BLOGSICILIA
Pioggia di soldi sulla Sicilia, Schifani "A breve la firma dell'accordo sui fondi Fsc"
Tutto pronto per la firma dell'accordo fra governo nazionale e regionale sulla programmazione dei Fondi Fsc, ovvero quelli nazionali destinati a Sviluppo e Coesione della Sicilia "Grazie alla continua e proficua collaborazione con il governo nazionale, la programmazione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione assegnate alla Sicilia è ormai alla fase finale. L'ottimo rapporto di confronto con il ministro Fitto, punto di riferimento in questi mesi del nostro governo, sta dando i suoi frutti. A breve, infatti, arriveremo alla sottoscrizione dell'accordo con la premier Meloni: quasi sette miliardi di euro che rappresentano risorse importanti per lo sviluppo della nostra Isola" dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
A cosa saranno destinate le risorse
Al netto di 1,3 miliardi di euro già previsti dalla legge per il ponte sullo Stretto di Messina, e degli altri 800 milioni per la realizzazione dei termovalorizzatori, le risorse saranno destinate a investimenti infrastrutturali significativi e strategici nei settori dei trasporti, dell'ambiente e a valorizzare la quota di finanziamenti europei.
Gli aspiranti operatori ecologici alla Rap
La proposta della Regione
La Regione ha definito la propria proposta in coerenza con il nuovo assetto ordinamentale introdotto con il decreto "Sud e Coesione", che prevede un processo di condivisione tra governo regionale e quello centrale.
Fitto e Schifani, "Stiamo lavorando bene"
"Stiamo lavorando insieme - avevano dichiarato nei giorni scorsi il ministro Fitto e il presidente Schifani - per assicurare la rapida conclusione della fase di programmazione delle risorse e avviare così la realizzazione di interventi strategici per il territorio siciliano". Una rapida conclusione che adesso sembra essere alle porte.
Tante cose da fare
Sui Fondi di Sviluppo e Coesione si conta per portare a termine tanti progetti in Sicilia. "Lo sviluppo dell'area cargo a Comiso resta una priorità per il governo Schifani in materia aeroportuale - ha detto nei giorni scorsi l'assessore Tamajo - Come è noto le somme per realizzare il progetto 'Comiso cargo' e per migliorare la rete di accesso all'aeroporto saranno inserite nell'accordo sulla programmazione del Fondo di coesione e sviluppo"
Ma fra i progetti rientra anche il raddoppio del Ponte Corleone a Palermo. Nel complesso alle infrastrutture fisiche sarà dedicato oltre un miliardo
FOCUSICILIA
I rifiuti creano un'altra emergenza in Sicilia. Tari a rischio aumento del 30%La gestione dei rifiuti è costata di più ai comuni nel 2023 e questo potrebbe tramutarsi in un aumento della Tari per i cittadini. Anci Sicilia e Città Metropolitane sono state ricevute a Palermo per discutere con il presidente della Regione delle soluzioni per scongiurare i rincari.
I rifiuti creano un'altra emergenza in Sicilia. La Tari è a rischio aumento del 30%, come già denunciato da Anci Sicilia un anno fa. La soluzione potrebbe essere spostare la scadenza del Piano economico finanziario (Pef) per non aumentare ancora i costi a carico dei cittadini. Ed è questa la soluzione che la Regione siciliana vuole accogliere su indicazione di Anci Sicilia e le Città metropolitane, chiedendo l'apertura di un tavolo al governo nazionale, e in particolare col ministero dell'Economia, che permetta lo spostamento dal 30 aprile al 30 giugno della scadenza per la presentazione del Pef.
Clima positivo nella riunione tra Anci, Città e Regione
Il Piano economico finanziario è il documento con il quale i comuni stabiliscono annualmente le tariffe per la gestione dei rifiuti. I vertici di Anci Sicilia e i rappresentanti delle Città Metropolitane hanno discusso alcune proposte direttamente a Palazzo D'Orleans, per scongiurare altri aumenti. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha garantito collaborazione, anche facendo da tramite con Roma. Il governatore ha anche aperto alla ricerca di soluzioni al dissesto finanziario dei tanti comuni siciliani, altro motivo per cui un aumento dei costi di gestione della spazzatura potrebbe peggiorare i bilanci.
