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rassegna stampa del 14 novembre 2023

ciociariaoggi.it
Claudio Durigon: «Province, pensioni e riforme. Ecco come stiamo cambiando il Paese»
Il punto con il sottosegretario al lavoro: «La Fornero non tornerà. Pronti a modificare anche le Province»


La manovra economica, le novità per le pensioni e le riforme costituzionali al via: il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon fa chiarezza sulle ultime importanti novità su cui stanno lavorando il Governo Meloni e la maggioranza.  Nella manovra economica appena licenziata dal Governo il capitolo delle pensioni e tra i più corposi. Quali sono le novità?
«Sulle pensioni continuiamo a lavorare per il completo superamento della Legge Fornero. Nonostante questa non sia la finanziaria della riforma pensionistica, rappresenterà un passo ulteriore verso la "Quota 41" piena, da attuare entro la fine della legislatura. Siamo riusciti a mantenere il requisito dell'età pensionabile restando nell'ambito di "Quota 103", nettamente migliorativa rispetto alla situazione prospettata con "Quota 104" con finestre. I vincoli, nell'ottica di un equilibrio generale della manovra, consentiranno comunque flessibilità in uscita. Ad esempio, abbiamo eliminato il requisito di dover maturare 1,5 volte la pensione minima per accedere a quella di vecchiaia».Come mai ha parlato di un maxi emendamento per i medici ? Qual è il problema?
«Ci sono delle criticità e le stiamo affrontando, anche nell'ottica di evitare che il ricalcolo dei rendimenti pensionistici spinga i medici ad optare per la pensione subito. Tema, tra l'altro,  che non riguarda solamente i medici, ma, ad esempio, anche il personale degli enti locali. Il maxiemendamento sarà utile per affrontare queste e altre problematiche, alle quali stiamo lavorando in sinergia con gli altri ministeri. L'importante sarà trovare il giusto equilibrio e valorizzare ogni categoria professionale».La riforma costituzionale. Ci sarà spazio anche per altre riforme?
Tipo le Province?
«L'ottica è riconsegnare nelle mani dei cittadini il potere di scelta e di controllo, nonché, sulla scia del principio di sussidiarietà sostenere sempre il livello di governo più vicino alla comunità. Ci siamo dati fin dall'inizio l'obiettivo di modificare l'assetto istituzionale del Paese ed in questo senso stiamo lavorando. Ci sono diverse riforme in cantiere, tra cui anche quella delle Province. Qui dobbiamo ribadire con fermezza la centralità di un ente fondamentale per la vita del cittadino attraverso l'elezione diretta del presidente. Come sempre, le grandi riforme, richiedono tempo e capacità di agire». s

formazioneanicia.it 
 Pubblico impiego: lo straordinario va sempre pagato. Anche in assenza di una formale autorizzazione


Importante precisazione della Corte sulla vexata quaestio della retribuibilità delle ore di straordinario nel pubblico impiego.Com'è noto, la giurisprudenza è sempre stata molto rigorosa in ordine al diritto al pagamento dello "straordinario", in particolare nel caso di rapporto di pubblico impiego.Oltre ovviamente alla prova di aver svolto l'attività, la giurisprudenza richiede anche l'ulteriore prova che la prestazione sia stata formalmente richiesta dal datore di lavoro.Spesso, però, la richiesta di attività aggiuntiva avviene in modo informale, senza dunque un "ordine scritto", col risultato che ben difficilmente il dipendente potrà vedersi riconosciuto il pagamento per l'attività svolta.La sentenza in commento sembra segnare un importante passo a tutela del dipendente.Secondo la Corte, qualora l'attività sia stata richiesta dal datore di lavoro oltre il debito orario ed integri gli estremi del lavoro straordinario, il personale deve essere specificamente compensato."Non è di ostacolo a siffatto esito la mancanza, come nella presente controversia, di una autorizzazione formale o di uno o più atti separati che ne disciplinino nel dettaglio l'esecuzione ed il compenso. In simili casi, per autorizzazione si intende il fatto che le prestazioni siano state svolte non "insciente o prohibente domino", ma con il suo consenso, che può anche essere implicito e giustifica il pagamento del lavoro straordinario".Secondo la Corte, "nel settore del pubblico impiego contrattualizzato, il diritto al compenso per il lavoro straordinario, spetta al lavoratore, che abbia posto in essere una prestazione rientrante nel normale rapporto di lavoro, anche ove la richiesta autorizzazione sia illegittima o contraria a disposizioni del contratto collettivo, atteso che l'art. 2108 c.c., interpretato alla luce degli artt. 2 e 40 del d.lgs. n. 165 del 2001 e dell'art. 97 Cost. prevede il diritto al compenso per lavoro straordinario, se autorizzato nei termini sopra menzionati, con conseguente applicabilità dell'art. 2126 c.c."Sul principio del legittimo affidamento.La Corte si è soffermata sulla problematica relativa al principio del "legittimo affidamento", osservando che in linea di massima tale affidamento, quant'anche sussistesse, non può costituire di per sé titolo per l'attribuzione di somme a carico della P.A.
Tuttavia, ciò non può condurre a negare ogni rilievo all'attività svolta dall'intimato e a sostenere che, in assenza dell'adozione degli atti presupposti per l'esecuzione delle prestazioni, "i dipendenti che le hanno rese non possano agire direttamente per il pagamento di quanto ritengono a loro spettante".Certamente - continua la Corte-  vi sono, nel nostro ordinamento, situazioni in cui la nascita del diritto a percepire parte della retribuzione è condizionata non dalla sola prestazione dell'attività, bensì anche dall'adozione di specifici atti od autorizzazioni,Tuttavia, ciò non può tradursi nel negare la retribuzione del lavoratore che abbia prestato l'attività oggetto di causa solo perché il progetto ed il "separato atto" di cui sopra non risultano essere stati adottati.

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