AGRIGENTONOTIZE
Abbandono di rifiuti sulle strade, pugno duro in vista di Capitale della cultura
Incontro operativo al Libero consorzio per coordinare gli sforzi e contrastare il fenomeno
Pugno duro contro l'abbandono dei rifiuti su tutte le strade della provincia di Agrigento in vista dell'appuntamento di Agrigento Capitale della cultura 2025.
Si svolgerà giovedi 18 aprile, presso la sala "Giglia" del Libero consorzio comunale di Agrigento il primo incontro di coordinamento, promosso dal settore ambiente dell'ex provincia con le forze di polizia per combattere il gravissimo fenomeno finora sanzionato come violazione amministrativa e divenuto adesso un reato.
Presenti, tra gli altri, il prefetto Filippo Romano, i sindaci dei comuni della Provincia e tutte le forze di polizia incluse la capitaneria di Porto Empedocle, il corpo forestale di Agrigento ed il centro anticrimine natura regione carabinieri forestale della Sicilia.
Necessario, ovviamente, sarà coinvolgere anche le polizie municipali e i Comuni, che dovrebbero da parte loro attivare misure repressive come l'installazione di foto trappole e impianti di videosorveglianza.
SCRIVOLIBERO
Abbandono di rifiuti sulle strade provinciali: incontro operativo al Libero Consorzio in preparazione di Agrigento Capitale 2025
Si svolgerà giovedi 18 aprile presso la sala Giglia del Libero Consorzio Comunale di Agrigento il primo incontro di coordinamento, promosso dal settore ambiente, con le forze di polizia per combattere il gravissimo fenomeno dell'abbandono dei rifiuti sulle strade del territorio nei comuni della provincia in virtù della modifica del comma 1 dell'art. 255 decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
All'incontro hanno già confermato, in primis, il Prefetto Filippo Romano, i Sindaci dei comuni della Provincia e tutte le forze di polizia incluse la Capitaneria di Porto Empedocle, Il Corpo Forestale di Agrigento ed il Centro Anticrimine Natura Regione Carabinieri Forestale della Sicilia.
Obiettivo dell'incontro sarà quello di concordare le azioni repressive per arginare, nel piu' beve tempo possibile, il delicato fenomeno dell'abbandono dei rifiuti sulle strade, divenuto adesso un reato contravvenzionale pesante.
LIVESICILIA
Sicilia, cambiano le regole: fino a mille spettatori permessi affidati ai ComuniMancuso: "Snellimento burocrazia per economia e cultura"
PALERMO - Cambiano le regole per gli spettacoli che ospitano fino a mille spettatori in Sicilia. Non saranno infatti più necessari i pareri delle Questure, ma tutte le competenze saranno in capo ai Comuni, con procedure molto più veloci.
L'Assemblea Regionale ha infatti approvato oggi il testo del Decreto regionale, predisposto dalla Giunta, che trasferisce alle amministrazioni comunali le funzioni di polizia amministrativa previste dal TULPS (il Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza).
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Via Roma, Carta e Colucciello incontrano i cittadini: "Istituiremo la zona 30"
"Già dagli anni '70 - spiega il Presidente della Commissione per lo Statuto, il forzista Michele Mancuso, che ha curato l'iter del provvedimento - nelle Regioni a Statuto ordinario le funzioni di polizia amministrativa riferite agli spettacoli pubblici sono state trasferite prima dallo Stato alle Regioni e poi ai Comuni. Adesso, questo sarà possibile anche in Sicilia, permettendo una estrema semplicità e celerità delle procedure amministrative, che prevedono unicamente una SCIA da presentare allo Sportello per le attività produttive. Un sistema - conclude Mancuso - che soprattutto nel periodo estivo è di grande utilità per rendere possibile l'organizzazione di eventi e spettacoli."
