LENTEPUBBLICA
Ecco chi guadagna di meno nella Pa: i dipendenti dei Comuni e delle scuole.
Lo certifica l'ultimo conto annuale del personale nella Pa, elaborato e diffuso dalla Ragioneria Generale dello Stato: tra i dipendenti pubblici chi guadagna meno è chi lavora nei Comuni e nelle scuole.
Il quadro fornito dal Conto annuale del personale, con gli ultimi dati aggiornati al 2022 ma significativi per dare il polso attuale della situazione, rivela una situazione preoccupante per la Pubblica amministrazione in Italia. Il personale continua a diminuire, è sempre più anziano, malpagato, svalorizzato e demotivato.
Ma soprattutto a quanto pare è "malpagato": in tal senso i settori più colpiti sono i Comuni e le scuole, dove il personale percepisce i salari più bassi.
Scopriamo dunque in maniera più dettagliata qual è lo stato attuale delle cose.
Chi guadagna di più nella Pa: il personale delle Funzioni Centrali, dei Ministeri e delle Agenzie
Le retribuzioni nella Pa italiana, secondo la Ragioneria di Stato, mostrano una significativa variazione tra i diversi settori, con alcune categorie di dipendenti che guadagnano di più rispetto ad altre. Questa disparità è particolarmente evidente quando si confrontano i funzionari e i dirigenti dell'Agenzia delle Entrate con altri dipendenti pubblici.
Agenzia delle Entrate
I funzionari dell'Agenzia delle Entrate guadagnano in media 42 mila euro lordi l'anno. Questo rappresenta un aumento rispetto al 2013, quando la media era di 35 mila euro lordi. L'incremento nelle retribuzioni riflette una valorizzazione del personale, che è responsabile di compiti cruciali come la gestione delle entrate fiscali e l'applicazione delle leggi tributarie. I dirigenti di seconda fascia, che occupano posizioni manageriali con responsabilità più elevate, guadagnano in media 110 mila euro lordi l'anno. I dirigenti di prima fascia, al vertice della gerarchia, percepiscono retribuzioni che raggiungono i 232 mila euro lordi l'anno.
Ministeri
Nei ministeri, la retribuzione media dei dipendenti è di 34 mila euro lordi l'anno. Sebbene sia inferiore rispetto a quella dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate, rappresenta comunque un aumento rispetto a dieci anni fa, quando la retribuzione media era di 28 mila euro. Questo incremento, sebbene modesto, indica una tendenza verso una maggiore valorizzazione economica del personale ministeriale, anche se a un ritmo più lento rispetto all'Agenzia delle Entrate.
Chi guadagna di meno nella Pa: i dipendenti dei Comuni e delle scuole
Invece le retribuzioni negli enti locali (in modo particolare nei Comuni) e nelle scuole sono significativamente inferiori rispetto ad altri settori della pubblica amministrazione.
Le disparità retributive nei Comuni
I dipendenti di questo comparto guadagnano in media molto meno rispetto ai loro colleghi di altri uffici pubblici.Questa disparità è diventata sempre più pronunciata negli ultimi dieci anni. La perdita del 5,4% del valore reale delle retribuzioni in questo periodo è un indicatore allarmante della svalutazione del lavoro in questi settori. Questo trend è ulteriormente aggravato dalla riduzione del personale, con oltre 60 mila addetti in meno, come riportato dal Tesoro.
La retribuzione media del personale non dirigente in questi enti è di circa 30 mila euro lordi l'anno, equivalenti a circa 1.800 euro al mese.
Questa differenza è ancora più marcata se si considerano i dirigenti pubblici:
dirigenti di seconda fascia: nei comuni e nelle regioni guadagnano in media 88 mila euro, mentre nei ministeri e in altre agenzie governative possono superare i 110 mila euro.
dirigenti di prima fascia: nei comuni e nelle regioni arrivano a circa 107 mila euro, mentre in altri settori possono raggiungere i 232 mila euro.
Ovviamente la perdita del valore reale delle retribuzioni negli ultimi dieci anni non solo ha ridotto il potere d'acquisto dei dipendenti, ma ha anche influito negativamente sulla loro motivazione e produttività. La svalutazione delle retribuzioni è sintomatica di una generale disattenzione verso questi settori.
La situazione del comparto Scuola
La scuola rappresenta un'eccezione in questo contesto, ma solo relativamente all'aumento dei posti di lavoro negli ultimi anni. Tuttavia, questa crescita, secondo quanto indicato nel conto annuale è dovuta principalmente all'incremento degli alunni disabili e alla conseguente necessità di cattedre di sostegno. Le cattedre comuni, invece, sono rimaste sostanzialmente invariate, nonostante la riduzione del tasso demografico che ha portato alla perdita di circa mezzo milione di alunni negli ultimi cinque anni.