Rifiuti più costosi. A rischio i bilanci dei Comuni in Sicilia
Anci Sicilia ha evidenziato il maggiore costo sostenuto dagli enti locali nel 2023 per far fronte alla gestione dei rifiuti, momento che ha interessato gli enti locali in una situazione ancora di emergenza. Emergenza tale da poter mettere a rischio "la tenuta dei bilanci delle amministrazioni locali". Quel che i comuni sarebbero costretti a fare e i cittadini a subire, secondo quanto denunciato dall'associazione nazionale dei comuni siciliani (e condiviso con un comunicato stampa dalla Regione siciliana), è far ricadere i maggiori costi del 2023 sui cittadini, cedendo ad un aumento collettivo della Tari fino e al 30%. Senza soluzioni alternative non si potrebbero scongiurare i rincari.
111 comuni in Sicilia già in dissesto e pre dissesto
La situazione economica dei comuni siciliani è già particolarmente difficile. Delle 391 amministrazioni ben 111 si trovano in stato di dissesto o pre dissesto. Lo ha specificato ancora Anci regionale. Per questo il presidente della Regione Schifani ha assicurato l'impegno di Palazzo D'Orlenas nel supportare la richiesta - avanzata anche da Anci nazionale - di un tavolo tecnico nazionale per il Pef e ha manifestato, contemporaneamente, l'intenzione di intervenire a sostegno dei Comuni siciliani con un contributo straordinario da inserire nella prima manovra finanziaria disponibile. Il tutto per evitare l'aumento della tassa sui rifiuti. E proprio in tema di bilanci, è stata evidenziata anche la necessità di costituire un tavolo permanente tra Stato, Regione e Comuni siciliani per analizzare le cause di dissesto degli enti e preparare azioni di risanamento ad hoc.
TELEACRAS
Rifiuti, proroghe e contributi.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha incontrato a Palazzo d'Orleans i rappresentanti dell'Anci Associazione dei Comuni e delle Province. E' stato concordato di avviare un 'tavolo' di confronto con il governo nazionale e, in particolare, con il ministero dell'Economia, affinchè sia prorogato dal 30 aprile al 30 giugno il termine a carico dei Comuni per presentare il Pef, ovvero il Piano economico finanziario, ossia il listino delle tariffe che pagheranno i cittadini per il servizio rifiuti. E ciò perché bisogna ancora reperire tra i 45 e i 60 milioni di euro, più volte promessi ma mai stanziati, per coprire i costi maggiori emersi nel 2022 - 2023 soprattutto per il trasferimento fuori Sicilia dei rifiuti perché mancano i termovalorizzatori. In occasione dell'incontro, Schifani ha assicurato che ai Comuni sarà assegnato un contributo straordinario da inserire nella prima manovra finanziaria disponibile. L'alternativa sarebbe un aumento di circa il 30 per centro della Tari, la tassa sui rifiuti. L'Anci ha sottolineato che su 391 Comuni siciliani, 111 sono in stato di dissesto finanziario o di pre-dissesto, quindi arrampicati ad un difficile tentativo di riequilibirio finanziario.
LENTEPUBBLICA
La settimana corta può essere applicata anche al pubblico impiego?
Si parla sempre di più di settimana corta, con diverse proposte di legge, ma è applicabile anche al pubblico impiego? Vediamolo insieme.
Le forme e le modalità lavorative mutano nel tempo.
Lo abbiamo visto con lo smart working, utilizzato in maniera massiccia durante il periodo della pandemia di Covid-19, ma impiegato (e richiesto) ancora oggi.
Si lavora sempre più in maniera ibrida, ma il lavoro agile non è la sola modalità di lavoro "nuova" in atto.
Il tema della settimana corta rimane in discussione, sia al Governo che nell'opinione pubblica, con molte aziende (soprattutto multinazionali) che l'hanno applicata, suscitando il parere favorevole dei dipendenti.
Ma sarebbe possibile applicarla anche alla Pubblica Amministrazione? Ecco una panoramica.
Settimana corta: di cosa si tratta e quali sono le recenti proposte di legge
La settimana corta prevede una riduzione del numero di giorni lavorativi in una settimana, passando da 5-6 giorni a 4 giorni.
Per quanto riguarda il monte orario, dipende molto dalle diverse proposte: alcune mantengono invariato il numero di ore lavorative, mentre in altre proposte si riduce il monte orario (pur mantenendo la stessa retribuzione).
La misura è pensata per migliorare la qualità della vita dei dipendenti, aumentando la produttività aziendale.
