agrigentonotizie.it
Capitale della Cultura 2025, un passo avanti e due indietro: è un'odissea costituire la fondazione
Individuata una figura che dovrà sostituire la presidenza, oggi decaduta, ma si rischia una battaglia di carte bollate.
E anche gennaio è sfumato senza che nel lungo percorso di avvicinamento a Capitale della Cultura 2025 si sia compiuto un passo avanti. Anzi. Se escludiamo le innumerevoli rassicurazioni (verbali) dell'Amministrazione comunale, infatti, la macchina organizzativa è assolutamente ferma, dato che non è ancora possibile mettere "nero su bianco" nulla in assenza di una struttura burocratica che si possa fare carico di tutto. Si attende ancora la costituzione dell'ormai celeberrima fondazione, dato che, come aveva anticipato Agrigentonotizie.it, era necessario un passaggio formale della bozza di statuto anche negli organismi del Comune di Lampedusa e Linosa e del Cda del Consorzio universitario di Agrigento. Se dalle Pelagie dovrebbe a breve arrivare un feedback, più complessa la situazione ad Ecua. Ecua senza presidenza e Cda, dalla Regione tutto tace. L'università è al momento è sprovvista di una governance effettiva: l'ex presidente Nené Mangiacavallo ha infatti terminato il proprio incarico e si rimane in attesa che la Regione individui non solo il suo sostituto (o decida di rinnovare ovviamente la presidenza) ma anche tutti i componenti dei consorzi universitari dell'Isola. Una partita a "scacchi" che non si è ancora definita, spingendo quindi il Comune di Agrigento ad imprimere una rapida accelerazione al tutto. Così Palazzo dei Giganti, dopo aver inviato copia dello statuto al Cda, ed essersi ovviamente visto rispondere che no, il consiglio di amministrazione non può votare il punto, ha scelto una strada più "semplice", cioè auto-approvare il punto in forza del 61% di quote sociali. Cosa che è avvenuta lo scorso 18 gennaio. Tutto fatto? E invece no, perché nonostante tutto sia stato votato sorgono i primi dubbi sulla legittimità di quanto votato visto che, prevede lo statuto, l'assemblea dei soci può essere convocata formalmente solo da un presidente, che però in questa fase non c'è. Così una settimana dopo circa si procede ad una nuova convocazione dell'assemblea dei soci inserendo un punto che non sfugge all'attenzione dello stesso Mangiacavallo, cioè "Provvedimenti in merito alla Governance del Consorzio Universitario". Nei fatti l'assemblea, su iniziativa del Comune di Agrigento, riflette sulla possibilità di individuare "un soggetto in possesso delle dovute compenteze a cui attribuire, in via straordinaria i poteri di rappresentanze e gestione del consorzio per mesi due" in attesa del nuovo Cda quando questo sarà sbloccato dalle decisioni della Regione. Così si tengono 2 sedute di assemblea, una il 26 gennaio e una prevista per oggi. Nel frattempo il sindaco tiene una interlocuzione con il Governo regionale per capire se le nomine arriveranno: con la Caporetto del centrodestra rispetto all'individuazione dei manager della sanità il punto, chiaramente, non è in agenda. Ma perché serve qualcuno che firmi? Perché per poter sottoscrivere la fondazione dinnanzi un notaio serve una figura che sia autorizzata a parlare per conto dell'Università agrigentina.Per ben 2 volte Mangiacavallo scrive delle mail ai soci, evidenziando a suo parere anomalie e irregolarità sulla procedura. "Leggo - riporta una di queste lettere - che il sindaco persiste nel voler a tutti i costi porre in essere atti e fatti illegittimi che rischiano di porre le basi per far capitolare la tanto agognata costituzione della Fondazione agrigento capitale della cultura 2025 o ritardarne la costituzione ".Cattura l'attenzione del tuo pubblico. Promuovi il tuo business su AgrigentoNotizie oggi stesso Scopri di più Contenuto Sponsor Mangiacavallo: "Su Capitale cultura non ci sono i caratteri di urgenza "Lo stesso ex presidente, proprio con una lettera datata oggi, 1 febbraio, dice che, non "essendoci notizie da parte dell'approvazione da parte del Comune di Lampedusa della bozza di statuto della fondazione Capitale della cultura, "anche le menti più eccelse faticherebbero ad inviduare argomenti tali che possano anche solo far presumere i caratteri di urgenza di un'azione che ha ormai palesato interessi o fini altri certamente privi di pregio".Alla fine l'assemblea, riunita oggi pomeriggio ha nominato il dirigente comunale Toni Insalaco figura termporanea con potere di firma per conto di Ecua. Questo dovrebbe consentire, se ci saranno notizie delle Pelagie, ai due soci fondatori Comune e Consorzio universitario appunto di recarsi da un notaio per sottoscrivere la fondazione. La "battaglia" però non è ancora terminata, e i mesi rimasti prima del 2025 sono rimasti solo 11.
