agrigentonotizie.it
Aumentato il budget e aggiudicata la gara:
niente più rifiuti lungo le strade provinciali
Considerando il preoccupante aumento delle discariche abusive e lo svolgimento delle
manifestazioni previste per il 2025 dopo la proclamazione di "Agrigento capitale italiana della
cultura", per le operazioni di bonifica sono stati messi a disposizioni più fondi
Niente più rifiuti, o almeno si spera, lungo le strade provinciali. È stata aggiudicata la
gara relativa all'accordo quadro con un solo operatore economico per la rimozione,
raccolta e conferimento in discarica o centri autorizzati dei rifiuti abbandonati. Se ne
occuperà l'impresa Minnella Michelangelo di Casteltermini, per un importo complessivo
di 615.000 euro più Iva.
Rispetto agli anni precedenti il Libero consorzio, considerando il preoccupante aumento
delle discariche abusive e il contestuale svolgimento delle manifestazioni previste per il
2025 dopo la proclamazione di "Agrigento capitale italiana della cultura", ha
incrementato il budget per le operazioni di bonifica del territorio, in modo da garantire
maggiore stabilità e continuità nelle operazioni di bonifica. L'ente confida però anche in
una maggiore collaborazione da parte dei cittadini e in una intensificazione dei controlli
del territorio.
Bonifica lungo le strade provinciali
L'importo di gara è stato finanziato interamente con fondi di bilancio del Libero
consorzio, mentre la durata dell'appalto è di tre anni a far data dalla consegna dei lavori,
che consentiranno gli interventi di risanamento ambientale di competenza delle ex
province regionali.
Il progetto è stato elaborato dai tecnici del settore Ambiente del Libero consorzio
comunale di Agrigento, ai quali spetterà la direzione dei lavori.
grandangoloagrigento.it
Cadono calcinacci dal Liceo Empedocle, nessun ferito ma tanta paura I detriti, per fortuna, non hanno colpito nessuno ma hanno sfiorato le auto in sosta
Momenti di paura nel centro di Agrigento. Alcuni calcinacci si sono staccati dal Liceo Classico Empedocle finendo in strada. I detriti, per fortuna, non hanno colpito nessuno ma hanno sfiorato le auto in sosta. Lanciato l'allarme, sul posto i Vigili del fuoco che stanno mettendo in sicurezza l'area. Gli agenti della polizia locale hanno momentaneamente chiuso il tratto di strada per permettere alla squadra di pompieri di operare e togliere i calcinacci.
teleacras.it
Rifiuti, a breve la bonifica dell'intero territorio provinciale agrigentino
Sarà avviata a breve la bonifica del territorio provinciale agrigentino ad opera della Provincia che ha aggiudicato l'appalto per la rimozione, raccolta e conferimento in discarica o centri autorizzati dei rifiuti abbandonati su tutto il territorio e lungo le strade provinciali. La gara ad evidenza europea è stata aggiudicata all'impresa Mannella Michelangelo srl con sede a Casteltermini, per un importo complessivo di 615.000 euro più IVA. Quest'anno la Provincia ha incrementato il budget per le operazioni di bonifica del territorio, in modo da garantire maggiore stabilità e continuità nelle operazioni di bonifica. Si confida, al tempo stesso, in una maggiore collaborazione da parte dei cittadini e in una intensificazione dei controlli del territorio.
SICILIAONPRESS
Aggiudicata la gara europea per la rimozione dei rifiuti abbandonati sul territorio e lungo le strade provincialiSarà avviata a breve la bonifica del territorio provinciale ad opera del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
E' stata aggiudicata la gara relativa all'accordo quadro con un solo operatore economico per la rimozione, raccolta e conferimento in discarica o centri autorizzati dei rifiuti abbondonati su tutto il territorio e lungo le strade provinciali.
La gara ad evidenza europea, gestita con procedura telematica, è stata aggiudicata all'impresa MINNELLA MICHELANGELO SRL con sede a Casteltermini (AG), per un importo complessivo di 615.000,00 euro più IVA.
