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rassegna stampa dal 29 giugno all'1 luglio 2024


LENTEPUBBLICA
Gestione imposta di soggiorno e responsabilità delle strutture ricettive.
Una  recente sentenza della Corte di Cassazione ha emanato alcuni chiarimenti sulla gestione dell'imposta di soggiorno e la responsabilità delle strutture ricettive.
Si tratta di una pronuncia che  rafforza la posizione dei Comuni nella riscossione dell'imposta di soggiorno, attribuendo ai gestori delle strutture ricettive una responsabilità diretta e specifica per il versamento dell'imposta.
La sentenza 6187/2024 infatti rappresenta un passo avanti importante per chiarire le responsabilità fiscali nel settore turistico, assicurando che i Comuni possano contare su una riscossione efficiente dell'imposta di soggiorno, e i gestori delle strutture ricettive comprendano appieno i loro doveri in materia tributaria.
Scopriamone dunque di più.
A seguito della riforma introdotta dall'articolo 180 del Decreto Legge del 19 maggio 2020, n. 34, i gestori delle strutture ricettive sono stati dichiarati responsabili dell'imposta di soggiorno, con diritto di rivalsa sui turisti.
Prima della riforma, i gestori erano considerati semplici incaricati di pubblico servizio. Tuttavia, con la nuova normativa, essi sono diventati responsabili d'imposta ai sensi dell'articolo 64 del DPR n. 600 del 1973. Questo cambiamento implica che i gestori debbano versare l'imposta al Comune anche se il turista non ha pagato l'importo dovuto. Di conseguenza, il Comune può rivolgersi direttamente ai gestori in caso di omesso versamento, richiedendo il pagamento dell'imposta e applicando una sanzione del 30%, come previsto dall'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471.
La sentenza ha affrontato anche le contestazioni sollevate dalla ricorrente, che ha contestato la legittimità della responsabilità attribuita ai gestori. In particolare, è stata sollevata la questione della violazione del principio di legalità, sostenendo che la responsabilità del pagamento dell'imposta di soggiorno dovrebbe ricadere sui turisti, non sui gestori. Inoltre, la ricorrente ha evidenziato una presunta disarmonia tra la legge provinciale 9/2012 della Provincia di Bolzano, che identifica i gestori come sostituti d'imposta, e il sistema tributario nazionale.
La Corte ha respinto le prime due censure, ribadendo che, secondo la normativa nazionale (art. 4, d.lgs. 14 marzo 2011, n. 23), i turisti sono i soggetti passivi dell'imposta di soggiorno, ma i regolamenti comunali possono designare i gestori come responsabili del pagamento. Dal 19 maggio 2020, i gestori sono normativamente riconosciuti come responsabili della riscossione e del versamento dell'imposta di soggiorno, con diritto di rivalsa sui turisti. Questo implica obblighi dichiarativi e di versamento per i gestori, accompagnati da responsabilità amministrative e contabili, e sanzioni in caso di mancato versamento.
La Corte ha tuttavia accolto la terza doglianza della ricorrente, riguardante la sproporzione tra l'imposta dovuta e la sanzione applicata. È stato sottolineato che i giudici devono valutare la proporzionalità delle sanzioni in relazione alla gravità del fatto concreto. In presenza di una evidente sproporzione tra l'entità del tributo e la sanzione, quest'ultima può essere ridotta fino alla metà del minimo previsto dalla legge.


LENTEPUBBLICA

PNRR: l'Italia richiede il pagamento della sesta rata all'UE.

L'Italia ha formalmente presentato alla Commissione UE la richiesta di pagamento della sesta rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La premier Giorgia Meloni ha sottolineato come, accanto agli investimenti previsti, siano state introdotte riforme significative, tra cui misure a sostegno delle persone con disabilità e degli anziani non autosufficienti.
PNRR: l'Italia richiede il pagamento della sesta rata all'UE
La richiesta è il risultato dei lavori della Cabina di regia del 24 giugno, presieduta dal Presidente del Consiglio, volta a verificare il raggiungimento dei 37 obiettivi prefissati. Come per le precedenti richieste, il versamento avverrà dopo la consueta valutazione europea, mirata a confermare il raggiungimento dei target stabiliti.
La richiesta di pagamento delle rate del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) all'Unione Europea segue una procedura ben definita e articolata. Ecco come funziona:
1. Definizione degli Obiettivi e delle Milestone
Il PNRR è suddiviso in varie tranche di finanziamento, ciascuna collegata al raggiungimento di specifici obiettivi e tappe (milestone) concordati con la Commissione Europea. Questi includono sia risultati concreti (ad esempio, la costruzione di infrastrutture) sia riforme normative e amministrative.
2. Monitoraggio e Rendicontazione
Il governo italiano, tramite la Cabina di regia e altre strutture di monitoraggio, controlla costantemente l'avanzamento dei lavori e delle riforme previste. Ogni fase del PNRR deve essere dettagliatamente documentata e giustificata.
3. Verifica Nazionale
Prima di richiedere il pagamento, l'Italia deve verificare internamente che tutti gli obiettivi e le milestone della tranche corrente siano stati effettivamente raggiunti. Questo processo coinvolge diverse istituzioni e agenzie nazionali.
4. Richiesta Formale di Pagamento
Una volta verificato il raggiungimento degli obiettivi, l'Italia presenta una richiesta formale di pagamento alla Commissione Europea. Questa richiesta è accompagnata da una dettagliata documentazione che dimostra il raggiungimento dei target e delle milestone.
5. Valutazione della Commissione Europea
La Commissione Europea avvia un processo di valutazione per confermare che gli obiettivi dichiarati siano stati effettivamente raggiunti. Questo include la revisione della documentazione fornita dall'Italia e, in alcuni casi, visite sul campo per verificare direttamente i risultati.
6. Decisione sul Pagamento
Se la Commissione Europea conferma che tutti i target e le milestone sono stati raggiunti, autorizza il pagamento della rata. In caso contrario, la Commissione può richiedere ulteriori chiarimenti o integrazioni prima di procedere.
7. Erogazione dei Fondi
Una volta ottenuta l'approvazione dalla Commissione, i fondi vengono erogati all'Italia, che li utilizza per finanziare ulteriormente i progetti del PNRR in corso e per avviare nuovi interventi previsti dalle successive tranche.
8. Avvio della Nuova Tranche
Con il pagamento della rata, l'Italia inizia a lavorare sui successivi obiettivi e milestone per la tranche successiva, ripetendo l'intero processo.
Questo ciclo si ripete fino al completamento del PNRR, garantendo che i fondi siano utilizzati in modo efficiente e trasparente per sostenere la ripresa e la resilienza economica e sociale del paese.
Le dichiarazioni di Giorgia Meloni e Raffaele Fitto
"La richiesta di pagamento della sesta rata del PNRR - ha dichiarato Giorgia Meloni - testimonia il lavoro positivo del Governo e il primato dell'Italia, leader in Europa per gli obiettivi raggiunti. Oltre ai numerosi investimenti, abbiamo varato importanti riforme, dedicando particolare attenzione alle persone con disabilità e agli anziani non autosufficienti. Questo dimostra che, dietro le grandi opere del PNRR, ci sono sempre le persone: anziani, famiglie numerose, disabili, con le loro fragilità e difficoltà, alle quali il Governo non volterà mai le spalle. Dobbiamo tutti lavorare sodo fino all'entrata in vigore dell'ultima riforma e al collaudo dell'ultima opera del Piano dell'Italia, nessuno deve rimanere indietro."
Anche il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha espresso soddisfazione: "Siamo la prima Nazione a presentare la richiesta di pagamento della sesta rata, a conferma del costruttivo lavoro svolto dal Governo in stretta collaborazione con la Commissione Europea e tutti gli enti coinvolti nell'attuazione del PNRR. Nei prossimi giorni, convocheremo la Cabina di regia per avviare le verifiche e la rendicontazione dei 69 traguardi e obiettivi della settima rata, pari a 18,2 miliardi di euro."