Se sommati tutti questi dati hanno un impatto significativo:
stagnazione delle retribuzioni: anche se il numero di posti di lavoro è aumentato, le retribuzioni medie nel settore scolastico tendono a ristagnare. Questo è dovuto al fatto che l'aumento dei posti è principalmente in cattedre di sostegno, che spesso non godono degli stessi aumenti salariali e delle stesse opportunità di carriera delle cattedre comuni.
demotivazione: La stagnazione delle retribuzioni, insieme alla complessità crescente del lavoro dovuta alla maggiore presenza di alunni con bisogni speciali, può portare a un calo della motivazione tra gli insegnanti.
Inoltre ci sono diversi fattori che spingono i giovani a non avvicinarsi alla professione di docente. Uno dei fattori principali è sicuramente lo scarso apprezzamento da parte della società per la professione, ma anche gli alti livelli di stress.
Lo stress, infatti, allontana i giovani dalla professione dell'insegnante, a causa dell'impegno richiesto dalle attività in aula, ma anche per gli impegni burocratici e la progressione lenta di carriera.
Qual è l'impatto negativo delle basse retribuzioni?
La crescente disparità retributiva tra i diversi settori della pubblica amministrazione italiana è un problema serio che richiede un'attenzione urgente, in particolare per quanto riguarda i comuni e le scuole. La svalutazione del lavoro in questi settori non solo danneggia i dipendenti, ma ha anche un impatto significativo sulla qualità dei servizi pubblici destinati alla collettività.
Impatto Negativo sui Servizi Comunali
1. Qualità dei Servizi Diminuita
I comuni svolgono una vasta gamma di funzioni essenziali, tra cui l'amministrazione locale, i servizi sociali, la manutenzione delle infrastrutture e la gestione dei rifiuti. Se il personale è malpagato e demotivato, la qualità di questi servizi ne risente:
Amministrazione Inefficiente: Un personale demotivato e poco incentivato può portare a una riduzione dell'efficienza e della tempestività nelle risposte ai cittadini, ritardando l'erogazione di servizi fondamentali come l'ottenimento di permessi e certificati.
Manutenzione delle Infrastrutture: La scarsa retribuzione può influire sulla motivazione degli addetti alla manutenzione, portando a una gestione meno accurata delle strade, dei parchi e delle strutture pubbliche, con conseguenti disagi per la collettività.
Servizi Sociali Compromessi: Gli assistenti sociali e altri operatori dei servizi alla persona possono essere meno efficaci nell'offrire supporto a chi ne ha bisogno, se non sono adeguatamente valorizzati.
2. Turnover Elevato e Perdita di Competenze
La bassa retribuzione nei comuni può portare a un alto turnover del personale, poiché i dipendenti cercano lavori meglio remunerati altrove. Questo comporta:
Perdita di Competenze: Ogni volta che un dipendente esperto lascia, il comune perde preziose competenze e conoscenze, che richiedono tempo e risorse per essere ricostruite.
Formazione Continua: La necessità di formare continuamente nuovi dipendenti rappresenta un costo aggiuntivo e può interrompere la continuità dei servizi.
Impatto Negativo sul Settore Scolastico
1. Qualità dell'Istruzione
Gli insegnanti sono fondamentali per il futuro dei giovani e della società nel suo complesso. Se sono malpagati, possono essere meno motivati e meno efficaci:
Prestazioni Insegnanti: Insegnanti demotivati possono essere meno coinvolti nel loro lavoro, riducendo la qualità dell'insegnamento e l'attenzione dedicata agli studenti.
Aggiornamento Professionale: La mancanza di incentivi economici può dissuadere gli insegnanti dall'aggiornarsi e formarsi ulteriormente, influenzando negativamente la loro capacità di insegnare con metodi aggiornati e innovativi.
2. Attrazione di Talenti
La scuola, come settore critico della pubblica amministrazione, deve essere in grado di attirare e mantenere i migliori talenti:
Bassa Attrattività: Retribuzioni stagnanti e non competitive rendono meno attrattivo il lavoro di insegnante per i giovani laureati, che potrebbero preferire carriere in settori più remunerativi.
Mancanza di Innovazione: Con la difficoltà di attirare talenti, le scuole rischiano di perdere l'innovazione e l'entusiasmo necessari per preparare gli studenti alle sfide del futuro.
Conseguenze per la Società
1. Erosione della Fiducia nel Settore Pubblico
Quando i servizi pubblici offerti dai comuni e dalle scuole sono di bassa qualità, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni diminuisce:
Percezione di Inefficienza: I cittadini possono percepire l'amministrazione pubblica come inefficiente e non all'altezza delle loro esigenze, portando a un sentimento generale di sfiducia.
