agrigentonotizie.it
Violenza sulle donne, collocato un albero della vita con le scarpe rosse al palazzo della Provincia
E' stato realizzata dai componenti del Comitato unico di garanzia e rimarrà permanentemente esposto.
A due giorni di distanza dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, anche il Libero consorzio comunale di Agrigento ha voluto dare un contributo con un'iniziativa che si è tenuta lunedì 27 novembre nell'atrio del palazzo della Provincia in piazza Vittorio Emanuele.
Su iniziativa della dirigente del settore Pari opportunità del Libero consorzio nonché presidente del Comitato unico di garanzia dell'Ente, Maria Antonietta Testone, è stata infatti collocata un'installazione finalizzata a richiamare l'attenzione sui continui fatti di sangue e di violenza che riguardano le donne.Si tratta di un albero della vita stilizzato con applicate delle scarpe rosse, simbolo internazionale della lotta alla violenza di genere, realizzato dai componenti del Comitato unico di garanzia. E' stato collocato permanentemente all'ingresso del palazzo della Provincia che è anche sede della Prefettura. Presenti il prefetto di Agrigento Filippo Romano e il commissario del Libero consorzio Giovanni Bologna che ha ufficialmente scoperto l'istallazione. "Abbiamo voluto dare un segnale di sensibilità - ha spiegato la dottoressa Testone - contro questo triste fenomeno che sta attraversando la nostra società contemporanea. Speriamo che questo piccolo segnale, possa servire come riflessione per tutte le persone che lo vedranno entrando in questo palazzo".Anche il prefetto Filippo Romano ha subito aderito all'iniziativa ed ha espresso il suo pensiero legato anche ai recenti fatti di cronaca. "La violenza di genere - ha detto - è un fatto disonorevole in qualsiasi sua forma. Non smetterò mai di rimarcare il concetto secondo cui la parola fondamentale, che dovremmo tenere sempre a mente, è 'rispetto'. Non si deve mancare di rispetto a nessuna persona, sia uomo che donna. Solo in questo modo la violenza può essere sconfitta".
grandanngoloagrigento.it
L'alberghiero di Favara accorpato con l'istituto Gallo di Agrigento: il no del sindaco Palumbo
Dopo la protesta delle comunità montane dei comuni di San Biagio Platani, Alassandria della Rocca, Bivona e Santo Stefano Quisquina sulla creazione di un unico istituto comprensivo con sede centrale a Casteltermini, adesso anche il sindaco di Favara Antonio Palumbo ribadisce il no all' accorpamento dell' istituto "Ambrosini" con l'istituto "Gallo" di Agrigento."Siamo contrari ad ogni progetto di smantellamento della sede favarese del nostro Alberghiero. Abbiamo proposto di assegnare l'istituto "Gaspare Ambrosini" al Liceo "Martin Luther King", che necessita di nuove aule e spazi collettivi. Questa soluzione garantirebbe la continuità didattica ed organizzativa con il risultato di creare un forte polo di livello superiore, tutto a beneficio dei nostri giovani", si legge nel documento a firma del primo cittadino insieme all'assessore all'Istruzione Antonio Liotta presentato alla Regione e all'Ufficio regionale scolastico. "Una proposta che a nostro parere rende giustizia all'intera comunità di Favara che si sta vedendo privare, a causa di una logica economica/amministrativa, di scuole, dipendenti amministrativi ed insegnanti che contribuiscono a sviluppare progetti innovativi contro la marginalità, utili a fare crescere i processi democratici partecipativi nei giovani e contrastare devianza sociale e abbandono scolastico", dichiara in una nota il sindaco Palumbo.Nel documento presentato l'Amministrazione accoglie la possibilità di un'unificazione degli istituti comprensivi "Camilleri" e "Guarino", e propone di assegnare i plessi "Bersagliere Urso" e "Antonio Russello", in atto di competenza dell'Istituto "Camilleri", all'Istituto comprensivo "Vitaliano Brancati", ottenendo un equilibrato numero di alunni per i tre Istituti.
lentepubblica.it
Proroga al 2024 per la relazione annuale dei Responsabili della Prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT)
A ufficializzare la proroga è l'Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione: slitta al 2024 il termine per la pubblicazione della relazione annuale RPCT (Responsabili della Prevenzione della corruzione e della trasparenza).Si tratta di un differimento che ha lo scopo di consentire ai Responsabili della Prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT) di svolgere adeguatamente tutte le attività connesse alla predisposizione della sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO o dei Piani triennali di prevenzione della corruzione e della trasparenza.Scopriamo dunque qual è la nuova scadenza stabilita dall'Autorità.Proroga al 2024 per la relazione annuale RPCTPertanto l'Anac, con il comunicato del presidente dell'8 novembre 2023, ha prorogato al 31 gennaio 2024 il termine ultimo per la predisposizione e la pubblicazione della Relazione annuale che i RPCT sono tenuti ad elaborare.Per la redazione della relazione, i RPCT si avvalgono della Scheda per la relazione annuale del RPCT 2023 pubblicata sul sito di ANAC.La relazione va poi pubblicata sul sito dell'ente all'interno della sezione "Amministrazione trasparente"/"Società trasparente", sotto-sezione "Altri contenuti - prevenzione della corruzione".Non appena saranno completati i necessari interventi di adeguamento, i RPCT che utilizzano la Piattaforma di acquisizione dei PTPCT (Piani triennali di prevenzione della corruzione e della trasparenza) di Anac potranno usufruire del servizio di generazione automatica della relazione annuale dopo aver completato l'inserimento dei dati relativi ai Piani o alla sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO, e alle misure di attuazione, con riferimento all'annualità 2023.
