giornale di sicilia
Giro di vite sui requisiti
Chi esce con
Quota 104 subirà penalizzazioni
Andare in pensione anticipata sarà più difficile. La stretta sulle pensioni decisa
dal governo con la manovra 2024 allunga i tempi per l'uscita dal mondo del
lavoro. Rimane una certa diversificazione a seconda delle categorie dei
lavoratori, ma i requisiti sono sempre più stringenti. Ecco una scheda con le
principali novità.
Quota 104 con penalizzazioni
Si potrà andare in pensione anticipata più tardi, con almeno 63 anni di età
(erano 62 nel 2023) e 41 anni di contributi e in più con una riduzione
dell'importo relativo alla quota retributiva. Si allungano le finestre per uscire
una volta raggiunti i requisiti, da tre a sei mesi per il privato e da sei a nove
mesi per il pubblico.
Stretta su pensioni anticipate
Dal 2025 potrebbero non bastare più 42 anni e 10 mesi di contributi oltre ai tre
mesi di finestra mobile per l'accesso alla pensione anticipata
indipendentemente dall'età (41 anni e 10 mesi per le donne. Anticipato dalla
fine del 2026 alla fine del 2024 il periodo nel quale non sono previsti
adeguamenti alla speranza di vita.
Importo minimo anticipo pensione
Per i lavoratori in regime contributivo sale l'importo minimo maturato
necessario per poter accedere alla pensione tre anni prima dell'età di
vecchiaia. La soglia, a fronte di almeno 20 anni di contributi versati, sale da 2,8
a 3,3 volte l'assegno sociale. In pratica, secondo i valori riferiti al 2023 da
1.409 euro a 1.660.
Ape sociale e requisiti
L'ammortizzatore scatterà a 63 anni e cinque mesi, non più a 63 anni secchi.
Stanziati per il prossimo anno 85 milioni, che salgono a 168 milioni nel 2025.
Opzione donna, anno in più
La misura è riservata alle lavoratrici con 35 anni di contributi entro il 2023 e 61
anni di età (non più 60), requisito ridotto di un anno per ogni figlio fino a un
massimo di due. Le categorie interessate restano quelle di disoccupate,
caregiver o invalide almeno al 74%.
Rivalutazione assegni e tagli
Adeguamento pieno all'inflazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo, sotto
cioè 2.000 euro circa, al 90% (dal precedente 85%) per quelle tra 4 e 5 volte il
minimo, e al 22% (con un taglio rispetto al 32% delle norme in vigore
quest'anno)per quelle più alte ovvero sopra 10volte il minimo.
lentepubblica.it
Pensioni: arriva l'ipotesi dell'uscita "mobile" per le donne
In tema di pensioni, il Governo è allo studio sull'ipotesi di uscita "mobile" per le donne: vediamo di cosa si tratta.Tra i temi più spinosi per la Legge di Bilancio 2024 c'è sicuramente quello delle pensioni.In questa Manovra quasi sicuramente non ci sarà alcun cambiamento drastico per il sistema pensionistico, ma il Governo è allo studio su una misura per uniformare il pensionamento delle lavoratrici a quella dei lavoratori.Si tratta dell'uscita "mobile", con la possibilità di anticipare la pensione di uno o due anni, per alcune specifiche categorie.
Vediamo allora nello specifico di cosa si tratta.Uscita mobile pensioni donne: ecco nel dettaglio
Nelle prossime settimane, in tema di Legge di Bilancio 2024, sarà discusso il tema delle pensioni, sul quale stanno ancora lavorando i tecnici del Governo.In particolare, si parlerà delle rivalutazioni, le misure per agevolare il cumulo e alcuni ritocchi sul sistema di adeguamento all'aspettativa di vita, che rimarrà bloccato fino al 2026 per tutte le uscite anticipate.
Come sappiamo, saranno perfezionati alcuni requisiti per l'uscita anticipata delle lavoratrici, dopo lo stop di Opzione Donna e la creazione di uno strumento unico di pensionamento per i lavoratori fragili, nel quale sarà assorbito l'Ape Sociale.
Proprio per questo, il Governo è al lavoro per consentire alle donne di accedere all'indennità di accompagnamento alla pensione di vecchiaia intorno ai 63 anni.
Ma c'è anche la volontà di rendere questa soglia "mobile", immaginando un eventuale abbassamento dell'età, di uno o due anni, per alcune categorie specifiche.Un'altra ipotesi è quella di alleggerire l'anzianità contributiva richiesta per le lavoratrici, che potrebbe essere sui 35 anni. Si tratta, però, di un'eventualità meno probabile, perché si vorrebbe rendere mobile solo il fattore anagrafico.L'indicizzazione all'inflazionePer quanto riguarda, invece, il meccanismo di rivalutazione degli assegni pensionistici, ci sono più certezze.