Partecipazione Civica: La sfiducia nelle istituzioni può ridurre la partecipazione civica e l'impegno dei cittadini nella vita comunitaria.
2. Impatto Economico
Servizi pubblici di bassa qualità possono avere ripercussioni economiche significative:
Costi Aggiuntivi: La necessità di riparare o rimediare a servizi pubblici mal gestiti comporta costi aggiuntivi per la collettività.
Sviluppo Economico: Un'amministrazione locale inefficiente può ostacolare lo sviluppo economico, rendendo il territorio meno attrattivo per investitori e imprenditori.
ITALIAOGGI
Redditometro 4.0 , ecco come saràSpinta all'adesione del concordato preventivo biennale. Il viceministro Maurizio Leo spiegherà in cdm il superamento con il vecchio meccanismo.
Il ritorno del redditometro in versione 4.0. Lo strumento di accertamento induttivo non amato dagli italiani, congelato dal 2018 per una lunga manutenzione, rientra arricchito dai miliardi di dati dell'e-fattura. Ma anche, in un certo senso, più consapevole e più selettivo. E non disdegna di guardare al concordato preventivo biennale con il quale potrà giocare un ruolo di spinta all'adesione e alla regolarizzazione. Sembra questa la speranza dietro la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 20 maggio 2024 n. 116 del decreto del ministero dell'economia del 7 maggio, sulla determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche dell'amministrazione finanziaria.
La pubblicazione ha preso in contropiede il mondo tributario più concentrato nell'attesa dei nuovi provvedimenti di attuazione della riforma. Un brivido che ha fatto tornare alla mente il vecchio redditometro con il suo monitoraggio grezzo degli stili di vita incongruenti con quanto dichiarato o risparmiato. Uno strumento che in molti pensavano addirittura fosse stato abrogato ma che in realtà era stato messo dormiente in attesa di un aggiornamento, tramite decreto, degli elementi indicativi di capacità contributiva, sentite ISTAT e le associazioni dei consumatori. In questo sonno fiscale poi è arrivata una tirata di orecchie della Corte dei conti sollecitando l'attuazione del DM in quanto adempimento espressamente previsto dalla norma.
Leo: scelta obbligata
E dunque una scelta obbligata, come ha spiegato il viceministro Maurizio Leo che ha firmato il decreto: «con il nostro decreto, siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il Governo Conte 1 ha abolito il D.M. 16 settembre 2015, il cosiddetto "redditometro", del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell'accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente. Purtroppo», ricorda Leo, «quel decreto non è mai stato emanato e, invece di favorire il contribuente, si è creato un vuoto nei limiti all'azione dell'amministrazione finanziaria nell'applicazione dell'accertamento sintetico, introducendo di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione. Dopo sei anni, il Governo di centrodestra è finalmente intervenuto e ha emanato un decreto, preventivamente condiviso con le associazioni dei consumatori, l'Istat e il garante della privacy, che fissa dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio». Per Leo non c'è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti.
La precisazione del ministero prova a placare le critiche che si sono sollevate sia da FI sia dalla Lega. Alberto Gusmeroli, presidente della commissione attività produttive (Lega) ha osservato: «Noi crediamo che il miglior modo per far emergere il sommerso sia semplificare il Fisco che è tra i più complicati al mondo - la maggiore imposta che pagano tutti gli italiani è proprio la complicazione fiscale - e gradualmente ridurre la pressione tributaria, oltre ovviamente ai controlli, ma non crediamo a strumenti induttivi di accertamento come il redditometro». Fonti di Forza Italia fanno trapelare che il partito e' "sempre stato contrario" al meccanismo del redditometro per i controlli fiscali.
Cautele sono manifestate dai professionisti che sono fiduciosi di allontanare lo spettro della catastizzazione del reddito percorsa con il vecchio redditometro. Per Elbano de Nuccio presidente del consiglio nazionale dei commercialisti: «Si tratta di una tipologia di accertamento ben noto al nostro ordinamento tributario, introdotto già con la riforma degli anni Settanta del secolo scorso, che viene utilizzato dal Fisco in particolare per scovare i c.d. evasori totali del tutto sconosciuti al Fisco che, pur non avendo a disposizione particolari fonti reddituali, manifestano un tenore di vita elevato. Il redditometro, se utilizzato per questo tipo di situazioni, costituisce certamente un utile strumento di contrasto all'evasione, se invece fosse utilizzato come forma di "catastizzazione" del tenore di vita dei contribuenti, tradirebbe invece lo scopo per il quale il legislatore del secolo scorso ha introdotto tale metodo di accertamento", ha concluso de Nuccio.
