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rassegna stampa del 21 dicembre 2023

livesicilia.it

Primo sì alla riforma delle Province, si torna all'elezione direttaSavarino: "La parola torna ai cittadini"

 Approvata in commissione Affari istituzionali all'Ars la riforma delle Province, con la reintroduzione del voto diretto. Nel testo non viene indicata alcuna data, alla prima tornata si voterà in base agli attuali collegi come prevede una norma transitoria. Rinviata all'aula invece l'altra transitoria sulle incompatibilità. La riforma prevede anche il consigliere supplente.
"Con la reintroduzione del voto diretto nelle ex Province ora definitivamente approvata dalla Commissione Affari Istituzionali dell'Ars sarà restituita ai cittadini la parola che gli era stata negata da un provvedimento nefasto e demagogico del governo Crocetta". Lo afferma Giusi Savarino, deputata regionale di Fratelli d'Italia e componente della prima commissione. "Dal testo finale su nostra proposta è stato tolto ogni riferimento alla data delle elezioni, poiché è opportuno prima verificare la compatibilità di questa riforma con l'ancora vigente legge Delrio - aggiunge -. Inoltre grazie a un emendamento di Fratelli d'Italia è stata reintrodotta la figura del consigliere provinciale supplente, figura che abbiamo previsto anche per i Comuni con un emendamento da noi presentato nella Finanziaria".


agrigentonotizie.it
Capitale della Cultura, la Fondazione rimane "congelata": manca il voto di Ecua e Comune di Lampedusa
Al momento l'università agrigentina è in attesa che venga nominato il nuovo presidente o confermato l'attuale, Nenè Mangiacavallo.

Con il 2023 che volge ormai praticamente al termine, e ad un mese da quando il Consiglio comunale ha votato - modificandolo profondamente - lo statuto della fondazione che dovrà gestire le iniziative di Capitale della cultura, è ufficiale un fatto: nessun nuovo passo istituzionale è stato condotto rispetto al recente passato.Questa volta c'entra relativamente poco la politica o l'Amministrazione comunale, ma vi sarebbe un tema più che altro burocratico da sciogliere. E' una sorta di vero e proprio punto oscuro, al momento, è cosa dovrà avvenire con gli altri due soci fondatori indicati nel dossier di candidatura, cioè Ecua e il Comune di Lampedusa.Quello che non è chiaro, infatti, è se questi dovranno deliberare o meno sulla bozza di statuto, o se, come si dice, basterà a Palazzo dei Giganti informare i due soci per una presa visione.  Al momento nessuno si sta pronunciando in tal senso, ma la questione non è irrilevante sul fronte dei tempi necessari per mettere in moto la macchina organizzativa: il Consorzio universitario infatti al momento è sprovvisto di governance pienamente esecutiva. L'attuale presidente, Nenè Mangiacavallo, è infatti in proroga e può occuparsi solo degli atti indifferibili e urgenti. Prima che si individui una nuova struttura del Cda si dovrà chiudere la partita delle presidenze dei consorzi universitari a livello regionale, e le attuali fibrillazioni nella maggioranza di Schifani non fanno propendere per una soluzione a breve termine."Noi abbiamo già individuato il componente in quota Comune - spiega il sindaco Franco Micciché -. Ad ogni modo, chiederò al notaio se sarà possibile procedere con una semplice presa d'atto degli altri soci".
Insomma, è improbabile che, comunque, la fondazione inizi a lavorare effettivamente prima dei primi mesi de 2024, quando al traguardo di Capitale della Cultura mancherà davvero troppo poco.


