AGRIGENTONOTIZIE
La maggioranza va di nuovo sotto all'Ars, bocciata la riforma delle Province.
"No" dell'aula col voto segreto al disegno di legge voluto da Schifani per reintrodurre il voto diretto dei presidenti: 25 i favorevoli, 40 i contrari. Sono stati 13 i "franchi tiratori". Crisi nel Centrodestra. Cuffaro: "Voto sconcertante". I 5 Stelle e Cateno De Luca chiedono le dimissioni del governatore.
Fallisce il tentativo del governo Schifani di reintrodurre l'elezione diretta dei presidenti delle Province in Sicilia. E' stato infatti bocciato all'Ars, con voto segreto, il disegno di legge. La maggioranza è ai ferri corti, sono 13 infatti i "franchi tiratori" che hanno votato contro la riforma. La votazione si è chiusa con 25 favorevoli e 40 contrari. Se l'opposizione esulta e c'è chi come il Movimento 5 Stelle e De Luca chiede le dimissioni del presidente, nella maggioranza c'è chi parla di "voto sconcertante".
Le reazioni
Cuffaro: "Anteposto l'interesse proprio a quello della comunità"
"Suscita grande sconcerto il voto dell'Assemblea Regionale che, nei fatti, blocca il percorso del disegno di legge per l'elezione diretta degli organi di province e città metropolitane". Lo dichiara il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro. "Di fronte ai partiti di maggioranza compattamente schierati per raggiungere l'importante obiettivo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, abbiamo registrato, incredibilmente, scelte di segno opposto di diversi deputati della stessa maggioranza. Con la complicità del voto segreto - continua Cuffaro - qualcuno è stato, evidentemente, guidato da ben altri intendimenti e, probabilmente, preoccupato dalla possibilità di restituire ai cittadini la parola sul governo degli enti di area vasta. Sarebbe stato opportuno che chi non voleva il ritorno delle Province lo dicesse per tempo, evitando la vergogna a cui abbiamo assistito oggi. Chi ha votato contro non ha tenuto conto dello stato indecoroso di scuole, strade provinciali dissestate e divenute, a causa dei rifiuti, discariche a cielo aperto, anteponendo l'interesse proprio a quello dell'intera comunità".
Assenza (FdI): "Rammaricato per la bocciatura"
"Quella scritta qui all'Ars con la bocciatura del disegno di legge sulle Province non è una bella pagina. Nonostante le mie perplessità sul rischio di un'impugnativa dei comizi elettorali da parte di qualsiasi elettore davanti al Tar, sono infatti rammaricato per l'esito di questo voto poiché condivido la necessità di ridare la parola ai cittadini in un organismo così importante". Lo afferma Giorgio Assenza, capogruppo all'Ars di Fratelli d'Italia, aggiungendo: "Dobbiamo anzitutto riflettere seriamente sull'opportunità di mantenere nel regolamento dell'Ars il voto segreto su tutte le materie. Mi assumo l'impegno di proporre una norma che modifichi questa assurdità e vergogna, in modo da riservare il voto segreto solo a specifici argomenti e nelle valutazioni sulle persone. Infine sono del tutto contrario all'accanimento manifestato qui in aula contro il presidente Renato Schifani, il quale coraggiosamente ha sollecitato i partiti della maggioranza a fare quadrato su questa riforma per adempiere a uno dei punti programmatici del governo regionale".
De Luca: "Schifani adesso si dimetta"
"La bocciatura del disegno di legge sul voto diretto nelle Province in Sicilia - dichiara il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca - rappresenta l'ennesima sconfitta, per il governo di Renato Schifani, nel giro di pochi giorni. Avevamo invitato il presidente Schifani a un confronto costruttivo su un anno di attività, ma purtroppo la sua presenza oggi sembra essere stata ancora una volta sfortunata per la sua stessa maggioranza. Lo avevamo detto all'inizio dei lavori che la sua presenza Presidente non avrebbe portato bene. E' evidente che l'atteggiamento intimidatorio del presidente Schifani non ha sortito gli effetti sperati. La sua presenza in aula sembra aver contribuito alla disgregazione della sua stessa maggioranza. E' giunto il momento di voltare pagina e di scegliere un presidente degno di questo nome. Alla luce di quanto è successo il presidente Schifani non può che dimettersi. C'è di mezzo credibilità della Sicilia. D'altronde lui stesso aveva affermato entrando in aula che si sarebbe dimesso in caso di voto negativo, sia coerente e si dimetta".
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Di Paola (M5S): "Il presidente tragga le dovute considerazioni"
"Il parlamento regionale ha sfiduciato palesemente per la seconda volta il presidente Schifani presente in aula. La prima volta con il disegno di legge che salvava gli ineleggibili, e oggi con l'altro suo cavallo di battaglia ovvero la restaurazione delle province regionali e delle relative poltrone. Se fossi il Presidente Schifani trarrei le dovute considerazioni da questa ennesima bocciatura. La maggioranza di destra non esiste più e non rappresenta i siciliani". A dichiararlo è il deputato regionale e coordinatore del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola a commento della seduta Ars. "Con questa sonora bocciatura - aggiunge Di Paola - ribadiamo la nostra posizione contraria a questo ddl province. Evitiamo di creare storture normative che danneggiano i siciliani. Ci sono ben altre emergenze di cui dobbiamo occuparci come rappresentanti dei siciliani: dalla viabilità all'agricoltura, da quella della sanità alla crisi di liquidità delle famiglie. I siciliani non possono più aspettare e non sanno cosa farsene della moltiplicazione delle poltrone".
AGRIGENTONOTIZIE
Occhi puntati al "Decreto Sud"Aeroporto, il prefetto incontra il comitato promotore: si discute del progetto di fattibilità.Filippo Romano ha scritto alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero delle Infrastrutture.
Il vigente piano nazionale aeroporti, redatto dall'Enac, non prevede fino al 2035 la costruzione di nuovi scali. Ma il cosiddetto "Decreto Sud" prevede che la provincia di Agrigento, d'intesa con la Regione siciliana, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge, presenti al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti un progetto di fattibilità per la realizzazione dell'aeroporto di Agrigento. A rilevarlo, durante l'incontro dei giorni scorsi con il prefetto Filippo Romano, è stato il comitato promotore dell'aeroporto. E la massima autorità governativa della provincia ha scritto alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero delle Infrastrutture.
