LENTEPUBBLICA
Durata graduatorie nei concorsi degli enti locali, novità dal TAR.
Una recente sentenza del TAR della Campania, la numero 1792/2024, fornisce importanti chiarimenti sulla durata delle graduatorie nei concorsi degli enti locali.
Questa pronuncia, in modo particolare, si è occupata di dirimere una questione spinosa che riguarda il contrasto tra due disposizioni normative riguardanti la validità delle graduatorie dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale.
Da un lato, c'è l'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo 165/2001, che stabilisce che le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangano valide per due anni dalla data di approvazione. Dall'altro lato, c'è l'articolo 91, comma 4, del decreto legislativo 267/2000, il quale afferma che per gli enti locali le graduatorie concorsuali restano efficaci per tre anni dalla data di pubblicazione, per la copertura dei posti vacanti e disponibili, fatta eccezione per i posti istituiti o trasformati successivamente all'indizione del concorso.
La questione centrale in gioco riguarda il diverso termine di validità delle graduatorie concorsuali tra le amministrazioni pubbliche in generale e gli enti locali.
La sentenza del Tar della Campania ha dunque il compito di stabilire quale delle due disposizioni normative debba prevalere e quale sia l'interpretazione corretta da dare alla legge.
Il caso esaminato
Il caso specifico riguarda una selezione per la copertura di posti di Istruttore di Vigilanza. Il Tar Campania ha stabilito che la determinazione del Comune, che annulla la selezione dei candidati, è legittima.
Tale determinazione si basa su due motivazioni principali:
mancanza di disponibilità di un altro comune a cedere la graduatoria: il Comune detentore della graduatoria di provenienza, non ha fornito la disponibilità a cederla al Comune di destinazione, rendendo impossibile l'utilizzo della graduatoria per l'assunzione dei candidati.
scadenza della validità della graduatoria di provenienza: la graduatoria di provenienza è scaduta il 19 agosto 2022, prima della conclusione della procedura concorsuale, rendendo quindi invalide le sue eventuali designazioni per assunzione.
Il Tribunale ha accolto tali motivazioni come sufficienti a giustificare la legittimità della decisione del Comune di destinazione di annullare la selezione. Inoltre, ha respinto le argomentazioni della parte ricorrente, che contestava la validità della graduatoria di provenienza e la disponibilità del Comune a cederla.
Le conclusioni dei giudici del TAR sulla durata delle graduatorie nei concorsi degli enti locali
Nello specifico quali sono le conseguenze di questa pronuncia giuridica?
La durata della graduatoria dei concorsi pubblici è una questione fondamentale che influenza direttamente i diritti dei candidati e l'organizzazione delle procedure di reclutamento nelle pubbliche amministrazioni.
Come evidenziato nella sentenza del Tar della Campania, la validità generale delle graduatorie ha una cadenza biennale secondo quanto stabilito dall'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo 165/2001. Questo significa che, una volta approvata la graduatoria, essa rimane valida per un periodo di due anni dalla data di approvazione.
È importante sottolineare che la validità biennale della graduatoria è una regola, come già detto, che si applica ai concorsi pubblici presso le amministrazioni pubbliche in generale, come stabilito dal decreto legislativo 165/2001.
Tuttavia, come emerso anche dal caso esaminato, possono esserci eccezioni a questa regola, come nel caso degli enti locali. In tali contesti, l'articolo 91, comma 4, del decreto legislativo 267/2000 prevede una durata di validità delle graduatorie dei concorsi più lunga, pari a tre anni dalla data di pubblicazione.
Questa disposizione è volta a garantire un equilibrio tra la necessità di avere graduatorie aggiornate e la tutela dei diritti dei candidati che hanno superato il concorso. Infatti, un periodo di tre anni consente agli enti locali di disporre di graduatorie abbastanza recenti ed aggiornate, evitando nel contempo che i candidati siano esclusi in maniera troppo rapida dal processo di selezione.
LENTEPUBBLICA
La notifica degli atti tributari è valida solo se il destinatario può esserne informato.
La recente ordinanza n. 4597 emessa dalla Corte Suprema il 21 febbraio, ribadisce un principio fondamentale del diritto: la notifica di un atto è considerata valida se il destinatario ha la possibilità di conoscerlo.
Un caso emblematico illustra questo principio. Durante un procedimento di impugnazione di un atto di accertamento fiscale, un contribuente solleva l'eccezione del mancato perfezionamento della notifica e chiede la proroga dei termini per l'impugnazione tardiva, come previsto dall'articolo 153 del codice di procedura civile.