focussicilia.it

Ex Province, in Sicilia quasi pronti al voto. Quanto costano e chi paga?I dirigenti delle ex Province lamentano i tagli ai finanziamenti e mettono in guardia sull'aumento dei costi con il ritorno delle elezioni. Un problema per i bilanci sempre più ristretti degli enti intermedi, che con il ritorno dell'organo politico sono destinate a lievitare
Si parla tanto di ripristinare le ex province. In Sicilia, dopo tanti mesi di attesa, la svolta sembra vicina. La prima commissione Affari istituzionali dell'Assemblea regionale siciliana ha dato il via libera definitivo al disegno di legge. Adesso sul ddl dovrà pronunciarsi l'Aula con la discussione e il voto finale. Ma perché si è voluto toglierle e adesso riattivarle. Alla base un problema economico, problema che non solo rimane ma che è paradossalmente più accentuato.Ex Province quali i costi con le elezioniSulle ex province lo Stato con una legge dà, con una toglie. Nel 2021 Roma ha chiesto alle Città metropolitane e ai Liberi consorzi siciliani circa 197 milioni di euro, per il concorso alla finanza pubblica previsto dal comma 418 della Legge 190/2014. Con il comma 808 della Legge 178/2020 alle ex province dell'Isola erano stati assegnati 90 milioni, quindi la cifra finale dovuta allo Stato è di 107 milioni. Un problema per i bilanci sempre più ristretti degli enti intermedi, che con il ritorno all'elezione diretta le spese lieviteranno ancora. Un ulteriore passaggio in questa direzione è arrivato nelle scorse ore con il via libera della Commissione Affari Istituzionali dell'Assemblea regionale siciliana alla riforma delle Province.
"Aspettiamo che l'Ars approvi la nuova legge, ma il ripristino dell'organo politico costerà circa un milione in più per ogni ente", dice a FocuSicilia un alto dirigente di una ex provincia siciliana. "Se poi volessimo completare la pianta organica, che oggi è fortemente sottodimensionata, servirebbero diversi milioni. Un serio problema, in mancanza di trasferimenti".
Ex province, i costi di funzionamentoLe entrate proprie delle ex province, prosegue il dirigente, "derivano soprattutto da alcune addizionali pagate dai cittadini, sulla Tari, sulle immatricolazioni e le assicurazioni auto". Come detto, Roma si riprende ciò che dà con gli interessi. A ricevere di più è la Città metropolitana di Palermo, con quasi 20 milioni di trasferimenti, che però non coprono nemmeno la metà del contributo alla finanza pubblica di 43,7 milioni. L'Ente resta quindi debitore allo Stato di quasi 24 milioni. La situazione è simile a Catania (22 milioni di debiti), Messina (14 milioni), Siracusa e Agrigento (9,6 milioni), Trapani (nove milioni), Ragusa (7,5 milioni), Caltanissetta (6,6 milioni) ed Enna (5,4 milioni). Parte dei debiti è coperta dai trasferimenti regionali, ma per andare avanti occorre tirare la cinghia. "Nel mio ente siamo passati da una spesa per il personale di 14 milioni nel 2018 a poco più di 9,5 milioni nel 2020. Un risparmio dovuto in buona parte ai pensionamenti anticipati grazie a Quota 100, mai rimpiazzati", dice il dirigente.La tabella mostrata dai dirigenti delle ex Province siciliane nel corso della loro audizione alla Commissione Bilancio dell'Ars. Il "taglio 418" fa riferimento al contributo per la finanza pubblica previsto dalla Legge 190/2014. Il "contributo comma 808" riguarda il trasferimento statale assegnato attraverso la Legge 178/2020.Con le elezioni spese ancora maggiori.
La legge prevede che gli enti intermedi, a differenza di Comuni e Regioni bloccati fino a nuovo ordine, possano procedere al turn over, cioè a sostituire il personale pensionato con nuove assunzioni. Peccato che, semplicemente, le risorse non ci siano. "Naturalmente oggi, rispetto a vent'anni fa, molte funzioni possono essere svolte digitalmente, quindi anche le piante organiche andrebbero razionalizzate", osserva il dirigente. Nondimeno, aggiunge, "per portare gli enti alla loro piena funzionalità servirebbero decine di assunzioni". Come detto la spesa ammonterebbe a diversi milioni, a cui vanno aggiunti gli oneri per il rinnovo dell'organo politico. Un passaggio che il dirigente reputa importante. "È giusto che le decisioni di vertice siano assunte da figure elette in modo democratico, che possano svolgere una funzione d'indirizzo efficace". La posta in gioco è molto alta. "Da noi dipendono migliaia di chilometri di strade provinciali e centinaia di scuole, solo per fare due esempi. È giusto che siamo messi nelle condizioni di operare al meglio"L'audizione in commissione Bilancio ArsIl tema è stato al centro di un'audizione di fronte alla commissione Bilancio dell'Ars. A essere ascoltati, il dirigente dei servizi economico finanziari del Libero consorzio dei Comuni di Caltanissetta, Alberto Nicolosi, e il Ragioniere generale della Città metropolitana di Palermo, Massimo Bonomo. I dirigenti hanno fornito i numeri dei contributi e dei tagli statali, certificati dal ministero dell'Interno. "La situazione economica delle ex province, è tragica in termini di risorse e personale.
Così sono destinate a fallire, a prescindere dalla riforma in itinere che, col costo delle poltrone dell'organo politico, non farà altro che peggiorare la situazione", spiega Martina Ardizzone, deputata regionale del Movimento cinque stelle, tra gli artefici dell'audizione. L'esponente pentastellato snocciola alcuni dati sul personale forniti dai dirigenti. "A Caltanissetta, negli ultimi otto anni, i dipendenti sono passati da 600 a 180, con solo due dirigenti in servizio. A Palermo il personale in servizio è solo di 500 unità a fronte dei 1.600 dipendenti del 2015". Un vero e proprio grido d'allarme, quello delle ex province, "che non può rimanere inascoltato".


