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L'importo massimo del congedo straordinario Legge 104 nel 2024
Vediamo a quanto ammonta l'importo massimo, per il 2024 del congedo straordinario per assistere chi usufruisce della Legge 104. La legge 151 del 2001 prevede e regola l'utilizzo del congedo straordinario, che può essere utilizzato dai dipendenti che assistono il partner o un famigliare convivente, titolare di Legge 104. Ricordiamo che per i figli, il requisito della convivenza non è richiesto.Si tratta di un periodo massimo di due anni nel corso del quale il lavoratore, che assiste un familiare disabile grave, può assentarsi dal lavoro.Ma a quanto ammonta la retribuzione massima di questi congedi, nel 2024? Vediamolo insieme.
Congedo straordinario legge 104: ecco cosa sapere
Sulla questione, è intervenuto l'Inps, con la circolare n° 21 dello scorso 25 gennaio, che informa i cittadini sul calcolo delle contribuzioni dovute in materia di previdenza e assistenza sociale, per la generalità dei lavoratori dipendenti.
Col congedo straordinario, il lavoratore ha diritto ad un'aspettativa retribuita dal lavoro e l'accredito di contribuzione figurativa ai fini previdenziali. Ma l'importo ha un limite massimo, che viene aggiornato annualmente dall'Inps.
Durante il periodo di congedo straordinario, il dipendente ha il diritto di ricevere un'indennità pari alla retribuzione ricevuta nell'ultimo mese di lavoro prima del congedo.
Per il calcolo, si tiene conto solamente delle voci fisse e continuative della retribuzione.
Il periodo di congedo non è utile alla maturazione di TFR e ferie, ma è coperto da contributi figurativi, che rendono il periodo valido ai fini dell'anzianità contributiva.L'obiettivo del beneficio è quello di permettere al lavoratore di stare vicino al familiare titolare della Legge 104, continuando a percepire un'indennità pari al proprio stipendio di base, mantenendo, nel frattempo, il posto di lavoro e la mansione svolta.Inoltre, il beneficio tutela anche il titolare della Legge 104, garantendogli l'assistenza necessaria.Qual è l'importo massimo per il 2024?Come detto, il limite massimo del beneficio viene fissato annualmente dall'Inps, in base alle variazioni dell'indice Istat dei prezzi al consumo.
Per il 2024, il tetto massimo della retribuzione, durante il congedo straordinario, è di 56'586 euro.Per questo, il datore di lavoro non potrà erogare al lavoratore, in congedo straordinario, una retribuzione annua superiore a questo importo.
ITALIAOGGI.
Pioggia di condotte illecite sul Pnrr Indebita percezione di contributi da parte dei soggetti attuatori, mancato rispetto dei cronoprogrammi per la realizzazione dei progetti, distrazione di risorse, opere non conformi ai progetti.
Pioggia di condotte illecite sul Pnrr. Indebita percezione di contributi da parte dei soggetti attuatori, mancato rispetto dei cronoprogrammi per la realizzazione dei progetti, distrazione di risorse, opere non conformi ai progetti.
L'elenco snocciolato dal procuratore generale della Corte dei conti, Pio Silvestri, alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della magistratura contabile è lungo e comprende già danni per 1,8 miliardi di euro (ma le cifre definitive "saranno di importo notevolmente maggiore"). Si va dall'illegittimo utilizzo di risorse pubbliche erogate da Simest (società erogatrice dei finanziamenti per Cassa Depositi e Prestiti) per l'attuazione dei progetti Pnrr su cui stanno indagando le procure regionali della Lombardia e della Campania, all'indebita percezione di contributi, finita nel mirino della procura regionale dell'Emilia Romagna (per circa un miliardo di euro) e di quella del Veneto per circa euro 640.000 euro.
