/ Rassegna stampa » 2023 » Novembre » 27 » rassegna stampa dal 24 al 27 novembre 2023

rassegna stampa dal 24 al 27 novembre 2023

sicilia24h.it
Finanziaria e Province entro il 31 dicembre Il presidente della Regione, Renato Schifani, rilancia: "L'approvazione della Finanziaria, e anche della Riforma delle Province, entro il prossimo 31 dicembre". 

Il presidente della Regione non demorde. Renato Schifani persegue con tenacia l'obiettivo annunciato e promesso di approvare la Finanziaria entro il termine ultimo del prossimo 31 dicembre, scongiurando, come avviene da oltre un decennio, il ricorso all'esercizio provvisorio di bilancio dal primo gennaio in poi. E, allo stesso modo, Schifani ribadisce l'impegno ad approvare, ancora entro il 31 dicembre, la riforma delle Province con il ripristino dell'elezione diretta del presidente e dei consiglieri, e per la quale sono stati appena stanziati, e approvati in Commissione Bilancio, ulteriori 5 milioni di euro per la copertura finanziaria. Inoltre, per risparmiare sulle spese elettorali, si punta ad accorpare le prime elezioni per le nuove Province alle elezioni Europee, quindi nella primavera del 2024. E a fronte di tutto ciò, Schifani rassicura: "La conferenza dei capigruppo ha messo nero su bianco un calendario che permetterà di arrivare all'approvazione della manovra contabile entro il 31 dicembre, evitando il ricorso all'esercizio provvisorio e dando certezza ai conti, indicazioni di spesa e soprattutto stabilità evitando interruzioni nella spesa pubblica. Ed è una stabilità auspicata dal mondo produttivo siciliano e necessaria al sistema economico dell'isola". E poi, in prospettiva politica, il presidente della Regione aggiunge: "L'obiettivo politico del governo è quello di ridare alla Sicilia e ai siciliani una finanziaria in tempi normali ed evitare l'esercizio provvisorio. Confido sul senso di responsabilità dell'opposizione. Stiamo rispettando i tempi e contiamo di proseguire così. Devo dare atto all'opposizione di non aver assunto, fino ad oggi, atteggiamenti 'barricaderi', per cui la nostra attenzione nei confronti delle loro proposte sarà massima". E poi, sulla riforma delle Province conclude: "Per quel che riguarda le Province, dopo un breve passaggio in prima Commissione confido su un iter abbastanza sereno. Tornare al precedente modello di Province ritengo sia un gesto di civiltà perché la legge Delrio è fallita". E nel frattempo l'Assemblea Regionale ha appena approvato il Nadefr, ovvero la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza regionale 2024-2026. E l'assessore regionale all'Economia, Marco Falcone, apprezza e commenta: "Il via libera dell'Aula alla Nadefr fotografa l'attuale momento positivo che la Regione attraversa dal punto di vista economico-finanziario. Sebbene le previsioni sul Pil registrino un rallentamento allo 0,7 per cento, il trend generale rimane rassicurante e in linea con i dati italiani e dell'Eurozona. Per la Regione i conti sono finalmente in ordine, possiamo dirlo senza temere smentite: cala il disavanzo e aumentano le entrate, con un miglioramento delle disponibilità di cassa e l'incremento significativo dei pagamenti effettuati. Ulteriori segnali positivi giungono dai settori del turismo e della cultura, nonché dalla crescita dell'occupazione e dal definitivo via libera alla riforma dell'Accordo Stato-Regione curato dal presidente Renato Schifani".


agrigentonotizie.

