lentepubblica.it
Politiche di coesione: le Province in audizione in Senato
UPI "Per accelerare la spesa serve un ruolo centrale delle istituzioni locali"."Nei 7 anni del ciclo di programmazione 2021-2027, grazie all'azione complementare che deriverà dall'utilizzo di fondi strutturali, cofinanziamento nazionale e FSC, l'Italia si troverà a disporre di risorse per circa 150 miliardi di euro. Una straordinaria occasione che ha bisogno però di norme in grado di facilitare l'attuazione degli interventi e accelerare l'avanzamento della spesa. Questo provvedimento rischia di essere poco efficace perché esclude il coinvolgimento reale del sistema degli enti locali sia a livello centrale che a livello regionale".Lo ha detto il rappresentante dell'UPI Luca Menesini, Presidente della Provincia di Lucca, intervenendo in audizione alla Commissione Bilancio del Senato sul Decreto-legge sulle disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione."L'esclusione di rappresentanti delle Province, come degli altri enti locali, dalla Cabina di regia prevista dal decreto - ha detto Menesini ai Senatori - è non solo ingiustificata ma anche controproducente ai fini del miglioramento della gestione delle politiche di coesione e delle risorse corrispondenti. Occorre poi inserire tra i settori strategici oggetto dei finanziamenti della politica di coesione alcuni temi essenziali per lo sviluppo territoriale, quali la messa in sicurezza del patrimonio viario provinciale, gli interventi di promozione della trasformazione digitale delle Province e la riqualificazione delle infrastrutture scolastiche per la messa in sicurezza e l'efficientamento energetico degli edifici"."Da ultimo - ha concluso il rappresentante di UPI - ci aspettiamo che attraverso questo provvedimento si trovi soluzione all'urgenza più volte sollevata da UPI attraverso la chiara indicazione delle Province tra gli enti che beneficeranno delle azioni previste per il rafforzamento della capacità amministrativa delle istituzioni che attuano le politiche di coesione".
La Corte dei Conti bacchetta la Pubblica amministrazione: poca meritocrazia sui premi
Secondo la Corte dei Conti, c'è poca meritocrazia sull'assegnazione dei premi per i dipendenti della Pubblica amministrazione.La Corte dei Conti è intervenuta sull'assegnazione dei premi per i dipendenti della Pubblica amministrazione, definendo "poco efficace" la valutazione del lavoro dei dipendenti pubblici.Si tratta, in realtà, di diversi errori riscontrati dalla Corte dei Conti, che hanno portato alla bocciatura della Pubblica Amministrazione.
Ecco nel dettaglio.
Pubblica amministrazione: la Corte dei Conti boccia la meritocrazia sui premi La Corte dei Conti ha evidenziato un "appiattimento verso l'alto delle valutazione del personale, con una conseguente premialità senza adeguati presupposti meritocratici".
Si parla, infatti, di un sistema di misurazione e valutazione inidoneo a determinare, in maniera uniforme e adeguata, la qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici.L'analisi della Corte dei Conti è stata fatta sui dipendenti delle Pa centrali, nel triennio 2020/2022, periodo nel quale si riscontra "un'indicazione di obiettivi particolarmente bassi".Per l'inchiesta sono stati valutati gli obiettivi prefissati ai dipendenti, riscontrando che spesso questi erano impostati a livelli particolarmente bassi, facilitando il raggiungimento a risultati apparentemente positivi, ma che non trovavano riscontri in termini di contributi reali al miglioramento dello strutture pubbliche.Nell'analisi effettuata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, certificata dalla delibera 62 del 2024, si evidenzia:"l'appiattimento verso l'alto delle valutazioni del personale, la conseguente attribuzione di premialità senza adeguati presupposti meritocratici e l'insufficiente efficacia del sistema di misurazione e valutazione, inidoneo a determinare in maniera uniforme e pienamente adeguata la qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici".La Corte conclude affermando che"se la logica istitutiva degli Organismi Indipendenti di Valutazione è legata all'unificazione dei compiti prima svolti dai servizi o dagli uffici di controllo interno delle PA e all'uniformazione delle modalità di verifica delle prestazioni, l'assenza nell'attuale sistema di parametri realmente omogenei è un rischio di allontanamento dagli scopi ispiratori della norma".Il report solleva quesiti importanti relativi al valore della meritocrazia all'interno degli enti pubblici. Una gestione simile può avere ripercussioni, sia interne che esterne, cambiando in negativo la percezione dei cittadini verso la Pa, già precaria, stando agli ultimi report.
