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rassegna stampa del 20 dicembre 2023

gds.it

Finanziaria regionale, le imprese in pressing sull'Ars: «Fate presto»
Industriali, costruttori, artigiani e coltivatori temono l'ostruzionismo dell'opposizione che ha presentato 800 emendamenti. Appello unanime: «Evitare a ogni costo l'esercizio provvisorio»

A 48 ore dal via alle votazioni della Finanziaria, il governo trova alleati di peso fuori dal Parlamento. «Evitare a ogni costo la tagliola dell'esercizio provvisorio»: è l'appello che mette insieme Confindustria, Ance (i costruttori edili), Cna, Confartigianato, Casartigiani, Claai e Coldiretti.È un fronte elettoralmente fortissimo che si è mosso per andare in pressing sui deputati dell'Ars. Ai quali senza tanti giri di parole viene ricordato che hanno «una grande responsabilità». Perché, per dirla con le parole del presidente degli industriali, Alessandro Albanese, «da un lato c'è la prospettiva di tempi certi e risposte puntuali alle istanze del mondo economico, dall'altra le sabbie mobili».È una presa di posizione che nasce dalle ultime notizie sul cammino della Finanziaria. Il governo ha annunciato lunedì l'intenzione di procedere, anche a colpi di maggioranza, per arrivare all'approvazione entro il 31 dicembre. Un avviso ai naviganti da parte del presidente Renato Schifani e dell'assessore all'Economia Marco Falcone, dopo il fallimento delle trattative con l'opposizione per arrivare a un testo condiviso da votare rapidamente.Pd, grillini e la lista civica Sud chiama Nord hanno risposto presentando 800 emendamenti (chiaro segnale di una strategia che punterà sull'ostruzionismo) e chiedendo al presidente dell'Ars Gaetano Galvagno di rinviare tutto a gennaio.
Questo, però, significherebbe ricorrere di nuovo all'esercizio provvisorio, cioè alla parcellizzazione della spesa che, ha spiegato Falcone, porterebbe a bloccare quasi tutti i pagamenti. In cassa la Regione ha circa 8 miliardi di fondi che con l'esercizio provvisorio non potrebbe erogare, o non del tutto. Se il governo fallisse l'obiettivo di approvare la manovra entro fine anno, come è stato negli ultimi 20 anni, si profilerebbe il rischio che la spesa ordinaria arrivi solo in primavera.

livesicilia.it
La salva-ineleggibili ancora congelata ma sulle Province la svolta è vicinaI lavori della commissione Affari istituzionali
Per la seconda seduta consecutiva, in piena sessione di bilancio, la commissione Affari istituzionali dell'Ars, presieduta da Ignazio Abbate, stamani ha lasciato 'congelata' la norma di interpretazione autentica che interviene sull'obbligo di dimissioni da cariche pubbliche prima delle elezioni regionali. Un adempimento che, secondo i ricorsi ancora pendenti, non avrebbero rispettato quattro deputatiDavide Vasta di Sud chiama Nord, Dario DaidoneNicola e Giuseppe Catania di Fratelli d'Italia. La norma, la cosiddetta 'salva-ineleggibili', era già stata stralciata dal maxi-emendamento alla manovra correttiva e rinviata in commissione Affari Istituzionali, dove però rimane ferma.La riforma delle ProvincePotrebbe arrivare domani, invece, il via libera della stessa commissione alla riforma delle Province, con la reintroduzione del voto diretto. "Oggi abbiamo votato gli emendamenti, domani potremmo votare il testo", dice Abbate, che ha convocato la seduta alle 11. 
Nel testo sono state inserite due norme transitorie: si voterà sulla base degli attuali collegi alla prima tornata elettorale e per quanto riguarda l'ineleggibilità i candidati dovranno dimettersi dalle cariche pubbliche almeno quindici giorni prima della pubblicazione in Gazzetta dei comizi elettorali.


ITALIAOGGI.
Mes, il governo rinvia il parere e l'opposizione abbandona la commissione. Il sottosegretario al Mef Federico Freni, in commissione bilancio alla camera, si è riservato di rispondere sugli effetti finanziari della ratifica del Mes sui conti italiani. Ma quelle informazioni sono state già fornite a giugno proprio dal Mef, ha ricordato Marattin (Iv): "una presa in giro".