Aeroporto, la Regione: "Grande attenzione, ma non è all'ordine del giorno"
"Nel corso dell'incontro, la delegazione del comitato promotore aeroporto della fascia centro meridionale della Sicilia ha illustrato l'esigenza di promuovere la creazione di uno scalo. E lo ha fatto - ha spiegato, ad AgrigentoNotizie, il prefetto Filippo Romano - rappresentando ragioni economico-sociali a sostegno dell'opera". Il comitato ha assicurato ai funzionari dell'ufficio territoriale del Governo di far avere notizie aggiornate sull'attuazione dell'articolo che prevede la presentazione di un progetto di fattibilità per la creazione dell'aeroporto "in modo da valutare possibili e ulteriori iniziative istituzionali".
Il Libero consorzio ha, intanto, chiesto di aggiornare il business plan dell'aeroporto. Il capogruppo Dc al consiglio comunale, Pasquale Spataro, ha annunciato che "il partito, che in città conta oggi circa 300 iscritti, si mette a disposizione. La pista potrebbe aumentare i flussi turistici e compensare il gap infrastrutturale a cui ci hanno condannati e provano ancora a condannarci - ha scritto Spataro - . Per una volta che lo Stato investa per potenziare il Sud e la smetta di scippare i fondi al Sud per le infrastrutture, già moderne, del Nord!".
REPUBBLICA palermo
Il pasticcio delle Province, riforma a rischio ricorsi di cittadini e burocrati.
La legge Delrio espone la norma in discussione a rilievi di incostituzionalità. Centrodestra all'Ars ai ferri corti: al primo test d'aula maggioranza assente
Mentre la politica siciliana ragiona sul difficile percorso d'aula del disegno di legge che riporterà il voto diretto per l'elezione dei presidenti delle province e dei consigli provinciali, la burocrazia regionale rischia di ritrovarsi tra due fuochi. Tra le mille incognite di una maggioranza che non ha ancora trovato la quadra sulla spartizione delle candidature, non appena il testo avrà ottenuto il via libera da Sala d'Ercole, l'entrata in vigore comporterà non poche insidie per i burocrati regionali.
BLOGSICILIA
Quanto guadagneranno i futuri presidenti di provincia in Sicilia? Si arriva fino a 7mila euro. La riforma della Province dovrebbe essere approvata fra giovedì e martedì prossimo, aprendo la strada che porterebbe alle elezioni l'8 e il 9 giugno insieme alle Europee. Ma quanto guadagneranno, in caso di ok, i futuri presidenti delle città Metropolitane?
I guadagni dei futuri presidenti
Avranno uno stipendio di 6.972 euro lordi al mese. Quello di Messina si fermerà a 5.784. Tutti gli altri vertici delle Province non supereranno i 5 mila euro. A 24 ore dall'inizio delle votazioni della riforma che reintrodurrà in Sicilia l'elezione diretta nelle Province, ridando vita agli enti nella versione tradizionale, è il nodo compensi a tenere banco all'Ars. Perché la vulgata parlamentare da mesi indicava un'equiparazione fra lo stipendio dei sindaci capoluogo e quello dei presidenti della Provincia. "Operazione al momento impossibile - ha spiegato ieri il presidente della commissione Affari Istituzionali, Ignazio Abbate - perché non c'è la copertura finanziaria". Le buste paga dei primi cittadini sono state aumentate, e di molto, appena un anno fa. E adesso, almeno nel caso delle grandi città, sfiorano il compenso del presidente della Regione (circa 14 mila euro lordi al mese).
Riforma contestata
Nella giornata di ieri maggioranza, come detto, ballerina e opposizione pronta a far notare ogni minima assenza per frenare il percorso della discussione generale e tentare di impallinare la riforma.
Per tutta la giornata la maggioranza ha dovuto serrare continuamente le fila all'Ars durante la discussione generale della riforma delle Province. Molti deputati del centrodestra hanno preso la parola, più per prendere tempo in attesa che i parlamentari del centrodestra assenti arrivassero in aula che per reale esigenza di dibattito. Uno stratagemma fatto notare dalle opposizioni tanto che il presidente dell'Ars, Gaetano Galvagno, ha sospeso la seduta e ha convocato la conferenza dei capigruppo.
Galvagno a colloquio con Schifani
Dopo la pausa per la capigruppo la discussione generale della riforma è, però, ripresa. La presidenza, però, è stata affidata al vice Nuccio Di Paola. Il presidente Gaetano Galvagno, ha, infatti, lasciato Palazzo dei Normanni, per recarsi a Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione a colloquio col il presidente Renato Schifani.
Intanto la pioggia di interventi d'aula, stavolta, è stata quella dei deputati delle opposizioni che hanno contestato non solo la presunta incostituzionalità perché la legge Delrio, non ancora abrogata, indica le elezioni di secondo livello ma anche alcune previsioni del disegno di legge.
Attacchi, quelli delle opposizioni, come come per magia hanno permesso proprio alla maggioranza stavolta d serrare davvero le fila con i parlamentari della maggioranza schierati a difendere il testo. Ma il voto per il passaggio all'analisi dell'articolato non è arrivato.
BLOGSICILIA
Riforma province sarà riproposta, no alle elezioni di secondo livello.
Incassare il colpo e voltare pagina, pronti a riproporre la riforma bocciata. Sbollita il nervosismo della prima ora dopo la bocciatura della riforma delle province avvenuta a scrutinio segreto ma con ben 11 voti mancanti alla maggioranza a dimostrazione delle tensioni interne al centrodestra, la coalizione prepara il terzo round.
Senza riforma si andrebbe ad elezioni di secondo livello
In assenza di riforma la legge vigente vorrebbe l'indizione dei comizi per elezioni di secondo livello ovvero effettuate senza chiamare alle urne iu siciliani ma solo i consiglieri eletti nei comuni che fanno parte della stessa Città metropolitana o Libero consorzio dei Comuni.