ILSOLE24ORE
Francia: Rn al 33,1%, la sinistra al 28%, Ensemble al 20%. Macron: ora uniti contro la destraIl presidente lancia un appello per contrastare la destra, il centro e la sinistra ritireranno i candidati deboli nei ballottaggi «a tre»

Il Rassemblement national vince, ma la maggioranza assoluta non è garantita. Tutto dipenderà da cosa accadrà nelle circoscrizioni - circa 300 - in cui saranno ammessi al ballottaggio tre candidati (in alcuni casi quattro) e non due, eventualità possibile se i consensi raggiungono il 12,5% degli aventi diritto. Il gioco delle alleanze e delle rinunce strategiche è già iniziato: il campo macroniano punta ora a dividere le sinistre, isolando La France Insoumise e premiando gli altri candidati ammessi al voto del 7 luglio.
In termini di consensi il Rassemblement national ha ottenuto insieme agli alleati dell'Unione dell'estrema destra (tra cui i Républicains di Eric Ciotti), secondo i dati definitivi, il 33,1% dei voti, meno del 36% attribuitogli dal trend dei sondaggi della vigilia e del 34% delle proiezioni. Nel 2022 aveva ottenuto il 18,7%. Il Nouveau Front Populaire ha ottenuto il 28% (25,7% due anni fa), l'area macroniana il 20% (25,7% nel 2022). I Républicains si sono fermati al 6,6% (11,3%).
In termini di seggi - ma le statistiche sono in questo caso molto fragili - secondo le proiezioni della Ifop, Rn potrebbe ottenere tra 240 e 270 deputati, meno dei 289 seggi della maggioranza (230-280 seggi secondo Ipsos Talan). Il Nouveau Front Populaire potrebbe ottenere tra 180 e 200 seggi (125-165), mentre la maggioranza presidenziale potrebbe fermarsi tra 60 e 90 (70-100 secondo Ipsos). I Républicains dovrebbero fermarsi a 30-50 deputati (41-61).
Sono già stati eletti al primo turno 75 deputati: 38 per il Rassemblement National (dei quali uno per l'Unione di estrema destra), 32 per il Nouveau Front Populaire (dei quali nove a Parigi), due per Ensemble, uno per i Républicains e due per liste diverse di destra.
La partecipazione è stata decisamente più elevata rispetto al 2022: 66,7%, il massimo dal 1997, contro il 47,5% delle legislative del 2022, e il 51,5% delle recenti europee. Più di venti punti percentuali in più, che rendono tutti i sondaggi - e ancor di più le proiezioni sui seggi - particolarmente fragili.
Le Pen: «La democrazia ha parlato»
Immediate le reazioni dei politici. «La democrazia ha parlato», ha detto Marine Le Pen, eletta al primo turno nel Pas-de-Calais con il 58% dei voti. È stato, ha detto, «un voto senza ambiguità» che «testimonia la loro volontà di girare pagine dopo sette anni di un potere disprezzante e corrosivo». «Nulla è stato ancora realizzato e il secondo turno sarà determinante», ha aggiunto: occorre dare «una maggioranza assoluta a Jordan Bardella». Il candidato primo ministro, non candidato, ha parlato di un «verdetto senza appello».
Macron: uniti contro il Rassemblement national
Macron ha invece inviato un messaggio ai media: «Di fronte al Rassemblement national, è il momento di una grande aggregazione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno». La grande partecipazione, per il presidente, mostra la volontà dei francesi di «rendere chiara la situazione politica»: «La loro scelta democratica ci impegna», ha aggiunto.
Il primo ministro, Gabriel Attal - in vantaggio a spoglio aperto nell'Hauts-de-Seine davanti a una candidata Nfp - ha invitato i candidati arrivati terzi e ammessi al ballottaggio a ritirarsi se risultasse utile a evitare l'elezione di un candidato Rn, a favore «di coloro con cui condividiamo i valori della Repubblica».
Il suo alleato Edouard Philippe, di Horizons, non candidato, ha fatto lo stesso invito ma è stato più esplicito: occorre evitare la vittoria di un candidato della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. I Républicains si sono invece rifiutati.
Nfp: contro Rn ritiriamo i nostri candidati
