gds.it
Ex Province in Sicilia, il Tar solleva la questione di legittimità costituzionale sulla proroga dei commissari
Il tribunale amministrativo ha deciso di inoltrare alla Consulta i ricorsi del Comune di Enna contro la presidenza della Regione e l'assessorato regionale agli Enti locali
Il Tar di Palermo, presieduto da Salvatore Veneziano, ha deciso di inviare alla Corte Costituzionale gli atti relativi ai ricorsi del Comune di Enna contro la presidenza della Regione e l'assessorato regionale agli Enti locali in merito alle proroghe dei commissari del Libero consorzio comunale di Enna. L'amministrazione del sindaco Maurizio Dipietro ha sollevato il problema dell'incostituzionalità della legge regionale in virtù del pronunciamento della Corte Suprema, che ritiene, sostanzialmente, illegittimo il rinvio delle elezioni dei Consigli metropolitani e dei Presidenti dei liberi Consorzi comunali. Il ricorso è stato presentato nell'ottobre scorso contro il decreto presidenziale regionale del 15 settembre, che ha nominato il commissario straordinario del Libero consorzio comunale di Enna, Carmela Madonia».Secondo la tesi dei legali del Comune di Enna, il decreto presidenziale, al pari degli altri decreti già precedentemente impugnati, sarebbe illegittimo per violazione della Costituzione, là dove prevede nuovamente la nomina di un commissario straordinario per la gestione del Libero Consorzio Comunale, sino all'insediamento degli organi elettivi e comunque non oltre il 31 dicembre 2024.
In particolare, per l'amministrazione comunale il decreto di nomina del commissario straordinario violerebbe numerosi principi costituzionali, fra i quali «il principio di democraticità, in quanto i referendum e le elezioni (ancorché indirette) rappresentano il momento più alto di manifestazione della sovranità popolare».
In sostanza, secondo il Comune, con un pronunciamento molto chiaro della Consulta, che spinge verso le le elezioni dei Liberi consorzi, l'ulteriore commissariamento degli enti è inammissibile. E questo vorrebbe dire elezioni immediate, come del resto sollecita la Corte Suprema.
quotidianodisicilia.it
Sulle ex Province dieci anni di buchi nell'acqua. Ma intanto strade e scuole vanno in frantumi
Dopo lo stop dell'Ars al Ddl siciliano il futuro degli Enti intermedi è adesso in mano al Governo nazionale
Fallito il tentativo del governo Schifani di reintrodurre il voto diretto nelle Province in Sicilia, ora ci si ritroverà a fare i conti con le proroghe dei commissari delle province. Lo scorso 7 febbraio all'Assemblea regionale infatti, contro ogni aspettativa, la maggioranza è andata sotto e il Ddl sulle Province è stato bocciato con voto segreto, con 25 voti a favore e ben 40 contrari.La riforma è tra i punti del programma elettorale del presidente Schifani, punto che non si è ancora potuto realizzare e così la Sicilia continua a essere l'unica regione d'Italia a non aver portato a termine la riforma di questi Enti intermedi, che dovrebbero fare da collante tra Comuni e Regioni.Dopo la bocciatura il Governo si è affrettato a tamponare, cercando di ottenere consensi per una riforma che preveda elezioni di secondo livello, in cui non interviene il cittadino per eleggere presidente e consiglio, ma sono gli stessi sindaci a essere parte attiva nelle votazioni. Il motivo di tale scelta è dovuto alla necessità di mettere fine alla stagione dei commissariamenti, che dura ormai da dieci anni.Per mettere a punto un Ddl che contenga queste regole, il governatore della Sicilia ha già avviato delle interlocuzioni con i partiti della maggioranza e sembra che ci sarà anche un tavolo di confronto a cui si siederanno i leader dei partiti che appoggiano il presidente Schifani. Ma è alle porte la campagna elettorale per le elezioni europee, che toglierà tempo e energie alla realizzazione di questa sognata riforma e i tempi si potrebbero ulteriormente allungare.