teleacras.it
Il Disegno di legge di riforma delle Province rientra in Commissione
Il Disegno di legge di riforma delle Province in Sicilia, appena approdato all'Assemblea Regionale, è invece rientrato in Commissione Affari istituzionali per approfondire alcuni aspetti. A Sala d'Ercole sarebbe atteso nuovamente la prossima settimana. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Antonio De Luca, commenta: "L'ok alla nostra proposta del doveroso rinvio in commissione della raffazzonata e soprattutto incostituzionale legge sulle Province sancisce la bocciatura di Schifani da parte della sua maggioranza, considerato che questa legge è una dei cavalli di battaglia di questo governo che a questo punto dovrebbe cambiare rotta e puntare sui reali bisogni dei siciliani, non a questo circo messo in piedi solo per fini elettorali e non certo per fare migliorare i servizi resi ai siciliani. E' sconfortante pensare che da mesi stiamo discutendo del nulla, di una legge che non ha ragione d'essere se prima non viene abolita la Delrio".
LENTEPUBBLICA
Elezioni 2024: il decreto con le nuove regole è in Gazzetta Ufficiale.
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che fornisce le nuove regole per le elezioni dell'anno 2024 e per la revisione delle anagrafi della popolazione residente.
Si tratta di un testo che introduce significative modifiche alle modalità di svolgimento delle prossime elezioni in Italia, cercando di ottimizzare i processi e garantire una partecipazione più ampia.
La riforma affronta diversi aspetti, dalla durata delle operazioni di votazione alla revisione delle anagrafi, con l'obiettivo di assicurare elezioni trasparenti ed efficienti nel 2024.
Inoltre, per fornire ulteriori chiarimenti al decreto il Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali (DAIT) del Ministero dell'Interno ha emanato la circolare esplicativa numero 7/2024.
Il provvedimento, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio 2024, è intitolato "Disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale".
Qui di seguito ne approfondiamo sinteticamente le principali novità.
Nuove date e orari di votazione
In base all'articolo 1 del decreto, le operazioni di votazione si svolgeranno nella giornata di domenica, dalle ore 7 alle 23, e nella giornata di lunedì, dalle ore 7 alle 15, fatta eccezione per consultazioni già indette precedentemente. Nel caso di elezioni abbinate a quelle europee o regionali, si applicano orari diversi e alcune regole specifiche.
Cambiamenti nelle elezioni europee
Il decreto introduce infatti nuovi orari anche per le elezioni europee, prevedendo che si svolgano nella giornata di sabato, dalle ore 14 alle ore 22, e nella giornata di domenica, dalle ore 7 alle ore 23. Questo per consentire un prolungamento a due giorni delle operazioni di votazione, coerentemente con le date stabilite dall'Unione europea.
Revisione delle anagrafi e popolazione legale
L'articolo 2 del decreto affronta la revisione delle anagrafi della popolazione residente e la determinazione della popolazione legale. Introduce modifiche alla disciplina del censimento permanente della popolazione, richiedendo la restituzione dei dati censuari ai comuni in forma individuale. La popolazione legale, utilizzata per fini elettorali, sarà basata sui dati del censimento effettuato annualmente dall'ISTAT.
Uniformità nei capoluoghi di provincia
L'articolo 3 mira a garantire uniformità nei sistemi elettorali per tutti i comuni capoluoghi di provincia, indipendentemente dal numero di abitanti. Introduce una riserva di legge statale per l'individuazione di tali capoluoghi, escludendo la competenza statutaria.
Limiti di mandati per i sindaci
Il quarto articolo modifica il limite di mandati consecutivi per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti, aumentandolo da due a tre mandati. Elimina anche il limite di mandato per i comuni fino a 5.000 abitanti.
