agrigentonotizie.it
Borse di studio, arriva la carta Postepay per acquistare libri e servizi: ecco come ottenerla
E' rivolta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che fanno parte di nuclei familiari beneficiari, individuati dalla Regione.
E'già disponibile, per gli aventi diritto, la carta Postepay per gli acquisti di libri e servizi legata alle borse di studio per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado he fanno parte di nuclei familiari beneficiari, individuati dalla Regione, per l'anno scolastico 2022/2023.A darne notizia è stata la dirigente del settore Pubblica istruzione del Libero consorzio comunale di Agrigento Maria Antonietta Testone.Per riscuotere la borsa di studio è necessario recarsi presso qualsiasi ufficio postale secondo alcune precise modalità.Coloro che per l'anno scolastico 2021/2022 hanno già ricevuto la carta Postepay con il relativo beneficio, se sono risultati beneficiari anche per l'anno scolastico 2022/2023, potranno ritirare il proprio contributo presso qualsiasi ufficio postale esibendo semplicemente il codice fiscale e un documento in corso di validità.Chi invece risulta beneficiario del contributo per la prima volta, dovrà recarsi presso qualsiasi ufficio postale comunicando all'operatore di dover ricevere la borsa di studio per l'anno scolastico 2022/2023 attraverso la consegna della nuova carta "PostePay borsa di studio" esibendo, anche in questo caso, il codice fiscale e un documento in corso di validità.Per gli studenti minorenni è necessario essere accompagnati da un genitore con un documento di identità del genitore e dello studente, il codice fiscale del genitore e dello studente, tutto in originale."Per quanto concerne le difficoltà riscontrate nell'utilizzo delle somme lamentate da molti beneficiari delle borse di studio per l'anno scolastico 2021/2022 - spiegano dal Libero consorzio - va precisato che il Dipartimento regionale non ha competenza. Per ricevere assistenza si può scrivere una mail all'indirizzo iostudio@istruzione.it.Con questa carta si potrà utilizzare l'importo assegnato per gli acquisti online e nei negozi fisici dedicati all'acquisto di libri di testo, per la mobilità e il trasporto oltre che per l'accesso a beni e servizi di natura culturale.La carta è abilitata ai soli acquisti negli esercizi commerciali fisici e online convenzionati con il circuito Visa ed è utilizzabile presso gli ATM Postamat per la sola verifica del saldo e della lista movimenti.Non sarà consentito prelevare contanti, ricaricare la carta né al titolare né a soggetti terzi, ricaricare altre carte e richiedere l'estinzione della carta.
QDS
Aumenti busta paga 2024: ecco quanto si guadagnerà in più.
Con la Legge di Bilancio valida per l'anno in corso, è stato disposto un aumento delle retribuzioni per i redditi bassi col taglio del cuneo fiscale.
Attraverso l'accorpamento delle prime due aliquote IRPEF, dal primo gennaio sono arrivate anche novità su deduzioni e detrazioni per lavoratori, nonché aumenti per i dipendenti pubblici.
La Legge ha previsto anche una tassazione agevolata per i premi di produttività e per i fringe benefit fino a 2mila euro (per chi ha figli) o mille euro per tutti.
Il collegato fiscale alla Legge di Bilancio 2024 prevede anche la riforma IRPEF 2024 con il passaggio da quattro a tre aliquote fiscali.
Tutto questo comporta, conseguentemente, aumenti in busta paga, oltre che detrazioni e deduzioni previste dalla riforma fiscale approvate con Decreti appositi.
Taglio Cuneo Fiscale
La misura prevede un esonero contributivo del 6% per i redditi fino a 35mila euro e del 7% per i redditi fino a 25mila euro, vale dal primo gennaio 2024 al 31 gennaio 2024. È la riconferma del cosiddetto "bonus lavoratori dipendenti".
Rialzi con i rinnovi contratti PA
Previsti anche aumenti con i rinnovi dei Contratti Pubblici. Infatti, il Bilancio 2024 include il rinnovo dei contratti del pubblico impiego con l'adeguamento degli stipendi all'inflazione.
