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Spese folli al Cupa dell'ex presidente Mifsud: tutti assolti i funzionari
La Corte dei conti in appello accoglie il ricorso proposto dall'ex segretario generale Vella, unico condannato in primo grado, e dell'ex dirigente Matraxia, che era stata archiviata
Spese "folli" dell'ex presidente del Cupa di Agrigento Joseph Mifsud, tutti assolti in appello i vertici del Consorzio universitario e del Libero consorzio di Agrigento.In primo grado i giudici avevano riconosciuto a Mifsud per oltre 49.892 euro e all'ex segretario generale Giuseppe Vella fino alla concorrenza della somma di 43.227 euro, con il maltese che era però irreperibile da anni. Tutte prescritte, invece, le accuse nei confronti di Olga Matraxia (già segretario generale del Cupa) e per i dipendenti Giancarlo Giuliana, Gregorio Siracusa, Andrea Occhipinti, Leda Amato e Maria Cipolla.Adesso, in secondo grado, dopo il ricorso della Procura, i giudici contabili hanno chiuso la partita annullando la sentenza di primo grado e confermando l'archiviazione nei confronti degli altri imputati.
Secondo l'accusa, al Cupa, negli anni di gestione di Mifsud, decine di migliaia di euro finirono in "fumo" per taxi per destinazioni "ignote e non giustificate", cene in ristoranti con "ignoti o con soggetti annotati a mano e non giustificati", biglietti aerei "non collegati con la Sicilia", spese in "bar, souvenir e giocattoli", soggiorni in hotel "non giustificati" e "spese del tutto prive di pezze giustificative", con soldi pubblici utilizzati persino per comprare caramelle e cioccolatini.Adesso però i giudici hanno accolto il ricorso presentato da Vella, difeso dagli avvocati Giovanni e Giuseppe Immordino, e di Olga Matraxia, difesa dagli avvocati Girolamo Rubino e Rosario De Marco Capizzi, che, tra le altre cose, ha evidenziato come la Procura regionale avesse già archiviato nel 2012 una identica vicenda a carico di Mifusd, escludendo qualunque irregolarità.
I difensori di Matraxia hanno dunque contestato la violazione dell'art. 70 del codice di giustizia contabile, che prevede che la Procura, con decreto motivato, possa riaprire l'istruttoria soltanto laddove emergano successivamente elementi nuovi oppure preesistenti ma occultati.
Fatti nuovi che, al momento, non esistono.Gli atti della Procura sono stati quindi dichiarati nulli.
livesicilia.it
Spese folli" al consorzio universitario: appello nullo e assoluzioneLa decisione della Corte dei Conti
Le era stato contestato un danno erariale per circa di circa 78 mila euro per spese telefoniche, di missione e rappresentanza quando era dirigente del settore affari generali presso il consorzio universitario di Agrigento (Cupa). I giudici d'appello della Corte dei conti hanno dichiarato nullo l'appello della Procura contro la prescrizione dei presunti addebiti contestati a Olga Matraxia, agrigentina di 70 anni.
Spese folli, la decisioneI giudici hanno accolto le tesi degli avvocati Girolamo Rubino, Massimiliano Valenza e Giuseppe Impiduglia che hanno confermato la correttezza della sentenza di primo grado che aveva dichiarato prescritti gli addebiti. Gli avvocati hanno evidenziato come l'amministrazione fosse in grado di conoscere il presunto danno già a partire dal marzo del 2011 quando, su specifica richiesta avanzata dal Comune di Agrigento e dalla Camera di Commercio di Agrigento nella qualità di soci del Cupa, era stata trasmessa a tali enti l'elenco completo di tutte le spese del consorzio sotto la presidenza del professore Mifusd.Nei confronti dello stesso professore il procedimento era stato archiviato nel 2012 ritenendo insussistente qualsivoglia irregolarità. "E' possibile riaprire l'istruttoria - dicono gli avvocati - soltanto laddove emergano successivamente elementi nuovi oppure preesistenti ma occultati. In questo caso elementi nuovi non ce ne sono da qui la pronuncia dei giudici che hanno confermato che la dottoressa Matraxia non dovrà risarcire il Cupa per il danno causato".
corrieredigelaonline.it
Province, l'indicibile vergogna!
"O vota il popolo o votano i consiglieri provinciali". I circuiti social hanno diffuso qualche giorno fa una nota di una parte politica che si richiama allo spirito sicilianista per denunciare "l'ignobile storia delle province".Il bersaglio è marginale, il sistema di voto. L'ignobile storia parte da lontano e quella della abolizione delle province con l'annuncio della nascita dei Liberi Consorzi di Comuni in Sicilia, previsti dallo Statuto speciale e mai attuati.