Strade provinciali malridotte e quasi tutte vietate ai ciclisti, associazioni scrivono al Prefetto: "Negato il diritto allo sport" Colpiti anche coloro che si spostano con le bici elettriche per altre esigenze. Tra i divieti contestati figura il tratto che da San Leone conduce alla riserva di Punta Bianca e che fa parte di un importante itinerario ciclo-turistico
Son ben 15 le associazioni, con circa 400 tesserati, che sono letteralmente "insorte" dopo la rimodulazione e il collocamento dei divieti di circolazione per i velocipedi a cura dell'ufficio tecnico del Libero consorzio comunale di Agrigento. Disposizioni che di fatto, secondo le associazioni che per questo hanno inviato una lettera aperta al prefetto di Agrigento, Filippo Romano, limitano notevolmente la possibilità di effettuare sport in bicicletta sulla quasi totalità delle strade provinciale del comprensorio agrigentino. "Già in passato - si legge nella lettera - allo scopo di arginare le numerose richieste di risarcimento danni pervenute dai ciclisti incappati nelle tantissime insidie stradali, l'ufficio tecnico provinciale aveva adottato un'iniziativa analoga che, però, a differenza di quella odierna, aveva riguardato soltanto le strade effettivamente mal ridotte. Oggi, invece, assistiamo ad una collocazione indiscriminata che prescinde dalle condizioni del manto stradale e che riguarda quasi tutte le strade provinciali che collegano i diversi centri abitati della provincia. Considerato che l'Ente provinciale è tenuto ad effettuare la manutenzione delle strade, a noi pare che la strategia di chiusura costituisca una vera e propria forzatura. Per arginare le richieste di risarcimento e limitare la responsabilità dell'Ente, basterebbe collocare i segnali di pericolo di 'strada dissestata' e quelli più stringenti che fissano i limiti di velocità. Prescindendo dalle ragioni sottese alle scelte dell'ufficio tecnico provinciale e alle possibili soluzioni, non possiamo fare a meno di evidenziare che la collocazione a tappeto dei divieti di circolazione per i velocipedi si traduca in una intollerabile contrazione del diritto all'esercizio della pratica sportiva del ciclismo che, ormai nel nostro territorio, coinvolge migliaia di persone. Inoltre, impedendo il trasferimento in bicicletta da un paese ad un altro dalle città alle frazioni, si comprime anche il diritto alla libera circolazione dei cittadini, molti dei quali utilizzano al bicicletta con pedalata assistita per recarsi al lavoro". In particolare il presidente di una delle associazioni scriventi, Fabio Rizzo dell'Asd Olimpia, spiega che la quasi totalità delle strade provinciali che collegano i vari centri abitati della provincia "sono interessati, senza un'apparente ragione, dai divieti di circolazione per le biciclette. E non potendo più uscire 'legalmente' dai confini del centro abitato, i ciclisti sono ormai impossibilitati a svolgere l'attività sportiva, oppure sono costretti ad infrangere il codice della strada. A parere dei ciclisti l'iniziativa dell'ufficio tecnico provinciale risponde all'esigenza malcelata di arginare le richieste di risarcimento dei danni che giungono dagli sportivi che incappano nelle numerosissime insidie stradali. Ma l'Ente provinciale dovrebbe provvedere alla manutenzione delle strade, non alla loro chiusura". E ribadisce: "Se proprio non vi riesce, sarebbe più logico che collocasse i segnali di pericolo o di limiti di velocità piuttosto che impedire di fatto la circolazione ai ciclisti. Appare paradossale che, da un lato, la nostra città promuova la mobilità sostenibile mettendo a disposizione le bici elettriche con il servizio di bike sharing e, dall'altro, la Provincia precluda la possibilità di raggiungere i siti di interesse turistico"."Tra l'altro - aggiunge Rizzo - uno dei divieti che contestiamo è stato posto sulla SP 71 che da San Leone conduce alla riserva di Punta Bianca. Questa strada rientra nella Ciclovia SIBIT, un itinerario ciclo-turistico di circa 500 chilometri, da Trapani a Siracusa, finanziato con un progetto europeo transfrontaliero (Italia-Malta) e gestito dalle cinque province che attraversa: Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa e Siracusa. Agrigento Capitale della cultura attrarrà una grande quantità di cicloamatori che, però, si vedranno impossibilitati a muoversi liberamente in maniera eco-sostenibile. Per bypassare le strade provinciali, laddove possibile, è necessario percorrere le strade statali sulle quali la presenza di mezzi pesanti e la maggiore velocità dei veicoli aumenta in maniera esponenziale il rischio di incidenti. Se non si provvede alla rimozione dei divieti si corre il rischio di penalizzare gli utenti fragili della strada. Se infatti, per errore o per necessità, un ciclista si trovasse ad essere investito da un pirata della strada su uno dei tratti oggi vietati si troverebbe inevitabilmente privo di tutela. Ci rivolgiamo dunque ai nostri rappresentanti politici affinché il Libero consorzio comunale di Agrigento riveda la propria iniziativa a tutela della mobilità sostenibile e a garanzia dei diritti di tutti gli utenti della strada". 


