agrigentonotizie.it
Piano di protezione civile contro il deficit idrico, nominato il soggetto attuatore: ecco gli interventi prioritariIl rappresentante pro-tempore dell'Ati dovrà procedere speditamente con tutte le procedure per realizzare "resuscitare" sorgenti e creare nuovi pozzi, nonché occuparsi di revamping di quelli esistenti
Qualcosa si muove: il soggetto attuatore c'è. È stato nominato dal dirigente generale del dipartimento regionale Protezione civile. Ed è stato individuato nel legale rappresentante pro-tempore dell'Ati. Il soggetto attuatore dovrà adesso procedere, e anche speditamente, con tutte le procedure per realizzare gli interventi ricompresi nel piano urgente di protezione civile finalizzati a contrastare la situazione di deficit idrico. E dovrà iniziare dalla nomina del responsabile unico del procedimento, il Rup, e degli eventuali responsabili di fase.
Nell'elenco delle priorità si "parla" di nuove sorgenti, nuovi pozzi e revamping pozzi: nuove fonti insomma a cui andare ad attingere con autobotti. "Quel 35% di acqua che manca, Aica e comuni cercheranno di compensarla grazie a queste fonti e alla consegna a domicilio", aveva già spiegato, nei giorni scorsi, il prefetto di Agrigento Filippo Romano.
Le prime cose da fare sono: nuova sorgente a Cammarata, ossia potenziamento del gruppo sorgenti Chirumbo Tricca 1 e 2 (serviranno 167.300 euro); realizzazione di un nuovo pozzo, attiguo a quello Grattavole di cui sarà gemello a Sciacca (costo 602.400 euro); revamping pozzi a Ribera, ossia riattivazione di due pozzi comunali in prossimità della condotta Favara di Burgio in contrada Castello (80 mila euro); stessa cosa a San Giovanni Gemini, ossia riattivazione di 3 pozzi comunali in contrada Edera-Santa Lucia; bypass e interconnessioni fra reti a San Giovanni Gemini (80 mila euro).
Con una spesa di 4.350.000 euro, in territorio di Castronovo di Sicilia, dovrà essere realizzato il nuovo pozzo Monnafaria e la condotta di adduzione all'acquedotto Voltano. Ed ancora revamping pozzo Grattavole 4 realizzazione di una condotta di collegamento al campo pozzi già in gestione Aica - spesa 400 mila euro - a Sciacca.
A ruota - visto che erano indicati nel decreto emergenziale, a firma del capo del dipartimento Protezione civile, - dovrebbe seguire la realizzazione di un nuovo pozzo accanto al Callini - 289.250 euro la spesa - a Caltabellotta; ma anche del pozzo "E" di Favara di Burgio per una spesa di 189.150 euro. Si tratta rispettivamente di nuove risorse da 30 e 50 l/s. Nel primo caso si tratta di recuperare un pozzo colpito da una frana nel 2023 e si tratta di un pozzo interconnesso con il sistema Favara di Burgio, quindi rappresenta una integrazione di risorsa a favore dell'Agrigentino. Nel secondo caso, grazie a studi idrogeologici, si è potuto valutare che la falda Favara di Burgio ha ancora una potenzialità di sfruttamento. L'intervento prevede la trivellazione di un nuovo pozzo da inserire nel sistema Fav da veicolare al nodo di Agrigento e tramite altri interventi mandare la risorsa verso l'acquedotto Gela-Aragona.
scrivolibero.it
Aeroporto Valle dei Templi, l'Enac chiede chiarimenti al Libero Consorzio sullo studio di fattibilità. Gli architetti: "Non mollate, siamo con voi!
