giornale di sicilia
Auditorium e nuovi locali Il Fermi di
Sciacca è in festa
«Importante per la città il completamento di tutto un istituto»
Dopo la palestra, adesso sono arrivati l'auditorium e altri locali per il liceo
scientifico Fermi di Sciacca. Diverse generazioni di studenti hanno atteso
questo momento e adesso si è concretizzato un risultato molto importante per
la scuola che presto potrà accorpare tutte le classi nella sede centrale.
Attualmente undici classi sono ospitate all'istituto Friscia. Il liceo dispone
anche di una pista d'atletica. Si è realizzato un progetto che ha comportato
una spesa di circa quattro milioni di euro «e non è stato facile per un ente che
da circa dieci anni ha una gestione commissariale», come ha sottolineato,
nella fase di consegna, il capo di gabinetto e dirigente del settore Pubblica
istruzione, Maria Testone.
Entro fine anno, secondo i programmi, verranno utilizzati tutti i nuovi locali e le
undici classi potranno arrivare nella sede centrale.
«Siamo felici di potere condividere con i ragazzi e i docenti questo momento di
consegna del nuovo plesso che va a congiungere le due strutture della scuola
- dice la dirigente scolastica, Maria Paola Raia - e con un grande auditorium.
Adesso dobbiamo razionalizzare gli spazi preesistenti e trasferire nel nuovo
plesso i laboratori. Le aule andranno dove si trovano adesso i laboratori».
«Vedere il completamento di tutto un istituto scolastico - dice il capo di
gabinetto del Libero consorzio, Maria Antonietta Testone - è importante per la
scuola, per la città e anche per l'amministrazione». Maria Antonietta Testone
ha affermato che il liceo Fermi anche grazie ai nuovi locali «è il fiore
all'occhiello delle strutture scolastiche provinciali», aggiungendo che «entro
pochi mesi si procederà anche con i piccoli trasferimenti e le modifiche che già
sono al vaglio degli uffici tecnici».
Con i suoi 1.200 studenti il liceo scientifico Fermi è la prima scuola di Sciacca
per numero di alunni. Ne ha parlato il nuovo dirigente scolastico, Maria Paola
Raia, accogliendo poche settimane fa i nuovi 250 alunni delle prime classi e
tutti gli altri che già frequentavano il liceo. Con la consegna dei locali, da parte
del Libero Consorzio di Agrigento, al liceo potranno essere accorpate nella
sede centrale tutte le classi del Fermi, comprese le undici che si trovano
presso l'istituto Saverio Friscia.
«La grande opera di architettura - dice la dirigente - è pronta. Questo edificio
congiungerà le due sedi di via Parma e via Piacenza e rappresenta lo sviluppo
di quelle che sono state le idee creative di qualche anno fa, ma finalmente il
sogno di un liceo scientifico, linguistico e delle scienze umane, si realizza.
teleacras.it
Province", mancano le coperture finanziarie
In Commissione Bilancio all'Assemblea Regionale lanciato l'allarme: "Per il ripristino dell'organo politico delle Province mancano le coperture finanziarie".
Ecco i costi dell'operazione "ripristino delle Province" in Sicilia: serviranno subito 16 milioni di euro per il primo anno di attività, elezioni e compensi per i politici. I cittadini eleggeranno direttamente 9 presidenti, che nomineranno 61 assessori. E poi 246 consiglieri provinciali. In totale saranno 316. I loro compensi saranno stabiliti dalla legge nazionale che si applicherà anche in Sicilia. Si stima che saranno necessari, ogni anno, circa 11 milioni di euro. Il numero di assessori e consiglieri sarà proporzionato alla popolazione residente nel territorio. Vi saranno 36 consiglieri nelle province con popolazione superiore a 1 milione di abitanti, poi 30 se sono meno di 1 milione, poi 24 se sotto i 500 mila abitanti. Gli assessori non saranno più del 25 per cento dei consiglieri: 9 se la popolazione è superiore a 1 milione di abitanti, 7 se sono meno di 1 milione, poi 6 se è sotto i 500 mila abitanti. Ebbene, a fronte di tutto ciò, gli organi preposti alle coperture finanziarie hanno espresso riserve sulla possibilità di coprire i costi delle nuove Province con il ripristino dell'elezione diretta in occasione di una seduta della Commissione Bilancio all'Assemblea Regionale a cui ha partecipato anche la componente del Movimento 5 Stelle, Martina Ardizzone, che denuncia: "E' inutile fare giri di parole. La situazione economica delle ex Province è tragica in termini di risorse e personale. Così sono destinate a fallire, a prescindere dalla riforma in itinere che, col costo delle poltrone dell'organo politico, non farà altro che peggiorare la situazione. Il grido di allarme che, numeri alla mano, hanno lanciato i dirigenti, non può rimanere inascoltato. I trasferimenti statali non solo sono diminuiti nel corso degli anni, ma le risorse sono andate progressivamente in rosso a causa del prelievo forzoso imposto dalla legge di