Rispetto agli anni precedenti il Libero Consorzio, considerando il preoccupante aumento delle discariche abusive ed il contestuale svolgimento delle manifestazioni previste per il 2025 dopo la proclamazione di
Agrigento Capitale della Cultura, ha incrementato il budget per le operazioni di bonifica del territorio, in modo da garantire maggiore stabilità e continuità nelle operazioni di bonifica.
L'ex Provincia bonifica e confida, al tempo stesso, in una maggiore collaborazione da parte dei cittadini e in una intensificazione dei controlli del territorio.
L'importo di gara è stato finanziato interamente con fondi di bilancio del Libero Consorzio, mentre la durata dell'appalto è di tre anni a far data dalla consegna dei lavori, che consentiranno gli interventi di risanamento ambientale di competenza delle ex Province Regionali.
Il progetto è stato elaborato dai tecnici del Settore Ambiente del Libero Consorzio Comunale di
Agrigento, ai quali spetterà la direzione dei lavori.
FOCUSICILIA
Lavori edili: novità, benefici e sanzioni introdotte dal decreto CoesioneA poche settimane dalla conversione in legge del decreto Pnrr, il decreto Legge 7 maggio 2024, numero 60, meglio noto come decreto Coesione, è intervenuto sulla congruità della manodopera per gli appalti pubblici e privati. Gli effetti sui lavori edili.
Con il Decreto-Legge 7 maggio 2024, n. 60 recante "Ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione", sono state apportate alcune importanti modifiche al c.d. "Decreto Pnrr 2024" (convertito con la legge n. 56/2024 ed entrato in vigore lo scorso 30 aprile), anche in materia di lavori edili. Il Decreto Coesione conferma la disposizione che prevede l'obbligo di procedere con il saldo finale dei lavori edili pubblici e privati solo dopo che il responsabile del progetto (per gli appalti pubblici) e il committente (per i privati), abbiano verificato la congruità dell'incidenza della manodopera sull'opera complessiva; con il nuovo comma 12 si abbassa la soglia per la verifica di congruità nei cantieri privati, che scende da 500 mila euro a 70 mila euro adeguando il provvedimento a quanto previsto DM n. 143 del 25 giugno 2021 e accogliendo pienamente le richieste avanzate da ANAEPA Confartigianato Edilizia e dal settore dell'edilizia.
Lavori edili, le novità del decreto Coesione
Tra le altre novità, viene inserito il direttore dei lavori tra le figure incaricate della verifica di congruità dell'incidenza della manodopera e in sua assenza il committente sarà responsabile di acquisire l'attestazione di congruità. Per il direttore dei lavori (o il committente in sua assenza) inadempiente è prevista la sanzione amministrativa da mille a cinquemila euro, già prevista nel testo originario. Nel caso degli appalti pubblici, con il Decreto Coesione viene eliminata la soglia dei 150 mila euro, mentre rimane inalterata la disposizione che prevede che il versamento del saldo finale da parte del responsabile del progetto in assenza di esito positivo della verifica o di previa regolarizzazione della posizione da parte dell'impresa affidataria dei lavori, è considerato dalla stazione appaltante ai fini della valutazione della performance dello stesso, fermi restando i profili di responsabilità amministrativo-contabile.
Il ruolo dell'Autorità nazionale anticorruzione
L'esito dell'accertamento della violazione è comunicato all'Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), anche ai fini dell'esercizio dei poteri ad essa attribuiti ai sensi della lett. b), dell'art. 222, comma 3, del D. Lgs. 36/2023. In tema di lavori edili e di coordinamento delle relative disposizioni applicabili, appare utile chiarire quanto segue.
Sistema di verifica della congruità dell'incidenza della manodopera
Il D. Min. Lavoro e Pol. Soc. 25/06/2021, n. 143 definisce un sistema di verifica della congruità dell'incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione di lavori edili, relativamente allo specifico intervento realizzato nel settore edile, sia nell'ambito dei lavori pubblici che di quelli privati.
In mancanza di regolarizzazione, l'esito negativo della verifica di congruità riferita alla singola opera, pubblica o privata, incide, dalla data di emissione, sulle successive verifiche di regolarità contributiva finalizzate al rilascio per l'impresa affidataria del DURC on-line.