Sempre i magistrati contabili emiliani stanno indagando su opere non conformi al progetto asili nido e su presunte irregolarità riguardanti un bando per l'acquisto di un edificio per realizzare appartamenti popolari. Si segnalano inoltre ritardi negli interventi di efficientamento degli edifici comunali e delle scuole dell'infanzia (la Procura regionale del Friuli Venezia Giulia ha stimato un danno di circa 100 mila euro).
Nelle Marche la procura regionale ha acceso i fari su un ampio ventaglio di irregolarità. A cominciare da un presunto danno erariale derivante dall'indebita percezione da parte di un comune dei fondi Pnrr per la sistemazione di una "baraccopoli" cittadina attraverso la "falsificazione dei dati dei migranti presenti in città". Non solo. Un comune è stato accusato dalla Corte conti marchigiana di aver indebitamente utilizzato fondi Pnrr per il recupero di un'area di proprietà di una società privata ed è stato segnalato anche l'indebito utilizzo dei fondi Pnrr per la formazione del personale di un'azienda privata. Sul tavolo della Corte conti Marche sono arrivati anche casi di irregolare gestione dei fondi destinati dal Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc) alla ricostruzione dopo i terremoti del 2009 e del 2016.
Scendendo dalle Marche in Puglia sono stati segnalati anche ipotesi di indebita compensazione di tributi dovuti all'erario con crediti d'imposta non spettanti, finanziati con risorse del Pnrr. Mentre casi di frodi e di mala gestio dei fondi Pnrr sono finiti sul tavolo delle procure contabili di Sicilia, Trentino Alto Adige e Umbria. Un lungo elenco di presunti danni erariali che, come ha evidenziato Silvestri, "devono ancora essere esattamente quantificati e non ammontano solo a circa euro 1.800.000,00 (cifra risultante dalla somma degli importi sopra indicati), ma saranno di importo notevolmente maggiore".
Segnali che costituiscono un campanello d'allarme, considerando che "l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, terminata la predisposizione delle regole di contesto, è entrata nel vivo" e il problema maggiore, una volta incamerati i fondi comunitari pagati all'Italia dall'Europa, resta la spesa. "Nonostante l'ingente ammontare di risorse messe a disposizione, è stato registrato un modesto progresso nel loro utilizzo, nonostante sia stato constatato uno stadio sufficientemente avanzato nell'assegnazione delle medesime ai soggetti attuatori, pari a circa 142 miliardi di euro, cioè a oltre il 70% delle risorse del Pnrr", ha osservato Silvestri che ha ricordati i dati diffusi a dicembre dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio secondo cui, in base alle informazioni contenute nella piattaforma ReGIS al 26 novembre 2023, risultavano spesi solo 28,1 miliardi di euro (circa il 14,7% del totale delle risorse europee del Pnrr), mentre restano da spendere 138,2 miliardi di euro per conseguire tutti i target previsti.
Non poteva mancare nella relazione di Silvestri un accenno alla proroga del cosiddetto scudo erariale (la limitazione della responsabilità per danno erariale ai soli casi di dolo, omissione o inerzia con esclusione, dunque, delle ipotesi di colpa grave) che sarebbe dovuto terminare a giugno 2024 e invece sarà allungato fino al 31 dicembre dal decreto legge Milleproroghe (dl n.215/2023) nel testo convertito dal Parlamento. Per il procuratore generale della Corte conti, "la riduzione dell'area della responsabilità non sembra la risposta più idonea a superare le difficoltà dell'azione amministrativa, poiché l'esenzione o la limitazione della responsabilità potrebbe fungere da disincentivo per l'attività di coloro che, operando con diligenza, cura e passione, non vedrebbero premiati il loro impegno e la loro professionalità".