È pieno di ostacoli il percorso per la realizzazione dell'aeroporto Valle dei Templi: l'ENAC ha chiesto al Libero Consorzio Comunale di integrare lo studio di fattibilità, redatto dagli esperti della KPMG, con ulteriori studi tecnico-economici e finanziari. In particolare, L'Ente preposto al rilascio del parere, che produrrebbe l'inserimento dello scalo nella programmazione nazionale degli aeroporti, ha chiesto di valutare meglio la lunghezza della pista (al momento lunga 1200 metri) e di supportare la documentazione già prodotta con ulteriori dati finanziari e socio-economici e con studi anemometrici, pluviometrici e idrografici aggiornati alla data odierna."Siamo certi - afferma il presidente dell'Ordine degli architetti, Rino La Mendola - che i tecnici del Libero Consorzio, con il supporto di esperti all'uopo incaricati, sapranno superare le criticità rilevate dall'ENAC che, richiedendo elaborati integrativi, ha di fatto confermato che l'aeroporto Valle dei Templi è in agenda. In ogni caso, al fine di raggiungere l'obiettivo, siamo pronti a fare squadra con il Libero Consorzio, con la Regione, con il comitato civico promotore dello scalo, con la Rete delle Professioni Tecniche, con i sindaci e con i parlamentari che, a prescindere dai colori politici, siano impegnati a promuovere la concreta realizzazione di un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo socio-economico, non solo della Città dei templi, ma dell'intera Sicilia centro-meridionale. In linea con i principi a cui si ispira il Piano Nazionale Aeroporti - ribadisce La Mendola - e con l'obiettivo di superare eventuali tensioni dovute a concorrenze territoriali, concentrando le attività amministrative aeroportuali in due poli, lo scalo agrigentino, così come quello di Birgi, potrebbe alimentare il polo occidentale dell'Isola che, dal punto di vista amministrativo, farebbe capo a Punta Raisi. Analogamente, lo scalo di Comiso potrebbe essere aggregato al polo orientale, facente capo a Fontanarossa. Tutto ciò consentirebbe una notevole riduzione dei costi di gestione e una più attenta e organica pianificazione dei voli in relazione alle esigenze del territorio siciliano".
TELEACRAS
Crisi idrica Agrigento: tampone entro 40 giorni.
Entro 40 giorni, se i lavori già finanziati iniziano subito, 116 litri di acqua al secondo in più per Agrigento: ecco quanto di concreto emerso dalla 'cabina di regia' a Palermo.
A fronte dell'aggravarsi della crisi idrica ad Agrigento e provincia è stata convocata una riunione urgente della 'cabina di regia' per l'emergenza a Palermo a Palazzo d'Orleans. Ed è stata istituita una 'cabina di regia' locale, ovvero un 'tavolo' permanente riservato alle impellenze agrigentine. Poi tutto come prima, ossia: sfruttamento a breve termine di alcuni pozzi capaci di apportare entro 40 giorni 116 litri in più di acqua al secondo, di cui già i primi 60 entro 20 giorni, a decorrere dal giorno in cui inizieranno i lavori. E poi, a medio se non lungo termine la riattivazione del dissalatore di Porto Empedocle per il quale dovrebbe essere stanziato il primo milione di euro nelle variazioni di bilancio attualmente all'esame dell'Assemblea Regionale. Nel frattempo si tenta di trattenere con affanno i turisti ad Agrigento o prossimi a visitare Agrigento o che, dopo avere prenotato, meditano la cancellazione a causa dei rubinetti delle strutture ricettive a secco. Anche il Tg 5 Mediaset ieri sera ha rilevato tutto ciò, stropicciando in ambito nazionale il 'biglietto da visita' della città tra pochi mesi Capitale italiana della Cultura. Il presidente della Regione, Renato Schifani, conferma e argomenta: "Ho voluto costituire immediatamente un tavolo di emergenza sulla crisi idrica di Agrigento per fornire risposte celeri alla città, soprattutto in vista della stagione turistica appena iniziata. L'obiettivo è scongiurare il peggioramento della situazione ed evitare anche gli effetti negativi di allarmismi che possono essere amplificati creando gravissimi danni all'economia e all'immagine della città dei Templi e dell'intera Sicilia. Il mio governo seguirà quotidianamente il lavoro di questo tavolo, fornendo supporto e tutto quello che sarà necessario, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e lavorare alacremente già da subito per risolvere il