"Si tratta di una norma di attuazione dello Statuto regionale all'insegna dello snellimento burocratico. Il frutto di un lavoro che ha coinvolto il Governo regionale e la Commissione dell'ARS, che oggi danno ai sindaci e agli operatori di questo importante settore economico e culturale la possibilità di organizzare velocemente le iniziative senza pastoie burocratiche".
Agrigentonotizie.it
Croce di cartone con 9 cartucce appoggiata sul cancello di casa: intimidito il sindaco di Palma Stefano Castellino
Una croce in cartone con 9 cartucce calibro 12. Questo il macabro messaggio intimidatorio che il sindaco di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino, ha ritrovato sul cancello d'ingresso della sua abitazione. Il primo cittadino della città del Gattopardo viene, al momento, sentito dai carabinieri che sono intervenuti sul posto. Comunicazione è stata già data al sostituto procuratore di turno, alla prefettura e alla questura di Agrigento. La croce di cartone e le cartucce sono state già, naturalmente, sequestrate. È stata aperta un'inchiesta a carico di ignoti. E al momento vengono anche passate in rassegna - per eventualmente acquisirle - le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona. Stefano Castellino, con sei liste civiche a sostegno, è stato riconfermato sindaco di Palma di Montechiaro il 13 giugno del 2022. Le prime parole del sindaco
"I carabinieri sono arrivati subito e sono operativi, li ringrazio di cuore. Così come ringrazio il prefetto Filippo Romano, il questore Tommaso Palumbo e il dirigente del commissariato di polizia: il commissario capo Maria Lucia Lombardo che mi hanno subito chiamato. Non mi sono sentito solo - ha detto ad AgrigentoNotizie il sindaco Stefano Castellino - . Ovviamente sono cose che non dovrebbero mai accadere, da un lato uno si sente tradito, ma dall'altro ho consapevolezza che una sparuta minoranza non può intaccare il rapporto che ho con la mia città. Questi gesti vengono compiuti a causa di una subcultura che non vuole, ma deve, sparire. Andiamo avanti senza tentennamenti - ha aggiunto, ad AgrigentoNotizie, Castellino - . Non sono solo, lo Stato mi è vicino. E andrò avanti!".
Amministratori sotto tiro, Sos lanciato già nel 2022 ma l'elenco ha continuato a infoltirsi Secondo uno studio condotto da "Avviso pubblico", la provincia di Agrigento ha il 36% degli atti intimidatori che si sono registrati in tutta l'isola.
Derisi, insultati e platealmente odiati sui social. Ma anche "bersaglio" di inquietanti messaggi intimidatori. Sindaci e amministratori locali sono sempre più esposti, alcuni addirittura sistematicamente nel mirino. In una provincia dove gli avvertimenti - a imprenditori, impiegati, giornalisti, artigiani, pensionati e perfino casalinghe - sono sempre più frequenti e spesso indecifrabili, anche gli amministratori ricevono proiettili, lettere di insulti e minacce, fazzoletti sporchi di sangue o subiscono danneggiamenti diversi. L'ultimo, in ordine di tempo, ieri sera con vittima il primo cittadino di Palma di Montechiaro: Stefano Castellino.Atti intimidatori che finiscono sul tavolo della prefettura: viene convocato un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica e, di norma, se viene rilevata una condizione di rischio, si decide per l'attivazione della vigilanza generica radio controllata, ossia una forma "dolce" di tutela rispetto alla scorta. Minacce agli amministratori: Agrigento è al secondo postoLa provincia di Agrigento - secondo uno studio condotto da "Avviso pubblico", è al secondo posto in Italia per numero di casi di atti intimidatori, minacce, atti di violenza in danno di sindaci, assessori, consiglieri comunali e dipendenti della pubblica amministrazione. La provincia di Agrigento, con i suoi 18 casi censiti nel 2022, rappresenta il 36 per cento degli atti intimidatori che si sono registrati in tutto il territorio siciliano.
LENTEPUBBLICA
Elezioni amministrative 2024: la guida completa dell'Anci.