Le frodi più frequenti: dal reddito di cittadinanza ai contributi per l'efficientamento energetico
Nella sua relazione, Silvestri ha dedicato un capitolo ad hoc alle frodi in materia di reddito di cittadinanza. Falsa documentazione da parte dei richiedenti e irregolare ammissione al contributo, le fattispecie più frequenti. "Particolare attenzione", ha annunciato il pg, "verrà posta a quei fenomeni corruttivi o di mala gestio, che vedono coinvolti funzionari dello Stato" indagati per avere sviato risorse pubbliche e per averle attribuite a soggetti privi dei requisiti prescritti. Nello scorso anno, sono state numerose anche le sentenze che hanno riguardato i contributi per l'efficientamento energetico erogati dal Gse. "Il fenomeno presenta una dimensione finanziaria consistente (talora di milioni di euro)", ha evidenziato Silvestri, "rispetto alla quale si registrano spazi non ampi di concreto recupero dei danni erariali riconosciuti, tenuto conto che buona parte delle aziende coinvolte sono risultate fallite o, comunque, incapienti".
In totale, le somme recuperate all'erario nel 2023 ammontano a 59,7 milioni di euro (nel quinquennio la cifra complessiva di risorse recuperate arriva a 280,6 milioni).
LENTEPUBBLICA.
La Corte dei Conti ammonisce il Governo sul PNRR: troppe irregolarità.
Nella gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la Corte dei Conti ha sollevato preoccupazioni significative, ammonendo il Governo sul possibile "sperpero" delle risorse e evidenziando le prime irregolarità nell'attuazione del piano.
La discussione attuale alla Camera sulla proroga dello scudo erariale, proposta da Fratelli d'Italia nel decreto Milleproroghe, solleva domande sulla necessità di estendere ulteriormente le limitazioni alle contestazioni per danno erariale.
La proposta di proroga, in esame nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali, è oggetto di dibattito, con la possibilità di prolungare il regime speciale fino al 2026, parallelamente alla scadenza del PNRR.
La Corte dei Conti, in tutto questo, rimane impegnata a garantire la corretta gestione delle risorse pubbliche, mentre si profila un periodo di riforme significative nel contesto del Piano.
Scopriamo qual'è la posizione della Corte all'interno di questo contesto.
La Corte dei Conti ammonisce il Governo sul PNRR: troppe irregolarità
La relazione del procuratore generale Pio Silvestri, presentata durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha sottolineato la presenza di frodi e "indebite percezioni delle risorse" da parte dei soggetti attuatori del Pnrr. La Corte dei Conti ha evidenziato anche casi di opere realizzate senza seguire i progetti, generando così uno spreco dei fondi assegnati.
Il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, ha inoltre riconosciuto l'importanza del dialogo con la politica ma ha fissato una linea rossa, affermando che le riforme devono essere "condivise e formulate con gradualità".
Carlino ha anche evidenziato che troppe norme hanno indebolito l'organicità del controllo, sottolineando la necessità di interventi razionali per garantire certezza giuridica e coerenza ordinamentale.
No alla proroga dello scudo erariale
I magistrati contabili si sono espressi contro la proroga dello scudo erariale, sostenendo che ciò potrebbe rendere sistemica una logica che limita le contestazioni per danno erariale.
Riguardo allo "scudo erariale", infatti, Carlino ha dichiarato che il sistema delle garanzie unito alla perimetrazione normativa dell'elemento psicologico sembrerebbe rendere non necessaria un'ulteriore proroga. Ha elogiato le norme nel Codice dei contratti pubblici e nel decreto legislativo 149 del 2022, che offrono una perimetrazione più puntuale della colpa grave.
Tuttavia, il presidente ha ammonito sul rischio di rendere sistematica la logica dello scudo erariale e ha sottolineato che è fondamentale fornire alle funzioni di controllo un assetto procedurale in linea con gli standard internazionali in materia di audit del settore pubblico.
LENTEPUBBLICA
Pensioni sempre più lontane e con assegni dimezzati: una panoramica.
Secondo una recente analisi, per milioni di lavoratori le pensioni sono sempre più lontane e gli assegni sono dimezzati: ecco una panoramica.
Lo scenario in Italia, in tema di pensioni, è sempre più cupo per i cittadini. Gli italiani, infatti, vanno in pensione sempre più tardi, con assegni sempre più bassi (circa il 30% in meno della retribuzione media durante la vita lavorativa, per gli statali) e con un gender gap sempre più ampio.
