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Province", mancano le coperture finanziarie
In Commissione Bilancio all'Assemblea Regionale lanciato l'allarme: "Per il ripristino dell'organo politico delle Province mancano le coperture finanziarie".
Ecco i costi dell'operazione "ripristino delle Province" in Sicilia: serviranno subito 16 milioni di euro per il primo anno di attività, elezioni e compensi per i politici. I cittadini eleggeranno direttamente 9 presidenti, che nomineranno 61 assessori. E poi 246 consiglieri provinciali. In totale saranno 316. I loro compensi saranno stabiliti dalla legge nazionale che si applicherà anche in Sicilia. Si stima che saranno necessari, ogni anno, circa 11 milioni di euro. Il numero di assessori e consiglieri sarà proporzionato alla popolazione residente nel territorio. Vi saranno 36 consiglieri nelle province con popolazione superiore a 1 milione di abitanti, poi 30 se sono meno di 1 milione, poi 24 se sotto i 500 mila abitanti. Gli assessori non saranno più del 25 per cento dei consiglieri: 9 se la popolazione è superiore a 1 milione di abitanti, 7 se sono meno di 1 milione, poi 6 se è sotto i 500 mila abitanti. Ebbene, a fronte di tutto ciò, gli organi preposti alle coperture finanziarie hanno espresso riserve sulla possibilità di coprire i costi delle nuove Province con il ripristino dell'elezione diretta in occasione di una seduta della Commissione Bilancio all'Assemblea Regionale a cui ha partecipato anche la componente del Movimento 5 Stelle, Martina Ardizzone, che denuncia: "E' inutile fare giri di parole. La situazione economica delle ex Province è tragica in termini di risorse e personale. Così sono destinate a fallire, a prescindere dalla riforma in itinere che, col costo delle poltrone dell'organo politico, non farà altro che peggiorare la situazione. Il grido di allarme che, numeri alla mano, hanno lanciato i dirigenti, non può rimanere inascoltato. I trasferimenti statali non solo sono diminuiti nel corso degli anni, ma le risorse sono andate progressivamente in rosso a causa del prelievo forzoso imposto dalla legge di stabilità. In pratica, se le ex Province stanno ancora in piedi lo si deve alle economie di bilancio. Ma è chiaro che così non si può andare avanti, anche perché non c'è il personale per farlo: mancano soprattutto i dirigenti e i tecnici per portare a compimento i progetti relativi ai finanziamenti extraregionali. A Caltanissetta negli ultimi 8 anni i dipendenti sono passati da 600 a 180, con solo due dirigenti in servizio. A Palermo il personale in servizio è solo di 500 unità a fronte dei 1600 dipendenti del 2015" - conclude. "Alla luce di tutto questo - aggiunge il vicepresidente 5 Stelle a Sala d'Ercole, Nuccio Di Paola, componente della Commissione Bilancio - è ovvio che la riforma sotto esame non farà altro che peggiorare la situazione a causa del costo dell'organo politico, che inevitabilmente finirà col gravare su bilanci così disastrati. La priorità dovrebbe essere quella di erogare servizi efficienti ai cittadini, che oggi, come è sotto gli occhi di tutti, sono sempre più precari".
QDS.Agrigento, settimana di appuntamenti con la Protezione civile.
Fino a domenica 15 ottobre una serie di incontri per illustrare tutte le attività dei vari enti e i comportamenti corretti da adottare per la riduzione dei rischi legati alle varie emergenze.
Nell'ambito della Settimana nazionale della Protezione civile, che ha preso il via nella giornata di ieri e si concluderà il prossimo 15 ottobre, il Gruppo di Protezione civile del Libero Consorzio comunale agrigentino, in collaborazione con la Prefettura, il Dipartimento regionale di Protezione civile, i Vigili del Fuoco, il Corpo forestale, la Capitaneria di Porto, l'Ufficio scolastico regionale agrigentino, il 118 e i Comuni di Agrigento, Cammarata e Porto Empedocle, ha organizzato una serie di eventi per sensibilizzare la popolazione su un tema centrale come quello della sicurezza.
"In particolare - hanno reso noto dal Libero Consorzio - ripetendo l'utile esperienza degli anni passati, sono previsti incontri formativi riservati agli alunni delle scuole elementari, medie e superiori della provincia su tematiche di Protezione civile (sia in presenza che in modalità telematica)".