L'appello di Macron sembra essere stato colto anche dalla sinistra. Anche Olivier Faure del Partito socialista - eletto al primo turno nella Seine-et-Marne con il 53% dei voti - e Jean-Luc Mélenchon - che pure si è compiaciuto della sconfitta del campo presidenziale - ritireranno i loro candidati se la loro partecipazione potesse avvantaggiare Rn.
Per l'ex presidente François Hollande, socialista - primo con il 36,7% nel Corrèze, in una circoscrizione difficile dove si sono qualificati tre candidati, tra cui un Rn e un Républicain - «abbiamo il dovere assoluto di fare in modo che l'estrema destra non abbia una maggioranza all'Assemblée».
Verso un «Fronte repubblicano»
Marine Tondelier, segretaria dei Verdi, candidata supplente nella circoscrizione dominata da Marine Le Pen, ha evocato un nuovo Fronte repubblicano. Non sarà facile, tra un'Ensemble macroniana che non ama LFi e ne è ricambiata. Non è neanche impossibile, però. Nella manifestazione di piazza che è stata subito convocata in serata in Place de la République dal Nfr, il tema è stato evocato; e se i manifestanti erano legati da un obiettivo comune - «Siamo tutti antifascisti» lo slogan, rigorosamente in italiano, più frequente - non sono mancate le prime divisioni: Faure è stato contestato, ma anche Mélenchon - che pure, insieme a Manuel Bompard, eletto al primo turno, ha dominato la serata - è stato aspramente criticato per la sua gestione autoritaria del partito: «Socialtraditore», è stato chiamato. «O loro o noi, non c'è nulla in mezzo», ha detto Mélenchon.
Manifestazioni di piazza si sono tenute anche a Nantes, dove la folla è stata dispersa dalla polizia, e a Lione, dove sono state erette delle barricate ed è stato tentato un attacco al Municipio. La polizia è in stato di allerta in tutte le città e nella stessa capitale è stato autorizzato, in via straordinario, l'uso di droni per la sorveglianza.
Ciotti primo, in difficoltà
Tra i candidati noti della destra, Eric Ciotti, il presidente dei Républicains protagonista di una aspra scissione determinata dalla sua decisioni improvvisa di allearsi con Rn, è risultato primo nelle Alpes Maritimes, con il 41%, ma al secondo turno sono stati ammessi altri due candidati, uno di Nfp e uno di Ensemble. Stessa sorte per Marie-Caroline Le Pen, sorella di Marine, nella Sarthe.
Darmanin e Sejourné in testa.
Anche Gérald Darmanin, ministro degli Interni, è risultato primo (con il 36%) nel Nord in una circoscrizione con tre persone ammesse al ballottaggio (Rn e Nfp). Primo anche Stéphane Séjourné, nell'Hauts-de-Seine, con il 46,1%; incontrerà al ballottaggio una candidata del Nfp. Elisabeth Borne, ex primo ministro, è invece risultata seconda nel Calvados, con il 28,9%, dietro a un candidato Rn e avanti a un candidato Nfp, tutti ammessi al ballottaggio. Il socialista Faure ha già ipotizzato la possibilità di «salvarla».
Roussel (Pcf) non eletto
A sinistra Fabien Roussel, segretario del Partito comunista, non è stato eletto, nel Nord, malgrado abbia raccolto il 31% dei voti: nella circoscrizione il candidato Rn, Guillaume Fourquin è passato al primo turno con il 50,30% dei voti. François Ruffin, grande avversario di Mélenchon in Lfi, è risultato secondo nella Somme con il 33,9% dietro una candidata di Rn e avanti una candidata di Ensemble, terza ammessa al ballottaggio.
A Parigi domina il Nfp
Nelle 18 circoscrizioni di Parigi sono stati eletti al primo turno 9 candidati, tutti del Nouveau Front Populaire: Pouria Amirshahi (socialista), Sophia Chikirou (Insoumise), Emmanuel Gregoire (socialista, vicesindaco della capitale), Eva Sas (ecologista), Sandrine Rousseau (ecologista), Rodrigo Arenas (Insoumis), Sarah Legrain (Insoumise), Daniéle Obono (Insoumise), e quasi sicuramente Aymeric Caron (ecologista). In altri sette Nfp è presente al ballottaggio.


GIORNALE DI SICILIA 

Turismo ferroviario: in Sicilia maxi interventi. Notevoli investimenti di Fondazione FS. Ripristinata la linea storica tra Agrigento e Porto Empedocle. Lavori per altre due.

