveglianza
Multato non una, ma ben due volte, perché dentro dei sacchi neri per rifiuti erano stati trovati documenti intestati alla sua impresa. A mettere però lì quella spazzatura indifferenziata, abbandonata per strada, erano stati gli operatori ecologici nel contesto di normali operazioni di pulizia.Per questo un imprenditore ha contestato, e ottenuto ragione, rispetto a due sanzoni da 300 euro che gli erano state elevate dalla Polizia municipale di Agrigento nel 2019. A sostegno della sua tesi ha portato un dato inoppugnabile: le immagini della videosorveglianza del perimetro del suo negozio dal quale è stato possibile vedere che a creare quei sacchetti di indifferenziato erano stati i netturbini. Una mancata coordinazione tra i controlli e chi ha pulito il tutto ha fatto il resto.In particolare, la ditta che si occupa dello spazzamento stradale dei rifiuti ha provveduto quel giorno alla pulizia della zona, lasciando poi i sacchi neri pieni sul ciglio della strada per essere raccolti dal personale che cura il ritiro. Tra tanta spazzatura, appunto, anche degli scontrini dell'azienda. Una circostanza, si è difeso il commerciante "che non può valere per addebitare la paternità del comportamento sanzionato alla stessa dato che, per un diffuso malcostume e per l'assenza di idonei contenitori per la raccolta di rifiuti nella zona da parte dell'amministrazione comunale, gli utenti siano soliti gettare gli scontrini per terra".


larepubblica.it
Covid, il rebus dei certificati medici. Il rischio di avere i positivi al lavoro e a scuolaDa quando il governo ha cancellato l'obbligo di isolamento le persone contagiate possono andare in ufficio e in classe. L'appello dei medici: "Così è impossibile frenare i focolai"
"Come in tutte le situazioni complesse servono norme precise" dice Antonio D'Avino, presidente nazionale della Fimp, la Federazione italiana medici pediatri. "Servirebbe un tavolo con ministero della Salute, dell'Istruzione, medici di assistenza primaria e pediatri d famiglia per trovare delle linee guida condivise per gestire il Covid sul territorio".Il Ministero della Salute con la circolare dell'11 agosto ha eliminato l'obbligo di isolamento: anche chi è positivo al Covid può andare a scuola o al lavoro. Le precauzioni di indossare la mascherina o evitare luoghi affollati restano solo come raccomandazioni.PUBBLICITÀ
Ma per quanto il governo sia deciso a trattare il Covid come una malattia qualunque, forse così non è, visto che la prospettiva di ritrovarsi a scuola o al lavoro con persone contagiate mette a rischio i fragili e a disagio molti degli altri.I fragili senza protezione"Nelle aziende il problema dei lavoratori fragili è reale" conferma Pietro Antonio Patanè, presidente dell'Anma, l'Associazione nazionale dei medici d'azienda. "Una persona positiva con le nuove regole ha il diritto di presentarsi al lavoro, purché prenda tutte le precauzioni contro il contagio. A noi però resta il dovere di proteggere i dipendenti a rischio".Al momento non esistono provvedimenti che si preoccupino delle categorie per le quali il Covid non è una semplice influenza. "In mancanza di norme ad hoc - prosegue Patanè - prevedo che le aziende adotteranno dei propri protocolli, in caso di focolai fra i dipendenti".Se il Covid entra in classeAltro rebus senza soluzione è la scuola, dove i fronti da difendere sono due: quello dei bambini e quello dei lavoratori. In entrambe le categorie possono ritrovarsi persone fragili. "Non credo che un preside potrà accettare a cuor leggero che un alunno o un lavoratore entrino in classe con il virus. Nemmeno un genitore lo farebbe" dice D'Avino."Accadrà che i presidi chiederanno ai pediatri un certificato medico che escluda la contagiosità del bambino. Non è semplice però, senza linee guida condivise con i ministeri della Salute e dell'Istruzione, attestare una cosa simile. Di fatto scaricherebbe tutta la responsabilità sui pediatri di famiglia".Resta lo strumento del tampone, certo, ma la sua affidabilità non è totale. I tamponi molecolari sono più sensibili di quelli antigenici usati in farmacia, quelli della farmacia sono più sensibili di quelli fai da te, e anche qui bisogna distinguere fra tamponi nasofaringei e salivari, con questi ultimi in fondo alla scala della sensibilità.Il dilemma del certificato medico"Il tampone in ogni caso non è un sintomo" chiarisce Silvestro Scotti, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). "Non possiamo fare un certificato medico a un paziente che telefoni dicendo di essere positivo all'autotampone, ma senza sintomi. Se apriamo le porte all'autodiagnosi, è finita. Qualunque assenza dal lavoro potrà essere giustificata dal paziente stesso, senza il filtro del medico".Diverso è il caso dei sintomatici, che effettivamente non sono in condizioni di lavorare. "Il certificato, in quel caso, serve a esentare una persona malata che non riesce a svolgere i suoi compiti, non a proteggere i colleghi dal contagio. Quando i sintomi spariranno, lui dovrà in teoria tornare a lavorare anche se positivo. Se il ministero ha cancellato l'obbligo dell'isolamento, il certificato medico non potrà più avere alcuna funzione di barriera contro la circolazione del virus".A questi garbugli nessuna norma dà al momento risposta. "Chiediamo al Ministero della Salute - chiede D'Avino - che prenda in mano la situazione e ci indichi come dobbiamo gestire il Covid nel territorio: a scuola, al lavoro, nella vita di tutti i giorni. La settimana scorsa è stata emanata una circolare che regola l'uso dei tamponi nei pronto soccorso, negli altri reparti di ospedale e nelle Rsa. Chiediamo che venga fatto lo stesso anche per le scuole, le aziende e tutte le situazioni in cui c'è rischio di contagio".La prospettiva del fai da te Oltre all'assenza di regole, a creare incertezza è la carenza di dati sui contagi. "L'intenzione del governo è quella di considerare il Covid una malattia infettiva come le altre, quindi senza obbligo alcuno" riflette Filippo Anelli, presidente di Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici).L'esecutivo aveva ipotizzato l'eventuale reintroduzione delle misure anti-contagio solo in caso di un aumento netto del virus. "Non avendo però un tracciamento puntuale, gli unici dati dirimenti sono mortalità e ricoveri, in particolare in terapia intensiva" prosegue Anelli. "Nel momento in cui queste cifre, così come sembra, cominciano a salire, credo che il Ministero dovrà reintrodurre alcune misure di contenimento, come le mascherine".Nella speranza che il peggioramento dello scenario non si materializzi, oggi resta la politica delle "regole zero". "Neanche noi medici abbiamo il potere di chiedere a un lavoratore di assentarsi dal lavoro, se la legge glielo permette" allarga le braccia Patanè."L'unica cosa che ci resta, per proteggere i fragili, è chiedere al datore di lavoro di prendere autonomamente delle precauzioni come mascherine, ricambi d'aria o smartworking. L'aspetto positivo è che oggi abbiamo accumulato esperienza. Sapremmo come agire per contrastare l'epidemia".

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