Agrigentonotizie.it
Le rappresentazioni classiche per il rilancio turistico della città, il teatro dell'Efebo segue il modello Siracusa
Presentato dal Libero consorzio il cartello degli appuntamenti che per tutta la durata dell'estate si svolgeranno nella suggestiva cava dell'antica AkragasAgrigento punta anche sul teatro classico per ampliare l'offerta turistica e lancia la sfida a Siracusa con un cartello di rappresentazioni allestito dal Libero consorzio comunale per il teatro dell'Efebo, la suggestiva arena naturale ricavata dalle cave dell'antica Akragas e che arricchisce il patrimonio monumentale della futura città italiana della cultura. In mattinata, al giardino botanico è stata presentata la stagione che è suddivisa in due sezioni, quella dedicata al teatro classico e la rassegna del teatro d'autore e della musica. Si parte il 21 luglio con "Antigone" interpretato dall'associazione Dide Amenanos Festival che sarà in scena anche il 24 luglio con "Sette contro Tebe". Il calendario degli appuntamenti prosegue con "Icaro, il pensiero in movimento" curato dall'agenzia di spettacoli Savatteri e che è in programma per il 26 luglio, la sera dopo, il 27 luglio toccherà all'associazione Kairos con "Il rapimento di Proserpina o l'inganno di Venere".La chisura stagionale del teatro classico si avrà il 2 agosto con "Kokalos" dell'associazione Centro cultura mediterranea. Per quanto riguarda invece la musica e il teatro d'autore, il 3 agosto il teatro dell'Efebo ospita "Rapsodia pirandelliana" della compagnia teatrale Enzo Gambini. Il 17 agosto, si torna in scena con "La verità" dell'associazione Consordia. La sera del 18 agosto invece l'associazione Le Muse popone lo spettacolo "Radici di un mare aperto". Il 23 agosto il coro lirico siciliano renderà omaggio al celebre compositore Ennio Morricone, il 24 agosto invece sarà la volta de "Il cortile degli aragonesi" a cura dell'associazione popolare aromi di Sicilia. Il 25 agosto, Sipario 4 presenta "Ma povera Italia". Il penultimo appuntamento del cartello è riservato al "San Calò mmanu ai carusi" dell'associazione il libero canto di Calliope e infine, l'8 settembre "Treni del Sud" dell'associazione spazio musica.
GRANDANGOLO.Al via la stagione al Teatro dell'Efebo, Contino: "investiamo sul turismo"
Presentato questa mattina, al Giardino Botanico di Agrigento, il cartellone degli eventi 2024 al Teatro dell'Efebo
Al via la stagione al Teatro dell'Efebo, presentato il cartellone: le interviste
E' stato presentato al Giardino Botanico di Agrigento il cartellone 2024 del Teatro dell'Efebo, organizzato dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Presenti il Segretario Generale del Libero Consorzio Pietro Amorosia, in rappresentanza del commissario straordinario Bologna, il Sindaco di Agrigento Francesco Micciche, il direttore del Settore Turismo del Libero Consorzio Achille Contino e i rappresentanti delle compagnie che daranno vita alle rassegne teatrali.
"Una programmazione di prestigio che presenta le migliori compagne operanti nel settore con il lancio di nuove produzioni del teatro dell'Efebo", dice il direttore del Settore Turismo del Libero Consorzio Achille Contino. "Dobbiamo investire sul turismo, come hanno fatto Siracusa e Taormina e Agrigento, in vista della scommessa culturale di Agrigento 2025, può organizzarsi meglio per intercettare quei turisti che trovano negli eventi motivazione al viaggio o che considerano gli eventi una ragione per il prolungamento della propria permanenza nella destinazione."
Gli spettacoli saranno ad ingresso a pagamento. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito giardinoefebo.it; Sarà disponibile anche un botteghino all'ingresso del Teatro.
Il cartellone prevede due rassegne: Teatro classico e del mito (dal 21 luglio al 2 agosto) e Teatro d'autore e musica (dal 3 agosto all'8 settembre).
Teatro classico e del mito
21 luglio - ANTIGONE (Ass. Cult. DIDE AMENANOS Festival)
24 luglio: SETTE CONTRO TEBE (DIDE AMENANOS Festival)
26 luglio: ICARO, IL PENSIERO IN MOVIMENTO (Agenzia spettacoli SAVATTERI SRLS)
27 luglio: IL RAPIMENTO DI PROSERPINA O L'INGANNO DI VENERE (Ass. Cult. KAIROS)
2 agosto: KOKALOS (Ass. Cult. Centro Cultura Mediterranea)
Rassegna del Teatro d'autore e musica
3 agosto: RAPSODIA PIRANDELLIANA (Compagnia Teatrale Enzo Gambino)
17 Agosto: LA VERITA' (ass. Cult. CONCORDIA)
18 Agosto: RADICI DI UN MARE APERTO (Ass. Cult. LE MUSE)
23 Agosto: LOVE MORRICONE (Coro Lirico Siciliano APS Teatri di Pietra)
24 Agosto: IL CORTILE DEGLI ARAGONESI (Ass. Popolare Aromi di Sicilia)
25 Agoato: MA POVERA ITALIa (Sipario 4)
30 Agssto: SAN CALÒ MMANU AI CARUSI (Ass. Cult. Il libero canto di Calliope)
8 settembre: TRENI DEL SUD (Ass. Musicale Spazio Musica).