itacanotizie.it
I siciliani torneranno alle urne per le provinciali: ok definitivo della Commissione Affari Istituzionali
Dalla Sicilia ancora un passo avanti verso la reintroduzione del voto diretto negli enti intermedi. La Commissione Affari istituzionali dell'Ars ha votato, per la seconda volta, favorevolmente al disegno di legge che consentirà ai cittadini delle province siciliane di eleggere i propri rappresentanti, ponendo fine alla lunga stagione dei commissari nominati dalla Regione.Come si ricorderà, l'abrogazione delle province in Sicilia risale al 2012, in seguito all'elezione del governo Crocetta. Era la stagione della spending review, in cui l'esecutivo nazionale - guidato dal senatore Mario Monti - aveva dato un indirizzo molto chiaro sulla necessità di tagliare enti considerati inutili. Secondo molti costituzionalisti, con la legge che istituì le Regioni, nel 1970, gli enti intermedi risultavano superati e la loro abrogazione fu caldeggiata da più parti, salvo poi scoprire che tale intervento finì per provocare effetti estremamente negativi nell'amministrazione dei territori. Dalle ceneri delle vecchie province furono istituiti i Liberi Consorzi Comunali (per la Sicilia Trapani, Agrigento, Enna, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa) e le Città Metropolitane (Palermo, Messina e Catania).Afferma Giusi Savarino, deputata regionale di Fratelli d'Italia e componente della prima commissione: "Dal testo finale, su nostra proposta, è stato tolto ogni riferimento alla data delle elezioni, poiché è opportuno prima verificare la compatibilità di questa riforma con l'ancora vigente legge Delrio. Inoltre, grazie a un emendamento di Fratelli d'Italia è stata reintrodotta la figura del consigliere provinciale supplente, figura che abbiamo previsto anche per i Comuni con un emendamento da noi presentato nella finanziaria".



lentepubblica.it
Manovra 2024, per le Province "misure insufficienti"
L'Unione delle Province d'Italia (UPI) si esprime sulla Manovra 2024: "Misure insufficienti: non si risolve la crisi dei bilanci con il 10% di tagli in meno". de Pascale "Ancora poca attenzione ai territori"."Con le modifiche approvate in Senato, l'impatto dei tagli previsti dalla manovra di bilancio per le Province per il 2024 e il 2025 si riduce di appena il 10%: con uno squilibrio del comparto che si attesta a 841 milioni, è evidente che un intervento di portata così limitata non risolve in alcun modo la condizione di crisi dei bilanci delle Province, con ripercussioni sia sui servizi ai cittadini che sugli investimenti".Lo dichiara il Presidente di UPI Michele de Pascale rispetto alle modifiche alla manovra introdotte dal Governo, che portano ad un alleggerimento dei tagli agli enti locali, Province, Comuni e Città metropolitane, di circa 70 milioni l'anno dal 2024 al 2027. "Nonostante il Governo, con queste modifiche e con l'istituzione di un Fondo di 10 milioni l'anno per il 2024 e il 2025 per le Province in dissesto e predissesto, dimostri di aver compreso la fondatezza delle nostre richieste - sottolinea il Presidente di UPI - le misure introdotte sono assolutamente insufficienti". "Avevamo chiesto al Governo Meloni e al Parlamento che in questa manovra fossero contenuti interventi strutturali per stabilizzare i bilanci delle Province e rafforzarle dal punto di vista organizzativo, anche per non compromettere gli investimenti su cui siamo impegnati, a partire dal PNRR e dal PNC. La mancanza di queste misure, così come il non rispetto dell'impegno a rafforzare queste istituzioni dal punto di vista istituzionale con una revisione della riforma ormai bloccata da mesi - conclude il Presidente dell'UPI - evidenzia come nei fatti ci sia una scarsa attenzione per i territori. Per questo oggi in Conferenza Unificata l'UPI ha espresso parere negativo sulla legge di bilancio ".