stabilità. In pratica, se le ex Province stanno ancora in piedi lo si deve alle economie di bilancio. Ma è chiaro che così non si può andare avanti, anche perché non c'è il personale per farlo: mancano soprattutto i dirigenti e i tecnici per portare a compimento i progetti relativi ai finanziamenti extraregionali. A Caltanissetta negli ultimi 8 anni i dipendenti sono passati da 600 a 180, con solo due dirigenti in servizio. A Palermo il personale in servizio è solo di 500 unità a fronte dei 1600 dipendenti del 2015" - conclude. "Alla luce di tutto questo - aggiunge il vicepresidente 5 Stelle a Sala d'Ercole, Nuccio Di Paola, componente della Commissione Bilancio - è ovvio che la riforma sotto esame non farà altro che peggiorare la situazione a causa del costo dell'organo politico, che inevitabilmente finirà col gravare su bilanci così disastrati. La priorità dovrebbe essere quella di erogare servizi efficienti ai cittadini, che oggi, come è sotto gli occhi di tutti, sono sempre più precari".
L'aquilablog.it
Assemblea province, all'Aquila il confronto con i ministri. Ma la riforma è complessa Non è così facile rimettere in moto una macchina spenta dal 2014. All'Aquila la seconda giornata dell'assemblea nazionale dell'Upi, l'unione delle province italiane, fa il punto sul processo di controriforma. Il dossier è all'attenzione del Parlamento, il disegno di legge prevede tra le altre cose il ritorno all'elezione diretta per gli organi delle Province. E la sensazione di tutti è che la riforma Del Rio di quasi 10 anni fa sia monca, un'incompiuta tanto che anche Mattarella, l'altro ieri a L'Aquila per l'apertura dei lavori, ha fatto riferimento a vuoti da colmare.Ma non è tutto oro ciò che luccica e, anzi, la preoccupazione da parte dei presidenti è di ritrovarsi con enti eletti direttamente ma senza poteri, risorse e, soprattutto, personale nel frattempo finito per lo più alle regione. Serve un processo di riforma fatto bene e graduale l'invito arrivato da più parti. In Assemblea sono arrivati anche gli interventi del ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, e quello per il Pnrr, Raffaele Fitto per un confronto con le province e gli amministratori sull'avanzamento del programma. "Ci tengo sottolineare - ha spiegato Fitto - che con le Province c'è una collaborazione molto positiva, ora che ci avviamo verso una fase ancora più attiva, su più direzioni a partire dall'attuazione del Pnrr, ma anche altri aspetti più importanti"."Si tratta - così Zangrillo - di una sfida imponente (sul Pnrr, ndr )che richiede, in modo particolare, un salto di qualità anche con specifico riferimento alla capacità amministrativa delle nostre amministrazioni territoriali. Dobbiamo, infatti, concentrare i nostri sforzi e le nostre energie per fare in modo che tutti gli attori coinvolti - in primis le nostre amministrazioni territoriali - siano messi nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi assegnati".
lentepubblica.it
UPI, de Pascale: "Gli impegni presi dal Governo in questa Assemblea si traducano in fatti"
"In questi due giorni abbiamo sentito parole importanti: il riconoscimento delle Province come enti essenziali per il Paese, la consapevolezza della necessità di assicurare risorse e personale perché possano contribuire al meglio alla ripresa economica dei territori, la condivisione rispetto all'urgenza di intervenire con norme che permettano di restituire a queste istituzioni funzioni chiare e un sistema di governo stabile e in linea con la Costituzione. Adesso ci aspettiamo che queste parole si traducano presto in fatti, a partire dalla prossima legge di bilancio".Lo dichiara il Presidente dell'UPI Michele de Pascale a conclusione dei lavori dell'Assemblea Nazionale delle Province italiane che si è svolta all'Aquila."Sono stati due giorni importanti - dichiara de Pascale - nei quali siamo stati guidati dalle parole del Presidente della Repubblica. La Costituzione, ha ricordato a tutti il Presidente Mattarella, richiede di essere attuata. Un messaggio chiaro e potente, che non può essere eluso. Il vicepremier Salvini ha sottolineato l'urgenza di restituire alle Province piena operatività finanziaria, organizzativa e funzionale.Il Ministro Fitto ha evidenziato il ruolo essenziale che le Province stanno svolgendo nell'attuazione del PNRR e il Ministro Zangrillo ha ricordato quanto le Province siano istituzioni vive proiettate al futuro, centri propulsivi di sviluppo e investimenti, capaci di rispondere alle esigenze della collettività.Ci auguriamo che queste riflessioni possano contribuire a far riprendere con coraggio il cammino di riforma delle Province, dando seguito al bellissimo augurio che ci ha riservato il Presidente della Repubblica, di servire con onore e successo le nostre comunità e il Paese".