Il governo continua a prendere tempo sul parere per la ratifica del Mes. Oggi ha chiesto più tempo e ha rinviato il parere sul Meccanismo europeo di stabilità, e così le opposizioni hanno abbandonato "compatte" la commissione Bilancio alla Camera. La capogruppo di Fratelli d'Italia Ylenja Lucaselli, ha riferito Luigi Marattin di Italia Viva, firmatario di una delle proposte di ratifica, ha preso la parola chiedendo chiarimenti sugli «effetti finanziari della riforma del Mes» e il governo, per voce del sottosegretario al Mef Federico Freni si è riservato di rispondere «domani». Ma quella risposta, spiega Marattin, è stata già data dal Mef a giugno scorso. "In commissione Bilancio dovevamo dare il parere sulla ratifica del Mes. La relatrice di maggioranza ha chiesto al Governo quali siano gli effetti di finanza pubblica di una eventuale ratifica, e il Governo ha detto che ci pensa e ci risponde domani. Al che ho tirato fuori questa nota del 21 giugno, con cui il Mef analizzava gli effetti sulla finanza pubblica di una eventuale ratifica, e ho chiesto in cosa non fornisse già le risposte alle domande della maggioranza. Il silenzio che ne è derivato è stato sufficiente a far abbandonare l'Aula della Commissione a tutta l'opposizione, racconta su 'X' Luigi Marattin (Iv), componente della commissione Bilancio della Camera. "Va bene tutto ma la presa in giro penso non sia dignitosa in primo luogo per la maggioranza".
"E' una totale presa in giro: problemi di copertura non ce ne sono come ha dichiarato il ministro dell'Economia in un documento protocollato il 9 giugno. Non si capisce perché la commissione Bilancio non possa dare un suo parere, è una manovra dilatoria che snatura la commissione per problemi politici dentro la maggioranza che non si è in grado di affrontare", così la responsabile Lavoro nella segreteria del Pd e componente della commissione Bilancio della Camera Maria Cecilia Guerra
Nei resoconti dei lavori parlamentari del 21 giugno si legge la lettera, inviata dal Mef il 9 giugno alla commissione Esteri di Montecitorio, firmata dal capo di gabinetto di Giancarlo Giorgetti, Stefano Varone, in risposta a una richiesta del presidente Giulio Tremonti, in cui si esaminano effetti "diretti" e "indiretti" della ratifica dell'accordo di riforma "sulle grandezze di finanza pubblica".
Sul fronte degli effetti "diretti", dalle verifiche del Mef "non discendono nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del trattato istitutivo del Mes del 2012".
Gli effetti indiretti invece "appaiono di difficile valutazione. Essi - si legge - potrebbero astrattamente presentarsi qualora le modifiche apportate con l'accordo rendessero il Mes più rischioso". Ma "Non si rinvengono nell'accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio" che non è stato "evidenziato" nemmeno dalle agenzie di rating "che hanno invero confermato la più alta valutazione attribuitagli anche dopo la firma degli accordi sulla riforma".
Il Mef ricorda che Moody's "nel giugno 2022 ha alzato il proprio rating sul Mes portandolo al massimo (ad Aaa da Aa1), citando la riforma del Trattato fra i fattori" di miglioramento del rating. Mentre le altre agenzie di rating "(S&P, Fitch e appunto Moody,s), al momento conferiscono al Mes la tripla A o valutazione equivalente".
Per gli effetti indiretti della "sola ratifica", aggiunge ancora il Mef, "sulla base di riscontri avuti da analisti e operatori di mercato, è possibile che la riforma del Mes, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l'Italia. Quanto questo comporti in termini di possibile riduzione del costo dell'indebitamento del nostro Paese è, tuttavia molto difficile da prevedere ex ante".
Quanto a una eventuale attivazione "del supporto finanziario fornito dal Mes" il costo dipende da "una serie di variabili tra cui: il costo che il Mes sosterrebbe sui mercati per finanziarsi (cost of funding), il tipo di strumento cui lo Stato membro accederebbe, l'entità della raccolta operata dal Mes, un insieme di elementi previsti dalle linee guida per la fissazione del costo (pricing) dovuto per l'assistenza finanziaria, che sono decise dal Consiglio dei Governatori del Mes, che ha anche la facoltà di modificarla in qualsiasi momento all'unanimità".
Questo impatto, osserva il Mef, andrebbe "valutato anche in relazione alla specifica situazione pre-assistenza, in particolare relativamente al proprio costo di finanziamento sul mercato". Rispetto alle "prospettive degli altri Stati membri azionisti del Mes, l'attivazione del supporto rappresenterebbe, direttamente, una fonte di remunerazione del capitale versato e, indirettamente, un probabile miglioramento delle condizioni di finanziamento sui mercati".


ITALIAOGGI.
Pnrr, Fitto: entro fine anno la richiesta per la 5° rata. Meloni: centrato altro obiettivo. Cabina di regia a palazzo Chigi con il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr e con i ministri e i sottosegretari competenti per la verifica del conseguimento dei 52 obiettivi connessi alla quinta rata del nuovo Piano italiano, approvato dal Consiglio europeo lo scorso 8 dicembre.