Sembra essere confermata l'indicizzazione all'inflazione al 100% per i trattamenti quattro volte il minimo Inps.Potrebbero, però, esserci dei cambiamenti per i trattamenti che vanno dalle 4 alle 5 volte il minimo, con un aumento dell'indicizzazione dall'85% al 90% e per quelli della fascia più ricca (ovvero 10 volte il minimo), con un abbassamento dal 32% al 22%.
gds.it
Manager della sanità in Sicilia e Province: patto tra Schifani, Lega e LombardoVertice tra il presidente e i leader dei due partiti, che dicono: «Insieme siamo uno dei tre poli della coalizione». C'è l'intesa per l'elezione diretta
I leader siciliani di Lega ed Mpa hanno varcato l'ingresso di Palazzo d'Orleans di buon mattino ieri (23 ottobre). E davanti al presidente della Regione Renato Schifani hanno messo in mostra un peso che fa della federazione fra salviniani e lombardiani il terzo polo del centrodestra e dell'Ars. E ora è sui numeri all'interno della maggioranza che si gioca la partita delle nomine e delle scelte programmatiche.Sono le premesse per rimettere in discussione i primi accordi maturati (ma non arrivati al traguardo) sulle nomine dei manager. Che, secondo quanto rivelato da chi era al tavolo ieri, non verranno fatte entro il 31 ottobre ma scivoleranno. Renato Schifani, dopo le pressioni ricevute in questo senso da Fratelli d'Italia, lo ha confermato anche ai leghisti motivando la decisione di un rinvio con la mancanza dell'elenco dei direttori sanitari e amministrativi che andrebbero nominati poi dai manager. Tutto slitterà dunque a quando le tre nomine si potranno fare insieme.
Una decisione che piace alla Lega. Visto che il nuovo abbraccio all'Mpa fa del partito di Salvini una forza in grado di reclamare più spazio. Fin qui i boatos hanno raccontato di un equilibrio trovato dal presidente che assegnerebbe 6 manager a Fratelli d'Italia, altrettanti a Forza Italia e 2 ciascuno a Lega, Mpa e Dc.Ma Lega e autonomisti insieme contano all'Ars adesso 10 deputati, mentre 13 ne ha Fratelli d'Italia e 17 (12 più 5) ne vanta l'asse composto da Forza Italia e Dc. E non a caso il comunicato dettato dai leader di Lega ed Mpa a fine incontro sottolinea che «i due partiti insieme costituiscono uno dei tre poli della coalizione con il 13,6% dei voti raccolti alle Regionali dello scorso anno». E per essere ancora più chiari la nota diramata dai segretari Annalisa Tardino e Raffaele Lombardo, dall'assessore Roberto Di Mauro e dalla capogruppo leghista Marianna Caronia (non c'era ieri Luca Sammartino) aggiunge che «questa novità politica e il patto sottoscritto dalle due formazioni meritano una considerazione diversa anche rispetto alla linea politica e programmatica del governo regionale, sia rispetto alle decisioni sulla governance in vari ambiti dell'amministrazione pubblica regionale, affinché si possano assicurare alla Sicilia le migliori professionalità in grado di dare risposte efficaci ai cittadini».
Il fatto che nella stessa nota venga sottolineata «la convergenza con il presidente Schifani» è il termometro delle rassicurazioni avute da leghisti ed Mpa sul fatto che la trattativa sui manager ripartirà da capo. E farà i conti con la medesima richiesta di maggiore spazio che da tempo è arrivata da Fratelli d'Italia.A sua volta il presidente della Regione ha avuto garanzie dalla Lega sull'appoggio a una proposta di legge all'Ars che finora ha scontato proprio i dubbi di Fratelli d'Italia, quella per la reintroduzione dell'elezione diretta dei presidenti delle Province. I meloniani predicano cautela (in attesa che Roma approvi una legge analoga) e in commissione all'Ars la proposta sta faticando. Ma ora Lega ed Mpa sottolineano che a Palazzo d'Orleans «è stato fatto un focus sulla reintroduzione dell'elezione diretta nelle province riscontrando che i nostri partiti e Forza Italia spingono per questa scelta. Abbiamo apprezzato la disponibilità del presidente Schifani su tutti i punti trattati e siamo certi che avrà la capacità di accoglierle e di fare sintesi con gli alleati».
Va detto che l'arrivo a Palazzo d'Orleans della leghista Marianna Caronia insieme alla Tardino ricuce anche lo strappo che era nato la settimana scorsa al vertice di maggioranza, quando Forza Italia chiese il rinvio proprio per la presenza della capogruppo che non era stata invitata ma è arrivata su delega della segretaria.
LENTEPUBBLICA.
Si va verso l'adeguamento degli stipendi di dipendenti comunali e regionali?
Si stanno effettivamente facendo passi avanti per compiere l'adeguamento degli stipendi di dipendenti comunali e regionali, ancora troppo spesso poco equilibrati? Ecco una panoramica sulla situazione attuale e sui possibili scenari futuri.
Nei Comuni italiani, la questione dei salari dei dipendenti ha assunto un ruolo centrale. Secondo un recente rapporto della Fondazione Ifel migliaia dipendenti hanno infatti deciso di abbandonare il posto fisso, una media di quasi 40 persone al giorno.
Sono molte le criticità che analizzeremo in questa sede: vediamo in primo luogo qual è la situazione attuale, quanti posti apicali mancano nelle nostre Pa e quali sono le motivazioni che spingono i lavoratori ad abbandonare il cosiddetto "posto fisso"
I Comuni italiani stanno attualmente attraversando una crisi crescente nella gestione del personale, nonostante gli sforzi volti all'incremento delle assunzioni. La situazione rivela una costante riduzione del personale a disposizione, che appare in controtendenza rispetto alla percezione "apparente".
Nonostante il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) abbia avviato misure di "rafforzamento amministrativo" per modernizzare la Pubblica amministrazione locale, rimane ancora aperta la sfida cruciale nel mantenere un organico adeguato.
In ottemperanza alle nuove direttive del PNRR, si è infatti da un lato registrato un notevole aumento delle assunzioni nei Comuni italiani, raggiungendo un totale di 30.828 nuovi dipendenti.
