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rassegna stampa del 12 giugno 2024

agrigentonotizie.it
Emergenza idrica: due sorgenti e il dissalatore Enel pronti per Agrigento, Micciché: "Chieste motoape per le viuzze del centro"Il prefetto Filippo Romano ha scritto al dipartimento Affari penitenziari del ministero di Giustizia per chiedere di ridurre la popolazione carceraria. L'istituto penitenziario ha l'autonomia di 24 ore, se dovesse mancare l'acqua, alla venticinquesima ora non potrebbe che scoppiare la rivolta
"Non ci saranno trivellazioni. Ad Agrigento abbiamo due sorgenti: la fonte di Bonamorone che è a monte della fontana ed è un'acqua che già trattiamo, rendendola potabile. Domattina ci sarà il sopralluogo dei tecnici del comune e di Aica con lo speleologo. Questa è una sorgente che può essere utilizzata quasi immediatamente, senza bisogno di trivellare. Così lo stesso, per l'altra sorgente trovata in via Solferino che è quella che il privato ha spontaneamente messo a disposizione. Già questi due pozzi, anche se non sono di una grande portata idrica, sono sufficienti per tamponare un po' l'emergenza". Lo ha detto il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché, durante la riunione fatta stamani in prefettura in merito alla crisi idrica e alle soluzioni che si stanno cercando e rendendo operative. Di acqua, crisi o non crisi, si occupa la Regione con le articolazioni delle Ati. Preoccupandosi dell'ordine e sicurezza pubblica, il prefetto Filippo Romano ha, nel corso degli ultimi mesi, ripetutamente convocato tutte le istituzioni e gli enti interessati. 
Dissalatore Enel a disposizione"L'Enel ha messo a disposizione il dissalatore che fornisce 28 metri cubi, è piccolo ma funzionante e il rifornimento con le autobotti potrà essere fatto di continuo perché hanno le vasche d'accumulo e non bisogna aspettare che l'acqua venga dissalata - ha proseguito, cercando di fare il punto, il sindaco della città dei Templi - . Credo molto, inoltre, nel dissalatore di Porto Empedocle perché venne realizzato in tempi non sospetti e poi dismesso. Secondo me, c'è o non c'è emergenza, visto i cambiamenti climatici, nell'immediato bisogna lavorare su questo. Voglio lavorarci a livello regionale, ma anche a livello privato. Se domani dovesse arrivare qualsiasi imprenditore o multinazionale dall'estero e offre un progetto di finanza, perché no? Col privato i tempi potrebbero essere molto più brevi, purché sia competitivo e non vada a costare moltissimo al cittadino. Col fotovoltaico, il costo può essere ridotto il costo". 
Motoape o porterino per le viuzze di Girgenti "Ho chiesto di fornire il comune di Agrigento di piccoli automezzi. L'autobotte non può entrare in tante viuzze, per rifornire alcune utenze come i B&B abbiamo comprato una manichetta di 70 metri. Ma serve trovare due o tre motoape o dei porterini affinché si possa arrivare sia nelle strutture che si occupano di turismo che nelle utenze private c'è l'anziano o il disabile - ha spiegato il sindaco Franco Micciché - . In merito alla rete idrica in rifacimento, fatemi spiegare: non abbiamo perso il finanziamento. Il Rup ha bloccato i lavori e abbiamo attinto al primo, utile, finanziamento. E il fatto che il Rup ha bloccato i lavori ha permesso di fare in modo che non ci fosse bisogno di rifare il bando e fare passare altri 2 anni. Questa non è una promessa, è realtà. Abbiamo recuperato i soldi per rifare la rete idrica da dove perdiamo il 60% di acqua".
L'appello: venga ridotta la popolazione carceraria "Ho scritto, concordandolo con il sindaco di Favara Antonio Palumbo, al dipartimento Affari penitenziari del ministero di Giustizia per chiedere di ridurre la popolazione carceraria. L'istituto penitenziario ha l'autonomia di 24 ore, se dovesse mancare l'acqua, alla venticinquesima ora scoppia la rivolta. Per cui se si riduce la popolazione carceraria ottengo due effetti: allungo la durata dell'autonomia e allontano il rischio di malumori dei carcerati e riduco le necessità dell'istituto penitenziario - ha spiegato il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, - . Il comune di Favara, d'accordo con Aica, è riuscito anche a fare una presa che prima non c'era, una presa per integrare l'acqua". 

livesicilia.it
Europee, Ars e sanità: primi nodi dopo il voto. Sì al rimpasto ma non subitoA Schifani il compito di comporre il puzzle
PALERMO - Il rimpasto nella giunta Schifani ci sarà ma non sarà imminente. 