La Cabina di regia di oggi, con la puntuale verifica di tutti gli obiettivi della quinta rata all'indomani dell'approvazione definitiva del nuovo Pnrr da parte del Consiglio europeo permetterà al Governo di dare seguito alla richiesta di pagamento entro fine anno, per proseguire nell'azione di sostegno alla crescita economica e per raggiungere, con i nuovi investimenti inseriti nel piano, gli obiettivi del potenziamento della competitività industriale, della transizione verso energie pulite e dell'indipendenza energetica dell'Italia". Lo ha detto il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, al termine della riunione con i ministri e i sottosegretari competenti per la verifica del conseguimento dei 52 obiettivi connessi alla quinta rata del nuovo Piano italiano, approvato dal Consiglio europeo lo scorso 8 dicembre.
La Cabina di regia - afferma palazzo Chigi in una nota - al termine di una circostanziata verifica ha preso atto dello stato di attuazione degli obiettivi previsti nella quinta rata, tra i quali figurano importanti misure come l'aggiudicazione degli appalti del settore idrico, l'elettrificazione della linea ferroviaria nel Mezzogiorno e la tratta Ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. In tema di ambiente sono previsti interventi per il potenziamento delle condotte, della depurazione e per la realizzazione degli impianti per la valorizzazione dei rifiuti. In tema di pubblica istruzione è in programma l'entrata in vigore della riforma dell'organizzazione del sistema scolastico, nonché l'aggiudicazione di tutti gli appalti per la realizzazione dei nuovi plessi. Sono, inoltre, previsti significativi traguardi in tema di digitalizzazione, con particolare riferimento al ministero della difesa, della giustizia, al Consiglio di Stato, all'Inps e all'Inail.
Quanto stabilito dalla Cabina di regia consentirà all'Italia di presentare formalmente alla Commissione europea entro il 31 dicembre 2023 - unico Stato membro finora - la richiesta di pagamento della quinta rata, pari a 10,5 miliardi di euro, che nei prossimi mesi si aggiungeranno ai 16,5 miliardi di euro della quarta rata, in dirittura d'arrivo entro fine anno.
"Il pagamento della terza rata e quello imminente della quarta, la verifica dello stato di attuazione degli obiettivi della quinta rata e, soprattutto, la definitiva approvazione del nuovo PNRR italiano, salvaguardando le risorse finanziarie e le opere programmate, implementando le riforme e alimentando nuovi investimenti strategici per la crescita strutturale dell'Italia, concludono un anno di positivo lavoro sul Pnrr - sottolinea Fitto- portato avanti dal presidente Meloni e dal Governo tutto, in costruttiva collaborazione istituzionale con la Commissione europea, con il macro obiettivo di mettere concretamente a terrai progetti, per dare una risposta tangibile, in termini di efficienza ed efficacia dell'azione governativa, alle legittime aspettative delle imprese e degli italiani".
La premier Meloni: centrato un altro importante obiettivo
"Oggi il Governo ha centrato un altro obiettivo estremamente importante. La cabina di regia del Pnrr ha ratificato il raggiungimento dei 52 obiettivi necessari per consentire all`Italia di presentare, entro il 31 dicembre 2023, alla Commissione europea la richiesta per la quinta rata da 10,5miliardi di euro". Lo afferma in una nota il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. "Traguardo - aggiunge - che si somma al primato già raggiunto dall'Italia, ovvero quello di essere la prima Nazione in Europa ad aver presentato la quarta richiesta di pagamento del Pnrr. Questo ci consentirà di ricevere nei prossimi giorni la somma di 16,5 miliardi di euro relativi alla quarta rata e di far salire complessivamente la quota già incassata a circa 102 miliardi di euro, più della metà dell'intero Piano di ripresa e resilienza".


ITALIAOGGI.
Progetti senza limiti per i comuni. Anche senza fondi. Gli enti continueranno a poter affidare (e ad accumulare) progetti anche senza risorse per la realizzazione delle opere.