Una riflessione condivisa da Rosario De Luca, presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: «Come ogni strumento di accertamento induttivo, può essere utile ma dipende come viene concretizzato poi nell'attività quotidiana degli uffici. In precedenza, era di fatto diventato una sorta di parametro automatico, concetto che cozza con la realtà aziendale che è fatta di documenti contabili e di movimentazioni finanziarie. Ed è stato questo il motivo per cui era stato accantonato. Cioè il creare diffusamente situazioni contabili aziendali virtuali dalle pesanti ripercussioni. Sarà dunque importante non ripercorrere questa strada, riservando il redditometro soltanto per il contrasto all'evasione».
Il chiarimento in consiglio dei ministri
Intanto il viceministro Leo ha concordato con la Presidenza del Consiglio di relazionare al prossimo Consiglio dei Ministri di venerdì in merito al contenuto del decreto ministeriale 7 maggio 2024 che introduce limiti al potere discrezionale dell'Amministrazione finanziaria di attuare l'accertamento sintetico.
ITALIAOGGI
Trattato da giornalista chi posta sui socialL'autore del post deve rispettare l'essenzialità delle notizie e non pubblicare foto o testi lesivi della dignità delle persone malate. Altrimenti viola la privacy e le regole deontologiche dell'ordine professionale.
Chiunque posta sui social network va trattato come un giornalista: deve rispettare l'essenzialità delle notizie e non pubblicare foto o testi lesivi della dignità delle persone malate. Altrimenti viola la privacy e le regole deontologiche dell'attività giornalistica. Come è capitato a una signora, ufficialmente ammonita dal Garante (provvedimento n. 206 dell'11/4/2024), per avere pubblicato, sui profili social Facebook e Instagram, post e immagini relativi alla figlia, rimasta paralizzata a causa dell'aggressione dell'ex fidanzato.
Il Garante ha basato il suo formale rimprovero sul fatto che le immagini diffuse in rete mostravano, senza alcun oscuramento, la giovane con i capelli rasati o distesa sulla sedia a rotelle con la bocca semi aperta.
Per il Garante i post e le immagini hanno violato i principi di essenzialità dell'informazione (articolo 137, comma 3, del Codice della privacy e articolo 6 delle Regole deontologiche per il giornalismo, approvate con provvedimento del Garante della privacy n. 491 del 29/11/2018) e l'obbligo di rispettare la dignità delle persone malate, specie nel caso di malattie gravi o terminali (articolo 10 delle regole deontologiche).
Queste prescrizioni, afferma il Garante, vanno osservate, anche se lo scopo dell'autore del post è denunciare la qualità di vita o problemi di assistenza della persona malata.
La pronuncia in esame affronta il delicato tema dell'ambito di applicazione delle disposizioni, comprese le sanzioni, relative alla privacy per il giornalismo. Secondo il Garante anche la diffusione dei post sui social da parte di una persona fisica (anche se non è giornalista o pubblicista) va trattata come attività giornalistica, considerato che l'articolo 139 del codice della privacy comprende nell'attività giornalistica il trattamento finalizzato esclusivamente alla pubblicazione o diffusione anche occasionale di articoli e altre manifestazioni del pensiero.
La tesi non è unanimemente accettata, essendoci pronunce difformi (si veda sentenza del Tribunale di Messina, sezione I civile, n. 995 del 17/4/2024, commentata su ItaliaOggi del 30/4/2024). Peraltro, l'orientamento del Garante deve mettere sul chi va là tutti coloro che postano su Internet, considerato che sono considerati responsabili come i giornalisti e non possono fare affidamento sul fatto che i post sono diffusi per scopi esclusivamente personali.
Tuttavia, non va trascurato che i post caricati dai privati, anche quando non si applicano le norme sul giornalismo, possono essere sanzionati per violazione della privacy, se eccedono lo scopo esclusivamente personale (articolo 2 regolamento Ue n. 2016/679).
Alla signora protagonista della vicenda, anzi, tutto sommato è andata bene visto che non ha ricevuto una sanzione pecuniaria: il Garante ha considerato la sua buona fede consistita nell'intento di riportare attenzione mediatica sulla condizione della figlia. Post, libri e altre pubblicazioni, anche su Internet, se non violano le citate regole deontologiche, sono, invece, lecite manifestazioni del pensiero.
QUOTIDIANO DI SICILIA
Welfare, più difficile essere genitori in Sicilia: sui servizi distanza siderale dal Nord.
Nascite in caduta libera anche a causa dell'assenza di servizi a supporto delle famiglie. Svimez: in Sicilia minima disponibilità di mense nella scuola dell'infanzia (16%) e negli asili nido solo 8 posti ogni 100 bambini. Il paradosso? I Comuni stanno perdendo 127 milioni di fondi Pnrr.