GRANDANGOLO
Regione, Schifani: "al 50% il piano per emergenza idrica in Sicilia"Nuovi pozzi in provincia di Agrigento e il potenziamento della centrale Mosè
Avanza lo stato di realizzazione del Piano da venti milioni di euro per l'emergenza idrica in Sicilia: circa il 50 per cento delle opere previste è stato portato a termine o è già in corso di ultimazione. Nello specifico, il 17,31 per cento degli interventi è stato completato, il 30,77 per cento è in corso, per un altro 17,31 si stanno completando le procedure di affidamento mentre il 26,92 per cento è in fase di approvazione e presto sarà effettuata la consegna dei lavori.
"Questo ha permesso, a meno di un mese dall'approvazione del Piano da parte del dipartimento nazionale della Protezione civile, il recupero, in termini di litri al secondo, già del 50 per cento dell'apporto aggiuntivo previsto dal Piano; un ulteriore 20 per cento si aggiungerà con le opere completate entro la fine di luglio", spiega una nota della Regione Siciliana. I dati sono emersi nel corso della riunione convocata questa mattina a Palazzo d'Orleans dal presidente della Regione, Renato Schifani, con tutti i rappresentanti dei soggetti attuatori (società di gestione, Ati, Comuni) e i componenti della cabina di regia per l'emergenza siccità, presieduta dal governatore e coordinata dal dirigente generale della Protezione civile della Regione Siciliana, Salvo Cocina.
"Abbiamo messo in campo ingenti risorse sia nazionali sia regionali - ha detto Schifani -, adesso tocca a voi procedere concretamente e speditamente con la realizzazione delle opere. Auspichiamo che tra tutti i soggetti coinvolti ci sia un clima di collaborazione e il nostro stesso spirito di abnegazione. Facciamo ogni giorno tutto quanto in nostro potere per risolvere questa emergenza, sia con risposte immediate alle criticità più urgenti sia con soluzioni più strutturali. A breve, con l'approvazione da parte del Cipess degli accordi con le Regioni per i fondi Fsc, potremo disporre dei 90 milioni che abbiamo previsto per la riattivazione dei dissalatori fissi di Gela, Trapani e Porto Empedocle. Chiedo a tutti il massimo della mobilitazione e un proficuo spirito di squadra. È una scommessa che dobbiamo vincere a livello nazionale". "Dati alla mano, stiamo immettendo più acqua nelle reti e questa - ha sottolineato Cocina -, è la risposta più importante che possiamo dare ai cittadini di tutta la Sicilia. Lo stato di realizzazione del piano è a buon punto e dobbiamo registrare che buona parte degli interventi già conclusi si deve a Siciliacque, società partecipata della Regione. È in corso, tra l'altro, un ulteriore piano per 28,6 milioni di euro, a carico interamente del bilancio regionale, con il quale stiamo programmando ulteriori interventi che vedranno la luce nei prossimi mesi. Aggiungiamo, inoltre, anche i fondi da 1,5 milioni di euro, quelli già impegnati, ma sono disponibili altri tre milioni di euro circa, per le operazioni di riparazione e acquisto delle autobotti, che servono a sopperire prontamente alle crisi locali".
La lista delle opere completate, tutte di competenza di Siciliacque, prevede, in particolare: nel Palermitano, i lavori di revamping sui pozzi di contrada Zacchia a Prizzi, dei bypass di collegamento del nodo Castelluccio a Vicari e della centrale Campanella a Lercara Friddi; nel Trapanese, il revamping dei pozzi Staglio a Partanna; ad Agrigento e provincia, la realizzazione dei nuovi pozzi Callisi e Favara di Burgio a Caltabellotta e il potenziamento della centrale Mosè, nel capoluogo di provincia. La stessa società entro luglio completerà: la zattera galleggiante del lago Fanaco a Castronovo di Sicilia, il ripristino dei pozzi abbandonati di contrada Sanguisughe a Polizzi Generosa e i nuovi pozzi a Portella dell'Olmo di Castronovo di Sicilia, nel Palermitano; il revamping della centrale di sollevamento Fontes Episcopi ad Agrigento; il potenziamento della centrale e il revamping dei pozzi Staglio a Castelvetrano, nel Trapanese; la rifunzionalizzazione dell'acquedotto Alcantara per il collegamento al serbatoio Montesanto di Messina. Per quanto riguarda le opere di competenza delle Ati (Assemblea territoriale idrica) e dei Comuni, ecco l'elenco degli interventi il cui completamento, a oggi, è previsto entro la fine di luglio: nella provincia di Catania saranno completati entro il 13 luglio il revamping dei pozzi Frangello II e II bis, nel comune di Ramacca, ed entro il 30 luglio il revamping dei pozzi comunali Grilli e Lembasi, di competenza del Comune di Mineo; nel Trapanese, entro il 15 luglio saranno riattivati i due pozzi di Castelvetrano Agate e Ingrasciotta, con l'installazione delle opere elettromeccaniche accessorie, e il revamping del pozzo di contrada Fraginesi a Castellammare del Golfo mentre nel capoluogo entro il 30 luglio saranno ultimati i revamping di quattro pozzi di contrada Bresciana, con un rilascio aggiuntivo in rete di circa 65 litri d'acqua al secondo e del pozzo Madonna, dove, grazie alla