LENTEPUBBLICA
Differenziali stipendiali a personale distaccato o comandato: chiarimenti.
Un recente parere dell'Aran, il CFL 261, si occupa di fornire alcuni importanti chiarimenti sull'eventuale attribuzione di differenziali stipendiali a personale distaccato o comandato presso altri enti, amministrazioni o aziende.
Il tema del personale distaccato e comandato all'interno delle pubbliche amministrazioni è un argomento di grande rilevanza e complessità. La distinzione tra "distacco" e "comando" è fondamentale per comprendere le regole che governano questi istituti, le procedure da seguire e i limiti che ne derivano.
Il distacco e il comando possono rappresentare opportunità di crescita professionale per i dipendenti, offrendo esperienze diversificate e la possibilità di acquisire nuove competenze. Comportano comunque senz'altro modifiche alla condizione iniziale del dipendente, soprattutto in caso di trasferimenti geografici o cambiamenti nelle mansioni quotidiane.
Le normative che regolano il distacco e il comando variano a seconda del comparto e del tipo di amministrazione. È fondamentale fare riferimento al Contratto Collettivo Nazionali di Lavoro (CCNL) all'interno del quale risulta inquadrato il lavoratore. Nel caso specifico esaminato dall'Aran le disposizioni di riferimento sono quelle che riguardano il CCNL Funzioni Locali.
Distacco
Il distacco è una modalità di mobilità temporanea in cui un dipendente viene inviato a prestare servizio presso un'altra amministrazione o ente. Il rapporto di lavoro con l'ente di origine non si interrompe, ma il dipendente opera funzionalmente presso un'altra struttura. Il distacco viene utilizzato per esigenze specifiche, come progetti particolari o per coprire temporaneamente delle carenze di organico.
Regole e procedure
autorizzazione: il distacco deve essere autorizzato dall'amministrazione di appartenenza, che deve valutare l'interesse pubblico e le necessità organizzative.
durata: generalmente, il distacco ha una durata determinata, ma può essere rinnovato se le circostanze lo richiedono.
retribuzione: il dipendente in distacco continua a percepire la retribuzione dall'ente di origine, che può essere integrata dall'ente ospitante in caso di mansioni superiori o specifiche indennità.
Limiti
compatibilità: il distacco deve essere compatibile con le esigenze dell'amministrazione di appartenenza, che non deve essere penalizzata dalla temporanea assenza del dipendente.
volontarietà: in alcuni casi, è richiesto il consenso del dipendente, specialmente se il distacco implica un trasferimento geografico significativo.
Comando
Il comando è una forma di mobilità temporanea simile al distacco, ma con alcune differenze sostanziali. In questo caso, il dipendente viene temporaneamente assegnato ad un'altra amministrazione, mantenendo il rapporto di lavoro e la retribuzione con l'ente di origine. Il comando è spesso utilizzato per far fronte a esigenze straordinarie o emergenziali.
Regole e procedure
iniziativa: il comando può essere disposto su iniziativa dell'amministrazione di appartenenza o su richiesta dell'amministrazione che necessita del personale.
durata: anche il comando è generalmente a tempo determinato e può essere prorogato.
retribuzione: il dipendente in comando riceve la retribuzione dall'amministrazione di appartenenza. Eventuali integrazioni possono essere previste se il comando comporta l'assunzione di maggiori responsabilità.
Limiti
accordo tra amministrazioni: Il comando richiede un accordo formale tra le amministrazioni coinvolte, definendo le modalità operative e gli aspetti economici.
esigenze del servizio: l'amministrazione di appartenenza deve garantire che il comando non comprometta il buon funzionamento dei propri servizi.
trasparenza: è essenziale garantire la trasparenza nelle procedure di comando per evitare favoritismi e garantire pari opportunità.
