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rassegna stampa del 13 marzo 2024

lentepubblica.it
Tasso d'interesse in aumento e continui ritardi: l'incubo del Tfs per i dipendenti pubblici
Nonostante la sentenza della Consulta e la proposta di legge, continuano i ritardi per il Tfs dei dipendenti pubblici, in aumento anche il tasso d'interesse.Il Tfs (Trattamento di fine servizio) sta diventando un vero e proprio incubo per i dipendenti pubblici.Sono passati ormai nove mesi dal pronunciamento della Consulta, che dichiarava anticostituzionale il differimento e la rateizzazione del Tfs per i dipendenti pubblici.Da questa questione, era nata l'idea della proposta di legge del deputato del Movimento Cinque Stelle Antonio Colucci di tagliare le tempistiche per il pagamento, riducendolo a tre mesi.Ma è ancora un nulla di fatto.Nel frattempo, è aumentato anche il tasso d'interesse, rendendo il tutto un vero e proprio salasso per i dipendenti.
Ecco una panoramica.Tfs dipendenti pubblici: il tasso d'interesse è in aumentoI dipendenti che si rivolgono alle banche per ottenere la liquidazione del Tfs, si ritrovano di fronte a degli interessi molto alti.Per effetto del rendistato (l'indice sulla base del quale gli istituti di credito calcolano il tasso d'interesse da applicare sui prestiti dei dipendenti pubblici), che non accenna a scendere, i dipendenti pubblici si ritrovano ad affrontare una spesa extra superiore ai 2000 euro, per una somma pari a 45mila euro.Le ultime analisi attestano il rendistato generale al 3,5%, con un aumento dello 0,1% dal mese di gennaio.Il rialzo del rendistato è iniziato nel 2021, con un aumento cospicuo nel 2022, passando dallo 0,3% al 3,5% attuale.Tfs dipendenti pubblici: il problema delle tempistiche con l'InpsDato l'aumento smisurato degli interessi, è diventato molto difficile rivolgersi agli istituti di credito per ottenere il Tfs.
Perciò la via alternativa è l'Inps, che anticipa l'intero ammontare del Tfs (fino ad un massimo di 45mila euro), agevolato all'1%.Il problema, però, è che sulla carta le richieste dovrebbero essere lavorate in un periodo di massimo 6 mesi, ma solo raramente è così.
Molti dipendenti pubblici sono costretti ad aspettare anni per l'ottenimento delle somme.Le tempistiche variano a seconda della ragione che ha portato alla cessazione del rapporto di lavoro:105 giorni di attesa, quando la cessazione è motivata da sopravvenuta inabilità o da decesso;12 mesi (con altri tre mesi di attesa che può prendersi l'Inps), se il rapporto di lavoro è cessato per il raggiungimento del limite di età, per termine del contratto a tempo determinato o per la risoluzione unilaterale del datore di lavoro, a seguito del raggiungimento dei requisiti della pensione anticipata;Almeno 24 mesi per tutti gli altri casi, come le dimissioni volontarie.Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell'Inps ha raccolto diverse segnalazioni e ha rilevato che l'erogazione del TFR e del TFS e dell'Anticipo del TFR e del TFS subiscono ritardi a causa, non solo della normativa, ma anche per carenza di personale dedicato.Per questo, proprio il CIV ha sollecitato un intervento normativo, per consentire ai lavoratori pubblici di ottenere la prestazione in tempi accettabili e ha richiesto agli organi di gestione dell'Istituto di elaborare, il prima possibile, un progetto specifico per ridurre i tempi di erogazione dei trattamenti di fine servizio e fine rapporto, delle anticipazioni e del versamento ai fondi di previdenza negoziale.


ITALIAOGGI.

Servizi tecnici, ok ai bandi di gara con un unico ribasso.

È legittimo non applicare la legge sull'equo compenso. L'Anac risponde a un'istanza di parere e definisce inammissibile l'eterointegrazione del bando di gara.
Sono legittimi i bandi di gara che per l'affidamento di servizi tecnici ammettono la formulazione di un unico ribasso, su corrispettivo e spese; legittimo non applicare la legge sull'equo compenso; inammissibile l'eterointegrazione del bando di gara.