I passi di una mancata riforma
La Legge regionale 8/2014 ha dato il via a quello che sarebbe dovuto essere un rapido percorso di riorganizzazione delle ex Province regionali, istituendo Città Metropolitane e Liberi Consorzi di Comuni, enti rappresentativi cosiddetti di secondo grado i cui vertici avrebbero dovuto essere eletti non dai cittadini ma dagli amministratori degli Enti che li compongono.Dieci anni dopo le ex Province sono ancora amministrate da commissari regionali, continuano ad avere un costo burocratico pari a circa 400 mila euro annui ma hanno continue difficoltà a trovare risorse per pagare la manutenzione ordinaria di scuole e strade, i servizi per gli alunni con handicap e la quota di cofinanziamento di importanti progetti per lo sviluppo locale assistiti da contribuzione dell'Ue.
La riforma regionale è rimasta monca
Questo è avvenuto perché la riforma regionale è rimasta monca, non intervenendo con un'adeguata riorganizzazione delle competenze e delle risorse assegnate. Occorre inoltre ricordare come una quota consistente delle risorse dipendeva dallo Stato che, con la legge Delrio, aveva ridotto notevolmente le competenze e le risorse delle Province sul resto del territorio nazionale e pertanto si è rifiutato di sostenere gli oneri della riforma siciliana.Un percorso accidentato che ha quindi portato al caos odierno, con la maggioranza dei partiti che si dice pronta a "riesumare" le Province sia in Sicilia che a livello nazionale, ma che per il momento non riesce ad aggiungere nulla di concreto a parole e buone intenzioni. Il tutto mentre i servizi ai cittadini continuano a lasciare molto a desiderare.
libertasicilia.it
Province, groviglio di problemi per 'elezioni di secondo grado.
Per la riforma del sistema elettorale nelle ex Province se ne riparlerà quando il Parlamento nazionale approverà questa riforma
Due giorni fa, il Presidente della Regione, Renato Schifani, ha rilasciato ai giornalisti una dichiarazione pubblica chiarissima sulle province. "La riforma del sistema elettorale nelle ex Province - ha detto - è un capitolo chiuso. Se ne riparlerà quando il Parlamento nazionale approverà questa riforma. Intanto, alla scadenza dei commissariamenti daremo attuazione alla legge Delrio, perché siamo tenuti a farlo".Pur essendo tifosi dei sistemi democratici e popolari, non possiamo che prenderne dolorosamente atto. Anche perché sappiamo quanto Schifani abbia cercato di far approvare dall'ARS il voto popolare diretto.Le questioni sulle quali riflettere sulle province.
Ci sarebbero da segnalare al Presidente alcune questioni che, andando su questa strada, è meglio non ignorare.1. Rinviare perché l'ARS ha bocciato il disegno di legge è inevitabile. Dire invece che si rinvia perché bisogna attendere l'abrogazione della Del Rio è sbagliato sul piano politico e soprattutto statutario e vuol dire adeguarsi a una sentenza sbagliata della Corte alla quale gli stesi estensori sembrano non credere più.2. Le elezioni di secondo grado richiedono prima della loro convocazione una norma di legge che modifichi la durata degli organi eletti per evitare che durino poi 5 anni senza potere convocare le elezioni dirette. Occorrerebbe stabilire una scadenza del mandato entro sei mesi dall'approvazione di una nuova legge di modifica del sistema elettorale.3. Il successivo ostacolo è di ordine costituzionale. La legge siciliana che regola le elezioni di secondo grado è viziata da incostituzionalità secondo la sentenza n. 240 del 2021 della Corte Costituzionale in quanto viola il principio di uguaglianza relativamente al sindaco della città metropolitana che è eletto direttamente dai cittadini del comune capoluogo e non da quelli degli altri comuni dell'area metropolitana. Anche in questo caso, trattandosi di fatto di un'elezione di secondo grado che interviene però per la prima volta, sarebbe auspicabile una modifica legislativa che risolvesse il nodo, almeno per evitare che in caso di ricorso non venissero a decadere gli organi delle città metropolitane.4. Altra questione tutta politica da risolvere al tavolo della coalizione, è il rischio che in tutte le province emergano accordi inciucisti tra pezzi di maggioranza e pezzi dell'opposizione che non potrebbero che indebolire il governo regionale e la sua maggioranza.Ci auguriamo che il Presidente Schifani e la sua maggioranza siano consapevoli di queste questioni e intendano affrontarle. Anche perché, come è noto, ad ignorare i problemi prima o poi si sbatte il muso.