L'analisi è stata fatta da una società di consulenza finanziaria indipendente, sul futuro della previdenza italiana, che sembra ormai impantanata da anni.
Ecco nel dettaglio.
Pensioni lontane e assegni più bassi: la previdenza in Italia
Secondo le stime, nel 2024 in Italia il rapporto tra la spesa pensionistica e il Pil salirà dal 15,8% del 2023 al 16,2%.
L'aumento è dovuto alla rivalutazione delle pensioni, per effetto dell'inflazione e ciò influenzerà molto il futuro del sistema pensionistico.
Basti pensare che, nel 2010, si prevedeva un rapporto tra spesa pensionistica e Pil del 15%: un punto percentuale vale circa 19 miliardi all'anno di spesa pensionistica.
Nel 2024, il Governo ha modificato le regole sia per chi è vicino all'età pensionabile (con Quota 103 e Opzione Donna) e sia per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 e che rientra nel sistema di calcolo contributivo.
Per questi ultimi, secondo l'analisi, si allontana la possibilità di andare in pensione anticipata tre anni prima del requisito di vecchiaia (fissato a 67 anni).
Il valore della pensione dovrà essere pari ad almeno 1320 euro netti al mese, ma la soglia scende leggermente per le lavoratrici con uno o due figli.
Inoltre, sempre per la seconda categoria, il gender gap si fa più ampio: secondo l'indagine, alle donne sarà versata una pensione fino al 26% inferiore di quella degli uomini.
Secondo l'Ocse, chi entra oggi nel mondo del lavoro passerà circa un terzo della propria vita futura in pensione. Ma, a partire dal 2030 circa, la situazione per i conti pubblici potrebbe complicarsi a causa di un grande flusso di lavoratori verso la pensione.
La previdenza integrativa, però, è ancora poco diffusa a livello nazionale: secondo i dati, solo 26 italiani su 100 stanno mettendo da parte dei risparmi in strumenti di previdenza complementare. Inoltre, chi sottoscrive una forma di previdenza integrativa s'iscrive solitamente tardi e versa somme ridotte.
La situazione per i giovani si complica a causa dei contratti atipici (sempre più rari i contratti a tempo indeterminato) e i salari bassi: si tratta di due elementi che rallentano l'entrata nel mondo del lavoro da parte dei giovani e che, di conseguenza, allungano le tempistiche per la pensione.
LENTEPUBBLICA
Imposta di soggiorno non versata: cosa devono fare albergatori e comuni?
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha di recente risposto, nell'ambito di Telefisco 2024, a un interrogativo in materia di imposta di soggiorno non versata: quali sono gli adempimenti a carico di albergatori e comuni in questi casi?
Per quanto riguarda la gestione dell'imposta di soggiorno l'Agenzia delle Entrate, tramite l'interpello 3/2022, aveva specificato che l'imposta di soggiorno dovrebbe essere inclusa nei corrispettivi utilizzando un codice di esclusione specifico, come indicato nell'articolo 15, comma 1, n. 3, del Dpr 633/72. Questa disposizione si applica quando la somma viene anticipata "in nome e per conto del turista", il quale assume la responsabilità dell'imposta.
Tuttavia, sorge una questione interessante nel caso in cui il turista non adempia al pagamento dell'imposta direttamente all'albergatore. In tal caso, come dovrebbe agire l'albergatore durante la dichiarazione periodica e nel versamento? E il comune come deve comportarsi?
Imposta di soggiorno non versata: cosa devono fare albergatori e comuni?
È importante evidenziare l'approccio adottato dalla giurisprudenza contabile in materia. La Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale per la regione Lombardia, con la sentenza n. 159 del 2021, ha sostenuto che i gestori delle strutture ricettive sono da considerarsi responsabili dell'imposta di soggiorno, dotati del diritto di rivalsa nei confronti del turista. Ciò implica che, anche nel caso in cui il turista non adempia al pagamento, spetta comunque ai gestori versare l'imposta.