L'Ue chiede che entro il 2030 l'Italia garantisca almeno al 45% dei bambini sotto i tre anni un posto al nido, ma la Sicilia non vuole essere una regione né per bambini, né per genitori. Nonostante l'occupazione femminile non superi il 30% e il numero dei posti disponibili negli asili nido sia pari all'8,2% (contro, per esempio, il 36,1% dell'Umbria che è la regione italiana che fa meglio), manda indietro 127 milioni di euro del Pnrr destinati a crearne di nuovi, almeno stando all'ultimo report di Svimez. Dopo, alla scuola dell'infanzia, non sembra prestare la dovuta attenzione nemmeno alla salvaguardia della salute dei più piccoli: soltanto il 10,5% delle strutture è in possesso delle certificazioni di agibilità e prevenzione incendi, contro una media nazionale del 21,1%, e solo il 16,7% presenta la mensa contro una media nazionale del 46,7%. Il costo della genitorialità nei primi anni di vita dei figli resta altissimo, mentre la quasi totalità delle amministrazioni locali sembra brancolare nel buio.
I costi di asilo nido e baby sitter
Gli asili nido non riescono a soddisfare i bisogni delle famiglie siciliane: c'è posto solo per 8 bambini su 100, a dirlo è sempre l'ultimo report pubblicato da Svimez. Per i pochi fortunati la scuola resta aperta part time, fino all'ora di pranzo, mentre in rarissime eccezioni le strutture ricevono fino alle 18:30. Senza considerare, poi, le chiusure per le festività e nei mesi estivi. Il costo della retta del nido comunale è proporzionale al reddito: a Catania, per esempio, si parte da un minimo mensile di 42,15 euro per la fascia Isee più bassa, fino a un massimo di 238,90 euro per la fascia più alta.
Secondo una recente inchiesta pubblicata da Altroconsumo, ai genitori non resta che rivolgersi alle strutture private, corrispondendo rette salatissime. A Palermo il costo mensile di un nido full time sarebbe in media di 324 euro, il 31% in meno rispetto alla media nazionale e 488 euro in meno rispetto alla retta più alta che si pagherebbe a Milano. Ma per capire le ragioni di un costo così basso nel capoluogo, occorre indagare sulla stretta connessione tra pubblico e privato. Infatti, come spiegato dalla stessa amministrazione, il Comune corrisponde fino a 820 euro a bambino ai nidi convenzionati e fino a 4.000 euro per ogni sezione primavera.
A fronte di una spesa pari quasi all'affitto di una casa, il nido il più delle volte non basta: le chiusure scolastiche prolungate e gli orari di ingresso e di uscita talvolta incompatibili con gli impegni di lavoro dei genitori costringono a ricorrere a una babysitter, il cui costo medio in Italia - secondo la piattaforma Sitly che incrocia domanda e offerta online - è di 8,93 euro l'ora. Nei mesi di luglio e di agosto un genitore lavoratore full time - che lavora 8 ore e che a queste deve aggiungere almeno un'altra ora tra i vari spostamenti - è costretto a spendere oltre 80 euro al giorno soltanto per garantire l'assistenza al proprio bambino.
Dallo studio emerge la fotografia di un welfare basato sui nonni, almeno per coloro che hanno la fortuna di averli vicini, in salute e in pensione, nonostante il continuo slittamento dell'età pensionabile stia gradualmente riducendo la loro disponibilità.
Pnrr e speranze fallite: come recuperare terreno secondo Svimez
L'Italia resta ben lontana dal 45% di copertura richiesta dall'Ue per la fascia 0-3, raggiungendo un timido 28%, dalle performance di altri Paesi vicini come la Francia e la Spagna che superano il 50% e dall'Olanda che supera il 74%. Il divario tra Nord e Sud getta ulteriormente nello sconforto: meno del 25% degli alunni della scuola primaria (contro il 60% del Centro-Nord) e meno del 32% dei bambini dell'infanzia (contro il 58% del Centro-Nord) frequenta scuole dotate di mensa. Le situazioni più gravi si registrano in Sicilia e Campania con percentuali inferiori al 15% (considerati tutti i livelli di istruzione) e con una carenza sia di infrastrutture per lo sport che di certificazioni di sicurezza. Spendere tutto il Pnrr destinato all'incremento dei servizi per i più piccoli avrebbe potuto invertire la tendenza e sarebbe stato coerente dopo la tanta attenzione riservata al rispetto della cosiddetta "quota Sud", ma così non è avvenuto.