scrivolibero.it
Incarichi Esterni Al Libero Consorzio Comunale Di Agrigento: Pubblicato Il Regolamento Modificato Per Il Patrocinio Legale
E' stato pubblicato sulla home page del sito istituzionale del Libero Consorzio comunale di Agrigento, www.provincia.agrigento.it il Regolamento modificato per l'Affidamento di incarichi legali a professionisti esterni a1l'Ente, approvato con determina commissariale n. 20 del 9 febbraio 2024.
I1 regolamento, che porta la firma del segretario generale dell'Ente dott. Pietro Amorosia, disciplina le modalità ed i criteri per il conferimento degli incarichi di patrocinio legale del1'Ente a professionisti esterni a1l'Amministrazione. Per poter essere iscritti all'Albo, i legali i possesso dei requisiti, dovranno presentare domanda di iscrizione entro il prossimo 9 marzo, compilando in ogni sua parte e sottoscrivendo lo schema allegato al presente avviso dichiarando il possesso di tutti i requisiti.
Le istanze dovranno pervenire all'Ente a mezzo PEC al seguente indirizzo protocollo@pec.provincia.agrigentoit oppure mediante plico raccomandato con ricevuta di ritorno.
Per qualsiasi informazione gli interessati potranno rivolgersi all'Ufficio Contenzioso del Libero Consorzio Comunale di Agrigento al Funzionario Paolo Antinoro contattando i numeri 0922-593294 e/o 3246648689-3336142031.
livesicilia.it
Liberi Consorzi, sui commissari ricorso alla Corte Costituzionale Dal Tar un ricorso "in via incidentale"
Dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale sui presunti difetti di legittimità costituzionale dei decreti della Regione sui commissari delle ex Province. Lo ha deciso il Tar Sicilia, che ha ritenuto "rilevante" e "non manifestamente infondata" la questione sollevata dal Comune di Enna, che ritiene incostituzionali i decreti di nomina dei commissari. La "legittimazione attiva" Il Tar ha prima ritenuto che il Comune di Enna avesse titolo a presentare il ricorso. I giudici hanno scritto che il Comune avrebbe un'effettiva utilità, cioè un risultato di vantaggio, dall'eventuale "accoglimento del ricorso, non potendo l'amministrazione regionale più procrastinare l'avvio delle procedure per l'elezione degli organi degli enti territoriali di area vasta". A quel punto ha disposto la sospensione del giudizio sino alla definizione del giudizio in via incidentale alla Corte Costituzionale. Gli atti sono stati trasmessi alla Consulta. "Sono particolarmente soddisfatto del positivo pronunciamento del Tar - commenta il Sindaco Maurizio Dipietro - convinto come sono che ci troviamo in presenza, da anni, di una palese violazione della Costituzione. Una violazione perpetrata con una serie ormai infinita di commissariamenti da parte del Governo regionale, incurante della sentenza della Corte Costituzionale del 2023 che ne ha dichiarato l'illegittimità".
"A questo desolante quadro - continua Dipietro - si è aggiunta la bocciatura, nei giorni scorsi, dell'incostituzionale riforma delle province proposta dal Governo Schifani. Anche se la stessa bocciatura è stata determinata da una congiura d'aula piuttosto che, come sarebbe stato lecito attendersi, da un sussulto di orgoglio costituzionale da parte dei parlamentari regionali".
QDS.Sulle ex Province dieci anni di buchi nell'acqua. Ma intanto strade e scuole vanno in frantumi.
Dopo lo stop dell'Ars al Ddl siciliano il futuro degli Enti intermedi è adesso in mano al Governo nazionale
PALERMO - Fallito il tentativo del governo Schifani di reintrodurre il voto diretto nelle Province in Sicilia, ora ci si ritroverà a fare i conti con le proroghe dei commissari delle province. Lo scorso 7 febbraio all'Assemblea regionale infatti, contro ogni aspettativa, la maggioranza è andata sotto e il Ddl sulle Province è stato bocciato con voto segreto, con 25 voti a favore e ben 40 contrari.