Il suo ricorso di primo grado è dichiarato inammissibile per tardività. Anche la Commissione tributaria regionale del Veneto conferma questa decisione, ma il contribuente decide di impugnarla davanti alla Corte suprema, ribadendo le censure relative alla notifica.
In particolare, contesta il metodo di notifica affermando che la sequenza procedurale prevista dalla legge non è rispettata. In aggiunta, solleva dubbi sull'interpretazione dell'iter notificatorio e contesta il calcolo del termine di impugnazione dell'atto.
Il contribuente sottolinea anche che la sua assenza dall'abitazione al momento della notifica è dovuta a motivi di salute e che questa circostanza dovrebbe essere considerata per concedergli la proroga dei termini.
La notifica degli atti tributari è valida solo se il destinatario può esserne informato
Nella decisione della Corte Suprema, è stato chiarito che il ricorso presentato sulla base delle modalità di esecuzione della notifica è stato respinto perché considerato un argomento nuovo, non precedentemente discusso. Inoltre, la Corte ha sottolineato che sia l'affissione dell'avviso alla porta che la sua immissione nella cassetta della posta sono considerate valide procedure di notifica, senza dare preferenza a una rispetto all'altra.
Per quanto riguarda invece la richiesta di proroga dei termini per l'impugnazione tardiva, ha sottolineato l'importanza della dimostrazione da parte del richiedente di non essere stato in grado di esercitare il proprio diritto di impugnazione tempestivamente a causa di circostanze al di fuori del suo controllo. Questo significa che la persona che chiede la proroga deve presentare prove concrete e convincenti che mostrino come eventi imprevisti o situazioni di forza maggiore abbiano impedito loro di agire nei tempi previsti dalla legge.
In altre parole, la Corte ha ribadito che non è sufficiente semplicemente affermare di non aver potuto rispettare i termini per motivi personali o per ragioni di comodità. È necessario dimostrare che le circostanze che hanno causato il ritardo nell'impugnazione erano al di là del controllo della parte interessata e che non avrebbero potuto essere previste o evitate con un comportamento diligente.
Nel caso specifico, la Corte ha pertanto concluso che il contribuente non ha dimostrato in modo chiaro e inequivocabile di non poter tornare alla propria residenza in tempo utile, ma ha sollevato solo una difficoltà relativa, non sufficiente per ottenere la proroga dei termini.
Questa chiarezza della Corte serve a garantire che le richieste di proroga dei termini siano valutate in modo rigoroso e che venga mantenuta l'integrità del sistema giuridico, evitando che le parti possano abusare della procedura di proroga per prolungare ingiustificatamente i tempi processuali.
BLOGSICILIA
Pioggia di soldi su dighe e acquedotti, quasi 340 milioni di appalti per eliminare perdite e malfunzionamentiScarseggia acqua dopo scoppio condotta zona Scillato.
Non solo emergenza idrica e dichiarazione dello Stato di crisi. La Sicilia sta combattendo una vera e propria guerra contro sprechi e inefficienze del sistema delle dighe e degli acquedotti nell'isola. Sono decine gli interventi messi in campo e quasi 340 milioni di euro i finanziamenti complessivi impegnati negli ultimi anni.
Dighe e acquedotti moderni
Dagli interventi a Valle della diga Pozzillo nell'Ennese alla ristrutturazione ed eliminazione delle perdite nella rete di distribuzione idrica dell'acquedotto Dittaino Ogliastro (due diversi interventi per oltre 17 milioni); dall'adeguamento dell'acquedotto di Contrada Sigona in territorio di Lentini (quasi 20 milioni) all'ammodernamento ed eliminazione delle perdite dell'acquedotto dello Jato nel Palermitano (oltre 17 milioni di euro); dal rifacimento dell'acquedotto della rete del fiume Delia fino alla diga Trinità (due interventi per quasi 20 milioni) agli ammodernamenti delle reti del comprensorio Rubino nel Trapanese. Sono decine gli interventi sulle reti idriche destinate all'agricoltura e sulle condotte destinate all'uso anche potabile disposti e finanziati dal governo Schifani dal suo insediamento.
Le 37 opere finanziate dal governo Schifani
Nel complesso si tratta di 174 milioni di euro divisi in 21 progetti da circa 1 milioni ciascuno finanziati con il Psr (Piano di sviluppo rurale) 2014-2022; altri 16 progetti, di valore più consistente per opere più complesse, finanziate con il Pnrr o con i fondi Fsc (Fondi nazionali di sviluppo e coesione previsti don la legge 178/2020) per un totale di 153 milioni di euro circa. Interventi che vanno ad aggiungersi alle quattro grandi opere a cavallo fra il governo Musumeci ed il governo Schifani per un valore complessivo di altri 165 milioni.