quotidianodisicilia.it
Quegli enti sull'orlo di una "crisi di nervi", le ex province siciliane sono a corto di risorse
Secondo i dati della Regione Siciliana (si riferiscono a settembre) sono 57 i comuni in dissesto in Sicilia al quale si aggiunge anche il libero consorzio di SiracusaLe ex province siciliane languono tra mancanza di risorse, personale in pensione e una riforma mai compiuta e un'altra (forse) in arrivo. Enti sull'orlo di una "crisi di nervi" per citare un noto film. Nei giorni scorsi in una audizione all'Ars sono stati ascoltati i ragionieri generali della città metropolitana di Palermo e del libero consorzio di Caltanissetta. In un quadro nel quale, ad esempio, anche il libero consorzio di Siracusa (insieme a 57 comuni dell'Isola) sono in dissesto conclamato. Mentre la riforma in arrivo rischia solo di appesantire ancora di più le casse degli enti.Un quadro a tinte fosche"E' inutile fare giri di parole, la situazione economica delle ex province, è tragica in termini di risorse e personale. Così sono destinate a fallire, a prescindere dalla riforma in itinere che, col costo delle poltrone dell'organo politico, non farà altro che peggiorare la situazione", spiega la deputata M5S Martina Ardizzone, componente della commissione, a margine della seduta della commissione Bilancio dove, anche su sua richiesta, sono stati ascoltati i funzionari. Secondo quanto raccontato dai dirigenti a fronte del calo dei trasferimenti statali nel corso degli anni la situazione delle casse si è aggravata a causa del prelievo forzoso imposto dalle diverse leggi di stabilità. "e le ex province stanno ancora in piedi, lo si deve alle economie di bilancio. Ma è chiaro che così non si può andare avanti, anche perché non c'è il personale per farlo: mancano soprattutto i dirigenti e i tecnici per portare a compimento i progetti relativi ai finanziamenti extraregionali. A Caltanissetta negli ultimi 8 anni i dipendenti sono passati da 600 a 180, con solo due dirigenti in servizio. A Palermo il personale in servizio è solo di 500 unità a fronte dei 1600 dipendenti del 2015", continua Ardizzone.Verso la riforma ma servono "risorse e personale"In tutto questo c'è una riforma che il governo vuole approvare per fare tornare al voto gli enti intermedi e di prossimità. Una situazione, secondo il vicepresidente M5S dell'Ars Nuccio Di Paola, componente della commissione Bilancio, "che non farà altro che peggiorare la situazione a causa del costo dell'organo politico, che inevitabilmente finirà col gravare su bilanci così disastrati. La priorità dovrebbe essere quella di erogare servizi efficienti ai cittadini, che oggi, come è sotto gli occhi di tutti, sono sempre più precari". "Ci sono diversi elementi di criticità che riguardano tutti gli enti locali: prima di tutto una carenza di risorse determinata dalla riforma Del Rio in poi e poi una tendenza di disinvestimento nelle province locali. Circa 600 milioni di disinvestimenti nelle provincie siciliane come compartecipazione alla spesa pubblica", aggiunge Mario Giambona, deputato del Pd all'Ars. Poi il blocco delle assunzioni "con carenza di figure apicali", aggiunge il deputato del Pd, "in alcuni consorzi ci sono le risorse ma non ci sono le professionalità per spendere. La riforma così come è fatta se non mettiamo risorse e professionalità rischia di essere uno specchietto per le allodole". Anche i comuni soffronoMa le province non sono gli unici enti locali a soffrire. Secondo i dati della Regione Siciliana (si riferiscono a settembre) sono 57 i comuni in dissesto in Sicilia al quale si aggiunge anche il libero consorzio di Siracusa. La situazione di questi enti rappresenta una sfida significativa per l'amministrazione pubblica e la sostenibilità economica della regione. Il dissesto, però, rappresenta solo lo stadio finale di un disequilibrio contabile che si manifesta nel tempo. Proprio per prevenire queste situazioni croniche l'Alta scuola di formazione dei commercialisti (guidata dal presidente dell'ordine di Palermo, Nicolò La Barbera) ha deciso di avviare un corso (on line) per formare esperti nel disequilibrio finanziario degli enti locali. Professionisti capaci di riconoscere tramite la lettura dei bilanci quali sono gli elementi di criticità e dove intervenire prima che sia troppo tardi. "Il raccordo con i controlli interni è una delle misure di rafforzamento che la Corte dei conti conduce sugli enti locali", spiega Salvatore Pilato che guida la sezione della Corte dei Conti per la Regione siciliana a margine della presentazione del corso della Saf, "il dato statistico è preoccupante perché le procedure di riequilibrio sono in continua crescita.