sostituzione della pompa di sollevamento, si potranno recuperare fino a 15 litri al secondo; entro il 31 luglio, a Calatafimi, saranno completati i lavori per il revamping di sei pozzi e dell'impianto di sollevamento nella stazione di contrada Monte Patti; nella provincia di Agrigento, entro il 24 luglio saranno conclusi a Cammarata gli interventi di potenziamento del gruppo sorgenti Chirumbo e Tricca 1 e 2 e a Sciacca il revamping di Pozzo Grattavolte 4, oltre alla realizzazione della condotta di collegamento al campo pozzi. Saranno tutti ultimati entro la fine del mese di luglio gli interventi previsti nella provincia di Messina, affidati ai Comuni interessati: la riattivazione di pozzo Buffone 2, ad Acquedolci, con l'installazione dell'impianto di pompaggio e opere accessorie; l'attivazione di due pozzi a Basicò (126.450); la ristrutturazione di un pozzo in contrada Lacco a Furnari, comprendente scavi in profondità per l'estrazione di un flusso d'acqua; il rifacimento dell'impianto di sollevamento in contrada Curcuruzzo a Frazzanò; infine, molteplici gli interventi nel comune di San Salvatore di Fitalia, comprendenti la riattivazione di un pozzo in località Santuzza (già completato), l'acquisizione di un pozzo in località Scrisera, la canalizzazione di una sorgente in località Villa e la realizzazione delle relative condotte per l'immissione dell'acqua nei serbatoi di accumulo e nelle reti di distribuzione.
LENTEPUBBLICAIn arrivo una "consultazione digitale" per i correttivi al Codice Appalti
Immagine in evidenza del post: In arrivo una "consultazione digitale" per i correttivi al Codice AppaltiA un anno dall'entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti sta per arrivare una "consultazione digitale" per valutare e proporre eventuali miglioramenti e correttivi.
La decisione è frutto del primo tavolo di consultazione presieduto dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini. La riunione ha visto la partecipazione di figure di rilievo come Anac, Ance, Anci e altre istituzioni e associazioni, segnando un significativo passo avanti nel dialogo costante con le realtà coinvolte nel nuovo quadro normativo.
Questo incontro ha costituito un'importante occasione per effettuare una valutazione dello stato attuale delle normative e avviare una discussione su potenziali miglioramenti al testo del Codice.
In arrivo una "consultazione digitale" per i correttivi al Codice Appalti
I partecipanti sono stati invitati a partecipare a una "consultazione digitale" volta a raccogliere feedback sul funzionamento delle disposizioni attuali e a proporre modifiche mirate.
I soggetti coinvolti nel tavolo al Mit potranno rispondere a un questionario finalizzato a segnalare eventuali disfunzioni delle disposizioni vigenti e a proporre migliorie su specifiche tematiche.
Tra i temi che saranno al centro delle proposte correttive troviamo i seguenti:
l'equo compenso
la qualificazione delle stazioni appaltanti
la revisione dei prezzi
e misure relative ai consorzi.
Si tratta di una fase che rappresenta un passo fondamentale nel processo di adeguamento e ottimizzazione del quadro normativo degli appalti pubblici, mirando a garantire maggiore efficienza e trasparenza nell'uso delle risorse pubbliche.
Equo compenso
L'equo compenso si riferisce al corretto valore economico e remunerativo che dovrebbe essere riconosciuto per i servizi professionali forniti da liberi professionisti, come ingegneri, architetti, avvocati, e altri. È un principio che mira a garantire che il compenso per il lavoro svolto rifletta adeguatamente la qualità, la complessità e il valore del servizio fornito, in modo equilibrato e proporzionato rispetto agli standard di mercato e alle competenze impiegate.
Secondo la Fondazione Inarcassa, che rappresenta oltre 185mila ingegneri e architetti liberi professionisti, è urgente aggiornare i parametri dell'equo compenso nonostante i progressi della Legge 49/2023. Anche i requisiti minimi di partecipazione alle gare vanno rivisti per favorire una maggiore concorrenza, mentre è necessario riequilibrare la legislazione sull'appalto integrato per non penalizzare le imprese.
Confprofessioni ha sollevato critiche riguardo alle disposizioni che riservano ai dipendenti della pubblica amministrazione attività ad alto contenuto professionale nell'ambito degli appalti, come la direzione lavori e il collaudo. Questa impostazione, secondo Mauro Iacumin della Giunta nazionale di Confprofessioni, limita l'accesso e la concorrenza dei liberi professionisti, aggiungendo ulteriori compiti alle amministrazioni che spesso non hanno le risorse necessarie.
Qualificazione delle stazioni appaltanti
La qualificazione delle stazioni appaltanti si riferisce al processo attraverso il quale questi soggetti sono certificati e autorizzati per gestire procedimenti di appalto. Questo processo verifica che le stazioni appaltanti abbiano le competenze e le risorse necessarie per condurre in modo efficace e conforme alla normativa gli appalti pubblici.
