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rassegna stampa dell'1 febbraio 2024

blogsicilia.it
Rallenta all'Ars la legge sulle Province, il testo torna in commissione
RINVIO ALLA COMMISSIONE AFFARI ISTITUZIONALI, CRITICHE DELLE OPPOSIZIONI


L'Assemblea Regionale Siciliana va avanti col secondo punto all'ordine del giorno, ossia il disegno di legge d'interpretazione autentica di due norme regionali, la legge cosiddetta "salva-ineleggibili". È questa la sintesi trovata nel corso del vertice di maggioranza convocato stamattina dal presidente della Regione Renato Schifani dopo le fibrillazioni di ieri tra FdI da una parte e FI, Dc e Lega dall'altra.Gli uffici dell'Ars hanno spiegato che non si poteva riproporre l'inversione dei punti all'ordine del giorno secondo il principio del "ne ibis in idem", in forza del quale non ci si può esprimere due volte sulla stessa azione, se si è formata la cosa giudicata: ieri il pressing di Fratelli d'Italia con la richiesta di invertire i due punti all'ordine del giorno era stata respinta col voto d'aula."La sintesi è stata trovata grazie alla grande capacità di mediazione del presidente Schifani", dice il capogruppo di Forza Italia Stefano Pellegrino.Le critiche del M5s, "Schifani bloccato da maggioranza""L'ok alla nostra proposta del doveroso rinvio in commissione della raffazzonata e soprattutto incostituzionale legge sulle Province sancisce la bocciatura di Schifani da parte della sua maggioranza, considerato che questa legge è una dei cavalli di battaglia di questo governo che a questo punto dovrebbe cambiare rotta e puntare sui reali bisogni dei siciliani, non a questo circo messo in piedi solo per fini elettorali e non certo per fare migliorare i servizi resi ai siciliani". Lo afferma il capogruppo del M5S Antonio De Luca.
"È sconfortante - dice Antonio De Luca - pensare che da mesi stiamo discutendo del nulla, di una legge che non ha ragione d'essere se prima non viene abolita la Del Rio".Sulla stessa lunghezza d'onda la deputata M5S Martina Ardizzone componente della commissione Affari istituzionali.
"Diciamo da mesi e in tutte le salse - afferma Ardizzone - che questa legge è incostituzionale e darà la stura ad una pioggia di ricorsi. Personalmente sarei io la prima a farlo se mai questa legge dovesse essere approvata con la Del Rio ancora in vigore"."Al netto del merito della questione relativa al ddl - aggiunge Angelo Cambiano, vicepresidente M5S della Prima Commissione Ars - sono evidenti i profili di incostituzionalità dello stesso. Senza una definitiva abrogazione della legge Del Rio, la corsa affannosa del governo pare celare esclusivamente intenti elettorali connessi alle imminenti competizioni europee. Cui prodest?".La Vardera: "Governo va sotto con i numeri, ineleggibili rimarranno tali""Una vittoria schiacciante per le opposizioni: la presenza di Schifani non è servita a nulla ed è la dimostrazione che la maggioranza è spaccata.
I numeri non mentono e la democrazia ha avuto la meglio sul sovrano Schifani, questo governo è andato in pezzi. Ora sarebbe il caso che la stessa maggioranza rifletta sulle nomine dei dirigenti. All'ospedale Civico di Palermo si rischia un disastro e la colpa sarà solo della politica". Questo il commento del vicepresidente della commissione antimafia Ismaele La Vardera (Sud chiama nord) dopo la votazione del ddl salva ineleggibili.Gruppi opposizione Ars, "Bocciando Ddl abbiamo salvato dignità Parlamento""Questa maggioranza ormai in frantumi ha provato per l'ennesima volta a far passare una norma inaccettabile per salvare gli ineleggibili, meno male che ci abbiamo pensato noi dell'opposizione a salvare la dignità del parlamento siciliano. Resta la figuraccia politica del presidente Schifani che non si è fatto vedere durante l'esame della finanziaria a Sala d'Ercole ma si è presentato oggi per assistere alla sua maggioranza che sgretolava sul ddl salva-ineleggibili". Lo dicono Michele Catanzaro (Pd) Cateno de Luca (Sud chiama Nord) e Antonio De Luca (M5s).