Progetti senza fine per i comuni. Anche senza fondi. Gli enti continueranno a poter affidare (e ad accumulare) progetti anche senza risorse per la realizzazione delle opere. La chance, prevista eccezionalmente dal decreto sblocca cantieri (dl n. 32/2019) e da sempre nel mirino della Corte dei conti per i possibili riflessi contabili generati dalla prospettiva di spendere risorse per progetti di opere che potrebbero non vedere mai la luce se non si troveranno i relativi fondi, invece che limitata al quinquennio 2019-2023 diventa ora strutturale. Si applicherà "a decorrere dal 2023" senza una deadline, potendo quindi andare anche molto al di là dell'orizzonte temporale del Pnrr. Gli affidamenti per la progettazione potranno quindi proseguire e le opere saranno considerate prioritarie ai fini dell'assegnazione dei finanziamenti. Quando si troveranno.
E' quanto prevede un emendamento dei relatori alla Manovra 2024 approvato in commissione bilancio del Senato nel testo riformulato. La Commissione ha chiuso i lavori ieri mattina dopo una maratona notturna con il voto sul mandato ai relatori a riferire all'Aula di palazzo Madama, già convocata per mercoledì alle ore 17.
La tabella di marcia del governo prevede la prima lettura in Senato venerdì 22 dicembre con il voto di fiducia, i voti su tabelle e nota di variazioni al bilancio ed il voto finale sul provvedimento. Il testo passerà il giorno stesso alla Camera che dovrebbe concluderne l'esame nella settimana tra Natale e Capodanno, presumibilmente il 29 dicembre.
Imu non profit
Cambia anche la norma di interpretazione autentica in materia di esenzione Imu sugli immobili dati in comodato da un ente non profit ad un altro ente non profit (si veda ItaliaOggi del 14 e del 15 dicembre) per l'esercizio di attività elencate dall'articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 504/1992, vale a dire le attività sanitarie, didattiche, sportive, ricettive, ecc.
La riformulazione allinea l'emendamento alle pronunce della Cassazione che in caso di comodato hanno sempre ristretto il beneficio fiscale a "limitatissime ipotesi" richiedendo che il bene sia "funzionalmente e strutturalmente collegato al concedente". Inoltre, là dove si prevede che l'agevolazione possa essere riconosciuta anche qualora l'immobile non venga utilizzato per lo svolgimento delle attività di cui sopra, viene specificato che tale mancata utilizzazione non deve determinare "la cessazione definitiva della strumentalità". Non hanno invece subìto modifiche e riformulazioni i commi successivi che danno più tempo ai comuni per fissare le aliquote Imu. Con la conseguenza che i proprietari immobiliari, alle prese con il saldo di ieri, potrebbero dover tornare alla cassa entro il 29 febbraio per una nuova mini rata da pagarsi in circa 200 comuni ritardatari. Solo per il 2023, infatti, in deroga alla normativa vigente, le delibere regolamentari e di approvazione delle aliquote e delle tariffe saranno considerate tempestive "se inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre 2023". E di pari passo il termine per la pubblicazione delle delibere, ai fini dell'acquisizione della loro efficacia, slitterà al 15 gennaio 2024.
L'Anci ha espresso soddisfazione per l'emendamento alla legge di bilancio, presentato dal Governo e approvato domenica sera, che permetterà ai comuni di redistribuire parte delle risorse straordinarie Covid assegnate nel biennio 2020-2022. Si tratta di circa 280 milioni, derivati dalla verifica finale delle certificazioni Covid 19, che saranno assegnati a tutti gli enti in quattro anni e che contribuiranno a mitigare gli effetti delle misure previste tra il 2024 e il 2028 dalla Manovra (200 milioni di tagli all'anno per i comuni e 50 per province e città metropolitane). Ma per il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, "la situazione rimane molto critica per i tagli che, dopo sette anni, sono tornati a colpire i comuni". Il sindaco di Bari è comunque soddisfatto perché, ha osservato, "almeno abbiamo ricevuto un segnale di attenzione. Con l'approvazione di questa norma, si evita che tornino allo Stato somme che potranno così concorrere al sostegno degli equilibri correnti di tutti gli enti locali. Gli effetti delle misure a carico dei Comuni vengono così attenuati per circa il 20% nel biennio 2024-25 e di circa il 30% nel biennio successivo: non è tutto quello che avevamo chiesto, ma è un passo nella giusta direzione".
Non ci saranno tagli alle pensioni di vecchiaia per medici e operatori sanitari, per maestri d'asilo, dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari. Ma per queste categorie, ad esclusione dei medici e del comparto sanità, resta il taglio già previsto nel ddl di bilancio se i lavoratori vanno in pensione anticipatamente ( 42 anni di contributi senza avere 67 anni di età). In ogni caso, non sono previsti tagli alle pensioni anticipate per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2023. Per medici, infermieri e operatori sanitari viene invece previsto un meccanismo di tutela che, in caso di pensione anticipata, porta ad una decurtazione del trattamento che diminuisce quanto più si ritarda il pensionamento. Posticipate le finestre di uscita di un mese se si maturano i requisiti nel 2025, di 2 mesi se si maturano i requisiti nel 2026, di 4 mesi se si maturano i requisiti nel 2027 e di 6 mesi se si maturano i requisiti dal primo gennaio 2028.
Fondo riqualificazione
Viene istituito nello stato di previsione del Mit, un fondo di 7,5 milioni di euro l'anno per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 che andrà a finanziare interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento, ampliamento di strutture e infrastrutture pubbliche finalizzati al riequilibrio socio economico e allo sviluppo dei territori. Le categorie di beneficiari dei fondi, nonché i criteri e le modalità di riparto, saranno definite con decreto Mit-Mef. Per accedere alle risorse sarà obbligatorio indicare il Cup degli interventi e il cronoprogramma di realizzazione.
Colonnine di emergenza
In tre anni vengono stanziati in totale 750 mila euro per l'installazione di colonnine per chiamate d'emergenza in aree frequentate come piazze, fermate di bus e metro o vicino agli stadi. La norma stanzia 250mila euro all'anno per il 2024-2026 per installare colonnine "collegate con le centrali operative delle forze di polizia e di pronto intervento" "nelle aree ad alta frequentazione di pubblico con criticità dal punto di vista della sicurezza come piazze e vie di città , parchi, stazioni ferroviarie, stazioni di metropolitane, fermate di autobus, impianti sportivi, campus universitari, autostrade, strade extra-urbane".


LENTEPUBBLICA.
La nomina a responsabile della sicurezza esenta il Sindaco da responsabilità.