Il calendario degli appuntamenti
Gli appuntamenti, che hanno già preso il via nella giornata di ieri per le scuole primarie di primo grado, proseguiranno nei giorni scorsi secondo il seguente calendario: per le secondarie di primo grado l'11 ottobre e per le superiori il 12 ottobre. Gli incontri si svolgeranno in due turni per ciascuna giornata (ore 10 e ore 11) in presenza nell'aula Pellegrino del Libero Consorzio comunale di Agrigento (via Acrone numero 27) e da remoto sempre secondo gli stessi orari.
Nella giornata di oggi è in programma, invece, a Porto Empedocle un'esercitazione antincendio in ambito portuale a cura della Capitaneria di Porto, mentre venerdì 13 ottobre si svolgerà a Cammarata una esercitazione nel presidio dei Vigili del Fuoco e del distaccamento del Corpo forestale della Regione Siciliana.
Sabato 14 ottobre, dalle ore 9 alle ore 14, ad Agrigento, è prevista un'esposizione dei mezzi di soccorso dei vari enti e del volontariato di Protezione Civile, con esercitazioni al viale della Vittoria e a piazza Cavour.
"Saranno occasioni utili - hanno evidenziato dall'Ente intermedio agrigentino in una nota ufficiale - per illustrare tutte le attività dei vari enti e i comportamenti corretti da adottare per la riduzione dei rischi legati alle emergenze, migliorando la sensibilità dei cittadini e la cultura di Protezione civile".
fanpage.it
Elezione diretta, più soldi e più competenze: a che punto è la riforma delle provinceLa riforma delle province è attualmente in Parlamento: se venisse approvata, darebbe nuovamente molte competenze ai governi territoriali e li renderebbe eleggibili direttamente dalla popolazione. Anche Mattarella si è schierato a favore di un intervento per colmare il vuoto legislativo.
Anche Sergio Mattarella si è schierato a favore della reintroduzione delle province. In occasione della 36esima Assemblea nazionale dell'Unione Province d'Italia (Upi), che si è tenuta nei giorni scorsi a L'Aquila, il presidente della Repubblica è stato invitato a inaugurare i lavori della due-giorni. Nel suo discorso ha ricordato come l'ultima modifica dell'istituzione, quella del 2014, abbia creato un vuoto legislativo perché il referendum che doveva completarla non è stato approvato: ha quindi fatto un appello affinché la Costituzione sia applicata, invitando ad approvare la riforma delle province che è attualmente in Parlamento.
Cosa prevede la riforma delle province
La riforma delle province è attualmente al vaglio della commissione Affari Costituzionali: si tratta di un testo che darebbe nuovamente potere e legittimazione alle istituzioni territoriali, sia rafforzando l'istituzione della provincia che reintroducendo l'elezione diretta dei suoi rappresentanti. Nella proposta di legge sono elencate le competenze - nei limiti e nel rispetto delle competenze regionali e statali - che questi enti otterrebbero: la creazione di un piano strategico per il territorio, la costruzione e la manutenzione delle strade, la gestione dell'edilizia scolastica, la pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale e molto altro.
Se il testo venisse approvato senza emendamenti, nelle province (e nelle città metropolitane) l'elezione sarebbe a suffragio universale e diretto, e funzionerebbe così:
il consiglio provinciale - che si elegge tramite collegi plurinominali e senza la possibilità di esprimere un voto disgiunto - è composto da 20, 24 o 30 consiglieri in base all'ampiezza della popolazione della provincia;
la giunta, nominata dal presidente, è formata da un numero massimo di 4, 6 o 8 assessori, anche questi in base all'ampiezza della popolazione della provincia.
Per finanziare questa riforma e pagare gli stipendi degli eletti, la legge prevede uno stanziamento di 225 milioni di euro annui. Inoltre, alle province montane confinanti con Stati esteri viene riconosciuta l'autonomia nella stipulazione di accordi con questi soggetti extra-nazionali per la "cura dello sviluppo strategico del territorio e gestione di servizi in forma associata".
Questa proposta è stata presentata dal centrodestra e apertamente sostenuta dal ministro Salvini, il quale ha detto che "se tornassero già nel 2024 sarebbe un segnale di efficienza". Oltre che a sostenere l'elezione diretta degli organi di governo territoriale, ha sostenuto a necessità di restituire a questi "le competenze e i soldi, perché altrimenti strade provinciali e scuole superiori, che devono essere gestite dalle Province, senza soldi e senza personale non hanno manutenzione".