Questo dato rappresenta un impressionante incremento del 131,9% rispetto al minimo registrato nel 2017, superando persino il record del 2019 (di 1.079 unità) causato dai cambiamenti nelle politiche di turnover.
Carenza di dipendenti: troppe uscite e pochi "rimpiazzi"
Tuttavia, la tendenza mostra che le uscite di personale superano le nuove assunzioni, portando a una diminuzione complessiva del numero dei dipendenti.
Questo ha portato complessivamente a un calo nel numero totale dei dipendenti, scendendo a 339.357 dipendenti a giugno 2023.
Si tratta di una conseguenza del fatto che sono ancora troppo pochi i giovani a lavorare nelle nostre municipalità: l'età media del personale stabile è infatti di 50,7 anni. Negli enti locali abbiamo solo due giovani di meno di trent'anni assunti stabilmente ogni cento impiegati. Il confronto con i dipendenti stabili che hanno più di 60 anni è impietoso: nelle funzioni locali sono l'1,8% contro il 20,8% di "anziani".
Questo si traduce in un'accentuata carenza di personale, che è diventata endemica soprattutto nei piccoli Comuni di montagna. In Italia, un terzo dei municipi (2.437) ha un organico composto da meno di 5 dipendenti a tempo pieno e indeterminato.
Oltre 400 Comuni non hanno alcun dipendente a tempo pieno e indeterminato.
Questa situazione si presenta in maniera più acuta in Piemonte, la regione con il maggior numero di piccoli Comuni in Italia, dove il 60% dei Comuni (690) ha meno di 5 dipendenti.
La Lombardia conta 524 Comuni (il 35% del totale) con organici inferiori alle 5 unità, mentre in Calabria, tale percentuale sale al 43%.
Da notare che l'incidenza dei dipendenti a tempo parziale è particolarmente elevata, soprattutto nelle regioni del Sud.
A livello nazionale, su 268.000 lavoratori comunali a tempo determinato, si contano 54.000 dipendenti a tempo parziale, il che equivale a uno su cinque dipendenti. Nel Sud e nelle Isole, tale proporzione è ancora più accentuata, con un dipendente a tempo pieno ogni 3 lavoratori, uno è part-time.
Le difficoltà nell'avvio di concorsi rappresentano un altro ostacolo significativo. Nonostante l'entrata a regime del Portale del reclutamento InPa, obbligando i Comuni a pubblicare i bandi a partire dal 14 luglio precedente, al 31 agosto risultavano pubblicati concorsi per meno di 3.000 posti destinati al personale non dirigente a tempo indeterminato, a fronte di un turnover stimato di 40.000 unità.
Inoltre, la maggior parte dei concorsi riguarda una singola unità (il 60% dei 750 concorsi) e spesso propone contratti a tempo parziale, a volte inferiori al 50% dell'orario di lavoro.
La carenza di segretari comunali
Infine, vi è una significativa carenza di segretari comunali, con solamente il 30% dei Comuni che dispone di un segretario in servizio. La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di pochi direttori generali e da un'eccessiva sovrabbondanza di dirigenti con incarichi a contratto.
In alcune situazioni limite, un solo segretario può essere responsabile di 10 o 15 Comuni diversi, situazioni che si rivelano difficili da gestire per tutti gli interessati. Queste circostanze possono portare a benefici economici per coloro che detengono tali incarichi, ma di fatto non favoriscono l'efficienza e la funzionalità degli Enti locali.
Stipendi inadeguati come principale motivo di dimissioni
Tra le varie problematiche soffermiamoci adesso su quella che può essere la principale: vale a dire gli stipendi troppo bassi rispetto ad altri enti appartenenti al comparto delle Funzioni Locali, come le Regioni, o ad altri enti pubblici nazionali.
La motivazione di queste dimissioni è infatti spesso rappresentata dalla percezione di stipendi insufficienti per far fronte alle spese quotidiane.
In particolare secondo le cifre medie estrapolate dal dossier, nei comuni italiani, gli stipendi dei dipendenti (senza tenere conto ovviamente dei dirigenti) raggiungono una media di 27.000 euro lordi all'anno (circa 2.250 euro al mese). Questo importo risulta inferiore rispetto a altre branche dell'amministrazione pubblica.
Per fare un confronto più preciso, i dipendenti dei ministeri, ad esempio, percepiscono quasi 33.000 euro, mentre nelle Agenzie fiscali il salario medio si attesta a circa 38.000 euro e nell'Inps a 34.000 euro.
Ma anche se analizziamo le retribuzioni di dipendenti che lavorano nello stesso comparto emergono delle differenze importanti: se lo stipendio annuo medio di un dipendente della Provincia è simile ed è pari a 28.000 euro all'anno (2.333 euro al mese), quello di un dipendente della Regione corrisponde circa a 34.000 euro (2.833 euro al mese).
In molti si chiedono quali siano i motivi di queste disparità e alcune Regioni si sono mosse o si stanno muovendo per riuscire a creare un vero e proprio "comparto unico", che possa adeguare in maniera del tutto omogenea le retribuzioni dei lavoratori.
Una Regione che sta lavorando per colmare il divario nei trattamenti economici e giuridici tra i dipendenti regionali e quelli comunali è la Sardegna.
Nel corso di quest'anno, infatti ci si sta attivando e lavorando per armonizzare le retribuzioni e, per raggiungere questo obiettivo, è stato istituito un tavolo tecnico tra l'Assessorato degli Enti locali e l'Assessorato del Personale.