Differenziali stipendiali a personale distaccato presso altri enti: chiarimenti
Su questo argomento tra le più recenti linee guida emesse dall'Aran (Agenzia per la Rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) troviamo il parere CFL261, riguardante l'assegnazione di differenziali stipendiali al personale comandato e distaccato presso altri enti.
La questione è stata sollevata con il seguente interrogativo:
"Ai sensi dell'art. 14 del CCNL comparto Funzioni Locali del 16.11.2022, è ancora possibile l'attribuzione di differenziali stipendiali al personale comandato e distaccato presso altri enti, amministrazioni, aziende?"
L'Aran ha risposto con chiarezza:
"Con riferimento al quesito in esame, si osserva che la circostanza che la nuova clausola contrattuale sulla disciplina delle progressioni economiche, contenuta all'art. 14 del CCNL 16.11.2022, non contempli espressamente la partecipazione del personale comandato/distaccato presso altre PA alle predette procedure non pregiudica di certo la possibilità del personale in questione di partecipare alle stesse qualora sia in possesso dei requisiti ivi previsti."
In sostanza, l'assenza di un esplicito riferimento alla partecipazione del personale comandato o distaccato nelle procedure di progressione economica nel nuovo contratto non esclude la loro eleggibilità. Pertanto, questi lavoratori possono prendere parte alle procedure previste, a patto che soddisfino i requisiti specificati dall'articolo 14 del CCNL del 16 novembre 2022:
«possono partecipare alla procedura selettiva i lavoratori che negli ultimi 3 anni non abbiano beneficiato di alcuna progressione economica; ai fini della verifica del predetto requisito si tiene conto delle date di decorrenza delle progressioni economiche effettuate. In sede di contrattazione integrativa di cui all'art. 7 comma 4 lett. c), tale termine può essere ridotto a 2 anni o elevato a 4. E' inoltre condizione necessaria l'assenza, negli ultimi 2 anni, di provvedimenti disciplinari superiori alla multa;» [...] «non è possibile attribuire più di un differenziale stipendiale dipendente per ciascuna procedura selettiva».
Questa interpretazione garantisce che il personale temporaneamente trasferito o distaccato non venga penalizzato nelle opportunità di avanzamento economico, promuovendo così una maggiore equità all'interno del settore pubblico.
ITALIAOGGI
Pnrr, riunita la Cabina di regia per richiedere la sesta rata.
All'ordine del giorno della seduta, presieduta da Fitto, ci sono i Piani urbani integrati, con la comunicazione in ordine alla copertura finanziaria di tutti gli interventi, l'informativa in merito alla revisione tecnica del Pnrr adottata lo scorso 14 maggio, e infine la sesta rata di pagamento, con lo stato di attuazione l'avvio dell'iter di rendicontazione degli obiettivi.La Cabina di regia del Pnrr è riunita a Palazzo Chigi. A quanto si apprende, all'ordine del giorno della seduta, presieduta da Raffaele Fitto, il ministro degli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, ci sono i Piani urbani integrati, con la comunicazione in ordine alla copertura finanziaria di tutti gli interventi, l'informativa in merito alla revisione tecnica del Pnrr adottata lo scorso 14 maggio, e infine la sesta rata di pagamento, con lo stato di attuazione l'avvio dell'iter di rendicontazione degli obiettivi. Alla riunione partecipano i ministri competenti e i rappresentanti della Conferenza delle regioni e province autonome, dell'Upi e dell'Anci.
QDS
Alla Pa italiana piace vincere facile grazie a obiettivi semplici e premi garantiti.
La Corte dei Conti: riconoscimenti pecuniari senza merito e sistemi di valutazione delle performance inadeguati.
Premi di produzione erogati ai dipendenti pubblici senza adeguati presupposti meritocratici. È la valutazione della Corte dei Conti, che bacchetta così l'Amministrazione pubblica italiana sulle premialità riconosciute ai dipendenti delle Pa centrali nel periodo 2020/2022, trovando "indicazione di obiettivi particolarmente bassi e autoreferenziali, oltre alla scelta di indicatori di performance poco sfidanti".