problema nell'immediato e, poi, per soluzioni strutturali di medio e lungo termine" - conclude Schifani. La copertura finanziaria degli interventi tampone da iniziare subito è garantita dai 6 milioni di euro destinati ad Agrigento tra i 20 stanziati dal governo nazionale all'atto del riconoscimento della crisi idrica in Sicilia quale emergenza nazionale. E al 'tavolo' permanente sono prospettabili anche ulteriori esigenze di soldi per sostenere ulteriori interventi. E la Regione - è stato assicurato durante la conversazione a Palazzo d'Orleans - provvederà tempestivamente. Inoltre, il capo della Protezione civile, Salvatore Cocina, ha promesso il finanziamento per l'acquisto di due autobotti e di altri mezzi più adeguati (leggi motoape) per raggiungere viuzze e vicoli del centro storico arabo a ridosso della cattedrale normanna che si erge sulla città fondata dai greci. E l'assessore regionale ai Servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro, getta acqua sul fuoco e spiega: "I lavori tampone, come per i nuovi pozzi, possono partire immediatamente per dare sollievo ad Agrigento e alla sua fascia costiera. Grazie all'ordinanza della Protezione civile con la quale sono stati stanziati 6 milioni di euro, l'Aica, che è l'ente attuatore, potrà procedere da subito. Nel giro di 40 giorni avremo circa 116 litri di acqua al secondo in più, e i primi 60 litri potranno arrivare già nel giro di 20 giorni con due interventi di immediata esecuzione su un nuovo pozzo e su due già esistenti". La seduta della 'cabina di regia' si è conclusa in campagna: il Consorzio di bonifica della Sicilia occidentale è a lavoro con le organizzazioni agricole per concordare la ripartizione delle risorse idriche disponibili. E il settore zootecnico sarà innaffiato dalle autobotti.
QUOTIDIANO DI SICILIA
Crisi idrica ad Agrigento, Schifani: "Scongiurare il peggioramento della situazione".
Monitorare con costanza e con interventi tempestivi le criticità legate all'approvvigionamento idrico di Agrigento, con particolare attenzione nei confronti del settore turistico e alberghiero. Questa la decisione presa oggi dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani nel corso di una riunione della cabina di regia legata all'emergenza idrica sull'isola. L'obiettivo primario è quello di agire con tempestività, in modo da scongiurare i rischi legati all'emergenza siccità.
"Ho voluto costituire immediatamente un tavolo di emergenza sulla crisi idrica di Agrigento - ha affermato Schifani - per fornire risposte celeri alla città, soprattutto in vista della stagione turistica appena iniziata. L'obiettivo è scongiurare il peggioramento della situazione ed evitare anche gli effetti negativi di allarmismi che possono essere amplificati creando gravissimi danni all'economia e all'immagine della Città dei Templi e dell'intera Sicilia. Il mio governo seguirà quotidianamente il lavoro di questo tavolo, fornendo supporto e tutto quello che sarà necessario, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e lavorare alacremente già da domani per risolvere il problema nell'immediato e, poi, per soluzioni strutturali di medio e lungo termine".
Crisi idrica ad Agrigento, il vertice della Regione.
Presenti al vertice della Regione contro la crisi idrica anche il dirigente della Protezione civile, Salvo Cocina, l'assessore all'Energia, Roberto Di Mauro, il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché, i rappresentanti dell'Aica - Azienda idrica comuni agrigentini, dell'Ati, di Siciliacque, il commissario straordinario del Consorzio di bonifica della Sicilia occidentale, Baldo Giarraputo, il segretario generale dell'Autorità di bacino, Leonardo Santoro. In video collegamento, anche il prefetto di Agrigento, Filippo Romano.
Nel corso della riunione è stata ribadita la necessità di procedere immediatamente all'esecuzione di quegli interventi a breve termine che garantiranno un maggiore rifornimento di acqua, scongiurando così il peggioramento dello scenario in piena stagione turistica. Il presidente della Regione e il dirigente del dipartimento della Protezione civile hanno garantito l'immediata copertura finanziaria, già prevista nei sei milioni di euro stanziati per fronteggiare la crisi agrigentina, ed ogni eventuale necessità legata ad anticipazioni di spesa.