Si vogliono così esplorare tutte le possibili vie per la creazione del "Comparto Unico del Personale". finalizzato a facilitare l'interoperabilità tra la Regione e gli enti sul territorio, allo scopo di contrastare l'esodo del personale dai Comuni, in particolare da quelli più piccoli e isolati.
L'Assessore degli Enti locali, Aldo Salaris, ha sottolineato l'importanza di questa iniziativa in un discorso all'Assemblea dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), e ha evidenziato l'impegno della Regione nel sostenere i sindaci e nell'affrontare le sfide che coinvolgono i Comuni, inclusi i continui "abbandoni" che mettono a rischio l'efficienza, la buona amministrazione e la partecipazione a bandi nazionali ed europei.
Una soluzione che, in tempi di PNRR e di finanziamenti comunitari, sembra l'unica strada da percorrere.
Il caso virtuoso del Friuli-Venezia Giulia
Mentre la Regione Sardegna sta ancora lavorando per ridurre il gap retributivo tra i dipendenti regionali nel Friuli-Venezia Giulia un'importante iniziativa che mira ad equiparare i trattamenti economici e i benefit dei dipendenti comunali a quelli regionali è stata lanciata già a partire dal 2019.
L'intesa sul Contratto unico 2019-2021 ha apportato significativi miglioramenti per oltre 13.000 dipendenti degli enti locali: si prevede un aumento del 3,45% sulla parte tabellare, che si traduce in aumenti salariali mensili compresi tra 65 e 83 euro per tredici mensilità.
Inoltre, è stato concordato un incremento del salario accessorio da 586 a 720 euro all'anno per tutti i dipendenti del comparto, con effetto a partire dal primo gennaio 2023. Questo aumento segue la norma inclusa nell'ultima legge di bilancio, che destina nove milioni di euro (3 milioni all'anno per tre anni) per colmare le attuali disparità salariali tra i dipendenti della Regione FVG e quelli dei Comuni.
L'accordo non si limita a questioni salariali ma rivisita anche diverse indennità, tra cui quelle per il settore educativo, la reperibilità, gli autisti, gli addetti di segreteria e le indennità di vigilanza per la polizia locale. Inoltre, introduce miglioramenti nei ricongiungimenti familiari, nei permessi e nelle progressioni verticali.
Infine, per far fronte all'emergenza della carenza di personale nei piccoli comuni, è stato concordato un incentivo mirato a incoraggiare la permanenza nei paesi con meno di 3.000 abitanti e meno di otto dipendenti comunali. Questa iniziativa è progettata per sostenere le comunità locali e garantire servizi efficienti anche nei luoghi più piccoli.
Infine l'ok definitivo è arrivato a giugno 2023, dopo 4 anni dall'avvio delle trattative nel 2019, dopo che la Corte dei Conti ha dato il via libera agli aumenti nel Comparto unico, confermando l'importanza e la validità del contratto.
In termini finanziari, il contratto comporterà un aumento della spesa pubblica del 4,1%, con un totale di 22,3 milioni di euro destinati anche a garantire l'equità retributiva tra i dipendenti comunali e regionali.
GRANDANGOLO.
Viabilità, Catanzaro(Pd): "20 mila agrigentini quasi isolati". Il capogruppo all'Ars ha presentato un'interrogazione per il ritardo della manutenzione della Strada Provinciale 31 "Cattolica Eraclea - Cianciana".
Raccogliendo il grido di allarme delle associazioni e dei sindaci dei Comuni agrigentini di Santo Stefano Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, San Biagio Platani, Cianciana e Cattolica Eraclea, il gruppo Pd all'Ars ha presentato una interrogazione all'Assessore regionale Infrastrutture per sollevare una gravissima situazione di isolamento geografico e sociale in cui si trova un vasto comprensorio che non dispone di adeguate infrastrutture viarie.
"C'è una situazione di grave ritardo e di risorse insufficienti per la manutenzione della Strada Provinciale 31 "Cattolica Eraclea - Cianciana" - dice il capogruppo Michele Catanzaro - un'arteria che nel 2021 a causa del maltempo è stata interessata da una frana con crolli di massi rocciosi sul manto stradale. Non si capisce perchè nonostante la rimozione dei massi la strada sia rimasta per tanto tempo chiusa al transito causando disagi notevoli ad un comprensorio di 20 mila abitanti di diversi Comuni. Solo da alcuni giorni i lavori sono ripresi, ma le risorse stanziate sono insufficienti viste le condizioni ulteriormente degradate della strada".
"La titolarità della strada è del Libero Consorzio di Agrigento che non ha però disponibilità finanziarie - è evidenziato nell'interrogazione - e tocca quindi alla Regione trovare una soluzione per incrementare le risorse. Il perdurante stato di abbandono di una infrastruttura che permette il collegamento anche con le statali 118 e 115 - sottolinea Catanzaro - rischia di isolare un territorio già disagiato e di vanificare tutti gli sforzi che varie realtà produttive locali stanno mettendo in atto per rilanciare le attività economiche ed offrire occasioni di sviluppo".
"Sindaci, imprenditori e Associazioni chiedono aiuto in una fase storica in cui si stanno impegnando seriamente per rilanciare questo territorio disagiato, non possono rimanere inascoltati. Siamo al loro fianco e come sempre - conclude Catanzaro - scendiamo nei territori per ascoltare la voce della gente e per sostenere nelle sedi istituzionali la loro battaglie di civiltà".