Il Governo Meloni ha stanziato 5 miliardi di euro a tal fine.
Bonus Dipendenti Pubblici
Riconfermato, inoltre, il bonus dipendenti pubblici contro il caro vita, il cui importo è pari all'1,5% della retribuzione spettante. In particolare, il Governo dispone l'incremento (anticipato già dal mese di dicembre 2023) a valere sull'anno 2024, dell'indennità di vacanza contrattuale per il personale con contratto di lavoro a tempo indeterminato, salva l'effettuazione di eventuali successivi conguagli.
Fringe Benefit
Fringe benefit potenziati dalla Legge di Bilancio. La soglia di non imponibilità, infatti, è stata fissata entro i 2mila euro per i dipendenti con figli.
I fringe benefit sono compensi non monetari offerti dai datori di lavoro ai dipendenti oltre al salario base e in molti casi sono inclusi in busta paga. Previsti poi, fringe benefit fino a mille euro per tutti. Nel 2024 benefici potranno essere riconosciuti anche per pagamenti di affitto e mutuo prima casa.
Bonus Estate
Arriva anche di nuovo il bonus estate che detassa lavoro festivo e notturno per il comparto turistico. Questa misura prevede quindi, nuovi aumenti in busta paga dal 2024 per i lavoratori dipendenti del comparto.
Riforma IRPEF 2024
Collegata con la Legge di Bilancio 2024, vi è la riforma IRPEF 2024. Il Governo apporta disposizioni relative all'imposta sul reddito delle persone fisiche per l'anno 2024, mirando a ridefinire le aliquote e i livelli di reddito per la determinazione dell'imposta lorda, che dovrebbero assicurare entrate maggiori al netto delle tasse.
In particolare, la norma prevede una semplificazione con tre scaglioni di reddito e le rispettive aliquote progressive:
23% per redditi fino a 28mila euro;
35% per redditi superiori a 28mila euro e fino a 50mila euro;
43% per redditi oltre 50mila euro.
In aggiunta, per il 2024, la detrazione prevista per i percettori di redditi da lavoro dipendente (esclusi i redditi da pensione) e alcuni redditi assimilati fino a 15mila euro viene incrementata da 1.880 a 1.955 euro. Questo amplia la soglia di no tax area fino a 8.500 euro per i redditi da lavoro dipendente, portandola in linea con quella già esistente per i pensionati.
Premi Produttività
Potenziata la tassazione agevolata sui premi di produzione fino a 3mila euro che passa dal 10 al 5%.
Incrementi per i medici
La sanità ottiene un incremento di 3 miliardi di euro. Il Parlamento porta il Fondo sanitario totale a 136 miliardi di euro. Questi fondi aggiuntivi sono principalmente destinati a finanziare il nuovo contratto dei medici, una cifra di 2 miliardi di euro.
Bonus Impatriati
Per i lavoratori che tornano in Italia, viene riconosciuto un nuovo regime agevolato per i lavoratori dipendenti o autonomi che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia per un massimo di 5 anni.
Possono beneficiare di una riduzione della tassazione del 50%, entro un limite di reddito agevolabile pari a 600mila euro, i lavoratori in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione che non risultano essere già stati residenti nel nostro Paese nei 3 periodi d'imposta precedenti al conseguimento della residenza.
Bonus 100 euro
Confermato infine il bonus 100 euro, ossia l'ex bonus Renzi. La misura si rivolge ai lavoratori con redditi fino a 15mila euro, mentre spetta per i redditi fino a 28mila euro solo in presenza di determinate condizioni.
LENTEPUBBLICA
Si prepara l'abrogazione dell'abuso d'ufficio: ecco cosa implica.
La Commissione Giustizia del Senato ha votato a favore dell'abrogazione del reato di abuso d'ufficio attraverso l'articolo 1 del ddl Nordio: ecco cosa potrebbe cambiare adesso.