Crisi idrica ad Agrigento, l'assessore Di Mauro: "116 litri di acqua al secondo in più.
"Oggi abbiamo rassicurato gli enti agrigentini sul fatto che questi lavori possono partire immediatamente - ha detto l'assessore regionale dell'Energia e dei servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro - per dare sollievo ad Agrigento e alla sua fascia costiera. Grazie all'ordinanza della Protezione civile con la quale sono stati stanziati 6 milioni di euro, l'Aica che è l'ente attuatore, già da domani potrà procedere. Nel giro di 40 giorni avremo circa 116 litri di acqua al secondo in più, i primi 60 litri potranno arrivare già nel giro di 20 giorni con due interventi di immediata esecuzione su un nuovo pozzo e su due già esistenti".
Del tavolo permanente istituito presso il Genio Civile, faranno parte la Protezione Civile, il Comune di Agrigento, la Prefettura, i rappresentanti dell'Aica - Azienda idrica comuni agrigentini, Ati di Agrigento, Siciliacque, Consorzio di bonifica, Autorità di bacino e tutti gli altri enti coinvolti nella gestione delle risorse idriche.
TRUE
Sicilia, una crisi idrica con tante responsabilità.
Perché questo articolo potrebbe interessarti? La Sicilia alle prese con una drammatica crisi idrica: acqua razionata, invasi sempre più a secco, piogge diminuite anche del 90% rispetto alla media. Ma il problema è soprattutto legato alla (mancata) opera dell'uomo: pesano sull'isola le tante infrastrutture fatiscenti e le tante incompiute.
È il mese di gennaio del 2011: al comune di Agrigento l'allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo, durante una visita ha annunciato lo stanziamento dei fondi necessari per la nuova rete idrica cittadina. Un'opera talmente attesa nella città dei templi che, per questo annuncio, allo stesso Lombardo è stata concessa la cittadinanza onoraria.
Per qualche motivo però, i lavori non sono mai partiti. Ma nulla sembra essere perduto: nel settembre 2016, sotto la cornice del tempio della Concordia, è addirittura l'allora presidente del consiglio in persona, Matteo Renzi, a fare il lieto annuncio. Agrigento, finalmente, grazie ai fondi del patto per il sud, avrà una condotta nuova di zecca. Due annunci diversi di due governi, regionale il primo e nazionale il secondo, dai colori diversi. Entrambi però, al momento, appaiono disattesi: nella città siciliana, nel corso degli anni non un solo cantiere è stato aperto per rimettere in sesto una condotta che, da tempo, presenta il conto di incurie e mancati interventi.
La sete in Sicilia è soprattutto infrastrutturale
Agrigento è solo un esempio della sete che sta attanagliando tutti i siciliani. Forse è il più eclatante per tanti motivi: è una delle principali mete turistiche dell'isola, il prossimo anno sarà capitale italiana della cultura, ma soprattutto la questione legata alla rete idrica rappresenta la più classica delle tragicommedie in salsa sicula. La nuova infrastruttura non è attesa soltanto dall'era dell'annuncio di Lombardo, ma addirittura dall'immediato dopoguerra. Già negli anni '60 i cittadini lamentavano turni molto lunghi nell'erogazione idrica e già in quel periodo la politica, locale e non, prometteva interventi.
Oggi in alcuni quartieri l'acqua può mancare anche per cinque giorni consecutivi. I commercianti sono divisi: c'è chi vorrebbe evitare di parlare sui social di quanto sta accadendo, per evitare disdette in vista della stagione turistica, c'è chi invece ne parla per avere immediati provvedimenti e salvare il flusso di visitatori che si annuncia importante. Lo scorso primo giugno la città è scesa in piazza, con un corteo terminato dinnanzi l'ingresso del comune.