grandangoloagrigento.it
L'alberghiero di Favara accorpato con l'istituto Gallo di Agrigento: il no del sindaco Palumbo. Per lunedì è stato convocato una seduta d'urgenza del consiglio comunale per discutere del dimensionamento scolastico
Dopo la protesta delle comunità montane dei comuni di San Biagio Platani, Alassandria della Rocca, Bivona e Santo Stefano Quisquina sulla creazione di un unico istituto comprensivo con sede centrale a Casteltermini, adesso anche il sindaco di Favara Antonio Palumbo ribadisce il no all' accorpamento dell' istituto "Ambrosini" con l'istituto "Gallo" di Agrigento. "Siamo contrari ad ogni progetto di smantellamento della sede favarese del nostro Alberghiero. Abbiamo proposto di assegnare l'istituto "Gaspare Ambrosini" al Liceo "Martin Luther King", che necessita di nuove aule e spazi collettivi. Questa soluzione garantirebbe la continuità didattica ed organizzativa con il risultato di creare un forte polo di livello superiore, tutto a beneficio dei nostri giovani", si legge nel documento a firma del primo cittadino insieme all'assessore all'Istruzione Antonio Liotta presentato alla Regione e all'Ufficio regionale scolastico. "Una proposta che a nostro parere rende giustizia all'intera comunità di Favara che si sta vedendo privare, a causa di una logica economica/amministrativa, di scuole, dipendenti amministrativi ed insegnanti che contribuiscono a sviluppare progetti innovativi contro la marginalità, utili a fare crescere i processi democratici partecipativi nei giovani e contrastare devianza sociale e abbandono scolastico", dichiara in una nota il sindaco Palumbo. Nel documento presentato l'Amministrazione accoglie la possibilità di un'unificazione degli istituti comprensivi "Camilleri" e "Guarino", e propone di assegnare i plessi "Bersagliere Urso" e "Antonio Russello", in atto di competenza dell'Istituto "Camilleri", all'Istituto comprensivo "Vitaliano Brancati", ottenendo un equilibrato numero di alunni per i tre Istituti. Intanto per giorno lunedì 27 novembre alle ore 17.30 la presidente del consiglio comunale di Favara, Miriam Mignemi, ha convocato d'urgenza un consiglio comunale in seduta straordinaria e aperta per discutere proprio del dimensionamento scolastico dell'Istituto alberghiero "Ambrosini" e dell'Istituto comprensivo "Guarino".


AGRIGENTONOTIZIE
 La protestaStrade provinciali malridotte e quasi tutte vietate ai ciclisti, associazioni scrivono al Prefetto: "Negato il diritto allo sport"
Colpiti anche coloro che si spostano con le bici elettriche per altre esigenze. Tra i divieti contestati figura il tratto che da San Leone conduce alla riserva di Punta Bianca e che fa parte di un importante itinerario ciclo-turistico.
Strade provinciali malridotte e quasi tutte vietate ai ciclisti, associazioni scrivono al Prefetto: "Negato il diritto allo sport".
Son ben 15 le associazioni, con circa 400 tesserati, che sono letteralmente "insorte" dopo la rimodulazione e il collocamento dei divieti di circolazione per i velocipedi a cura dell'ufficio tecnico del Libero consorzio comunale di Agrigento. Disposizioni che di fatto, secondo le associazioni che per questo hanno inviato una lettera aperta al prefetto di Agrigento, Filippo Romano, limitano notevolmente la possibilità di effettuare sport in bicicletta sulla quasi totalità delle strade provinciale del comprensorio agrigentino.
"Già in passato - si legge nella lettera - allo scopo di arginare le numerose richieste di risarcimento danni pervenute dai ciclisti incappati nelle tantissime insidie stradali, l'ufficio tecnico provinciale aveva adottato un'iniziativa analoga che, però, a differenza di quella odierna, aveva riguardato soltanto le strade effettivamente mal ridotte. Oggi, invece, assistiamo ad una collocazione indiscriminata che prescinde dalle condizioni del manto stradale e che riguarda quasi tutte le strade provinciali che collegano i diversi centri abitati della provincia.
Considerato che l'Ente provinciale è tenuto ad effettuare la manutenzione delle strade, a noi pare che la strategia di chiusura costituisca una vera e propria forzatura. Per arginare le richieste di risarcimento e limitare la responsabilità dell'Ente, basterebbe collocare i segnali di pericolo di 'strada dissestata' e quelli più stringenti che fissano i limiti di velocità.
Prescindendo dalle ragioni sottese alle scelte dell'ufficio tecnico provinciale e alle possibili soluzioni, non possiamo fare a meno di evidenziare che la collocazione a tappeto dei divieti di circolazione per i velocipedi si traduca in una intollerabile contrazione del diritto all'esercizio della pratica sportiva del ciclismo che, ormai nel nostro territorio, coinvolge migliaia di persone.
Inoltre, impedendo il trasferimento in bicicletta da un paese ad un altro dalle città alle frazioni, si comprime anche il diritto alla libera circolazione dei cittadini, molti dei quali utilizzano al bicicletta con pedalata assistita per recarsi al lavoro".
In particolare il presidente di una delle associazioni scriventi, Fabio Rizzo dell'Asd Olimpia, spiega che la quasi totalità delle strade provinciali che collegano i vari centri abitati della provincia "sono interessati, senza un'apparente ragione, dai divieti di circolazione per le biciclette. E non potendo più uscire 'legalmente' dai confini del centro abitato, i ciclisti sono ormai impossibilitati a svolgere l'attività sportiva, oppure sono costretti ad infrangere il codice della strada. A parere dei ciclisti l'iniziativa dell'ufficio tecnico provinciale risponde all'esigenza malcelata di arginare le richieste di risarcimento dei danni che giungono dagli sportivi che incappano nelle numerosissime insidie stradali. Ma l'Ente provinciale dovrebbe provvedere alla manutenzione delle strade, non alla loro chiusura". E ribadisce: "Se proprio non vi riesce, sarebbe più logico che collocasse i segnali di pericolo o di limiti di velocità piuttosto che impedire di fatto la circolazione ai ciclisti. Appare paradossale che, da un lato, la nostra città promuova la mobilità sostenibile mettendo a disposizione le bici elettriche con il servizio di bike sharing e, dall'altro, la Provincia precluda la possibilità di raggiungere i siti di interesse turistico".
"Tra l'altro - aggiunge Rizzo - uno dei divieti che contestiamo è stato posto sulla SP 71 che da San Leone conduce alla riserva di Punta Bianca. Questa strada rientra nella Ciclovia SIBIT, un itinerario ciclo-turistico di circa 500 chilometri, da Trapani a Siracusa, finanziato con un progetto europeo transfrontaliero (Italia-Malta) e gestito dalle cinque province che attraversa: Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa e Siracusa. Agrigento Capitale della cultura attrarrà una grande quantità di cicloamatori che, però, si vedranno impossibilitati a muoversi liberamente in maniera eco-sostenibile.
Per bypassare le strade provinciali, laddove possibile, è necessario percorrere le strade statali sulle quali la presenza di mezzi pesanti e la maggiore velocità dei veicoli aumenta in maniera esponenziale il rischio di incidenti. Se non si provvede alla rimozione dei divieti si corre il rischio di penalizzare gli utenti fragili della strada. Se infatti, per errore o per necessità, un ciclista si trovasse ad essere investito da un pirata della strada su uno dei tratti oggi vietati si troverebbe inevitabilmente privo di tutela. Ci rivolgiamo dunque ai nostri rappresentanti politici affinché il Libero consorzio comunale di Agrigento riveda la propria iniziativa a tutela della mobilità sostenibile e a garanzia dei diritti di tutti gli utenti della strada".