Il voto per le Europee ha innescato il meccanismo che porterà al classico tagliando di metà legislatura ma nel rimescolamento di carte che si preannuncia saranno tanti gli elementi da prendere in considerazione. Due di questi saranno il cambio dei rapporti di forza tra i partiti di maggioranza all'Ars, dove sono all'orizzonte almeno due cambi, e le nomine nella sanità.Falcone a Bruxelles, rebus
 EconomiaL'unica certezza legata alle Europee, al momento, è l'addio di Marco Falcone al governo regionale. L'attuale assessore all'Economia ha centrato l'elezione a Bruxelles e lascerà la Giunta. Falcone libera non solo gli uffici di via Notarbartolo, ma anche il seggio all'Ars che verrà assegnato a Salvo Tomarchio. Quello all'Economia è un assessorato strategico e il governatore Schifani non intende fare scelte affrettate. Possibile la staffetta tutta catanese con il deputato forzista Nicola D'Agostino.La scelta di TamajoDiscorso più complicato per Edy Tamajo. Il recordman delle preferenze, che ha contribuito in maniera consistente all'ottimo risultato di Forza Italia, dovrebbe restare in Sicilia rinunciando al seggio europeo. Una decisione che, se confermata, consentirebbe a Caterina Chinnici, scelta dal segretario Antonio Tajani, di mantenere il suo posto all'Europarlamento nonostante il terzo posto nella competizione elettorale.Incontro Tamajo-TajaniSono giorni di riflessione per l'assessore regionale alle Attività produttive, che presto volerà a Roma per un colloquio con Tajani. Bisognerà stabilire la contropartita politica di una eventuale rinuncia al seggio europeo. L'intesa potrebbe riguardare scenari futuri e non necessariamente a breve scadenza, come ad esempio le prossime Politiche o le Regionali del 2027. I tempi della scelta, ad ogni modo, non sono immediati: il nuovo Parlamento europeo, infatti, si insedierà a metà luglio.Schifani dovrà mettere mano a un puzzle complicato. Il modus operandi del governatore parte da un assunto: il voto delle Europee non cambierà gli equilibri all'interno della Giunta. La stella polare per il presidente della Regione continua a essere il voto del 2022. Tradotto: dovrebbero cambiare i nomi degli assessori, non il numero delle deleghe assegnate ai partiti.Cambi in vista all'ArsLa strada per il rimpasto, però, è ancora lunga e allora Palazzo d'Orleans non potrà non tenere conto anche dei possibili cambiamenti sullo scacchiere dell'Ars. Alcuni gruppi parlamentari a Sala d'Ercole presto aumenteranno il loro peso specifico. Riflettori puntati sulla stessa Forza Italia e sulla Dc di Cuffaro, sempre in fermento.I nomi per la nuova GiuntaDiversi i nomi in ballo per la nuova Giunta: nella Dc, ad esempio, scalpita il ragusano Ignazio Abbate che dovrebbe entrare al posto di Nuccia Albano. Altri possibili cambi riguardano Fratelli d'Italia, con l'ingresso di Giusy Savarino che ha raccolto 22.700 voti alle Europee. In bilico sia l'assessore ai Beni culturali Francesco Scarpinato che la titolare al Territorio e ambiente Elena Pagana.Da sciogliere anche il nodo dell'assessorato all'Agricoltura, il cui interim è stato assunto da Schifani dopo l'interdizione dai pubblici uffici che ha colpito il leghista Luca Sammartino. Se il ricorso al tribunale del riesame dovesse andare a buon fine l'esponente del Carroccio tornerebbe in sella, forte anche del buon risultato ottenuto per Raffaele Stancanelli che è stato rieletto al parlamento europeo. Da capire anche il destino di Mimmo Turano, i cui rapporti con Schifani non sono stati sempre idilliaci.