Nell'approfondimento odierno l'Avv. Maurizio Lucca analizza una recente sentenza della Cassazione che enuncia il seguente principio giuridico: la nomina a responsabile della sicurezza esenta il Sindaco da responsabilità.
In caso di infortunio sul luogo di lavoro [1] accorso ad un dipendente pubblico si rende immediato verificare da una parte, la corretta presenza delle misure di sicurezza (la c.d. valutazione dei fattori, quanto meno quelli afferenti all'art. 15 del d.lgs. n. 81/2008), ovvero l'idoneità dei luoghi privi di rischi per il personale in servizio (secondo il documento di valutazione dei rischi) [2], dall'altra parte, accertare le (eventuali) responsabilità in capo al soggetto tenuto (il datore di lavoro) ad adottare le misure e a vigilarne (assicurare) l'adeguatezza [3]: un obbligo di prevenzione.
È noto che in tema di rapporto di lavoro l'obbligo di sicurezza, di cui all'art. 2087 c.c., impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure che secondo l'esperienza e la tecnica siano in grado di tutelare e garantire l'integrità psico-fisica del lavoratore, restando esclusi da detta tutela solo gli atti e i comportamenti abnormi ed imprevedibili del lavoratore, idonei ad elidere il nesso causale tra le misure di sicurezza adottate e l'eventuale danno realizzatosi [4].
L'art. 2087 c.c. deve, infatti, ritenersi una norma di chiusura del sistema antinfortunistico e suscettibile di interpretazione estensiva in ragione sia del rilievo costituzionale del diritto alla salute (ex art. 32 Cost.) sia dei principi di correttezza e buona fede (ex art. 2015 c.c.) cui deve ispirarsi lo svolgimento del rapporto di lavoro [5].
Gli obblighi in capo al datore di lavoro non si esauriscono nell'adozione e nel mantenimento perfettamente funzionale di misure di tipo igienico-sanitarie o antinfortunistico, ma attengono anche - e soprattutto - alla predisposizione di misure atte, secondo le comuni tecniche di sicurezza, a preservare i lavoratori dalla lesione di quella integrità nell'ambiente o in costanza di lavoro anche in relazione ad eventi, pur se allo stesso non collegati direttamente ed alla probabilità di concretizzazione del conseguente rischio.
Tale interpretazione estensiva della citata norma del codice civile si giustifica alla stregua del consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, sia in base al rilievo costituzionale del diritto alla salute - art. 32 Cost. -, sia per il principio di correttezza e buona fede nell'attuazione del rapporto obbligatorio - artt. 1175 e 1375 c.c., disposizioni caratterizzate dalla presenza di elementi "normativi" e di clausole generali - cui deve essere improntato e deve ispirarsi anche lo svolgimento del rapporto di lavoro, sia, infine, pur se nell'ambito della generica responsabilità extracontrattuale, ex art. 2043 c.c., in tema di neminem laedere [6].
L'approdo porta a ritenere che l'omessa predisposizione, da parte del datore di lavoro, di tutte quelle misure e cautele atte a preservare l'integrità psico-fisica e la salute del lavoratore nel luogo di lavoro, tenuto conto della concreta realtà aziendale, del concreto tipo di lavorazione e del connesso rischio, sia fonte inevitabile di responsabilità [7].
Una precisazione sulla delega
Va subito chiarito che la delega di funzioni non esclude l'obbligo di vigilanza del datore di lavoro (alias il Sindaco, nei termini sotto precisati) in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle funzioni trasferite e, tuttavia, detta vigilanza non può avere per oggetto la concreta, minuta conformazione delle singole lavorazioni - che la legge affida al garante - concernendo, invece, la correttezza della complessiva gestione del rischio da parte del delegato, con la conseguenza che l'obbligo di vigilanza del delegante è distinto da quello del delegato - al quale vengono trasferite le competenze afferenti alla gestione del rischio lavorativo - e non impone il controllo, momento per momento, delle modalità di svolgimento delle singole lavorazioni [8].
In effetti, come si apprende dalla sentenza, il delegato rimane sottoposto al più ampio potere del delegante, che viene esercitato anche sotto forma di vigilanza: il delegato, inoltre, è tenuto a rapportarsi e a riferire al delegante ai fini dell'adozione di quelle misure di prevenzione o di protezione che sfuggano al suo potere di gestione o di spesa [9]: tuttavia, nella PA l'assunzione dell'incarico di datore di lavoro non costituisce una vera e propria delega quanto l'attribuzione piena di una funzione, con i chiarimenti che seguono.
La sez. III penale della Corte di Cassazione, con la sentenza 11 dicembre 2023, n. 49041, è intervenuta per definire il rapporto tra dirigente (datore di lavoro nominato) e il Sindaco, titolare del potere di nomina (ex comma 9 dell'art. 50 e 107 del d.lgs. n. 267/2000) [10], correlato all'attribuzione (che deve essere formalizzata specificatamente) della competenza, di cui all'art. 16, Delega di funzioni, del TU sulla sicurezza: l'assunzione delle funzioni datoriali di responsabile alla sicurezza da parte del dirigente non esime il soggetto titolare dal potere/dovere di vigilanza alle condizioni sopra espresse (e confermate dalla sentenza).
Fatto
Nella sua essenzialità, si ricorre in ultima istanza per negarsi (erronea individuazione) la titolarità della competenza del Sindaco in "qualità di datore di lavoro del personale dipendente", a fronte di un quadro complessivo degli adempimenti obbligatori del d.lgs. n. 81/2008 del tutto assente nell'Ente locale, ovvero, mancata:
redazione del documento di valutazione dei rischi;
nomina del soggetto responsabile del servizio di prevenzione e protezione;
nomina del medico competente per la sorveglianza sanitaria;
mancata informazione dei lavoratori circa i rischi per la salute e sicurezza sul lavoro.
La difesa censura il mancato apprezzamento degli atti di nomina del datore di lavoro nella figura del dirigente comunale, responsabile degli adempimenti per la sicurezza dei luoghi di lavoro, nonché supporto alle funzioni del medico competente e del responsabile del servizio prevenzione e protezione, di cui al d.lgs. n. 81 del 2008.
In termini più marcati, la nomina non consisteva in un trasferimento di competenza, quanto semmai di una designazione di datore di lavoro nell'ambito di una Pubblica Amministrazione, con la conseguente sussistenza di un'autonoma posizione datoriale, cui dovevano ritenersi inapplicabili i limiti di delega, di cui all'art. 17 del cit. TUS.
In termini più comprensibili, la competenza esclusiva risiederebbe direttamente nel dirigente, a prescindere dall'individuazione del Sindaco (atto che si direbbe, in questa cangiante dimensione valoriale, neutro ma formalmente necessario), il quale non si sarebbe spogliato di un potere che apparterebbe tout court allo stesso dirigente: una vera e propria immedesimazione organica ex lege; di contro, il primo cittadino non risulterebbe coinvolto nelle decisioni e attività del dirigente non avendo alcun potere di interferenza o vigilanza, salvo il caso di una palese negligenza (oppure della mancata nomina).
Merito
La Corte giunge a identificare il soggetto responsabile della sicurezza dei luoghi di lavoro, chiarendo gli effetti dell'atto di nomina del Sindaco che attribuisce (trasferisce) al nominato l'esercizio delle funzioni di "datore di lavoro" e questo ultimo assume tutte le connesse competenze, residuando al Sindaco l'eventuale potere di vigilanza a fronte di una palese inosservanza alle regole.
In questo senso, la Corte richiama un precedente arresto [11] secondo il quale «il Sindaco, ove abbia provveduto all'individuazione dei soggetti cui attribuire la qualità di datore di lavoro, risponde per l'infortunio occorso al lavoratore solo nel caso in cui risulti che egli, essendo a conoscenza della situazione antigiuridica inerente alla sicurezza dei locali e degli edifici in uso all'ente territoriale, abbia omesso di intervenire, con i propri autonomi poteri, atteso che con l'atto di individuazione, emanato ai sensi del D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81, art. 2, comma 1, lett. b), vengono trasferite al dirigente pubblico tutte le funzioni datoriali, ivi comprese quelle non delegabili, il che rende non assimilabile detto atto alla delega di funzioni disciplinata dal medesimo D.L., art. 16».
La norma di riferimento (cit. nella sentenza, la lettera b), del comma 1, dell'art. 2), definisce il «datore di lavoro» come «il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l'assetto dell'organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell'organizzazione stessa o dell'unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa», segnando in chiaro, nel secondo periodo, che nella PA, da includere nella individuazione il Comune, «per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest'ultimo sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale, individuato dall'organo di vertice delle singole amministrazioni tenendo conto dell'ubicazione e dell'ambito funzionale degli uffici nei quali viene svolta l'attività, e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa. In caso di omessa individuazione, o di individuazione non conforme ai criteri sopra indicati, il datore di lavoro coincide con l'organo di vertice medesimo».
La stessa fonte (terzo periodo) postula che la responsabilità del Sindaco può essere invocata quando manchi la designazione (rectius nomina), oppure quando questa non sia rispettosa dei presupposti ad essa connessi: dunque, una volta nominato il dirigente (o elevata qualificazione) assume tutte le funzioni di datore di lavoro per il personale assegnato, al Sindaco rimane la responsabilità (da dimostrare) di omessa vigilanza a fronte di riscontrabili e accertate negligenze del dirigente nell'adempiere ai suoi obblighi funzionali (inerenti alla funzione propria) [12].
La delega con la nomina
Si può legittimamente affermare che la disposizione trova pratica attuazione solo dopo che l'organo di direzione politica abbia proceduto alla individuazione dei soggetti ai quali attribuire la qualifica di "datore di lavoro" di cui alla disposizione stessa (in conformità, peraltro, ai precedenti legislativi di cui al d.lgs. 19 marzo 1996, n. 242 contenente modifiche ed integrazioni al d.lgs. n. 626 del 1994) [13].
Il quadro porta, altresì, a rilevare che la responsabilità per le violazioni della normativa concernente la sicurezza nei luoghi di lavoro - assistita da sanzioni penali - ha carattere del tutto personale, impedendo all'Amministrazione di appartenenza di assumersene l'onere di eventuali sanzioni, senza cagionare un danno all'Erario [14].