Questo step, ottenuto con il sostegno della maggioranza e del Terzo polo, segna una tappa chiave nelle riforme contro la pubblica amministrazione. Tuttavia, le modifiche non si fermano qui, con la maggioranza che mira a ridefinire complessivamente i reati contro la pubblica amministrazione.
Il Guardasigilli Carlo Nordio ha espresso grande soddisfazione, sottolineando come l'eliminazione di questo reato contribuirà a accelerare le procedure legali e avrà un impatto favorevole sull'economia.
Scopriamo dunque quali saranno le implicazioni di questa norma.
Abrogazione dell'abuso d'ufficio
La recente decisione della Commissione Giustizia del Senato di abrogare l'articolo 323 del codice penale, che disciplina il reato di abuso d'ufficio, ha suscitato un acceso dibattito sulla natura e sulla rilevanza di questo atto illecito nella giurisprudenza italiana.
L'abuso d'ufficio è un reato che coinvolge pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che, in violazione di specifiche regole di condotta stabilite dalla legge o da atti aventi forza di legge, causano un ingiusto vantaggio patrimoniale a sé o ad altri o arrecano danno ingiusto a terzi. Questo reato mira a prevenire l'uso improprio del potere da parte di coloro che ricoprono incarichi pubblici, garantendo un comportamento etico e conforme alle leggi.
Coloro che sostengono l'abolizione dell'abuso d'ufficio affermano che il reato era troppo ampio ed elastico, spesso soggetto a interpretazioni divergenti. Inoltre, sottolineano che molte indagini avviate per questo reato si concludono con archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni, indicando una carenza di casi in cui si giunge a una condanna.
Le reazioni politiche
Le reazioni alla decisione sono divergenti.
Mentre il capogruppo del Partito Democratico, Alfredo Bazoli, avverte della necessità di reintrodurre la direttiva sull'abuso d'ufficio per evitare contrasti con l'Europa, il senatore dei Cinquestelle, Roberto Scarpinato, critica il ddl come "surreale e inquietante".
Al contrario, Enrico Costa (Forza Italia) definisce "sacrosanta" l'abolizione dell'abuso d'ufficio.
E ulteriori reazioni polemiche potrebbero arrivare con il prossimo step previsto dal Governo, vale a dire il nodo della trascrizione delle intercettazioni, contenuto nell'articolo 2 del ddl. Mentre la maggioranza si muove avanti con decisione, Italia Viva e Azione si uniscono al sostegno allo stop da parte delle opposizioni.
Cosa implica l'abolizione di questo reato?
La decisione di abolire l'abuso d'ufficio ha prospettive e sfide complesse, richiedendo un bilanciamento accurato tra la necessità di flessibilità decisionale e la garanzia della responsabilità degli attori pubblici.
Qui di seguito, analizzando le opinioni dei promotori e dei detrattori possiamo in modo sintetico comprendere quali potrebbero essere i pro o i contro di questo intervento legislativo.
Pro dell'abolizione dell'abuso d'ufficio
Flessibilità decisionale: Senza la minaccia del reato di abuso d'ufficio, i pubblici ufficiali potrebbero percepire una maggiore flessibilità nella loro capacità di prendere decisioni senza il timore costante di essere soggetti a procedimenti penali.
Efficienza amministrativa: La rimozione di un reato giudicato ampio ed elastico potrebbe portare a un ambiente più snodato e meno vincolato da procedimenti legali, contribuendo potenzialmente a una maggiore efficienza nell'amministrazione pubblica.
Possibile semplificazione normativa: L'abolizione dell'abuso d'ufficio potrebbe innescare una revisione più ampia delle norme sulla pubblica amministrazione, con l'obiettivo di semplificare il quadro normativo e renderlo più adatto alle esigenze attuali.
Contro dell'abolizione dell'abuso d'ufficio
Rischio di comportamenti illeciti: La mancanza di sanzioni specifiche per l'abuso d'ufficio potrebbe aumentare il rischio di comportamenti illeciti da parte dei pubblici ufficiali, poiché potrebbero sentirsi meno vincolati da restrizioni legali.