Busta paga più "pesante" per i dipendenti statali a dicembre. esclusi comunali e provinciali.
Nel mese di dicembre, alcuni dipendenti statali avranno una busta paga più pesante: ecco a chi spetterà e a quanto ammonterà.
Per l'ultimo mese dell'anno, alcuni dipendenti pubblici, come medici, funzionari e insegnanti, avranno stipendi più cospicui, grazie all'erogazione della tredicesima e all'anticipo del pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale (maggiorata 6 o 7 volte).A seconda della categoria, l'aumento potrà andare da 700 a 2mila euro.
Vediamo allora quali saranno i dipendenti pubblici a ricevere una busta paga più alta.
Busta paga più pesante dipendenti pubblici a dicembre: ecco perchéLa misura è stata introdotta dal decreto Anticipi, attualmente in discussione al Senato ed è stata finanziata con due miliardi di euro. L'aumento interesserà 2,5 milioni di dipendenti pubblici.Oltre all'erogazione della tredicesima, l'aumento è dato dal pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale "maggiorata", da corrispondere ai dipendenti della Pubblica Amministrazione, a partire da gennaio 2024, in quote mensili.
Col Decreto Anticipi, l'attuale somma (già corrisposta ai lavoratori pubblici in attesa del rinnovo del contratto) sarà moltiplicata per 6 o 7 volte e corrisposta tutta insieme nella mensilità di dicembre.Ecco alcuni aumenti:Per chi lavora nei ministeri, l'aumento sarà di 1167 euro per i funzionari ministeriali, mentre sarà di 872 euro per gli assistenti (il gradino gerarchico immediatamente inferiore);Per l'operatore di un ministero (che ha la fascia di retribuzione più bassa), l'aumento sarà di 709 euro in media, mentre un direttore avrà un aumento di circa 2mila euro (1939,7 euro precisamente);Un docente della scuola dell'infanzia, con un'anzianità tra i 28 e i 34 anni, riceverà 1056 euro, mentre un docente di un istituto secondario di secondo grado, con 10 anni di esperienza, riceverà 914 euro;Per i medici, l'aumento sarà di 1516 euro, mentre per gli infermieri l'aumento potrà arrivare fino a 1118 euro.
Chi saranno gli esclusi?Ci saranno, però, delle categorie escluse da questo aumento previsto dal decreto Anticipi.Ad essere esclusi saranno i lavoratori precari della Pubblica Amministrazione, che riceveranno l'indennità di vacanza contrattuale maggiorata mensilmente, a partire da gennaio 2024.Rimarranno fuori dall'aumento una tantum anche i dipendenti comunali e quelli provinciali.
Per loro, dovrebbero essere i Comuni e le Province a stanziare le risorse necessarie per il versamento dell'anticipo in busta paga, ma è difficile che i sindaci riusciranno a farlo.Perciò, anche per loro l'indennità di vacanza contrattuale sarà pagata in quote mensili, a partire da gennaio 2024.
porcu.it
Provincia, la riforma può attendere
Niente da fare. Nonostante le insistenze della Lega e di Matteo Salvini. I soldi non ci sono: per rimettere in piedi le Province ed annullare la riforma Delrio serve un miliardo di euro. E nessuno li ha. Per raccoglierli andrebbero limati da altri capitoli di Bilancio: con il rischio di innescare la rabbia degli italiani chiamati ad una nuova stretta di cinghia per finanziare il ritorno delle amministrazioni cancellate.Lo stop era scattato all'inizio dello scorso mese di settembre. Era saltata la seduta in Senato: sine die. Da allora le insistenze di Matteo Salvini e della Lega sono state senza sosta: puntava a votare per le Province ripristinate già la prossima primavera insieme alle Europee. Niente da fare. Da oggi è ufficiale che almeno fino a dopo le elezioni non se ne parla. Perché nel pieno della sessione di Bilancio tema è stato archiviato, impantanato nelle paludi della commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama.La questione del ripristino delle Province in Italia è diventata un campo di battaglia politico, con la Lega e il suo leader Matteo Salvini da una parte e Fratelli d'Italia dall'altra.