La Fondazione FS, ente del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane costituito nel 2013 da FS, Trenitalia e RFI allo scopo di valorizzare e preservare il patrimonio storico, tecnico, ingegneristico e industriale delle ferrovie italiane, ha puntato sulla Sicilia per sviluppare nuove infrastrutture al servizio del turismo ferroviario. Sono ben quattro gli interventi in atto nell'Isola, buona parte dei quali finanziati grazie ai fondi del Pnrr, che interessano tre linee ferroviarie storiche, ovvero la Agrigento - Porto Empedocle, la Noto - Pachino e la Alcantara - Randazzo, e due importanti stazioni, Porto Empedocle e Caltanissetta Centrale. Partiamo dai progetti che porteranno alla nascita di veri e propri hub culturali, e andiamo a Caltanissetta, dove il progetto di riqualificazione e valorizzazione della Rimessa Locomotive - realizzata nel 1925 - prevede interventi di restauro conservativo e lavorazioni per rifunzionalizzare il fabbricato, trasformandolo in uno spazio contemporaneo con ambienti interni flessibili e polifunzionali che testimonierà l'evoluzione del sistema ferroviario italiano nel corso del XX secolo, un luogo che celebra la tradizione ferroviaria, offrendo una preziosa finestra sul passato industriale di Caltanissetta, epicentro dell'attività mineraria in Sicilia fino alla seconda metà del 900. Il progetto si inserisce all'interno di un più ampio piano di riqualificazione dell'intero parco ferroviario. Anche gli edifici dell'Ex Dormitorio e della Nuova Rimessa saranno infatti oggetto di interventi di recupero.
La Nuova Rimessa, ad esempio, diventerà una sala multimediale dedicata a convegni, incontri e conferenze. I tre edifici verranno messi in collegamento fra loro mediante la sistemazione dell'area esterna che prevede la realizzazione di aree verdi, percorsi pedonali e un parcheggio. Attualmente è in corso il consolidamento strutturale delle murature, il restauro dell'intonaco esterno, la ricostruzione delle parti mancanti, delle cornici e modanature presenti sui prospetti, a seguire si procederà con il restauro degli interni. La Fondazione FS metterà a disposizione dell'intera collettività questo pregevole fabbricato per attività culturali ed eventi. Il viaggio per riscoprire e valorizzare il patrimonio ferroviario dell'Isola prosegue lungo la Ferrovia dei Templi e Parco Ferroviario di Porto Empedocle.
Il recupero dell'ottocentesco parco ferroviario di Porto Empedocle è iniziato nel 2014 con la riattivazione del servizio ferroviario tra Agrigento Bassa e Porto Empedocle, sospeso da alcuni anni. Grazie agli interventi posti in essere da Fondazione FS, per il tramite di RFI, oggi l'intera linea da Agrigento Bassa a Porto Empedocle (10 km) è stata completamente ammodernata e adeguata agli standard prestazionali delle altre linee; la fermata Tempio di Vulcano, che consente l'accesso diretto al Parco Archeologico di Agrigento, è stata completata e costituisce oggi un ingresso privilegiato nella Valle dei Templi. L'elettrificazione è stata, infine, estesa fino al capolinea Porto Empedocle Succursale. Adesso Fondazione Fs è impegnata a valorizzare le antiche architetture che caratterizzano lo storico scalo empedoclino, un tempo cuore nevralgico dei trasporti siciliani, in particolare per quanto concerne la movimentazione di zolfo e sale dall'interno della Sicilia al Porto. Tra i tanti fabbricati recuperati, volge al termine il completamento del piccolo e caratteristico fabbricato viaggiatori della stazione di Porto Empedocle Succursale, capolinea dei treni storici e turistici, congiunge la borgata marinara con la Valle dei Templi in appena 8 minuti di treno. Interventi in corso anche nel grande scalo di Porto Empedocle Centrale, che in passato ha contato fino a 600 ferrovieri in servizio.
Qui confluiva sia il traffico merci proveniente da Palermo e Catania, che da Castelvetrano attraverso la linea a scartamento ridotto dismessa tra il 1977 ed il 1986. Proprio per celebrare il grande ruolo svolto in tal senso dallo scalo empedoclino, la Fondazione FS ha voluto riqualificare anche lo storico Magazzino Merci, che conserva una gru in legno e ferro dei primi del '900 e due ampi piani di carico che saranno riconvertiti in terrazze fruibili dai visitatori.



LA STAMPA 

Agrigento, siccità e rete idriche colabrodo: nella capitale italiana della cultura 2025 i cittadini rimangono senz'acqua.

Agrigento, la culla della civiltà greca in Sicilia che nel 2025 sarà capitale italiana della cultura, in questi giorni è messa a dura prova. Dalla siccità, ma soprattutto da una rete idrica colabrodo, che risale agli anni '50-60 e non è stata mai rifatta; così i cittadini sono costretti a fronteggiare una vera emergenza, quest'anno più che è passato. "Secondo dati Istat, su 100 litri d'acqua c'è ad Agrigento una dispersione della risorsa di 53 litri. Nell'emergenza si potrebbe ricorrere ai desalinizzatori ma non si capisce perché negli anni sono stati dismessi ad Agrigento, Trapani e Caltanissetta", spiega il professore Giuseppe Cirelli, ordinario di Idraulica agraria all'università di Catania. Gli agrigentini così non hanno altra alternativa che attingere acqua dalla fontana del Bonamorone, di fronte alla Valle dei Templi.  "Ma quale cultura? Qui non possiamo neanche lavarci o tirare lo sciacquone". Nel centro storico i ristoratori si sono organizzati con cisterne autonome, ma si aspetta sempre che l'acqua arrivi. "In Sicilia fare impresa è davvero un impresa", chiosa Francesco Picarella di Federalberghi Agrigento.


L'UNIONE SARDA 
Quattro regioni dem (Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania) e una M5s, la Sardegna, a fare da capofila perché l'unica a Statuto speciale: si sta compattando il fronte contro la legge sull'autonomia differenziata targata Calderoli. 

I presidenti in settimana avvieranno un Coordinamento che dovrà stilare un testo condiviso per il referendum, da limare con attenzione «per renderlo inattaccabile». Ma il progetto, secondo quanto si apprende, non sarà circoscritto al recinto del centrosinistra, visto che già "contatti" si sono tenuti con Calabria e Basilicata, entrambe a trazione Forza Italia.
«Anche su questo siamo inclusivi, soprattutto perché il testo della legge preoccupa anche altri amministratori regionali di colore diverso», spiega un addetto ai lavori vicino al futuro Coordinamento. A fare da collante al nuovo organismo sarà la presidente della Sardegna Alessandra Todde (M5s), «anche perché è la più abilitata a promuovere un ricorso alla Corte Costituzionale in quanto governatrice di una regione a statuto speciale».
La Sardegna insomma sarebbe il territorio più "indicato" eventualmente per impugnare la legge in Consulta perché l'Autonomia differenziata potrebbe impattare negativamente sulle varie specificità di una regione a statuto speciale, a parte la sua insularità e il suo welfare alle corde.
Il tempo di scadenza della operatività del Coordinamento dovrebbe essere intorno a metà luglio e qui la tempistica si fa delicata, visto che il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini firmerà le sue dimissioni presumibilmente l'11 o il 12 del prossimo mese, pochi giorni prima dell'insediamento da parlamentare europeo previsto il 16 luglio, cosa che potrebbe bloccare la strada dei consigli regionali (alternativa alla raccolta di 500mila firme) nella promozione del referendum.
Nel frattempo in parallelo alle cinque regioni di centrosinistra e al loro Coordinamento si è attivato anche il Comitato referendario guidato in maniera compatta praticamente da tutte le opposizioni, vale a dire Pd, M5S, Avs, Psi e +Europa. Ma anche Cgil e Uil, insieme ad associazioni come Anpi, Arci, Acli e Libera. Serviranno questa volta 500mila firme e dovranno essere raccolte entro settembre se si vuole indire il referendum nel 2025. E anche in questo caso il tempo a disposizione è decisamente striminzito. Oggi l'ex ministro e attuale deputato Pd Roberto Speranza ha spiegato dai social che «l'autonomia differenziata si può ancora fermare» ma «è importante che nascano comitati territoriali, aperti e plurali in ogni angolo del Paese. Dopo le forzature della destra in Parlamento la strada che resta contro questo progetto scellerato che spacca l'Italia è quella della mobilitazione popolare per arrivare al referendum». 