Disposizioni temporanee per elezioni comunali
Un'importante disposizione temporanea è inclusa nel decreto per le elezioni comunali del 2024. Se ammessa e votata una sola lista, saranno eletti tutti i candidati se la lista riceve almeno il 50% dei voti validi e la partecipazione supera il 40% degli elettori iscritti. In caso contrario, l'elezione è nulla.
LENTEPUBBLICA.
Dl Elezioni: per l'UPI occorre tornare ad elezione diretta delle Province.
"Il DL Elezioni incardinato oggi in Senato su election day e terzo mandato dei sindaci può diventare l'occasione per riprendere la discussione sulle Province e risolvere almeno le questioni su cui c'è accordo tra maggioranza e opposizione. Rafforzare e rendere plurale l'esecutivo con l'istituzione della giunta, correggere le norme sulle durata differente dei mandati tra Presidente e Consiglio provinciale, attribuire alle Province le funzioni di pianificazione strategica sul modello delle città metropolitane: questi sono aspetti che riteniamo qualificanti per la piena operatività delle Province, le cui competenze ( dalla scuole, alla viabilità passando per la tutela del territorio e le attività produttive) necessitano di una nuova cornice.
Ci sono in gioco da un lato la tutela delle comunità e dei territori, dall'altro la compiutezza della democrazia.
La Commissione Affari Costituzionali del Senato che seguirà il DL elezioni è la stessa che da quasi un anno sta lavorando alla revisione delle norme sulle Province con un Testo Unificato che deriva da dieci progetti di legge proposti da maggioranza e opposizione.
I senatori e le senatrici sanno bene quanto queste richieste siano sensate e necessarie per iniziare il percorso di riforma e dare voce ai cittadini e risposte ai territori. Dopo aver perso l'occasione importante di riportare le Province al voto in primavera, che almeno il Parlamento non perda quella di disegnare un quadro più efficiente e all'altezza delle esigenze dei cittadini e delle amministrazioni".
Questo è il commento del Presidente dell'UPI Michele de Pascale.
LENTEPUBBLICA.
Riduzione tempi di pagamento Pa: la nota illustrativa Anci-IFEL
Disponibile la nota ANCI-IFEL, che fornisce importanti chiarimenti sulla circolare 1/2024 della Ragioneria Generale dello Stato dedicata alla riduzione dei tempi di pagamento delle Pa.
La Circolare della RGS, emanata lo scorso 3 gennaio, fornisce importanti indicazioni operative sull'applicazione dell'articolo 4-bis del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41.
Si tratta di linee guida che forniscono un quadro chiaro e operativo per l'attuazione riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei propri fornitori.
Lo scopo di questo documento è quello di favorire l'instaurazione di un sistema più efficiente e trasparente, allineato agli obiettivi strategici del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Riduzione tempi di pagamento Pa: la nota illustrativa Anci-IFEL
Scopriamo dunque nel dettaglio le indicazioni fornite da Anci e Fondazione IFEL per chiarire effettivamente le disposizioni contenute nella circolare della Ragioneria di Stato.
Il documento, strutturato in tre sezioni, si propone di chiarire le modalità di attuazione di questa riforma significativa, che potrebbe avere un impatto significativo sul miglioramento dell'azione amministrativa.
Obiettivi per la tempestività dei pagamenti
La prima sezione della circolare presenta la Riforma n. 1.11 del PNRR, focalizzandosi sulla riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e delle autorità sanitarie. Vengono delineati gli obiettivi che devono essere raggiunti da quattro comparti distinti: le Amministrazioni Centrali, le Regioni e le Province Autonome, gli Enti Locali e gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale. Questi obiettivi, espressi in termini di tempo medio di pagamento e tempo medio di ritardo, devono essere raggiunti entro il primo trimestre 2025 e confermati al primo trimestre 2026.
Per i Comuni e gli Enti Locali, la circolare sottolinea l'importanza di alimentare correttamente la piattaforma dei crediti commerciali (PCC). Ciò include la tempestiva registrazione delle informazioni di pagamento, la comunicazione degli importi di fatture sospese e non liquidabili, nonché la comunicazione della data di scadenza delle fatture, che non può superare i 60 giorni.