Un luogo non casuale: il sindaco, Franco Micciché, è nell'occhio del ciclone per il finanziamento, l'ennesimo, perso dall'ente da lui guidato per il rifacimento delle condotte. Dal canto suo, il primo cittadino ha evidenziato che le responsabilità non sono sue e che quel bando conteneva tempistiche non rispettabili. Dunque, occorrerà adesso presentare un nuovo progetto e trovare i relativi fondi.
E nel frattempo? Micciché nei mesi scorsi ha minacciato di restituire il titolo di capitale della cultura se, chi sta sopra di lui, non avesse trovato le soluzioni. Perché, in fondo, in Sicilia spesso il problema è proprio questo: per un'opera che non si fa e per una problematica non risolta, c'è sempre un viceré a cui appellarsi o a cui scaricare ogni responsabilità.
Dove arrivano le responsabilità del cambiamento climatico
Alcuni abitanti di San Giovanni Gemini, comune dell'entroterra siciliano, nel richiamare ciascuno alle proprie responsabilità si sono spinti oltre, arrivando ad appellarsi alle sfere più alte in assoluto: ad aprile infatti, vista la penuria di acqua, si sono riuniti in preghiera invocando nuove piogge. C'è del vero in questa loro azione: una parte di responsabilità dell'attuale sete siciliana è da attribuire alla natura.
A spiegarlo ai microfoni di True-news.it è Stefano Albanese, presidente dell'associazione Centro Meteo Sicilia. Con i suoi soci sparsi in tutte le province, dal 2018 Albanese è impegnato a monitorare costantemente il territorio dell'isola, sul sito e nei database è possibile andare a ripercorrere l'andamento delle piogge e dei fenomeni atmosferici in Sicilia degli ultimi anni e non solo.
"Il problema della siccità qui parte da lontano - ha dichiarato Albanese - e nell'ultimo anno il problema si è acuito. L'estate del 2023 ha fatto il suo dovere, si è rivelata secca esattamente come tutte le altre, il problema però è che a essere secco è stato anche l'autunno successivo e anche l'inverno. La primavera ha visto qualche pioggia in più, ma non è bastato a colmare il gap delle stagioni precedenti".
Dunque, ha piovuto molto di meno e i dati lo dimostrano: "Addirittura - ha proseguito Albanese - ci sono zone del comparto etneo che hanno visto lo scorso anno una diminuzione del 90% della quantità di pioggia rispetto alla media, fenomeno che sta comportando anche un inquietante abbassamento delle falde acquifere".
Chi doveva intervenire e non l'ha fatto
Nell'attuale situazione di emergenza, c'è quindi lo zampino del cambiamento climatico. A sottolinearlo è ancora il presidente del Centro Meteo Siciliano: "L'estremizzazione del clima - ha affermato Albanese - fa parte del cambiamento climatico. Il nostro è l'altro lato della medaglia di quanto sta accadendo nel nord Italia, si assiste infatti a configurazioni meteo che rimangono confinate in determinate aree per tantissimo tempo, anche per un anno. Quindi capita che per diversi mesi da una parte piove tanto, e infatti nel nord hanno un surplus d'acqua, dall'altra non piove proprio".
Ma, fa notare Albanese, quando la siccità ha colpito il settentrione prima dell'attuale configurazione piovosa, quelle regioni seppur ridotte in ginocchio hanno saputo e potuto resistere: "Noi in Sicilia paghiamo lo scotto di opere mai realizzate", ha aggiunto.
E allora si torna al punto di partenza: l'isola, in primo luogo, ha sete di nuove infrastrutture. O, quantomeno, di piani di manutenzione per quelle attuali: "La crisi idrica non ha colore politico - è il pensiero di Albanese - si sbaglia approccio da anni e a più livelli". Quando in autunno è mancato l'apporto stagionale di piogge, si doveva iniziare a intervenire. Anche perché la Sicilia partiva già da pregresse situazioni di deficit sia di precipitazioni che di infrastrutture.