A chiedere elezioni di secondo livello senza riforma è FdI per bocca del capogruppo Giorgio Assenza "Ritengo che intanto in Sicilia debba cessare l'era decennale dei commissariamenti, facendo ricorso in questa fase almeno all'elezione di secondo livello".
Una frase inserita in una dichiarazione più generale ma che per pezzi della maggioranza è un modo per gettare la maschera se mai ce ne fosse bisogno
Anche l'opposizione spinge in questo senso "Il voto all'Ars era una morte annunciata" dice il deputato del Pd all'Ars, Nello Dipasquale. "Adesso bisogna pensare alle elezioni di secondo livello nelle Province. la maggioranza è rimasta vittima delle sue stesse forzature.
E la dichiarazione dell'esponente del Pd è un avviso di nuova guerra "Uno strumento di democrazia che difenderemo".
Forza Italia non ci sta
"Lo stop imposto al cammino parlamentare della legge sulle province rappresenta una sconfitta per i territori e le comunità che da anni subiscono incredibili carenze e disservizi; questo stop è un duro colpo ai processi di partecipazione democratica che nelle elezioni hanno il loro punto più alto.
Il gruppo parlamentare di Forza Italia all'assemblea regionale siciliana oggi ha votato in modo compatto e unito per proseguire il dibattito sulla proposta di legge riguardante le province.
Questo perché questo disegno di legge era parte integrante, e resta parte integrante del programma del governo presieduto da Renato Schifani e condiviso con l'intera coalizione" sostiene Marcello Caruso, Coordinatore regionale di Forza Italia.
La riforma sarà riproposta, no elezioni di secondo livello
"Nel programma del Presidente Schifani è scritto a chiare lettere che i protagonisti del voto devono essere i cittadini e questo è quello che prevedeva la riforma bocciata in Aula. Non vogliamo,
pertanto, sentire parlare di elezioni di secondo livello, quelle per le quali voterebbero solo i sindaci ed i consiglieri comunali, soprattutto se questa proposta arriva da esponenti di maggioranza" dicono all'unisono il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro, il capogruppo all'Ars della Dc Carmelo Pace e il presidente della I Commissione Affari Istituzionali, Ignazio Abbate.
"Rimaniamo, pertanto, interdetti nel sentire che l'onorevole Assenza chieda l'elezione di secondo livello, dopo che, mesi addietro, tutte le forze di maggioranza hanno sottoscritto, in maniera compatta, il programma del presidente Schifani" dicono sottolineando proprio il passaggio della dichiarazione del capogruppo di FdI.
"Quello che deve essere chiaro a tutti è che non può esserci alcun passo indietro: il testo di riforma delle Province deve tornare presto all'esame dell'Ars per essere discusso. Occorre che la legge venga
approvata per salvaguardare i territori e per rendere protagonisti gli elettori, facendo così prevalere la democrazia. Mi auguro che, su questo argomento, tutta la maggioranza sia lealmente convinta", concludono.
QDS
Ddl Province, dibattito "infuocato" all'Ars: "Rischiamo stipendificio".
Tensioni all'Ars: i pareri delle opposizioni, con Cateno De Luca e il Movimento 5 Stelle in prima linea contro il Ddl.
Il Ddl Province crea ancora tensioni all'Ars: il dibattito appare sempre più infuocato e, dopo che il testo è tornato in aula - a quanto pare senza modifiche -, le opposizione si sono scatenate. Le prossime ore saranno senza dubbio decisive per l'approvazione del disegno di legge, che farebbe tornare in vigore il sistema delle Province in Sicilia.
Martedì 6 febbraio, la discussione si è conclusa con un rinvio e tanti commenti amari dalle opposizioni. Nelle prossime ore è previsto il voto per il passaggio agli articoli e all'esame del testo. Il tema, assieme all'ormai celebre "norma salva ineleggibili" ha diviso perfino la maggioranza del Governo Schifani, che si trova ad affrontare uno dei momenti più delicati per la politica siciliana dopo l'approvazione della Finanziaria.
Ddl Province, cosa prevede e cosa succede all'Ars
Con la riforma delle Province verranno cancellati i Liberi consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani composti dai Comuni delle corrispondenti province regionali. Palermo, Catania e Messina, invece, conserveranno l'attuale denominazione di Città Metropolitane.
Si prevede l'elezione diretta di presidente, consiglieri e assessori. Tra le novità previste nel Ddl Province ci sono l'introduzione della figura del consigliere supplente, le quote rosa per le candidature e la doppia preferenza di genere come nei Comuni.
Il Ddl Province è tra i temi più "caldi" affrontati dall'Ars (Assemblea regionale siciliana): si contestano soprattutto il sistema di elezione e i criteri per l'incandidabilità. Il testo, secondo le opposizioni, sarebbe "pieno di contraddizioni" e frutto di un'elaborazione veloce e poco attenta.
L'attacco delle opposizioni
Tra i primi a esprimersi contro il progetto del Ddl Province all'Ars c'è Cateno De Luca di "Sud chiama Nord". "Ancora una volta in aula grande assente è il Governo. Mi dispiace che l'assessore Messina sia stato lasciato solo", ha detto dopo i recenti sviluppi.
"Nonostante il rapporto con i 5 stelle non fosse roseo ho registrato il loro impegno e la loro presa di posizione (contro il Ddl Province, ndr) ha consentito di far avere un intervento straordinario per tutte le città metropolitane e a tutti i liberi consorzi della Sicilia, un intervento triennale che ha consentito nello specifico alla città metropolitana di Messina di diventare una delle città metropolitane più virtuose".
"Rischiamo stipendificio"
Allo stato attuale però così come è stata impostata la norma appare chiaro che questo governo sta preparando uno stipendificio per i tanti tromboni e trombati, per compensare equilibri e completare la spartizione che riguarda vari ambiti, come accaduto con la sanità nei giorni scorsi. Molto probabilmente nelle prossime ore in quest'aula andrà in scena la stessa storia della volta scorsa con la norma salva deputati. Le opposizioni sappiatelo, si tirano fuori dalle vostre faide".