Con riferimento ai lavori privati, le disposizioni del D.M. si applicano esclusivamente alle opere il cui valore risulti complessivamente di importo pari o superiore a 70 mila euro.
Sanzioni in caso di esito negativo della verifica
L'art. 29, commi 10-14, del D.L. 19/2024 si riferisce alle sanzioni da applicare in caso di esito negativo definitivo della verifica di congruità dell'incidenza della manodopera, da effettuarsi prima di procedere al saldo finale dei lavori. Tali sanzioni si applicano agli appalti privati di valore complessivo pari o superiore ai 500 mila euro e agli appalti pubblici di valore complessivo pari o superiore ai 150 mila euro.
Applicazione Ccnl per lavori edili e agevolazioni fiscali
L'art. 1, comma 43-bis della L. 234/2021 prevede che per i lavori edili di cui all'allegato X al D. Leg.vo 81/2008, i benefìci previsti dagli artt. 119, 119-ter, 120 e 121 del DL 34/2020, nonché quelli previsti dall'art. 16, comma 2, del DL 63/2013, dall'art. 1, comma 12, della L 205/2017, n. 205, e dall'art, 1, comma 219, della L 160/2019, n. 160, possono essere riconosciuti solo se nell'atto di affidamento dei lavori è indicato che i lavori edili sono eseguiti da datori di lavoro che applicano i contratti collettivi del settore edile. Tale previsione si applica con riferimento alle opere il cui importo risulti complessivamente superiore a 70 mila euro. Dunque, l'art. 1, comma 43-bis, della L. 234/2021 si riferisce all'applicazione del Ccnl da indicare nell'atto di affidamento per determinati lavori edili, di importo superiore a 70 mila euro ai fini dell'erogazione dei benefici previsti dalle agevolazioni.
LENTEPUBBLICA
Sanzione per il dipendente pubblico che fruisce di ferie non autorizzate.
La Corte di Cassazione, sezione Lavoro, ha stabilito con l'ordinanza 14006/2024 che un dipendente, in questo caso specifico appartenente al comparto pubblico, può ricevere una sanzione se fruisce ferie non autorizzate dal datore di lavoro.
Questo caso coinvolge infatti un ente locale campano e riguarda una sentenza della Corte d'Appello di Napoli che aveva precedentemente confermato una decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Il diritto alle ferie rappresenta ovviamente uno degli aspetti fondamentali della vita lavorativa, garantendo ai dipendenti la possibilità di recuperare le energie fisiche e mentali e di bilanciare al meglio il tempo dedicato al lavoro e quello riservato alla vita personale.
Tuttavia, l'esercizio di questo diritto non è privo di regolamentazioni e limitazioni. Le normative in materia di ferie devono infatti contemperare le esigenze dei lavoratori con quelle organizzative dei datori di lavoro, creando un equilibrio tra diritti individuali e necessità aziendali. In questo contesto, le autorizzazioni e le procedure previste dalle leggi e dai contratti collettivi di lavoro giocano un ruolo cruciale.
Il caso esaminato dalla Cassazione
Un dipendente di un Comune, che ricopriva la posizione di Istruttore Amministrativo Tecnico Contabile, è stato inizialmente sanzionato con una multa pari a quattro ore di retribuzione per essersi assentato dal lavoro usufruendo delle ferie maturate senza aver ottenuto l'autorizzazione.
La Corte d'Appello di Napoli ha ritenuto legittima la sanzione, giudicando l'assenza ingiustificata nonostante il diritto del dipendente alle ferie fosse maturato. Questo perché la fruizione delle ferie deve essere compatibile con le esigenze di servizio, che rendono necessaria l'autorizzazione preventiva del datore di lavoro.
Nel caso in questione, la richiesta di ferie era stata presentata con meno di 24 ore di anticipo, impedendo al Comune di riorganizzare il lavoro.
Dopo il ricorso del lavoratore e diversi gradi di giudizio la vicenda è arrivata di fronte alla Suprema Corte.