Le quattro grandi opere a cavallo fra due governi
Le grandi opere finanziate sono il completamento della Diga Pietrarossa tra Aidone e Mineo per un valore complessivo di 82 milioni; la realizzazione del nuovo potabilizzatore della sorgente Presidiana a Cefalù dal valore di 25 milioni; l'ammodernamento e potenziamento dell'acquedotto dello Jato nel Partinicese per altre 25 milioni; la manutenzione straordinaria dello scarico di fondo della Diga Pozzillo a Regalbuto per ulteriori 33 milioni.
Tutte le opere nel dettaglio sono contenute in una scheda riassuntiva.
Opere che prescindono dallo stato d'emergenza
Si tratta di opere finanziate a prescindere dallo stato d'emergenza che il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lunedì. Da quella decisione derivano ulteriori venti milioni che arriveranno in Sicilia dalla protezione civile nazionale, oltre quelli già deliberati, grazie ad una precisa richiesta fatta dal Presidente della Regione durante la sua partecipazione proprio al CdM ed accolta in quella sede dal ministro Musumeci
Schifani, lavoro fatto lontano dai riflettori
"Fin dal mio insediamento abbiamo lavorato, lontano dai riflettori e senza condizionamenti elettorali, per finanziare una quarantina di opere - conferma il presidente della Regione Renato Schifani - per un valore di circa 340 milioni. Si tratta di interventi di manutenzione straordinaria in tutta la Sicilia nel settore sia irriguo che potabile. Molti di questi interventi sono già avviati".
"Oltre questi - annuncia il governatore - abbiamo già previsto altri lavori, per oltre 200 milioni di euro, che stiamo inserendo nel nuovo Fsc in fase di definizione con il governo nazionale. Così come contiamo di potere ottenere a breve anche il via libera al Piano di interventi per la sicurezza del settore idrico già presentati al ministero delle Infrastrutture: 27 opere per 830 milioni di euro che il commissario nazionale Dell'Acqua ha già collocato tra quelle prioritarie. Un grande programma da oltre un miliardo e 300 milioni di euro, come mai, forse, si era visto in Sicilia".
LIVESICILIA
Siccità, razionamenti e dighe a secco: il piano 'Marshall' della Regione.Dal Catanese al Palermitano: la mappa degli interventi.
PALERMO - La diga Fanaco è un immenso deserto di argilla, c'è acqua a stento per altri due mesi di razionamenti. Nell'Agrigentino gli agricoltori si contendono le risorse della diga Castello; nel Nisseno gli allevatori temono di dover abbattere gli animali. E ancora, c'è l'incubo delle reti colabrodo e la necessità che gli agrumi riescano a superare l'estate.
La Regione Siciliana, però, ha il suo piano 'Marshall", con interventi per 340 milioni di euro, ai quali si sommano le somme stanziate dal commissario nazionale dell'emergenza idrica Nicola Dell'Acqua. Di cosa si tratta?
L'annuncio di Schifani
"Al di là dello stato di emergenza deliberato lunedì dal Consiglio dei ministri, su nostra richiesta per affrontare gli interventi più urgenti, fin dal mio insediamento abbiamo lavorato, lontano dai riflettori e senza condizionamenti elettorali, per finanziare una quarantina di opere per circa 340 milioni di euro".
Dalla manutenzione delle condutture, agli impianti di sollevamento, passando dalla sistemazione delle dighe. Il presidente della Regione Renato Schifani conferma a Livesicilia che gli interventi "sono stati già avviati, oltre questi abbiamo già previsto altri lavori, per oltre 200 milioni di euro, che stiamo inserendo nel nuovo Fsc in fase di definizione con il governo nazionale".
Il governatore conta "di potere ottenere a breve anche il via libera al Piano di interventi per la sicurezza del settore idrico già presentati al ministero delle Infrastrutture: 27 opere per 830 milioni di euro che il commissario nazionale Dell'Acqua ha già collocato tra quelle prioritarie. Un grande programma da oltre un miliardo e 300 milioni di euro, come mai, forse, si era visto in Sicilia".
Le reti colabrodo e gli interventi
In Sicilia, nel 2022, più del 50% dell'acqua immessa nelle condutture si dispersa a causa delle reti colabrodo e dei furti, oltre che degli allacci abusivi. Si tratta di un volume di 339,7 milioni di metri cubi, come ha confermato il secondo rapporto Istat sull'acqua.