Perdita di deterrente: L'abolizione del reato potrebbe comportare la perdita di un deterrente importante contro l'abuso di potere, compromettendo la capacità di prevenire atti scorretti e dannosi nel contesto della pubblica amministrazione.
Possibile impatto sulla fiducia pubblica: La decisione di eliminare il reato potrebbe influenzare negativamente la fiducia del pubblico nelle istituzioni, poiché alcuni potrebbero interpretare questa mossa come una riduzione della responsabilità degli attori pubblici.
Necessità di riforme aggiuntive: L'abolizione potrebbe rendere necessarie ulteriori riforme per colmare le eventuali lacune create. La mancanza di un reato specifico potrebbe richiedere meccanismi alternativi per garantire la responsabilità degli ufficiali pubblici.
LENTEPUBBLICA.
Concorso 2133 funzionari Pa: meno di due ore per fare domanda.
La recente riapertura del concorso per 2133 funzionari amministrativi nella Pa ha suscitato critiche: in meno di due ore bisognava presentare la domanda.
Il caso specifico, decisamente paradossale, della recente riapertura della graduatoria di questo bando di concorso ha suscitato diverse critiche, evidenziando alcune criticità nella gestione del tempo da parte dell'ente pubblico.
Si tratta infatti di una situazione che evidenzia la necessità di una revisione della gestione temporale nei concorsi pubblici, al fine di garantire un processo più equo ed accessibile per tutti i partecipanti.
Scopriamo nello specifico cos'è accaduto.
Concorso 2133 funzionari Pa: meno di due ore per fare domanda
Dopo un periodo esteso di tre anni e mezzo dedicato alla pubblicazione del concorsone, la Pubblica Amministrazione ha deciso di concedere solamente meno di due ore, esattamente un'ora e 54 minuti, per la presentazione delle domande, suscitando sdegno e disapprovazione tra un considerevole numero di partecipanti.
Questa scelta temporale, unanimemente considerata "inaccettabile" dagli interessati, ha evidenziato un'evidente disparità tra il lungo arco temporale dedicato alla preparazione del concorso e la celerità richiesta per la fase di candidatura.
La limitata finestra temporale ha generato una serie di disagi, poiché è stata giudicata eccessivamente restrittiva, offrendo un margine angusto per eseguire tutte le necessarie operazioni richieste.
Le operazioni richieste dal bando, spesso complesse e dettagliate, includevano la necessità di:
Effettuare l'accesso al sistema in Pa utilizzando le credenziali SPID.
Ponderare attentamente le 23 amministrazioni di destinazione, valutando le proprie preferenze.
Elencare le amministrazioni in ordine di priorità, seguendo le specifiche indicate nel bando.
Caricare il curriculum vitae, evidenziando le esperienze e le competenze rilevanti per il ruolo.
Rispondere a domande dettagliate riguardanti eventuali carichi pendenti o esperienze pregresse nei concorsi pubblici.
Completare l'applicativo entro la scadenza indicata, garantendo che tutte le informazioni fornite fossero corrette e conformi alle richieste del bando.
Arriva una pioggia di critiche
Tale breve preavviso ha imposto un notevole stress e una corsa contro il tempo ai partecipanti, creando un ambiente frenetico e poco propizio per una procedura accurata e ponderata.
Inoltre l'ultimo scorrimento della graduatoria, avvenuto il 9 gennaio, ha rappresentato di fatto la chiusura definitiva delle opportunità per i candidati. Questa accelerazione improvvisa ha colto molti partecipanti di sorpresa, privandoli della possibilità di completare la procedura di domanda e mettendo fine alle speranze di inserirsi nella graduatoria.
La mancanza di risposte alle segnalazioni delle difficoltà riscontrate ha aggiunto un ulteriore strato di frustrazione, mettendo in dubbio la trasparenza e l'attenzione alle esigenze dei partecipanti.