La Corte dei Conti parla senza mezzi termini di "insufficiente efficacia del sistema di misurazione e valutazione, inidoneo a determinare in maniera uniforme e pienamente adeguata la qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici".
L'analisi, approvata con Delibera n. 62/2024/G, è stata fatta sull'effettività del Sistema di misurazione e valutazione della performance dei dipendenti pubblici, previsto dal Decreto legislativo n.150/2009. La Corte ritiene insufficiente l'efficacia della misurazione della qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici con un appiattimento verso l'alto delle valutazioni del personale. "Se la logica istitutiva degli Organismi indipendenti di valutazione - viene sottolineato dai magistrati contabili - è legata all'unificazione dei compiti prima svolti dai servizi o dagli uffici di controllo interno delle Pa e all'uniformazione delle modalità di verifica delle prestazioni, l'assenza nell'attuale sistema di parametri realmente omogenei è un rischio di allontanamento dagli scopi ispiratori della norma".
Le formulazioni sono state dedotte anche grazie alle relazioni fatte dagli Oiv, che monitorano il funzionamento complessivo del sistema di valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni ed elaborano una Relazione annuale sul suo funzionamento. Per esempio, l'Oiv del ministero delle Imprese e del Made in Italy ha formulato una specifica osservazione, relativamente alla "qualificazione" dei target. Per il 2020 si era rilevato come quasi tutti quelli fissati fossero stati pienamente realizzati, aspetto questo che poteva indicare una "criticità strutturale" (target troppo prudenti in sede di programmazione) e la stessa valutazione è stata fatta per il 2021. Nella relazione l'Oiv afferma che "nonostante lo sforzo delle strutture di recepire, utilizzare e valorizzare il set di indicatori trasversali, definiti nella nota del Segretario Generale n. 4449 del 13/12/2021, la misurazione, la valutazione nonché la verifica di alcuni indicatori trasversali sono risultate difficoltose e richiedono un maggior impegno nelle fasi sia di pianificazione sia di monitoraggio e consuntivazione...". Questa valutazione rappresenta solo un esempio delle criticità rilevate dagli Oiv delle amministrazioni centrali, segno di un problema generalizzato che svela come i premi di produzione vengano distribuiti praticamente a pioggia.
Il Governo, "Basta con i premi a pioggia"
Il nuovo Governo aveva già mostrato l'intenzione di frenare questa distribuzione di denaro con il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che in una intervista al quotidiano La Stampa alla fine dello scorso anno aveva detto: "Basta con i premi a pioggia. Cambieranno anche le pagelle, il metodo per valutare i risultati dei dipendenti, verranno misurate le performance individuali e quelle di gruppo e in prospettiva poi gli impiegati potranno esprimere le loro valutazioni sui dirigenti ed anche gli utenti avranno voce in capitolo".
"Dobbiamo introdurre in maniera significativa - ha aggiunto - il valore del merito nella Pubblica amministrazione, questo perché noi abbiamo bisogno sempre più di inserire tante persone nella Pa e dobbiamo essere più attrattivi soprattutto nei confronti dei giovani. Che oggi cercano un'organizzazione che consenta di dare loro competenze, la possibilità di entrare in ambienti che li fanno crescere e capaci di individuare e premiare i meritevoli. Per questo ho emanato una direttiva sulla performance con la quale introduco un concetto abbastanza rigoroso di premio del merito. Quando sono arrivato alla guida del ministero mi son fatto dare le statistiche sulla valutazione dei risultati della pubblica amministrazione: il 99,8% dei dipendenti pubblici sono valutati eccellenti. Siccome non mi pare che i cittadini e le imprese abbiano una percezione di eccellenza bisogna che cerchiamo di capire che cosa non sta funzionando. E certamente la voce del cliente è sempre rilevante".