Così l'Anac con delibera 101 del 28/2/2024 su una procedura di affidamento bandita a giugno 2023, quando era già in vigore la legge sull'equo compenso e stava per acquisire "piena efficacia" il nuovo codice appalti (dlgs 36/2023), formalmente in vigore dall'1 aprile 2023.
La questione era stata sollevata da una impresa, l'unica ad avere presentato in una gara per servizi di ingegneria e architettura una percentuale di ribasso limitata alle spese e tale da non intaccare il compenso professionale.
Era stato chiesto all'Anac di pronunciarsi sulla legittimità dell'omessa esclusione dalla gara di tutte le altre concorrenti per avere formulato un ribasso che, riducendo anche il compenso professionale, si sarebbero poste ong>in violazione della normativa sull'equo compenso di cui alla legge 49/2023.
Gli atti di gara però non prevedevano che il ribasso dovesse essere formulato sulle sole spese, lasciando fisso ed invariabile il corrispettivo afferente il compenso per onorario, né, tantomeno, imponeva ai concorrenti il vincolo di limitare l'entità del ribasso ad un valore che non fosse superiore all'aliquota fissata per le spese (22,19% dell'intero importo a base di gara). Di fatto era possibile formulare un ribasso unico sul totale dell'importo a base di gara, costituito da corrispettivo e spese e questo anche in relazione al fatto, sottolineava nell'istruttoria la stazione appaltante, che mancano chiare indicazioni sulla disciplina applicabile a tale tipologia di contratti. La vexata quaestio peraltro aveva visto l'Autorità segnalare alla cabina di regia Pnrr il mancato coordinamento fra legge 49 e dlgs 36 al punto che anche nella consultazione pubblica sul nuovo bando-tipo (n. 2) per i servizi di ingegneria e architettura sono state previste tre ipotesi: gare a prezzo fisso, con ribasso solo sulle spese e con ribasso sull'importo totale.
La delibera precisa che "nel caso di specie, in presenza di un quadro normativo poco chiaro, la stazione appaltante ha legittimamente esercitato la sua discrezionalità in coerenza con i principi che regolano l'evidenza pubblica, come positivizzati negli artt. 1, 2 e 3 d.lgs. 36/2023". L'operato della stazione appaltante risulta quindi legittimo.
Inoltre, nota la delibera, "l'evidenziata incertezza circa le modalità applicative della normativa sull'equo compenso nelle procedure di gara dirette all'affidamento di servizi di ingegneria e architettura - ancora più accentuata alla data di pubblicazione del bando di gara in oggetto, risalente al mese di giugno 2023, ovvero dopo poco più di un mese dalla pubblicazione sulla G.U.R.I. della L. 49/2023 - unitamente ai principi della certezza del diritto e del legittimo affidamento e al principio dell'autovincolo impediscono che possa operare, nel caso di specie, l'eterointegrazione del bando di gara e che, per tale via, si commini a carico dei partecipanti una sanzione espulsiva per aver presentato un'offerta che, perfettamente aderente ai contenuti della lex specialis, risulti non conforme alla L. 49/2023.".



LENTEPUBBLICA

Digitalizzazione della Pa in Sicilia: luci e ombre di archivi in bilico tra cartaceo e futuro digitale.

La Pubblica amministrazione siciliana si avvia verso la digitalizzazione, ma la resistenza del "cartaceo" è ancora forte: ecco i dati che emergono da un recente report dell'ISTAT.
Un quadro a due facce emerge dal dossier dell'Istituto Nazionale di statistica sulla digitalizzazione della PA locale, con dati che offrono spunti di riflessione e aprono a sfide importanti.
Scopriamo dunque quali sono i punti in cui la Sicilia è al passo ma, soprattutto, quali sono le carenze in materia "informatica" da parte della Pa isolana, cercando di comprendere come intervenire e in quale modo arginare questo divario che rischia di crearsi con il resto d'Italia.
La Pa in Sicilia è poco digitale e si affida ancora troppo al "cartaceo"
L'analisi del report Istat 2023 sulla digitalizzazione della Pa siciliana evidenzia una dicotomia significativa. Da un lato, la diffusione del Wi-Fi gratuito (quasi il 60% dei Comuni) e l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale (7,2% dei Comuni) posizionano la regione in maniera positiva rispetto ad altre realtà del Mezzogiorno.
Dall'altro lato, l'eccessivo utilizzo della carta a scapito della versione digitale dei documenti (85,5% dei Comuni) e l'incompletezza dei servizi online (solo il 52,9% dei Comuni offre un iter completo online per almeno un servizio pubblico) evidenziano un'evidente contraddizione.
Cosa significa questa dicotomia?
Da un lato, la Sicilia dimostra una certa propensione all'innovazione. La diffusione del Wi-Fi gratuito rappresenta un passo avanti importante per facilitare l'accesso ai servizi online da parte dei cittadini. L'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale, seppur ancora in fase iniziale, indica la volontà di alcune amministrazioni di sperimentare nuove tecnologie per migliorare l'efficienza dei servizi.
Dall'altro lato, la regione è ancora indietro rispetto al resto d'Italia in termini di dematerializzazione dei processi e di digitalizzazione dei servizi. L'eccessiva reliance sulla carta rappresenta un ostacolo all'efficienza e alla trasparenza della PA. L'incompletezza dei servizi online limita l'accesso dei cittadini ai servizi pubblici e rischia di creare una disparità tra chi ha competenze digitali e chi non le ha.
Quali sono le cause di questa dicotomia?
Diverse cause concorrono a questa situazione:
Mancanza di risorse finanziarie: la PA siciliana soffre di una carenza di risorse finanziarie che limita la capacità di investire in tecnologie digitali.
Carenza di competenze digitali: il personale della PA spesso non ha le competenze necessarie per utilizzare le tecnologie digitali in modo efficace.
Difficoltà di coordinamento tra le diverse amministrazioni: la frammentazione della PA siciliana rende difficile il coordinamento e l'implementazione di politiche di digitalizzazione omogenee.
Scarsa cultura del digitale: la cultura del digitale non è ancora diffusa all'interno della PA siciliana.
I problemi causati dal digital divide
Il digital divide rappresenta una criticità significativa nel processo di digitalizzazione della PA siciliana. L'esclusione di fasce deboli della popolazione, come gli anziani, dai servizi digitali rischia di creare una disparità nell'accesso ai diritti e alle opportunità.
Dall'analisi del report Istat 2023 emerge che:
Il 78,2% dei dipendenti della Pa siciliana ha accesso a internet, contro una media italiana del 91,7%.
Solo nel 18,5% dei Comuni il personale ha partecipato ad attività formative sulle tecnologie digitali.
In 7 amministrazioni locali su 10 la gestione degli eventi di sicurezza informatica non è codificata.
Questi dati evidenziano la necessità di un intervento urgente per colmare il digital divide e migliorare la sicurezza informatica della PA siciliana.
Diverse cause concorrono al digital divide:
Difficoltà di accesso alle tecnologie: secondo l'Istat, nel 2022 il 23,4% delle famiglie siciliane non aveva un computer e il 17,8% non aveva una connessione internet.
Competenze digitali limitate: l'Istat rileva che nel 2022 il 43,7% degli individui di 15 anni e più in Sicilia non possedeva alcuna competenza digitale di base.
Mancanza di assistenza e supporto: spesso i cittadini non hanno a disposizione figure di riferimento che li aiutino ad utilizzare i servizi digitali.
La carenza di formazione del personale rappresenta un ulteriore ostacolo. La scarsa conoscenza delle tecnologie digitali da parte dei dipendenti della PA ne limita l'utilizzo efficace e sicuro.
La sicurezza informatica è un aspetto critico che non può essere ignorato. La gestione non codificata degli eventi di sicurezza informatica espone la PA a rischi di attacchi informatici e violazioni dei dati.
Un quadro che richiede un cambio di passo
La dematerializzazione dei processi e l'archiviazione elettronica sono necessari per migliorare l'efficienza e la trasparenza della PA. È fondamentale colmare il digital divide, garantendo l'accesso ai servizi online per tutti i cittadini, con iniziative mirate a supportare le fasce più deboli.
Investire nella sicurezza informatica e nella formazione del personale è fondamentale per l'utilizzo efficace delle tecnologie digitali. La digitalizzazione non è solo una questione di tecnologia, ma anche di cultura e di competenze.
La Sicilia infatti, come abbiamo visto da alcuni dati ISTAT, ha il potenziale per fare della digitalizzazione un volano di sviluppo e di crescita. Ma c'è ancora molta strada da fare. L'impegno congiunto di enti locali, cittadini e professionisti è fondamentale per cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e costruire una PA efficiente, trasparente e accessibile a tutti.
Serve un piano strategico articolato
L'analisi critica evidenzia la necessità di un piano strategico articolato che tenga conto delle specificità del territorio siciliano e delle diverse esigenze dei cittadini.
Un piano che punti a:
Accelerare la dematerializzazione dei processi e l'adozione di sistemi di archiviazione elettronica.
Colmare il digital divide con iniziative di formazione e sensibilizzazione rivolte a tutta la popolazione.
Investire nella sicurezza informatica per proteggere i dati e i sistemi informatici della PA.
Rafforzare la formazione del personale per l'utilizzo efficace delle tecnologie digitali.
Promuovere la cultura della digitalizzazione e la partecipazione dei cittadini.
Solo attraverso un impegno concreto e una visione di lungo termine la Sicilia potrà cogliere appieno i benefici della digitalizzazione e costruire una Pubblica Amministrazione moderna, efficiente e al servizio dei cittadini.
Un supporto per l'archiviazione digitale del materiale cartaceo
In un contesto interessante, ma complesso, come quello sopra citato la Golem Net, software house specializzata in soluzioni dedicate alle PA, ha previsto diversi servizi per il cosiddetto Document Management System (DMS).
Si tratta di procedure virtuose che, tramite un sistema informatico ad hoc, aiutano a gestire l'intero ciclo di vita dei documenti, dalla loro creazione alla loro archiviazione e conservazione.
Un DMS ottimizzato sulle esigenze dell'Ente permette di ottimizzare le seguenti azioni:
Digitalizzare: convertire i documenti cartacei in formato digitale, facilitando la loro archiviazione e consultazione
Organizzare: classificare i documenti in base a criteri predefiniti, come tipologia, data, ufficio o argomento
Conservare: archiviare i documenti in modo sicuro e conforme alle normative vigenti
Condividere: rendere i documenti accessibili a tutti gli utenti autorizzati, sia all'interno che all'esterno della PA
Ricercare: trovare rapidamente i documenti necessari, grazie a potenti motori di ricerca.
Tra i vari asset del pacchetto dedicato alla gestione del sistema documentale dell'Ente menzioniamo i seguenti:
la redazione del manuale per la gestione del protocollo e della conservazione sostitutiva - progettata per ottimizzare l'efficienza e la trasparenza nei processi comunali, tramite un approccio completo e mirato che copre ogni aspetto critico della gestione documentale all'interno dell'Ente
l'archiviazione ottico sostitutiva documentale - ideata per semplificare e migliorare il processo di gestione documentale attraverso le seguenti fasi:
disamina preliminare della documentazione
creazione di archivi di deposito costituiti da fascicoli informatici
catalogazione e conversione in meta-dati
correlazione logica tra il fascicolo digitale e la posizione fisica degli archivi cartacei corrispondenti
e l'invio a norma dei documenti informatici presso il conservatore accreditato - un servizio che consente di:
garantire l'integrità e l'autenticità dei documenti informatici
assicurare la loro validità legale
conservare i documenti per un periodo di tempo definito.
Si tratta senz'altro di uno strumento fondamentale per la digitalizzazione della PA, che contribuisce a rendere l'amministrazione più efficiente, trasparente e sicura.


SCRIVOLIBERO
Entro il 30 marzo le domande di partecipazione agli esami per l'attività di trasportatore di merci per conto terzi su strada. 
Ancora poco più di due settimane a disposizione degli interessati per la presentazione delle domande di ammissione alla prima sessione 2024 degli esami per il conseguimento dell'idoneità professionale per l'esercizio dell'attività di trasportatore di merci per conto terzi su strada nel settore dei trasporti nazionali ed internazionali. Le istanze, infati, dovranno pervenire entro le ore 12:00 del prossimo 30 marzo 2024, e dovranno essere presentate secondo l'allegato "A" del bando pubblicato sul sito istituzionale del Libero Consorzio Comunale di Agrigento www.provincia.agrigento.it . Si ricorda che possono partecipare tutti coloro in possesso, alla stessa data, dei seguenti requisiti: maggiore età, non essere interdetti o inabilitati giudizialmente, essere in possesso di un titolo di studio di istruzione superiore di secondo grado a seguito di corso di durata triennale, quadriennale o quinquennale, ovvero di avere assolto all'obbligo scolastico e superato un corso di istruzione di secondo grado o un corso di preparazione all'esame presso un organismo autorizzato.Possono essere presentate domande per le seguenti tipologie di abilitazione:
- esame completo per trasporto nazionale e internazionale;
- esame integrativo, che consente a coloro in possesso dell'idoneità per il solo trasporto nazionale di conseguire l'idoneità per il trasporto internazionale.
Le domande, corredate della documentazione richiesta e specificata nel bando, dovranno pervenire, a mezzo posta o brevi manu, entro le ore 12,00 del 30/03/2024 al Settore Solidarietà Sociale e Trasporti - Piazza A. Moro 1, 92100, Agrigento.
I candidati che supereranno gli esami potranno svolgere la professione di autotrasportatore di merci su strada in Italia e su tutto il territorio dell'Unione Europea.
Per tutte le informazioni gli interessati possono rivolgersi al Settore Trasporti (via Esseneto n. 66 ad Agrigento, tel. 0922/593645/680), oppure alle sedi dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico del Libero Consorzio presenti in diversi comuni della provincia.
Tutti i dettagli al link
Bando pubblico per l'ammissione agli esami per il conseguimento dell'attestato d'idoneita' professionale per l'esercizio dell'attivita' di trasportatore di merci per conto terzi su strada.


BLOGSICILIA
Roma impugna finanziaria, Schifani convoca il ragioniere generale, "Risposte per superare criticità".
Regione recluta pensionati per spendere i fondi del Pnrr.
Non solo l'impugnativa a due articoli della legge di stabilità. L'attenzione a Palermo si concentra sui rilievi e sul rischio di impugnativa alle norme contenute nel collegato alla finanziaria. I rilievi avanzati da Roma su questa legge sulla quale il ,Consiglio dei Ministri dovrebbe pronunciarsi la prossima settimana saranno superati fornendo tutte le utili risposte al Ministero. Ne è convinto il Presidente della Regione che ha convocato a Palazzo d'Orleans in ragioniere generale e tutti i funzionari per dare precise disposizioni in materia.
Al governatore non è andata giù l'impugnativa anche se l'assessore all'Economia Marco Falcone è subito volato a Roma per affrontare il tema al Ministero.
SIMEST e Regione per sostenere il made in siciliano
Schifani convoca riunione a Palazzo d'Orleans
Il presidente Schifani ha, dunque, convocato a Palazzo d'Orléans una riunione con il ragioniere generale Ignazio Tozzo e con il capo di gabinetto della Presidenza Salvatore Sammartano per analizzare punto per punto i rilievi effettuati dal governo nazionale alle norme del "collegato" alla legge di Stabilità regionale.
"Un confronto utile per avviare al più presto un'interlocuzione istituzionale e personale con Roma e fornire tutti gli elementi necessari a superare le criticità indicate" ha detto governatore, al termine dell'incontro.
Nel corso della riunione sono state affrontate, con argomentazioni particolareggiate e approfondite, tutte le norme indicate, con particolare attenzione a quelle che riguardano le indennità per i medici nelle zone periferiche e le misure di contrasto alla dipendenza da crack.
Salvo, comunque, il servizio antincendio
Intanto, sull'impugnativa già pronunciata sulla legge di stabilità regionale, una nota della Presidente della Regione chiarisce che sono solo due e non tre le conseguenze dirette dell'impugnativa della legge di stabilità siciliana da parte del Consiglio dei Ministri. Nonostante i tre articoli impugnati la riformulazione della norma sulle giornate lavorative aumentare per i forestali potrà vedere ugualmente la luce. La precisazione arriva con una nota di Palazzo d'Orleans
Legge salva nel suo impianto complessivo
La legge di stabilità regionale ha retto nel suo impianto complessivo. Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha impugnato esclusivamente due norme: l'articolo 8, relativo agli incentivi economici al personale regionale, e l'articolo 25, che fa riferimento alla trasformazione del Cefpas in ente del sistema sanitario regionale.
La nota di Palazzo d'Orleans
"Non è in discussione, invece, l'articolo sull'aumento delle giornate di lavoro agli operai forestali. Grazie all'impegno del presidente della Regione Renato Schifani, la norma è stata riformulata e trasmessa agli uffici del ministero. In sostanza, è stato chiarito che non è prevista alcuna nuova assunzione, ma si tratta piuttosto di un incremento delle giornate di lavoro per una parte degli operai forestali già interni al bacino, in modo da potenziare le attività di contrasto agli incendi".
Nessuna contestazione al bilancio
"A differenza di quanto erroneamente scritto da alcuni organi di stampa, Palazzo Chigi non ha avanzato alcuna contestazione alla legge di bilancio" scrivono da palazzo d'Orleans, ma che il bilancio fosse estraneo all'impugnativa era apparso, in realtà, chiaro fin dall'inizio della vicenda.
"Per quanto riguarda il collegato alla finanziaria regionale, approvato dall'Ars, non c'è alcuna impugnativa da parte del Mef, con il quale c'è sempre stata una proficua attività di confronto istituzionale. Alcune norme contenute al suo interno sono al momento oggetto di approfondimento ed è in corso un confronto tra gli uffici regionali e quelli di Roma" conclude la nota confermando che di fatto c'è una interlocuzione in corso sui dubbi sollevati dal Ministero attualmente al centro di un approfondimento.
La preoccupazione per il collegato
La preoccupazione, però, riguarda altri 30 articoli del collegato più che le norme impugnate. Con una nota recapitata a Palazzo d'Orleans ieri pomeriggio, infatti, il governo nazionale, con in testa il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli ha annunciato che si prepara a impugnare quadi un terzo dei 141 che compongono il "collegato" alla Finanziaria.
La norma di maggior peso ora a rischio è quella che introduce un incentivo da 18mila euro all'anno, per una spesa di 10 milioni, per i medici in servizio negli ospedali delle piccole città. Secondo Roma, scritta così questa norma si presterebbe a continue proroghe e potrebbe legittimare gli stessi aumenti anche per altri medici "con rapporto convenzionale". Il tutto non sarebbe compatibile con la contrattazione collettiva nazionale.
Falcone da Roma
Sulla finanziaria, invece  "Non c'è alcun problema per la legge di stabilità regionale, sono soltanto due le norme impugnate dal Consiglio dei ministri e sono di natura marginale - dice l'assessore Falcone volato intanto a Roma - L'impianto rimane in piedi, anzi quest'anno siamo particolarmente soddisfatti perché il Mef ha apprezzato l'impianto che il Parlamento assieme al governo Schifani ha voluto dare alla legge di stabilità".


LENTEPUBBLICA
Calcolo progressioni orizzontali e valutazione part time: il parere della Cassazione-
Ecco il parere dei giudici della Cassazione in merito alla valutazione del part time nel calcolo delle progressioni orizzontali.
Nell'ordinanza del 19 febbraio 2024, n. 4313, la Corte di Cassazione, sezione lavoro, ha emesso una decisione significativa riguardo alla valutazione dell'anzianità di servizio nei casi di progressione economica per i dipendenti a tempo parziale.
La decisione rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori part-time, sottolineando la necessità di una valutazione equa e non automatica dell'anzianità di servizio per garantire una progressione economica giusta e non discriminatoria.
Calcolo progressioni orizzontali e valutazione part time: il parere della Cassazione
I giudici hanno affermato che la valutazione dell'anzianità di servizio non può essere ridotta in proporzione al regime orario ridotto (part-time) del dipendente. La Corte ha sottolineato l'importanza di apprezzare in modo puntuale l'esperienza di servizio, ritenendola legittima. Tuttavia, hanno chiarito che non può esserci un automatismo tra la riduzione dell'orario di lavoro e la diminuzione dell'anzianità di servizio ai fini delle progressioni economiche.
La decisione si basa sulla considerazione che la durata di un'attività professionale non può essere il solo criterio per valutare il livello di conoscenze o esperienze acquisite. Inoltre, la Corte ha sottolineato che la discriminazione nei confronti dei lavoratori part-time non può essere giustificata dal trattamento economico ridotto previsto dall'art. 4 del D.Lgs. n. 61 del 2000, il quale riguarda esclusivamente la retribuzione.
La sentenza ha confermato che occorre valutare attentamente le circostanze specifiche del caso, considerando la natura delle mansioni svolte e le modalità di svolgimento del lavoro. Inoltre, l'onere della prova per dimostrare la razionalità del riproporzionamento dell'anzianità di servizio è a carico del datore di lavoro.
La Corte ha inoltre confermato la discriminazione diretta nei confronti dei lavoratori part-time, sottolineando che la valutazione deve essere basata sulla qualità delle pratiche seguite durante il rapporto di lavoro, non solo sulla quantità di ore lavorate.
Il giudice del merito ha utilizzato dati statistici per dimostrare che il part-time è prevalentemente scelto da donne, collegando la discriminazione nella progressione economica dei lavoratori part-time al già esistente condizionamento delle donne nell'accesso al mondo del lavoro. La Corte ha sostenuto che penalizzare i lavoratori part-time significherebbe indirettamente discriminare le donne che già subiscono limitazioni nel loro impegno familiare e assistenziale.


livesicilia.it
Partita a scacchi Palermo-Roma sul Collegato, 'ballano' 80 milioni di euroTrenta norme a rischio impugnativa, avviato il confronto
PALERMO - Il governatore Renato Schifani mette in campo la "interlocuzione istituzionale e personale" con Roma, l'assessore all'Economia Marco Falcone dice che alcune norme saranno difese ma ammette anche che "su altre" dovranno essere fatte "nuove valutazioni". Tra Palermo e Roma, quindi, si apre una nuova partita a scacchi: quella del Collegato, che fu votato dall'Ars contestualmente alla Finanziaria e al bilancio. Trenta di quelle 141 norme sono finite sotto la lente d'ingrandimento del ministero dell'Economia e delle finanze: sono a rischio incostituzionalità e Palazzo Chigi potrebbe bocciarle nel suo prossimo esame della legge. Non sono tutte norme di spesa diretta, ma quelle che lo sono muovono oltre 80,5 milioni di euro in tre anni. A queste vanno ad aggiungere disposizioni come quella sugli aumenti delle rette nelle Rsa, o quella che alza il budget delle Asp per le assunzioni, che non hanno una quantificazione immediata nel testo.Le osservazioni del Mef alla RegioneLa lettera del Mef è partita il 5 marzo all'indirizzo della Regione. All'interno si evidenziano i trenta articoli sui quali Roma chiede chiarimenti per evitare una nuova impugnativa da parte del Consiglio dei ministri. Il documento di 13 pagine porta la firma del Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, e passa in rassegna diverse norme che in un primo momento erano parte integrante della Finanziaria. L'evoluzione del dibattito in aula, alla fine, portò allo stralcio. Schifani, che martedì ha convocato a Palazzo d'Orleans una riunione con il ragioniere generale Ignazio Tozzo e con il capo di gabinetto della presidenza della Regione Salvatore Sammartano, ha voluto analizzare punto per punto i rilievi effettuati dal governo nazionale alle norme del Collegato e lo stesso ha fatto con i due articoli della legge di stabilità impugnati dal Cdm. "Un confronto utile", ha affermato il governatore che punta a "fornire tutti gli elementi necessari a superare le criticità indicate".In cima alle priorità di Palazzo d'Orleans c'è il salvataggio delle norme che riguardano le indennità per i medici nelle zone periferiche e quelle di contrasto alla dipendenza da crack. Le prime pesano per dieci milioni di euro, le seconde per quasi un milione di euro. L'articolo che punta a scongiurare la fuga dei medici dagli ospedali di periferia che non ricadono nelle tre Città metropolitane è il numero 42: prevede un incentivo straordinario che può arrivare fino a 18mila euro lordi all'anno "per garantire la funzionalità dei presidi ospedalieri con maggiore carenze d'organico". L'incentivo viene previsto per tutti i "medici in servizio", senza distinzione tra i "contrattualizzati" e quelli con un rapporto "convenzionale". Nel caso dei camici bianchi contrattualizzati, però, l'incentivo, secondo il Mef, non sarebbe compatibile con l'attuale sistema di determinazione degli stipendi perché "fuori dalla contrattazione nazionale e da quella integrativa". La norma, inoltre, violerebbe le prerogative dello Stato in materia di contratti collettivi. A rischio anche i 13 milioni di euro per gli interventi di edilizia residenziale universitaria previsti nel Collegato.























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