Per Mattarella le province devono avere un compito di "coesione sociale"
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sostenuto l'importanza delle province per il nostro Paese:
Le istituzioni, con la loro architettura e la loro qualità, sono cruciali per assicurare il rispetto dei principi costituzionali e per adempiere al dovere di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione alla vita del Paese, come dispone l'articolo 3 della Costituzione. Le province, nel loro insieme, possono e devono partecipare a questo essenziale compito di coesione sociale.
Ha anche evidenziato come, in questo momento storico, i territori siano chiamati ad essere attori primari per il rilancio del Paese per il loro ruolo nella pianificazione e nella realizzazione dei progetti del Pnrr e, quindi, di come sia importante che queste decisioni siano legittimate da processi democratici.
Durante i due giorni di Assemblea è intervenuto anche Alberto Zangrillo, ministro della Pubblica Amministrazione, che ha evidenziato come "le Province non sono solo vive, ma sono attive e proiettate al futuro poiché sono dei veri e propri centri propulsori di pianificazione e di investimenti che rispondono alle esigenze delle comunità. In questa cornice, il Piano di Ripresa e Resilienza è una meta raggiungibile solo se saremo in grado di attivare quella collaborazione, appunto, e quel dialogo costruttivo con tutti gli attori coinvolti".
Anche Claudio Scajola, presidente della Provincia di Imperia ed ex ministro, ha sottolineato l'importanza di un cambio di rotta: "Bisogna restituire alle Province delle deleghe importanti. Abbiamo bisogno di dare delle risposte al cittadino, non bisogna pensare a una riforma solo per creare qualche posticino in più. Certamente è importante ridefinire le giunte, ma è necessario che le province tornino ad avere un ruolo di coordinamento sul territorio, sull'ambiente, sulla programmazione".
lagazzettadelmezzogiorno.it
Fitto striglia le Province: «Pnrr, chi ritarda paga»Salvi i piani urbani integrati, ma sull'edilizia scolastica progetti a rilento
I piani urbani integrati per le periferie rientrano nel Pnrr ma a una condizione. I sindaci superano le resistenze del ministro Raffaele Fitto, che aveva stralciato i 2,5 miliardi di questa misura dalla rivisitazione del piano, a patto di farsi carico delle sanzioni e del finanziamento dei progetti in caso di fallimento degli obiettivi. Chi sbaglia paga, è il principio di fondo.«Il governo ha accolto le nostre pressanti richieste e rivisto la propria decisione», ha annunciato il presidente dell'Anci, Antonio Decaro nei giorni scorsi, al termine della cabina di regia a palazzo Chigi. E la conferma è arrivata anche dal ministro ieri, a margine dell'assemblea delle province Upi all'Aquila. «Io penso che chi punta a rimanere nel Pnrr e non spostarsi su altri programmi - ha scandito Fitto - debba avere la possibilità di accettare quello che il governo proporrà in questi casi». In pratica, in caso di sanzioni, comuni e altri enti attuatori contribuiranno al pagamento e finanzieranno gli interventi non ammessi al piano. «Un articolo di legge che responsabilizza tutti», spiega Fitto, perché «sarebbe singolare insistere perché rimanga un intervento nel Pnrr e tra un anno o due magaro trovare giustificazioni e scaricare la resposabilità sul governo».
