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rassegna stampa dal 28 al 30 ottobre 2023

giornale di sicilia
ambiente
Rigassificatore, l'Enel va avanti Rinnovate le autorizzazioni
La società: «Non c'è nessuno stop al progetto». L'impianto sarà inserito nel piano strategico nazionale per l'energia 

Rigassificatore di Porto Empedocle: l'Enel va avanti col progetto. Sono state infatti rinnovate le autorizzazioni per la realizzazione dell'impianto che sarà inserito nel piano strategico nazionale per l'energia, assieme ad altre strutture. Nei giorni scorsi si era parlato di uno «stop» e della parola fine alla vicenda della costruzione del rigassificatore a Porto Empedocle, dopo quasi dieci anni da quando è stata avviata la procedura, con il Tar che si era espresso sul ricorso del 2016 presentato dal Comune di Agrigento, (ai tempi amministrato dall'ex sindaco Lillo Fioretto) con tanto di esultanza di Legambiente e delle associazioni di tutela ambientale. In realtà, il Tar ha solo stoppato la realizzazione del serpentone d'acciaio per il collegamento alla rete nazionale, che doveva essere realizzato dalla Snam. «Enel va avanti col progetto - ha fatto sapere la società energetica attraverso il proprio ufficio stampa. Perchè va chiarito che il Tar si è espresso su un ricorso che riguarda la realizzazione del condotto e non sul progetto che il Governo nazionale e quello regionale intendono rilanciare per favorire l'approvvigionamento energetico in autonomia». In sostanza, secondo l'Enel, il Tar ha «sospeso», dando ragione al Comune - e di contro alle associazioni ambientaliste che ne avevano sollecitato l'intervento - sulla realizzazione della rete in cui dovrà essere immesso il gas prodotto dall'impianto che dovrebbe sorgere nei pressi del porto empedoclino. Questo progetto - che il Tar avrebbe bloccato perché secondo il ricorso presentato dal Comune sarebbe in contrasto con la vocazione turistica del territorio, perché la rete attraverserebbe la Valle dei Templi, patrimonio Unesco - è di competenza di Snam. La società - quotata in Borsa - realizza progetti infrastrutturali nazionali Small Scale Lng per dare impulso alla crescita della rete di distribuzione favorendo il trasporto e le applicazioni off-grid sostenibili. E nel progetto del Rigassificatore ha curato la parte relativa alla realizzazione della condotta, il cosiddetto «serpentone d'acciaio» che avrebbe attraversato contrada Caos e anche la zona A, quella d'interesse archeologico, contro il quale in tanti si schierarono. Le contestazioni riguardavano il fatto che il progetto sarebbe stato contrario al vincolo paesaggistico, idrogeologico e archeologico e storico.


teleacras.it
Manager, finanziaria e Province

Le attuali incombenze nell'agenda di governo: le nomine dei manager della Sanità, la finanziaria e la riforma delle Province con il voto diretto: l'intervento di Schifani.


Il presidente della Regione, Renato Schifani, interviene nel merito delle prime e attuali tre incombenze nell'agenda di governo, ovvero la nomina dei manager della sanità, la finanziaria e la riforma delle Province. In riferimento ai direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere, a fronte delle mancate nomine entro il 31 ottobre, gli incarichi dei commissari sono stati prorogati fino al 31 gennaio 2024. E sulla proroga spiega: "Vi è stata la condivisione di un principio importante: i manager nominati avrebbero dovuto attingere ad albi vecchi e non aggiornati per scegliere direttori sanitari e amministrativi. Ed è un fatto oggettivo che nessuno può contestare. Tutte le forze politiche hanno condiviso questa realtà. Non ci sono state pressioni né trattative su nomi o numeri. Non ho trattato con nessuno. C'è stato un confronto franco tra loro ma nessuna tensione". E propone: "Sulla meritocrazia valuterò l'opportunità, a questo punto, di proporre al governo nazionale che la scelta dei manager avvenga su base nazionale mediante pubblico e rigoroso concorso". Poi, in riferimento alla riforma delle Province, attualmente in stallo all'Assemblea Regionale, Schifani ribadisce: "Sulle Province andremo avanti. Abbiamo ricevuto delle rassicurazioni dal ministro Calderoli e inoltre il governo nazionale non ha mai manifestato alcuna contrarietà alla cancellazione della legge Delrio in esame da parte del Parlamento nazionale. C'è un via libera implicito, corroborato anche dalle dichiarazioni di diversi leader nazionali favorevoli al ritorno dell'elezione diretta nelle Province. Il nostro disegno di legge all'Ars sta seguendo un iter normale. Dopo la commissione Bilancio andrà in Aula. Evidenzio inoltre che il governo nazionale non ha impugnato la nostra legge che autorizzava la proroga degli attuali commissariamenti nelle Province. E ricordo che in quel testo è contenuto un chiaro riferimento alla volontà di tornare al voto diretto. Si potrebbe votare in concomitanza con il voto amministrativo nazionale oppure scegliere di accorpare la consultazione con le Europee ottenendo così anche un considerevole risparmio in termini di risorse". Infine, sulla Finanziaria, attesa in Assemblea dopo l'ok al Rendiconto 2022 e al Bilancio di previsione 2024 - 2026, il presidente della Regione assicura massima celerità verso l'approvazione entro il 31 dicembre, e, dopo il rinvio in giunta, prospetta: "Il rinvio è stato soltanto un fatto tecnico. Di fatto è la mia prima manovra e desideravo inserire quelle disposizioni che ho annunciato nel mio intervento all'Ars sull'emergenza incendi. Ci sarà un rafforzamento delle misure contro i roghi, che da solo vale circa 11 milioni di euro, e ci sarà anche la ricapitalizzazione delle società partecipate. Il valore di queste e di altre piccole modifiche dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni di euro: completeremo così una manovra già impostata e per la quale sono soddisfatto. E' una legge di stabilità di stampo liberale, che guarda allo sviluppo e che tampona tanti problemi ereditati".