Le possibili criticità attuali riguardano spesso la complessità burocratica e amministrativa che le stazioni appaltanti devono affrontare, inclusi problemi di capacità gestionale e di risorse umane e finanziarie. Altre criticità possono derivare dalla necessità di aggiornamenti normativi per adattare le procedure alle nuove esigenze e tecnologie, nonché per garantire una maggiore trasparenza e concorrenza nei processi di appalto pubblico.
Revisione dei prezzi
La revisione dei prezzi negli appalti si riferisce al processo di aggiornamento dei costi e dei prezzi stabiliti inizialmente nel contratto di appalto, al fine di tener conto delle variazioni economiche nel tempo. Questo processo è fondamentale per assicurare che i pagamenti riflettano adeguatamente i costi reali dei materiali, della manodopera e di altre risorse necessarie per completare il progetto.
Le possibili criticità attuali includono:
Incertezza economica: fi futuri.
Complessità amministrativa: il processo di revisione dei prezzi può essere complesso e richiedere una gestione attenta per evitare ritardi o errori che potrebbero influenzare negativamente la qualità e i tempi del progetto.
Discrepanze nelle valutazioni: le valutazioni dei prezzi revisionati possono essere oggetto di contestazione tra le parti coinvolte, specialmente quando non ci sono criteri chiari per determinare le variazioni da applicare.
Impatti finanziari: i cambiamenti nei prezzi possono avere impatti significativi sul bilancio complessivo del progetto e sulle risorse disponibili per altre attività.
Criticità per i consorzi
Nei contratti di appalto, i consorzi rappresentano un'associazione temporanea di imprese o enti che si uniscono per partecipare congiuntamente a una gara d'appalto. Questa collaborazione consente loro di combinare risorse, competenze e capacità finanziarie per competere in modo più efficace per contratti di maggiori dimensioni o più complessi.
Le possibili criticità attuali riguardano:
Complessità organizzativa: coordinare diverse entità all'interno di un consorzio può essere complesso, con la necessità di stabilire chiaramente ruoli, responsabilità e procedure decisionali.
Rischio di conflitti: le differenze tra i membri del consorzio possono portare a conflitti su questioni come la distribuzione dei profitti, la gestione del progetto o la responsabilità in caso di problemi.
Coerenza nell'esecuzione: assicurare che tutti i membri del consorzio rispettino gli standard di qualità e le scadenze stabilite nel contratto può essere una sfida, specialmente quando ci sono differenze nelle capacità o nelle politiche aziendali.
Competitività e trasparenza: è fondamentale garantire che la formazione del consorzio non comprometta la concorrenza nel mercato degli appalti pubblici e che tutte le decisioni siano prese in modo trasparente e conforme alle normative vigenti.
La corretta gestione dei consorzi è essenziale per massimizzare i benefici di collaborazione tra le imprese e per garantire l'efficienza e l'equità nei processi di appalto pubblico.
LIVESICILIA
Siccità, il piano della Regione: il punto sugli interventi per l'emergenzaLa riunione a Palazzo d'Orleans.
PALERMO - Avanza lo stato di realizzazione del piano da venti milioni di euro per l'emergenza idrica in Sicilia: circa il 50 per cento delle opere previste è stato portato a termine o è già in corso di ultimazione.
Nello specifico, il 17,31 per cento degli interventi è stato completato, il 30,77 per cento è in corso, per un altro 17,31 si stanno completando le procedure di affidamento mentre il 26,92 per cento è in fase di approvazione e presto sarà effettuata la consegna dei lavori.
Questo ha permesso, a meno di un mese dall'approvazione del Piano da parte del dipartimento nazionale della Protezione civile, il recupero, in termini di litri al secondo, già del 50 per cento dell'apporto aggiuntivo previsto dal Piano; un ulteriore 20 per cento si aggiungerà con le opere completate entro la fine di luglio.
I dati sono emersi durante la riunione convocata questa mattina a Palazzo d'Orléans dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, con tutti i rappresentanti dei soggetti attuatori (società di gestione, Ati, Comuni) e i componenti della cabina di regia per l'emergenza siccità, presieduta dal governatore e coordinata dal dirigente generale della Protezione civile della Regione Siciliana, Salvo Cocina.
"Abbiamo messo in campo ingenti risorse sia nazionali sia regionali - ha detto il governatore - adesso tocca a voi procedere concretamente e speditamente con la realizzazione delle opere. Auspichiamo che tra tutti i soggetti coinvolti ci sia un clima di collaborazione e il nostro stesso spirito di abnegazione. Facciamo ogni giorno tutto quanto in nostro potere per risolvere questa emergenza, sia con risposte immediate alle criticità più urgenti sia con soluzioni più strutturali".
"A breve, con l'approvazione da parte del Cipess degli accordi con le Regioni per i fondi Fsc, potremo disporre dei 90 milioni che abbiamo previsto per la riattivazione dei dissalatori fissi di Gela, Trapani e Porto Empedocle. Chiedo a tutti il massimo della mobilitazione e un proficuo spirito di squadra. È una scommessa che dobbiamo vincere a livello nazionale".