Palermo si è accorta del problema soltanto a febbraio, quando la giunta regionale guidata da Renato Schifani ha proclamato lo stato di calamità. Da lì sono state aperte tutte le procedure burocratiche per tamponare l'emergenza: si è proceduto alla nomina di Dario Cartabellotta quale commissario per l'emergenza, poi è stata chiesta la dichiarazione di emergenza nazionale al consiglio dei ministri, passando per la presentazione di un piano da venti milioni di Euro per la posa delle prime opere.
Cosa si prevede per il futuro
In poche parole, l'isola da decenni attende interventi strutturali. E quando la natura ha messo del suo nell'acuire una crisi già profonda, ci si è mossi con le consuete corse dell'ultimo minuto. Il problema è adesso far capire a tutti i governi interessati che occorre andare oltre la "semplice" emergenza. Con i venti milioni stanziati, si procederà con la costruzione di bypass, condotte di collegamento, nuovi pozzi e piccoli interventi di riparazione.
Per il dopo, c'è un piano da 150 milioni di Euro predisposto da Siciliacque, l'ente partecipato al 25% dalla Regione Siciliana e al 75% da Italgas. Sono previsti altri interventi, questa volta di medio termine. Da Roma inoltre, è stato assicurato che 90 milioni verranno stornati, grazie al recente accordo sui fondi di sviluppo 2021-2027, per la riattivazione dei dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle.
L'impressione però è che serva ancora altro. Forse in autunno tornerà a piovere e dell'emergenza ci si dimenticherà. Ma senza interventi drastici la sete si ripresenterà. Con condotte che fanno perdere il 52% dell'acqua prelevata dai bacini idrici e con interventi, come nel caso di Agrigento, attesi e mai realizzati da decenni, la crisi in Sicilia non mancherà di presentare il suo conto.
ILSOLE24ORE
Autonomia, Veneto pronto a chiedere subito 9 materie, Emilia in stand by. La Lombardia punta a sanità e ambiente.
Il Veneto è già pronto a chiedere al Governo l'avvio del negoziato. Non per tutte le 23 materie, ma per le 9 che non dovranno fare i conti con la fissazione dei Lep: dai giudici di pace alla protezione civile, dalla professioni alla previdenza integrativa.
Attende solo i tempi della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dopodichè il Veneto è già pronto a chiedere al Governo l'avvio del negoziato per l'autonomia. Non per tutte le 23 materie, ma per le 9 che non dovranno fare i conti con la fissazione dei Lep (livelli essenziali di prestazione): dai giudici di pace alla protezione civile, dalla professioni alla previdenza integrativa, dal commercio con l'estero ai rapporti interni della Regione con l'Ue. Luca Zaia vuol restare il portabandiera nella trattativa delle Regioni per avere maggiori forme di autonomia. Partita della quale fanno già parte anche Lombardia ed l'Emilia Romagna, forti di preintese già firmate con il Palazzo Chigi. Un'altra Regione a guida leghista, il Piemonte, è pronta ad aggiungersi. Alberto Cirio ha annunciato che chiederà l'autonomia su tutte le materie previste dalla legge; con una integrazione rispetto alla richiesta del predecessore Sergio Chiamparino, che ne aveva chieste 13 su 23.
Lombardia punta su sanità e ambiente
Anche la Lombardia, dopo il via libera alla Camera, ha fatto capire di non voler perdere tempo. Attilio Fontana punta soprattutto sulla sanità e l'ambiente, convinto che la Regione più performante del Nord «riuscirà ad andare ancora più veloce, ed essere ancora più competitiva nei confronti dei competitor mondiali». «Sulle materie di nostra competenza - ha detto - avremo la possibilità di creare procedure più rapide ed efficienti che ci chiedono continuamente i nostri imprenditori e lavoratori».