Il Mezzogiorno sta utilizzando in misura cospicua le risorse del Pnrr destinate alla scuola, ma rimane una forte eterogeneità interna alle regioni meridionali, che determina un meccanismo di allocazione inefficiente - spiega Serenella Caravella, ricercatrice di Svimez -. Vale a dire che le aree con maggior fabbisogno intercettano flussi di risorse relativamente inferiori a quanto si ravvisa nei territori più equipaggiati sia in termini quantitativi (posti nido, presenza di mense e palestre negli edifici scolastici) che qualitativi (qualità delle infrastrutture scolastiche). Le ragioni del 'mismatch' possono riguardare più elementi, tra loro non necessariamente contrastasti. Le aree con i maggiori deficit infrastrutturali si contraddistinguono da una limitata sensibilità e capacità amministrativa delle istituzioni locali che si traduce in una maggiore difficoltà/volontà di partecipazione ai bandi, con effetti concreti di inefficacia perequativa del Piano".
Caltanissetta, Palermo, Catania e Ragusa risultano nella top ten delle province italiane con il più alto bisogno di investimenti per asili nido e - con Agrigento e Trapani - nella classifica delle province con il più alto bisogno di investimento per le mense. Se nemmeno il Pnrr sarà in grado di salvarla, cosa potrà farlo? "Il Pnrr rappresenta un'occasione unica per ridurre i divari socio-economici nel Paese, soprattutto se si considera che asili nido e mense rappresentano due capisaldi essenziali per la riduzione degli attuali divari territoriali di cittadinanza concernenti l'accessibilità ai servizi per l'infanzia e al tempo pieno a scuola - continua Caravella -. La Sicilia presenta una situazione di deficit infrastrutturale in ambito scolastico allarmante che si accompagna a un dato di occupazione femminile altrettanto critico che si attesta al 30%. Rafforzare i servizi di conciliazione a partire dalla filiera della scuola è una condizione essenziale per promuovere la partecipazione femminile nel mercato del lavoro. La regione è ancora in tempo per muoversi in una logica bottom-up che parta dall'individuazione delle aree (comuni) a maggior fabbisogno per sostenere gli investimenti necessari a colmare questi gap, a partire non solo dalle risorse del Pnrr, ma anche dalle risorse della programmazione europea e dalla politica di coesione nazionale a patto che vengano predisposti precisi cronoprogrammi attuativi vincolati a criteri di riparto territoriale a scala sub regionale".
Quali azioni dei governi regionale e nazionale possono migliorare la capacità di spesa dei fondi destinati all'infanzia nell'Isola? "È necessaria un'azione coordinata a livello centrale che individui, sulla base di indici sia di dotazione infrastrutturale che di outcomes (come la diffusione del tempo pieno e la dispersione scolastica), le aree territoriali (e le scuole) su cui prioritariamente intervenire e che supporti e accompagni l'azione amministrativa degli enti locali, anche attraverso il ricorso e il rafforzamento di appositi programmi di assistenza tecnica e task force - aggiunge la ricercatrice -. La priorità è il finanziamento e la realizzazione di: nuovi posti per gli asili nido negli ambiti territoriali nei quali, pure dopo gli interventi da realizzarsi con il Pnrr, non si dovesse raggiungere l'obiettivo del 33% di copertura; gli interventi in quei Comuni che, pur in presenza di gravi carenze infrastrutturali, non abbiano partecipato ai bandi del Pnrr; gli interventi nei Comuni caratterizzati da indici di dispersione scolastica particolarmente elevati o di attivazione del tempo pieno sensibilmente bassi. Un percorso non semplice e immediato, ma cruciale per offrire pari opportunità e servizi alle nuove generazioni e ai genitori del Mezzogiorno".
I rischi dell'autonomia differenziata
L'autonomia differenziata è l'annunciazione di un colpo mortale? "Non tutti gli enti locali hanno la stessa capacità di spesa per fornire questi come altri servizi essenziali, perciò lo Stato dovrebbe contribuire a finanziare la spesa degli enti più deboli, per non far dipendere i diritti dalla residenza - conclude -. Ma con l'autonomia differenziata questi meccanismi redistributivi sono a rischio. Costruiti i nuovi asili nidi e le nuove scuole finanziate dal Pnrr, ad esempio, bisognerà sostenere i costi di gestione per garantire la continuità dei servizi, serviranno risorse correnti che sarà più difficile reperire. Per la scuola poi c'è un rischio in più: se le retribuzioni degli insegnanti saranno differenziate, si metterebbe in moto una competizione tra territori che penalizzerebbe quelli più deboli".
