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rassegna stampa del 19 dicembre 2023

lentepubblica.it


Dal 1° gennaio 2024 digitalizzazione totale degli Appalti: il riepilogo dell'Anac
La digitalizzazione totale degli Appalti, fissata al 1° gennaio 2024, rappresenta un obiettivo chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): ecco il riepilogo dell'Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) sulla situazione attuale e sul futuro.Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, pilastro fondamentale della modernizzazione italiana, sta per portare una rivoluzione epocale attraverso la digitalizzazione degli appalti pubblici.Una trasformazione epocale di modernizzazione dell'Italia e di crescita a livello europeo, che avrà un impatto rilevante su cittadini, amministrazioni e imprese. Affinché tutti gli attori del sistema (stazioni appaltanti, operatori economici, enti pubblici) siano pronti al passaggio, fissato al 1° gennaio 2024, Anac sta lavorando per dotare il Paese delle infrastrutture necessarie per lo svolgimento delle procedure di appalto in modalità digitale.Dal 1° gennaio 2024 digitalizzazione totale degli Appalti: il riepilogo dell'AnacIn cosa consiste concretamente la digitalizzazione degli appalti pubblici? Si tratta di superare l'era della carta nelle gare pubbliche, abbandonando l'approccio tradizionale basato su documenti cartacei e passaggi burocratici.Il nuovo Codice definisce questo cambiamento come l'"Ecosistema Nazionale di Approvvigionamento Digitale (e-procurement)". Questo implica un passaggio verso una dimensione digitale e immateriale in tutte le fasi del processo di acquisto, dalla programmazione all'esecuzione, con l'interoperabilità fra piattaforme certificate.Il Ruolo dell'Anac nella trasformazione digitaleIl ruolo principale in questo cambiamento spetta all'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), che sta lavorando per dotare il Paese delle infrastrutture necessarie. L'obiettivo è rendere le procedure di appalto più efficienti, accelerandole e rendendole meno costose, sia per le amministrazioni pubbliche che per le imprese coinvolte.Dal 1° gennaio 2024: piattaforme digitali certificate e interoperabilitàMa cosa cambierà effettivamente dal 1° gennaio 2024? La novità principale riguarda l'obbligo di utilizzare piattaforme digitali certificate per la gestione delle gare pubbliche. Questo coinvolgerà tutte le amministrazioni che non dispongono di una propria piattaforma, le quali dovranno adottare piattaforme certificate messe a disposizione da soggetti terzi.Interoperabilità e "once only" principleL'interoperabilità tra queste piattaforme e i servizi centralizzati sarà fondamentale per la comunicazione elettronica, lo scambio e il riuso dei dati tra le Pubbliche Amministrazioni, applicando il principio del "once only". Questo significa che i dati e i documenti devono essere forniti una sola volta alla Pubblica Amministrazione e riutilizzati quando necessario.Fascicolo virtuale dell'operatore economico: un passo avanti nell'automazioneInoltre, dal 1° gennaio 2024, sarà operativo il Fascicolo Virtuale dell'Operatore Economico (FVOE), un documento cruciale per verificare i requisiti degli operatori economici partecipanti alle gare pubbliche. Grazie all'interoperabilità, i dati contenuti in questo fascicolo verranno aggiornati automaticamente dagli enti certificatori.Pubblicità degli atti di gara garantita da AnacUn altro cambiamento significativo riguarda la pubblicità degli atti di gara, che sarà garantita da Anac attraverso la sua Banca Dati. La documentazione di gara sarà costantemente accessibile tramite piattaforme digitali, semplificando l'accesso alle informazioni per tutti gli attori coinvolti.Impatto del nuovo sistema di e-procurementQuale sarà l'impatto del nuovo sistema nazionale di e-procurement? La digitalizzazione completa del processo di acquisto porterà a un uso più efficiente dei dati, alla dematerializzazione documentale e a un aumento della sicurezza attraverso l'uso diffuso delle identità digitali. Questo consentirà alle amministrazioni pubbliche di gestire in modo trasparente, efficiente e moderno i propri acquisti, con riflessi positivi sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini.La trasformazione della banca DatiIl ruolo chiave di Anac nella gestione della Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici e la sua interoperabilità con altre piattaforme digitali rappresentano una pietra miliare in questa evoluzione. La Banca Dati, con oltre 65 milioni di affidamenti, si trasforma in uno strumento abilitante per l'ecosistema nazionale di e-procurement, contribuendo al cambiamento epocale nel modo in cui l'Italia gestisce gli appalti pubblici.