GRANDANGOLO.
Sicilia, nasce Osservatorio regionale mercato del lavoro. E' stato istituito presso l'assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro.
Analizzare le tendenze e i fenomeni relativi al mercato del lavoro in Sicilia e fornire supporto nella programmazione delle politiche occupazionali della Regione. Con questi obiettivi è stato istituito l'Osservatorio del mercato del lavoro, presso l'assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro. Ne fanno parte l'assessore, i dirigenti dei dipartimenti del Lavoro, della Famiglia e delle politiche sociali, della Formazione professionale, il presidente del Ciapi, oltre ai rappresentanti regionali del mondo sindacale, datoriale e universitario.
"Per la prima volta - ha detto l'assessore Nuccia Albano - l'attività di studio e di pianificazione delle politiche formative e l'analisi delle richieste delle imprese in Sicilia avranno una reale sede di confronto. L'Osservatorio determinerà, in sinergia con l'assessorato della Formazione, un salto di qualità orientando così i corsi verso ciò che chiede realmente il mercato del lavoro. Soltanto avendo contezza delle esigenze delle imprese, quindi dell'offerta di lavoro, si può programmare una formazione specifica e, conseguentemente, riuscire a incrociarla con la domanda. Attraverso una programmazione mirata può essere annullato il divario sociale ed economico della Sicilia con le aree più avanzate del Paese nel settore dell'occupazione, e abbattere il gap di competitività che penalizza le nostre aziende nel libero mercato internazionale. I nostri giovani devono essere adeguatamente formati per poter cogliere le nuove opportunità che il mercato del lavoro offre". Tra gli obiettivi dell'Osservatorio, l'attività di rilevazione statistica, la documentazione, la ricerca e lo studio in materia di lavoro. Il nuovo organismo si occuperà anche di mettere a disposizione dei Centri per l'impiego informazioni essenziali per facilitare l'incrocio tra la domanda e l'offerta di lavoro, quali, ad esempio, l'evoluzione delle strutture occupazionali, l'analisi delle professionalità più ricercate, gli esiti degli inserimenti lavorativi.
LA SICILIA online.
Agrigento capitale della Cultura e il Fai: una storia lunga più di un decennio. Intervista all'avvocato Giuseppe Taibi: ecco le tappe che hanno portato al riconoscimento.
"Verso Agrigento 2025, per diventare parte attiva di un processo di sviluppo della costa del Sud" è stato il titolo del convegno che si è svolto lo scorso 19 ottobre nell'Aula Magna "Luca Crescente" del Consorzio Universitario di Agrigento. L'evento, organizzato dall'Ande di Agrigento, presieduta da Carola De Paoli, ha registrato, tra gli illustri relatori, la presenza del Capo Delegazione FAI Agrigento, Giuseppe Taibi.Per l'occasione abbiamo incontrato l'avvocato agrigentino per ripercorrere, insieme ad uno dei protagonisti, gli avvenimenti che, lo scorso 31 marzo, hanno portato Agrigento ad essere proclamata Città Capitale Italiana della Cultura 2025.
Avv. Taibi, un prestigioso titolo che non è arrivato per caso, ma è il frutto di una "Visione" e poi di una coerente, costante, corale opera di realizzazione.
Esaminando la visione dal punto di vista del FAI farò un veloce passo indietro di 22 anni. Nel 2001 si è inaugurata la Kolymbethra in occasione di un Convegno Nazionale FAI. Io, giovane avvocato, venni scelto per accompagnare Giulia Maria Crespi, mitica Fondatrice e Presidente del FAI. Mentre guidavo nella via passeggiata archeologica, la Crespi mi chiese di cosa vivessero gli agrigentini. Risposi che sono per gran parte pubblici impiegati e lei mi disse che invece avrebbero dovuto vivere di Turismo, Valorizzazione del patrimonio storico-artistico e paesaggistico e di Cultura. Pensai che se avessi avuto in futuro un piccolo ruolo sociale mi sarei occupato proprio di questo con i miei possibili compagni di viaggio; che sarei ripartito dalla Società Civile. Oggi, grazie a tanti importanti attori tra cui il Parco della Valle dei Templi , la Curia, il Distretto Turistico, le Amministrazioni Comunali e Provinciali, la Prefettura, la Fondazione FS, l'Università, la FARM, il FAI e tanti altri, l'obiettivo è stato coraggiosamente raggiunto e siamo diventati Capitale Italiana della Cultura 2025".
Un percorso virtuoso che, a nostro giudizio, abbraccia anche la valorizzazione della Scala dei Turchi...
Ricordo di essere diventato capo delegazione nel 2010. In quegli anni si raccoglievano le firme dei "luoghi del cuore" per la Scala dei Turchi. Il FAI si costituiva nei processi per la demolizione dell'ecomostro sulla spiaggia ( affiancando Legambiente e Comune di Realmonte). L'ecomostro veniva definitivamente abbattuto nel 2013 direttamente dal proprietario visto che il FAI, con Banca Intesa, era pronto a intervenire per il ripristino dell'area mettendo a disposizione 20 mila euro. I 20 mila euro, quindi, sono stati utilizzati per la demolizione di un altro immobile (abusivo) che si trovava in cima alla Scala dei Turchi realizzando al suo posto uno splendido belvedere, inaugurato nel 2016 e notevolmente ampliato nel 2017. Nel frattempo la delegazione FAI di Agrigento proponeva per prima la Candidatura di Agrigento a Capitale Italiana della Cultura nel 2015 ( per gli anni 2016 e 2017). Si lavorava tutti insieme ( Istituzioni e Associazioni) e la presentazione ufficiale della candidatura veniva fatta dalla Commissaria ( non avevamo il Sindaco) con il Prefetto e il Cardinale".