"Dati alla mano, stiamo immettendo più acqua nelle reti e questa - ha sottolineato Cocina - è la risposta più importante che possiamo dare ai cittadini di tutta la Sicilia. Lo stato di realizzazione del piano è a buon punto e dobbiamo registrare che buona parte degli interventi già conclusi si deve a Siciliacque, società partecipata della Regione. È in corso, tra l'altro, un ulteriore piano per 28,6 milioni di euro, a carico interamente del bilancio regionale, con il quale stiamo programmando ulteriori interventi che vedranno la luce nei prossimi mesi".
"Aggiungiamo, inoltre - conclude Cocina -, anche i fondi da 1,5 milioni di euro, quelli già impegnati, ma sono disponibili altri tre milioni di euro circa, per le operazioni di riparazione e acquisto delle autobotti, che servono a sopperire prontamente alle crisi locali".
FOCUSICILIA
Acqua, al Sud è sempre meno ma costa di più. I dati Arera sui costi in bolletta.
Siccità e razionamenti ma anche costi sempre più alti. L'acqua sta diventando un bene a caro prezzo. Lo confermano i dati dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente. In Sicilia e in tutto il Sud, sebbene i prezzi siano saliti meno che nel resto del Paese, la spesa media per famiglia rimane sopra la media nazionale
In Sicilia, come nel resto del Sud Italia, l'acqua è sempre di meno, ma si paga sempre di più: nel 2023 l'aumento dei costi in bolletta nel Mezzogiorno ha sfiorato il 4%. Negli stessi mesi in cui esplodeva il problema della siccità, che oggi mette in ginocchio imprese, famiglie e intere amministrazioni costrette a razionare l'acqua. A dirlo è la relazione annuale dell'Arera, Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente. Sebbene i prezzi nell'Isola siano saliti meno che nel resto del Paese, la spesa media per famiglia rimane sopra la media nazionale. "La variazione media (rispetto all'anno precedente) dei corrispettivi applicati all'utenza nel 2023 risulta pari a più 4,56% con una certa eterogeneità a livello geografico: più 3,67% nell'area Sud e Isole, più 3,97% nel Nord-Est, più 4,22% nel Centro, e a più 5,87% nel Nord-Ovest". In concreto, la spesa media per famiglia nel Sud e nelle Isole nel 2023 è di 367 euro per abitante, sopra la media nazionale di 345 euro/anno (2,30 euro per metro cubo consumato). La spesa è superiore a quella del Nord-Ovest (254,5 euro/anno), ma inferiore a quella del Centro (421,8 euro/anno).
Acqua, l'analisi dei costi in bolletta
L'Autorità di regolazione entra nel dettaglio delle voci che compongono la bolletta dell'acqua. Le stime sono effettuate tenendo in considerazione una famiglia tipo di tre persone, con consumo annuo pari a 150 metri cubi. Dall'analisi risulta che il "38,8% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 133,7 euro/anno". Seguono i costi legati alla gestione delle acque reflue. "Il 12% della spesa è attribuibile al servizio di fognatura (41,4 euro/anno) e il 29,5% a quello di depurazione (101,9 euro/anno)". Un quota non trascurabile, infine, se ne va tra spese fisse e imposte. In particolare, scrive Arera, "la quota fissa pesa per il 10,6% (36,6 euro/anno) e le imposte per il 9,1% (31,4 euro/anno)". Si arriva così alla spesa media di 345 euro l'anno calcolata dall'Autorità a livello nazionale, ma le voci possono oscillare in base alle diverse situazioni territoriali. Anche tenendo conto degli interventi da effettuare sulla rete idrica, che sono significativi in particolare nel Mezzogiorno.
Gli investimenti sulla rete idrica al Sud
A questo proposito, Arera dà conto degli investimenti sulle infrastrutture, basandosi sui dati forniti da 130 gestori che servono complessivamente quasi 49 milioni di abitanti. Gli investimenti programmati "risultano, in termini pro capite, pari a 275 euro/abitante a livello nazionale". Il dato più alto è quello del Centro, "con 337 euro/abitante per il quadriennio 2020-2023". Complessivamente la spesa per gli investimenti "ammonta complessivamente a 13,6 miliardi di euro per il quadriennio, passando da 2,5 miliardi di euro nel 2020, a 3,2 miliardi di euro nel 2021 e nel 2022 e a 4,6 miliardi di euro nel 2023". Un dato, sottolinea l'Autorità, che "considera anche la disponibilità di fondi pubblici". Sul fronte della spesa, Arera riscontra "generali miglioramenti nella capacità di realizzazione degli investimenti programmati", con un tasso di realizzazione che "a livello nazionale resta intorno al 100% con valori più bassi al Sud dove scendono fino al 77%". Un problema, quello della mancata spesa dei fondi, che purtroppo non è nuovo nel Mezzogiorno.