Cateno De Luca, in riferimento al Ddl Province, ha parlato di un "testo pieno di contraddizioni". Opinione condivisa dal Movimento 5 Stelle, che tramite il capogruppo all'Ars Antonio De Luca commenta: "Schifani dovrebbe ritirare questo testo, messo su in fretta e furia solo a scopi elettorali, in vista dei prossimi appuntamenti con le urne Europee in testa. Se avessero messo nella redazione di questo ddl lo stesso impegno che governo e maggioranza hanno messo per la vergognosa spartizione delle poltrone della sanità, sicuramente avremmo ora un testo più decente".
QDS
Province, cade il Ddl: all'Ars affossata la riforma.
L'Assemblea con voto segreto, 25 favorevoli e 40 contrari, ha bocciato il disegno di legge
Cade sotto i colpi del voto segreto uno dei punti cardine dell'azione del governo isolano presieduto da Renato Schifani: il ddl sulla reintroduzione del voto diretto per le province in Sicilia. Il presidente della Regione, presente per l'occasione all'Ars e uscito in fretta e furia dall'aula dopo l'esito del voto, stecca un appuntamento importante, colpito anche dal fuoco amico - presenti 65 deputati al momento del voto di cui 36 in seno alla coalizione di centrodestra -, aspetto che mette in crisi gli equilibri di sistema all'interno della maggioranza. La richiesta del voto segreto su un emendamento soppressivo è arrivata dalle opposizioni, in particolare si decideva in merito all'articolo 1 del ddl sull'elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri provinciali.
La maggioranza si spacca definitivamente, quali scenari?
Al momento della votazione, avviata dal presidente dell'Ars Gaetano Galvagno, il risultato è stato impietoso: 40 voti contrari, 25 favorevoli. Con la bocciatura dell'articolo 1 è arrivato di fatto anche lo stop dall'Assemblea all'intera riforma, si aprono adesso scenari tutti da decifrare. Si vocifera anche della possibilità che arrivino le dimissioni da parte di Renato Schifani. Momenti di serrato confronto, un faccia a faccia doveroso tra i rappresentanti dei partiti di centrodestra per delineare i contorni di una crisi politica significativa.
Cuffaro (DC): "Voto sconcertante"
"Suscita grande sconcerto il voto dell'Assemblea Regionale che, nei fatti, blocca il percorso del disegno di legge per l'elezione diretta degli organi di province e città metropolitane". Lo ha detto dopo il voto il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro.
"Di fronte a partiti di maggioranza compattamente schierati per raggiungere l'importante obiettivo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, abbiamo registrato, incredibilmente, scelte di segno opposto di diversi deputati della stessa maggioranza. Con la complicità del voto segreto - continua Cuffaro - qualcuno è stato, evidentemente, guidato da ben altri intendimenti e, probabilmente, preoccupato dalla possibilità di restituire ai cittadini la parola sul governo degli enti di area vasta. Sarebbe stato opportuno che chi non voleva il ritorno delle Province lo dicesse per tempo, evitando la vergogna a cui abbiamo assistito oggi. Chi ha votato contro non ha tenuto conto dello stato indecoroso di scuole, strade provinciali dissestate e divenute, a causa dei rifiuti, discariche a cielo aperto, anteponendo l'interesse proprio a quello dell'intera comunità".
De Luca (M5S): "Schiaffone sulle province, governo deve andare a casa"
"Lo schiaffone a Schifani sulle Province si è sentito fino a Roma e non può non avere conseguenze. Questo governo deve andare a casa". Lo ha affermato in aula il capogruppo del M5S all'Ars, Antonio De Luca, appena dopo la netta bocciatura dell'articolo 1 della legge sulle Province che decreta la bocciatura dell'intero apparato normativo. "Si tratta - ha affermato - di un risultato anche più clamoroso di quello che immaginavo, anche se avevo sottolineato che questo ddl non era condiviso nemmeno dalla sua maggioranza, ma Schifani ha avuto l'arroganza di presentarsi in aula e prendere in diretta questa sonora batosta sulla legge che porta la sua firma. Ora tragga le dovute conseguenze e si dimetta, anche perché questa è l'ennesima dimostrazione che questo governo non ha più maggioranza né in aula né fuori da essa".
De Luca (Scn): "Ddl province? A governo mancano i numeri, Schifani si dimetta"
"La bocciatura del disegno di legge sul voto diretto nelle province in Sicilia rappresenta l'ennesima sconfitta per il governo di Renato Schifani, nel giro di pochi giorni. L'Assemblea, con il voto segreto richiesto dal nostro gruppo e che ha visto 25 favorevoli e 40 contrari, al mantenimento dell'art. 1 della norma, ha bocciato la norma sulla elezione diretta per le province mettendo in evidenza una maggioranza che è andata sotto". Così il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca.
"Avevamo invitato il presidente Schifani a un confronto costruttivo su un anno di attività, ma purtroppo la sua presenza oggi sembra essere stata ancora una volta sfortunata per la sua stessa maggioranza - aggiunge - È evidente che l'atteggiamento intimidatorio del presidente Schifani non ha sortito gli effetti sperati. E' giunto il momento di voltare pagina e di scegliere un presidente degno di questo nome. Alla luce di quanto è successo il presidente Schifani non può che dimettersi. C'è di mezzo credibilità della Sicilia. D'altronde lui stesso aveva affermato entrando in aula che si sarebbe dimesso in caso di voto negativo, sia coerente e si dimetta".
AGRIGENTOOGGI
Bocciata riforma province, Governo va sotto: 40 i voti contrari e 25 i favorevoli
L'Assemblea Regionale con voto segreto, 25 favorevoli e 40 contrari, ha bocciato il disegno di legge per la riforma delle Province in Sicilia. Fallisce il tentativo del governo guidato da Renato Schifani di reintrodurre il voto diretto nelle Province. La riforma era uno dei punti del programma elettorale del presidente Schifani. Subito dopo la votazione con cui l'Assemblea ha bocciato il disegno di legge, il governatore ha abbandonato l'aula parlamentare facendo rientro a Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione.