Con l'avvicinarsi delle elezioni amministrative del 8 e 9 giugno 2024, l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) ha pubblicato una nuova guida contenente le ultime novità normative e giurisprudenziali in materia elettorale.
La legge 25 marzo 2024, n. 38, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 74 del 28 marzo 2024, ha infatti introdotto importanti modifiche, garantendo il coordinamento normativo e l'efficacia degli adempimenti elettorali.
Questa legge, derivata dal decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, fornisce disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali del 2024 e riguarda anche la revisione delle anagrafi della popolazione residente e la determinazione della popolazione legale.
Scopriamo dunque tutte le novità messe in evidenza all'interno del vademecum dell'Associazione dei primi cittadini italiani.
Il vademecum dell'Anci fornisce un quadro dettagliato dei compiti e delle procedure da seguire per la presentazione delle liste elettorali, nonché delle modalità di elezione del Sindaco e del Consiglio comunale.
Elezioni amministrative 2024: la guida completa dell'Anci
Grazie alla sua struttura operativa, offre un supporto completo alle amministrazioni comunali per una gestione efficace delle operazioni elettorali, nel pieno rispetto delle disposizioni normative vigenti.
Una delle principali innovazioni riguarda la durata delle operazioni di voto, che possono estendersi anche al lunedì successivo alla domenica delle elezioni, come già avvenuto per le consultazioni dello scorso anno. Inoltre, per le elezioni europee e le consultazioni elettorali ad esse abbinate, è prevista la possibilità di anticipare il voto al sabato.
Il Ministero dell'Interno ha stabilito che il turno ordinario delle elezioni amministrative si terrà nei Comuni delle Regioni a statuto ordinario:
il sabato 8 giugno dalle ore 15 alle ore 23
e la domenica 9 giugno 2024 dalle ore 7 alle ore 23
con eventuali ballottaggi il 23 e 24 giugno 2024.
Tra le principali novità introdotte dal decreto-legge, vi è l'aggiornamento delle norme elettorali per i sindaci e i consigli comunali, con un aumento del numero di mandati consecutivi per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti. Per i comuni con meno di 5.000 abitanti, non vi è più alcun limite di mandato, mentre per quelli con più di 15.000 abitanti rimane fermo il limite di due mandati.
Il decreto-legge interviene anche sulle norme elettorali dei comuni capoluoghi di provincia, estendendo il sistema elettorale previsto per i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti anche a quelli con popolazione inferiore, garantendo così l'applicazione del metodo proporzionale per l'elezione del consiglio comunale e il turno di ballottaggio per l'elezione del sindaco.
Oltre alle modifiche a regime, il decreto-legge introduce anche disposizioni sperimentali per consentire agli studenti fuori sede di esercitare il diritto di voto per le elezioni del Parlamento europeo del 2024.
LENTEPUBBLICA
Qual è la differenza tra selezione pubblica e concorso pubblico?
Differenza tra selezione pubblica e concorso pubblico Nel mondo della Pubblica Amministrazione, per le assunzioni, vengono utilizzate le terminologie "selezione pubblica" e "concorso pubblico", ma c'è differenza tra loro?
Per il reclutamento del pubblico impiego, si utilizzano principalmente due modalità: la selezione pubblica e il concorso pubblico.
Spesso queste due terminologie sono considerate intercambiabili, ma in realtà presentano delle differenze sostanziali tra loro.
Vediamo quali sono.
Differenza tra selezione pubblica e concorso pubblico: ecco nel dettaglio
Sia la selezione pubblica che il concorso pubblico sono modalità di reclutamento per la Pubblica Amministrazione.
Si differenziano, però, su alcuni aspetti.
Il concorso pubblico basa la sua selezione sul principio di merito, valutando i candidati mediante prove oggettive, uguali per tutti. Mentre la selezione pubblica si svolge mediante valutazione soggettiva da parte dell'amministrazione pubblica.
Questa differenza è importante anche dal punto di vista della giurisprudenza.