Per evitare le perdite nelle condotte irrigue, la Regione ha finanziato 20 appalti da circa un milione di euro: la sostituzione di tratti della rete Olivo nel Messinese; la manutenzione degli impianti di sollevamento consortili; la manutenzione straordinaria della rete irrigua Nicoletti; le condotte di Ramacca e Mineo per eliminare le perdite, con due lotti di appalti.
Gli altri appalti da un milione di euro
E ancora, finanziata la sostituzione della condotta dei distretti 7 e 8 di Pedalino; l'eliminazione delle perdite idriche a Belpasso, nel Catanese; la Regione ha finanziato nel Messinese gli impianti di Piana Moio, Piano Olive, San Paolo e Zangale, per favorire l'utilizzo irriguo; l'adduttore irriguo Magazzinazzo; l'eliminazione delle perdite idriche della zona Dittaino; l'eliminazione delle perdite delle reti collegate al Gornalunga con l'impermeabilizzazione della 'vasca di compenso'.
Finanziati anche gli interventi sulle colline di Naro - Furore, con la sostituzione delle condotte secondarie e il ripristino degli impianti; gli impianti dei sub comprensori del Basso Belice; le condotte secondarie della diga san Giovanni; gli impianti irrigui dello Jato e le apparecchiature idrauliche di Trappeto e Partinico. Previsto l'ammodernamento del comprensorio di San Leonardo, per eliminare le perdite e la sostituzione delle condotte.
In programma anche i lavori di ammodernamento di tutte le reti irrigue del comprensorio Cimia - Disueri.
I finanziamenti nazionali, Trapani
Sono stati finanziati oltre 300 milioni di euro di appalti. Nel consorzio di bonifica di Trapani è previsto l'ammodernamento della rete collegata al bacino Rubino (6,2 milioni di euro); la sostituzione della rete primaria del Rubino (5,2 mln); l'utilizzo irriguo delle acque del Garcia (2 mln); la manutenzione della rete irrigua delle acque del Garcia (2,6 mln).
E ancora, nel Trapanese, la manutenzione della rete del fiume Delia, alimentata dalla diga Trinità (11,5 mln); la rete irrigua della conca del Delia (8,7 mln).
Palermo
Nel Palermitano è previsto, per il Consorzio di bonifica 2: l'ammodernamento della rete di distribuzione dello Jato (17,2 mln); lavori sulle reti con impianti di sollevamento e distribuzione per 22 milioni di euro.
Il Consorzio di bonifica di Agrigento
Con i fondi Fsc 2014 - 2020 sarà migliorata la rete collegata all'adduttore Garcia-Arancio per la produzione di energia idroelettrica (9,8 mln).
Sicilia orientale
Per il Consorzio di bonifica di Enna è prevista la ristrutturazione dell'irrigazione a valle della diga Pozzillo (10,4 mln). A Caltagirone interventi rulla rete irrigua Dittaino (6,5 mln) e ristrutturazione della rete Dittaino-Ogliastro (10,6 mln).
A Ragusa è stato finanziato l'impianto irriguo del comprensorio Scicli e il distretto irriguo Mussillo Castelluccio (2,9 mln di euro). A Catania appalti da quasi 20 milioni di euro per la condotta tra Lentini e contrada Grotte S. Giorgio. Nel Siracusano, Consorzio di bonifica 10, stanziati i fondi per il comprensorio irriguo dell'Area Nord e il telecontrollo (18,8 mln) e la manutenzione della rete di Lentini - Ogliastro danneggiata dalle alluvioni del 2018 (600 mila euro). L'emergenza siccità alla prova degli appalti.
ENTILOCALIONLINE
Il Viminale ha rilasciato un Parere concernente gli incarichi di collaboratore dell'Organo di revisione e contemporaneamente di componente del Nucleo di valutazione del medesimo Ente Locale, nel quale viene indicato che le ipotesi di incompatibilità sono riferibili anche ai collaboratori dell'Organo di revisione.
È stato pubblicato sul portale del Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari interni e territoriali - il Parere 24 aprile 2024, concernente gli incarichi di collaboratore dell'Organo di revisione e contemporaneamente di componente del nucleo di valutazione del medesimo Ente Locale, nel quale viene indicato che le ipotesi di incompatibilità, previste per i Revisori dall'art. 236 del Tuel, sono riferibili anche ai collaboratori dell'Organo di revisione.