Nella stanza del governo del Parlamento regionale si sono riuniti il presidente dell'Ars Gaetano Galvagno, il vice presidente della Regione con delega ai rapporti con l'Assemblea Luca Sammartino e il coordinatore siciliano di Forza Italia Marcello Caruso. A chiedere il voto segreto sono stati tredici parlamentari (ne servivano sette per regolamento), dodici dell'opposizione più Gianfranco Miccichè.
SICILIAONPRESS
RIFORMA DELLE PROVINCE AFFOSSATA FRA TIRICHITOLLA E INCOSTITUZIONALITA'.
Archiviato, col timbro dei franchi tiratori, il tirichitolla sulle province, adesso ci sono le recriminazioni, la ricerca dei giuda della maggioranza, i grandi proclami, la finta crisi di governo (ovviamente non conviene a nessuno della maggioranza andare a nuove elezioni regionali).
Ma davvero qualcuno pensava che la riforma delle province, delle nuove poltrone, delle ricche indennità, dell'elezione diretta di presidenti e consiglieri provinciali potesse essere varata?
Abbiamo la memoria corta. Analoga riforma era già stata varata durante il governo di Nello Musumeci. Mi riferisco alla legge regionale n. 17 del 11 08 2017, recante "Disposizioni in materia di elezione diretta del Presidente del libero Consorzio comunale e del Consiglio del libero Consorzio comunale nonché del Sindaco metropolitano e del Consiglio metropolitano" e pubblicata nella gazzetta ufficiale della regione siciliana del primo settembre 2017.
Ebbene, allora essa è stata dichiarata incostituzionale giusta pronuncia della Consulta in data 4 luglio 2018.
Cosa è cambiato da allora?
Nulla. La cosiddetta legge Del Rio era vigente allora ed è vigente oggi. La Costituzione della Repubblica Italiana quella era e quella è.
Perché dunque stavolta la Corte Costituzionale non avrebbe dovuto dichiarare egualmente ed odiernamente illegittima la nuova riforma delle province?
Perché il ministro per gli affari regionali e le autonomie e qualche deputato regionale di Fratelli d'Italia si erano spinti a dire di aver concordato ad alto livello che il governo nazionale non avrebbe impugnato la riforma delle province davanti alla Carta Costituzionale?
Intanto, dichiarazioni in tal senso (rilasciate anche in interviste a quotidiani online e cartacei) mi sembrano gravi, oltre che paradossali. Come dire: puoi andare a rubare perché abbiamo concordato che le forze dell'ordine chiuderanno un occhio!
Ma per favore...
Immaginate i deputati regionali isolani recarsi da Giorgia Meloni per dirle di non impugnare la riforma siciliana delle province?
Li avrebbe cacciati via a calci nel sedere.
Come avrebbe fatto il capo del governo a spiegare a Repubblica, a Il Fatto Quotidiano, al Corriere della Sera etc... che, per le province, nel resto d'Italia si vota con elezioni di secondo grado, mentre nella sola Sicilia si eleggono direttamente i presidenti ed i consiglieri delle province?
E come spiegare ai suoi elettori (in primis quelli siciliani) la spesa di 5 milioni di euro per la prima elezione delle province risorte? E che dire del presidente e dei consiglieri delle province siciliane che avrebbero percepito sostanziose indennità, mentre nel resto d'Italia non c'è indennità alcuna, in quanto i presidenti e i consiglieri provinciali percepiscono già quelle di sindaco e di consigliere comunale?
Dilettanti allo sbaraglio o, magari, vacui polveroni per dire agli aspiranti presidenti, assessori e consiglieri provinciali: noi ci abbiamo provato, ma gli altri sono stati cattivi...
SICILIAONPRESS
All'Ars non passa la riforma delle Province. La Dc: Adesso un chiarimento all'interno dei partiti di maggioranza
Riforma Province, DC: "Punto fondamentale del programma della DC.
"La riforma delle Province per la Democrazia Cristiana, così come per Schifani, ha sempre rappresentato un punto fondamentale del proprio programma alla quale abbiamo lavorato per oltre un anno sia in Commissione Affari istituzionali che presso l'assessorato agli Enti locali. Inspiegabilmente, oggi, con il voto segreto alcuni parlamentari della maggioranza che, con le parole si sono espressi favorevolmente, hanno deciso di votare contro. Siamo sempre stati e continueremo ad essere vicini e leali al presidente Schifani sostenendo l'attività del governo. Adesso, inevitabilmente, occorrerà un chiarimento all'interno dei partiti affinchè la maggioranza trovi nuovamente unità sui provvedimenti che vanno portati in Aula". Lo dichiara il gruppo della Democrazia Cristiana all'Ars.
LIVESICILIA
Le Province 'uccise' all'Ars, tanti moventi e clima da tutti contro tutti.La ricerca dei franchi tiratori nel centrodestra.
PALERMO - Tanti moventi per tanti possibili 'colpevoli'. Il voto sulla riforma delle Province che ha mandato in frantumi il centrodestra all'Ars non ha un solo responsabile. Così non potrebbe essere, con buona pace del consueto gioco di accuse reciproche sottobanco scattato tra le mura di Palazzo dei Normanni. Alla fine il computer di Sala d'Ercole parla chiaro: 37 i deputati di maggioranza presenti al momento del voto ma il centrodestra si è fermato a 25, contro i 40 che hanno votato no al mantenimento dell'articolo 1 sul quale si basava gran parte della legge che avrebbe dovuto reintrodurre l'elezione diretta dei presidenti delle Province.
Province, caccia ai franchi tiratori all'Ars
"Si va avanti con le riforme", ha spiegato il governatore Renato Schifani ai suoi fedelissimi che lo hanno raggiunto subito dopo il voto. Il presidente della Regione ha lasciato Palazzo dei Normanni subito dopo il voto visibilmente contrariato ma in serata ha lasciato intendere di essere già proiettato sull'agenda di governo. Nei corridoi di Palazzo Reale, nel frattempo, ci si esercitava nella caccia ai franchi tiratori. Tre i parlamentari con un alibi di ferro perché assenti al momento del voto: i meloniani Auteri e Galluzzo, oltre all'autonomista Carta. Il sospetto cade così su almeno 12 degli altri 37 parlamentari, anche se il numero dei 'traditori' potrebbe essere addirittura più alto se si considera che non sono in pochi a ipotizzare la provenienza di qualche voto favorevole al ddl dai banchi delle opposizioni.