AGRIGENTONOTIZIE 
Crisi idrica senza precedenti, Ida Carmina (M5s): "Schifani e Meloni cincischiano ma il sistema è imploso"Il deputato punta l'indice sui governi regionale e nazionale: "Costo doppio o triplo rispetto alla norma per un servizio pessimo".

Meloni e Schifani ancora cincischiano sulla crisi idrica, il sistema è imploso e il popolo siciliano è ai minimi termini. Vanno rivisti i termini della convenzione con Siciliacque, i costi dell'acqua all'ingrosso sono insostenibili. In Sicilia con autonomia speciale abbiamo solo aggravio dei costi sulla distribuzione e l'erogazione dell'acqua eppure siamo l'isola più grande del Mediterraneo".
Lo ha detto il deputato del Movimento cinque stelle Ida Carmina a proposito della crisi idrica senza precedenti che sta colpendo la Sicilia e la provincia di Agrigento.
Rubinetti a secco e acqua persa per strada: da 15 anni la nuova rete idrica di Agrigento ostaggio della burocrazia
"Un altro elemento - aggiunge - viene in evidenza in questa torrida estate con emergenza siccità in Sicilia: l'acqua costa troppo, il doppio o il triplo che bel resto d'Italia e il servizio è pessimo. Il prezzo praticato da Siciliacque, società di sovrambito è all'ingrosso 70 centesimi al metro cubo, il doppio del prezzo praticato in Calabria e il triplo che nelle Marche e in altre regioni.  Ed è un fatto gravissimo - prosegue la parlamentare - che il Cga abbia dichiarato illegittime le tariffe stabilite dalla Regione siciliana per il costo dell'acqua praticato da Siciliacque. La sentenza di 28 pagine non solo apre le porte ai rimborsi di quanto illegittimamente pagato in più dai siciliani dal 2016, ma - prosegue - rende necessario intervenire immediatamente su una società artefice di una sorta di estorsione monopolistica"
Carmina prosegue: "Si esige un cambio normativo e di passo: è evidente che la Regione siciliana ha agito in questi anni in conflitto di interessi essendo socia di Siciliacque mentre avrebbe dovuto tutelare i cittadini, insieme agendo da controllato e controllore, autorizzando ai danni dei siciliani una tariffa eccessiva e illegittima dell'acqua, nell'ambito di una convenzione mai rinnovata. E neppure è stato ottenuto dalla Regione siciliana l'adempimento degli obblighi contrattuali assunti da Siciliacque - conclude - per migliorare la situazione degli impianti".


CANICATTIWEB
Strade provinciali, pubblicata gara appalto per interventi manutenzione
E' fissato alle ore 12:00 del prossimo 19 luglio 2024 il termine per la presentazione delle offerte per l'affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza di cinque strade provinciali. Il bando è pubblicato sulla home page del Libero Consorzio Comunale di Agrigento www.provincia.agrigento.it e riguarda le seguenti strade: SP n. 26A Cammarata-confine provincia di Palermo, SP n. 28 Montallegro-bivio Siculiana-Raffadali, SP n. 52 Ponte Platani - Ficuzza - fatt. Montoni Vecchio- Perciata, SP n. 53 Bivio Sparacia - Montoni Nuovo - Str. Ponte Platani -Ficuzza- Perciata,e SP n. 56 bivio SP 75 (ex SS 115) - Siculiana Marina. Anche in questo caso si tratta di una procedura di gara gestita integralmente in modalità telematica e con inversione procedimentale, e le offerte dovranno presentate esclusivamente attraverso il Portale Appalti del Libero Consorzio.L'importo a base d'asta dell'appalto è di 660.000,00 euro, compresi 19.800,00 euro per oneri di sicurezza (non soggetti a ribasso), finanziati con fondi statali di cui al D.M. n. 49/2018.
Gli interessati dovranno far pervenire l'istanza di partecipazione entro le ore 12:00 del 19 luglio prossimo. mentre l'apertura delle offerte telematiche avrà luogo nella Sala Gare del Gruppo Contratti del Libero Consorzio (Via Acrone, 27 - Agrigento) a partire dalle ore 8:00 del 23 luglio 2024. I lavori prevedono la sistemazione dei tracciati nei punti interessati da cedimenti della sede stradale, realizzazione di gabbionate di controripa e sottoscarpa per il contenimento e drenaggi dei fronti trattati, realizzazione di segnaletica verticale e orizzontale e di barriere di protezione ed altri interventi per migliorare le condizione generali e la sicurezza delle strade interessate.
Il bando completo di gara e i relativi allegati sono consultabili e scaricabili al link:
https://www.provincia.agrigento.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15513