Nel caso specifico un Revisore ha formulato un quesito sulla possibilità per il coadiutore dell'Organo di revisione di un Ente Locale di essere contemporaneamente nominato componente del nucleo di valutazione dello stesso Ente. Il Parere riporta quindi le norme di riferimento: l'art. 239, comma 4, del Tuel che stabilisce che "l'Organo della revisione può incaricare della collaborazione nella propria funzione, sotto la propria responsabilità, uno o più soggetti aventi i requisiti di cui all'art. 234, comma 2. I relativi compensi rimangono a carico dell'Organo di revisione"; e l'art. 236, comma 3, del Tuel, che disciplina le ipotesi di incompatibilità dei Revisori e che specifica che "i componenti degli Organi di revisione contabile non possono assumere incarichi o consulenze presso l'Ente Locale o presso Organismi o Istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo o vigilanza dello stesso".
Tenuto conto di quanto sopra, la Finanza Locale sancisce che il revisore non può svolgere anche la funzione di componente del nucleo di valutazione nel medesimo Ente Locale.
In proposito, si aggiunge che l'Osservatorio sulla finanza e la contabilità degli Enti Locali, con Atto 12 marzo 2018, ha fornito indicazioni in merito al ruolo e alle funzioni dei collaboratori dell'Organo di revisione contabile, con particolare riferimento alla necessità di valorizzarne la figura e di fissare le modalità di attivazione e gestione di tali rapporti. In tale Atto viene ribadita la necessità, anche per la nomina del collaboratore dell'Organo di revisione, di rispettare puntualmente le norme sull'incompatibilità e sull'inconferibilità previste dal predetto art. 236 del Tuel, e suggerito che nell'atto di affidamento dell'incarico di collaboratore debba essere utilmente contemplata la revoca dell'incarico per la sopravvenienza di cause di incompatibilità e ineleggibilità di cui al Dlgs. n. 39/2013 e all'art. 236 del Tuel.
Il Parere conclude ribadendo che le ipotesi di incompatibilità previste per i Revisori dall'art. 236 del Tuel devono essere riferite anche ai collaboratori in ragione della confusione e della commistione delle funzioni che in tal modo si creerebbero.
ILSOLE24ORE
Dieci milioni di case vuote alimentano il mercato degli affitti brevi. Il fenomeno delle case vuote spinge gli affitti brevi: un'analisi sulle locazioni a breve termine.
Il fenomeno delle case vuote (quasi dieci milioni in Italia) traina gli affitti brevi. In molte aree del paese, infatti, lo strumento delle locazioni a breve termine è una risposta allo spopolamento e ai trend demografici in atto, drammaticamente negativi. Lo spiega il Centro studi Aigab (Associazione italiana affitti brevi), che ha analizzato l'andamento degli annunci online di unità immobiliari proposte attraverso il portale Airbnb. Nei numeri sono considerati - va specificato - solo gli annunci non dormienti, quelli quindi che hanno preso almeno una prenotazione negli ultimi dodici mesi.
In generale, a livello nazionale la media dell'incremento degli annunci on line è del 13% tra marzo 2023 (453mila annunci online) e marzo 2024 (510mila annunci online), con alcune Regioni che si sono distinte in termini di aumento dell'offerta (la Lombardia, il Lazio e la Campania) e altre in cui il numero delle case promosse online è rimasto sostanzialmente invariato (la Valle d'Aosta, la Sardegna e la Sicilia).
«Questi aumenti del numero degli immobili promossi online con finalità di messa a reddito attraverso gli affitti brevi - spiega il Centro studi - quasi non intaccano la percentuale di immobili sfitti che supera a livello nazionale il 27% del totale, pari a 9,6milioni di abitazioni vuote (su 25 milioni di abitazioni esistenti), con picchi preoccupanti, come il 56% della Valle d'Aosta o il 45% del Molise e il 42% della Calabria».
Aree rurali messe a reddito
È anche interessante notare che - prosegue il Centro studi - «il peso complessivo degli immobili promossi online con finalità di messa a reddito attraverso gli affitti brevi non arriva all'1,45% sulla media nazionale, avendo la maggiore penetrazione a livello regionale in aree rurali della Sardegna, Toscana, Liguria, Val d'Aosta e Trentino, che sono anche quelle con la maggiore incidenza di immobili non occupati». C'è, quindi, un trend ad affittare online case poste in aree che le persone abitano sempre di meno. Anche se, dall'altro lato, è evidente che il fenomeno degli affitti brevi riguardi anche immobili posti al centro delle grandi città.