I motivi di ricorso
Il dipendente pubblico ha impugnato la decisione presentando ricorso alla Corte di Cassazione basato su due motivi principali:
il primo motivo riguardava la presunta violazione di diversi articoli di legge, tra cui l'articolo 10 del D.Lgs. n. 66/2003 e vari articoli della Costituzione e del Codice Civile. Il lavoratore sosteneva che la Corte d'Appello avesse erroneamente attribuito una prevalenza alle prerogative datoriali rispetto ai diritti del dipendente, tra cui il diritto alla salute e alla sicurezza;
il secondo motivo del ricorso riguardava il mancato esame di un fatto decisivo: aveva richiesto le ferie solo alla fine dell'anno di maturazione, rendendo la fruizione delle stesse necessaria per il recupero delle energie psicofisiche. Pertanto accusava il Comune di non aver rispettato i principi di correttezza e buona fede, non fornendo alcuna giustificazione organizzativa per il rifiuto delle ferie.
Sanzione per il dipendente pubblico che fruisce di ferie non autorizzate
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato, basandosi su un principio giuridico ben consolidato: il diritto alle ferie, sebbene sia un diritto fondamentale e tutelato, deve essere esercitato in modo che sia compatibile con le esigenze organizzative e operative del datore di lavoro.
Questo significa che, anche se il dipendente ha maturato il diritto a prendere le ferie, non può farlo arbitrariamente senza una preventiva autorizzazione.
La necessità dell'autorizzazione preventiva
La Corte ha sottolineato che l'autorizzazione del datore di lavoro è essenziale per garantire che le esigenze di servizio non vengano compromesse. La gestione delle risorse umane richiede una pianificazione che tenga conto delle assenze programmate per ferie, in modo da assicurare la continuità e l'efficienza delle attività lavorative.
In assenza di tale autorizzazione, il datore di lavoro potrebbe trovarsi nell'impossibilità di riorganizzare adeguatamente il lavoro, soprattutto se la richiesta di ferie viene presentata con un preavviso insufficiente, come accaduto in questo caso, con le ferie richieste con meno di 24 ore di anticipo.
La non decisività delle circostanze invocate
L'impiegato ha cercato di giustificare la propria condotta facendo leva su circostanze specifiche, come la necessità di recuperare le energie psicofisiche alla fine dell'anno di maturazione delle ferie. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto che queste circostanze non fossero sufficientemente decisive da sovvertire la decisione precedente.
Secondo la Corte, la semplice necessità del dipendente di recuperare le energie non può prevalere sulle esigenze organizzative del datore di lavoro, soprattutto in assenza di una tempestiva e formale richiesta di autorizzazione.
L'importanza della correttezza e buona fede
La Corte ha inoltre esaminato l'accusa relativa alla mancanza di correttezza e buona fede da parte del Comune di Valle di Maddaloni, che non avrebbe fornito una risposta tempestiva alla richiesta di ferie. Tuttavia, la Corte ha stabilito che il comportamento omissivo del Comune non configurava una violazione degli obblighi di correttezza e buona fede.
Questo perché l'onere di garantire un'adeguata programmazione delle ferie ricade primariamente sul dipendente, che deve presentare le richieste in tempo utile per consentire al datore di lavoro di organizzarsi di conseguenza.
Il principio del contemperamento delle esigenze
La sentenza ribadisce il principio per cui il diritto alle ferie deve essere bilanciato con le esigenze di servizio. Questo contemperamento è fondamentale per evitare che l'esercizio del diritto alle ferie da parte del dipendente causi disservizi o inefficienze nell'organizzazione del lavoro. La necessità di ottenere un'autorizzazione preventiva da parte del datore di lavoro è quindi una misura necessaria per garantire questo equilibrio.
Conclusioni della Corte
La Corte di Cassazione ha confermato che la sanzione disciplinare inflitta era legittima, poiché l'assenza ingiustificata era dovuta alla fruizione delle ferie senza la necessaria autorizzazione. La Corte ha rigettato il ricorso, ribadendo che le esigenze organizzative e di servizio del datore di lavoro devono essere tenute in considerazione e che la semplice maturazione del diritto alle ferie non autorizza il dipendente a usufruirne senza il necessario permesso. Le spese legali sono state attribuite al lavoratore consolidando ulteriormente la posizione della Corte sulla necessità di rispettare le procedure di autorizzazione delle ferie.