Scala dei Turchi che diventa il simbolo della lotta all'abusivismo?
Nel 2017 Agrigento, con il progetto Agri Gentium: landscape regeneration, vinse il premio nazionale del Paesaggio grazie alla collaborazione tra Parco, Kolymbethra, Università di Palermo e Treno Storico. Nella stessa occasione al progetto "Liberare la bellezza" legato alla demolizione dei due immobili alla Scala dei Turchi venne attribuita la prestigiosa menzione: "Paesaggio e legalità, lotta all'abusivismo". Un territorio come quello agrigentino, noto per l'abusivismo, diventava simbolo nazionale di lotta all'abusivismo e ciò contribuiva a cambiare la mentalità sul territorio. Nel 2018 la RAI certificava che, grazie alle demolizioni, oltre un milione di presenze avevano raggiunto la Scala dei Turchi e Licia Colò nel servizio commentava con entusiasmo: "...quando tutelare l'ambiente paga anche a livello economico". Intanto la presidenza regionale del FAI Sicilia veniva affidata ad Agrigento (successo mai ottenuto prima). E sempre nel 2018 Agrigento si ricandidava a diventare Capitale Italiana della Cultura per il 2020, anno in cui avrebbe celebrato i suoi 2600 anni di storia".
Secoli di storia che il FAI ha proposto di raccontare nel progetto Museo di Città...
Il FAI sostenne questa nuova candidatura addirittura con la presenza di Marco Magnifico all'audizione romana presso il Ministero della Cultura e subito dopo il FAI propose la realizzazione del Museo di Città presso il Collegio dei Filippini per raccontare i 2600 anni di storia di Agrigento anche attraverso l'immersione dei visitatori in una realtà virtuale. Il Museo di città, oggi finanziato, è stato indicato nell'audizione romana dell'ultima candidatura 2023 (per il 2025) come uno dei progetti più significativi per lasciare sul territorio qualcosa di fruibile anche negli anni successivi al 2025 "
Agrigento anche città sostenibile...
In seguito al progetto Agri Gentium , candidato per l'Italia al Premio Paesaggio del Consiglio d'Europa, veniva attribuita la lusinghiera menzione: Sviluppo sostenibile e reintegrazione sociale; il paesaggio agrigentino diventava simbolo in Europa di Sviluppo Sostenibile. In quel periodo era inoltre rinato il centro storico con il recupero nella Via Duomo di gioielli quali la Cattedrale, Il Mudia, la Lucchesiana, Santa Maria dei Greci e tanti altri mentre il Parco si avviava verso il milione di presenze".
Recentemente è stato inaugurato il Teatro dell'Efebo nel Giardino Botanico che il FAI negli anni ha sempre promosso e valorizzato...
"L'elegante Giardino Botanico è stato in passato primo luogo del cuore della provincia di Agrigento, ha ospitato diverse giornate FAI e, sempre grazie al FAI, la trasmissione RAI GEO".
Altro fiore all'occhiello è il treno storico...
"Il Treno storico negli ultimi anni ha investito molto sulla tratta Agrigento-Porto Empedocle con fermata al Tempio di Vulcano e quindi ingresso nella Valle attraverso la Kolymbethra. Presto i turisti potranno arrivare in aereo da Palermo e con le navi da crociera da Porto Empedocle per salire sul Treno Storico . Il FAI sta investendo sulle Casette Montana sopra la Kolymbethra e il loro recupero. Speriamo che questo recupero si completi per Agrigento Capitale anche perché nel 2025 il FAI compie 50 anni."
FAI è acronimo di Fondo per l'Ambiente Italiano. L'ambiente, dunque, al primo posto?
Il FAI considera il contrasto alla crisi climatica come la madre di tutte le battaglie e io desidero riportarmi alla recentissima esortazione di Papa Francesco "Laudate Deum". Papa Francesco va adesso oltre l'enciclica "Laudato sì" con un'esortazione rivolta al Mondo Intero, a tutti gli uomini di buona volontà, credenti e non credenti. L'attuale cambiamento climatico non può più essere negato, l'origine è umana, l'accelerazione si deve alla rivoluzione industriale. Il tempo è breve e la specie umana rischia di scomparire dalla terra. E' necessario un cambiamento culturale, dobbiamo cambiare le nostre singole abitudini e insieme sollecitare le grandi decisioni nazionali e internazionali. E' essenziale il ruolo della Società Civile, il nostro ruolo... Il Papa si dichiara vicino agli attivisti che: "riempiono un vuoto nella società, che dovrebbe esercitare nel suo insieme una sana pressione". Il Papa invita a Lodare Dio "perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso". Ridurre l'uso dei combustibili fossili è ancora possibile, bisogna muoversi verso le energie alternative, fermare l'innalzamento dei mari e lo scioglimento dei ghiacciai evitando l'attuale alternarsi di fenomeni climatici estremi. Nessuno si salva da solo e insieme dobbiamo fare la nostra parte per noi e per le future generazioni. Dobbiamo recuperare la nostra Spiritualità, contemplare la bellezza del creato cogliendo in essa il messaggio divino, quel Dio che è fuori e dentro di noi. "Il mondo canta un Amore infinito, come non averne cura ?", ci ricorda sempre Papa Francesco. Dobbiamo subito prenderci cura della Casa Comune, della nostra Madre Terra".