TELEACRAS.Questione "Ipia Aragona" in conferenza martedì.
Martedì prossimo, 31 ottobre, nella zona industriale di Aragona, innanzi all'Istituto professionale Ipia, alle ore 10:30 il deputato regionale di "Sud chiama Nord" e vice presidente della Commissione antimafia, Ismaele La Vardera, e il dirigente Codacons, Giuseppe Di Rosa, saranno impegnati in conferenza sull'argomento del perdurante mancato trasferimento dell'Istituto in locali più idonei.


FOCUSICILIA.
Rischio idrogeologico, chi fa cosa: una direttiva per stabilire i ruoli degli entiIl documento stabilisce "le azioni di previsione, prevenzione e protezione nel contrasto al rischio idrogeologico" mettendo nero su bianco i ruoli di tutti gli enti coinvolti.
Sul rischio idrogeologico la Regione siciliana ha definito i ruoli di tutti gli enti coinvolti, Protezione civile, Autorità di bacino e Commissario: è il contenuto di una direttiva per la salvaguardia del territorio emanata nelle scorse ore dal presidente Renato Schifani. Il documento stabilisce le azioni di previsione, prevenzione e protezione nel contrasto al dissesto idrogeologico. Mettendo nero su bianco le azioni di tutti i soggetti coinvolti nella gestione della mitigazione del rischio e fare chiarezza su compiti e ruoli. Nello specifico, alla Protezione civile saranno affidate la fase della gestione delle criticità e la programmazione dei necessari interventi di messa in sicurezza. All'Autorità di bacino, la pianificazione dei livelli di rischio attraverso il Piano per l'assetto idrogeologico (Pai) e l'individuazione delle priorità di intervento. All'Ufficio commissariale per il contrasto al dissesto idrogeologico, la programmazione e l'attuazione degli interventi.
Vivibilità della Sicilia in gioco
"Abbiamo posto le basi per avviare un più efficace coordinamento delle forze e delle risorse impiegate nella tutela del territorio", afferma Schifani. "Ci impegniamo a garantire una maggiore tempestività degli interventi, puntando principalmente sulla prevenzione. La mitigazione del rischio idrogeologico è uno degli obiettivi prioritari del mio governo. Perché legata non solo alla sicurezza ma anche alla vivibilità di gran parte della Sicilia". La direttiva, redatta dall'Autorità di bacino della Presidenza, è stata condivisa dal dipartimento regionale di Protezione civile e dalla Struttura commissariale per il contrasto al dissesto idrogeologico. "Per l'attuazione dei vari aspetti, i soggetti deputati alle diverse attività", si legge nel documento, "in coordinamento tra loro, costituiranno specifici accordi istituzionali. Accordi attraverso i quali regolamentare le attività tecniche da porre in essere".
I compiti degli enti territoriali
Gli enti territoriali, in considerazione della loro presenza capillare, avranno il compito di stilare mappe integrate degli scenari di rischio. Mappe che serviranno a definire il Documento di indirizzo alla progettazione (Dip), in cui sono indicate le soluzioni progettuali che verranno sviluppate con gli studi tecnici necessari. La direttiva prevede, inoltre, attività di monitoraggio e manutenzione delle opere. Esse saranno realizzate dai vari enti coinvolti, come anche la revisione e l'aggiornamento del Pai da parte dell'Autorità di bacino.


VIVIENNA.
Ex province e la lesione del diritto al voto, pronto ricorso alla Corte supremaIn forza di quanto stabilito dall'art. 1 della Costituzione, la sovranità appartiene al popolo, a meno che quest'ultimo sia affetto da indegnità. Sembra essere questo il succo del ragionamento fatto ieri a Enna da "quattro amici al bar", chiamati a condividere la presentazione di un ricorso al Tribunale ordinario per vedersi assicurato il diritto di esprimere democraticamente il proprio voto per il rinnovo degli organi di governo del Libero Consorzio comunale.
Il diritto al voto
I quattro amici lamentano infatti di non avere più votato né direttamente, né indirettamente, i propri rappresentanti provinciali dal lontano 2008, come se non meritassero più di eleggere i propri rappresentanti. Ora, se è vero che al pari del voto per le elezioni politiche, anche il voto per le autonomie locali di cui agli articoli 5 e 114 della Costituzione costituisce l'oggetto di un diritto permanente dei cittadini, i quali possono essere chiamati ad esercitarlo in qualunque momento e devono poterlo esercitare in modo conforme a Costituzione, è anche vero che in Sicilia tale diritto è stato congelato per un periodo di tempo troppo lungo per essere costituzionalmente giustificato.
I commissariamenti della Regione
E, nonostante i richiami ricevuti dalla Corte costituzionale, il legislatore siciliano continua a mantenere commissariati gli organi di governo degli enti di area vasta, balbettando tra un improbabile ritorno
all'elezione diretta degli organi di governo e un'ardita controriforma di tali enti. La privazione dell'esercizio della sovranità, peraltro recentemente tollerata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha omesso d'impugnare l'ennesima decisione legislativa dell'ARS di prorogare i commissariamenti - pur in presenza di una specifica "tirata d'orecchie" della Corte costituzionale avvenuta qualche giorno prima -, ha così convinto i quattro amici a rivolgersi incidentalmente alla stessa Corte costituzionale.
Strategia che, in materia di diritti politici, ha già funzionato allorquando il cittadino- elettore ha richiesto al Giudice ordinario di accertare la menomazione del diritto di voto subita, laddove nel giudizio costituzionale si è chiesto di dichiarare che il diritto di voto è stato pregiudicato da una disciplina legislativa.
Verso un ricorso alla Corte suprema
Orbene, qualora gli audaci cittadini ennesi dovessero ottenere dalla Corte costituzionale, com'è verosimile, l'annullamento dell'ennesima proroga del commissariamento del Libero Consorzio comunale di Enna, al Governo regionale non resterebbe che indire con urgenza le elezioni di 2° grado per la formazione degli organi di governo di tutti gli enti di area vasta tra cui, ovviamente, quello di Enna.