Diversi studi fatti all'estero, soprattutto nel Nord Europa, hanno riscontrato aumenti di produttività e soddisfazione nei dipendenti, senza alcun cambiamento nella qualità dei servizi.
Ad oggi, in Italia è il tema è ancora molto dibattuto.
Due settimane fa, i partiti Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno avanzato tre proposte diverse, alla Commissione Lavoro della Camera, per poter applicare la settimana corta anche in Italia.
La proposta di Alleanza Verdi e Sinistra prevedrebbe una riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, a parità di retribuzione, in modo da aumentare anche l'occupazione in alcuni comparti produttivi. Nella proposta sono comprese anche delle riduzioni degli straordinari (con limiti giornalieri e settimanali) e un Fondo d'incentivazione alla riduzione dell'orario di lavoro, per i datori che adottano una diminuzione di almeno il 10% dell'orario settimanale.
Nella proposta del Partito Democratico si prevede una riduzione progressiva dell'orario di lavoro e un esonero del versamento dei contributi, nella misura del 30% (che aumenta al 40% per i lavori usuranti).
Infine, il Movimento 5 Stelle ha avanzato una proposta che vede la riduzione del monte orario a 32 ore (pur mantenendo la stessa retribuzione) e un esonero contributivo per i datori di lavori, fino a 8mila euro, per i primi tre anni.
Settimana corta: è possibile anche per il pubblico impiego?
Proprio com'è stato per lo smart working, il tema della settimana corta sta creando un grande dibattito, sia nel settore privato che in quello pubblico.
In Italia sono già diverse le aziende private che l'hanno applicata, come Intesa SanPaolo, Sace e Luxottica.
E ovviamente il dibattito è arrivato anche al settore pubblico, dove già l'applicazione del lavoro agile è stato fonte di diverse discussioni.
Per il pubblico impiego non ci sono state vere e proprie proposte sulla settimana corta, ma sicuramente, per poterla applicare, ci sarebbe bisogno di una generale riforma del sistema, insieme ad una seria ristrutturazione organizzativa.
Per poter applicare un modello lavorativo come la settimana corta, nella Pubblica Amministrazione, ci vorrebbe una rivoluzione del sistema amministrativo pubblico.
Le problematiche sono diverse, ma la principale è sicuramente la carenza di personale, che già provoca diversi disagi ai servizi e che non potrebbe sopportare anche una riduzione delle giornate lavorative.
Ad oggi, quindi, è sicuramente un'utopia pensare di poter applicare la settimana corta anche al settore pubblico. Questo, perché c'è bisogno di una riorganizzazione imponente del settore, che deve prevedere, in primis, la ricostituzione dell'organico.
Al tempo stesso, però, l'applicazione di questo nuovo modello lavorativo renderebbe sicuramente più attrattiva la PA, soprattutto nel continuo paragone col settore privato, migliorando la complicata fase del rinnovo contrattuale.
LENTEPUBBLICA
Sempre più città italiane istituiscono le tasse anti-turismo d'assalto
Le città italiane sono meta, ogni anno, di migliaia di turisti, rendendole spesso invivibili nei mesi delle ferie: ecco, quindi, arrivare le tasse anti-turismo d'assalto.
Si avvicina l'estate, il periodo in cui si viaggia di più e in Italia già fioccano migliaia di prenotazioni, soprattutto per le città d'arte.
La grande ondata di turismo, ripresa dopo il periodo della pandemia di Covid-19, spesso crea non pochi problemi agli abitanti, a causa del sovraffollamento delle città.
Per questo, molte amministrazioni comunali hanno deciso di istituire delle tasse anti-turismo d'assalto, come Venezia e Firenze.
Ecco di cosa si tratta.
Tasse anti-turismo d'assalto: l'arma delle città italiane per arginare i disagi
In vista della stagione estiva, molte amministrazioni comunali hanno deciso di includere nuovi rincari, contro il turismo d'assalto.
Secondo l'Osservatorio nazionale di Jfc sulla tassa di soggiorno, l'imposta, nel 2023, ha portato nelle casse dei Comuni italiani circa 702 milioni di euro, il 13,4% in più rispetto all'anno precedente.
Ma sono previsti ulteriori rincari e altre misure da parte di diverse amministrazioni comunali.