SCRIVOLIBERO
Libero Consorzio Agrigento, il 5 giugno la prima sessione di esami per l'attività di trasportatore di merci per conto terzi su strada Si svolgerà il prossimo 5 giugno, nell'aula "Pellegrino" (via Acrone, 27 - Agrigento), la prima sessione di esami 2024 per l'abilitazione alla professione di trasportatore nazionale e internazionale di merci per conto terzi, organizzati dal Settore "Politiche Attive del Lavoro e dell'Istruzione, Solidarietà Sociale, Trasporti" del Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Questa prima sessione sarà divisa in due parti. La prima, in programma, appunto, il prossimo 5 giugno, è riservata ai candidati con il cognome compreso fra le lettere A e Z, che dovranno presentarsi entro le ore 8,30 nella sala "Pellegrino" muniti di documento di riconoscimento.
Si ricorda altresì che l'assenza è considerata rinuncia alla prova d'esame e, in tal caso, il versamento per i diritti di segreteria non sarà rimborsato.
E' inoltre vietato introdurre nella sala appunti di qualsiasi genere, oggetti, borse o strumenti elettronici vari (cellulari compresi).
La seconda prova della sessione, riservata ai candidati con il cognome compreso fra le lettere M e Z, sarà effettuata entro la fine del mese di giugno. I candidati ammessi saranno avvisati quindici giorni prima della data di svolgimento tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Per informazioni è possibile rivolgersi al Settore Trasporti in via Esseneto 66 (tel. 0922/593645/680) ed alle sedi URP del Libero Consorzio nei vari comuni della provincia.
I candidati che supereranno gli esami potranno svolgere la professione di autotrasportatore di merci su strada in Italia e su tutto il territorio dell'Unione Europea.
QDS
Stipendi, bonus 2 giugno in busta paga: come funziona e a quanto ammonta I lavoratori riceveranno una giornata di riposo regolarmente retribuita in busta paga; a stabilirlo una legge del 1949
Il 2 giugno 2024 ricorre la Festa della Repubblica. Quest'anno la festività cadrà di domenica: di conseguenza non sarà usufruibile per la maggior parte dei dipendenti. Ciò significa che i lavoratori perderanno un giorno festivo che, se fosse caduto durante la settimana, avrebbe garantito loro una giornata di riposo. Non avranno quindi la possibilità di beneficiare di un giorno di riposo retribuito in busta paga. Tuttavia, c'è una buona notizia che arriva da una legge italiana del 1949: i lavoratori riceveranno una giornata di riposo regolarmente retribuita in busta paga. Infatti, poiché si tratta di una festività non goduta, ci saranno comunque delle tutele per i lavoratori. Il giorno festivo verrà considerato come una giornata lavorata e questo comporterà una conseguente maggiorazione dello stipendio.
Cosa dice la normativa
Secondo l'ordinamento italiano, in particolare l'articolo 5, comma 3, della legge n. 260 del 1949, quando una festività cade di domenica, ai lavoratori è dovuta un'ulteriore retribuzione. La norma stabilisce che "Qualora la festività ricorra nel giorno di domenica, spetterà ai lavoratori stessi, oltre la normale retribuzione globale di fatto giornaliera, compreso ogni elemento accessorio, anche una ulteriore retribuzione corrispondente all'aliquota giornaliera."
Il trattamento economico aggiuntivo
La busta paga (che ha visto aumenti anche per il 25 aprile) dei lavoratori includerà dunque un trattamento economico aggiuntivo. Ma di quanto si tratta? Questo giorno sarà considerato come lavorato, comportando un trattamento economico aggiuntivo. L'importo varia in base al tipo di stipendio. Nel caso degli impiegati e degli operai retribuiti con stipendio fisso, spetta un importo aggiuntivo pari a quanto percepito per un giorno di lavoro. Nel dettaglio, si prende 1/26 della retribuzione lorda: con uno stipendio di 2.000 euro, il bonus sarà di circa 77 euro lordi, mentre con uno stipendio di 2.500 euro, il bonus sarà di circa 96 euro lordi. Per gli operai retribuiti in misura oraria, invece, viene riconosciuto un importo pari al compenso orario moltiplicato per le ore abituali di lavoro. Ad esempio, un lavoratore che lavora 7 ore al giorno con un compenso di 10 euro l'ora riceverà un bonus di 70 euro.
Maggiorazione per chi lavora di domenica
Molti negozi, bar e ristoranti resteranno aperti il 2 giugno, pertanto numerosi lavoratori saranno di servizio durante questa festività. In questo caso, la legge prevede che oltre alla normale retribuzione, i lavoratori abbiano diritto a una maggiorazione, variabile a seconda dei settori. Per determinare l'importo esatto, è necessario fare riferimento al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (Ccnl) specifico. Nel caso del Ccnl Commercio, uno dei più applicati, i lavoratori che prestano servizio durante una giornata festiva come domenica 2 giugno, hanno diritto a una maggiorazione del 30% della normale retribuzione. Nel Ccnl Multiservizi, che riguarda i lavoratori delle pulizie, la maggiorazione è pari al 50%. Meno vantaggioso è il settore della ristorazione collettiva, commerciale e turismo, dove la maggiorazione è solo del 20%. Generalmente, non è prevista una doppia maggiorazione per il festivo che cade di domenica. Chi lavora domenica 2 giugno avrà diritto a un solo bonus in busta paga, anche se alcuni Ccnl possono disciplinare diversamente. Per scoprire l'importo esatto spettante in busta paga, i lavoratori devono controllare il proprio Ccnl e verificare le disposizioni sul lavoro festivo e la relativa maggiorazione.