La riforma è tra i punti del programma elettorale del presidente Schifani, punto che non si è ancora potuto realizzare e così la Sicilia continua a essere l'unica regione d'Italia a non aver portato a termine la riforma di questi Enti intermedi, che dovrebbero fare da collante tra Comuni e Regioni.
Dopo la bocciatura il Governo si è affrettato a tamponare, cercando di ottenere consensi per una riforma che preveda elezioni di secondo livello, in cui non interviene il cittadino per eleggere presidente e consiglio, ma sono gli stessi sindaci a essere parte attiva nelle votazioni. Il motivo di tale scelta è dovuto alla necessità di mettere fine alla stagione dei commissariamenti, che dura ormai da dieci anni.
Per mettere a punto un Ddl che contenga queste regole, il governatore della Sicilia ha già avviato delle interlocuzioni con i partiti della maggioranza e sembra che ci sarà anche un tavolo di confronto a cui si siederanno i leader dei partiti che appoggiano il presidente Schifani. Ma è alle porte la campagna elettorale per le elezioni europee, che toglierà tempo e energie alla realizzazione di questa sognata riforma e i tempi si potrebbero ulteriormente allungare.
I passi di una mancata riforma
La Legge regionale 8/2014 ha dato il via a quello che sarebbe dovuto essere un rapido percorso di riorganizzazione delle ex Province regionali, istituendo Città Metropolitane e Liberi Consorzi di Comuni, enti rappresentativi cosiddetti di secondo grado i cui vertici avrebbero dovuto essere eletti non dai cittadini ma dagli amministratori degli Enti che li compongono.
Dieci anni dopo le ex Province sono ancora amministrate da commissari regionali, continuano ad avere un costo burocratico pari a circa 400 mila euro annui ma hanno continue difficoltà a trovare risorse per pagare la manutenzione ordinaria di scuole e strade, i servizi per gli alunni con handicap e la quota di cofinanziamento di importanti progetti per lo sviluppo locale assistiti da contribuzione dell'Ue.
La riforma regionale è rimasta monca
Questo è avvenuto perché la riforma regionale è rimasta monca, non intervenendo con un'adeguata riorganizzazione delle competenze e delle risorse assegnate. Occorre inoltre ricordare come una quota consistente delle risorse dipendeva dallo Stato che, con la legge Delrio, aveva ridotto notevolmente le competenze e le risorse delle Province sul resto del territorio nazionale e pertanto si è rifiutato di sostenere gli oneri della riforma siciliana.
Un percorso accidentato che ha quindi portato al caos odierno, con la maggioranza dei partiti che si dice pronta a "riesumare" le Province sia in Sicilia che a livello nazionale, ma che per il momento non riesce ad aggiungere nulla di concreto a parole e buone intenzioni. Il tutto mentre i servizi ai cittadini continuano a lasciare molto a desiderare.
Ignazio Abbate (Dc): "Pronto un nuovo Ddl"
Per cercare di comprendere quale sarà il futuro delle ex Province regionali siciliane abbiamo sentito il presidente della Commissione Affari istituzionali all'Ars - dove è stato messo a punto il Ddl che non ha passato però il vaglio dell'Assemblea - Ignazio Abbate (Dc).
Qual è la vostra idea di riforma degli Enti intermedi?
"La nostra idea di riforma è quella che abbiamo illustrato in campagna elettorale. Non è cambiata di una virgola. La riforma che abbiamo in mente dal primo giorno è quella che possa riportare i cittadini a esercitare un loro diritto fondamentale e inalienabile: ovvero quello di scegliersi i propri rappresentanti. Per cui insistiamo sulle elezioni di primo livello, le uniche in grado di riavvicinare il cittadino all'ente provincia, la cui soppressione ha causato più danni che vantaggi".
Quali sono secondo lei le basi da cui ripartire? Bisogna buttare via tutto quello che c'era nel Ddl bocciato, oppure si possono salvare alcuni concetti?