Infatti, anche secondo la sentenza n°1549 del 4 aprile 2017, chi ha intenzione di contestare il risultato di un concorso pubblico, deve rivolgersi al giudice amministrativo. Mentre, chi vuole impugnare una selezione pubblica deve rivolgersi ad un giudice ordinario.
Caratteristiche della selezione pubblica
Come anticipato, la selezione pubblica si basa su un criterio soggettivo, da parte dell'amministrazione pubblica.
Si tratta, quindi, di un esame che può essere più flessibile e adattabile alle diverse esigenze specifiche dell'organizzazione.
Può svolgersi mediante interviste, colloqui o valutazioni del curriculum. Non sono presenti prove scritte o colloqui orali.
Esiste, inoltre, la selezione pubblica per soli titoli, che spesso vediamo citata nelle regole di alcuni concorsi pubblici.
Si tratta di una modalità di selezione che valuta i candidati in base alle loro qualifiche, come titoli di studio, esperienza lavorativa, certificazioni, iscrizione agli albi, etc.
Viene utilizzata quando le competenze richieste, per uno specifico ruolo, sono facilmente verificabili mediante la documentazione presentata.
Inoltre, nella selezione pubblica, non è sempre presente una graduatoria basata sull'ordine di merito.
Differenza tra selezione pubblica e concorso pubblico Caratteristiche del concorso pubblico
Il concorso pubblico è la modalità più "tradizionale" di selezione per la Pubblica Amministrazione e si basa su un criterio oggettivo.
Ai candidati viene somministrata una serie di prove, uguali per tutti, che possono articolarsi in questionari, colloqui orali, prove pratiche e prove fisiche.
Si tratta della modalità di selezione utilizzata quando occorre valutare i candidati su prove standardizzate e si basa su principi come la trasparenza, il merito e l'oggettività.
Solitamente si procede col concorso pubblico, per ruoli di responsabilità più elevati e decisionali.
Al termine del concorso pubblico, viene stilata una graduatoria di merito.
LENTEPUBBLICA
Decreto PNRR alla Camera, quali novità in materia di appalti?
In aula oggi ci sarà il voto di fiducia alla Camera sulla legge di conversione del decreto PNRR: in attesa della votazione riepiloghiamo quali potrebbero essere le novità che arriveranno sul fronte degli appalti e delle infrastrutture.
Questo decreto, oggetto di discussione parlamentare, ha subito significative modifiche rispetto alla versione originaria approvata dal governo a fine febbraio.
Si tratta di un disposto normativo che presenta, in sintesi, una serie di importanti provvedimenti finalizzati all'implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e introduce significative misure di finanziamento per nuovi progetti.
Nelle sue intenzioni il testo vuole sostenere la ripresa economica e promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando al contempo il rispetto dei vincoli di bilancio stabiliti nel programma di finanza pubblica.
Decreto PNRR al voto di fiducia alla Camera, cosa cambia per gli appalti?
Tra le novità introdotte durante l'esame in commissione alla Camera, spiccano tra le altre cose diverse semplificazioni nei settori degli appalti e delle infrastrutture, che qui di seguito esamineremo dettagliatamente.
Agevolazioni anche per gli interventi "fuori" dal PNRR
Il decreto prevede una significativa estensione delle agevolazioni anche per gli interventi non più finanziati dal PNRR. Questo significa che non solo i progetti direttamente finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potranno beneficiare delle semplificazioni introdotte, ma anche altri interventi che potrebbero non rientrare più nei finanziamenti. Tra questi interventi rientrano anche gli appalti di servizi e forniture, che ora potranno godere di una corsia preferenziale e di semplificazioni procedurali simili a quelle previste per i lavori e gli appalti integrati.