Equità e accessibilità ai concorsi della Pa
Questa vicenda solleva riflessioni profonde sull'equità e l'accessibilità dei processi di selezione nella Pubblica Amministrazione. Mentre un'attenta preparazione è fondamentale per affrontare un concorso, è altrettanto cruciale che il processo di presentazione delle domande sia progettato in modo da garantire una partecipazione equa a tutti i candidati.
La trasparenza e la chiarezza nelle comunicazioni sono essenziali per instaurare un rapporto di fiducia tra l'amministrazione e i cittadini, specialmente quando si tratta di questioni che influenzano il futuro professionale di molti.
Pertanto in futuro, potrebbe essere necessario rivedere e migliorare i processi organizzativi, garantendo tempi più equi e accessibili per la presentazione delle domande, al fine di promuovere un sistema di reclutamento pubblico più trasparente, inclusivo ed efficiente. La speranza è che situazioni come questa fungano da catalizzatore per miglioramenti sostanziali nella gestione dei concorsi pubblici, consentendo a tutti i partecipanti di competere su un terreno più giusto e paritario.
LENTEPUBBLICA.
Premi ai dirigenti che riducono i tempi di pagamento della Pa.
Arriva la riforma dei tempi di pagamento della Pa, che prevede nuove direttive e obiettivi per i dirigenti e la possibilità per questi ultimi di ricevere anche dei premi di risultato.
In risposta alla necessità di ridurre i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione (PA) e in linea con le disposizioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha emesso la circolare n. 1/2024, fornendo indicazioni operative cruciali per attuare l'articolo 4-bis del Dl 13/2023 che prevede misure in tema di crisi d'impresa.
Gli obiettivi generali della riforma
La riforma, parte integrante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Riforma 1.11), prevede che entro il primo trimestre 2025 siano raggiunti obiettivi quantitativi in termini di tempo medio di pagamento e di tempo medio di ritardo. I target, differenziati per settore, dovranno essere conseguiti entro il primo trimestre 2026.
La circolare sottolinea l'importanza dell'accurata alimentazione dei dati nel Piano dei Conti delle Camere (Pcc), con particolare attenzione agli importi di fatture sospesi o non liquidabili. Questi ultimi non influenzano il calcolo dei tempi di pagamento e dello stock di debito. È altresì cruciale garantire la corretta implementazione delle date di scadenza delle fatture, rispettando i termini previsti dalla legge.
Il sopra citato articolo impone alle Pubbliche amministrazioni (ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale) di assegnare obiettivi annuali specifici ai dirigenti responsabili dei pagamenti delle fatture commerciali e ai dirigenti apicali delle rispettive strutture.
La disposizione richiede alle Pa di definire obiettivi annuali specifici per i dirigenti responsabili dei pagamenti delle fatture commerciali e per i dirigenti apicali delle rispettive strutture.
Questi obiettivi devono essere attentamente integrati nei contratti individuali dei dirigenti e devono focalizzarsi sull'adempimento dei tempi di pagamento. In altre parole, i dirigenti sono chiamati a raggiungere specifici traguardi temporali che mirano a ridurre i tempi di pagamento delle fatture commerciali, contribuendo così all'efficienza e alla celerità delle transazioni finanziarie.
L'aspetto finanziario della questione è altrettanto rilevante, poiché la quota di retribuzione di risultato legata al raggiungimento di questi obiettivi non può essere inferiore al 30%. Ciò implica che una parte significativa della retribuzione di questi dirigenti sarà direttamente correlata alla loro capacità di garantire una gestione tempestiva e efficiente dei pagamenti delle fatture commerciali.
Questo meccanismo di incentivi è progettato per creare una stretta connessione tra la performance individuale dei dirigenti e gli obiettivi strategici della PA in termini di tempi di pagamento.