A Venezia, ad esempio, il prossimo 25 aprile debutterà il tanto discusso biglietto d'ingresso. Si tratta di una tassa d'entrata, dal costo di 5 euro, per i "turisti mordi e fuggi", ovvero i visitatori giornalieri.
Nell'isola di Capri, chi scende dal traghetto, dal 1° aprile al 31 ottobre, pagherà, per la prima volta, 5 euro di tassa di sbarco (prima era fissata a 2,50 euro). Un rincaro che segue quello di Ventotene e Ponza, che avevano già deciso di aumentare l'importo lo scorso anno.
Firenze, dal mese di maggio, inizierà a sperimentare lo scudo verde, ovvero una sorta di maxi-Ztl, che copre una superficie di 38 chilometri quadrati, ovvero il 66% del centro abitato. L'obiettivo è quello di ridurre le emissioni ma, secondo le fonti, in futuro potrebbe essere utilizzata anche per tracciare i turisti giornalieri che arrivano in città.
Previsti aumenti della tassa di soggiorno a
Padova (che da luglio, aumenterà di 0,50 euro per gli alberghi dalle tre stelle in su);
Brescia, che nel 2023 ha totalizzato due milioni di turisti in più, rispetto all'anno precedente;
Roma, dove la tassa di soggiorno è stata aumentata a 10 euro negli alberghi extralusso;
Napoli, dove le tariffe sono già state alzate nei mesi scorsi.
GIORNALE DI SICILIA
Rifiuti, fondi ai Comuni siciliani ma solo a luglioVertice tra Schifani e l'Anci: servono tra 45 e 60 milioni. La Regione potrà stanziarli solo dopo avere verificato l'andamento delle entrate, ma servirà una manovra correttiva.
Dopo settimane di braccio di ferro sui finanziamenti necessari ad attenuare il costo dell'invio all'estero dei rifiuti, i sindaci e il presidente della Regione sono tornati allo stesso tavolo. Ne è venuta fuori una road map di breve periodo che potrebbe avere come effetto pratico per i contribuenti il rinvio della Tari di un paio di mesi.
L'Anci ha ottenuto da Schifani la certezza di ricevere un finanziamento che oscillerà fra i 45 e i 60 milioni. Ma non prima dell'estate inoltrata, quando la Regione avrà contezza dell'andamento delle entrate e verificherà se il trend degli aumenti del gettito fiscale previsti (e per la verità già in corso) permetterà di varare una manovra correttiva. Sarà più o meno il mese di luglio, forse i primi di agosto. Nell'attesa all'Ars arriverà una mini manovra che stanzierà solo una ventina di milioni per salvare l'Ast e aiutare gli agricoltori in crisi. Null'altro.
Il problema è che i sindaci devono fronteggiare subito un aumento dei costi frutto dell'invio in Danimarca dei rifiuti indifferenziati. Lì, nel termovalorizzatore che manca in Sicilia, ogni tonnellata da smaltire costa circa 400 euro invece delle 250 che costerebbe nell'Isola se ci fosse ancora spazio nelle discariche.
Corsi di formazione obbligatori esenti da Iva solo se erogati dalla PA
Come chiarito dall'Agenzia delle Entrate, l'esenzione dell'Iva per i corsi di formazione obbligatori vale solo se sono erogati dalla PA.Sulla questione dell'esenzione Iva per i corsi di formazione obbligatori, è intervenuta direttamente l'Agenzia delle Entrate con la risposta all'interpello n°82/2024.L'Agenzia ha fornito chiarimenti sul trattamento fiscale che deve essere adottato per i corsi di aggiornamento, formazione, riconversione e riqualificazione, che vengono resi da istituti, enti e scuole pubbliche.Ecco nei dettagli.Corsi di formazione obbligatori: esenti da Iva solo se erogati dalla PAL'Agenzia delle Entrate ha recentemente chiarito che i corsi di formazione obbligatoria per l'abilitazione professionale sono esenti da Iva, se sono erogati dalla Pubblica Amministrazione.
In particolare, l'Agenzia si riferiva ai corsi di formazione obbligatori per l'abilitazione all'esercizio della professione forense. Ma si tratta di una regola applicabile a tutti i professionisti.L'esenzione Iva si applica ai corsi di:Aggiornamento;Formazione;Riqualificazione;Riconversione professionale.Il chiarimento dell'Agenzia delle Entrate è arrivato dopo il quesito posto da una società erogatrice di corsi di professione legale, accreditata presso il Consiglio Nazionale Forense.