SICILIANEWS24
Schifani: "Con Falcone stiamo facendo un grande lavoro" e bacchetta Lombardo

PALERMO (ITALPRESS) - Non nasconde l'orgoglio 'per gli ottimi risultatì raggiunti sul fronte del disavanzo della Regione e per il nuovo patto firmato con lo Stato, il Governatore siciliano, Renato Schifani, che in una lunga intervista a LiveSicilia, traccia lo scenario di questo secondo anno di legislatura che sta per iniziare.
Alle spalle il caso-Albano, ("piena fiducia in un assessore di specchiata moralità, che sta lavorando bene e con la massima trasparenza") e sul tavolo il dossier sanità con un'idea che disegna uno scenario nuovo: "Proporre al governo nazionale che la scelta dei manager avvenga su base nazionale mediante pubblico e rigoroso concorso". Il tutto con una Finanziaria "di stampo liberale" da condurre in porto: il testo, dice il governatore Renato Schifani "è ormai delineato ed è un lavoro ben fatto di concerto con l'assessore all'Economia Marco Falcone. Prima dell'ok definitivo della Giunta, però, arriveranno ulteriori piccole modifiche alla legge di stabilità.
L'intesa Stato-Regione, spiega Schifani, 'progressivamente riallineerà il dato della compartecipazione alla spesa sanitaria nazionale ai livelli di un tempo. Lo Stato ci riconoscerà ogni anno un trasferimento progressivamente maggiore e che nel 2030 arriverà a 630 milioni di euro. Sono risorse che utilizzeremo per lo sviluppo. Per il 2024 sono previsti 350 milioni, parte dei quali finiranno proprio nelle misure antincendio della nuova legge di stabilità. In questa vicenda abbiamo trovato nel governo Meloni grande attenzione e senso di responsabilità".
Intanto, in Giunta c'è stato l'ok alla nuova legge di bilancio e al Rendiconto 2022, la Finanziaria ha invece subito un rinvio.
"La Giunta - dichiara Schifani - si è svolta, come sempre, in un clima di massima serenità, in poco meno di due ore abbiamo esitato più di trenta argomenti. Con l'assessore Falcone stiamo facendo un grande lavoro. Ho scoperto in lui una valida spalla e mi sta dando una grande mano nel risanamento dei conti. I numeri certificano una ulteriore riduzione del disavanzo da 6,1 a 4,3 miliardi di euro. Grazie a questa azione abbiamo potuto sottoscrivere un nuovo patto con il governo nazionale che libera risorse importanti per una Regione che fino a ieri subiva fortissimi limiti alla spesa e il blocco delle assunzioni. La Cgia di Mestre prevede una crescita del Pil dell'1,2% e Fitch ci dà un rating stabile con miglioramento sul debito a medio termine: tutto questo significa che siamo più credibili. Sono molto contento del lavoro che stiamo portando avanti con Falcone".
In merito alla Finanziaria, sottolinea, 'il rinvio è stato soltanto un fatto tecnico. Di fatto è la mia prima manovra e desideravo inserire quelle disposizioni che ho annunciato nel mio intervento all'Ars sull'emergenza incendi. Ci sarà un rafforzamento delle misure contro i roghi, che da solo vale circa undici milioni di euro e ci sarà anche la ricapitalizzazione delle società partecipate. Il valore di queste e di altre piccole modifiche dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni di euro: completeremo così una manovra già impostata e per la quale sono soddisfatto. Si guarda alla crescita, è studiata bene e potenzia la possibilità di assunzioni grazie alla norma che prevede un contributo da trentamila euro alle aziende per i nuovi contratti a tempo indeterminato. Una legge di stabilità di stampo liberale, che guarda allo sviluppo e che tampona tanti problemi ereditati".
L'obiettivo è sempre l'approvazione definitiva entro fine anno, 'possiamo farcela tranquillamente - dichiara Schifani -, l'obiettivo non cambia. Confidiamo nel lavoro del Parlamento e in un rapporto costruttivo con le opposizioni. Se arriveranno dei suggerimenti verranno presi nella giusta considerazione".
Sono stati mesi di superlavoro per i dipartimenti per cercare di non perdere circa 1,6 miliardi di finanziamenti a valere sulla programmazione comunitaria 2014-2020, 'il nostro piano è stato approvato da Bruxelles - ricorda il Governatore -. Quelle risorse quasi tutte salve. Abbiamo fatto un buon lavoro, guardiamo con fiducia alla prossima programmazione". Elemento di soddisfazione, l'intesa Stato-Regione, collegata al recupero pluriennale del disavanzo che nel 2019 ha toccato i sette miliardi di euro: 'I numeri del Rendiconto 2022 certificano la riduzione del disavanzo da 6,1 a 4,3 miliardi - spiega Schifani -. L'intesa ci porta a riallineare il dato della compartecipazione alla spesa sanitaria nazionale ai livelli di un tempo: dal 49,1 al 42,5 per cento. In termini numerici: per il 2023 abbiamo già ottenuto 300 milioni, che andranno a finanziare norme di sviluppo nel 'Collegato ter' approdato all'Ars. Lo Stato ci riconoscerà inoltre 350 milioni nel 2024 e via via, progressivamente con 50 milioni in più ogni anno, raggiungerà i 630 milioni di euro annui nel 2030 per concorrere a quell'innalzamento della nostra quota di partecipazione alla spesa sanitaria nazionale. Sino ad oggi nessun presidente di Regione era riuscito a ritornare alla quota originaria. Torneremo progressivamente a quel 42,5%".