Attribuzione e verifica degli obiettivi raggiunti
Le amministrazioni pubbliche dovranno attribuire obiettivi annuali alle figure apicali (Direttori Generali o Capi Dipartimento) in relazione alla dimensione e al modello organizzativo adottato. Il mancato raggiungimento di tali obiettivi comporterà la non erogazione di almeno il 30% della retribuzione di risultato correlata.
L'organo di controllo di regolarità amministrativa e contabile sarà responsabile della verifica dell'attuazione delle misure e del riconoscimento degli emolumenti previsti per il personale dirigenziale. Le risultanze di queste verifiche saranno documentate nelle riunioni collegiali.
Questa nuova direttiva, in conclusione, mira a garantire maggiore efficienza nei tempi di pagamento della PA, promuovendo al contempo la responsabilizzazione dei dirigenti attraverso l'implementazione di obiettivi di risultato chiari e misurabili.
ITALIAOGGI.
Dipendenti pubblici, indennità di anzianità retroattivaLa Corte costituzionale ha annullato la norma retroattiva che aveva escluso l'operatività di maggiorazioni alla retribuzione individuale di anzianità dei dipendenti pubblici in relazione al triennio 1991-1993.
Allargata la platea dei dipendenti pubblici beneficiari delle indennità di anzianità. Applicando il principio di irretroattività della legge (estesa a settori extrapenali), la Corte costituzionale, con la sentenza numero 4/2024, depositata l'11 gennaio 2024, ha annullato la norma retroattiva (articolo 51, comma 3, della legge 388/2000), che aveva escluso l'operatività di maggiorazioni alla retribuzione individuale di anzianità dei dipendenti pubblici in relazione al triennio 1991-1993, riservandolo solo a quelli con requisiti maturati fino al 1990.
Con la legge 388/2000 il legislatore aveva cercato di cambiare le carte in tavola nei giudizi pendenti promossi, al fine di ottenere gli emolumenti, da parte dei dipendenti pubblici, che avevano maturato i requisiti dopo il 1990.
Ma si è trattato, per la Consulta, di un'ingiustificata iniziativa a posteriori, con il quale il legislatore ha coltivato illegittimamente l'obiettivo di determinare a favore dello Stato i giudizi pendenti ed evitare esborsi per le finanze pubbliche a seguito di prevedibili sconfitte giudiziarie.
Ed è proprio questo il profilo di maggiore rilevanza della decisione: il legislatore, anche in ambiti diversi dalla materia penale, non è pienamente libero nella approvazione di norme retroattive, soprattutto quando producono effetti su processi in corso; il legislatore, infatti, lo può fare solo in presenza di imperative ragioni di interesse generale.
Un concetto, quest'ultimo, di non facile definizione, ma nel quale non rientrano i meri motivi finanziari.
Il legislatore, dunque, quando scrive norme retroattive deve mettere nero su bianco le pesanti motivazioni per cui lo fa. Ne va anche della correttezza nei confronti dei cittadini oltre che di correttezza dei rapporti tra politica e magistratura.
Come è successo nel caso specifico. In sintesi, una legge ha accordato emolumenti aggiuntivi ai dipendenti pubblici con una certa anzianità di servizio maturata fino al 1990.
A questa legge ne è succeduta un'altra che ha prorogato l'efficacia della precedente, ma ha creato un'incertezza: la proroga comportava anche la dilazione del termine entro cui maturare la anzianità necessaria per ottenere il beneficio?
I giudici amministrativi, con sentenze impugnate avanti al Consiglio di Stato, hanno cominciato a risolvere il nodo a favore dei dipendenti pubblici. Ancora pendenti questi processi, la legge del 2000 voleva chiudere questa strada.
Il Consiglio di Stato, in fase di decisione degli appelli, ha sollevato il dubbio circa la legittimità costituzionale della legge 388 del 2000.
La sentenza in esame ha confermato che il parlamento ha approvato una incostituzionale legge retroattiva, entrando a gamba tesa nei processi in corso.