La strada, per tutti, anche per le Regioni che nel frattempo si dovessero aggiungere al negoziato, non è breve. Referendum abrogativo delle opposizioni a parte, la legge fissa in 24 mesi il periodo di tempo che il Governo avrà per adottare i Lep, con uno o più decreti legislativi. E su questi servirà l'accordo di tutte, non solo delle Regioni 'autonomiste'. Sulle materie concorrenti, inoltre, la legge attribuisce il potere di veto al premier. Per fare un esempio: una Regione chiede 23 materie, il presidente del Consiglio potrebbe concederne molte meno.
Il primo passaggio simbolico per far diventare legge il ddl Calderoli è però ravvicinato: sono i 15 giorni tecnici per la pubblicazione in Gazzetta, dopo la promulgazione. Il Veneto, intanto, ha fatto partire il cronometro. Appena uscita in Gazzetta, invierà a Palazzo Chigi la richiesta ufficiale di apertura della trattativa per l'intesa. Per Zaia l'autonomia «darà modo di garantire un maggior controllo dell'efficienza delle macchine amministrative e di certo la difesa dello status quo non è una soluzione». Ed ha concluso: «I benefici dell'autonomia potranno addirittura essere più marcati nei territori che oggi vivono in difficoltà», lanciando dunque un messaggio rassicuranti verso le Regioni del Sud.
Emilia-Romagna in stand-by
L'iniziale fronte autonomista - Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna - appare tuttavia meno compatto oggi rispetto al 2018. L'Emilia Romagna è in una posizione di stand-by, come pare intuire dalle dichiarazioni del presidente Stefano Bonaccini, pronto ad approdare in Europa. «L'autonomia di Calderoli - ha spiegato - è molto diversa da quella che ha proposto l'Emilia-Romagna nel 2018: noi non chiedevamo un euro in più, mentre applicare i residui fiscali è l'anticamera di nuove fratture territoriali».
Nessuna sorpresa infine dalla Regione che guida la protesta del Sud, quella di Vicenzo De Luca. La Campania, si è appreso in ambienti della Regione, non farà alcuna richiesta di autonomia, non condividendo la legge approvata dal parlamento sull'autonomia differenziata. Un messaggio proprio al Sud ribelle lo lancia il ministro Musumeci: «La smetta di piangere e si liberi della questione meridionale, dobbiamo competere col Nord avendo altri obiettivi».
AGRIGENTOOGGI.
Aeroporto Valle dei Templi, l'Enac chiede chiarimenti al Libero Consorzio sullo studio di fattibilità. Gli architetti: "Non mollate, siamo con voi".
'Enac ha chiesto al Libero Consorzio Comunale di Agrigento chiarimenti sulla realizzazione dell'aeroporto Valle dei Templi. Tra le richieste quella di integrare lo studio di fattibilità, redatto dagli esperti della Kpmg, con ulteriori studi tecnico-economici e finanziari. In particolare, L'Ente preposto al rilascio del parere, che produrrebbe l'inserimento dello scalo nella programmazione nazionale degli aeroporti, ha chiesto di valutare meglio la lunghezza della pista (al momento lunga 1200 metri) e di supportare la documentazione già prodotta con ulteriori dati finanziari e socio-economici e con studi anemometrici, pluviometrici e idrografici aggiornati alla data odierna.
Siamo certi - afferma il presidente dell'Ordine degli architetti, Rino La Mendola - che i tecnici del Libero Consorzio, con il supporto di esperti all'uopo incaricati, sapranno superare le criticità rilevate dall'Enac che, richiedendo elaborati integrativi, ha di fatto confermato che l'aeroporto Valle dei Templi è in agenda. In ogni caso, al fine di raggiungere l'obiettivo, siamo pronti a fare squadra con il Libero Consorzio, con la Regione, con il comitato civico promotore dello scalo, con la Rete delle Professioni Tecniche, con i sindaci e con i parlamentari che, a prescindere dai colori politici, siano impegnati a promuovere la concreta realizzazione di un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo socio-economico, non solo della Città dei templi, ma dell'intera Sicilia centro-meridionale".