"La base da cui ripartire è essenzialmente una: la volontà popolare. Il bisogno della gente di tornare ad avere un Ente intermedio che possa fare da raccordo tra Enti locali e politica regionale. È il bisogno di tornare a viaggiare su strade sicure, con manutenzioni regolari ed efficienti. È il bisogno di tornare a mandare i propri figli in scuole accoglienti dove il diritto allo studio sia accompagnato anche dalla qualità delle strutture. In questi giorni abbiamo ricevuto tanti attestati di solidarietà da parte di cittadini comuni che ci invitano a non mollare, ad andare avanti su questa strada per rimediare a quello scempio voluto dal Governo Crocetta".
Come si concilia questo stop siciliano con le intenzioni del Governo nazionale, che ha più volte ribadito di voler ripristinare le Province?
"In realtà le posizioni del Governo nazionale e di quello regionale non hanno bisogno di essere conciliate perché sono già sulla stessa lunghezza d'onda. Se è successo quello che è successo nel Parlamento Siciliano non è stata una responsabilità dei partiti di maggioranza, che hanno sempre puntato forte sulla riforma delle Province, quanto di isolati franchi tiratori che avranno avuto le loro motivazioni per votare in questo modo. Per cui la linea del Governo regionale è pienamente congrua a quella del Governo nazionale, tant'è che siamo già pronti a ripresentare il nuovo Ddl opportunamente rivisto e integrato con alcuni emendamenti che sarebbero stati discussi in Aula e che invece, adesso, sono stati direttamente inseriti".
Stefano Pellegrino (FI): "Abrogare la Delrio"
Il presidente del gruppo di Forza Italia all'Ars, Stefano Pellegrino
La maggioranza, dunque, non intente arrendersi e vuole a tutti i costi dare una nuova (o forse sarebbe meglio dire vecchia) forma agli Enti intermedi. Ce lo ha confermato il presidente del gruppo di Forza Italia all'Ars, Stefano Pellegrino, intervistato dal QdS.
Al di là delle ragioni della bocciatura del Ddl, qual è la vostra idea di riforma per il futuro di questi Enti?
"Il programma del presidente della Regione Renato Schifani era quello di reintrodurre e quindi ripristinare le Province. Per gli incidenti noti che si sono verificati in Aula, questo passo in avanti per cercare di ripristinarle, con l'elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali, purtroppo è andato male, ma per umori non tanto della coalizione di maggioranza, perché la coalizione è assolutamente salda, ma quanto per questioni personali. Adesso il presidente della Regione, con gli incontri bilaterali, ha chiarito quali saranno gli ulteriori passi del Governo e quali le riforme che dovranno essere perseguite e realizzate. Quindi ora attendiamo l'abrogazione della cosiddetta legge Delrio per andare avanti. È ovvio che il problema potrebbe continuare a esistere indipendentemente dalle garanzie che possono dare i partiti, così come avevano fatto prima del voto, perché la riforma è stata bocciata per ragioni personali e, ripeto, non politiche e con l'ausilio del voto segreto. Tra l'altro il voto segreto è un'eccezione rispetto alle altre regioni, che andrebbe abolito, come sosteneva il precedente presidente della Regione Nello Musumeci al pari dell'attuale presidente Schifani. Anche perché permette di trincerarsi dietro il silenzio e l'omertà politica. Il voto segreto per noi rappresenta a questo punto un altro ostacolo da evitare anche con una riforma del regolamento dell'Assemblea".
Le basi da cui ripartire per questa riforma delle province quali saranno?
"Innanzitutto bisognerà attendere l'abrogazione della Delrio e poi penso che vi sarà un automatico recepimento da parte della Regione della Legge nazionale, visto che l'elezione diretta dei consiglieri provinciali fa parte del programma del Governo Meloni, anche se in questo momento è stata accantonata perché ci sono in pentola molte altre riforme. Sarà ripresa al più presto e sicuramente entro l'anno. Noi cercheremo di evitare ulteriori proroghe dei commissariamenti, anche perché la stessa Corte Costituzionale precedentemente aveva dichiarato illegittime le proroghe che erano state approvate con legge della Regione siciliana, ma in attesa del ripristino delle Province si darà il corso alla naturale elezione indiretta di secondo livello del presidente del Consiglio provinciale, che sarà uno dei sindaci del Libero consorzio, in ragione alla rappresentanza dei vari Consessi comunali e in relazione anche al dato demografico".