Il 'tradimento' trasversale nella maggioranza
Il tentativo di avvicinamento nelle ore antecedenti alla seduta di Sala d'Ercole era stato effettivamente messo in atto, ma la sponda tentata con il Partito democratico non ha avuto l'effetto sperato dagli sherpa del centrodestra. In casa Pd è infatti scattato l'allarme rosso e il gruppo alla fine avrebbe votato in maniera compatta per il no. Quei tasti rossi in più sono quindi da ricercare in un centrodestra che ha fallito la prova d'aula, alle prese anche con conflitti interni ai partiti. Impossibile avere la certezza su chi ha voltato le spalle al governo e al suo ddl Province: troppe le variabili sul tavolo. L'unica certezza sono i rapporti tesissimi tra i partiti della coalizione di governo e per questo appare chiaro che i congiurati si nascondano lungo tutto il fronte del centrodestra. Sono ancora le nomine della sanità, come assicurano più voci dalla pancia di Palazzo dei Normanni, a provocare gli scossoni d'aula per una maggioranza che, dopo il ddl 'salva-ineleggibili', perde anche la partita delle Province.
Tutti i moventi dei sospettati
C'è chi punta il dito sugli scontenti di Fratelli d'Italia, partito che ha dovuto ingoiare il rospo del ko sulla 'salva-ineleggibili' e che conta più di un distinguo al suo interno. Di contro, dalle parti dei meloniani, si guarda con sempre maggiore sospetto all'alleato leghista e si segnala qualche movimento "anomalo" nei banchi del Carroccio al momento del voto. L'entità del ko fa ricadere dei sospetti anche su qualche dissidente di Forza Italia: alcuni non avrebbero digerito la candidatura di Marcello Caruso alla presidenza della Provincia, altri avrebbero guardato con livore alla necessità di cedere la Provincia di Agrigento a Totò Cuffaro. Ma i sospetti non risparmiano neanche l'ex governatore e la sua Dc. Quest'ultima, principale sponsor della legge, alla fine avrebbe cercato di evitare l'election day con le Europee che invece si prefigurava all'orizzonte. La stessa motivazione potrebbe avere spinto anche il Movimento per l'autonomia a voltare le spalle al ddl. Nessuno sfugge al vento del sospetto che comincia a spirare nei corridoi di Palazzo Reale.
LIVESICILIA
Province, il primo voto segreto all'Ars affossa la riforma: cade il ddl, è crisiFranchi tiratori in azione. Nuovo scontro FdI-Dc
PALERMO - Il voto segreto affonda la riforma delle Province. Alla prima votazione sull'articolo 1 del ddl, le opposizioni hanno chiesto il voto segreto su un emendamento soppressivo: a quel punto il presidente dell'Ars, Gaetano Galvagno ha messo in votazione il mantenimento dell'articolo e il risultato è stato di 40 voti contrari e 25 favorevoli. L'articolo 1 conteneva alcuni principi cardine della riforma che avrebbe riportato in vita le Province: tra questi l'elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri provinciali. Il no all'articolo, di fatto, affossa la riforma. Si tratta del secondo scivolone per governo e maggioranza in ordine di tempo a Sala d'Ercole: il Parlamento, infatti, giorni fa aveva bocciato, sempre a scrutinio segreto, il ddl 'salva-ineleggibili.
Il voto di Sala d'Ercole
Al momento del voto in aula erano presenti 65 deputati, 37 dei quali appartenenti alla maggioranza. All'appello mancano quindi almeno 12 voti per il centrodestra. Subito dopo il voto il governatore Renato Schifani ha lasciato palazzo dei Normanni. Nella stanza del governo si sono riuniti Galvagno, il vice presidente della Regione con delega ai rapporti con l'Assemblea Luca Sammartino e il coordinatore siciliano di Forza Italia Marcello Caruso. Quest'ultimo, a tarda sera, firma una nota nella quale evidenzia che il gruppo parlamentare azzurro "ha votato in modo compatto e unito" in favore del ddl, aggiungendo: "Questo disegno di legge era parte integrante, e resta parte integrante, del programma del governo presieduto da Renato Schifani e condiviso con l'intera coalizione. Lo stop imposto al cammino parlamentare della legge sulle Province - conclude - rappresenta una sconfitta per i territori e le comunità che da anni subiscono incredibili carenze e disservizi".
Le prime reazioni
La prima reazione è quella di Ismaele La Vardera, deputato di Sud chiama nord. "Le opposizioni e la maggioranza sembrano essere un'unica cosa ormai: continuano a mandare sotto il governo Schifani - afferma -. Chi non vuole vedere può continuare a far finta di nulla, ma è chiaro che la vera maggioranza è l'opposizione oggi. Qui si parla di istituire la Province ma già dovremmo pensare alle prossime regionali che, di questo passo, non sono così lontane". Amaro il commento del deputato FdI Nicola Catania in aula: "Questo voto è una sconfitta della politica nei confronti del territorio. Per 12 anni sono mancate le manutenzioni delle scuole e delle strade, questo atteggiamento distrugge e non crea migliori condizioni per le nostre comunità".
Assenza: "Modificare il voto segreto"
Giorgio Assenza, capogruppo FdI, guarda avanti: "Quella scritta oggi da quest'aula non è una bella pagina. A questo punto occorre riflettere seriamente sull'opportunità di mantenere il voto segreto su qualsiasi ambito. Assumo l'impegno di proporre una norma che tenda a modificare questa vergogna e questa assurdità . Con questo sistema, infatti, chi non ha il coraggio di mettere la faccia sulle proprie scelte si trincera dietro al voto segreto". Assenza poi guarda avanti: "A questo punto bisogna fare cessare l'era dei commissari alle ex Province. Esiste una legge in vigore che prevede le elezioni di secondo livello, si proceda con quanto previsto. Dobbiamo ripristinare un minimo di democrazia in questi enti procedendo con il sistema elettorale previsto dalla legge Delrio". Ipotesi stoppata, però, dalla Dc: "Nel programma di Schifani è scritto a chiare lettere che i protagonisti del voto devono essere i cittadini e questo è quello che prevedeva la riforma bocciata oggi in Aula - dicono il leader Totò Cuffaro, il capogruppo all'Ars Carmelo Pace e il presidente della prima commissione Ignazio Abbate . Non vogliamo, pertanto, sentire parlare di elezioni di secondo livello. la riforma - concludono - tornerà presto in aula".