Certamente gli intenti per porre fine alla distribuzione di denaro pubblico senza meritocrazia sono positivi, ma il rapporto della Corte dei Conti dà ancora più forza alla necessità di mettere un freno a uno spreco di denaro che si reitera nel tempo. E, al di là di considerazioni meramente moralistiche, l'avvio di una politica meritocratica per erogare i premi di produzione avrebbe un positivo impatto non solo sui dipendenti pubblici nello svolgere con impegno e produttività il proprio lavoro, ma anche sulla fiducia dei cittadini sull'operato della Pubblica amministrazione, fiducia oggi ai minimi storici.
Necessari meccanismi per promuovere la buona amministrazione
Le conclusioni della Corte dei Conti sullo spinoso tema dei premi di produzione nella Pubblica amministrazione hanno rilevato una serie di mancanze, prima fra tutte la collaborazione tra gli Organismi interni di valutazione e la Corte stessa: "Con riferimento all'orizzonte temporale considerato nell'indagine (2020-2022) - viene scritto nella relazione - è emerso in più ipotesi l'omesso raccordo con questa Corte, alla quale non sono stati trasmessi i dati. Più in particolare, gli Oiv del ministero della Giustizia, del ministero dell'Economia e delle Finanze, del ministero della Cultura, nonché del ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica non sempre hanno ottemperato all'obbligo di comunicazione alla Corte dei conti".
In relazione invece alle segnalazioni pervenute è risultata diffusa l'indicazione di obiettivi particolarmente bassi, insieme all'opzione per indicatori di performance altrettanto poco sfidanti. Questo "ha comportato l'appiattimento verso l'alto delle valutazioni del personale (del tutto prevalente risulta l'attribuzione della classe di punteggio massima sia alla dirigenza sia al personale delle aree funzionali) e il conseguente riconoscimento di premialità in assenza degli adeguati presupposti meritocratici che le avrebbero, a rigore, giustificate".
La Corte dei Conti ha rilevato anche l'assenza di un adeguato sistema di controllo di gestione; il mancato aggiornamento del sistema di misurazione e valutazione della performance, con particolare riguardo alle misure di valutazione previste dalle Linee guida n. 5/2019; la mancanza del rispetto dei criteri di valutazione partecipativa, che avviene nell'ambito del rapporto di collaborazione tra Amministrazione pubblica e cittadini, con il coinvolgimento di utenti interni ed esterni. E ancora la Corte dei Conti segnala la mancanza di una adeguata attenzione al cosiddetto bilancio di genere e la conseguente mancanza di un'adeguata integrazione della dimensione di genere nella programmazione. Insomma, un quadro decisamente critico.
Per la Corte i target fissati al ministero del Made in Italy sono stati troppo facilmente conseguibili, mentre per i ministeri Ambiente, Lavoro, Agricoltura e Sovranità alimentare c'è stata poca attenzione al bilancio di genere e al coinvolgimento di cittadini e altri stakeholders nella valutazione delle attività. Al ministero della Salute non sono stati adottate misure per promuovere le pari opportunità, così come è stata riscontrata l'assenza di un adeguato sistema di controllo di gestione nella Relazione di validazione dell'Organismo del ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e la mancanza di adozione di un sistema di misurazione e valutazione della performance al ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
"Emerge la necessità - conclude la Corte dei Conti - di meccanismi premiali che, in linea con la teoria degli incentivi propria dell'analisi economica, risultino realmente efficaci, ai fini della piena promozione della buona amministrazione".
QDS
La ricetta dei Comuni per fermare la crisi demografica ed economica.
Amministratori ed esperti a confronto a San Marco D'Alunzio su nuove strategie di sviluppo
Un processo inarrestabile su tutto il territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno, ma che sembra in Sicilia produca gli effetti peggiori, combinandosi con le criticità strutturali di cui l'Isola soffre da tempo. Lo spopolamento dei piccoli Comuni si accompagna infatti a uno scenario fatto di collegamenti insufficienti, sanità debole, servizi carenti, mancanza di prospettive occupazionali.