 
CANICATTIWEB.

Aeroporto di Agrigento, Libero Consorzio stanzia 120 mila euro: il commento degli architetti.


"Lo diciamo già da un pezzo - afferma il presidente dell'Ordine, Rino La Mendola - se vogliamo davvero un aeroporto a servizio del nostro territorio, dobbiamo abbandonare demagogia e schermaglie politiche per seguire una tabella di marcia che segni una sequenza di fatti concreti".
Le risorse di 120mila euro, stanziate dall'Assemblea dei Sindaci del Libero Consorzio, finanziano lo studio aggiornato sulla sostenibilità economica e gestionale dell'aeroporto che alimenterebbe la prima fase della tabella di marcia, in quanto propedeutico all'inserimento dello scalo agrigentino nel Piano Nazionale degli Aeroporti.
"Solo quando sarà raggiunto il traguardo dell'inserimento dell'infrastruttura nella programmazione nazionale - aggiunge La Mendola - potrà essere avviata la seconda fase, quella della progettazione e dell'esecuzione dei lavori; fase per la quale dovranno essere stanziate le risorse necessarie per la realizzazione di un'infrastruttura fondamentale per capitalizzare le straordinarie risorse del nostro territorio. È assurdo che la città che ospita la Valle dei Templi non debba essere servita da un aeroporto raggiungibile in meno di un'ora. Siamo certi che lo studio di fattibilità, che il Libero Consorzio potrà eseguire con le risorse appena stanziate, ci consentirà di acquisire un positivo bilancio costi-benefici dei lavori di costruzione dell'infrastruttura che costerebbe meno di tre chilometri di autostrada e dimostrerà la sua sostenibilità economica e gestionale nel tempo, grazie ai grandi flussi turistici ed all'utenza non solo della provincia di Agrigento, ma della Sicilia centro-meridionale.
Sarebbe un traguardo importante - conclude il Presidente degli architetti - se la prima fase della tabella di marcia si concludesse entro i primi 100 giorni del 2024, con l'inserimento dello scalo agrigentino nella programmazione nazionale".
Per raggiungere questo obiettivo, gli architetti lanciano un appello al Libero Consorzio affinché le decisioni assunte dall'Assemblea dei Sindaci diventino immediatamente concrete ed operative, nella consapevolezza che per la posa della prima pietra, considerati anche i lunghi intervalli temporali per il monitoraggio dei venti, è necessario un tempo non inferiore a cinque anni dall'inserimento dello scalo nella programmazione nazionale.