Poi, in merito alle Province 'andremo avanti - dichiara -. Abbiamo ricevuto delle rassicurazioni dal ministro Calderoli e inoltre Palazzo Chigi non ha mai manifestato alcuna contrarietà al ddl di cancellazione della Delrio in esame da parte del Parlamento nazionale. C'è un via libera implicito, corroborato anche dalle dichiarazioni di diversi leader nazionali favorevoli al ritorno dell'elezione diretta nelle Province. Il nostro ddl all'Ars sta seguendo un iter normale. Dopo la commissione Bilancio andrà in Aula. Evidenzio inoltre che il governo nazionale non ha impugnato la nostra legge che autorizzava la proroga degli attuali commissariamenti nelle Province e ricordo che in quel testo è contenuto un chiaro riferimento alla volontà di tornare al voto diretto". "Si potrebbe votare - aggiunge - in concomitanza con il voto amministrativo nazionale oppure scegliere di accorpare la consultazione con le Europee ottenendo così anche un considerevole risparmio in termini di risorse. Vedremo".
E sul caso-sanatoria, con un emendamento FdI votato in commissione, dichiara: 'Nessuna sanatoria. Quell'emendamento va a normare una situazione ben precisa che si è creata in un arco di tempo circoscritto e di certo non autorizza nuove costruzioni. Una legge del 1976 impose un vincolo di distanza di 150 metri dal mare per le costruzioni ma venne interpretata come una indicazione ai Comuni per i loro Prg. Tutte le volte che non è stata recepita, i Comuni hanno rilasciato regolari autorizzazioni a costruire nei 150 metri non essendoci formalmente alcuna difformità rispetto agli strumenti urbanistici e così tanti hanno costruito in assoluta buona fede. Nel 1985 è sopravvenuta una norma diversa che definiva come direttamente precettiva nei confronti dei cittadini la legge del 1976. Il tema tocca esclusivamente questi casi retroattivi, non siamo davanti a un condono indiscriminato. Si cerca soltanto di mettere ordine nelle vicende di chi, in quegli anni, ha costruito in assoluta buona fede. Sono inoltre situazioni ormai consolidate, che risalgono a tanti anni fa. Non è una norma-sanatoria ma 'regolatoria. Quelle case avevano regolare autorizzazione". "In commissione abbiamo dato libertà di voto perchè il tema non era nel programma di governo. Sono assolutamente sereno, se qualcuno in Aula obietterà dovrà spiegare in termini concreti che tipo di scempio si autorizzerebbe. Ripeto, si tratta di una norma molto tecnica e circoscritta. Non autorizzerei mai nessuna sanatoria in spregio all'ambiente".
Per quanto riguarda il contratto dei dipendenti regionali e della loro riclassificazione, 'siamo molto impegnati su questo fronte con gli assessori Falcone e Messina - sottolinea -. Vogliamo dare risposte anche a questo settore. Da parte del governo c'è la volontà di chiudere le questioni aperte con i dipendenti regionali che rappresentano un patrimonio". E sulla vicenda manager della sanità: 'Confesso - dichiara - che mi sembra di vivere due vite. C'è la mia vita reale e c'è poi la vita che leggo sui giornali. Non sono nè assediato nè schiacciato dai partiti. Leggo tante inesattezze, che nel recente passato mi hanno portato a disamorarmi dal leggere certa stampa quotidiana".
"C'è stata la condivisione di un principio importante: i manager nominati avrebbero dovuto attingere ad albi vecchi e non aggiornati per scegliere direttori sanitari e amministrativi. Un fatto oggettivo che nessuno può contestare. Tutte le forze politiche hanno condiviso questa realtà. Non ci sono state pressioni nè trattative su nomi o numeri. Non ho trattato con nessuno. C'è stato un confronto franco tra loro ma nessuna tensione". In merito al leader del Mpa Raffaele Lombardo, che parla di "caos sanità" e critica l'esito della vicenda dei manager rispetto al bando, commenta: 'Forse Lombardo non conosce la legge e non ha letto il bando che richiama la normativa nazionale. E' previsto che la commissione proponga, all'interno degli idonei, una rosa più ristretta di nomi che possano essere nominati. Ecco il perchè della riduzione degli aspiranti manager da 89 a 47. Sulla meritocrazia valuterò l'opportunità, a questo punto, di proporre al governo nazionale che la scelta dei manager avvenga su base nazionale mediante pubblico e rigoroso concorso".
Poi, sulla possibile intesa Forza Italia-Democrazia cristiana per una lista unica alle Europee, dichiara: 'Tra me e Totò Cuffaro c'è un consolidato rapporto di condivisione di valori che si richiamano al Partito popolare europeo. In agosto ho fatto un appello al mio partito: Silvio Berlusconi purtroppo non c'è più e alle Europee dovremo passare da forza leaderistica a pluralistica. Dobbiamo raccogliere attorno a Forza Italia quelle realtà politiche che si riconoscono nel Ppe. In Lombardia sono rientrati Letizia Moratti e Gabriele Albertini: il ragionamento, quindi, è di livello nazionale e non regionale. Non intendo muovermi autonomamente. Si valuterà se ci saranno i presupposti per una federazione con la Dc. Tutto andrà discusso nel partito a livello territoriale e nazionale, niente strappi". E sul rimpasto al comune di Palermo chiesto da Forza Italia, 'mi basta occuparmi dei problemi della Regione - dice sorridendo -. Il sindaco Roberto Lagalla ha grande capacità e saggezza. Nulla di strano se sta impiegando qualche giorno in più per trovare la quadra. Sono estremamente fiducioso". E conclude la lunga intervista definendo 'Ottimì, i rapporti con il presidente dell'Assemblea
Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, 'tangibile espressione di quella nuova generazione che esprime figure di specchiata qualità".