L'irretroattività della legge non vale, dunque, soltanto nel settore penale, per bloccare incriminazioni a posteriori in spregio della libertà individuale; il principio vale in tutti i settori (quindi anche per fisco, nella materia dei contratti e così via).
Peraltro, nei campi diversi dal penale, l'irretroattività non è assoluta.
In materie extrapenali, infatti, il legislatore può approvare leggi retroattive (differenti, peraltro, dalle leggi di interpretazione autentica), ma solo ad alcune stringenti condizioni: ci vuole una imperativa ragione di interesse generale, come ad esempio bloccare abusi di difetti tecnici delle leggi o sbarrare la strada a opportunisti in cerca di vantaggi derivanti dalla presenza di lacune normative.
Le ragioni finanziarie, invece, non possono, da sole, autorizzare il legislatore a sostituirsi al giudice nella definizione delle controversie.
E queste pesanti motivazioni devono essere documentate, ad esempio, dai lavori preparatori, dalle relazioni tecniche e illustrative di accompagnamento dei disegni di legge.
Peraltro, il legislatore ha in mano lo strumento per evitare disguidi di questo tipo e cioè migliorare la redazione delle leggi, evitando espressioni vaghe e imprecise, che possono dare adito a supplenze giudiziarie, fonte a loro volta di conflitti di poteri con il mondo della politica.
ILSOLE24ORE
Abuso d'ufficio: i casi dei sindaci indagati, condannati e poi assoltiSpesso le indagini nei confronti degli amministratori hanno riguardato realizzazioni di strutture, concessione di spazi pubblici, erogazione di contributi, affidamento di servizi, nomine o rapporti con società private.
Un reato applicato a varie situazioni, con indagini nei confronti di amministratori spesso terminate con archiviazioni di inchieste o processi che hanno portato all'assoluzione. Sono centinaia i casi di sindaci e governatori indagati negli ultimi anni per abuso di ufficio, accuse poi cadute.
Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi
E in queste ore a commentare il via libera in commissione al Senato sull'eliminazione del reato è anche Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi: indagato, condannato e poi assolto dall'accusa di turbativa d'asta per una gara sulla gestione delle piscine scoperte della cittadina lombarda. Una vicenda durata sette anni, diventata simbolo delle storture nel rapporto tra politica e giustizia. «Ci sono normative - spiega Uggetti - diventate punitive per amministratori e funzionari pubblici. Ad esempio Chiara Appendino come sindaco di Torino ha avuto due condanne su cose di cui de facto non era responsabile. O il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, sospeso due anni e poi rimesso in ruolo. O ancora Giuseppe Sala avrà fatto qualcosa al limite per realizzare in tempo Expo: ma cosa dobbiamo fare, bloccare l'Italia?», si chiede Uggetti riferendosi ai tanti episodi giudiziari senza riscontro.
Nel dossier di Azione 150 casi
Un dossier diffuso dal partito di Azione, curato dal responsabile giustizia Enrico Costa, ha messo in risalto almeno 150 casi simili più o meno recenti: uno di questi è la vicenda dell'ex primo cittadino di Agrigento, Marco Zambuto: indagato per abuso d'ufficio, fece un passo indietro nel 2014 prima che scattasse la legge Severino. Poi, assolto, non poté più ricandidarsi perché secondo la legge regionale siciliana chi si dimette non si può ricandidare allo stesso incarico. Spesso le indagini nei confronti degli amministratori hanno riguardato realizzazioni di strutture, concessione di spazi pubblici, erogazione di contributi, affidamento di servizi, nomine di amministratori o rapporti con società private.
Ma ci sono anche vicende come quella di Giacomo Scapin, sindaco di Ospedaletto, portato alla sbarra e poi assolto nel 2021 dall'accusa di aver portato via un volantino del partito di opposizione contro di lui. Nel 2018 il pm di Cagliari archiviò le indagini dopo una denuncia secondo cui, a Mandas, Umberto Oppus aveva studiato i documenti dell'archivio storico comunale per pubblicare poi libri sulla storia del paese: il gip poi mise definitivamente fine alla vicenda. Ad essere archiviato nel 2015 fu anche il fascicolo aperto nei confronti dell'allora sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, il quale aveva trascritto le nozze gay tra due uomini dopo il matrimonio avvenuto a Las Palmas.