Jose Marano (M5s): "Basta commissariamenti"
Il Quotidiano di Sicilia ha dato voce anche alle opposizioni: Jose Marano ha spiegato alla nostra testata come viene concepita la riforma delle province dal Movimento 5 stelle, anche per comprendere gli orientamenti dei pentastellati sulla possibile riorganizzazione di questi Enti intermedi.
La bocciatura del Ddl portato all'Ars dalla maggioranza è stata un po' una sorpresa. Può dirci la vostra posizione sul tema della riorganizzazione delle ex Province regionali?
"Innanzitutto, è utile premettere che il M5s non è mai stato contro l'elezione diretta degli organi di governo, perché ha sempre fatto della partecipazione alla vita democratica il suo elemento fondante e si è sempre battuto per ridurre i costi della politica. Restaurare quel tipo di Province sostenute dal Governo regionale avrebbe significato solamente ripristinare un carrozzone che avrebbe complicato la vita dei cittadini anziché semplificarla. La nostra idea parte dalla definizione chiara del 'chi deve fare cosa', da una ripartizione delle funzioni tra i vari livelli di governo e successivamente dalla comprensione di quale soggetto può essere idonee a svolgerle. Senza una definizione delle funzioni, senza risorse economiche e senza personale restaurare le Province sarebbe stato funzionale solamente ad alimentare il potere di chi al momento governa".
In questo quadro, che attualmente appare molto confuso, quali sono quindi le basi da cui ripartire?
"Le basi sono sicuramente da ricercare nella legge Delrio, che non è mai stata completamente attuata, anche a seguito del Referendum del 2016, e il superamento del commissariamento degli Enti intermedi che il Governo perpetua dalla sua precedente riforma. In attesa di una nuova disciplina normativa non possiamo che applicare la legge in vigore. Ridare linfa e risorse alle ex Province per gestire in maniera efficiente le strade di competenze e le scuole superiori dei nostri ragazzi".
Come si concilia, a suo modo di vedere, questo stop siciliano con le intenzioni del Governo nazionale, che ha più volte ribadito di voler ripristinare le Province?
"Il Governo nazionale naviga a vista e al suo interno le diverse anime presenti non hanno ancora trovato una quadra per ripristinare le Province. Hanno utilizzato i propri cavalli di battaglia come merce di scambio e chissà in quale baratto rientrerà anche la riforma delle Province. L'agenda nazionale ha ben altre priorità che restaurare un Ente che i cittadini percepiscono come inutile e che invece significherebbe nuovi posti per la politica".
QDS
Ex Province in Sicilia, Nucifora: "Manca governance politica da dieci anni"
Prosegue il dibattito politico regionale sul tema
Il presidente del Consiglio Comunale di Fiumefreddo, Giuseppe Nucifora, interviene sulla questione delle ex Province che tiene banco nel dibattito politico regionale. "La storia si ripete. Da dieci anni manca la governance politica delle Province, iniziata dieci anni fa sotto il governo Crocetta e proseguita fino ad oggi. L'Ars, dopo i continui rinvii in passato alle elezioni di secondo grado, in tre legislature non è stata capace (ma a questo punto ritengo non voglia) che in Sicilia le Province abbiano una guida politica. Ciò comporta che alla guida rimane il Sindaco della Città capoluogo che ovviamente non può seguire da vicino le esigenze e i problemi del territorio. In tutte le regioni d'Italia si è proceduto alle elezioni di secondo grado, dove si possono candidare i sindaci e i consiglieri comunali, la Sicilia rimane speciale anche in questo, perché ? Le province oggi continuano ad esistere, nessun risparmio, ma totale distacco dal territorio. La situazione pesa sui Comuni e, in seconda istanza non meno importante i cittadini".
LIVESICILIA
Regione, c'è l'accordo con Roma: in arrivo 6,8 miliardi di euro.Il vertice tra Schifani e il ministro Fitto.
ROMA - Lungo e intenso confronto, ieri sera a Roma, tra il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, e il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, sull'impostazione del prossimo accordo che assegnerà all'Isola risorse per 6,8 miliardi di euro del Fondo di sviluppo e coesione.