ILSOLE24ORE
Meloni chiede prudenza: pochi emendamenti. Faro su redditi bassi e famiglia Sul tavolo del consiglio dei ministri previsto lunedì 16 ottobre, secondo quanto si apprende, sono attesi il Documento programmatico di bilancio, che va inviato a Bruxelles, la legge di bilancio e il decreto fiscale collegato alla manovra.
Il doppio vertice notturno (con i leader di partito e i capigruppo di maggioranza) è durato circa tre ore. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto una relazione sull'impostazione della legge di bilancio, confermando l'intenzione di intervenire sui redditi e sulle pensioni medio basse. Ci sarà il taglio del cuneo, misure per la famiglia e per la sanità. Si valutano anche altri interventi di maggiore dettaglio, per i quali però sono in corso le verifiche sul fronte delle coperture.
Faro su redditi bassi, famiglia e sanità
Ma il clima - come assicura una nota di Palazzo Chigi - è "collaborativo" e mostra una maggioranza «determinata» a portare avanti gli obiettivi chiave, concentrandosi su «redditi e pensioni medio bassi, sulla famiglia e sulla sanità, in continuità con il lavoro portato avanti dal governo fin dalla precedente legge di Bilancio».
Prudenza su manovra. Appello Meloni: pochi emendamenti
Il conflitto in Medio Oriente e le sue potenziali conseguenze - raccontano - ha occupato buona parte della riunione: le risorse a disposizione per la manovra erano già scarse, ora il rischio che i margini si riducano c'è. E l'invito della premier è ridurre al minimo gli emendamenti. Un risultato che Meloni sarebbe sicura di poter ottenere da FdI: l'invito agli alleati è di cercare di fare altrettanto.
Sul tavolo del consiglio dei ministri previsto lunedì 16 ottobre è atteso il Documento programmatico di bilancio, che va inviato a Bruxelles, un primo giro di tavolo sulla legge di bilancio. Incerto il decreto fiscale collegato alla manovra. Quest'ultimo potrebbe contenere, tra l'altro, le norme per l'avvio dal primo gennaio della global minimum tax.
L'Aula della Camera ha intanto approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza allo scostamento di bilancio con 224 sì e 127 no. Per questa era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti. Ok anche da parte del Senato con la maggioranza assoluta alla richiesta di autorizzazione allo scostamento di Bilancio. I voti favorevoli sono stati in questo caso 111, quelli contrari 69 e 1 astenuto.
Camera e Senato hanno dato il via libera anche alla risoluzione della maggioranza con cui si dà il via libera alla Nota di aggiornamento del Def. La Camera - si legge nel testo - impegna il governo «a conseguire i saldi programmatici del bilancio dello Stato e quelli di finanza pubblica in termini di indebitamento netto/PIL, nonché il rapporto programmatico debito/PIL, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nella Nadef 2023 e nella relazione ad essa allegata». L'impegno è inoltre a «prevedere con la manovra di bilancio: il taglio del cuneo fiscale nel 2024 sul lavoro e l'attuazione della prima fase della riforma fiscale; iniziative a sostegno delle famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose, e della genitorialità, volte anche alla conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari; risorse per proseguire con il percorso avviato di rinnovo dei contratti del pubblico impiego, con particolare riferimento al comparto sanitario».