gds.it
In Sicilia riecco le province, ok alla riforma
Via libera in commissione Affari istituzionali dell'Assemblea Regionale, infatti, la riforma degli enti di area vasta, con la reintroduzione del voto diretto

Cancellate in diretta tv in una delle prime apparizioni televisive dell'allora presidente della Regione, Rosario Crocetta, le province siciliane sono pronte a tornare in vita dopo dieci anni. È stata approvata in commissione Affari istituzionali dell'Assemblea regionale, infatti, la riforma degli enti di area vasta, con la reintroduzione del voto diretto. Era stata la prima regione a cancellarle, potrebbe essere la prima a riportarle in vita. Nel testo non viene indicata alcuna data per le elezioni (si torna a 316 nuovi amministratori eletti), alla prima tornata si voterà in base agli attuali collegi come prevede una norma transitoria.
Secondo la riforma che adesso dovrà essere approvata dall'Aula i nuovi enti torneranno a chiamarsi province e saranno governate da un presidente e gestite dai consiglieri; spariranno quindi i Liberi consorzi comunali, mentre nelle tre città più grandi dell'Isola (Palermo, Catania e Messina) continueranno ad assumere la denominazione di «Città metropolitane».



blogsicilia.it
Riforma delle Province, la prima commissione all'Ars approva
Approvata questa mattina la legge sul ripristino delle province che è tornata in I Commissione Affari Istituzionali. Sei voti favorevoli e un astenuto. È il secondo, ed ultimo passaggio, per la proposta di legge che era già stata esitata favorevolmente dalla stessa commissione e successivamente dalla Commissione Bilancio. Adesso si attende l'approdo in Aula, dove l'Onorevole Ignazio Abbate sarà il relatore, per la definitiva approvazione.Abate, "Obiettivo è l'approvazione e andare al voto in primavera""L'indicazione del Governo - commenta Ignazio Abate, presidente della I Commissione ed esponente della DC - è quello di raggiungere l'approvazione prima possibile e conseguentemente andare al voto nel turno elettorale primaverile-estivo, in concomitanza con le elezioni europee e le amministrative che si svolgeranno in svariati comuni siciliani. Finalmente il popolo riacquisterà un suo diritto fondamentale, ovvero la possibilità di votare con l'elezione diretta di primo livello i propri rappresentanti e conseguentemente di avere finalmente un governo intermedio che possa fare da raccordo tra Palermo e i 391 comuni siciliani. Tutto quello che non si ha avuto modo di fare da quando sciaguratamente sono state abolite le province. Come politica regionale vogliamo guardare anche oltre visto che la scommessa futura è quella di poter dare ulteriori competenze (gestione dell'acqua, dei rifiuti e l'ambiente) alle Province, togliendone la competenza a tutti gli enti che negli anni sono nati in sostituzione della Provincia, dimostrando ampiamente la propria inefficacia".Savarino, "Parola restituita ai cittadini""Con la reintroduzione del voto diretto nelle ex Province ora definitivamente approvata dalla Commissione Affari Istituzionali dell'Ars sarà restituita ai cittadini la parola che gli era stata negata da un provvedimento nefasto e demagogico del governo Crocetta". Lo afferma Giusi Savarino, deputata regionale di Fratelli d'Italia e componente della Prima Commissione, commentando il via libera per l'Aula al disegno di legge."Tolto riferimento su data elezioni per verifica con legge Delrio"
L'esponente di Fratelli d'Italia ha poi detto: "Dal testo finale su nostra proposta è stato tolto ogni riferimento alla data delle elezioni, poiché è opportuno prima verificare la compatibilità di questa riforma con l'ancora vigente legge Delrio. Inoltre grazie a un emendamento di Fratelli d'Italia è stata reintrodotta la figura del consigliere provinciale supplente, figura che abbiamo previsto anche per i Comuni con un emendamento da noi presentato nella Finanziaria
















































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