Di migrazione dei giovani, di innalzamento progressivo dell'età media, della inadeguatezza delle politiche messe in atto per arginare il problema si è discusso durante il convegno "I Comuni siciliani oltre la crisi demografica ed economica", organizzato a San Marco D'Alunzio (Messina) dall'Anci Sicilia.
Durante la mattinata di confronti e dibattiti, moderati dal giornalista de Il Sole 24ore Nino Amadore, si sono susseguiti interventi di sindaci, esperti, docenti, imprenditori, rappresentanti del terzo settore. Sono stati analizzati punti critici ma sono state anche illustrate buone pratiche e avanzate proposte che il presidente Anci Sicilia, Paolo Amenta, ha raccolto nel suo intervento. "Emerge la necessità - ha affermato - di creare una concreta collaborazione fra i Comuni per pianificare una politica del territorio che, attraverso un'adeguata architettura giuridica, sia in grado di sviluppare importanti progetti di tipo culturale, anche attraverso la digitalizzazione, il lavoro a distanza, la transizione ecologica, la mobilità sostenibile. Tutto questo servirà a migliorare l'inclusione sociale, i processi di integrazione degli immigrati per cercare di arginare lo spopolamento dei territori".
"È assolutamente necessario - ha aggiunto Amenta - che ci sia, da parte delle istituzioni coinvolte, una maggiore consapevolezza, anche rispetto alle scelte che si stanno effettuando in materia di sanità su tutto il territorio regionale. La riorganizzazione della rete ospedaliera, infatti, non può che tener conto anche delle Centrali operative territoriali e degli Ospedali di comunità, con un approccio che veda una reale integrazione fra il sociale e il sanitario".
Amenta ha poi parlato di una visione di città-territorio che deve farsi strada e dell'importante funzione dei sindaci, impegnati ad aprire una nuova stagione dopo il Covid.
In Sicilia la percentuale di aree classificate come interne, comuni non necessariamente lontani dal mare, supera il 70%: qui l'assenza dei servizi sta accentuando il processo di impoverimento. "Purtroppo - ha sottolineato il segretario generale di Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano - lo spopolamento non riguarda solo le aree interne o montane. In tutte le province i dati dicono che, tranne a Ragusa e Catania, negli ultimi cinque anni la popolazione dell'Isola ha subito un preoccupante decremento. Credo che nell'agenda politica il problema sia entrato solo a livello superficiale, senza una reale volontà di risolverlo".
"Come sarà la Sicilia nei prossimi anni - ha rimarcato - è un argomento che bisogna affrontare ogni giorno. Sulla base del censimento chiuso al 31 dicembre 2022, la popolazione siciliana risulta pari a 4.814.016 residenti. Un dato in calo dello 0,4% rispetto all'anno precedente. A questo si aggiunge la crisi finanziaria che colpisce i Comuni da anni e che l'Anci Sicilia non smette di denunciare: abbiamo 70 Enti in dissesto e 43 in Piano di riequilibrio. In una fase in cui il mondo è alla ricerca della qualità dell'aria, di buon cibo e di una dimensione più naturale per la vita quotidiana, il nostro enorme patrimonio rischia di non essere valorizzato in modo adeguato".
Manca una proposta organica e concreta secondo Giuseppe Simone, vice presidente nazionale dell'Associazione Borghi più belli d'Italia, che possa garantire ai borghi il diritto di sopravvivenza e alle comunità che vi abitano il diritto alla salvaguardia dell'equilibrio tra ambiente e sviluppo economico. Sono mancate in questi anni, quindi, malgrado le tante dichiarazioni di intenti regionali e nazionali, iniziative adeguate che tamponassero l'emorragia.
Andrea Messina, assessore regionale delle Autonomie locali, ha confermato nel suo intervento la necessità di una strategia di conservazione e valorizzazione delle identità dei territori: "Ai giovani amministratori il compito di riuscire a contenere gli effetti della globalizzazione con l'obiettivo di preservare le nostre risorse autoctone e consegnarle alle nuove generazioni".