lentepubblica.it
Il Controllo di Gestione nella Pubblica Amministrazione: una guida completa
Il Controllo di Gestione nella Pubblica Amministrazione è un tema di crescente rilevanza nel contesto governativo, poiché contribuisce in modo significativo a migliorare l'efficienza, l'efficacia e la trasparenza delle attività amministrative. Una valida guida online da Golem Net.
All'interno di questo contesto il libro in formato digitale "Il Controllo di Gestione nella Pubblica Amministrazionea cura della Golem Net fornisce una guida pratica, che può essere utilizzata da dirigenti, manager, consulenti e studenti per promuovere una cultura di responsabilità e accountability nella PA.L'obiettivo principale di questa guida è fornire un vademecum pratico per comprendere e applicare il controllo di gestione nella Pubblica Amministrazione, presentando i concetti chiave e le best practice con esempi concreti.


Manager della sanità, Finanziaria e riforma delle Province: parla Schifani.  Il governatore lancia l'idea di un concorso pubblico nazionale per i dg
Alle spalle il caso-Albano, ("piena fiducia in un assessore di specchiata moralità, che sta lavorando bene e con la massima trasparenza") e sul tavolo il dossier sanità con un'idea che disegna uno scenario nuovo: "Proporre al governo nazionale che la scelta dei manager avvenga su base nazionale mediante pubblico e rigoroso concorso". Il tutto con una Finanziaria "di stampo liberale" da condurre in porto: il testo, dice il governatore Renato Schifani a margine di un pomeriggio di lavoro a Palazzo d'Orleans, "è ormai delineato ed è un lavoro ben fatto di concerto con l'assessore all'Economia Marco Falcone". Prima dell'ok definitivo della Giunta, però, arriveranno ulteriori piccole modifiche alla legge di stabilità. "Il rinvio è stato soltanto un fatto tecnico - assicura il presidente della Regione Siciliana -. C'era la necessità di inserire delle norme che rafforzeranno il sistema antincendio, attuando quanto ho annunciato pochi giorni fa all'Ars". Il valore di queste modifiche, che "riguarderanno anche il capitolo delle ricapitalizzazioni di alcune società partecipate della Regione", dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni di euro. Schifani assicura: "Nella prossima riunione di Giunta vareremo il ddl di stabilità, che potrà essere approvato dall'Ars tranquillamente entro la fine del 2023".
"Avanti con la riforma delle Province"
Il governatore, che intende "andare avanti" anche sulla riforma delle Province, derubrica i contrasti tra i partiti sui manager della sanità a un "confronto franco tra le forze politiche". Una partita che però "non mi ha mai visto - assicura - 'in trattativa' con nessuno". All'orizzonte c'è l'affaire edilizia, con il voto della commissione Territorio e ambiente dell'Ars su un emendamento FdI che 'salva' le costruzioni realizzate entro i 150 metri dalla costa tra il 1976 e il 1983: "Nessuna sanatoria - precisa Schifani -, quell'emendamento va a normare una situazione ben precisa che si è creata in quell'arco di tempo e di certo non autorizza nuove costruzioni".Le cifre dell'intesa Stato-Regione Siciliana
Lo scenario di questo secondo anno di legislatura che sta per iniziare, intanto, viene disegnato dalla cabina di regia di Palazzo d'Orleans con l'orgoglio "per gli ottimi risultati" raggiunti sul fronte del disavanzo della Regione e per il nuovo patto firmato con lo Stato. "L'intesa progressivamente riallineerà il dato della compartecipazione alla spesa sanitaria nazionale ai livelli di un tempo - spiega Schifani - lo Stato ci riconoscerà ogni anno un trasferimento progressivamente maggiore e che nel 2030 arriverà a 630 milioni di euro. Sono risorse che utilizzeremo per lo sviluppo. Per il 2024 sono previsti 350 milioni, parte dei quali finiranno proprio nelle misure antincendio della nuova legge di stabilità. In questa vicenda abbiamo trovato nel governo Meloni grande attenzione e senso di responsabilità".


adnkronos.it
La riforma delle Province
L'Ars dovrà aprire anche il capitolo della riforma delle Province, con l'elezione diretta dei presidenti e dei consigli provinciali. A Roma, tuttavia, l'abolizione della legge Delrio è ancora lontana. Non si rischia l'impugnativa?