Qualità del servizio idrico in miglioramento
A fronte di questi dati, secondo Arera, la qualità del servizio idrico sta lentamente migliorando nel Paese. Dalle analisi dell'Autorità infatti emerge "una lieve ma stabile crescita del numero di gestori per i quali viene svolta periodicamente dagli Enti di governo dell'ambito la ricognizione dei dati infrastrutturali e di qualità". Controlli che avvengono anche "le gestioni localizzate nell'area geografica del Sud e delle Isole", sottolinea l'autorità. La precisazione è d'obbligo perché la situazione della rete è diversa nelle varie zone del paese. Per quanto riguarda le perdite idriche, per esempio, "a livello nazionale il valore delle perdite idriche si attesta in media a 17,9 m3/km/gg e al 41,8%, con valori più contenuti al Nord e valori medi più elevati al Centro e nel Sud e Isole". Nella provincia di Catania, come spiegato da FocuSicilia in un precedente approfondimento, le perdite raggiungono la quota del 75%. Un divario che riguarda anche le interruzioni di servizio, "fortemente condizionati da alcune situazioni critiche a livello territoriale".
Le interruzioni di servizio e lo stato delle infrastrutture
A livello nazionale, si legge nel rapporto, "quasi il 60% della popolazione è servito da gestori che hanno garantito una buona continuità del servizio di erogazione, evidenziando una durata delle interruzioni inferiore alle tre ore/anno per utente". Le maggiori difficoltà "sono localizzabili nell'area meridionale e insulare, dove è stato registrato un valore medio di interruzioni per utente all'anno pari a 227 ore mentre i valori risultano mediamente più bassi nel Nord Ovest e nel Nord Est (entrambi al di sotto dell'ora) e al Centro (29,4 ore/anno ad utente)". Per quanto riguarda il sistema fognario, "il dato medio sulla frequenza degli allagamenti e sversamenti da fognatura è risultato pari a 5,0 ogni 100 km di rete fognaria". Anche in questo caso si registra "un picco di 11 ogni 100 km nel Sud e Isole)". Quanto agli scaricatori di piena - gli impianti che hanno il compito di portare l'acqua piovana ai depuratori, particolarmente importanti per il ciclo idrico - "il 22% è risultato ancora da adeguare alla normativa vigente e il 7% è risultato non controllati".
GIORNALE DI SICILIA
Emergenza idrica in Sicilia, il piano da 20 milioni realizzato solo a metàIl presidente della Regione Schifani: «Serve la massima mobilitazione, è una scommessa da vincere».
Avanza lo stato di realizzazione del Piano da venti milioni di euro per l'emergenza idrica in Sicilia: circa il 50 per cento delle opere previste è stato portato a termine o è già in corso di ultimazione.
Nello specifico, il 17,31 per cento degli interventi è stato completato, il 30,77 per cento è in corso, per un altro 17,31 si stanno completando le procedure di affidamento mentre il 26,92 per cento è in fase di approvazione e presto sarà effettuata la consegna dei lavori.
Questo ha permesso, a meno di un mese dall'approvazione del Piano da parte del dipartimento nazionale della Protezione civile, il recupero, in termini di litri al secondo, già del 50 per cento dell'apporto aggiuntivo previsto dal Piano; un ulteriore 20 per cento si aggiungerà con le opere completate entro la fine di luglio. I dati sono emersi durante la riunione convocata questa mattina a Palazzo d'Orléans dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, con tutti i rappresentanti dei soggetti attuatori (società di gestione, Ati, Comuni) e i componenti della cabina di regia per l'emergenza siccità, presieduta dal governatore e coordinata dal dirigente generale della Protezione civile della Regione Siciliana, Salvo Cocina.
«Abbiamo messo in campo ingenti risorse sia nazionali sia regionali - ha detto il governatore - adesso tocca a voi procedere concretamente e speditamente con la realizzazione delle opere. Auspichiamo che tra tutti i soggetti coinvolti ci sia un clima di collaborazione e il nostro stesso spirito di abnegazione. Facciamo ogni giorno tutto quanto in nostro potere per risolvere questa emergenza, sia con risposte immediate alle criticità più urgenti sia con soluzioni più strutturali. A breve, con l'approvazione da parte del Cipess degli accordi con le Regioni per i fondi Fsc, potremo disporre dei 90 milioni che abbiamo previsto per la riattivazione dei dissalatori fissi di Gela, Trapani e Porto Empedocle. Chiedo a tutti il massimo della mobilitazione e un proficuo spirito di squadra. È una scommessa che dobbiamo vincere a livello nazionale».
«Dati alla mano, stiamo immettendo più acqua nelle reti e questa - ha sottolineato Cocina - è la risposta più importante che possiamo dare ai cittadini di tutta la Sicilia. Lo stato di realizzazione del piano è a buon punto e dobbiamo registrare che buona parte degli interventi già conclusi si deve a Siciliacque, società partecipata della Regione. È in corso, tra l'altro, un ulteriore piano per 28,6 milioni di euro, a carico interamente del bilancio regionale, con il quale stiamo programmando ulteriori interventi che vedranno la luce nei prossimi mesi. Aggiungiamo, inoltre, anche i fondi da 1,5 milioni di euro, quelli già impegnati, ma sono disponibili altri tre milioni di euro circa, per le operazioni di riparazione e acquisto delle autobotti, che servono a sopperire prontamente alle crisi locali».