FOCUSICILIA
L'economia della Sicilia cresce lenta e meno delle previsioni. Il report BankitaliaCresce ma con ritmi più lenti rispetto al previsto. L'economia della Sicilia è fatta di luci e ombre ma in generale è in leggero miglioramento seppure rimane fragile. Tutti i dettagli del report di Bankitalia
Nel 2023 l'attività economica in Sicilia è cresciuta, ma a ritmi molto contenuti e più bassi di quelli dell'anno precedente. Secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER), il prodotto è aumentato dello 0,7 per cento, in misura lievemente inferiore rispetto al PIL italiano. I segnali di ripresa che si erano manifestati nel primo trimestre si sono attenuati nei mesi successivi. In base alle indicazioni di carattere qualitativo raccolte, la crescita economica sarebbe modesta anche nell'anno in corso. È quanto si legge sul report di Bankitalia sull'economia della Sicilia nel 2023.
Le imprese
Il valore aggiunto si è ridotto nell'agricoltura e nell'industria, ha rallentato nelle costruzioni e nei servizi. La produzione del settore primario ha risentito delle anomalie climatiche che hanno caratterizzato il 2023. Nell'industria il perdurare di una congiuntura debole e l'elevato costo del credito hanno frenato gli investimenti delle imprese siciliane. Si è intensificata l'espansione della capacità produttiva di energia elettrica da fonti rinnovabili. Le esportazioni sono diminuite sia per i prodotti petroliferi sia per il complesso degli altri comparti. Pur in decelerazione, l'attività si è mantenuta su livelli elevati nell'edilizia, beneficiando ancora dello stimolo derivante dagli incentivi fiscali oltre che della domanda proveniente dall'operatore pubblico.
Alcuni risultati positivi per le imprese
L'indebolimento dei consumi si è riflesso sull'andamento dei servizi privati non finanziari, la cui dinamica è stata però sostenuta dai risultati positivi del turismo e dei trasporti aerei e marittimi. Nonostante il rallentamento ciclico e l'aumento del costo del credito, una quota elevata di imprese ha conseguito risultati reddituali positivi. Ciò ha sostenuto l'accumulazione delle disponibilità liquide, che hanno raggiunto un picco storico alla fine del 2023. I finanziamenti al settore produttivo sono risultati in calo, risentendo della riduzione della domanda, in un contesto di maggiore cautela delle politiche di offerta delle banche.
Il mercato del lavoro
L'espansione dell'occupazione è proseguita anche nel 2023, in misura più intensa rispetto all'anno precedente. La crescita ha interessato soprattutto i lavoratori alle dipendenze. Nel settore privato la creazione di nuove posizioni lavorative è stata supportata in prevalenza dalla componente a tempo indeterminato. I livelli occupazionali sono risultati superiori a quelli del 2019. Come nel 2022 l'aumento del tasso di occupazione è stato particolarmente elevato per gli individui tra 25 e 34 anni e contestualmente si è registrato un nuovo rilevante calo dell'incidenza, tra i giovani dai 15 ai 34 anni, di coloro che non sono occupati, non studiano e non frequentano corsi di formazione. Nel 2023 il tasso di attività è nuovamente aumentato. Il forte calo della popolazione residente in regione prospettato per il prossimo ventennio in base alle ultime previsioni demografiche potrebbe incidere negativamente sull'evoluzione dell'offerta di lavoro. Una maggiore partecipazione delle donne, ancora particolarmente contenuta in Sicilia, potrebbe parzialmente compensarne gli effetti.
Le famiglie nell'economia della Sicilia per Bankitalia
Nel 2023 il reddito a valori correnti delle famiglie siciliane è aumentato, sostenuto dall'espansione dell'occupazione. L'inflazione ne ha tuttavia determinato una sostanziale stazionarietà in termini reali. La dinamica dei consumi, tornati sui valori pre-pandemia, si è fortemente affievolita. La ricchezza finanziaria, cresciuta per l'accumulo aggiuntivo di risparmio durante la pandemia di Covid-19, in seguito al rialzo dei tassi di interesse è stata caratterizzata da una ricomposizione a favore di forme di investimento maggiormente remunerative. Nel corso del 2023 la crescita dei prestiti alle famiglie si è sensibilmente attenuata, per effetto della minore domanda di mutui per l'acquisto di abitazioni. Il credito al consumo ha continuato invece a espandersi a un ritmo sostenuto, favorito anche dall'ampliamento del numero dei prenditori.
Il mercato del credito
La crescita dei prestiti al settore privato non finanziario nel corso del 2023 si è progressivamente indebolita fino ad arrestarsi. Gli indicatori della rischiosità del credito, spiegano gli esperti di Bankitalia nel report sull'economia della Sicilia, che nel 2022 avevano raggiunto valori molto contenuti, hanno messo in evidenza qualche segnale di peggioramento. Per le famiglie è cresciuto il flusso di nuovi prestiti deteriorati. Per il settore produttivo è aumentata l'incidenza, tra i prestiti in bonis, di quelli che hanno registrato un ritardo nei rimborsi. È proseguita la razionalizzazione della struttura distributiva delle banche e il numero di Comuni serviti da sportelli si è ridotto. Nel contempo si è rafforzato l'utilizzo dei canali telematici da parte della clientela.
La finanza pubblica decentrata
Le spese degli enti territoriali siciliani sono cresciute, in prevalenza per il contributo della componente in conto capitale. La spesa per investimenti è stata sospinta dalle risorse messe a disposizione nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Gli interventi del Piano si concentrano sulla transizione ecologica e sulle infrastrutture per la mobilità sostenibile. I Comuni siciliani, che sono i principali soggetti attuatori delle misure insieme agli operatori nazionali, nonostante l'incremento degli investimenti informatici, presentano un grado di digitalizzazione in termini di servizi offerti inferiore alla media italiana. Le entrate degli enti territoriali siciliani sono ulteriormente aumentate rispetto all'anno precedente, ma permangono difficoltà legate ai processi di riscossione. Nel complesso le condizioni finanziarie degli enti, pur in miglioramento, rimangono fragili.