AGRIGENTONOTIZIE. Aeroporto di Agrigento, il tempo scorre: il Libero consorzio al lavoro per preparare lo studio di fattibilità.
Entro metà marzo dovrà essere redatto uno studio di fattibilità del progetto, mentre entro l'anno dovrà essere costituita la Spa.
Il "timer" è stato attivato giusto pochi giorni fa. Il 13 novembre è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il cosiddetto "DL Sud", che contiene al suo interno l'ormai famoso articolo 8, che fissa in 120 giorni il termine entro il quale il Libero consorzio e la Regione siciliana "presenta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un progetto di fattibilità tecnica economica degli interventi necessari alla realizzazione dell'aeroporto di Agrigento, corredato dall' analisi costi-benefici, ai fini di una preliminare verifica della sostenibilità economico-finanziaria dell'opera e delle infrastrutture ad esso collegate".
L'articolo prevede inoltre che le "Amministrazioni interessate provvedono all'attuazione delle disposizioni di cui al presente comma nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente", quindi a saldo zero per lo Stato, senza risorse umane, economiche o strumentali finalizzate a questo scopo.
La domanda quindi è: ma il Libero consorzio, in carenza di soldi e personale, può farsi carico di questa vicenda?
"Attendo la prossima settimana una relazione dagli uffici - spiega il commissario Giovanni Bologna - sia per quanto riguarda lo stato dell'arte che per quanto previsto dal Dl Sud. Serve comprendere cosa abbiamo già, cosa serve e cosa possiamo fare entro il termine imposto. Certamente ci stiamo muovendo".
In particolare Bologna avrebbe già incontrato in questi giorni il deputato di "Noi Moderati" Lillo Pisano, e incontrerà altri esponenti politici nei prossimi giorni per fare anche con loro il punto della situazione. Ma non solo.
"E' chiaro - continua il commissario - che dopo gli esponenti politici ci incontreremo con gli imprenditori privati per comprendere se vi è un impegno concreto e reale per la realizzazione di questa importante infrastruttura".
Il tempo, appunto, nel frattempo però scorre e il termine fissato alla norma dovrebbe essere quello di metà marzo prossimo. Da quanto si sa, esistono ad oggi già progetti e documenti frutto del lavoro degli anni passati, a partire dall'ex presidente Eugenio D'Orsi, ma bisogna comprendere quanto questi atti siano immediatamente spendibili.
Intanto a fine dicembre si riunirà la prima assemblea dei futuri soci della costituenda Spa "Aeroporto Valle dei Templi", che ha raccolto sottoscrizioni per oltre 2 milioni di euro che, appunto, entro la fine dell'anno dovranno diventare risorse cash.