Il cruccio degli autori della nota è il voto di secondo grado, assegnato ai consiglieri comunali. I Liberi Consorzi, mai istituiti e gli enti intermedi, devastati da dieci anni di gestione commissariale sprovvista di risorse e di regole, subiscono l'onta di un giudizio ingiusto che maschera la tenace avversione verso i Liberi Consorzi, visti come fumo negli occhi dalle burocrazie provinciali e dalle nomenclature "intermedie". La vicenda lascia il sapore di una truffa, pianificata senza remora alcuna, che viene salutata come vittoria del buonsenso, senza che alcuno ne ravvisi l'infamia grazie ad una interessata devozione dei decisori istituzionali.
La riforma annunciata in grande spolvero, con la nascita dei Liberi consorzi, vive la vigilia del suo esonero definitivo per volontà dell'attuale governo regionale, presieduto da Renato Schifani. Il ripristino delle province, sostiene l'esecutivo "mette fine ad una esperienza fallimentare" e ripristina "servizi fondamentali quali la manutenzione delle strade e la cura dell'edilizia scolastica...".
L'ignobile storia, la storia vera, comincia con la prima legislatura dell'Ars, che non istituisce i Liberi Consorzi, e prosegue per più di mezzo secolo con finte riforme, in particolare con la nascita delle nuove province negli anni Novanta, che non modificano in nulla gli assetti territoriali e burocratici dell'isola, profondamente mutati rispetto al secolo scorso grazie alla nascita di ambiti territoriali omogenei caratterizzati da economie industriali o agricole di grande rilievo. Le burocrazie, politiche ed amministrative, sono un muro invalicabile.
I sostenitori della controriforma, il ripristino delle province, si sono serviti di un metodo antico ed efficace: il percorso è stato minato, le innovazioni fermate dalla potente lobby dei capoluoghi, sedi inamovibili di enti e strutture, pubbliche e private. La legge di abrogazione delle vecchie provincie in campo nazionale (legge Del Rio) è stata spazzata via o quasi e in Sicilia le ex province sono state tenute sotto il livello di sussistenza, mentre si accendevano conflitti sulle funzioni, sugli ambiti territoriali, sul sistema elettorale (voto di secondo grado affidato ai consiglieri per l'elezione delle amministrazioni di ogni Consorzio).Il ripristino dello statu quo ha guadagnato in corso d'opera sempre maggiori consenso grazie ai guai provocati dalla mancanza di risorse e una legislazione opaca. I commissariamenti, cari ai governi regionali, hanno rappresentato il grimaldello, per entrare nella stanza dei bottoni, una regia tenace e previdente. E' bastato spingere fino in fondo ik dissesto di una riforma mai veramente partita e ruotare il grimaldello nel giusto verso per innescare la volontà unanime a favore del ritorno all'antico.
Resta l'elezione diretta da rimettere in sesto, ma c'è un inciampo, la legge Del Rio, che abroga le province, non è stata ancora gettata nel cestino, la Sicilia non può legiferare, altrimenti potrebbe subire l'impugnativa del governo nazionale. La Corte costituzionale ha recentemente ingiunto all' Ars di convocare il corpo elettorale per l'elezione dei consigli provinciali in Sicilia, chiudendo un decennio di gestioni commissariali. C'è però chi soffre questa fase di stallo, le elezioni provinciali potrebbero rimettere in pista nuove formazioni e movimenti, o lobbies interne ai partiti, che in occasioni delle europee non possono far valere il diritto di esistere. Non è una piazza affollata quella che ingaggia il braccio di ferro regionale sulla controriforma, senza aspettare l'abrogazione della Del Rio, ma non può essere ignorata.
La piazza che non ha rappresentanza è vasta, quella del referendum di Gela è solo la più nota e riconoscibile. Ma chi volete che si incarichi di fare rispettare la volontà degli elettori di una comunità? Il quadro di riferimento è opaco, il livello politico del confronto assai modesto. Chi dovesse osare richiamarsi allo Statuto verrebbe accolto con lancio di uova e pomodori marci, sarebbe sospettato di non starci con la testa. Chi, imprudentemente, l'ha fatto, ha ricevuto un plauso formale e l'accondiscendenza che si concede per compassione ai perdenti.
Qualche domanda possiamo farcela, tuttavia, dal momento che non calchiamo la scena in uno dei teatri di cartone dell'intellighènzia politica siciliana. Perché siamo a questo punto? Perché la Sicilia ha buttato al macero la sua storia di popolo-nazione?
Le malandrinerie commesse dai rappresentanti delle assemblee legislative godono di una impunità "morale" oltre che giuridica; è un po' ciò che accade negli stadi di calcio, dove è possibile esibirsi in baruffe orrende, scambi di accuse ignobili, insolenze inaudite senza alcuna conseguenza. L'impunità collettiva ha allargato anzi la sua sfera d'influenza nei territori estranei alla contesa - la sede delle deliberazioni e gli stadi di calcio - spesso teatro di guerriglie urbane e parlamentari. Le ipocrite geremiadi di ogni competizione elettorale, sempre meno partecipata, sono il corollario di un panorama che vede la democrazia e la convivenza civile irrimediabilmente penalizzate.