LIVESICILIA
La politica ha bisogno delle donne: ma la Sicilia fa ancora "resistenza"Le ultime amministrative confermano: è un affare per soli uomini
A una settimana dalla conclusione della tornata elettorale amministrativa c'è una sconfitta certa: quella delle aspiranti sindache.
Al di là dell'appartenenza politica, a Bagheria, a Gela, a Pachino, a Mazara del Vallo, a Spadafora, a Brolo, a Condrò, a Rometta, a Salemi, a Naro, a Caltanissetta, Ragalna, Forza D'Agrò è stata negata a Pina, Grazia, Barbara, Vita, Tania, Maria Vittoria, Nancy, Melania, Giusy, Maria Grazia, Annalisa, Lucia, Carmela la possibilità di essere protagoniste del cambiamento. 
La "resistenza" alle donne
Senza volere entrare nel merito di valutazioni politiche e senza nulla togliere alla capacità, alla determinazione e al merito degli uomini che hanno vinto, il dato di fatto che emerge dalle ultime elezioni amministrative in Sicilia è la resistenza dell'elettorato ad affidare le chiavi delle città a figure femminili.
37 comuni siciliani al voto, 15 le donne candidate a sindaco, una sola neo sindaca (Vera Abbate, a Cinisi). Un dato questo che ne richiama un altro, coerente ma al tempo stesso sconsolante.
Nella nostra terra, il rapporto tra uomo e donna nel protagonismo in politica è fortemente sbilanciato: anche all'interno delle assemblee elettive (Ars, Parlamento nazionale ed europeo) le donne siciliane elette costituiscono ancora una sparuta minoranza. Nessuna donna è, inoltre, riuscita ancora a raggiungere lo scranno di Presidente della Regione.
Ciò in un'epoca in cui il mondo sembra finalmente avere preso coscienza dell'importanza delle figure femminili ai vertici dei processi decisionali politici: Von der Leyen alla Presidenza della Commissione Europea, Meloni alla Presidenza del Consiglio italiano, Schlein alla segreteria nazionale del maggiore partito di opposizione. Di una donna si comincia a parlare come candidato alla presidenza degli Stati Uniti d'America. 
Le parole di Marx
Se è vero, come ebbe a dire Karl Marx, che il progresso sociale può misurarsi con esattezza dalla posizione sociale della donna, qualche considerazione è d'obbligo. 
Il diritto alle "pari opportunità", sappiamo bene, è ormai conclamato. La Costituzione, agli articoli 3 e 51, sancisce l'uguaglianza di genere nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche politiche; hanno fatto seguito una serie di norme volte a promuovere l'equilibrio tra i sessi all'interno delle assemblee elettive a livello locale, regionale, nazionale ed europeo (quote di genere, doppie preferenze).
Infine, altre misure sono state adottate per ridimensionare il gender gap all'interno dei partiti. Esistono, pertanto, gli strumenti per garantire una rappresentanza che sia equilibrata ed inclusiva.
In Sicilia politica poco "rosa"
Dobbiamo, però, rifuggire dalla retorica e guardare la realtà: in Sicilia la politica sembra rimanere affare per soli uomini. Troppo poche sono ancora le vittorie in rosa.
Si potrebbe obiettare che le candidate sindache non hanno saputo intercettare nemmeno il consenso delle concittadine elettrici, quelle, sì, statisticamente in numero almeno pari a quello degli elettori uomini.
Ma, trattandosi di una elezione politica, è in questo campo che vanno ovviamente ricercate le ragioni dell'insuccesso. Tuttavia, dinanzi all'oggettività del dato statistico la questione rimane (specie al confronto con le altre regioni italiane) ed affonda le radici in un contesto socio culturale, il nostro, in cui le aspettative sociali in larghi strati della popolazione vedono le donne prevalentemente in ruoli di educazione e di cura piuttosto che di protagonismo attivo all'interno della società e nel quale si riscontrano ancora forti resistenze al cambiamento dei vecchi ruoli di genere. Ancestrali concezioni e convenzioni che ancora si fa fatica ad abbandonare. 



QDS
Siccità in Sicilia, politica nazionale assente e pioggerelline inesistenti. Arcoria: "Una catastrofe che non ha eguali"