"Sulle Province andremo avanti. Abbiamo ricevuto delle rassicurazioni dal ministro Calderoli e inoltre Palazzo Chigi non ha mai manifestato alcuna contrarietà al ddl di cancellazione della Delrio in esame da parte del Parlamento nazionale. C'è un via libera implicito, corroborato anche dalle dichiarazioni di diversi leader nazionali favorevoli al ritorno dell'elezione diretta nelle Province. Il nostro ddl all'Ars sta seguendo un iter normale. Dopo la commissione Bilancio andrà in Aula. Evidenzio inoltre che il governo nazionale non ha impugnato la nostra legge che autorizzava la proroga degli attuali commissariamenti nelle Province e ricordo che in quel testo è contenuto un chiaro riferimento alla volontà di tornare al voto diretto".


ITALIA OGGI.
Abbandonare  i rifiuti costa caro. È reato per tutti
Anche l'abbandono di rifiuti da parte di comuni cittadini costituisce, al pari di quello posto in essere da titolari di enti e imprese, un reato. Le nuove norme hanno infatti riformulato le punizioni previste, sostituendo alla mera sanzione amministrativa pecuniaria una ammenda dal più robusto contenuto economico. Ma scattano anche garanzie processuali e sanzioni ridotte.

Dal 10 ottobre 2023 anche l'abbandono di rifiuti effettuato da parte di comuni cittadini costituisce, al pari di quello posto in essere da titolari di enti ed imprese, un reato. La legge 9 ottobre 2023 n. 137 (di conversione del dl 105/2023) ha infatti riformulato le punizioni previste dall'articolo 255 del dlgs 152/2006 a carico di "chiunque" si disfi in tal modo di rifiuti, sostituendo alla mera sanzione amministrativa pecuniaria una ammenda dal più robusto contenuto economico. Ma la trasformazione da illecito amministrativo ad illecito penale (nello specifico, contravvenzionale) della fattispecie non appare essere garanzia di maggior potere preventivo e repressivo dello Stato nei confronti di condotte offensive per l'ecosistema. Con il passaggio dal regime amministrativo a quello penale, scattano infatti anche per la nuova categoria di presunti responsabili dell'abbandono sia le garanzie processuali sull'onere della prova sia la possibilità di avvalersi del meccanismo agevolato di estinzione dell'illecito previsto dallo stesso Codice ambientale.
La nuova configurazione dell'illecito. Come ricordato da ultimo dalla Corte di Cassazione, con sentenza 33423/2023, la disciplina in materia di abbandono o deposito irregolare di rifiuti risulta dalla combinazione tra l'articolo 255, comma 1 e l'articolo 256, comma 2 del dlgs 152/2006. Il primo articolo, infatti, prevede sanzioni a carico di qualunque soggetto che, non agendo sotto il titolo di una specifica attività, abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette in acque superficiali o sotterranee in violazione delle disposizioni di riferimento dello stesso dlgs 152/2006; il secondo prevede invece sanzioni più grevi quando la stessa condotta è posta in essere da "titolari di imprese ed ai responsabili di enti". Prima della neo legge 137/2023 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 9 ottobre 2023, n. 236) la distinzione fondamentale tra le due fattispecie era la diversa natura delle disposizioni sanzionatorie: sanzione pecuniaria amministrativa da 300 a 3 mila euro (aumentata fino al doppio per i rifiuti pericolosi) ex art. 255; arresto fino a 2 anni più ammenda fino a 26 mila euro in caso di rifiuti pericolosi ex art. 256.
Con la riforma operata dalla legge 137/2023 la disposizione sanzionatoria ex art. 255 viene trasformata da amministrativa a penale, con la previsione per l'autore dell'illecito di una ammenda da 1000 a 10 mila euro in caso di rifiuti non pericolosi, aumentata fino al doppio in caso di pericolosi. Tecnicamente, al reato "proprio" di titolari di enti ed imprese se ne affianca, dunque, uno "comune" punito meno severamente. A precisare il confine applicativo tra le due figure è intervenuta proprio la scorsa estate, con una pronuncia che appare ancor oggi applicabile, la giurisprudenza di legittimità. In particolare, con sentenza 31 luglio 2023 n. 33423 la Corte di Cassazione ha prospettato la possibilità di punire come illecito "comune" ex articolo 255 del dlgs 152/2006 (ieri amministrativo, oggi penale) anche l'abbandono di rifiuti commesso, sì, da titolari di imprese o enti ma avente ad oggetto residui estranei a qualunque attività che, anche episodicamente, potrebbero svolgere tali organizzazioni.