In linea con i principi a cui si ispira il Piano Nazionale Aeroporti - ribadisce La Mendola - e con l'obiettivo di superare eventuali tensioni dovute a concorrenze territoriali, concentrando le attività amministrative aeroportuali in due poli, lo scalo agrigentino, così come quello di Birgi, potrebbe alimentare il polo occidentale dell'Isola che, dal punto di vista amministrativo, farebbe capo a Punta Raisi. Analogamente, lo scalo di Comiso potrebbe essere aggregato al polo orientale, facente capo a Fontanarossa. Tutto ciò consentirebbe una notevole riduzione dei costi di gestione e una più attenta e organica pianificazione dei voli in relazione alle esigenze del territorio siciliano".
Le prime cose da fare sono: nuova sorgente a Cammarata, ossia potenziamento del gruppo sorgenti Chirumbo Tricca 1 e 2 (serviranno 167.300 euro); realizzazione di un nuovo pozzo, attiguo a quello Grattavole di cui sarà gemello a Sciacca (costo 602.400 euro); revamping pozzi a Ribera, ossia riattivazione di due pozzi comunali in prossimità della condotta Favara di Burgio in contrada Castello (80 mila euro); stessa cosa a San Giovanni Gemini, ossia riattivazione di 3 pozzi comunali in contrada Edera-Santa Lucia; bypass e interconnessioni fra reti a San Giovanni Gemini (80 mila euro).
Con una spesa di 4.350.000 euro, in territorio di Castronovo di Sicilia, dovrà essere realizzato il nuovo pozzo Monnafaria e la condotta di adduzione all'acquedotto Voltano. Ed ancora revamping pozzo Grattavole 4 realizzazione di una condotta di collegamento al campo pozzi già in gestione Aica - spesa 400 mila euro - a Sciacca.
In caso di ritardi ingiustificati sulla rendicontazione delle spese o di anomalie nel procedimento, ci si riserva - scrivono dalla Protezione civile regionale - la revoca della nomina del soggetto attuatore".
A ruota - visto che erano indicati nel decreto emergenziale, a firma del capo del dipartimento Protezione civile, - dovrebbe seguire la realizzazione di un nuovo pozzo accanto al Callini - 289.250 euro la spesa - a Caltabellotta; ma anche del pozzo "E" di Favara di Burgio per una spesa di 189.150 euro. Si tratta rispettivamente di nuove risorse da 30 e 50 l/s. Nel primo caso si tratta di recuperare un pozzo colpito da una frana nel 2023 e si tratta di un pozzo interconnesso con il sistema Favara di Burgio, quindi rappresenta una integrazione di risorsa a favore dell'Agrigentino. Nel secondo caso, grazie a studi idrogeologici, si è potuto valutare che la falda Favara di Burgio ha ancora una potenzialità di sfruttamento. L'intervento prevede la trivellazione di un nuovo pozzo da inserire nel sistema Fav da veicolare al nodo di Agrigento e tramite altri interventi mandare la risorsa verso l'acquedotto Gela-Aragona.
AGRIGENTONOTIZIE
Miglior clima d'Italia: medaglia di bronzo per Agrigento.
Secondo la nuova edizione della classifica sull'Indice di vivibilità climatica, sul podio ci sono anche Imperia e Biella.Dopo Imperia, c'è Biella e medaglia di bronzo per Agrigento. Sono le città sul podio per il migliore clima d'Italia, secondo la nuova edizione dell'Indice di vivibilità climatica, stilato anche quest'anno da iLMeteo.it e Corriere della Sera. Maglia nera della classifica invece per Terni: le città di pianura delle regioni centrali, infatti, sono molto penalizzate dalla combinazione di alte temperature estive e umidità.
Vanno male anche quasi tutte le città maggiori: Milano scende di due posizioni al 77° posto, Roma scala di ben 50 posti fino al 93° e Napoli precipita dalla 19° alla 79° posizione. Perdono punti anche Palermo (46°), Venezia (35°) e Bari (53°).Tra le sorprese negative di quest'anno c'è Firenze, penultima in classifica: è la peggiore per il caldo estremo, i giorni con temperatura massima che oltrepassa i 35 gradi.