I settori agricoli e zootecnici soffrono terribilmente la situazione di emergenza idrica. I due esponenti di Confagricoltura Catania e Cia Sicilia chiedono interventi immediati e considerevoli.
"Le ultime pioggerelline sono state in piccolissimi comprensori e quasi inesistenti. Acqua zero, nelle campagne continua a non piovere, le temperature si sono un po' abbassate, ma sta arrivando un'altra ondata di calore. Fuoco su fuoco si mettono a repentaglio le coltivazioni che abbiamo su tutta l'Isola e nell'area catanese i danni sono incalcolabili e devastanti per tutte le coltivazioni. Tutti stanno soffrendo questa triste agonia per le piante". Questo il commento del presidente di Confagricoltura Catania, Giosuè Arcoria, intervenuto al Qds.it, sull'attuale situazione dei terreni agricoli con l'estate appena iniziata in periodo di forte siccità in Sicilia.
Già lo scorso anno abbiamo visto come nel mese di luglio le temperature alte abbiano fatto la loro parte portando a prendere fuoco diversi ettari di terreno in tutta l'Isola e come il Lago di Pergusa stia scomparendo.
Siccità in Sicilia in estate: l'intervento di Arcoria
La quasi totale assenza di eventi piovosi degli ultimi mesi porta a temere di non avere più acqua, come spiega lo stesso Arcoria: "Io avrò acqua per un mese e mezzo di autonomia con i laghetti artificiali, ma dopodiché tutti noi siamo nelle mani del Signore. Si rischia di vanificare i sacrifici di intere generazioni. Si andrà incontro a un danno incalcolabile perché per noi la vera industria è l'agricoltura, che ha un indotto di migliaia di famiglie tra lavoratori e braccianti. Le aziende sono già al collasso e nei prossimi mesi se si continua così non ho che immaginare. Nella Piana di Catania le persone stanno tagliando ed estirpando le prime centinaia di ettari perché non hanno acqua. Una catastrofe che non ha eguali".
L'utilizzo dell'acqua deve essere razionato, ma le istituzioni risultano sempre assenti malgrado la proclamazione dello stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia all'inizio dello scorso mese di maggio. Solo nell'ambito regionale gli aiuti sono visibili.
Il ruolo della politica
"La politica negli ultimi quarant'anni - conclude Arcoria - non ha fatto assolutissimamente niente, non ha mai pensato all'agricoltura. Oggi è facile correre ai ripari, oppure aggrapparsi sugli specchi e dare la colpa al cambiamento climatico. Gli agrumi che hanno bisogno di una notevole quantità di acqua non ne hanno e devono essere abbandonati. Chi al contrario ha acqua ne ha poca, quindi riesce a salvare la pianta, ma non a portare il frutto a compimento. Lo stress idrico porta anche alla morte e il danno è tanto sia sugli agrumi che sugli ulivi".
"L'unica coltura che non ha ripercussioni è la vite, che non ha questi notevoli problemi perché resiste alla siccità, ma non a lungo. A livello provinciale le persone non hanno fatto coltivazioni e tanti braccianti non lavoreranno, anche perché i bilanci economici si aggraverebbero. Dobbiamo sensibilizzare la popolazione a razionare l'acqua e a non appiccare gli incendi perché non c'è come spegnerli" continua.
"Il governo regionale ha reso nota questa situazione al governo nazionale, ma purtroppo quest'ultimo non ha fatto assolutamente nulla. La politica non sta capendo la gravità della situazione e siamo nell'assurdo veramente. Qui le aziende il 16 giugno hanno pagato le prime rate dell'Inps e il 16 luglio ne abbiamo altre, ma qui le aziende non possono pagare nulla. Come per il Covid si devono mettere certi criteri affinché le aziende siano nelle condizioni di pagare. La Regione almeno ha stanziato diversi fondi e sta facendo piccoli sforzi, ma da qui ai prossimi due mesi credo che succederà qualche rivolta, perché tanti associati che ho sentito vogliono fare qualcosa. Dobbiamo scendere in campo!". Conclude così Giosuè Arcoria.
Le parole di Scardino sulla siccità in Sicilia in estate
Il presidente regionale della Confederazione Italiana Agricoltori, Graziano Scardino, pone la sua attenzione sull'assenza delle precipitazioni e sui problemi della trebbiatura del grano. Anche il comparto dell'allevamento richiede molta attenzione a causa della siccità in Sicilia, soprattutto in estate.
"La situazione diventa sempre più drammatica - afferma Scardino - perché si sperava che come lo scorso anno giugno fosse un mese con adeguate precipitazioni. In termini di risorse idriche e di capacità di invaso delle nostre dighe quest'anno c'è stata una totale assenza di precipitazioni, perché le pioggerelline nelle campagne neanche si notano perché è stato un quantitativo trascurabile. Questo ha peggiorato la situazione della zootecnia, che continua ad avere il problema del foraggiamento degli animali, ma oggi molte realtà stanno caricando con le autobotti l'acqua da alcune sorgenti per portarla agli animali, che oggi sono anche con carenza idrica".
La situazione agricola e zootecnica
"L'altro effetto è che la coltura grano ha visto quasi azzerate le rese produttive. Facciamo le domande riguardanti la perdita di reddito, anche attraverso il Fondo Agricat. Stiamo monitorando con l'assessorato i 10 milioni di euro per la distribuzione dei voucher per il fieno e abbiamo individuato i Comuni, come quelli di Castel Di Iudica e Ramacca, che sono tra quelli più siccitosi. Stiamo ascoltando le istanze degli allevatori, anche per calmierare il fieno del mercato normale".
"Questo caldo sta pregiudicando l'allegagione degli oliveti, quindi dovremmo capire come la produzione si configurerà, stessa cosa per gli agrumeti e per il vitivinicolo. Quest'anno è disastroso per l'agricoltura siciliana e prendiamo atto anche della carenza idrica nei Comuni. Abbiamo richiesto di intervenire sia sulle acque reflue che su quelle sotterranee, riguardo a queste ultime per semplificarne l'acquisizione e per pianificare il futuro, data la crisi climatica".
"Abbiamo visto qualche risultato sulle norme regionali e stiamo le filiere più delicate, perché quando muore un animale c'è un interesse per chi lo ha allevato, c'è quello economico e c'è anche la partita sanitaria. Ci preoccupiamo quindi per la disponibilità sia di foraggio che di acqua. Abbiamo avuto il decreto per i contributi per gli agricoltori dall'Europa e dal Ministero aspettiamo che trasmetta all'Unione Europea il decreto della giunta regionale per ricevere i fondi che ci permettono di intervenire in questo periodo di circostanze eccezionali" conclude Graziano Scardino.


AGRIGENTOOGGI
Emergenza Idrica ad Agrigento: Cittadini e Istituzioni al Consiglio Comunale Straordinario.

Nel pomeriggio di giovedì scorso presso il consiglio comunale di Agrigento, si è svolta una riunione straordinaria aperta alla partecipazione dei cittadini per discutere della drammatica emergenza idrica che sta affliggendo la città. L'incontro ha visto la partecipazione di numerose istituzioni di rilievo, tra cui i vertici dell'AICA, il sindaco, l'assessore regionale competente, diversi deputati regionali, alcuni sindaci della provincia, assessori e consiglieri comunali.
I cittadini presenti hanno espresso nuovamente la loro frustrazione e preoccupazione, sottolineando che è giunto il momento delle azioni concrete. "Il tempo delle chiacchiere è finito", hanno dichiarato con forza, evidenziando l'urgente necessità di soluzioni immediate per affrontare la crisi idrica che sta mettendo a dura prova la quotidianità di migliaia di famiglie agrigentine.
Durante l'incontro sono emerse proposte concrete e richieste di interventi tempestivi per garantire un approvvigionamento idrico adeguato e sostenibile per tutta la comunità. I rappresentanti delle istituzioni presenti si sono impegnati a lavorare senza indugi per trovare soluzioni efficaci e a lungo termine a questa emergenza, rassicurando i cittadini sul fatto che le loro voci sono ascoltate e che ogni sforzo verrà profuso per affrontare la situazione con la massima urgenza.
La città di Agrigento ora attende con ansia i risultati delle deliberazioni odierna, confidando nel fatto che questo incontro possa segnare un punto di svolta nella gestione dell'emergenza idrica e nel risolvere le difficoltà quotidiane che i suoi abitanti stanno affrontando.

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