La Regione interviene con finanziamenti per sostenere i piccoli Comuni, ma Messina ha ammesso che ce ne vorrebbero molti di più. Ha parlato del bando dell'Avviso Fondo montagne, con 20 milioni di euro da distribuire a 120 Comuni su tre linee di intervento e poi di altri piccoli finanziamenti per la coesione sociale previsti anche per quest'anno. Una goccia, però, nel mare di esigenze che i sindaci hanno e che coinvolgono un po' tutte le deleghe assessoriali.
Per Luca Bianchi, direttore generale Svimez, i piccoli centri risentono dei difetti e delle mancate scelte delle politiche nazionali. "Se il Paese riduce le risorse per istruzione e sanità - ha affermato - inevitabilmente saranno i territori più deboli a soffrirne maggiormente. Bisogna, quindi, capire cosa sta accadendo nel Paese facendo attenzione all'impatto che avrà l'autonomia differenziata, un modello che inevitabilmente tenderà ad aumentare il divario fra le regioni con la disastrosa conseguenza che chi avrà risorse già scarse ne perderà ulteriormente".
ENTILOCALIONLINE
Si è tenuta, in data 16 maggio 2024, al Viminale, una Seduta straordinaria della Conferenza Stato-Città e Autonomie locali, presieduta dal Sottosegretario di Stato dell'Interno con delega agli Enti Locali, Wanda Ferro
Una Notizia, pubblicata in data 16 maggio 2024 sul sito del Ministero dell'Interno, informa che si è tenuta nella stessa data al Viminale una Seduta straordinaria della Conferenza Stato-Città e Autonomie locali, presieduta dal Sottosegretario di Stato dell'Interno con delega agli Enti Locali, Wanda Ferro.
Come si apprende dalla Notizia, nel corso dell'incontro, Anci e Upi hanno espresso un'Intesa sullo Schema di Decreto del Ministro dell'Interno, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, recante il riparto, gli obiettivi di servizio per i servizi sociali e le modalità di monitoraggio e di rendicontazione delle risorse aggiuntive per i Comuni delle Regioni Siciliana e Sardegna - Anno 2024.
Il complessivo stanziamento, pari a Euro 60 milioni, è stato assegnato, nella misura del 76,29% delle risorse, ai Comuni della Regione Siciliana, per un importo complessivo di Euro 45.774.000. Il restante 23,71% delle risorse stanziate, pari a Euro 14.226.000, è stato attribuito ai Comuni della Regione Sardegna.
Tale suddivisione è stata effettuata in base ai coefficienti di riparto dei fabbisogni standard, definiti relativamente all'annualità 2017, in analogia con quanto adottato per i Comuni delle Regioni a Statuto ordinario.
Con lo Schema di Decreto vengono inoltre definiti gli obiettivi di servizio per la "Funzione sociale" assegnati a ciascun comune beneficiario e le relative regole di monitoraggio e di rendicontazione per l'anno 2024.
In aggiunta, Anci e l'Upi hanno espresso un'Intesa sullo Schema di Decreto del Ministro dell'Interno, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, recante riparto del contributo di Euro 10 milioni, per ciascuno degli anni dal 2024 al 2038, previsto per Comuni capoluogo di Città metropolitana, che alla data del 31 dicembre 2023 abbiano terminato il periodo di risanamento quinquennale decorrente dalla redazione dell'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato.
Sulla base della normativa vigente, il contributo annuo complessivo di Euro 10 milioni - per gli anni dal 2024 al 2038 - viene assegnato al Comune di Catania, in quanto unico Ente che, alla data del 31 dicembre 2023, ha terminato il periodo di risanamento quinquennale.
È stato raggiunto infine un Parere favorevole sulle Misure adottate dal Consiglio direttivo per l'Albo nazionale dei Segretari comunali e provinciali nell'adunanza del 10 aprile 2024 e, in particolare, sui seguenti punti:
definizione del fabbisogno di nuovi Segretari comunali e provinciali per l'anno 2024, quantificato n 125 unità, pari al 120% delle unità cessate dal servizio nell'anno precedente;
corso-concorso di accesso in carriera per l'anno 2024 per una procedura per l'ammissione di 441 borsisti, tenuto conto della residua capacità assunzionale dell'annualità 2022/2023 pari a 215 unità, del succitato fabbisogno per l'anno 2024 pari a n. 125 unità, con aggiunta della maggiorazione del 30% dei posti disponibili;
definizione e approvazione degli indirizzi per la programmazione dell'attività didattica e del Piano annuale delle iniziative di formazione e di assistenza per l'anno 2024 nell'ambito delle quali sono state previste attività formative in modalità mista (in presenza e on line) su tematiche attuali rilevanti per gli Enti Locali e di maggiore interesse.
