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rassegna stampa del 26 ottobre 2023

lentepubblica.it

Il costo del prepensionamento, Quota 104 e le sue implicazioni
Nel contesto delle riforme pensionistiche in Italia, uno dei temi più rilevanti riguarda il costo del cosiddetto "prepensionamento" e il suo impatto sulle future pensioni, in particolare con la nuova "quota 104".Si tratta di una misura che consente ai lavoratori di andare in pensione anticipatamente a 63 anni, ma questa decisione comporta un costo significativo sotto forma di riduzioni nell'importo della pensione. Ecco in dettaglio le implicazioni e le sfide legate al prepensionamento in Italia, con particolare attenzione alla "quota 104."Il prepensionamento e il suo costo con Quota 104
Molte persone scelgono di accedere alla pensione in anticipo per vari motivi, ma è importante comprendere che questa decisione non è priva di conseguenze finanziarie.

La "quota 104," precedentemente conosciuta come "quota 103," implica inoltre requisiti più stringenti nel 2024. L'età minima per l'accesso è stata aumentata a 63 anni, e sono state apportate modifiche alle finestre temporali per l'anticipo della pensione.Nel caso della "quota 104," chi opta per il pensionamento a 63 anni dovrà accettare una diminuzione dell'importo della pensione.Il sistema prevede infatti una riduzione dell'importo della pensione calcolata in base alla "regola retributiva" in proporzione all'anticipo dell'età di pensionamento.
Questa riduzione può variare in base all'età di pensionamento anticipato.Ad esempio:per uscire dal lavoro a 63 anni di età si dovrà rinunciare al 12% della quota di pensione c.d. «retributiva»chi decide di andare in pensione a 64 anni affronterà un taglio del 9%mentre chi lo fa a 65 anni subirà una riduzione del 6%infine subirà una riduzione del 3% chi ci va a 66 anni.Questa percentuale è stata stabilita nella bozza di Manovra 2024 e riflette la realtà del "prepensionamento a pagamento."La pensione non potrà poi superare di cinque volte l'importo minimo stabilito dall'Inps fino all'età standard di pensionamento di 67 anni.
Ape SocialeOltre alla "quota 104," un'altra opzione di pensionamento anticipato in Italia è l'Ape Sociale. Questa misura consente ai lavoratori che si trovano in difficoltà economica e sociale di andare in pensione prima dell'età di pensionamento standard di 67 anni, ottenendo un sussidio mensile a carico dello Stato.Tuttavia, anche in questo caso, ci sono implicazioni finanziarie. Nel 2024, l'età minima per accedere all'Ape Sociale è stata ritardata di cinque mesi, portandola a 63 anni e 5 mesi. Quindi, coloro che desiderano beneficiare di questa opzione devono tenere conto del ritardo nella percezione della pensione e delle relative implicazioni economiche.Opzione Donna nel 2024
L'opzione donna è stata una via per il pensionamento anticipato per molte donne in Italia. Tuttavia, nel 2024, ci sono cambiamenti significativi in atto.L'età minima per l'accesso è stata aumentata, con conseguenti ripercussioni finanziarie per coloro che cercano di pensionarsi in anticipo.Le donne che desiderano beneficiare di questa opzione devono ora aver accumulato almeno 35 anni di contributi entro la fine del 2023 e soddisfare requisiti specifici in base all'età e al numero di figli. Questi requisiti più rigidi significano che l'anticipo della pensione ha un costo maggiore rispetto al passato.Le ex casse
Un aspetto importante da considerare riguarda infine i lavoratori che appartengono alle cosiddette ex casse, come enti locali, sanitari, insegnanti e ufficiali giudiziari. Per queste categorie di lavoratori, ci sono ulteriori complicazioni in termini di calcolo della pensione.


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Ex Province, all'Ars l'allarme dei dirigenti
"E' inutile fare giri di parole, la situazione economica delle ex province, è tragica in termini di risorse e personale. Così sono destinate a fallire, a prescindere dalla riforma in itinere che, col costo delle poltrone dell'organo politico, non farà altro che peggiorare la situazione"
Lo afferma  la deputa M5S Martina Ardizzone, componente della commissione Affari istituzionali dell'Ars, a margine della seduta della commissione Bilancio dove, anche su sua richiesta, sono stati  ascoltati i ragionieri generali e della provincia metropolitana di Palermo e del libero consorzio di Caltanissetta.
"Il grido di allarme che, numeri alla mano hanno lanciato i dirigenti - dice Ardizzone -  non può rimanere inascoltato. I trasferimenti statali  non solo sono diminuiti nel corso degli anni, ma le risorse sono andate progressivamente in rosso a causa del prelievo forzoso imposto dalla legge di stabilità negli ultimi anni. In partica, se le ex province  stanno ancora in piedi, lo si deve alle economie di bilancio. Ma è chiaro che così non si può andare avanti, anche perché non c'è il personale per farlo: mancano soprattutto i dirigenti e i tecnici per portare a compimento i progetti  relativi ai finanziamenti extraregionali. A Caltanissetta negli ultimi 8 anni i dipendenti sono passati da 600 a 180, con solo due dirigenti in servizio. A Palermo il personale in servizio è solo di 500 unità a fronte dei 1600 dipendenti del 2015"."Alla luce di tutto questo - aggiunge il vicepresidente M5S dell'Ars Nuccio Di Paola, componete della commissione Bilancio  - è ovvio che la riforma in itinere non farà altro che peggiorare la situazione a causa del costo dell'organo politico, che inevitabilmente finirà col gravare su bilanci così disastrati.  La priorità dovrebbe essere quella di erogare servizi efficienti ai cittadini, che oggi, come è sotto gli occhi di tutti, sono sempre più precari".


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Enti locali, dalla Regione quasi 170 milioni ai Comuni. Messina: «Risorse per il personale stabilizzato»
L'assessore regionale alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica, Andrea Messina, ha firmato il decreto che assegna poco meno di 170 milioni di euro agli enti locali per far fronte alle spese che i Comuni hanno già dovuto anticipare per la prosecuzione lavorativa dell'ex personale precario, oggi stabilizzato.
«Questo decreto, a firma congiunta con l'assessore al Lavoro, Nuccia Albano - dichiara l'assessore Messina - autorizza gli uffici della Regione a emettere i mandati di pagamento in favore dei Comuni, dotandoli della indispensabile e urgente liquidità. L'impegno che assumiamo sin d'ora è quello di attivarci affinché il prossimo anno si possa procedere al trasferimento delle risorse entro il primo semestre, evitando ai Comuni il disagio dell'anticipazione degli stipendi». 
Il piano di riparto è stato condiviso nei giorni scorsi in sede di Conferenza Regione - Autonomie locali.























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