l'ecodelsud.it
Riforma Province, accantonata. Anche in Sicilia niente voto a giugno, si prosegue con i commissari
Nonostante il richiamo della Corte costituzionale che ha bacchettato la Regione siciliana per il continuo rinvio delle elezioni di secondo grado nei Liberi consorzi e nelle Città metropolitane, gli enti, da quando sono stati istituiti in era crocettiana, sono retti da commissari e continuano a esserlo.Nel centrodestra siciliano anche questa materia è motivo di divisioni e la giunta Schifani non ha ancora deciso il da farsi: la riforma delle Province è stata approvata in commissione Bilancio ma di essere esitata dall'Ars non se ne parla. Dunque viene accantonata qualsiasi ipotesi di andare al voto in primavera, in abbinata o meno alle Europee. Se ne parlerà ormai dopo, ammesso che si trovi un accordo anche con Roma dove l'argomento è stato accantonato, alle prese com'è il Governo Meloni con la legge di Bilancio, su cui non si vuole pesino anche le somme che dovrebbero essere destinate alle Province.Intanto il rinvio di questa legge peserà pure sugli accodi per le Europee dove la candidatura alla presidenza di questi enti avrebbe dovuto funzionare come camera di compensazione per gli esclusi di rango dalla corsa a Bruxelles.
Dunque bocce ferme, fino a quando a Roma il Parlamento nazionale non procederà all'abrogazione della Legge Del Rio, sulla base della quale gli organi delle province sono eletti con elezioni di secondo grado, ossia non dai cittadini, bensì dai consiglieri comunali e dai sindaci.Rino Piscitello su "L nazione siciliana" ripercorre la storia.
"Il 3 marzo 2013 l'allora Presidente della Regione, Rosario Crocetta, annuncia in diretta televisiva nel corso della trasmissione L'Arena di Massimo Giletti, la prossima abolizione delle province in Sicilia.
Si rinviano così le elezioni provinciali previste in quell'anno e si commissariano le province.
Un anno dopo, l'11 marzo del 2014, su proposta del governo Crocetta, l'Assemblea Regionale Siciliana con il voto dei partiti della sinistra e dei 5 Stelle abolisce le province e istituisce loro posto 6 cosiddetti liberi consorzi e tre Città Metropolitane (Palermo, Catania e Messina). Si stabilisce inoltre che gli organi si eleggono con elezioni di secondo grado da parte dei consiglieri comunali e dei sindaci.
Per quanto riguarda le tre città metropolitane, il sindaco metropolitano non viene eletto, ma la carica viene assunta dal sindaco della città capoluogo.
Un commissariamento lungo dieci anni - Le elezioni di secondo grado però non si terranno mai. Segue invece un lunghissimo commissariamento che dura da oltre dieci anni.Intanto nell'aprile 2014, il Parlamento nazionale approva la legge Del Rio che abolisce in tutta Italia l'elezione diretta delle province e istituisce le elezioni di secondo grado.
Nell'agosto 2017, su proposta di Forza Italia, l'Assemblea Regionale approva a sorpresa una norma che ripristina l'elezione diretta delle province. Il governo nazionale capeggiato da Matteo Renzi impugna però subito la legge regionale.La Corte Costituzionale nel luglio 2018 dichiara incostituzionale la legge regionale in quanto contrasta con quella nazionale considerata di grande riforma economica e sociale e come tale, a detta della Corte, prevalente sulle norme regionali, anche per le regioni a statuto speciale.