Non sorprende: la fiducia nelle istituzioni è determinata dall'etica di coloro che le rappresentano. Ci si affida alla giustizia se c'è giustizia, ed ai governi se essi rappresentano gli interessi e le volontà dei cittadini. Quando le istituzioni sono teatro di intrighi, truffe politiche e irrispettose trasgressioni di leggi e buonsenso, la società civile ne è contagiata, diviene "incivile", oppure si arrende e intriga a sua volta per ottenere il riconoscimento di diritti o di privilegi non dovuti senza farsene alcuno scrupolo. La scelta dei candidati alle urne viene inquinata ed invece che essere dettata dalla qualità dei candidati e dalle loro competenze, subisce la miope legge del do ut des. In questo quadro di riferimento, che non ha confini locali né regionali, Gela costituisce una delle comunità che avrebbe diritto all'indulgenza per i comportamenti poco ortodossi dei suoi cittadini, spesso oggetto, e non a torto, di giudizi poco lusinghieri. Ha subito tanti torti e tante truffe; la vicenda referendaria sull'adesione al Consorzio di Catania, ignorato dalle istituzioni, parlamentari e giudiziarie, è fra quelle più difficili da digerire. La prevaricazione in questo frangente ha raggiunto limiti intollerabili.
Aldilà dell'episodio in sé, riportando la vicenda sui Liberi Consorzi, un'assemblea legislativa, che mistifica il senso delle sue deliberazioni in palese contrasto con la carta costituzionale da cui promana, commette il peccato più grave ai danni della democrazia e dell'etica politica ed istituzionale: essa tradisce la sua ragione d'essere e mente ai cittadini che l'hanno votata. Se nel perpetrare il delitto della frode politica e della menzogna istituzionale, dichiara di esprimere falsamente la volontà dei costituenti e l'interesse della comunità, si macchia di una indicibile menzogna. L'Assemblea regionale siciliana ha fatto torto in più circostanze allo Statuto speciale del quale è emanazione, ha eluso la Carta costituente o legiferato in modo difforme al suo dettato imperativo in materia di organizzazione amministrativa territoriale. Sollecita fino all'imprudenza nel reclamare poteri e funzioni previsti dallo Statuto nella distribuzione di risorse e nella permanenza di privilegi, spesso in modo incauto e svantaggioso, l'Assemblea è stata restia, perfino ostile nell'applicazione delle norme statutarie. Il ripristino delle province, eredi del Ventennio fascista, disconosce ancora una volta la Carta costituente.
castelbuonolive.it
Piano regionale di dimensionamento scolastico 93 istituti in meno in Sicilia
Molto preoccupati a risentirne sarà la qualità del servizio scolastico nella nostra regione"
"Eravamo già preoccupati e avevamo criticato la scelta di sopprimere 93 istituti scolastici in Sicilia. Eppure da mesi le rappresentanze presenti nelle Conferenze Territoriali (provveditori, Dirigenti scolastici, amministrazioni comunali, organizzazioni sindacali) con competenza e responsabilità avevano lavorato per fare coincidere l'obiettivo di razionalizzazione la rete scolastica con l'esigenza di non penalizzare oltre modo l'offerta agli studenti e alle famiglie. per evitare di indebolire la capacità operativa delle scuole coinvolte.Si poteva fare meglio per qualità e per quantità ora temiamo che a risentirne sarà proprio la qualità del servizio scolastico regionale". Ad affermarlo è Francesca Bellia segretaria generale Cisl Scuola Sicilia che interviene così sul piano di dimensionamento della rete scolastica in Sicilia, al termine della conferenza regionale che si è svolta stamani presso la sede dell'assessorato all'Istruzione con i sindacati di settore i dirigenti degli uffici scolastici provinciali e il direttore Usr Sicilia. Nel dettaglio verranno soppressi 19 istituti a Palermo, altrettanti a Catania, 11 a Messina, 7 a Caltanissetta, 5 ad Enna, 9 ad Agrigento, 9 a Trapani, 6 a Ragusa e 10 a Siracusa.
"L'assessore regionale all'Istruzione Turano - continua Bellia - poteva fare meglio e di più, se avesse ascoltato e preso a riferimento le proposte definite dai territori. Nel Piano esitato registriamo contraddizioni che possono avere ricadute negative sulla rete scolastiche, visto che la Regione non ha voluto definire un quadro coerente e lineare rispetto alle proposte definite dalle Conferenze, e che per diverse realtà, non tiene conto dei criteri e parametri indicati dalla normativa ministeriale". "Nel corso dell'incontro di oggi, abbiamo ribadito all'assessore che questa sua scelta vanifica lo sforzo di razionalizzazione secondo criteri di equità su cui tutte le conferenze di servizi avevano lavorato, e rischia di inserire elementi di discrezionalità nelle scelte operate". Adesso si attende il decreto regionale con i nuovi numeri delle soppressioni comunicati stamani ai sindacatiPOTR