LENTEPUBBLICA
Diritto al risarcimento per il dipendente in caso di demansionamento.
Lo sostiene una recente sentenza della Cassazione, la numero 11870/2024: il dipendente che subisce un demansionamento ha il diritto di richiedere un risarcimento.
La sentenza della Corte di Cassazione, riguarda un caso di demansionamento di un dipendente trasferito da mansioni direttive presso una sede centrale a mansioni operative in una sede periferica. Il ricorrente ha impugnato tale trasferimento, chiedendo il riconoscimento del demansionamento, la reintegrazione nelle mansioni precedenti e il risarcimento del danno.
Si tratta di una decisione che, apriosticamente dal quadro specifico di riferimento, può avere un effetto globale sui diritti sindacali del lavoratore a prescindere dal suo impiego (se pubblico o privato) e a prescindere dalla sua posizione lavorativa di partenza.
Che cosa si intende per demansionamento? Perché può essere considerato un illecito?
Il demansionamento si verifica quando un lavoratore viene spostato da mansioni o posizioni lavorative per le quali è stato originariamente assunto, ad altre mansioni o posizioni considerate inferiori o meno qualificate. Questo può avvenire per varie ragioni, come una riorganizzazione lavorativa, una riduzione delle attività o una decisione unilaterale del datore di lavoro.
Il demansionamento può essere considerato un illecito quando non è giustificato da motivi validi o quando viola le normative del contratto collettivo di lavoro, le leggi sul lavoro o i diritti del lavoratore. Ad esempio, se il demansionamento è basato su discriminazioni illegali (come quelle legate al genere, all'età o all'orientamento sessuale) o se è una forma di rappresaglia per l'esercizio di diritti sindacali o per segnalazioni di violazioni delle norme aziendali, è illegittimo.
Inoltre, il demansionamento può rappresentare una fattispecie illegale se comporta una diminuzione significativa del salario, delle condizioni di lavoro o delle prospettive di carriera del lavoratore senza un giusto motivo. Questo può violare il principio del "patto fiduciario" tra datore di lavoro e dipendente, secondo il quale il datore di lavoro ha l'obbligo di garantire al dipendente mansioni adeguate alle sue competenze e al suo livello di preparazione professionale.
Diritto al risarcimento per il dipendente in caso di demansionamento
La Corte di Cassazione ha esaminato pertanto attentamente il caso riguardante il demansionamento e il risarcimento del danno, mettendo sotto la lente diversi aspetti cruciali della questione.
Riguardo al primo motivo del ricorso principale, relativo alla persistenza del demansionamento, la Corte ha confermato questa valutazione, evidenziando la continuità nel tempo del'azione colposa del datore di lavoro nel mantenere la situazione di demansionamento. Ciò suggerisce che il datore di lavoro ha continuato ad assegnare al dipendente mansioni inferiori nonostante ci fossero elementi per stabilire l'illegittimità di tale azione. Ci troviamo di fronte dunque a un cosiddetto illecito permanente: la situazione viene instaurata dalla
condotta iniziale e mantenuta successivamente, violando il diritto alla professionalità del dipendente.
Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha stabilito che l'articolo 2103 del codice civile può essere applicato anche in assenza di una suddivisione specifica dei livelli professionali, purché le mansioni siano riconducibili alla stessa categoria legale. Questo significa che anche se non vi è una netta divisione dei ruoli, le mansioni devono comunque essere coerenti con la categoria contrattuale del lavoratore. Pertanto la Corte ha ritenuto che le mansioni assegnate fossero illegittime e ha sostenuto il diritto del lavoratore a una posizione lavorativa conforme.
Pertanto, in tal caso, il demansionamento costituisce lesione del diritto fondamentale alla libera esplicazione della personalità del lavoratore nel luogo di lavoro: di conseguenza va riconosciuta una dimensione patrimoniale al danno, che lo rende in conclusione suscettibile di risarcimento.