Fitto ha ricordato che l'obiettivo passa dal realizzare per intero almeno un Piano urbano integrato in ognuna delle 14 città metropolitane. «Tutti i miei interlocutori sono molto orientati e positiivi su questo, io temo che non sia così», aggiunge. Per questo, ora, «stiamo passando a una verifica sulla tempistica». I sindaci hanno avuto sette giorniper aggiornare i dati e dimostrare che non ci sono ritardi, in modo da consentire al governo una valutazione con la Commissione europea. Un provvedimento ad hoc chiarirà gli oneri per i comuni e gli altri enti attuatori, in caso di mancato raggiungimento dell'obiettivo. «La mancata realizzazione anche di un solo intervento comprometterà il finanziamento dell'intera misura», ha sottolineato il ministro che però frena gli entusiasmi: «Abbiamo preso atto del ritardo , rispetto alla tabella di marcia relativo all'aggiudicazione dei lavori da parte degli enti attuatori e chiarito che la mancata realizzazione anche di un solo progetto in un solo PUI mette a rischio sia l'intera misura sia una parte importante di una rata».Dalla cabina di regia sono stati anche sdoganati un nuovo piano d'azione per l'attuazione della riforma della giustizia a interventi mirati sui ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione fino a un nuovo set di misure per gli asili nido. Dopo l'incasso dei 18,5 miliardi di euro della terza rata del recovery plan, l'attenzione è sui 16,5 miliardi della quarta rata, sulla quale sono in corso le verifiche di Bruxelles e sulla trattativa per rivedere gli obiettivi della quinta rata. Ma i timori principali restano le scuole. Tempi troppo lunghi e progetti sbagliati pesano sui nuovi edifici scolastici innovativi previsti nel Pnrr, tanto che ieri - all'assemblea delle province - il ministro non le ha mandate a dire, denunciando «ritardi frutto di un approccio che non tiene conto né delle clausole contrattuali e, in alcuni casi, nemmeno della tempistica del Pnrr». Indice puntato, in questo caso, non solo sulle istituzioni preposte - con i sindaci che possono ricorrere ai poteri speciali - ma anche sui progettisti. Col risultato che, in caso di mancata approvazione dei progetti, si potrà procedere all'attivazione dei poteri sostitutivi oppure al definanziamento degli interventi, ha avvisato il governo. La misura, da sola, vale 800 milioni di euro ed è tra i 144 obiettivi cambiati nella proposta di modifica del Pnrr al vaglio della Commissione Ue.
Nella rimodulazione del piano è saltato il target di 195 nuove scuole da costruire ed è rimasto come riferimento solo la superficie complessiva di 400 mila metri quadrati, ma le criticità restano. Alle province fanno capo 21 di questi progetti per un totale di oltre 220 milioni di euro. Per gestire al meglio i progetti, l'Upi ha proposto di istituire, in tutte le province, cabine di regia per il recovery plan.
funzionepubblica.gov
Zangrillo, "Province snodo centrale per futuro territori"
Nuovi ingressi, forme di accesso digitali e innovative, una PA attrattiva per i talenti, formazione: sono alcuni degli interventi messi in campo per modernizzare la Pubblica amministrazione di cui il Ministro Paolo Zangrillo ha parlato nel suo intervento all'Assemblea nazionale delle Province italiane organizzata a L'Aquila.
Una due giorni di incontri, il 10 e l'11 ottobre, durante i quali i Presidenti delle Province, i Sindaci e i consiglieri Provinciali delegati da tutta Italia, e i rappresentanti di Governo e Parlamento hanno fatto il punto sulle questioni più urgenti.«Le Province - ha voluto rimarcare il Ministro Zangrillo - rappresentano nel sistema degli enti locali uno snodo centrale per contribuire a costruire il futuro dei nostri territori e si pongono quale 'ente intermedio' tra la dimensione centrale e quella territoriale. Un anello di congiunzione volto a garantire l'esercizio delle funzioni fondamentali in conformità al principio della leale collaborazione tra i diversi livelli di Governo».
Riguardo alla reiterata tentazione di eliminarle, poi fallita a distanza di quasi dieci anni, Zangrillo ha sottolineato che «le Province non sono solo vive, ma sono attive e proiettate al futuro poiché sono dei veri e propri centri propulsori di pianificazione e di investimenti che rispondono alle esigenze delle comunità. In questa cornice, il Piano di Ripresa e Resilienza è una meta raggiungibile solo se saremo in grado di attivare quella collaborazione, appunto, e quel dialogo costruttivo con tutti gli attori coinvolti».Sempre sul PNRR, Zangrillo ha ribadito: «Si tratta di una sfida imponente che richiede, in modo particolare, un salto di qualità anche con specifico riferimento alla capacità amministrativa delle nostre amministrazioni territoriali. Dobbiamo, infatti, concentrare i nostri sforzi e le nostre energie per fare in modo che tutti gli attori coinvolti - in primis le nostre amministrazioni territoriali - siano messi nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi assegnati».
In questo scenario, in cui l'attenzione è massima verso il personale che il Ministro ha definito più volte "cuore pulsante delle nostre amministrazioni", Zangrillo ha ricordato le azioni specifiche intraprese dal suo Dicastero per rispondere tempestivamente alle urgenti richieste delle comunità italiane come, ad esempio, la possibilità di dotarsi della figura strategia del Segretario comunale, la stabilizzazione del personale degli Enti locali e, ancora, la selezione di un contingente di mille esperti destinati a svolgere i progetti previsti dal PNRR.Tutte misure riconosciute a luglio scorso dalla Commissione Europea che, «nel congratularsi con l'Italia per aver raggiunto altri 54 traguardi e obiettivi stabiliti nel PNRR, indicava fra le riforme più importanti in cui si sono registrati passi avanti proprio l'ambito della pubblica amministrazione», ha poi concluso Zangrillo.