Settori speciali
In aggiunta, il decreto introduce norme specifiche per garantire pari opportunità nei settori speciali. Questo significa che le disposizioni sulle pari opportunità, che sono state introdotte all'interno dei contratti PNRR dal decreto 77/2021, si applicheranno solo alle procedure avviate successivamente alla comunicazione del finanziamento. Ciò implica che le aziende coinvolte in processi di appalto che sono già in corso o che sono stati avviati prima della comunicazione del finanziamento non saranno soggette a queste nuove disposizioni sulle pari opportunità.
Certificazione delle piattaforme digitali semplificata
La semplificazione delle procedure per la certificazione delle piattaforme digitali rappresenta una delle novità più significative introdotte dal decreto. Grazie a un emendamento, l'Agenzia per l'Italia digitale (AgID) sarà autorizzata a rilasciare la certificazione basandosi esclusivamente sulla semplice autodichiarazione dei gestori delle piattaforme fino al 2025.
Questo significa che i gestori delle piattaforme digitali utilizzate nei processi di appalto potranno dichiarare autonomamente il rispetto dei requisiti previsti dal codice degli appalti, senza dover necessariamente sottoporsi a procedure di certificazione più complesse e lunghe.
L'obiettivo di questa misura è di facilitare l'utilizzo delle piattaforme digitali e accelerare i processi di appalto, riducendo al contempo il carico amministrativo e burocratico sia per gli enti pubblici che per i gestori delle piattaforme stesse.
Questa semplificazione temporanea delle procedure di certificazione fino al 2025 è pensata per far fronte alla penuria di piattaforme certificate che sta mettendo in difficoltà le stazioni appaltanti. Consentendo alle piattaforme di ottenere la certificazione sulla base di autodichiarazioni, si mira a garantire una maggiore agilità e flessibilità nel processo di digitalizzazione degli appalti pubblici, contribuendo così a rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse destinate ai progetti finanziati dal PNRR.
Deroghe alla verifica preventiva dell'interesse archeologico
l decreto ha introdotto anche una significativa semplificazione per i lavori riguardanti le infrastrutture di rete di lieve entità. In particolare, è stata prevista la possibilità di escludere l'obbligo di svolgere la verifica preventiva dell'interesse archeologico per questo tipo di interventi.
Questa misura è finalizzata a semplificare ulteriormente le procedure relative a lavori di modesta entità su infrastrutture di rete, come ad esempio piccoli interventi di manutenzione o miglioramento. Prima di questa modifica, anche per interventi di modesta entità era richiesta una verifica preventiva dell'interesse archeologico, il che comportava ulteriori adempimenti burocratici e possibili ritardi nei tempi di realizzazione dei lavori.
Lavoratori negli appalti pubblici
Il decreto introduce disposizioni specifiche per assicurare un trattamento economico e normativo adeguato ai lavoratori impiegati negli appalti pubblici. Questa disposizione stabilisce che i lavoratori coinvolti in appalti pubblici devono ricevere un trattamento non inferiore a quello previsto nei contratti collettivi di riferimento.
In pratica, ciò significa che i lavoratori impiegati in appalti pubblici devono godere delle stesse condizioni di lavoro e degli stessi diritti previsti per i lavoratori del settore di riferimento, come stabilito nei contratti collettivi nazionali o territoriali. Questo include aspetti quali stipendio, orario di lavoro, ferie, tutele sindacali e tutti gli altri diritti e benefici garantiti ai lavoratori dal contratto collettivo applicabile.
Questa disposizione mira a garantire che i lavoratori impiegati negli appalti pubblici non siano svantaggiati rispetto ai loro colleghi che lavorano direttamente per l'amministrazione pubblica o per altre aziende del settore.
Patente a punti per i cantieri
Infine, il decreto apporta significativi cambiamenti riguardanti la patente a punti per i cantieri, introducendo nuove disposizioni che potrebbero avere un impatto rilevante sul settore. Tra queste novità vi è l'inclusione di requisiti autocertificati, che consentono ai lavoratori di dichiarare autonomamente il possesso dei requisiti necessari per ottenere la patente a punti.