AGRIGENTOOGGI.Associazioni ciclistiche di Agrigento chiedono intervento del Prefetto contro divieti di transito.

Associazioni ciclistiche di Agrigento chiedono intervento del Prefetto contro divieti di transito: Un rallentamento per la sostenibilità?Mentre il mondo si impegna verso una sostenibilità alternativa, le strade agrigentine si trovano al centro di una controversia. Le associazioni ciclistiche, tra cui Concordia Agrigento, Asd Racing Team Agrigento e altre ancora, hanno sollevato il problema del divieto di transito imposto alle biciclette sulle strade provinciali.
Tredici associazioni agrigentine, ferventi promotori del ciclismo come stile di vita e sport, si sono unite per chiedere un intervento "autorevole" da parte del Prefetto di Agrigento, Filippo Romano. Esprimono preoccupazione riguardo alla decisione del Libero Consorzio di Comuni di vietare la circolazione delle biciclette sulle strade provinciali.
Le associazioni firmatarie sono: Concordia Agrigento, Asd Racing Team Agrigento, Asd Akra Bike Agrigento, Asd Mi alzo sui pedali di Licata, Pedala Favara, Fawwara Bike, Mtb Aragona, Pollo e Bike di Siculiana, La combriccola dei folli di Siculiana, Asd Cycling team Favara, Pedale agrigentino, Cycling riders di Favara e Radio Vela cycling
Le associazioni, prese atto delle limitazioni poste dall'ufficio tecnico dell'ex Provincia, evidenziano la recente estensione dei divieti, coinvolgendo una vasta parte delle strade provinciali nel territorio agrigentino.
Nella lettera inviata al Prefetto, viene sottolineato come questa azione possa essere interpretata come una forzatura per ridurre richieste di risarcimento e limitare la responsabilità dell'ente, piuttosto che affrontare in maniera mirata le criticità del manto stradale.
Le associazioni sportive propongono soluzioni alternative, come l'installazione di segnali di pericolo per strade dissestate e l'applicazione di limiti di velocità più stringenti, anziché un divieto assoluto di transito per le biciclette.
Esprimono preoccupazione per il possibile impatto non solo sull'attività sportiva del ciclismo, ma anche sulla libertà di movimento dei cittadini, specialmente di coloro che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.
In attesa di un intervento autorevole da parte del Prefetto, le associazioni ciclistiche agrigentine continuano a difendere il diritto di praticare il ciclismo come sport e di garantire una mobilità sostenibile per tutti i cittadini del territorio agrigentino.


teleacras.it
Agrigento, grande successo per la Giornata Fai delle scuole
È stato il Prefetto di Agrigento, Filippo Romano, a chiudere stamani, alla Scala Reale dell'Ottocentesco "Magnifico Palazzo della Provincia e della Prefettura", la manifesta nazionale Giornate FAI per le Scuole.
Grazie al virtuoso coinvolgimento delle scuole di Agrigento e di Favara, la Delegazione Fai agrigentina ha realizzato visite esclusive condotte dagli Apprendisti Ciceroni, per avvicinare il mondo dei giovani all'ambiente e alla cultura del luogo.
I numerosi studenti hanno così vissuto un'esaltante esperienza di "educazione tra pari".
La partecipazione è andata al di là delle più rosee previsioni. Le scuole sono state le vere protagoniste di queste giornate che hanno avuto l'obiettivo di far conoscere le bellezze, architettoniche, monumentali e paesaggistiche del nostro territorio.
Una "cinque giorni" ricca di eventi che ha preso il via lo scorso 21 novembre con il saluto del prefetto Filippo Romano nell'alloggio prefettizio, aperto straordinariamente, alla presenza delle scolaresche e dei loro docenti.
Diversi studenti hanno visitato ed ascoltato, con vivo interesse, l'itinerario illustrato dalle giovanissime guide che hanno dimostrato non solo di essere molto preparate, ma anche di riuscire a tenere viva l'attenzione del pubblico.
Il grande successo della manifestazione è sicuramente merito di tutti i protagonisti che hanno collaborato alla perfetta riuscita della giornata: la Delegazione FAI Agrigento, i volontari e i giovani del FAI, la Prefettura, il Comune di Agrigento, il Comune di Favara, l'Ufficio Scolastico Regionale, i Dirigenti scolastici, Farm Cultural Park e tanti altri.
L'entusiasmo generato dall'evento è stato documentato anche attraverso i numerosi scatti condivisi sui social.
Non si può amare e proteggere ciò che non si conosce, ripeteva la fondatrice del FAI, Giulia Maria Crespi.
Soddisfazione per l'ottima riuscita della manifestazione è stata espressa dal Capo Delegazione FAI Agrigento, Giuseppe Taibi, e dalla responsabile FAI Scuola, Anna Gangarossa, che hanno voluto evidenziare il successo dell'iniziativa, anche grazie all'insostituibile apporto delle volontarie e dei volontari che stanno consolidando l'impegno del Fai nel territorio, per il suo rilancio culturale. Un impegno condiviso da tutta la Delegazione FAI Agrigento formata da Matteo Iemmola, Adriana Iacono, Tonia Lombardo, Carmelo Capraro, Giuseppe Luparello, Bruno Carapezza, Giosuè Graci, Nuccio Zicari, Luigi Mula e Ruben Russo.
"Forti di questo successo dobbiamo continuare a camminare uniti, Istituzioni ed Associazioni, per ripartire dalla Cultura in vista di Agrigento 2025. La cultura è l'unico strumento che può cambiare in meglio la mentalità di un territorio per il bene nostro e delle nuove generazioni", ha affermato Giuseppe Taibi.
Per Anna Gangarossa: "Le Giornate FAI hanno acceso negli studenti la passione per la conoscenza e il desiderio di protezione di quel patrimonio che appartiene a tutta la comunità".
Gli appuntamenti culturali, dunque, fanno bene sia dal punto di vista educativo, perché avvicinano alla cultura del bello, sia perché permettono di costruire programmi e progetti importanti in prospettiva di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025.