Riflettori accesi anche sul fenomeno migratorio. Ricordiamo la mostra Progetto Genesi al Museo archeologico di Agrigento nel 2022...
"Il "progetto Genesi: Arte e diritti umani" del FAI ha portato ad Agrigento la grande arte contemporanea che guarda alle migrazioni e alle diseguaglianze in un territorio come il nostro che comprende Lampedusa, Porta d'Europa".
Possiamo affermare che tutto questo ha contribuito al successo di Agrigento 2025?
"Se, pertanto, oggi Agrigento è diventata Capitale Italiana della Cultura non è stato per caso. Siamo stati tutti visionari, abbiamo lavorato insieme ( Istituzioni e Società Civile, Pubblico e Privato) con pazienza e coraggio e abbiamo vinto! La memoria del percorso deve darci fiducia sulle nostre capacità. Forti di questo virtuoso percorso dobbiamo continuare a camminare uniti per cogliere al meglio questa occasione irripetibile di ripartire dalla Cultura, l'unica cosa che può cambiare in meglio la mentalità di un territorio per il bene nostro e delle nuove generazioni. Buona Fortuna a tutti".
LA STAMPA.
Manovra, nella bozza 91 articoli. Taglio del cuneo in due fasce. Sgravio alle mamme fino a 3000 euro, senza tetto al reddito
Fringe benefit fino a 1.000 euro, 2.000 euro con figli
Sale a 91 articoli, rispetto alle prime anticipazioni dell'indice circolate, la legge di Bilancio. Nella prima bozza dell'articolato c'è la conferma del taglio del cuneo con una proroga della misura attuale per tutto il 2024. Nel testo compaiono i macro capitoli sanità, pensioni, Pa, famiglia e la revisione della spesa.
LA STAMPA.
Pensioni 4-5 volte minimo rivalutate al 90%, taglio per le più alte
Adeguamento pieno all'inflazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo, sotto cioè 2.000 euro circa, al 90% per quelle tra 4 e 5 volte il minimo, e al 22% (con un taglio rispetto al 32% delle norme in vigore quest'anno) per quelle più alte, ovvero sopra 10 volte il minimo, pari a circa 5.000 euro al mese. Lo prevede una prima bozza della manovra. La nuova indicizzazione sale quindi dall'85% (previsto nella precedente legge di bilancio) al 90% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.000-2.500 euro circa); viene confermata al 53% per gli assegni pari a 5-6 volte il minimo; al 47% per quelli tra 6 e 8 volte; al 37% per quelli tra 8 e 10 volte. Viene infine ridotta dal 32% al 22% per i trattamenti superiori a 10 volte il minimo.
Sale l'importo minimo per l'anticipo della pensione
Per i lavoratori che hanno cominciato a versare contributi dal 1996 sale l'importo minimo maturato necessario per poter accedere alla pensione tre anni prima dell'età di vecchiaia. La soglia - secondo quanto prevede la bozza della manovra - a fronte di almeno 20 anni di contributi versati sale da 2,8 a 3,3 volte l'assegno sociale. In pratica, secondo i valori riferiti al 2023 da 1.409 euro a 1.660. Salta invece il limite di 1,5 volte l'assegno sociale per l'accesso alla pensione a 67 anni una volta raggiunti i 20 anni di contributi. Basterà avere raggiunto l'importo dell'assegno sociale (503,27 euro nel 2023).
Taglio del cuneo
Per i periodi di paga dal primo gennaio al 31 dicembre 2024, per i rapporti di lavoro dipendente, eccetto i rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto, un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, per 13 mensilità, non ecceda l'importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza di dicembre, del rateo di tredicesima. L'esonero è incrementato, senza effetti sul rateo di tredicesima, di un ulteriore punto percentuale, a condizione che la retribuzione imponibile non ecceda l'importo mensile di 1.923 euro, sempre maggiorato, per la competenza di dicembre, del rateo di tredicesima. Resta ferma l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
Fringe benefit
Per il periodo d'imposta 2024 non concorrono a formare il reddito, entro il limite di 1.000 euro, il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti, nonché le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, energia elettrica e gas, delle spese per l'affitto o mutuo della prima casa. Il limite è elevato a 2.000 euro per i dipendenti con figli. I datori di lavoro provvedono all'attuazione della disposizione previa informativa alle rappresentanze sindacali unitarie. Il limite del fringe benefit si applica se il lavoratore dipendente dichiara al datore di lavoro di avervi diritto indicando il codice fiscale dei figli.
Mutui prima casa, altri 282 milioni di euro per l'anno 2024
Al Fondo di garanzia per la prima casa sono assegnati ulteriori 282 milioni di euro per l'anno 2024.
Rinviate plastic e sugar tax, aumenta l'accise sulle sigarette
Rinviate a luglio 2024 plastic e sugar tax. L'ennesimo slittamento arriva con la Manovra, ora disponibile in bozza, dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri la scorsa settimana. Il disegno di legge stabilisce anche l'aumento delle accise sui tabacchi e sulle sigarette elettroniche.