Ma la Regione ha potestà esclusiva sugli enti locali - La sentenza della Corte è un mostro giuridico in quanto calpesta l'articolo 15 dello Statuto della Regione Siciliana che assegna alla Regione potestà esclusiva sull'ordinamento degli enti locali in Sicilia.Un'altra sentenza della Corte Costituzionale del novembre 2021 ha però di fatto riaperto il dibattito. La sentenza dichiara che "risulta del tutto ingiustificato il diverso trattamento riservato agli elettori residenti nel territorio della Città metropolitana rispetto a quello delineato per gli elettori residenti nelle Province". Ossia ha ritenuto non costituzionale il fatto che gli elettori del capoluogo delle città metropolitane eleggano il sindaco metropolitano attraverso l'elezione diretta del proprio sindaco e che questo di fatto è invece impedito ai cittadini degli altri comuni della stessa città metropolitana, nonché ai cittadini residenti nei liberi consorzi (ossia nelle sei province che non sono aree metropolitane).Una legge si rende quindi comunque necessaria e attiene esattamente al nodo dell'elezione diretta.
È arrivata quindi l'ora che la Sicilia torni a rivendicare la competenza esclusiva che per Statuto ha sull'ordinamento degli enti locali e predisponga una legge regionale che preveda il ritorno all'elezione diretta.Il disegno di legge, è stato approvato in commissione Bilancio, si aspetta soltanto il suo passaggio in aula per l'approvazione definitiva. Ed eccoci alla bugia che da molto tempo sostiene chi si oppone all'elezione diretta o vorrebbe comunque che fosse rinviata: la Sicilia non può approvare una sua legge finché non si abroga a Roma la legge Del Rio sulle province; la nuova legge siciliana sarebbe nuovamente impugnata.
Occorre far valere l'esclusività statutaria e procedere senza condizionamenti. Ma la Sicilia lo farà?.


livesicilia.it
Finanziaria, Falcone: "L'ok a dicembre vale oltre un miliardo per la Sicilia""Le opposizioni ci criticano per il rispetto della legge? Surreale"

 "Fiducia" è la parola più ricorrente nel vocabolario adottato dall'assessore all'Economia Marco Falcone, nella settimana che segna l'avvio della battaglia d'aula sulla Finanziaria. Falcone respinge al mittente le critiche delle opposizioni ("strumentalizzazioni con i piedi d'argilla") ed è perentorio sull'obiettivo più volte annunciato dal governo: "La Finanziaria va approvata entro il 31 dicembre, non è questione di puntiglio ma di sostanza per il bene della Sicilia: significa mettere in circolo per il 2024 almeno 1,5 miliardi di impegni della Regione in più rispetto al 2023".
Assessore, siamo nella settimana che segna lo sbarco della Finanziaria a Sala d'Ercole.
"Ci avviciniamo all'appuntamento con animo fiducioso dopo tanto e intenso lavoro, lungo diversi mesi. Siamo partiti già a giugno incontrando le associazioni e le categorie, poi le forze politiche e tutti gli stakeholder per costruire una Finanziaria che offra risposte a tante esigenze".Negli ultimi giorni tra lei e le opposizioni un botta e risposta molto duro.
"Trovo il dibattito di queste ore decisamente surreale. Il presidente Schifani, a inizio legislatura, aveva promesso che avrebbe regolarizzato i conti della Regione presentando il ddl di stabilità in tempo utile, per giungere al via libera definitivo entro la fine del 2023, come legge prescrive. Tuttavia le opposizioni gridano allo scandalo. E quale sarebbe questo scandalo? La nostra intenzione di non trascinare la Regione in esercizio provvisorio. Da non crederci. Riassumendo, il governo viene criticato perché vuole ricollocare la Regione nei binari della regolarità e dell'efficienza amministrativa. In realtà le minoranze farebbero bene ad agevolare l'approvazione della Finanziaria al più presto, per fare uscire la Sicilia da una condizione di cenerentola nella quale per troppi anni è stata relegata".Le opposizioni la invitano a guardare a quanto accaduto in commissione, sostenendo che lì le prove di forza non sono servite al governo.