livesicilia.it
Disavanzo, la Regione va avanti per la sua strada in attesa della Consulta. Schifani alla Corte dei conti: "La nuova intesa sul ripiano supera quella del 2019"
La Corte dei conti tira dritto sulla vicenda dell'ulteriore disavanzo della Regione relativo al 2018 e il governo Schifani procede comunque con il suo piano di rientro. Il pronunciamento sulla parifica del Rendiconto 2021 riporta il calendario a un anno fa, quando i giudici contabili sospesero il giudizio nell'attesa che la Corte costituzionale decidesse sulla illegittimità della norma che consentì la spalmatura decennale dell'ulteriore miliardo e 26 milioni di euro di disavanzo. La Consulta non si è ancora espressa e così le Sezioni riunite della Corte dei conti per la Regione Siciliana hanno confermato il loro orientamento, non spostandosi di un centimetro rispetto a 12 mesi fa: sospeso il giudizio sul risultato di amministrazione. Il governatore Renato Schifani ha provato ha spiegare in punta di diritto le novità messe in campo dal suo governo, ma per i giudici il nodo resta sempre lo stesso.Il disavanzo e la 'spalmatura' decennale
Il collegio, presieduto da Salvatore Pilato, ha accolto la richiesta della Procura generale, rappresentata da Maria Aronicaponendo nuovamente la questione di legittimità costituzionale sui tempi della spalmatura del disavanzo.
 Le modalità furono stabilite da un accordo del 2019 tra l'allora governo Musumeci e l'Esecutivo Conte 2. Secondo la Procura della Corte dei conti la Regione avrebbe dovuto ripianare il disavanzo nei tre esercizi di bilancio successivi ma il governo Musumeci, con Gaetano Armao nella cabina di regia dell'assessorato al Bilancio, optò per una spalmatura decennale forte di un accordo con lo Stato messo poi nero su bianco con un decreto legislativo emanato dal presidente della Repubblica.
Per i giudici contabili quell'intesa non può essere considerata valida: arrivò in ritardo. Sul punto, inoltre, Aronica ha contestato la "legittimità costituzionale" della norma utilizzata per raggiungere l'accordo: a suo dire sarebbe in contrasto con l'articolo 117 della Carta che attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in tema di armonizzazione dei sistemi contabili. Una competenza "non derogabile dalla Regione - è la tesi della Procura -, né con legge regionale né con legge rinforzata di attuazione dello Statuto". Dalla Regione, però, sottolineano come il decreto legislativo che attuò la norma dello Statuto regionale abbia rango di fonte 'superprimaria'. Ma c'è di più: la legge di bilancio nazionale che contiene il nuovo accordo tra Roma e Palermo ha superato il problema della competenza esclusiva statale, e per questo il giudizio della Consulta, come sostenuto da Schifani, dovrebbe risolversi con una cessazione della materia del contendere. Il nuovo accordo Palermo-Roma sul disavanzo
La patata bollente, ad ogni modo, è passata nelle mani del governo Schifani che nel frattempo, nel dicembre 2022, ha ottenuto dallo Stato una nuova norma con legge ordinaria che autorizza la Regione a ripianare in otto anni, a decorrere dall'esercizio 2023, il disavanzo 2018 e le altre quote non recuperate al 31 dicembre 2022. Schifani ha ricordato ai giudici che il nuovo accordo, di fatto, supera la vecchia intesa finita sotto scacco e comunque "prossima all'abrogazione". "Cesserà la materia del contendere" ha spiegato Schifani nell'aula magna della facoltà di Giurisprudenza andando a tratti a braccio rispetto all'intervento già preparato. Per il governatore il nuovo patto con Roma "fa chiarezza sul quadro normativo che disciplina le modalità di recupero del disavanzo".