ITALIAOGGI.
Il Pnrr? Non deve far danniL'applicazione del principio «non arrecare un danno significativo» (DNSH) al Piano di ripresa e resilienza va applicato sia alle riforme sia agli investimenti.
L'applicazione del principio «non arrecare un danno significativo» (DNSH) al Piano di ripresa e resilienza va applicato sia alle riforme sia agli investimenti. Questa una delle più importanti affermazioni contenute contenuta nella comunicazione della Commissione europea (C/2023/111) pubblicata l'11 ottobre 2023 nella serie C della Gazzetta ufficiale dell'Ue.
La comunicazione («Orientamenti tecnici sull'applicazione del principio «non arrecare un danno significativo» a norma del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza») è un importante pietra angolare per la corretta attuazione dei piani di ripresa e resilienza (Pnrr) degli stati membri. Secondo la comunicazione nell'ambito dei diversi Pnrr gli stati membri devono presentare pacchetti coerenti di misure che comprendano sia riforme che investimenti che, entrambi, non dovranno arrecare un danno significativo (DNSH, secondo l'acronimo inglese che abbrevia Do Not Significant Harm). Ma che vuol dire il rispetto del DNSH?
Il principio DNSH va interpretato ai sensi dell'articolo 17 del regolamento Tassonomia. Tale articolo definisce il «danno significativo» per i sei diversi obiettivi ambientali:
1) la mitigazione dei cambiamenti climatici e comporta significative riduzioni di emissioni di gas a effetto serra;
2) l'adattamento ai cambiamenti climatici e peggiora gli effetti negativi del clima attuale e del clima futuro ;
3) se impatta sull'uso sostenibile e lo qualità delle acque e delle risorse marine ;
4) se produce danno significativo all'economia circolare, compresi la prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti;
5) se un'attività arreca un danno significativo alla prevenzione e alla riduzione dell'inquinamento,comportando un aumento significativo delle emissioni di sostanze inquinanti;
6) infine, se nuoce in misura significativa alla buona condizione e alla resilienza degli ecosistemi o nuoce allo stato di conservazione degli habitat e delle specie.
Secondo la comunicazione non solo gli investimenti, ma anche le riforme in alcuni settori, tra cui l'industria, i trasporti e l'energia, pur avendo le potenzialità per dare un contributo significativo alla transizione verde, possono comportare il rischio di arrecare un danno significativo a una serie di obiettivi ambientali.
«D'altro canto», sottolinea la commissione: «Le riforme in altri settori (ad esempio istruzione e formazione, pubblica amministrazione, arti e cultura) comporteranno probabilmente un rischio limitato di danno ambientale , a prescindere dal loro contributo potenziale alla transizione verde, che potrebbe comunque essere significativo».
Insomma, gli orientamenti indicati dalla Commissione intendono supportare gli Stati membri nell'esecuzione della valutazione DNSH sia per gli investimenti che per le riforme. In questo modo la Commissione promuove la valutazione DNSH, che non deve essere inteso come un deterrente a inserire nei Pnrr importanti riforme nei settori dell'industria, dei trasporti e dell'energia, in quanto tali misure hanno un grande potenziale di promozione della transizione verde e di stimolo della crescita.
Come dimostrare il rispetto del principio DNSH? Per agevolare gli Stati membri nella valutazione e presentazione del principio DNSH nei loro Pnrr, la Commissione ha allegato una lista di controllo che gli Stati membri dovrebbero usare a supporto della loro analisi del nesso tra ciascuna misura e il principio DNSH.
La lista di controllo si basa su un albero delle decisioni (anch'esso incluso nella Comunicazione) che dovrebbe essere usato per ciascuna misura del Pnrr.
ITALIAOGGI.
Poco personale e molti part-time negli enti localiIn Italia un terzo dei municipi (2.437) ha in organico meno di 5 dipendenti a tempo pieno e indeterminato. Oltre 400 comuni non hanno nessun dipendente.