Le grandi città e i governatori
Nel mirino della contestazione dell'abuso d'ufficio, poi caduta per assoluzione o archiviazione, sono finiti i sindaci di grandi città come Torino, Milano e Parma, ma anche i governatori come quello lombardo Attilio Fontana, quello dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e quello pugliese Michele Emiliano, oltre all'ex presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, e l'ex della Sicilia, Rosario Crocetta. A Salerno l'allora primo cittadino Vincenzo De Luca, oggi governatore della Campania, fu assolto per la seconda volta nel 2021, anche in appello, sulla vicenda della costruzione della mega struttura "Crescent": in primo grado il processo, partito nel 2014, durò quattro anni per 57 udienze
informazionefiscale.it
Statali: firmata l'intesa per il rinnovo dei contratti, i comparti e le aree interessate
Al via la nuova tornata di rinnovi contrattuali per la pubblica amministrazione. ARAN e sindacati hanno siglato l'ipotesi del contratto collettivo nazionale quadro per la definizione dei comparti e delle aree per il 2022/2024. Come previsto dalla Legge di Bilancio ci sono circa 8 miliardi di euro a disposizione
Il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici è più vicino. ARAN e i sindacati rappresentativi hanno firmato l'ipotesi di contratto collettivo quadro per la definizione dei comparti e delle aree di contrattazione collettiva nazionale 2022/2024.Un accordo che dà il via alla nuova stagione di rinnovi contrattuali per i lavoratori e le lavoratrici della pubblica amministrazione.
La nuova stagione di confronto si apre grazie ai circa 8 miliardi di euro previsti dalla Legge di Bilancio 2024 proprio per i rinnovi.Sono diverse le categorie coinvolte: confermati i comparti funzioni centrali, istruzione e ricerca, funzioni locali, sanità e le aree dirigenziali.
l'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) e i sindacati di categoria hanno sottoscritto il nuovo accordo sull'ipotesi del contratto collettivo nazionale quadro (CCNQ) per la definizione dei comparti e delle aree di contrattazione collettiva nazionale.
Il testo contrattuale definisce la composizione dei comparti di contrattazione collettiva per il triennio 2022/2024.Un accordo che di fatto apre la nuova stagione dei rinnovi contrattuali per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Nelle prossime settimane, infatti, partiranno i negoziati per arrivare alla definizione dei singoli CCNL.Una tornata fondata sulle nuovi risorse stanziate dalla Legge di Bilancio 2024 e destinate appunto sui rinnovi per gli statali. Il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, si legge nel comunicato stampa del 9 gennaio, ha commentato così la firma dell'accordo:"Dopo aver dedicato il 2023 a recuperare i ritardi ereditati nella chiusura dei contratti del triennio 2019/2021, apriamo ora una nuova stagione di confronto grazie ai circa 8 miliardi di euro previsti in Manovra per i rinnovi. Un grande risultato non soltanto per l'assoluta rilevanza delle risorse a disposizione, circa un terzo della Legge di Bilancio, ma anche per le tempistiche: da tempo, infatti, tra una tornata contrattuale e l'altra non c'era questa continuità."Per quanto riguarda l'assetto, sono diversi i comparti e le aree interessate. Vengono confermati, infatti, i comparti:Funzioni centrali;Istruzione e ricerca;Funzioni locali;Sanità.
Come specificato nel comunicato stampa dell'ARAN, poi, si conferma l'attuale composizione anche per quanto riguarda le aree della dirigenza.Ad essere interessati dai rinnovi, dunque, saranno una molteplicità di lavoratori e lavoratrici, dai Ministeri alle Agenzie al personale di scuole e università passando per il comparto della sanità, che da tempo attende un adeguamento contrattuale.