LIVESICILIA
"Danni irreparabili", emergenza idrica nell'Agrigentino: la propostaIn ballo la sospensione della centrale idroelettrica. I particolari
PALERMO - La sospensione da parte di Enel Green Power della produzione di energia idroelettrica tra il fiume Sosio e la diga Gammauta di Palazzo Adriano (Palermo), e il conseguente trasferimento di almeno 120 litri di acqua al secondo, da destinare esclusivamente a scopi irrigui, da quel bacino nella diga Castello di Bivona.
Questa la richiesta avanzata oggi da 12 sindaci della provincia di Agrigento nel corso dell'incontro che avevano richiesto nelle settimane scorse con l'assessore regionale all'Energia (da cui dipende il dipartimento regionale delle Acque) Roberto Di Mauro.
La proposta dei sindaci
Gli amministratori del comprensorio agricolo di Ribera, che comprende anche i comuni di Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Caltabellotta, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Cianciana, Montallegro, Lucca Sicula, Santo Stefano Quisquina e Villafranca Sicula, hanno lanciato l'ennesimo Sos al governo della Regione per provare a salvare non tanto la produzione agricola di quest'anno, quanto le piante.
"Se non si interviene subito - dice il sindaco Ruvolo - rischiamo danni irreparabili. Ecco perché chiediamo che Enel sospenda le sue attività e destini l'acqua nelle nostre campagne almeno fino al prossimo anno, ad emergenza che, nel frattempo, si spera sia cessata".
L'assessore Di Mauro ha preso atto delle istanze presentate dai sindaci annunciando un incontro con i vertici di Enel Green Power per venerdì prossimo, allo scopo di trovare una soluzione. Al momento l'acqua della diga Castello è utilizzabile esclusivamente per usi civici.
Erogazione di soccorso
I primi cittadini recentemente avevano ottenuto l'impegno a garantire almeno un'irrigazione di soccorso per le campagne del comprensorio. "Riteniamo però che senza la sospensione dell'attività di produzione idroelettrica tutto questo servirà a ben poco", conclude Ruvolo.
agrigentonotizie.it
Abbandono dei rifiuti, è pioggia di multe da 900 euro: tanti "pizzicati" dalle videocamere
C'è chi è stato sorpreso mentre lasciava sacchetti di spazzatura a terra usando l'auto della moglie. Ad altri si è risaliti tramite i documenti ritrovati nei sacchetti.
Sono stati "pizzicati" grazie agli impianti di videosorveglianza mentre scaricavano rifiuti nel bel mezzo di un parcheggio, o individuati grazie alla presenza di ricevute e documenti tra la spazzatura: sono decine gli "sporcaccioni" che in questi giorni dovranno pagare una salata sanzione di 900 euro. L'ingiunzione arriverà nelle loro case a ben 2 anni da quando il fatto è stato accertato dalla polizia municipale di Agrigento, dalla polizia provinciale, dai carabinieri forestali, come di consueto per questa tipologia di sanzioni di natura ambientale: è infatti l'ex Provincia a doversi fare carico della notifica degli atti e l'emissione del provvedimento di pagamento, dopo aver dato la possibilità al sanzionato di produrre uno scritto difensivo che, comunque, in larghissima parte, non viene depositato. Decine le sanzioni trasformatesi quindi in ingiunzioni a versare la somma prevista a distanza di due anni pubblicate solo in questi giorni. Diverse le modalità con cui i cittadini sono stati individuati: c'è chi, a bordo dell'auto intestata alla moglie, è stato ripreso mentre, con estrema calma, scaricava i sacchetti di rifiuti in un piazzale invece che differenziare o chi è stato individuato in una zona di campagna a svuotare un furgone. Altri invece sono stati scoperti grazie al fatto che, tra gli scarti, avevano abbandonato anche bollette o ricevute che hanno permesso di risalire all'identità di chi ha abbandonato il sacchetto. Sono centinaia, negli ultimi anni, le multe trasformate in ingiunzione di pagamento dal Libero consorzio, per quanto la distanza temporale tra la commissione dell'atto e l'arrivo della punizione rischia, per certi versi, di diffondere tra chi inquina un senso di impunità.