Le conseguenze dal punto di vista probatorio. L'ingresso dell'abbandono "comune" di rifiuti tra i reati comporta rilevanti conseguenze, in primis, dal punto di vista dell'accertamento della responsabilità dell'autore da parte delle Autorità competenti. L'onere probatorio, infatti, si configura nel processo penale in modo diverso dall'ambito procedurale amministrativo e civile. In primo luogo, nel procedimento amministrativo sanzionatorio, l'atto dell'Autorità pubblica che irroga la sanzione può infatti appoggiarsi (ex articolo 3 della legge 689/1981, come letta dalla corrente giurisprudenza, tra cui la sentenza del Consiglio di Stato 22 luglio 2022, n. 6473) su una presunzione di colpa posta a carico del presunto trasgressore, cui spetta l'onere di superarla per non soccombervi. In secondo luogo, in sede giurisdizionale, sia a livello amministrativo che civile è sostanzialmente ritenuto sufficiente raggiungere una "ragionevole probabilità" della responsabilità del presunto colpevole sulla base di elementi probatori che lo inducano a ritenere tale in modo "più ragionevole che non" (sul tema si vedano, tra le altre, l'ordinanza della Corte di Cassazione 27720/2018 e la sentenza del Consiglio di Stato 3570/2022). E questo a differenza del processo penale ove, in ultima istanza, occorre comunque (in ossequio all'articolo 533 del Codice di procedura penale) che "il giudice pronuncia sentenza di condanna se l'imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio".
I riflessi sull'applicazione delle sanzioni. La mutazione dell'abbandono di rifiuti posto in essere da "chiunque" in illecito penale apre nuovi panorami anche dal punto di vista del procedimento applicativo delle relative sanzioni. In quanto reato, il neo illecito ex riformulato articolo 255 del dlgs 152/2006 è infatti ora candidabile alla procedura di estinzione (agevolata) delle contravvenzioni ex articolo 318-bis e seguenti, Parte Sesta-bis, dello stesso Codice ambientale (e questo laddove, prima della suddetta mutazione, lo stesso illecito era invece ammesso alla procedura di pagamento in misura ridotta ex articolo 16, legge 689/1981). Il meccanismo ex Codice ambientale (che può comportare la riduzione del 75% dell'importo da pagare) è applicabile esclusivamente alle ipotesi contravvenzionali in materia ambientale previste dallo stesso dlgs 152/2006 "che non hanno cagionato danno o pericolo concreto e attuale di danno alle risorse ambientali, urbanistiche o paesaggistiche protette". La procedura è attivabile su iniziativa della polizia giudiziaria o dell'organo vigilanza che ne esercita le funzioni, ma a loro discrezione. Da ultimo, con sentenza 28 luglio 2023 n. 32962 la Corte di Cassazione ha infatti ribadito che "la procedura (...) non è obbligatoria, e che l'omessa indicazione all'indagato, da parte dell'organo di vigilanza o della polizia giudiziaria (...) delle prescrizioni la cui ottemperanza è necessaria per l'estinzione delle contravvenzioni, non è causa di improcedibilità dell'azione penale".
L'iter delineato dal Codice ambientale prevede che tali Autorità impartiscano al presunto contravventore l'ordine di ricondurre entro un determinato termine la situazione di fatto a quella di diritto, eventualmente imponendo anche specifiche misure per far cessare attività o condotte pericolose. Se si conforma alla prescrizione adempiendovi, l'indagato (che gode nelle more di una sospensione del procedimento penale) è ammesso a pagare, in sede amministrativa, una somma pari ad un quarto del massimo dell'ammenda stabilita per la contravvenzione con conseguente estinzione del reato. Se, invece, adempie alla prescrizione in modo difforme (per tempistica o modi), lo stesso può comunque essere dal Giudice ammesso all'oblazione ex Codice penale, con un aumento della somma da versare alla metà del massimo dell'ammenda comminata. Se, infine, non adempie alla prescrizione, il procedimento penale a suo carico riprende il proprio corso. Tale procedimento penale, riavviato all'esito dell'infelice conclusione di quello alternativo ex Codice ambientale oppure mai sospeso per non essere stato l'indagato ammesso al meccanismo ex articolo 318-bis e seguenti, vede la sua normale evoluzione secondo il rito del decreto penale di condanna. Tale rito comporta l'emissione da parte del giudice per le indagini preliminari (su richiesta della pubblica accusa) di un provvedimento che, senza contraddittorio, applica la pena pecuniaria. A tale decreto di condanna l'imputato può adeguarsi pagando l'importo, che viene ridotto di un quinto se saldato entro 15 giorni dalla notifica, oppure opporsi, chiedendo la prosecuzione del processo penale secondo altri riti pur semplificati, ma con le suddette garanzie codicistiche.