In situazioni di mancato pagamento da parte del turista, il comune infatti ha la facoltà di rivolgersi direttamente al gestore, richiedendo il versamento dell'imposta insieme a una sanzione pari al 30%, come stabilito dall'articolo 13 del D.Lgs. n. 471 del 1997. Questa interpretazione è stata confermata di recente anche dalla Sezione giurisdizionale per la regione Emilia-Romagna nella sentenza n. 27 del 2022.
In conclusione, la gestione dell'imposta di soggiorno richiede un'attenzione particolare da parte degli albergatori, i quali potrebbero essere chiamati a versare l'imposta anche in assenza del pagamento diretto da parte dei turisti.
teleacras.it
"Province": no al voto anche di secondo livello
Tramontata l'ipotesi delle elezioni di secondo livello nelle Province. L'Assemblea Regionale attenderà l'approvazione della riforma da parte del Parlamento.
Prima l'approdo in pompa magna all'Assemblea Regionale, l'entusiasmo per il ripristino dell'elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri delle nove Province siciliane, poi la clamorosa bocciatura, complici voto segreto e 'franchi tiratori', del disegno di legge di riforma delle Province, il congelamento della crisi di governo a dopo le elezioni Europee e l'ipotesi, caldeggiata da Schifani e condivisa subito da Raffaele Lombardo, di procedere lo stesso al voto a giugno ma con l'elezione indiretta di secondo livello, ovvero a votare sarebbero stati solo i sindaci e i consiglieri comunali di ciascun Comune della provincia interessata. E ciò soprattutto per superare la fase dei commissariamenti in corso da oltre 10 anni. Ebbene no: dopo avere incassato l'ok da parte del Movimento per le Autonomie, Renato Schifani ha proseguito il giro delle consultazioni, e molto verosimilmente ha incontrato degli ostacoli, non politici ma tecnici. Infatti, per evitare una probabile impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri, si è deciso di attendere che il Parlamento nazionale approvi la legge di riforma dell'attuale legge Delrio, e poi l'Assemblea Regionale siciliana recepirà il testo approvato a Roma, evitando così incostituzionali "fughe in avanti". Quanto di turbolento accaduto, tra Sala d'Ercole e Palazzo d'Orleans, non ha scosso più di tanto gli assetti della maggioranza di centrodestra alla Regione. Almeno così è secondo Schifani, che rassicura: "Non c'è nessuna tensione in giunta. Ho organizzato degli incontri bilaterali con le forze politiche di maggioranza perché ho ritenuto utile stabilire alcune regole in merito al voto segreto all'Assemblea Regionale, fermo restando che si tratta di un'anomalia che non esiste in nessun'altra regione. Andiamo avanti serenamente, ho trovato in tutti piena volontà di sostegno al governo. Anche perché, nei prossimi mesi, ci aspettano riforme importanti per lo sviluppo della nostra Isola". E poi il presidente ha sottolineato: "La riforma del sistema elettorale nelle ex Province è un capitolo chiuso. Se ne riparlerà quando il Parlamento nazionale approverà questa riforma. Intanto, alla scadenza dei commissariamenti daremo attuazione alla legge Delrio, perché siamo tenuti a farlo". Di diverso avviso, in riferimento alla stabilità della coalizione di centrodestra, è il capogruppo del Partito Democratico a Sala d'Ercole, l'agrigentino Michele Catanzaro, che ribatte: "Schifani tenta di minimizzare l'accaduto, facendo finta che non sia successo nulla, ma i problemi della maggioranza non sono superati. Questo centrodestra, inoltre, viene guidato da Roma, ma in Sicilia non sta insieme per una visione bensì per una mera opportunità politica di divisione del potere. Si muove solo per mettere in piedi delle prebende nei territori in favore degli assessori-candidati alle Europee".