Valutazione della performance e assegnazione di obiettivi annuali
La seconda sezione si concentra sulla valutazione della performance, richiedendo alle Amministrazioni pubbliche di definire obiettivi annuali funzionali al rispetto dei tempi di pagamento. Questi obiettivi sono destinati ai dirigenti responsabili dei pagamenti delle fatture commerciali e ai dirigenti apicali delle relative strutture. L'obiettivo è garantire una maggiore efficienza nel processo di pagamento.
Adempimenti degli organi di controllo
Infine, la terza sezione riguarda gli adempimenti degli organi di controllo di regolarità amministrativa e contabile. Questi organi, in linea con l'articolo 4-bis, sono incaricati di verificare il raggiungimento degli obiettivi fissati. La circolare chiarisce che, ai fini della verifica, l'indicatore di ritardo annuale è calcolato sulla base delle fatture ricevute e scadute nell'anno precedente, utilizzando la piattaforma dei crediti commerciali.
FOCUSICILIA.
Rinnovo Province, tutto fermo: rinvio-lampo in Commissione e ritorno all'ArsIn poche ore il Disegno di legge che reintroduce il voto diretto dei cittadini per il rinnovo delle Province è rimbalzato dall'Assemblea regionale siciliana alla Commissione Affari Costituzionali e viceversa. Ma le tensioni nella maggioranza preoccupano.
Tutto da rifare per il ritorno all'elezione diretta delle province in Sicilia, anzi no. In poche ore il Disegno di legge 319-97/A, che regola "funzioni, organi di governo e sistema elettorale delle province e delle città metropolitane", reintroducendo il voto da parte dei cittadini, è rimbalzato dall'Assemblea regionale siciliana alla Commissione Affari Costituzionali e viceversa. Colpa delle tensioni nella maggioranza, che hanno causato alcuni "incidenti" a sala d'Ercole. Prima la bocciatura della norma che modifica la disciplina sulla ineleggibilità dei deputati dell'Ars, grazie ai "franchi tiratori" nella maggioranza durante il voto segreto. Poi il rinvio del DDL Province in Commissione "per lo svolgimento di approfondimenti", proposta dal Movimento cinque stelle per sfruttare la debolezza della maggioranza. Un passaggio-lampo, spiega a FocuSicilia il presidente della Commissione Affari Istituzionali Ignazio Abbate. "La Commissione ha preso atto che tutti gli approfondimenti necessari sono già stati svolti, con giuristi e docenti di diritto. Quindi abbiamo rinviato la riforma in Aula, già calendarizzata per il sei febbraio".
Rinnovo Province, i prossimi passaggi
I problemi però non sono finiti, ammette il presidente della Commissione Affari costituzionali. "Finché non viene chiarita la situazione politica della maggioranza, gli incidenti saranno dietro l'angolo". Secondo Abbate "il percorso è pieno di insidie", ma occorre fare il possibile per "evitare che il lavoro fatto finora venga vanificato". L'ipotesi di trattenere ulteriormente la riforma delle Province in Commissione, aggiunge il presidente, non era percorribile. "Non potevamo certo riaprire una discussione su un testo su cui lavoriamo da un anno. Tutti gli approfondimenti sono stati effettuati, consultando le massime autorità in campo amministrativo, quindi l'unica strada era rimandare il DDL in Aula. Di fatto, però si è trattato di una procedura molto anomala". Il presidente delinea i prossimi passaggi del Disegno di legge. "Adesso bisognerà completare la discussione generale, per poi passare all'approvazione degli emendamenti e al voto finale". Sperando che non avvengano altri "incidenti" come quelli dei giorni scorsi.
Il peso del ritorno in Commissione
Un ritorno-lampo in Commissione, dunque, che però secondo l'opposizione ha profonde ricadute politiche. "Quanto accaduto dimostra che avevamo ragione a sostenere che questo Disegno di legge fosse una farsa elettorale, che serviva soltanto a tenere buoni i candidati", attacca Martina Ardizzone, deputata regionale del Movimento cinque stelle e membro della Commissione Affari costituzionali, in prima linea contro la riforma delle Province. "Non è un caso che il Governo avesse tanta fretta di approvarlo, per garantire gli equilibri politici sui territori anche in vista delle elezioni Europee del prossimo giugno". L'incidente in sala d'Ercole, secondo la deputata, ha scoperto le carte. "Adesso è emerso il gioco della maggioranza, che dimostra plasticamente come questo DDL non fosse una reale priorità del governo Schifani". Per Ardizzone se l'Esecutivo non ha i voti "dovrebbe andare a casa" e in ogni caso sulla riforma delle province "rimangono forti perplessità tecniche". Le riserve dell'opposizione sul Disegno di legge, infatti, non sono solo politiche ma di merito.