LA STAMPA.
Affitti brevi, la crociata di Forza Italia sulla cedolare secca: no agli aumenti, meglio il modello Grecia. Ecco come potrebbe cambiare Domani arriva la nuova proposta. Fi: meglio un codice identificativo nazionale degli immobili da mettere in locazione, così si farebbe meno evasione.

La mediazione sulla doppia aliquota da applicare agli affitti brevi non convince Forza italia. Secondo l'ultima proposta la cedolare secca sugli affitti brevi, che tanto fa discutere la maggioranza in questi giorni, sarebbe infatti dovuta restare al 21% per i proprietari che affittano un solo alloggio per periodi inferiori ai 30 giorni e salire al 26% per chi destina due o più alloggi per questo tipo di attività.
Da Forza Italia, che da subito si è schierata contro l'aumento al 26% esteso indistintamente a tutti i proprietari previsto dalle prime bozze della legge di bilancio, in vista del vertice di maggioranza di domani arriva una nuova proposta. Anziché aumentare la cedolare secca si dovrebbe introdurre obbligatoriamente un codice identificativo nazionale degli immobili da mettere in locazione sulla falsariga di quanto fatto in Grecia. In questo modo, viene spiegato, anziché spingere ancor di più i proprietari verso l'elusione ed il nero si otterrebbe l'esatto contrario recuperando peraltro molto più gettito rispetto all'inasprimento delle tasse. Stando al portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi, intervenuto a Sky Agenda, sarebbe questa la proposta che il vicepremier Antonio Tajani porterà domani al tavolo che si riunisce a palazzo Chigi.
La proposta del resto non è nuova. La bozza del ddl sulle locazioni brevi a cui lavora da tempo il ministro del Turismo Daniela Santanchè «al fine di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità» prevedeva infatti l'assegnazione tramite procedura automatizzata di un "Cin", ovvero di un codice identificativo nazionale, da parte del Ministero del turismo, con cui schedare ogni unità immobiliare ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche. I nuovi "Cin", che devono contenere anche l'indicazione del numero di posti letto disponibili secondo quanto dichiarato nella relativa istanza, sostituirebbero così, ad ogni effetto, i codici identificativi regionali (Cir).
Il Ministero del turismo assegna, tramite apposita procedura automatizzata e previa presentazione in via telematica della relativa istanza, un Cin alle strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere, definite ai sensi delle normative regionali vigenti. In seguito al rilascio del Cin le varie unità immobiliari destinate alle locazioni per finalità turistiche e le strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere verrebbero quindi inserite nella banca dati nazionale che si intende pubblica e liberamente consultabile sul sito istituzionale del ministero del Turismo.
La norma proposta dalla Santachè prevede poi che chiunque proponga o conceda in locazione un'unità immobiliare ad uso abitativo per finalità turistiche, anche in qualità di intermediario, sia tenuto ad esporre il Cin all'ingresso dell'unità immobiliare e all'ingresso dell'edificio, nonché ad indicarlo in ogni annuncio ovunque pubblicato. A loro volta i soggetti che gestiscono portali telematici hanno l'obbligo di indicare, negli annunci pubblicati nei propri portali, il Cin dell'unità immobiliare previa verifica di corrispondenza con le informazioni riportate nella banca dati. In ogni caso sarebbe vietato pubblicare annunci privi di Cin. In caso di violazione il Ddl Santanchè prevede una sanzione pecuniaria che va da 500 a 5000 euro ed una sanzione accessoria che prevede l'immediata rimozione dell'annuncio irregolare, che dovrà essere applicata anche da parte dei gestori dei portali telematici eventualmente utilizzati. Chiunque concede in locazione un immobile ad uso abitativo per finalità turistiche privo di Cin verrebbe invece punito con una sanzione pecuniaria ancora più alta che va da 800 a 8000 euro. Ora vedremo se la proposta di Forza Italia convincerà o meno gli alleati.



ITALIAOGGI. 
Aggiornamento Cedolare Secca sugli Affitti Brevi al 26%: chi sarà colpito dall'aumento.

L'ultima versione della Legge di Bilancio, ancora in discussione, ha introdotto un cambiamento significativo sull'aumento della cedolare secca sugli affitti brevi. La modifica al testo riguarda principalmente i soggetti interessati alla nuova tassazione: l'aliquota al 26%, infatti, riguarderà esclusivamente i proprietari che mettono a disposizione più di un appartamento per locazioni brevi.
La cedolare secca sugli affitti brevi continua ad essere uno dei punti più discussi della nuova manovra finanziaria. Dopo la notizia dell'aumento previsto a partire da gennaio 2024, si è aperta un'intensa discussione sugli effetti che avrà sulle attività di locazione breve svolte non in forma imprenditoriale e su come impatterà sui proprietari di appartamenti e b&b. Questo fervente dibattito ha portato il governo a rivedere il testo della legge di bilancio per cercare di trovare un equilibrio tra la necessità di aumentare le entrate fiscali e la tutela degli interessi dei proprietari di case destinate agli affitti brevi.
Per questo si è giunti alla conclusione di non applicare la nuova tassazione indistintamente, ma solo "in caso di destinazione alla locazione breve di più di un appartamento per ciascun periodo d'imposta". In pratica, i proprietari che hanno destinato un solo alloggio a questo tipo di attività non vedranno alcun cambiamento (la cedolare secca resta al 21%). Al contrario, per coloro che hanno destinato due, tre o più appartamenti alla locazione breve o all'attività di b&b senza partita Iva, l'aliquota della cedolare secca sarà del 26%. 
La nuova tassazione e la sua applicazione distinta in base ai casi, avrebbe lo scopo di ridurre il divario di tassazione fra le attività imprenditoriali (quali hotel e b&b con partita IVA) e quelle non imprenditoriali, favorendo una maggiore equità fiscale. Questo aggiornamento alla legge di bilancio, però, non è stato accolto positivamente dalle associazioni delle categorie interessate. Tra le polemiche sollevate, quella del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, il quale ha espresso un giudizio negativo sulla misura, affermando che questa distinzione potrebbe alimentare l'elusione e il lavoro non dichiarato.
Secondo l'Associazione italiana dei gestori di affitti brevi (Aigab), su un totale di 9,5 milioni di abitazioni residenziali non utilizzate, ci sono attualmente 632 mila seconde case messe a reddito con affitti brevi. Questo rappresenta l'1,8% di tutte le case in Italia e il 6,6% delle seconde case inutilizzate. Queste abitazioni si trovano principalmente in località di campagna o sul mare, così come nei borghi. Inoltre, circa il 96% delle case online appartiene a singoli proprietari.
Con questi dati, l'Aigab ha mostrato le sue preoccupazioni sul possibile impatto economico su coloro che dipendono da questa forma di reddito e sulle implicazioni per l'industria del turismo e dell'ospitalità. Questa attività rappresenta una fonte di reddito supplementare per circa 600 mila famiglie italiane e contribuisce all'occupazione attraverso una vasta gamma di servizi connessi. Secondo l'associazione, ci sono anche circa 30 mila imprenditori e 150 mila dipendenti direttamente coinvolti nella gestione di queste case, che si occupano nello specifico delle prenotazioni, dell'accoglienza, della manutenzione e pulizia. Altro aspetto su cui l'Aigab vuole attirare l'attenzione riguarda l'indotto che questo settore genera in termini di investimenti per ristrutturazioni e miglioramento degli alloggi, coinvolgendo imprese di costruzioni, architetti e fornitori di arredi.






































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