Canone Rai cala a 70 euro
Il canone di abbonamento alla televisione per uso privato è rideterminato in 70 euro per l'anno 2024. Lo si legge nella prima bozza in circolazione della legge di bilancio. «Per il miglioramento della qualità del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale su tutto il territorio nazionale, nell'ambito delle iniziative previste dal Contratto di servizio nazionale tra la Rai-Radiotelevisione italiana e il ministero delle Imprese e del Made in Italy di ammodernamento, sviluppo e gestione infrastrutturale delle reti e delle piattaforme distributive, nonché di realizzazione delle produzione interne, radiotelevisive e multimediali, è riconosciuto alla società un contributo pari a 430 milioni di euro per l'anno 2024», specifica il documento.
Per gli indigenti 615 milioni con Fondo e Carta "dedicata a te"
Per quanto riguarda «Misure per il sostegno degli indigenti e per gli acquisti di beni di prima necessità - Carta "Dedicata a te"», la bozza della manovra prevede che «la dotazione del Fondo è incrementata di 600 milioni di euro per l'anno 2024» e «in considerazione del permanere di condizioni di disagio sociale ed economico, il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti di cui all'articolo 58, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, è incrementato di 15 milioni di euro per l'anno 2024».
Prodotti per l'infanzia e tampon tax al 10%
Niente più Iva al 5% per i prodotti per l'infanzia e per la cosiddetta tampon tax: la bozza della manovra prevede infatti che latte in polvere e preparazioni per l'alimentazione dei bimbi, così come assorbenti, tamponi e coppette mestruali, passino tra i prodotti soggetti all'Iva al 10%. Confermato il congelamento per altri sei mesi, fino a fine giugno, di plastic e sugar tax. Le due imposte, introdotte con la manovra per il 2020 e mai entrate in vigore, dovrebbero quindi scattare dal 1 luglio 2024, salvo ulteriori interventi.
Tre miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici
Il fondo per il rinnovo dei contratti pubblici viene incrementanti con 3 miliardi nel 2024 e altri 5 miliardi nel 2025. Per il triennio contrattuale 2022-2024 gli oneri del fondo per il contratto del pubblico impiego sono incrementati «di 3.000 milioni di euro per l'anno 2024 e di 5.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025», si legge nel testo.
Bonus nido sale per nuovi nati con fratellino under 10
Arriva l'incremento del bonus per pagare le rette agli asili nido pubblici e privati. Ma è destinato solo ai secondi figli nati dal primo gennaio 2024 in nuclei con già un minore under 10 e un tetto Isee di massimo 40.000 euro. Lo prevede una bozza della manovra. È «elevato a 2.100 euro» l'incremento introdotto nel 2020 che ha innalzato da 1.500 euro a un massimo di 3.000 euro l'attuale beneficio.
200 milioni in due anni per le modifiche. Mini-tesoretto tra 2024 e 2025 per i parlamentari
Duecento milioni in due anni, nel 2024 e nel 2025, per finanziare il Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili. Lo prevede un articolo della bozza della manovra. Si tratta di un Fondo che tradizionalmente viene utilizzato per finanziare le modifiche approvate nel corso dell'esame parlamentare della legge di bilancio, il cosiddetto tesoretto.
Fondo per i migranti, 200 milioni nel 2024 e 300 nel 2025
In arrivo 200 milioni di euro nel 2024 per finanziare il fondo per l'accoglienza dei migranti che va a sostegno anche dei comuni coinvolti e a favore dei minori non accompagnati. E' quanto previsto in una bozza della legge di bilancio, che integra le risorse previste dal dl anticipi per il capitolo migranti, pari nel 2023 a 46,859 milioni. Lo stanziamento nel 2025 sale a 300 milioni mentre per l'anno successivo le risorse sono pari nuovamente a 200 milioni. Si tratta di un fondo che è nello stato di previsione del ministero dell'Interno.
Per Comuni e Regioni spending review da 600 milioni l'anno
Sforbiciata ai conti degli enti locali per contribuire alla spending review: secondo quanto si legge nella bozza della manovra le Regioni sono chiamate a un taglio da 350 milioni l'anno (escluse le voci diritti sociali e salute), i sindaci dovranno ridurre le spese dei comuni di 200 milioni l'anno mentre le province di 50 milioni. Tra le voci del capitolo revisione della spesa anche «misure per il turnover» che non sono però ancora declinate.
LIVESICILIA.
Manovra, sarà più difficile andare in pensione: aumenta il prezzo delle sigarette. La premier Meloni in Parlamento in vista del Consiglio europeo.
Nella bozza della manovra cambia il capitolo sulla previdenza. Sarà più difficile andare in pensione in anticipo. Dal 2025 più contributi per le pensioni anticipate. Confermato il taglio del cuneo nel 2024. Assicurazioni anticalamità, per le imprese obbligo dal 2024.
Aumentano le tasse sulle sigarette e di conseguenza il prezzo finale per i fumatori che si aggirerà intorno ai 10 centesimi per pacchetto. Previsti sgravi fiscali alle mamme. Rischio aumenti per l'imposta di soggiorno in vista del Giubileo. Sale l'imposta sugli immobili all'estero. Per Comuni e Regioni spending review da 600 milioni l'anno. Protestano i sindaci: 'Tornano i tagli'. Il presidente Mattarella al congresso dell'Anci: 'Attuare il Pnrr più importante del Piano Marshall'. Meloni indica 40 miliardi di interventi. Oggi la premier sarà in Parlamento in vista del Consiglio europeo in programma per domani e venerdì a Bruxelles. Tensioni nella maggioranza sulla nuova prescrizione.