La promessa di Salvini di riportare le Province all'elezione diretta, con il ripristino delle vecchie competenze, presidente e consiglieri scelti direttamente dai cittadini, finanziamenti adeguati, si scontra con un ostacolo insormontabile: la mancanza di un miliardo di euro necessario per annullare la riforma del Dem Graziano Delrio e voluta con forza da Matteo Renzi. (Leggi qui: La Provincia non si tocca).I Fratelli non ci stannoGiorgia MeloniI numeri dei sondaggi dicono che in questa fase il centrodestra prenderebbe la maggioranza delle nuove amministrazioni provinciali. Ma nessun Ragioniere Generale dello Stato metterebbe la firma su un provvedimento privo delle coperture necessarie. Con i soldi invece il ragionamento cambierebbe.
Fratelli d'Italia da quell'orecchio non ci sente. Togliere soldi agli italiani per finanziare il ritorno delle Province vecchia maniera sembra il finale del film di Checco Zalone con il mito del Posto fisso. Il partito di Giorgia Meloni rifiuta di sostenere la proposta della Lega. Il dossier delle Province, attualmente in commissione Affari Costituzionali del Senato, è stato archiviato durante la sessione di Bilancio.La sottosegretaria Wanda Ferro, una fedelissima della premier, sembrava aver inserito il ritorno delle Province nell'accordo tra Lega e Fratelli d'Italia sul pacchetto di riforme istituzionali. Nel pacchetto c'era il taglio del quorum del 50% per vincere le Comunali nelle città più grosse portandolo al 40% (favorisce il centrodestra che come coalizione può raggiungere l'asticella, il Pd senza M5S nemmeno se beve una botte di Cesanese riesce a vedere quel traguardo). Nello stesso pacchetto lo sblocco del limite dei due mandati consecutivi per i sindaci, portato a tre.Invece salta tutto.
La mancanza di risorse è diventata un ostacolo insormontabile. Il governo non ha trovato i fondi necessari per le competenze da riassegnare alle Province.Alta tensioneMatteo SalviniLa situazione è complicata, con tensioni politiche tra Lega e Fratelli d'Italia. Il presidente della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni ha minimizzato la situazione, sottolineando che al momento non ci sono sviluppi concreti. Nel frattempo le Province restano in uno stato di limbo e la situazione sembra destinata a perdurare.
I leghisti temono che la questione delle Province possa rimanere in sospeso fino a dopo le elezioni Europee, rallentando il processo di ripristino delle istituzioni provinciali. Inoltre, un'altra misura cara a Salvini, ovvero il limite di mandato per sindaci e presidenti di Regione, potrebbe essere presentata separatamente. Il che creerebbe un fronte trasversale su un emendamento che riguarda solo il terzo mandato per i sindaci. Lo appoggerebbero anche i Dem.Il voto di secondo livelloPer ora resta tutto come prima.
A Frosinone si vota il 22 dicembre per rinnovare i 12 Consiglieri provinciali che restano in carica due anni mentre il presidente Luca Di Stefano resta in carica quattro anni.Si vota con il sistema del voto ponderato: votano solo i sindaci ed i consiglieri comunali ed il loro voto ha un peso differente in base al numero degli abitanti rappresentato. In base alle tabelle aggiornate il 22 novembre sono solo due Comuni sono nella fascia oltre 30mila abitanti: Frosinone e Cassino, ogni voto dei due sindaci e dei loro 56 consiglieri vale 306 voti ponderati.Nella fascia 10mila - 30mila abitanti ci sono 10 Comuni: Alatri, Anagni, Ceccano, Ferentino, Fiuggi, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Pontecorvo, Sora e Veroli. Lì votano 10 sindaci e 160 consiglieri comunali e ciascuno dei loro voti ne vale 205 ponderati. Nella fascia 5mila - 10mila abitant ci sono altri 10 Comuni: Arce, Arpino, Boville Ernica, Ceprano, Cervaro, Paliano, Piedimonte San Germano, Ripi, Roccasecca e Sant'Elia Fiumerapido. A votare sono 10 sindaci e 120 consiglieri comunali, con un indice di ponderazione pari a 118.Sono sedici i Comuni della fascia 3mila - 5mila abitanti: Amaseno, Aquino, Atina, Castelliri, Castro dei Volsci, Castrocielo, Esperia, Morolo, Patrica, Piglio, Pofi, San Giorgio a Liri, San Giovanni Incarico, Serrone, Supino, Torrice. Lì votano 16 sindaci e 192 consiglieri comunali, ciascuno con un indice di ponderazione pari a 66.I restanti 53 Comuni sono nella fascia fino a 3mila abitanti. Votano i sindaci e 530 consiglieri comunali. Ogni loro voto ne vale 30 ponderati.