SICILIALIVE24
La Sicilia in 4 anni ha perso il 2% della popolazione.
La Sicilia, dal 2019 al 2023, la popolazione è diminuita dell'1,93%.
I numeri evidenziano un andamento negativo di oltre 94 mila abitanti.
Le uniche province in controtendenza sono Catania, dove lo spopolamento è dello 0,26% (-2.836 abitanti) e Ragusa, dove invece la popolazione aumenta dello 0,71% (+2.229).
Il dato è emerso nel corso del convegno organizzato da Anci Sicilia che si svolge oggi a San Marco D'Alunzio, in provincia di Messina.
La maglia nera della crisi demografica spetta al territorio di Enna, (-4,58%, -7.431 abitanti). Seguono Caltanissetta (-3,91%, -10.155), Agrigento (-3,46%, -14.826), Messina (-3%, -18.533), Palermo (-2,23%, -27.413), Trapani (-2,13, -9.033), Siracusa (-1,67%, -6.530).
Tra i capoluoghi di provincia, a soffrire di più dello spopolamento è Trapani, con -15,80%, -10.473. Seguono Enna che segna una perdita del 4,46%, -1.193 abitanti, Agrigento (-4,36%, -2.538), Messina (-4,31, -9.823), Caltanissetta (-3,90, -2.391), Palermo (-3,10%, 20.221), Siracusa (-2,57%, -3.075): in controtendenza Catania che cresce, dove la popolazione cresce dello 0,66% (+1.978) e Ragusa con +2,95% (+2.102 abitanti).
"Purtroppo - dice il segretario generale di Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano- lo spopolamento non riguarda solo le aree interne o montane. Non è una questione limitata. In tutte le province i dati precisano che, tranne a Ragusa e Catania, negli ultimi 5 anni la popolazione dell'Isola ha subito un preoccupante decremento. Credo che nell'agenda politica il problema sia entrato solo a livello superficiale senza una reale volontà di risolverlo. Come sarà la Sicilia nei prossimi anni è un argomento che bisogna affrontare ogni giorno. Sulla base del censimento chiuso al 31 dicembre 2022, la popolazione siciliana risulta ammontare a 4.814.016 residenti. Un dato in calo dello 0,4% rispetto all'anno precedente. A questo si aggiunge la crisi finanziaria che colpisce i comuni da anni e che Anci Sicilia non smette di denunciare: allo stato attuale abbiamo 70 comuni in dissesto, 43 comuni in piano di riequilibrio".
agrigentonotizie.it
Il tempo delle automobili sporche sta per finire: autorizzati tre autolavaggi
Il Libero consorzio ha dato il via dal punto di vista dello scarico e degli aspetti ambientali e il Comune ha provveduto al rilascio delle certificazioni.
Il tempo delle automobili sporche sembra destinato a finire. Sono infatti tre, in varie parti della città (due in centro, l'altro nella zona balneare), gli autolavaggi che sono stati autorizzati da parte del Libero consorzio e del Comune di Agrigento e che potranno adesso riprendere le proprie attività.Tutti erano stati chiusi nelle scorse settimane contestualmente ad una pioggia di controlli che portò a sospendere una decina di attività in appena 2 mesi e comportò una sorta di "emergenza" rispetto alla possibilità degli automobilisti di usufruire di questo importante servizio. In alcuni casi gli impianti decisero di chiudere autonomamente per evitare sanzioni.Una situazione così rilevante che l'ex Provincia aveva persino attivato una struttura dedicata alla valutazione delle richieste di autorizzazione.