LIVESICILIA.
La salva-ineleggibili ancora congelata ma sulle Province la svolta è vicina.I lavori della commissione Affari istituzionali.
Per la seconda seduta consecutiva, in piena sessione di bilancio, la commissione Affari istituzionali dell'Ars, presieduta da Ignazio Abbate, stamani ha lasciato 'congelata' la norma di interpretazione autentica che interviene sull'obbligo di dimissioni da cariche pubbliche prima delle elezioni regionali. Un adempimento che, secondo i ricorsi ancora pendenti, non avrebbero rispettato quattro deputati: Davide Vasta di Sud chiama Nord, Dario Daidone, Nicola e Giuseppe Catania di Fratelli d'Italia. La norma, la cosiddetta 'salva-ineleggibili', era già stata stralciata dal maxi-emendamento alla manovra correttiva e rinviata in commissione Affari Istituzionali, dove però rimane ferma.
La riforma delle Province
Potrebbe arrivare domani, invece, il via libera della stessa commissione alla riforma delle Province, con la reintroduzione del voto diretto. "Oggi abbiamo votato gli emendamenti, domani potremmo votare il testo", dice Abbate, che ha convocato la seduta alle 11. Nel testo sono state inserite due norme transitorie: si voterà sulla base degli attuali collegi alla prima tornata elettorale e per quanto riguarda l'ineleggibilità i candidati dovranno dimettersi dalle cariche pubbliche almeno quindici giorni prima della pubblicazione in Gazzetta dei comizi elettorali.


BLOGSICILIA
Finanziaria in aula senza accordo, le opposizioni promettono "scintille".
La Finanziaria regionale sbarca finalmente oggi in aula ma non c'è accordo per la sua trattazione celere e senza intoppi. Al contrario, nonostante la scrematura, sono circa 700 gli emendamenti che dovranno essere discussi e le opposizioni promettono battaglia. se non ostruzionismo, quantomeno discussione accesa punto per punto, elemento per elemento, emendamento per emendamento.
Il documento dopo la conferenza dei capigruppo
"La distanza tra governo e opposizioni è e rimane grande. Due ore di capigruppo all'Ars non sono bastate ad avvicinare di un millimetro le posizioni tra un esecutivo in totale confusione e animato solo da ansia da prestazione e le opposizioni. Il nostro obiettivo non è certo quello dell'esercizio provvisorio, come il governo vuol fare credere per coprire la propria incapacità, ma quello di migliorare un testo che non ha assolutamente né capo né coda. In aula saranno scintille".
Lo affermano i capigruppo delle opposizioni all'Ars Antonio De Luca (M5S) Matteo Sciotto (Nord chiama Sud) e Michele Catanzaro (PD).
Ponte sullo Stretto alla base dello scontro
A dare una "scusa" per lo scontro è lo scippo dei fondi regionali da parte di Roma per assegnarli al ponte sullo stretto. per le minoranze questo impedisce di avere chiarezza sui reali fondi disponibili e dunque andrebbe prima affrontato questo tema.
"Faremo di tutto - dicono i capigruppo - e su questo abbiamo messo la pregiudiziale, perché Schifani chiarisca la posizione sui fondi extra regionali e soprattutto sulla vicenda del finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina"
Anche se le opposizioni negano di voler fare ostruzionismo e voler mandare la Sicilia in esercizio provvisori con i conseguenti danni al Pil, l'eventualità di un rinvio a fine gennaio appare concreta "Abbiamo affrontato - concludono i tre deputati - anche il tema delle risorse finanziarie a disposizione di questa manovra, cercando di diradare le nebbie che avvolgono questa tematica. Una cosa è comunque certa: il voto finale all'Ars non potrà avvenire senza l'ok alla manovra di bilancio nazionale da cui queste risorse dipendono".