telemontekronio.it

Riforma delle province. Possibile elezione diretta a giugno

La Sicilia accelera sulla riforma delle Province, con l'obiettivo di tornare all'elezione diretta.
Dovrebbero, dunque, essere i cittadini a scegliere i propri rappresentanti. La commissione Bilancio dell'Assemblea regionale ieri ha dato parere positivo all'emendamento dell'assessore all'Economia Marco Falcone che prevede altri 5 milioni ( in aggiunta ai cinque già inseriti nel testo base per la copertura finanziaria ), per poter procedere all'organizzazione delle votazioni, anche se per coprire l'intero costo servirebbero altri 10 milioni di euro che potrebbero essere stanziati nella prossima manovra di bilancio. Adesso il disegno di legge tornerà in commissione Affari istituzionali, poi spetterà alla Presidenza dell'Ars, guidata Gaetano Galvagno, convocare la capigruppo per calendarizzare il ddl per l'aula. Trovati i soldi, occorre stabilire la data delle elezioni e l'orientamento sembra essere quello di mettere su un election day, accorpando le provinciali alle Europee di giugno prossimo, ma la fattibilità è tutta da capire con la nuova norma e con l'incrocio delle direttive europee in materia. C'è ancora tempo per stabilire la data delle votazioni: devono, infatti, ancora passare almeno tre mesi dall'approvazione della Finanziaria. Non sarebbe una novità se anche la data di giugno 2024 dovesse slittare. Il tema "province" non ha mai messo d'accordo tutti gli esponenti politici siciliani ed è da anni che si parla delle elezioni che dovrebbero cambiare, per l'ennesima volta, l'assetto organizzativo territoriale siciliano. C'è dunque, da aspettarsi di tutto.