gds.it
Ars, la legge sulle Province torna in commissione: si va avanti con la «salva-ineleggibili»
La maggioranza si ricompatta: trovata un'intesa sul programma dei lavori, fondamentale la mediazione di Schifani

Rinvio in commissione Affari istituzionali della riforma delle Province per approfondire alcuni aspetti del testo con l'impegno di riportarla a Sala d'Ercole la prossima settimana e avanti all'Assemblea Regionale Siciliana questo pomeriggio col secondo punto all'ordine del giorno, il disegno di legge d'interpretazione autentica di due nome regionali, la legge cosiddetta «salva-ineleggibili». È questa la sintesi trovata nel corso del vertice di maggioranza convocato stamattina (31 gennaio) dal presidente della Regione Renato Schifani dopo le fibrillazioni di ieri tra FdI da una parte e FI, Dc e Lega dall'altra.Gli uffici dell'Ars hanno spiegato che non si poteva riproporre l'inversione dei punti all'ordine del giorno secondo il principio del «ne ibis in idem», in forza del quale non ci si può esprimere due volte sulla stessa azione, se si è formata la cosa giudicata: ieri la richiesta di FdI di invertire i due punti all'ordine del giorno era stata respinta col voto d'aula.
«La sintesi è stata trovata grazie alla grande capacità di mediazione del presidente Schifani», dice il capogruppo di Forza Italia Stefano Pellegrino.


larepubblica.it
Sicilia, il centrodestra implode: FdI apre la crisi alla Regione
L'Ars boccia a scrutinio segreto il disegno di legge "salva-ineleggibili"I meloniani disertano la giunta e attaccano Schifani
I venti di crisi avevano cominciato a soffiare martedì, quando la maggioranza all'Ars era andata in tilt sulla riforma delle Province. Ieri si è consumata la battaglia finale: in pochi minuti l'aula, complice il voto segreto, ha bocciato la norma "salva-ineleggibili", cara a Fratelli d'Italia. Una Caporetto per il centrodestra, andata in scena sotto gli occhi del presidente della Regione Renato Schifani che in mattinata aveva serrato le file in vista del voto pomeridiano.