Inoltre, viene introdotta la possibilità di ottenere crediti aggiuntivi oltre al punteggio iniziale della patente, il che potrebbe premiare i comportamenti virtuosi e promuovere la sicurezza sul lavoro. Questi crediti extra potrebbero essere assegnati in base a criteri definiti successivamente da un decreto ministeriale, sentito l'Ispettorato nazionale del lavoro, offrendo quindi un incentivo aggiuntivo per adottare pratiche lavorative sicure e responsabili.
Un'altra importante novità è l'estensione della patente a punti ad altri settori oltre all'edilizia. Ciò significa che i principi e le disposizioni della patente a punti potrebbero essere applicati anche in contesti lavorativi al di fuori del settore edilizio, ampliando così il campo di applicazione di questa misura.
LENTEPUBBLICA
Enti in dissesto, proroga certificazione dimostrativa costo di alcuni servizi per il 2021.
Il Ministero dell'Interno ha deciso di prorogare il termine entro il quale gli enti locali devono trasmettere la certificazione dimostrativa del costo di alcuni servizi per l'anno 2021.
Questa decisione è stata presa in risposta alle difficoltà riscontrate da alcuni enti nel processo di trasmissione, che andava completato entro la fine del 2023.
La proroga è stata motivata dalle difficoltà riscontrate da alcuni enti nel completare il processo di trasmissione. Queste difficoltà possono essere attribuite a una serie di fattori, tra cui la complessità delle procedure, la mancanza di risorse o competenze tecniche all'interno degli enti locali, e eventuali problemi tecnici legati alle piattaforme digitali utilizzate per l'invio delle certificazioni.
Le difficoltà tecniche legate alle piattaforme digitali possono anche giocare un ruolo significativo, specialmente considerando che la trasmissione della certificazione avviene tramite il portale TBEL. Problemi come malfunzionamenti del sistema, difficoltà di accesso o di utilizzo delle piattaforme possono ostacolare il processo e richiedere tempo aggiuntivo per essere risolti.
Il differimento offre pertanto agli enti locali il tempo necessario per completare il processo di trasmissione della certificazione e evitare eventuali sanzioni.
Scopriamo dunque qual è la nuova scadenza e alcune informazioni utili in merito.
Enti in dissesto: proroga per la trasmissione della certificazione dimostrativa del costo di alcuni servizi per l'anno 2021
Nello specifico il Ministero dell'Interno ha deciso di prorogare al 30 aprile 2024 questa scadenza.
La certificazione coinvolge una gamma specifica di enti locali che si trovano in particolari condizioni finanziarie. Queste condizioni includono:
enti strutturalmente deficitari nel 2021: Si riferisce agli enti locali che hanno registrato deficit strutturali nel corso del 2021, come evidenziato da apposite tabelle allegate al rendiconto di gestione del 2019.
enti soggetti a controlli centrali provvisori: Si tratta di enti locali che, secondo l'articolo 242, comma 6 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), sono sottoposti a controlli centrali provvisori.
enti in dissesto finanziario: Questi enti locali si trovano in una situazione finanziaria estremamente difficile, caratterizzata da un disavanzo strutturale e da una incapacità di far fronte agli impegni finanziari.
e infine enti in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale: Si riferisce agli enti che sono stati posti sotto una procedura specifica volta a ristabilire l'equilibrio finanziario nel lungo periodo, a seguito di difficoltà finanziarie.
Gli enti interessati da questa certificazione includono una vasta gamma di autorità locali, come comuni, province, città metropolitane e comunità montane. Questi enti possono trovarsi in una delle condizioni finanziarie sopra elencate e sono tenuti a fornire la certificazione dimostrativa del costo dei servizi per l'anno 2021, come richiesto dalla normativa vigente.
È cruciale sottolineare che l'articolo 243, comma 5 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) stabilisce una sanzione per gli enti locali che non rispettano i livelli minimi di copertura dei costi di gestione o che non dimostrano di averli rispettati tramite la trasmissione della certificazione.