Cuffaro: "Sconcertante"
Cuffaro bolla come "sconcertante" il voto di Sala d'Ercole. "Di fronte a partiti di maggioranza compattamente schierati per raggiungere l'importante obiettivo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, abbiamo registrato, incredibilmente, scelte di segno opposto di diversi deputati della stessa maggioranza - continua Cuffaro -. Con la complicità del voto segreto qualcuno è stato, evidentemente, guidato da ben altri intendimenti e, probabilmente, preoccupato dalla possibilità di restituire ai cittadini la parola sul governo degli enti di area vasta. Sarebbe stato opportuno che chi non voleva il ritorno delle Province lo dicesse per tempo, evitando la vergogna a cui abbiamo assistito oggi - conclude -. Chi ha votato contro non ha tenuto conto dello stato indecoroso di scuole, strade provinciali dissestate e divenute, a causa dei rifiuti, discariche a cielo aperto, anteponendo l'interesse proprio a quello dell'intera comunità". Gli fa eco il gruppo Dc all'Ars, che però chiede un "chiarimento" agli alleati: "Siamo sempre stati e continueremo ad essere vicini e leali al presidente Schifani sostenendo l'attività del governo - dicono i deputati cuffariani -. Adesso, inevitabilmente, occorrerà un chiarimento all'interno dei partiti affinché la maggioranza trovi nuovamente unità sui provvedimenti che vanno portati in Aula".
Pellegrino (FI): "Sconfitta per la democrazia"
Per la maggioranza interviene anche Stefano Pellegrino, presidente dei deputati di Forza Italia: "I siciliani hanno perso oggi una grande opportunità per ridare dignità e rappresentanza istituzionale alle ex Province, che ormai da anni, dopo una scelta scellerata del governo Crocetta, versano in stato di gravissima crisi in termini di servizi per i cittadini e i territori - sottolinea -. Non può che dispiacere che una norma di alto valore istituzionale sia stata bocciata, trincerandosi dietro scuse false come quella che si sarebbe trattato di una mossa pre-elettorale. Ad essere uscita oggi sconfitta da Sala d'Ercole è la democrazia e la rappresentanza democratica dei siciliani, che dovranno continuare a subire i danni della cancellazione degli enti di area vasta".
De Luca e Di Paola (M5s): "Schifani si dimetta"
"Lo schiaffone a Schifani sulle Province si è sentito fino a Roma e non può non avere conseguenze. Questo governo deve andare a casa". Lo afferma il capogruppo del M5s Antonio De Luca. "Si tratta di un risultato anche più clamoroso di quello che immaginavo, anche se avevo sottolineato che questo ddl non era condiviso nemmeno dalla sua maggioranza ma Schifani ha avuto l'arroganza di presentarsi in aula e prendere in diretta questa sonora batosta sulla legge che porta la sua firma - ancora De Luca -. Ora tragga le dovute conseguenze e si dimetta, anche perché questa è l'ennesima dimostrazione che questo governo non ha più maggioranza né in aula né fuori da essa". sulla stessa lunghezza d'onda il coordinatore regionale dei pentastellati, Nuccio Di Paola: "l Parlamento regionale ha sfiduciato palesemente per la seconda volta il presidente Schifani presente in aula - sottolinea -. La prima volta con il disegno di legge che salvava gli ineleggibili, ed oggi con l'altro suo cavallo di battaglia ovvero la restaurazione delle province regionali e delle relative poltrone. Se fossi il Presidente Schifani trarrei le dovute considerazioni da questa ennesima bocciatura. La maggioranza di destra non esiste più e non rappresenta i siciliani". "Era scontato che finisse così", esclama Gianfranco Miccichè conversando con i cronisti in sala stampa.
Il Pd: "Ennesimo ko del governo"
Nel Partito democratico parlano il capogruppo Michele Catanzaro e i deputati Nello Dipasquale, Mario Giambona e Antonello Cracolici. "Ad una settimana dal tonfo sul ddl salva ineleggibili il centrodestra si sgretola nuovamente sulla riforma delle Province - dice Catanzaro -. L'immagine del governo che fugge dall'aula subito dopo il ko è la rappresentazione plastica di una maggioranza totalmente allo sbando". Dipasquale rilancia: "Il voto di oggi all'Ars era una morte annunciata. Adesso bisogna pensare alle elezioni di secondo livello nelle Province. La maggioranza è rimasta vittima delle sue stesse forzature". Giambona aggiunge: "La maggioranza oramai va sistematicamente sotto in tutte le votazioni. Bisogna prendere atto che questo Parlamento ha un'altra maggioranza che sicuramente non è a sostegno del governatore siciliano". Cracolici argomenta: "Il centrodestra pensa che vincere le elezioni voglia dire comandare, su questa strada saranno sempre sconfitti. Quando si smarrisce il senso della funzione istituzionale c'è chi pensa di poter fare quello che vuole, così come è successo all'Ars con la bocciatura della riforma delle province: un ddl che, come più volte abbiamo detto, non aveva né capo né coda". Secondo il presidente dell'Antimafia regionale "nel centrodestra c'è uno scontro per il comando e non sulle soluzioni da dare ai problemi della Sicilia". Da qui il suggerimento: "O questa maggioranza si ferma e capisce che ha il 'dovere di governare la Regione' e non il 'diritto di comandarla', o andremo tutti a sbattere perché lo scontro politico si inasprirà sempre di più".