Poco personale, molti part-time (soprattutto al Sud) e pochi concorsi. In Italia un terzo dei municipi (2.437) ha in organico meno di 5 dipendenti a tempo pieno e indeterminato. Oltre 400 comuni non hanno nessun dipendente a tempo pieno e indeterminato. Una carenza di personale ormai atavica nei mini-enti di montagna. E non è un caso che sia soprattutto il Piemonte (la regione con più piccoli comuni in Italia) a presentare la situazione di maggiore sofferenza: il 60% dei comuni (690) ha meno di 5 dipendenti. In Lombardia hanno organici inferiori alle 5 unità 524 comuni (il 35% del totale), in Calabria (175) pari al 43%. E l'incidenza dei dipendenti part time continua a essere elevata. Soprattutto al Sud. Se a livello nazionale, a fronte di 268 mila lavoratori comunali full time a tempo determinato si contano 54.000 dipendenti a tempo parziale (in pratica uno su cinque), al Sud e nelle Isole ogni 3 dipendenti a tempo pieno, uno è part time, visto che accanto a 73 mila dipendenti full time, si registrano 27 mila part time. La metà dei dipendenti part-time dei comuni, dunque, lavora al Sud e nelle Isole, e soprattutto in Calabria e Sicilia. E i concorsi? Stentano a decollare, nonostante l'entrata a regime del Portale del reclutamento InPa dove dal 14 luglio scorso i comuni sono obbligati a pubblicare i bandi. Al 31 agosto risultavano pubblicati concorsi per meno di 3.000 posti destinati a personale non dirigente a tempo indeterminato, a fronte di un turnover stimato di 40.000 unità. E per lo più si tratta di concorsi per una singola unità (il 60% ovvero 450 su 750 concorsi) e spesso a tempo parziale, anche inferiore al 50% (il 20% dei concorsi banditi dai comuni).
La fotografia degli organici statali realizzata da Cgil Funzione Pubblica sulla base della rielaborazione dei dati Istat e del Conto annuale Mef/Rgs 2023 fa emergere un quadro poco roseo soprattutto se si considerano le scadenze a cui i comuni saranno chiamati nei prossimi anni nella realizzazione dei progetti Pnrr.
E i dubbi sono legittimi: come potranno farlo efficacemente con organici imbottiti di part-time, soprattutto al Sud? Come potranno rispettare la deadline del 2026 con un dipendente a tempo parziale ogni tre full time, mentre al Nord il rapporto è di uno su sei (20.400 su 131.000) e al Centro di uno su 10 (6.000 circa su 63.000) ?
Se poi si considera che su 54.000 part time totali, 13.500 sono inferiori al 50%, quindi prestano servizio per meno della metà dell'orario di lavoro, si comprendono bene le difficoltà dei comuni. Le cose vanno un po' meglio se dall'ambito comunale si allarga l'analisi verso tutto il comparto delle funzioni locali. L'ampliamento della platea riduce l'incidenza dei part-time (78 mila su 492 mila, in pratica 1 su 6 rispetto all'1 su 5 dei comuni) ma in ogni caso, secondo la Cgil servirebbero 350 mila unità in più nel complesso di cui 240 mila solo nei comuni.
"Questi dati mostrano come sia necessario investire strutturalmente sul rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali, con una nuova strategia che metta al centro il sistema delle autonomie locali, restituendo in particolar modo ai Comuni la capacità di fare politiche occupazionali", ha commentato Tatiana Cazzaniga, segretaria nazionale Fp Cgil (area funzioni locali). "Per queste ragioni è necessario intervenire su tutti i limiti normativi che comprimono la capacità di spesa sul personale degli enti locali, a partire dai tetti di spesa per il salario accessorio (art. 23 dlgs 75/2017) oltre che sui rigidi vincoli di spesa al personale dell'art. 33 dl 34/2019, nonché facilitare i comuni a spendere le risorse dove ci sono come nel caso delle assunzioni eterofinanziate per garantire i Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni)". Il rafforzamento degli organici passa, secondo Fp Cgil, attraverso un piano straordinario di assunzioni stabili da 1,2 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Un piano per la stabilizzazione del lavoro precario che però, osservano, cozza contro le ristrettezze annunciate nella prossima Manovra e già in qualche modo anticipate dalla Nadef. "Chiediamo che vengano stanziate risorse adeguate per il rinnovo del contratto e il contestuale rifinanziamento di tutti quegli strumenti innovativi introdotti con la precedente tornata contrattuale, a partire dal rifinanziamento del sistema di riclassificazione del personale delle progressioni verticali in deroga e dei fondi per il salario accessorio", ha concluso.