Questa sanzione è significativa e può avere impatti finanziari rilevanti sugli enti interessati. Essa è pari all'1% delle entrate correnti risultanti dal rendiconto del penultimo esercizio finanziario precedente a quello in cui viene rilevato il mancato rispetto dei livelli minimi di copertura.
In altre parole, gli enti locali che non riescono a garantire un adeguato livello di copertura dei costi di gestione o che non forniscono la prova richiesta attraverso la certificazione, potrebbero subire una penalità finanziaria sostanziale.
Di conseguenza, è di fondamentale importanza per gli enti locali assicurarsi di rispettare i requisiti stabiliti dalla legge e di fornire la documentazione richiesta in modo tempestivo e accurato al fine di evitare sanzioni finanziarie e garantire la corretta gestione delle risorse pubbliche.
ILSOLE24ORE
Elezioni europee, cresce l'interesse per il voto ma gli italiani sono sempre più euroscettici. Il 60% delle persone interpellate si dicono interessate al voto di giugno, con un aumento di 11 punti rispetto alle consultazioni del 2019..
A meno di due mesi dalle prossime elezioni europee, un sondaggio Eurobarometro pubblicato oggi, mercoledì 17 aprile, mostra il crescente interesse dell'elettorato per un voto che quest'anno giunge in un frangente politico delicatissimo. Al tempo stesso, lo studio demoscopico sottolinea ancora una volta un perdurante euroscetticismo italiano, a cui probabilmente contribuisce il discorso di una parte degli schieramenti politici, così come la deriva del dibattito pubblico.
Il 60% delle persone interpellate si dicono interessate al voto di giugno, con un aumento di 11 punti rispetto alle consultazioni del 2019. Anche tra gli italiani vi è crescente attenzione per le prossime consultazioni: il 59% degli interpellati in Italia esprime interesse, con un aumento di otto punti rispetto a cinque anni fa. Lo studio demoscopico giunge mentre è forte il timore che il voto europeo veda l'affermarsi dei partiti più radicali o nazionalisti.
Il sondaggio rivela che il 71% degli europei e il 70% degli italiani prevede di votare tra il 6 e il 9 giugno. Il tasso di partecipazione nel 2019 superò (di pochissimo) il 50%. Vi furono casi estremi tuttavia: in Slovacchia votò appena il 22% dell'elettorato. Ciò detto in Italia e in Europa lo stesso sondaggio fa notare che le elezioni nazionali continuano a essere ritenute più importanti di quelle europee. Il 54% degli italiani è di questo avviso, rispetto a una media a livello comunitario del 69%.
Le questioni socio-economiche restano prioritarie per l'elettorato europeo, anche se il tema della difesa è sempre più importante, sulla scia della guerra russa in Ucraina. Curiosamente gli italiani sono stati meno segnati dalla recente inflazione della media europea. Il 45% degli europei ritiene di avere subito un calo degli standard di vita rispetto al 29% degli italiani. Più in generale, il 49% degli europei e il 48% degli italiani ritengono che l'Unione europea stia andando "nella direzione sbagliata".
Gli italiani poi sono pessimisti quanto la media europea per quanto riguarda la situazione nazionale. Il 59% degli italiani ritiene che il loro paese stia andando nella direzione sbagliata (la quota degli europei è del 60%). Il 49% degli italiani è soddisfatto con il funzionamento della democrazia in Italia (la media europea è più elevata: il 56%). Ancora una volta una minoranza di italiani ritiene che il proprio paese abbia voce in Europa (il 48% rispetto a una media negli altri paesi del 67%).
Infine, sempre negativa è la visione italiana dell'Europa, a conferma di uno strisciante euroscetticismo ormai radicato da qualche anno. Alla richiesta di un commento sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, appena il 45% degli interpellati italiani ritiene che sia "una buona cosa" (la media europea è del 60%). Alla domanda se nel corso dei decenni l'Italia ha beneficiato della partecipazione alla UE il 59% degli italiani risponde di sì (rispetto 71% della media europea).