QDS
Priorità agli interni e non solo, cosa cambia con il nuovo Codice degli Appalti in Sicilia.
Dai compensi ai ruoli: ecco le novità sulla gestione delle gare d'appalto in Sicilia.
Precedenza alle valutazioni dei funzionari pubblici rispetto al parere degli esperti esterni. Anche in Sicilia, così come nel resto d'Italia, le proposte tecniche presentate come migliorie ai progetti che saranno al centro delle gare d'appalto saranno giudicate innanzitutto dal personale interno alla Regione e alle stazioni appaltanti che a essa si rivolgeranno per l'individuazione degli aggiudicatari. La novità rientra tra le modifiche del nuovo Codice degli Appalti - divenuto legge in primavera ma che in Sicilia è stato recepito a ottobre con la legge regionale 12/2023 - e punta a dare maggior peso alle considerazioni di chi opera all'interno degli enti direttamente interessati alle opere pubbliche, nel convincimento che ciò possa portare a comprendere meglio quali siano gli aspetti che realmente migliorano i progetti da realizzare.
La nuova disciplina è stata presentata nel dettaglio a inizio mese, con un decreto dell'assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti Alessandro Aricò.
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Codice degli Appalti in Sicilia, nuova centrale unica per i lavori pubblici
La legge regionale approvata dall'Ars nei mesi scorsi e salutata con soddisfazione dal Governo Schifani introduce una nuova centrale unica di committenza, oltre quella incardinata all'interno dell'assessorato all'Economia e con competenza sull'acquisizione di servizi e forniture. Compito della nuova struttura, che si avvarrà degli Urega, sarà quello di occuparsi delle procedure per i lavori pubblici e i servizi di architettura e ingegneria.
Organizzata in una struttura regionale e sezioni territoriali, gestirà anche le gare d'appalto bandite da quelle stazioni appaltanti che non hanno lo status di stazioni "qualificate" così come previsto dal nuovo Codice degli Appalti. Ad avere la necessità di ricorrere alla nuova centrale saranno, per esempio, buona parte dei Comuni dell'isola, ogni volta che dovranno indire una gara di un valore superiore al mezzo milione di euro.
La discrezionalità nelle scelte
Il tema delle commissioni giudicatrici, chiamate a esprimersi quando gli appalti vengono aggiudicati con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, è finito spesso al centro delle polemiche. Il motivo è semplice: a differenza di quando le ditte sono chiamate a presentare soltanto un ribasso percentuale sulla somma fissata a base d'asta, a essere valutate in questi casi sono anche le proposte che i singoli partecipanti sviluppano partendo dal progetto condiviso dalla stazione appaltante. A definire i punteggi, che rimandano a una griglia pubblicata in precedenza dalla stazione appaltanti, sono i commissari.
Sulla carta il giudizio, per quanto discrezionale, dovrebbe rispecchiare la capacità di rispondere al meglio alle esigenze della collettività. Tuttavia, in un settore come quello degli appalti pubblici che in Italia storicamente è permeabile alla corruzione, proprio il meccanismo dell'offerta economicamente più vantaggiosa è stato criticato in quanto consentirebbe una maggiore libertà di pilotare l'aggiudicazione.
Dagli esperti ai funzionari
Con il nuovo Codice degli Appalti, il ruolo svolto in passato dagli esperti esterni alle amministrazioni pubbliche si riduce notevolmente. A far parte della commissione giudicatrice, che resta composta solitamente da tre membri e sarà costituita di volta in volta da un decreto del dirigente generale del dipartimento regionale tecnico, saranno dirigenti in servizio all'Assessorato alle Infrastrutture ma anche dirigenti e funzionari sia di rami diversi dell'amministrazione regionale che di altri enti pubblici. Il terzo componente, invece, proverrà dalla stazione appaltante che si è rivolta alla Regione per l'espletamento della gara e - novità assoluta - potrebbe essere anche lo stesso responsabile unico del procedimento, che di conseguenza si occuperebbe non solo della parte strettamente amministrativa della procedura ma interverrebbe anche nel processo di selezione dell'operatore economico a cui affidare l'esecuzione dei lavori.
Per quanto riguarda gli esperti esterni, saranno coinvolti nel caso in cui la stazione appaltante, esplicitando i motivi della richiesta, richiederà che la commissione giudicatrice sia composta non da tre ma da cinque figure e quando, causa indisponibilità, sarà impossibile designare funzionari.
Nuovo Codice degli Appalti, i compensi dei commissari
Fino all'approvazione del nuovo Codice degli Appalti in Sicilia, a percepire i compensi per lo svolgimento del ruolo di commissari erano gli esperti esterni e i presidenti delle commissioni giudicatrici individuati tra i dirigenti e i funzionari pubblici; adesso, invece, le nuove disposizioni prevedono che i compensi siano "da corrispondere a ciascun componente della commissione giudicatrice, oltre Iva ed oneri riflessi".
L'importo degli stessi è rimasto uguale: si va dai 3mila ai 10mila a commissario, con una fascia intermedia da 6mila. A cambiare, invece, è il criterio da utilizzare per quantificare il compenso: non conterà più il numero delle imprese ammesse alla valutazione della proposta tecnico-economica, ma il valore della gara. Gli scaglioni previsti vanno da mezzo milione alla soglia comunitaria di poco superiore ai cinque milioni; da quest'ultima fino a 20 milioni di euro; mentre sopra i 20 milioni si entrerà nella fascia che prevede la retribuzione di 10mila euro a commissario.
Le cifre, tuttavia, continueranno a essere soggette a decurtazione nel caso in cui le procedure dovessero concludersi non nei termini previsti. Il decreto di Aricò conferma, infatti, una riduzione del 30% quando il ritardo sia pari al doppio del termine assegnato e della metà se l'aggiudicazione arriverà ancora più tardi.
























































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