La lista delle opere completate, tutte di competenza di Siciliacque, prevede, in particolare: nel Palermitano, i lavori di revamping sui pozzi di contrada Zacchia a Prizzi, dei bypass di collegamento del nodo Castelluccio a Vicari e della centrale Campanella a Lercara Friddi; nel Trapanese, il revamping dei pozzi Staglio a Partanna; ad Agrigento e provincia, la realizzazione dei nuovi pozzi Callisi e Favara di Burgio a Caltabellotta e il potenziamento della centrale Mosè, nel capoluogo di provincia.
La stessa società entro luglio completerà: la zattera galleggiante del lago Fanaco a Castronovo di Sicilia, il ripristino dei pozzi abbandonati di contrada Sanguisughe a Polizzi Generosa e i nuovi pozzi a Portella dell'Olmo di Castronovo di Sicilia, nel Palermitano; il revamping della centrale di sollevamento Fontes Episcopi ad Agrigento; il potenziamento della centrale e il revamping dei pozzi Staglio a Castelvetrano, nel Trapanese; la rifunzionalizzazione dell'acquedotto Alcantara per il collegamento al serbatoio Montesanto di Messina.
Per quanto riguarda le opere di competenza delle Ati (Assemblea territoriale idrica) e dei Comuni, ecco l'elenco degli interventi il cui completamento, a oggi, è previsto entro la fine di luglio (in progressivo aggiornamento).
Nella provincia di Catania, saranno completati entro il 13 luglio il revamping dei pozzi Frangello II e II bis, nel comune di Ramacca, ed entro il 30 luglio il revamping dei pozzi comunali Grilli e Lembasi, di competenza del Comune di Mineo.
Nel Trapanese, entro il 15 luglio 2024 saranno riattivati i due pozzi di Castelvetrano Agate e Ingrasciotta, con l'installazione delle opere elettromeccaniche accessorie, e il revamping del pozzo di contrada Fraginesi a Castellammare del Golfo; mentre nel capoluogo entro il 30 luglio saranno ultimati i revamping di quattro pozzi di contrada Bresciana, con un rilascio aggiuntivo in rete di circa 65 litri d'acqua al secondo e del pozzo Madonna, dove, grazie alla sostituzione della pompa di sollevamento, si potranno recuperare fino a 15 litri al secondo; entro il 31 luglio, a Calatafimi, saranno completati i lavori per il revamping di sei pozzi e dell'impianto di sollevamento nella stazione di contrada Monte Patti.
Nella provincia di Agrigento, entro il 24 luglio saranno conclusi a Cammarata gli interventi di potenziamento del gruppo sorgenti Chirumbo e Tricca 1 e 2 e a Sciacca il revamping di Pozzo Grattavolte 4, oltre alla realizzazione della condotta di collegamento al campo pozzi.
Saranno tutti ultimati entro la fine del mese di luglio gli interventi previsti nella provincia di Messina, affidati ai Comuni interessati: la riattivazione di pozzo Buffone 2, ad Acquedolci, con l'installazione dell'impianto di pompaggio e opere accessorie; l'attivazione di due pozzi a Basicò (126.450); la ristrutturazione di un pozzo in contrada Lacco a Furnari, comprendente scavi in profondità per l'estrazione di un flusso d'acqua; il rifacimento dell'impianto di sollevamento in contrada Curcuruzzo a Frazzanò; infine, molteplici gli interventi nel comune di San Salvatore di Fitalia, comprendenti la riattivazione di un pozzo in località Santuzza (già completato), l'acquisizione di un pozzo in località Scrisera, la canalizzazione di una sorgente in località Villa e la realizzazione delle relative condotte per l'immissione dell'acqua nei serbatoi di accumulo e nelle reti di distribuzione.
ILSOLE24ORE
Settimana corta, la vogliono 8 italiani su 10: ecco perchéI benefici riguardano la gestione della famiglia, la cura degli anziani e il benessere personale. Più di 7 intervistati su 10 ritengono di avere tutti i dispositivi necessari per svolgere il proprio lavoro da casa.
Smart working e settimana lavorativa corta sono percepiti sempre più come strumenti utili per migliorare la qualità della vita, con benefici per la gestione della famiglia, la cura degli anziani e la salute. Lo mette in luce un'indagine realizzata dalla società NielsenIQ. L'indagine offre spunti di riflessione sull'impatto sociale della settimana corta (quattro giorni di lavoro a settimana), auspicata dall'80% degli intervistati. Circa la metà del campione (48%) dichiara di avere figli. Nella maggior parte dei casi (66%) sono gestiti in autonomia o con l'aiuto dei nonni (24%), solo l'11% si affida a figure esterne come baby-sitter o altre figure professionali, con una spesa media mensile di 115. Tre intervistati su quattro ritengono che la settimana corta possa generare benefici, dando la possibilità di gestire con maggiore autonomia i propri figli.
Opportunità di curare i familiari anziani con maggiore autonomia
Per quanto riguarda invece la cura di familiari anziani o con disabilità, il 35% degli italiani afferma di occuparsene da solo, contro il 65% che ricorre a un aiuto esterno. In particolare, chi riceve supporto conta su altri familiari (42%), mentre il 34% si rivolge a badanti, case di riposo o altre forme di sostegno, con una spesa di circa 540 euro al mese. Per l'85% degli intervistati 'caregiver' la settimana corta offre l'opportunità di curare i propri familiari con maggiore autonomia.