lentepubblica.it
Scuola e autonomia differenziata. Quali rischi per il sistema della pubblica istruzione?
La scuola è aperta a tutti. Basterebbero queste sei, semplici, parole dettate nel primo comma dell'art. 34 per qualificare l'importanza attribuita dalla nostra Costituzione al diritto all'istruzione.La Carta non si ferma però a una semplice enunciazione formale; infatti, così come per l'uguaglianza sostanziale garantita dall'art. 3, anche in questo ambito si è voluto specificare che tale diritto deve essere garantito a tutti i cittadini, precisando nei commi successivi che l'istruzione è obbligatoria e gratuita, e che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Proprio nel comma finale risulta ancora più evidente l'analogia con l'art. 3, allorché si chiosa che la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. Quindi la scuola pubblica e gratuita uscita dalla sintesi dell'Assemblea costituente non è solo la formulazione di un diritto fondamentale, ma una vera e propria norma programmatica che deve vedere lo Stato, in tutte le sue articolazioni, impegnato per la più completa realizzazione.Dovrebbe essere chiaro, pertanto, perché vi sia una forte preoccupazione per gli effetti che le richieste di maggiore autonomia pretese da alcune Regioni possano avere in ambiti come la sanità e l'istruzione, senza dubbio tra i primi in cui il principio di uguaglianza sostanziale posto alla base della nostra Costituzione non dovrebbe mai essere messo in discussione.
Le diseguaglianze irrisolte nella scuolaE invece la scuola è l'altro settore in cui si manifestano le maggiori diseguaglianze irrisolte tra le diverse parti del nostro Paese. Tendenze croniche e storicizzate, che avrebbero già meritato gli interventi necessari a un loro superamento. Ne analizzo alcuni aspetti numerici, che aiutano a comprendere in maniera rigorosa la situazione reale del sistema istruzione pubblica composto, è bene ricordarne le dimensioni, da 8.447 istituzioni scolastiche autonome, 7.154.000 studenti e oltre un milione di lavoratori e lavoratrici.
Dal Rapporto 2022 dello SVIMEZ, Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, con dati riferiti all'anno scolastico 2020-2021, si apprende che gli alunni della scuola primaria senza servizio mensa in Italia ammontano al 57.94%, con una distribuzione del 46.53% nel Centro-Nord e 78.82% nel Sud.
Proseguendo nel Rapporto, si scopre anche che circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano scuole dotate di una palestra, nel Settentrione sono il 54%. Siffatto divario rimane pure per la secondaria, dove il 57% degli alunni meridionali non ha accesso a una palestra.E davanti a questi numeri, non credo possa considerarsi casuale che poi si riscontri un tasso di abbandono scolastico molto più elevato nelle Regioni meridionali (16.6%) rispetto a quelle settentrionali (10.4%).La frammentazione dell'istruzione: un rischio possibileUn diritto fondamentale qual è l'istruzione, sottesa in molteplici dettami costituzionali anche quando non citata, potrebbe così subire una frammentazione tale da vedere disgregata l'unità nazionale (persino linguistica e culturale) proprio in uno dei suoi principali tratti identitari, e cioè l'educazione dei giovani cittadini.Con la sua regionalizzazione, infatti, sarebbe forte il rischio che si ingeneri un sistema fortemente competitivo, malsano e incompatibile con i valori della nostra Costituzione, che esigono l'esercizio del diritto allo studio in maniera uguale su tutto il territorio, proprio attraverso il ruolo assegnato alla scuola pubblica, fondata sull'uguaglianza di accesso e sulla pari opportunità di apprendimento.Il parere della ConsultaLa Corte costituzionale, con la sent. n. 200 del 2009, emanata a un decennio dalla riforma del 2001, ha già chiarito che «deve essere garantito agli utenti del servizio scolastico un adeguato livello di fruizione delle prestazioni formative sulla base di standard uniformi applicabili sull'intero territorio nazionale; ferma comunque la possibilità delle singole Regioni, nell'ambito della loro competenza concorrente in materia, di migliorare i suddetti livelli di prestazioni e, dunque, il contenuto dell'offerta formativa, adeguandola, in particolare, alle esigenze locali». E ancora che «il sistema generale dell'istruzione, per sua stessa natura, riveste carattere nazionale, non essendo ipotizzabile che esso si fondi su una autonoma iniziativa legislativa delle Regioni, limitata solo dall'osservanza dei principi fondamentali fissati dallo Stato, con inevitabili differenziazioni che in nessun caso potrebbero essere giustificabili sul piano della stessa logica. Si tratta, dunque, di conciliare, da un lato, basilari esigenze di "uniformità" di disciplina della materia su tutto il territorio nazionale, e, dall'altro, esigenze autonomistiche che, sul piano locale-territoriale, possono trovare soddisfazione mediante l'esercizio di scelte programmatiche e gestionali rilevanti soltanto nell'ambito del territorio di ciascuna Regione».

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