Le risorse
Al netto di 1,3 miliardi di euro già previsti dalla legge per il ponte sullo Stretto di Messina, e degli altri 800 milioni per la realizzazione dei termovalorizzatori, le risorse saranno destinate a investimenti infrastrutturali significativi e strategici nei settori dei trasporti, dell'ambiente e a valorizzare la quota di finanziamenti europei.
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La Regione, nei prossimi giorni, definirà compiutamente la propria proposta, e la sottoporrà nel più breve tempo possibile ai previsti pareri parlamentari e, successivamente, al confronto con le amministrazioni centrali. Un percorso che consente di disegnare la programmazione delle risorse Fsc destinate alla Sicilia in coerenza con il nuovo assetto ordinamentale introdotto con il decreto "Sud e Coesione", che prevede un processo di condivisione tra governo regionale e quello centrale.
Gli interventi strategici
«Stiamo lavorando insieme - hanno dichiarato il ministro Fitto e il presidente Schifani - per assicurare la rapida conclusione della fase di programmazione delle risorse e avviare così la realizzazione di interventi strategici per il territorio siciliano».
grandangoloagrigento.it
Il Libero Consorzio di Agrigento cerca avvocati per incarichi esterni, ecco come farePer il conferimento degli incarichi di patrocinio legale dell'Ente a professionisti esterni all'Amministrazione
E' stato pubblicato sulla home page del sito istituzionale del Libero Consorzio comunale di Agrigento, www.provincia.agrigento.it il Regolamento modificato per l'Affidamento di incarichi legali a professionisti esterni all'Ente, approvato con determina commissariale n. 20 del 9 febbraio 2024.Il regolamento, che porta la firma del segretario generale dell'Ente dott. Pietro Amorosia, disciplina le modalità ed i criteri per il conferimento degli incarichi di patrocinio legale dell'Ente a professionisti esterni a1l'Amministrazione. Per poter essere iscritti all'Albo, i legali i possesso dei requisiti, dovranno presentare domanda di iscrizione entro il prossimo 9 marzo, compilando in ogni sua parte e sottoscrivendo lo schema allegato al presente avviso dichiarando il possesso di tutti i requisiti. Le istanze dovranno pervenire all'Ente a mezzo PEC al seguente indirizzo protocollo@pec.provincia.agrigento.it oppure mediante plico raccomandato con ricevuta di ritorno. Per qualsiasi informazione gli interessati potranno rivolgersi all'Ufficio Contenzioso del Libero Consorzio Comunale di Agrigento al Funzionario Paolo Antinoro contattando i numeri 0922-593294 e/o 3246648689-3336142031.
Il Libero consorzio cerca avvocati: ecco come fare per essere iscritti nell'albo dei fiduciari
I legali, in possesso dei requisiti, dovranno presentare domanda di iscrizione entro il 9 marzo.
A.A.A. Libero consorzio comunale cerca avvocati. E li cerca per conferire incarichi professionali esterni. E' stato pubblicato sulla home page del sito istituzionale dell'ex Provincia di Agrigento (www.provincia.agrigento.it) il regolamento modificato per l'affidamento di incarichi legali a professionisti esterni all'ente, approvato con determina commissariale il 9 febbraio. Il regolamento, che porta la firma del segretario generale Pietro Amorosia disciplina le modalità e i criteri per il conferimento degli incarichi di patrocinio legale dell'ex Provincia a professionisti esterni. Per poter essere iscritti all'albo, i legali in possesso dei requisiti dovranno presentare domanda di iscrizione entro il 9 marzo, compilando e sottoscrivendo lo schema allegato all'avviso e dichiarando il possesso di tutti i requisiti. Le istanze dovranno pervenire all'ente a mezzo Pec al seguente indirizzo: protocollo@pec.provincia.agrigento.it oppure mediante plico raccomandato con ricevuta di ritorno. Per qualsiasi informazione - rendono noto dal Libero consorzio - gli interessati potranno rivolgersi all'ufficio Contenzioso e al funzionario Paolo Antinoro contattando i numeri: 0922-593294 e/o 3246648689-3336142031.