buttanissimasicilia.it
Schifani sconfitto e in fugaIl centrodestra k.o. due volte e in frantumi. Inciampa sui franchi tiratori e capitola sulla questione morale
Nel pomeriggio più nero, a Renato Schifani sono arrivati tre schiaffi in pieno volto. Il primo riguarda il rinvio del Ddl Province in Prima commissione (una soluzione d'emergenza per provare a ricompattare la maggioranza); il secondo, però, rischia di lasciare il segno. E' la bocciatura, col voto segreto, della norma "salva ineleggibili", per cui tanto si erano spesi i deputati di Fratelli d'Italia. Fino ad abbandonare l'aula, il giorno prima, per non aver invertito la trattazione delle due norme. Il terzo schiaffo, che aumenta il rossore e la vergogna, è la dichiarazione di decadenza della commissione esaminatrice che aveva pasticciato sull'assunzione dei 46 forestali - previo concorso - lasciando che risultasse primo in graduatoria il figlio dell'ex dirigente del Corpo Forestale (che quella commissione l'aveva scelta). Il concorso andrà rifatto, la figuraccia resta.Di storie e aneddoti, in questa mezza giornata, ce ne sarebbero talmente tante da scriverci un libro. A perdere, però, è la tracotanza di un presidente della Regione che dopo aver assistito al dibattito sulla Legge di Stabilità rintanato nei suoi uffici, si era presentato in aula per "intimidire" i deputati della sua maggioranza (così hanno detto Cateno De Luca e Gianfranco Micciché) e provare a raggiungere l'obiettivo: cioè fare felici i patrioti, che con la "salva ineleggibili" avrebbero conservato tre seggi (quelli di Giuseppe Catania, Nicolò Catania e Dario Daidone) e raddrizzato una norma di interpretazione autentica di cinquant'anni prima, ritenuta incostituzionale persino dagli uffici dell'Assemblea.Con la supponenza di chi ignora (o calpesta?) le norme e la giurisprudenza, un pezzo del centrodestra aveva provato a stringersi a coorte per suggellare una delle pochissime iniziative assunte nel primo anno di legislatura: non a beneficio dei siciliani, ma della "casta". Un orientamento confermato in ambienti romani, dove FdI aveva concesso il nullaosta all'operazione. Ne è venuto fuori un pomeriggio di scontri, di fregature e di ritorsioni che, in un paese normale, dovrebbe far prendere contezza (a un presidente) della realtà. E dire: abbiamo fallito. Adottando le conseguenze del caso. Questo però non è un paese, ma una regione a statuto speciale che si muove su un crinale di sofferenza mista a menefreghismo, dove una norma val bene un'impugnativa, e dove molti atti prodotti dall'Assemblea rischiano di infrangersi sul muro di gomma della legge.Accadrà anche per il Ddl sulle province: non solo la Sicilia ha evitato di adeguarsi alle sentenze della Consulta, che ha chiesto più volte di nominare i vertici degli enti d'area vasta mediante elezioni di secondo livello (cioè facendo votare sindaci e consiglieri comunali) ed evitando il ricorso a lunghi commissariamenti; ma si è arrogata il merito di fare da apripista a un ritorno frenetico di sprechi e di poltrone (circa 300),  puntando sulla parola di alcuni ministri come Calderoli e andando in contrasto con le leggi vigenti (la Delrio, che il parlamento non ha abrogato). Lo spirito costituzionale di questa Assemblea consiste nel fare poco e nel fare male. E la presenza in aula di Schifani, da parte di certi commentatori (leggasi Gianfranco Micciché), è stata ritenuta "una sfida alla magistratura".
La magistratura ha dato torto alla Sicilia su più fronti. Qualche giorno fa l'ultimo episodio, relativo alla spalmatura del disavanzo: il decreto legislativo del 27 dicembre 2019, che avrebbe consentito all'Isola di rateizzare il deficit in dieci anni, andava contro i principi di equità intergenerazionale ed è stato giudicato illegittimo. La decisione dei giudici, unita ai pronunciamenti della Corte dei Conti (con la mancata parifica degli ultimi due rendiconti), alle sentenze dei Tribunali del Lavoro o dei tribunali ordinari (ad esempio sull'annosa questione dei dirigenti di "terza fascia", che non potrebbero ambire alle posizioni apicali dei dipartimenti), anticipano una questione che i nostri politici non hanno mai messo in agenda: cioè la questione morale.Una pretesa di legalità, di trasparenza, di buona condotta che non prescinde direttamente dalle sentenze della magistratura, ma che andrebbe applicata a qualunque ambito abbia a che fare con la pubblica amministrazione e la buona politica. Invece, esauriti i lavori d'aula da poche ore, il governo si è ritrovato (senza gli assessori in quota FdI, che minacciano la crisi) per ratificare le nomine dei direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere, maturate secondo un principio irreversibile, quello della lottizzazione fra partiti, e non basandosi sui meriti e sulle competenze dei singoli "concorrenti". Il dato politico che emerge dal pomeriggio nero è che un governo di fatto non c'è: è dilaniato dalla rivalità interna e dai giochi di bassissimo cabotaggio fra i suoi rappresentanti più illustri. Ma soprattutto non c'è un governatore: una volta tanto che ha provato a metterci la faccia, la sua squadra ne è uscita a pezzi. Sarebbe stato più onorevole perdere a tavolino.

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