Verso la nuova votazione all'Ars
"Finché si parlerà di ritorno dell'organo politico senza una revisione complessiva degli enti intermedi, noi saremo assolutamente contrari", chiarisce Ardizzone. "Le province versano in una situazione disastrosa, hanno difficoltà a garantire i servizi e faticano a chiudere i bilanci in parità. A fronte di ciò, la legge proposta da Schifani non ha copertura, stanzia solo cinque milioni per il costo delle elezioni". Il tema delle province, ricorda la deputata, affonda lontano le sue radici. "Dopo la riforma Delrio del 2015 i trasferimenti sono stati drasticamente ridotti. Questo ha messo in ginocchio gli enti intermedi, che oggi operano con piante organiche ridotte anche del 50 per cento". Tutti problemi elusi dalla riforma voluta dalla maggioranza, secondo Ardizzone. "Questa legge non dice nulla sulle funzioni, sulle competenze e sui trasferimenti. Questioni importanti che andrebbero trattate anche a Roma. Ecco perché abbiamo sempre sostenuto che prima di pensare a una legge regionale bisognerebbe aspettare l'approvazione della riforma nazionale".
LIVESICILIA
Nomine fatte, restano le tensioni. Governo, adesso sono tutti scontenti.
E vissero tutti felici e scontenti. Verrebbe da chiedersi: c'era bisogno di trattative così lunghe ed estenuanti se poi la nomina dei direttori generali della sanità ha provocato così evidenti scosse telluriche all'interno della maggioranza di governo, tanto ampia quanto litigiosa?
Manager della sanità, settimane di trattative
Dalle nomine della Sanità escono quasi tutti scontenti. Fratelli d'Italia - che pure ha preso sei postazioni "pesanti" - ha addirittura disertato la giunta finale (ma i problemi erano soprattutto altri); Cuffaro e la Dc hanno dovuto inghiottire a fatica l'esclusione dalla poltrona di Agrigento che era diventata un punto d'onore, non tutti i prescelti hanno raggiunto la destinazione sperata, il presidente Schifani ha dovuto sudare sette camicie per governare le trattative e inghiottire a sua volta qualche scelta forzata, perfino il direttore generale della Sanità Iacolino esce un po' deluso perché avrebbe voluto andare all'Asp di Palermo dove invece è rimasta Daniela Faraoni (unica riconfermata insieme a Giuffrida al Cannizzaro e al "prorogato" Sirna al Policlinico di Catania) con cui i rapporti negli ultimi tempi non sono stati idilliaci.
C'è voluto tanto tempo per raggiungere questo striminzito risultato. E la gente comune - che i problemi con la sanità pubblica li vive ogni giorno ma per tutt'altri motivi - continua ad allontanarsi sempre più da una politica che sembra ragionare in termini di potere e che a sua volta si allontana dalla gente e dai problemi della vita reale.
Dal punto di vista politico, quello di queste ore è il momento più difficile del nuovo Governo, a poco più di un anno dal suo insediamento. E i temi del contendere sono, nell'ordine: la distribuzione delle cariche di manager, la legge "salva ineleggibili", e il disegno di legge sulla rinascita delle Province. Senza voler scadere nella demagogia e nella retorica: non stupitevi poi se c'è sempre meno gente che va alle urne.
Nelle convulse ultime ore qualcuno ha sussurrato che siamo alle porte di una crisi di Governo ma in realtà non ci crede nessuno. Andare a casa dopo solo un anno di legislatura (e rinunciare a quasi quattro anni di mandato ben remunerato)? Impensabile. L'ipotesi che Fratelli d'Italia ritiri la sua delegazione dalla squadra di Governo? Molto, ma molto, improbabile.
Nuovi scontri all'orizzonte
Assisteremo alla solita "liturgia": i malumori evaporeranno nel giro di pochi giorni, i "pontieri" lavoreranno per la pace, in un modo o nell'altro si ritroverà un po' di unità per andare avanti, in attesa di altri terreni di scontro. A cominciare, per esempio, dalla nomina dei direttori sanitari e amministrativi che saranno teatro di un'altra battaglia di spartizione. Ne parleremo tra pochi giorni.