buttanissimasicilia.it
La commedia delle province. Dopo dodici rinvii la Regione accelera. Calderoli come garante, ma non basta. Il rischio di una impugnativa
In attesa di una riforma vera e inoppugnabile - l'unica all'esame delle commissioni è quella proposta da Sammartino sui Consorzi di Bonifica - l'Ars ne potrebbe adottare una farlocca o, comunque, monca in partenza: siamo parlando del ddl di riforma delle province, che qualche giorno fa ha fatto segnare un passetto in avanti. La commissione Bilancio dell'Assemblea regionale, con un emendamento a firma Marco Falcone, ha infatti previsto 10 milioni di copertura finanziaria per garantire sei mesi di funzionamento agli enti d'area vasta (ne servirebbero altri cinque solo per indire le elezioni). In pratica, una forma di investimento iniziale, come accade per le start up. Anche se sul tema, a dispetto di tutto il resto, la Regione è più avanti di quanto non suggerisca il buonsenso. E' stato l'ex presidente Totò Cuffaro a spiegare, in breve, l'iter di legge che porterà alla reintroduzione delle province, abolite nel 2013 da Crocetta, e di circa 300 poltrone (attraverso l'elezione diretta degli organi istituzionali): "Manca soltanto la presa d'atto della I Commissione, presieduta dall'On. Ignazio Abbate della Democrazia Cristiana, che - ricorda Cuffaro - come tutto il nostro partito, è un grande sostenitore del ritorno delle province. L'approvazione della legge sarà un impegno mantenuto con gli elettori siciliani del governo Schifani. È un risultato importante che ci consentirà una migliore rappresentanza democratica e la salvaguardia del territorio". Cuffaro incassa il risultato all'indomani del meeting di Forza Italia che, probabilmente, ne ha decretato l'esclusione dal prossimo parlamento europeo. Anche se in Commissione, per la verità, a fare la parte del leone sono stati Forza Italia e Fratelli d'Italia: l'improvvisa accelerazione, infatti, significa che l'obiettivo è votare nella stessa data delle Europee (il 9 giugno), sacrificando i partiti "locali" come Dc ed Mpa. Anche se il percorso è più ardimentoso di così. Non si tratta soltanto della presa d'atto di Abbate o delle modifiche che verranno proposte in aula, a Sala d'Ercole. Ma c'entra, soprattutto, l'incompatibilità della norma siciliana con la Legge Delrio, quella che ha riformato gli enti locali e rimpiazzato le province con le Città metropolitane, tuttora in vigore a Roma. Se non ci fosse da piangere, verrebbe quasi da ridere.La Regione, che in questo primo anno di governo Schifani ha viaggiato a scartamento ridotto, e di cui non si ricorda un solo provvedimento meritorio, è in prima linea per ricambiare tutto. Talmente avanti da non attendere le conclusioni di Palazzo Chigi e rischiare l'ennesima impugnativa di una legislatura partita malissimo. A riassumere le regole del gioco sono i Cinque Stelle: "La reintroduzione dell'elezione diretta dei presidenti delle Province è carta straccia finché non avverrà il superamento della legge Delrio che spetta al parlamento nazionale. A Roma - spiegano i deputati grillini - pare non vi sia traccia di questa volontà; la manovra di bilancio adesso in discussione non ha previsioni di spesa in funzione della riforma sulle province, il che ci fa facilmente intuire che il governo Meloni ha rimandato l'argomento a data da destinarsi. A questo punto, non comprendiamo le volontà del governo Schifani. Giungere ad indire le elezioni, sulla base di accordi informali tra Roma e Palermo, senza che la Delrio sia stata ribaltata, rischierebbe di scatenare contenziosi su contenziosi fino alla pronuncia dell'incostituzionalità".
Questa situazione è nota fin dall'inizio ed è stata denunciata, ai tempi, anche dal capogruppo di Fratelli d'Italia, Giorgio Assenza. Qualsiasi calcolo prudenziale, però, è andato a ramengo di fronte alla smania di Schifani di assicurarsi un altro primato (dopo la denuncia del cartello fra Ita e Ryanair, mai provato). E così ecco le presunte "rassicurazioni" di Calderoli, noto estimatore dell'autonomia siciliana (si scherza). Inoltre, "Palazzo Chigi non ha mai manifestato alcuna contrarietà al ddl di cancellazione della Delrio" ha detto Schifani in una recente intervista a Live Sicilia. Pur non essendo fra le priorità dell'agenda Meloni "c'è un via libera implicito, corroborato anche dalle dichiarazioni di diversi leader nazionali favorevoli al ritorno dell'elezione diretta. Evidenzio inoltre che il governo nazionale non ha impugnato la nostra legge che autorizzava la proroga degli attuali commissariamenti nelle Province e ricordo che in quel testo è contenuto un chiaro riferimento alla volontà di tornare al voto diretto".In effetti non era stato il governo, bensì la Consulta a bollare come "incostituzionale" una legge del 2022, approvata dall'Ars, che rinviava di un ulteriore anno l'elezione di secondo livello degli organi dei Liberi Consorzi e delle Città metropolitane. Segnalando in blu il reiterato rinvio dei processi democratici (saremmo già a quota dodici) con cui "il legislatore regionale ha di fatto impedito la costituzione degli enti di area vasta in Sicilia", in violazione degli articoli 3, 5 e 114 della Costituzione. Per tutta risposta, l'Ars ha approvato una leggina per fare in modo che i commissari straordinari fossero soltanto dirigenti regionali. Gli ultimi, nominati lo scorso 14 settembre, rimarranno in carica fino a quando la matassa non verrà sbrogliata. Sembra una commedia scritta male. E invece una logica c'è: la politica, atteso che da qui in avanti non mancheranno occasioni per stabilire pesi e contrappesi (dalle mance in Finanziaria alle nomine della sanità) sta preparando il campo per la più grande delle infornate. La segretaria del Carroccio Annalisa Tardino, tradendo una certa sicumera, ha spiegato che "la Lega si assicurerà la guida di almeno una tra Palermo, Catania e Messina. Del resto il partito ha già rinunciato a posizioni di vertice in alcune città capoluogo. Gli alleati dovranno tenerne conto".Più che salvaguardare il territorio (come dice Cuffaro), ripristinare le funzioni degli enti e cancellare la trovata populistica di Crocetta, sembra che l'unica clausola di salvaguardia di questa operazione sia l'autoconservazione della politica. Con l'atteggiamento tipico della "casta". Per fare in modo che la gente comprenda, e magari approvi, i 70 deputati dell'Ars potrebbero impiegare l'attesa a pensare a qualcos'altro: a una riforma della burocrazia, a un piano di sviluppo e occupazione, a come non perdere i finanziamenti del Pnrr, a lenire le ferite della sanità. Ce ne sarebbero di cose da fare, ma - chissà come - l'attenzione ricade sempre sulle più futili e tortuose.

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO