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rassegna stampa del 27 marzo 2024

agrigentonotizie.it
Si aggiustano alcune strade provinciali, appalto da oltre 400mila euro: ecco dove
Aggiudicata la gara per l'affidamento dei lavori dal Libero consorzio comunale

Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento effettuerà nuovi interventi di manutenzione straordinaria su alcune strade provinciali. E' stata infatti aggiudicata la gara per l'Accordo Quadro annuale relativo all'affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria sulle strade provinciali 59 bivio statale123-Campobello di Licata, 10 Campobello-Fiume Salso, 5A Camastra-Sottafari-Contrad Aronica e 64 Campobello-Quota 284-Ss 123. I lavori saranno eseguiti dall'impresa P.I.C.A. Srl con sede a Oliveri (Messina), aggiudicataria della procedura negoziata, che ha offerto il ribasso del 32,657 per cento per un importo contrattuale complessivo di 440.000 euro più iva, compresi 13.200 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso.I lavori sono stati progettati dallo staff tecnico del settore Infrastrutture stradali e finanziati con decreto ministeriale n. 49/2018 "Finanziamenti degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di Province e città metropolitane". L'impresa aggiudicataria dovrà eseguire tutti gli interventi entro 365 giorni dalla data di consegna dei lavori.



LENTEPUBBLICA
Aumenta la fiducia dei dirigenti PA grazie alla digitalizzazione e al PNRR.
Secondo un recente report, aumenta la fiducia dei dirigenti PA, grazie alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e al Pnrr.
È stata pubblicata la tradizionale indagine "Pa vista da chi la dirige", che sarà presentata oggi, 26 marzo 2024, da PromoPa Fondazione, insieme al Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo.
Nell'indagine troviamo la valutazione della dirigenza pubblica rispetto all'evoluzione delle regole e della prassi negli uffici pubblici.
Secondo l'edizione di quest'anno, è aumentata la fiducia dei dirigenti pubblici, raggiungendo i livelli più alti di sempre, toccati solo nel 2007.
Un risultato che si va a scontrare con quello, sempre recente, dei cittadini. Nell'indagine promossa da Flp, infatti, la metà degli intervistati aveva una percezione negativa della Pubblica Amministrazione.
Ecco quali sono i motivi.
Pubblica amministrazione: più fiducia dai dirigenti con la digitalizzazione e le novità del Pnrr
Nell'edizione 2024 di "Pa vista da chi la dirige" è stato riscontrato un aumento dell'indice sintetico di fiducia, che ha raggiunto i 55,6 punti. Il livello più alto mai registrato, dalla prima edizione del Rapporto, nel 2007.
Il maggiore ottimismo verso la PA è dovuto principalmente a due fattori: la maggiore digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e gli obiettivi del Pnrr.
Per quanto riguarda il Pnrr, al centro dell'attenzione ci sono gli "obiettivi di digitalizzazione della PA previsti dal Piano, con riferimento alla trasmigrazione nel cloud, alla interoperabilità e alla cybersicurezza", che ottengono un indice di gradimento di 62,2 punti (a 50 punti è fissato il livello della sufficienza).
È di 58,1 punti il grado di accordo dei dirigenti sul fatto che lo Spid e il domicilio digitale abbiano migliorato i rapporti tra le pubbliche amministrazioni e i cittadini. Inizialmente, i nuovi strumenti erano stati accolti con un po' di freddezza e c'è stato bisogno di qualche anno per il rodaggio.
Deboli segnali positivi provengono anche dalle novità per il reclutamento, soprattutto per le nuove strade tracciate dal Pnrr, come gli incarichi di collaborazione a professionisti ed esperti e le assunzioni a tempo determinato.
Si tratta di una via alternativa per il reclutamento, ma che serve a rafforzare la capacità amministrativa. Anche se i dirigenti, in questo caso, danno un voto pari a 28,5 punti, quindi molto sotto la sufficienza.
Va meglio il Portale InPa, importante per il ricambio generazionale (44,2 punti).
L'obiettivo, per i prossimi anni, è proprio il ricambio generazionale, ma anche culturale, del personale della pubblica amministrazione, come sottolineato spesso dal Ministro Zangrillo.



LENTEPUBBLICA.
Nuovo Codice Appalti: requisiti tecnici per la nomina del RUP.
Ecco alcuni chiarimenti sui requisiti tecnici per la nomina del RUP (Responsabile Unico del Progetto) alla luce dell'entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti.
Il RUP  svolge un ruolo cruciale nell'assicurare la corretta gestione dei progetti pubblici, garantendo il rispetto delle normative e la qualità delle prestazioni fornite. La sua nomina e la sua preparazione sono fondamentali per il successo e l'efficienza delle procedure di appalto e concessione.
Ma quali sono i requisiti tecnici/professionali richiesti per questa figura alla luce del nuovo Codice dei Contratti Pubblici?
Il Responsabile Unico del Progetto (RUP) riveste un ruolo fondamentale nel contesto delle procedure di appalto pubblico e concessione di lavori e servizi. Essenzialmente, il RUP agisce come il punto di contatto centrale e principale tra l'ente pubblico che emette l'appalto o la concessione e tutte le parti coinvolte nel progetto.
La sua responsabilità è quella di garantire che tutte le attività necessarie per portare a termine il progetto siano supervisionate e coordinate in modo efficiente e conforme alle normative stabilite. Ciò include il controllo dei costi, l'assicurazione della qualità delle prestazioni e il rispetto dei tempi di consegna prestabiliti.
Inoltre, il RUP è tenuto a gestire in modo appropriato tutte le risorse impiegate nel progetto, sia umane che materiali. Ciò significa assegnare le persone giuste ai compiti appropriati, assicurarsi che siano fornite le risorse necessarie e che vengano rispettati i budget stabiliti.
Un altro aspetto cruciale del ruolo del RUP è garantire la trasparenza e la correttezza delle procedure adottate durante tutto il processo di appalto o concessione. Questo include l'applicazione di criteri oggettivi e non discriminatori nella valutazione delle offerte, nonché la gestione equa e imparziale delle controversie che possono sorgere durante l'esecuzione del progetto.
Nuovo Codice Appalti: requisiti tecnici per la nomina del RUP
Secondo quanto stabilito dall'articolo 15 del Decreto Legislativo n. 36/2023, nel contesto delle procedure di appalto e concessione, le istituzioni responsabili e gli enti assegnatari sono tenuti a designare un RUP tra il personale impiegato, anche a tempo determinato, che soddisfi i criteri definiti nell'Allegato I.2 e detenga competenze professionali adeguate per i compiti assegnati, nel rispetto delle mansioni e del contratto di lavoro.
Nel caso in cui il RUP individuato non abbia i requisiti richiesti, la stazione appaltante può delegare le attività di supporto ad altri dipendenti che li possiedano o, in mancanza, a professionisti esterni con le competenze necessarie.
Per quanto riguarda gli appalti e le concessioni riguardanti l'ingegneria e l'architettura, il RUP deve essere un tecnico qualificato per l'esercizio della professione o, se non richiesto dalla normativa, un tecnico specializzato con adeguata esperienza e formazione. L'esperienza richiesta varia a seconda dell'entità dell'intervento:
almeno 1 anno per contratti di importo inferiore a 1 milione di euro;
almeno 3 anni per contratti di importo pari o superiore a 1 milione di euro ma inferiore alla soglia europea;
almeno 5 anni per contratti di importo pari o superiore alla soglia europea.
In mancanza di abilitazione professionale, il RUP deve avere almeno 5 anni di esperienza nel settore.
Il RUP può assumere anche i ruoli di progettista o direttore dei lavori, ma non contemporaneamente in progetti complessi o di rilevanza particolare. Inoltre, per lavori complessi, il RUP deve possedere una laurea specialistica nelle materie pertinenti e competenze di Project Management.
Contratti di servizi e forniture
Per i contratti di servizi e forniture, il RUP deve possedere un titolo di studio adeguato e esperienza professionale rilevante alla natura e all'entità dell'intervento:
almeno 1 anno per importi inferiori alla soglia europea;
almeno 3 anni per importi pari o superiori alla soglia europea.
Per servizi o forniture particolarmente specializzati, come dispositivi medici o sistemi informatici, possono infine essere richiesti requisiti aggiuntivi, come una laurea specialistica e specifiche competenze dimostrate.
Cosa comporta la mancata nomina del RUP?
Secondo la normativa attuale non sono previste sanzioni: in caso di mancata nomina del RUP nell'atto di avvio dell'intervento pubblico, l'incarico è svolto dal responsabile dell'unità organizzativa competente per l'intervento solitamente individuato nel dirigente o responsabile dell'ufficio.
Tuttavia occorre sottolineare che la mancata nomina della figura del RUP può avere conseguenze significative e negative su molteplici livelli all'interno delle procedure di appalto pubblico e concessione di lavori e servizi.
In primo luogo, senza un RUP adeguatamente preparato e designato, vi è un rischio maggiore di inefficienza e scarsa gestione del progetto. La mancanza di supervisione e coordinamento può portare a ritardi nell'esecuzione, sprechi di risorse e potenziali violazioni delle normative vigenti.
In secondo luogo, l'assenza di un RUP apposito può compromettere la trasparenza e l'equità delle procedure di appalto o concessione. Senza una figura chiave incaricata di garantire il rispetto dei principi di imparzialità e correttezza, vi è il rischio di favoritismi, discriminazioni o pratiche non etiche nel processo decisionale.
Inoltre, la mancanza di una figura specializzata come questa può comportare una minore fiducia da parte delle parti interessate, inclusi i fornitori, gli appaltatori e il pubblico in generale, nei confronti dell'ente pubblico responsabile dell'appalto o della concessione. Ciò potrebbe danneggiare la reputazione dell'ente e compromettere la sua capacità di attirare investimenti e collaborazioni future.
In conclusione, la nomina del RUP è essenziale per garantire il corretto svolgimento delle procedure di appalto e concessione, nonché per preservare l'integrità, l'efficienza e la trasparenza del processo.



ITALIAOGGI
Ambiente, rifiuti europei smaltiti nella UeLo prevede il regolamento sul movimento transfrontaliero varato dal Consiglio europeo il 25 marzo. Export vietato, e in caso di riciclo o recupero, audit sugli impianti nei paesi destinatari.
L'esportazione dall'Unione europea di rifiuti destinati allo smaltimento sarà vietata. Nel caso invece essi vengano spediti per essere recuperati o riciclati, chi organizza la spedizione dovrà dimostrare che gli impianti che li riceveranno nel paese di destinazione li gestiranno in modo ecologicamente corretto. Al fine di soddisfare tale obbligo, il notificatore o la persona che organizza la spedizione e che intende esportare rifiuti dall'Unione assicura che gli impianti che li gestiranno nel paese di destinazione siano stati sottoposti a un audit.
Lo prevede il nuovo regolamento sul movimento transfrontaliero dei rifiuti, che regolerà le importazioni, ma soprattutto le esportazioni dei rifiuti dall'Europa e che è stato definitivamente approvato dal Consiglio europeo del 25 marzo. A questo punto siamo attesa della pubblicazione.
L'audit dovrà essere effettuato da un terzo, che è indipendente dal notificatore o dalla persona che organizza la spedizione, nonché dall'impianto sottoposto ad audit, e che possiede qualifiche adeguate in materia di audit e trattamento dei rifiuti.
Nei casi di esportazione dall'Unione, gli Stati membri dovranno adottare tutte le misure necessarie per assicurare che le persone fisiche e giuridiche soggette alla loro giurisdizione nazionale non esportino rifiuti qualora i rifiuti esportati non siano gestiti in modo ecologicamente corretta.
Il produttore di rifiuti, il notificatore e la persona che organizza la spedizione e qualsiasi altra impresa coinvolta nella spedizione di rifiuti o nel loro recupero o smaltimento adotteranno i provvedimenti necessari per garantire che i rifiuti spediti siano gestiti senza pericolo per la salute umana e in modo ecologicamente corretto per tutta la durata della spedizione e durante il recupero e lo smaltimento dei rifiuti.
Gestione ecologicamente corretta
Ai fini dell'esportazione di rifiuti, si ritiene che i rifiuti siano gestiti in modo ecologicamente corretto per quanto concerne il recupero o lo smaltimento se è possibile dimostrare che i rifiuti, nonché gli eventuali rifiuti residui prodotti attraverso il recupero o lo smaltimento, saranno gestiti nel rispetto di obblighi di protezione della salute umana, del clima e dell'ambiente considerati equivalenti a quelli previsti a norma della normativa dell'Unione.
Secondo il Regolamento, nel valutare l'equivalenza non è necessario che siano rispettati appieno gli obblighi derivanti dalla normativa dell'Unione, vige l'obbligo di dimostrare che gli obblighi applicati nel paese di destinazione assicurino un livello di protezione della salute umana e dell'ambiente analogo a quello degli obblighi derivanti dalla normativa dell'Unione.
Autorizzazione dell'impianto
Per questo l'audit dovrà verificare che l'impianto che gestisce i rifiuti nel paese di destinazione nelle sue effettive operazioni sia autorizzato dalle sue autorità competenti a importare e trattare i rifiuti in questione e sta svolgendo le proprie attività in conformità con la legislazione nazionale applicabile in materia di protezione dell'ambiente.
Detto impianto dovrà essere progettato, costruito e gestito in modo sicuro ed ecologicamente corretto e, in particolare, dispone dei processi, della tecnologia di gestione dei rifiuti adeguata, di un'organizzazione e delle infrastrutture necessari per trattare i rifiuti in questione, nonché delle assicurazioni relative a rischi e responsabilità potenziali.
A tal fine occorrerà verificare le informazioni sui metodi di trattamento dei rifiuti, compreso il modo in cui vengono trattati i rifiuti residui, in particolare attraverso la rintracciabilità a valle.
Rintracciabilità dei rifiuti
In quest'ambito si dovrà assicurare la rintracciabilità di tutti i rifiuti ricevuti e trattati presso l'impianto, compresa la garanzia che tutti i rifiuti residui prodotti dalle sue attività siano documentati e siano trasferiti soltanto verso impianti di gestione dei rifiuti autorizzati a trattare tali rifiuti residui.
A tal fine saranno verificate le informazioni concernenti l'adozione di misure destinate al risparmio di energia nonché alla limitazione delle emissioni di gas a effetto serra.
Inoltre, dovrà essere in grado di fornire le registrazioni delle sue attività di gestione dei rifiuti come pure delle importazioni e delle esportazioni di rifiuti degli ultimi cinque anni.


ILSOLE24ORE
Mafia, dal 1991 sono 387 i Comuni sciolti, 15 durante il Governo MeloniI dati snocciolati dal ministro dell'Interno, che su Bari chiarisce: «Ho incontrato i parlamentari di centrodestra come il sindaco Decaro»
Dal 1991 gli scioglimenti di amministrazioni locali per infiltrazione mafiosa sono stati 387 - quasi uno al mese - su un totale di 463 accessi ispettivi. A snocciolare i dati in Consiglio dei ministri è stato il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, in un'informativa ad hoc sollecitata dal clamore intorno alla vicenda dell'invio della commissione ispettiva a Bari, a tre mesi dalle elezioni, e dello scontro con il sindaco Antonio Decaro.
Quindici i Comuni sciolti dal Governo Meloni
Dei 387 scioglimenti (380 Comuni e 7 Asl) avvenuti negli ultimi 33 anni, ossia da quando è entrato in vigore l'istituto, 133 sono stati decisi dal Governo Renzi a oggi e in un solo caso la magistratura ha annullato il provvedimento. Il Governo Meloni, come aveva già fatto sapere il Viminale nei giorni scorsi. ne ha sciolti 15: 4 guidati dal centrodestra, 3 dal centrosinistra, 8 da liste civiche. In particolare, 5 sono in Calabria (4 lista civica e uno vicino al centrodestra), 3 in Campania (due a tendenza centrosinistra e uno del centrodestra), 4 in Sicilia (liste civiche), uno in Puglia (centrosinistra) e due nel Lazio (centrodestra). Si tratta di Anzio e Nettuno, i primi due Comuni sciolti subito dopo l'insediamento dell'Esecutivo. I Comuni attualmente gestiti da commissari straordinari a seguito dello scioglimento per infiltrazioni sono 22.
Piantedosi ha tenuto a sottolineare come quello di Bari non è il primo caso di una grande città per cui viene disposto un accesso ispettivo: era successo a Roma, dove poi era stato sciolto il XV municipio di Ostia), a Reggio Calabria, a Lamezia Terme, a Foggia e a Castellammare di Stabia, tutti sciolti a seguito della conclusione della procedura. Ma - ha chiarito il ministro - «l'accesso ispettivo non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento dell'ente, bensì mira ad un'approfondita verifica dell'attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che, in quella sede, potranno offrire ogni utile elemento di valutazione». La tesi del Viminale, sin da subito, si è basata sulla presentazione dell'accesso ispettivo come «garanzia» per lo stesso Comune: qualora emergano elementi di compromissione della struttura amministrativa, ha spiegato Piantedosi, «i dipendenti coinvolti potranno essere sospesi o destinati ad altro ufficio».
Le indagini e la via "obbligata"
Il ministro ha ricordato le due indagini giudiziarie in corso nel capoluogo pugliese che hanno fatto scattare l'accesso ispettivo: una riguarda le attività dei clan mafiosi della città, che ha portato all'arresto di oltre 130 persone accusate di associazione mafiosa, voto di scambio e di aver favorito le attività dei gruppi criminali; l'altra riguarda invece le infiltrazioni mafiose nella Amtab - l'azienda di trasporti partecipata al 100% dal Comune - che nel frattempo dallo scorso 22 febbraio è stata posta dal Tribunale di Bari sotto amministrazione giudiziaria, affidata alla guida di un manager scelto dal giudice. Una nomina avvenuta ai sensi dell'art. 34 del Codice antimafia - ha tenuto a evidenziare il ministro -, norma che prevede che un'azienda venga commissariata se emergono indizi di condizionamento diretto o indiretto delle sue attività economiche da parte delle associazioni criminali, oppure quando agevoli in qualche modo gli interessi dei clan.
Tre mesi di lavoro per la commissione
Piantedosi si è difeso dall'accusa di aver deciso di avviare l'accesso ispettivo subito dopo un incontro (immortalato da una foto) con i parlamentari pugliesi di centrodestra, capitanati dal sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto e dal deputato azzurro brindisino Mauro D'Attis. «Un agguato politico», lo aveva definito il sindaco. «Al Viminale è stata ricevuta una delegazione di parlamentari di centrodestra - ha detto il ministro in Consiglio dei ministri - così come è stato ricevuto il sindaco Decaro al quale, nei giorni successivi è stata anche anticipata, per correttezza, la decisione di avviare l'accesso ispettivo». La commissione di indagine nominata dal prefetto di Bari si è insediata lunedì scorso ed è composta da un prefetto in quiescenza, Claudio Sammartino, dal viceprefetto Antonio Giannelli e dal maggiore dello Scico della Guardia di Finanza Pio Giuseppe Stola. «Tutti membri con esperienza specifiche in tema di prevenzione e contrasto alle infiltrazioni mafiose», ha garantito Piantedosi. Il loro lavoro durerà tre mesi, prorogabile per altri tre. Non è detto, dunque, che il verdetto arrivi in pieno eventuale ballottaggio.


LIVESICILIA.
Comunali, tramonta il terzo mandato: nel centrodestra messaggio alla Lega.
Cala il sipario definitivamente sulla possibilità di inserire il terzo mandato per i sindaci siciliani nel turno di Amministrative che si celebrerà l'8 e il 9 giugno. A scrivere la parola fine su una piccola telenovela che comunque sembrava ormai chiaramente indirizzata verso il No è stata la conferenza dei capigruppo, riunitasi all'Ars. Un voto che alla fine è anche un segnale alla Lega da parte degli alleati di centrodestra.
Sarebbe stata una corsa contro il tempo ma tecnicamente i giochi erano ancora possibili. Alla fine, però, ha vinto il fronte del No all'inserimento immediato nell'ordinamento regionale. Contrari Forza Italia, Fratelli d'Italia, Mpa, Cinquestelle e Misto. Al netto dei giochi di strategia che sono andati in scena nella conferenza dei capogruppo, quattro le forze politiche che alla fine hanno dato il loro assenso: Partito democratico, Lega, Dc e Sud chiama Nord.
Catanzaro (Pd): "Un errore"
Bocciata a maggioranza la proposta di un ddl autonomo da portare subito in aula per cercare di attivare la possibilità del terzo mandato fin da subito. "Ritengo sia stato un errore avere impedito l'esame di questa norma che, dunque, non potrà entrare in vigore in occasione della prossima tornata elettorale per le Amministrative come aveva richiesto anche l'Anci", è il commento del capogruppo dem a Sala d'Ercole
Nel centrodestra la Lega premeva per un recepimento immediato della norma che avrebbe consentito ad deputato nazionale Anastasio Carrà di rientrare in corsa per la riconferma al comune di Motta Sant'Anastasia. Da parte degli alleati, però, c'è stato praticamente un fuoco di sbarramento. Va letta in questa chiave anche la dichiarazione del leader Mpa Raffale Lombardo: gli autonomisti, infatti, così come Fi e FdI, puntano all'inserimento del terzo mandato a partire dalle prossime scadenze elettorali previste in autunno. "È un argomento da riprendere all'indomani delle elezioni dell'8 e 9 giugno - sottolinea l'ex governatore nel giorno in cui incontra anche il governatore Renato Schifani e il coordinatore forzista Marcello Caruso per parlare di elezioni comunali -. Siano gli elettori a decidere se confermare o meno un sindaco rivelatosi competente e capace".


GIORNALE DI SICILIA 
Siccità, Schifani: pronti a chiedere lo stato di emergenza nazionalePer garantire l'approvvigionamento di acqua potabile.
Il governo regionale è pronto a chiedere lo stato di emergenza nazionale per la crisi idrica in Sicilia. Un provvedimento che punta soprattutto a garantire l'approvvigionamento di acqua potabile ai cittadini, di quella per il comparto agricolo e zootecnico, e per consentire alle imprese di continuare a lavorare e di portare avanti i cantieri nell'Isola.
È questa la decisione presa oggi nel corso della riunione del tavolo tecnico, convocato a Palazzo d'Orleans dal presidente della Regione Renato Schifani, al quale hanno preso parte l'assessore all'Agricoltura, Luca Sammartino, il capo di gabinetto della Presidenza, Salvatore Sammartano, il segretario generale dell'Autorità di bacino della Sicilia, Leonardo Santoro, il dirigente generale del dipartimento regionale dell'Agricoltura, Dario Cartabellotta, il dirigente generale del dipartimento regionale della Protezione civile, Salvo Cocina, il dirigente del Servizio idrico integrato - dissalazione e sovrambito del dipartimento regionale dell'Acqua e dei rifiuti, Mario Cassarà, e gli ingegneri Massimo Burruano e Giuseppe Alesso per Siciliacque spa.
La situazione è seria - afferma Schifani - e il governo regionale sta facendo tutto il possibile per affrontare l'emergenza coinvolgendo tutti i rami dell'amministrazione competenti e chiedendo adesso il supporto dello Stato. In questo modo avremo non solo le risorse economiche necessarie per gli interventi più urgenti, ma anche lo strumento per accelerare le procedure e sostenere il comparto agricolo e zootecnico. Intanto, abbiamo già attivato gli interventi più urgenti nel breve e nel medio periodo. Occorre, allo stesso tempo, sensibilizzare i cittadini a un uso più consapevole e responsabile delle risorse idriche disponibili. Per questo, nei prossimi giorni, avvieremo un'apposita campagna di comunicazione per un uso intelligente dell'acqua».
La giunta Schifani, lo scorso 13 marzo, aveva approvato lo stato di crisi e di emergenza regionale nel settore idrico-potabile fino al 31 dicembre per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani. E a febbraio aveva proclamato lo stato di calamità naturale da siccità severa per l'intero territorio siciliano e lo stato di crisi idrica sia per il settore irriguo sia per la zootecnia. Il 2023, infatti, è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e anche i primi mesi di quest'anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato questa tendenza.
«Stiamo intervenendo - aggiunge - con un cronoprogramma articolato che prevede, tra l'altro, azioni per la rifunzionalizzazione di alcuni impianti di dissalazione già presenti in Sicilia, come quelli di Gela e Porto Empedocle, ma allo stesso tempo ci stiamo attivando per reperire nuovi moduli di dissalazione che ci aiuteranno a fronteggiare la grave siccità in atto. L'impegno del governo regionale, e del mio assessorato in particolare, è rivolto a sostenere agricoltori e allevatori, che stanno pagando il prezzo più alto di questa crisi».



lentepubblica.it
Province: dimezzato il personale mancano dirigenti e tecnici
L'appello dell'UPI, Unione Province d'Italia: "Essenziale ricostruire le strutture".Secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato il personale totale delle Province è passato da 49.788 dipendenti nel 2014 a 15.900 nel 2021 (- 33.888 unità), con una contrazione in termini percentuali di circa il 70%. I dirigenti si sono dimezzati: da 640 nel 2014 a 290 nel 2021 (-55%): 1 ogni 55 unità di personale. Sono i numeri illustrati dal Direttore Generale UPI Piero Antonelli, intervenendo alla presentazione del XI rapporto "La PA vista da chi la dirige" di PromoPA a Roma."L'efficienza della PA non può prescindere dalla qualità del personale che la compone" ha detto Antonelli ricordando che "le Province hanno subito un taglio pesantissimo delle figure professionali a causa della Legge 56/14, che ne ha dimezzato il personale. Per questo è centrale un investimento sulle figure dirigenziali per ricostruire una amministrazione provinciale adeguata all'esercizio delle funzioni assegnate dalla legge e rafforzare la capacità amministrativa di tutto il governo locale. Le Province - ha sottolineato il Direttore UPI - possono supportare i Comuni, soprattutto i più piccoli, con servizi strategici, producendo economie di scale e una riduzione di burocrazia, a partire dalle Stazioni Uniche Appaltanti e dalla realizzazione della gestione associata dei concorsi e delle attività di formazione per tutto il personale degli enti locali del territorio. Ma abbiamo bisogno di assumere figure tecniche altamente specializzate". 

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