"Tutto ciò che è accaduto in commissione è stato frutto di una dinamica attuata dal governo. Abbiamo deciso di rimuovere alcuni articoli che non incidevano sui quattro pilastri della manovra: rafforzamento finanziario dei Comuni, con cinquanta milioni in più rispetto allo scorso anno, e certezza nei trasferimenti delle risorse per gli enti locali; lotta al precariato, con la stabilizzazione degli Asu dopo 30 anni e gli interventi in favore degli ex Pip che significano complessivamente un processo di stabilizzazione per settemila persone; il rafforzamento delle misure antincendio con ulteriori trenta milioni su prevenzione e interventi contro le fiamme; gli incentivi alle imprese per le assunzioni, che si concretizzano in un fondo di cinquanta milioni di euro per tre anni. Le altre norme, che ci siano o meno, non alterano l'equilibrio costituente della Finanziaria".
Tra tali "altre norme" ci sono anche gli interventi che i vari deputati hanno chiesto e chiederanno per i propri collegi elettorali.
"Gli interventi 'territorializzati' sono, appunto, un modo per dare risposte ai territori nei quali sono stati eletti i deputati. Nulla di scandaloso, bisogna essere realisti, a condizione che questi interventi non diventino prioritari rispetto ai grandi temi e non sottraggano risorse a questioni vitali. Resta sul campo una Finanziaria espansiva fondata su un budget di spesa rafforzato dalla nostra oculata azione sulle entrate. Un esempio su tutti: le misure sul bollo auto".Ne avete fatto una bandiera.
"Grazie allo 'Straccia bollo' abbiamo ora la possibilità di incentivare ulteriormente le entrate, riuscendo ad abbattere il costo del bollo auto con una norma che prevede un 10% di sconto e, in aggiunta, un altro 10% per la domiciliazione bancaria, per tutti coloro che sono in regola. Il governo Schifani mette in campo un'azione di recupero dell'evasione tendendo la mano ai cittadini, senza costringere nessuno. Nell'ultimo anno il gettito del bollo auto è passato da 255 a 425 milioni di euro entro il 31 dicembre. Soldi che hanno creato un tesoretto tornato utile in questa manovra".
Ritorniamo però ai motivi che vi portano a spingere per una approvazione entro il 31 dicembre.
"Da 25 anni alla Regione Siciliana viene contestato il fatto che, dal punto di vista contabile, si lavori soltanto per sette mesi su 12 in virtù del ricorso costante all'esercizio provvisorio. Uno strumento che dispiega i suoi effetti fino ad aprile, termine che si sposta a maggio per la pubblicazione della legge sulla Gurs. In questo modo il Sistema informatico viene aperto a fine maggio, per poi chiudere la cassa a metà dicembre. Questo ha comportato una minore immissione di denaro nel mercato rispetto alle proprie possibilità. Nel 2021, al 30 novembre, ci furono pagamenti per 14 miliardi di euro e nel 2022 quella cifra fu superata di poco. Nel 2023, con la Finanziaria approvata per la prima volta a febbraio, la Regione ha erogato 15,7 miliardi di euro innescando un meccanismo che ha portato a un punto e mezzo di Pil in più".Questioni contabili che però impattano anche sul quadro finanziario, quindi?
"Con l'approvazione della Finanziaria nei tempi previsti, stiliamo di immettere per il 2024 nel mercato 1,3 miliardi in più rispetto al 2023, generando anche un gettito erariale importante per le casse della Regione in termini di Irpef e Iva. Oggi la Regione ha più di sette miliardi in cassa, vanno messi in circolo. In questo modo aumentiamo la ricchezza e creiamo nuovo gettito che rafforza le casse regionali".
Le opposizioni sostengono invece che sia tutta una sua manovra, oltre che del vice presidente della Regione Luca Sammartino, in chiave elettorale per le Europee.
"Non so neanche se sarò candidato o meno alle Europee, decide il partito e comunque il governo della Sicilia nulla ha a che vedere con le dinamiche partitiche. La campagna elettorale non si fa con l'approvazione di una Finanziaria. Reputo sciocco, da parte delle opposizioni, tirare in ballo questione come i fondi extraregionali che nulla hanno a che fare con la manovra. Sono argomentazioni con i piedi d'argilla, stanno mettendo in piedi un castello di chiacchiere sempre più inutile così come le montagne di carte e inchiostro sprecati per gli emendamenti carta straccia".



































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