Mpa: "Delusione per il voto dell'Ars"
"Piena delusione", viene espressa dal Movimento per l'autonomia. "Il ddl avrebbe consentito il voto democratico per le nostre province, ormai da troppo tempo lasciate in balia dell'assenza di politica e di governo delle cose", dicono i deputati del gruppo Popolari e autonomisti insieme con l'assessore Roberto Di Mauro. "Sono sotto gli occhi di tutti - prosegue la nota - le condizioni drammatiche in cui versano tutte le strutture scolastiche e le opere infrastrutturali in generale di competenza delle ex province e soltanto il ritorno alle elezioni democratiche degli organi può determinare un'effettiva inversione di rotta su questi fronti".
Durigon: "Amareggiati dal voto"
Interviene anche il neo commissario della Lega in Sicilia, Claudio Durigon: "Siamo ovviamente amareggiati per l'esito del voto all'Ars sul ripristino delle Province. Dal nostro punto di vista è un'occasione persa per tutti, anche in virtù dell'accordo nazionale e regionale sul tema. - afferma -. Le Province sono una nostra storica battaglia per assicurare dignità e per dare voce e rispetto ai territori. Ripristinarle significa garantire una gestione dei servizi migliore e vicina alle esigenze dei cittadini, restituendo loro il potere di voto sui propri rappresentanti. Il nostro impegno in questa direzione non cambierà".
Noi Moderati: "Serve confronto nel centrodestra"
"Il fatto politico della maggioranza sconfitta all'Ars sul voto di riforma delle Province è un bruttissimo segnale che non va sottovalutato ma che può servire ad una ampia riflessione. Occorre ritrovare e in tempi brevi le ragioni di una coalizione che è maggioranza nel Paese e che è chiamata a governare in una congiuntura economica e sociale problematica. Nessuna forza politica può ritenersi autosufficiente". Lo dice Massimo Dell'Utri, coordinatore regionale di Noi Moderati, secondo cui "è chiaro che sono stati commessi degli errori e, tra questi, la mancanza di una cabina di regia in grado di affrontare e superare gli ostacoli. Per questo - aggiunge - è auspicabile un confronto tra le forze del centrodestra per riprendere il percorso avviato e rinsaldare la proposta politica in vista delle elezioni amministrative e per riproporre su base ampia una riforma delle Province di cui il territorio non può fare a meno".
TELEACRAS
Regione, bocciata la riforma delle Province.
Clamorosa bocciatura col voto segreto all'Assemblea Regionale del disegno di legge di riforma delle Province. Dopo la "salva ineleggibili" è il secondo ko della maggioranza.
Il governo Schifani e la maggioranza di centrodestra all'Assemblea Regionale ancora ko a Sala d'Ercole. Dopo la bocciatura della norma battezzata "sala ineleggibili", sponsorizzata in primis da Fratelli d'Italia, con conseguente paventata crisi poi tamponata, adesso è stato bocciato anche il disegno di legge di riforma delle Province con il ripristino dell'elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali, previsto nell'articolo 1. E sul voto segreto all'articolo 1, con 25 voti a favore e 40 contrari, è caduta la maggioranza. Il testo, appena rientrato in Commissione Affari Istituzionali per imprecisati approfondimenti, e poi riapprodato in Assemblea, è naufragato. Raffica di reazioni da parte delle Opposizioni, che hanno contestato nel merito la riforma delle Province in Sicilia ritenendo, inoltre, necessario che si attendendesse prima l'approvazione a Roma della nuova legge sulle Province al posto della "Delrio", e che poi la si recepisse approvandola anche in Sicilia. Nuccio Di Paola, deputato e coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle: "Il parlamento regionale ha sfiduciato palesemente per la seconda volta il presidente Schifani presente in aula. La prima volta con il disegno di legge che salvava gli ineleggibili, e adesso con l'altro suo cavallo di battaglia ovvero la restaurazione delle Province regionali e delle relative poltrone. Ci sono ben altre emergenze di cui dobbiamo occuparci come rappresentanti dei siciliani: dalla viabilità all'agricoltura, da quella della sanità alla crisi di liquidità delle famiglie. I siciliani non possono più aspettare e non sanno cosa farsene della moltiplicazione delle poltrone". Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord: "E' giunto il momento di voltare pagina e di scegliere un presidente degno di questo nome. Alla luce di quanto è successo il presidente Schifani non può che dimettersi. C'è di mezzo la credibilità della Sicilia. D'altronde lui stesso aveva affermato entrando in aula che si sarebbe dimesso in caso di voto negativo: sia coerente e si dimetta". Totò Cuffaro, segretario nazionale della Democrazia Cristiana: "Suscita grande sconcerto il voto dell'Assemblea Regionale che, nei fatti, blocca il percorso del disegno di legge per l'elezione diretta degli organi delle Province. Di fronte a partiti di maggioranza compattamente schierati per raggiungere l'importante obiettivo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, abbiamo registrato, incredibilmente, scelte di segno opposto di diversi deputati della stessa maggioranza. Con la complicità del voto segreto qualcuno è stato, evidentemente, guidato da ben altri intendimenti e, probabilmente, preoccupato dalla possibilità di restituire ai cittadini la parola sul governo delle Province. Sarebbe stato opportuno che chi non voleva il ritorno delle Province lo dicesse per tempo, evitando la vergogna a cui abbiamo assistito in Aula. Chi ha votato contro non ha tenuto conto dello stato indecoroso di scuole, strade provinciali dissestate e divenute, a causa dei rifiuti, discariche a cielo aperto, anteponendo l'interesse proprio a quello dell'intera comunità".
REPUBBLICA Palermo
Giunta Schifani battuta di nuovo all'Assemblea regionale: cade la legge sulle Province, in Sicilia è crisi politica
Bocciato a scrutinio segreto l'articolo 1 della riforma che avrebbe reintrodotto l'elezione diretta di presidenti e consiglieri: 40 no e 25 sì. Secondo rovescio d'aula in una settimana per la maggioranza di centrodestra. I 5Stelle e Cateno De Luca: "Il governatore si dimetta"
Tredici franchi tiratori nel centrodestra mandano in soffitta la riforma delle Province in Sicilia, uno dei punti centrali del programma della giunta regionale guidata dal forzista Renato Schifani. All'esecutivo non è rimasto che prendere atto della clamorosa sconfitta in aula e battere in ritirata sulla legge.