Per la cura domestica, solo il 13% del campione afferma di doversi rivolgere a professionisti, spendendo, in media, 107 euro al mese. Anche in questo caso la settimana corta viene percepita come un valido supporto, come dichiara l'80% degli intervistati. Avere un giorno libero in più, inoltre, permetterebbe di dedicare maggiore tempo al benessere personale, soprattutto per svolgere l'attività fisica (62%), ma anche fare gite e viaggi (54%).
Il desiderio di adottare la settimana corta coinvolge 4 intervistati su 5, con il 50% che si definisce 'molto interessato'. Per ottenere questo beneficio, i compromessi che i lavoratori sono più propensi ad accettare sono una maggiore flessibilità sull'orario di lavoro durante la settimana lavorativa (52%), un aumento della produttività durante i giorni lavorativi (47%) e un minor numero di pause (45%). Soltanto il 10% sarebbe disposto ad una leggera riduzione dello stipendio.
La settimana corta viene vista positivamente come modalità per accrescere l'equilibrio tra lavoro e vita privata (72% del campione), la soddisfazione personale (63%) e il tempo di qualità da dedicare alla famiglia e agli amici. Tra gli aspetti critici sono invece elencati l'aumento del carico di attività durante i giorni lavorativi (51%), la maggior pressione e stress associato al raggiungimento degli obiettivi (37%) e i problemi di coordinamento (27%).
Dal rapporto emerge che 1 intervistato su 3 lavora in modalità full remote o ibrida. Lo smart working è mediamente concesso per il 37% delle ore totali di lavoro (uno o due giorni, su cinque). Complessivamente, il 49% del campione preferisce il lavoro agile, mentre il 42% l'ufficio. Tra i lati positivi del lavoro da casa figurano principalmente la riduzione dei tempi di spostamento per raggiungere il luogo di lavoro (77%), che in media ammonta a 41 minuti, e dei costi (72%), che ammonta a circa 124 euro al mese tra viaggi e pranzi di lavoro) insieme a una migliore gestione del work-life balance (64%). I maggiori rischi percepiti, invece, sono l'isolamento sociale (59%) (specie al Nord Ovest), la sedentarietà (58%) e la difficoltà a separare lavoro e vita privata (44%). L'espansione dello smart working risulta particolarmente compatibile con professioni che non necessitano di troppi strumenti e materiali. Infatti, più di 7 intervistati su 10 ritengono di avere tutti i dispositivi necessari per svolgere il proprio lavoro da casa. Tuttavia, solo il 26% dichiara di avere una seduta ergonomica, il valore scende al 14% nel caso del piano di lavoro ad altezza regolabile e all'11% per i poggiapiedi. Lavorare da remoto può voler dire ottimizzare il tempo per dedicarsi ad attività domestiche: l'89% del campione afferma infatti di approfittare delle pause per svolgere attività collaterali. Tra le più diffuse vi sono cucinare (66%), occuparsi delle faccende domestiche (45%), della lavatrice (44%) e guardare la televisione (29%).
La comodità di lavorare da casa ha anche un possibile risvolto della medaglia che riguarda proprio i consumi energetici: il 49% degli intervistati ritiene che con questa nuova modalità lavorativa i suoi consumi siano aumentati con conseguenze sulle bollette. Gli italiani si sono però subito attivati per porre rimedio a questo possibile costo maggiore e le principali contromisure dichiarate sono l'illuminazione, con l'utilizzo di lampadine a basso consumo (59%), il maggiore ricorso alla luce naturale (per il 58%), cui si uniscono alcune accortezze di risparmio energetico. Dallo spegnimento del pc con distacco dall'alimentatore quando non è impiegato (44%), all'ottimizzazione nell'uso di climatizzatori e di riscaldamento (42%).
ILSOLE24ORE
Giorgetti: «Non serve una manovra "lacrime e sangue" per ridurre debito». Panetta: «Nel secondo trimestre Pil stimato al +0,3%». Patuelli: «Ridurre tasse sul risparmio»Il neoeletto Consiglio dell'Abi, che si è riunito dopo l'Assemblea annuale, accogliendo l'indicazione unanime formulata dal Comitato esecutivo, ha rieletto per acclamazione Patuelli Presidente dell'Abi.
L'obiettivo del Def per il Pil 2024 è alla portata. Non serve una manovra "lacrime e sangue" per ridurre il debito. In un "contesto globale instabile e incerto l'economia italiana conferma un'ottima tenuta, gli andamenti macroeconomici sono positivi" ha affermato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, intervenuto all'assemblea dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, che si è svolta martedì 9 luglio a Roma. All'assemblea, aperta dal presidente Antonio Patuelli, è intervenuto anche il governatore di Bankitalia Fabio Panetta. Il neoeletto Consiglio dell'Abi, che si è riunito dopo l'Assemblea annuale, accogliendo l'indicazione unanime formulata dal Comitato esecutivo, ha rieletto per acclamazione Patuelli Presidente dell'Abi.
Il ministro dell'Economia del governo Meloni ha aggiunto che "negli ultimi 3 anni l'andamento della crescita è stato più sostenuto da altri paesi dell'area euro. I dati del primo trimestre sono in continuità con questo. Il rialzo del pil dello 0,3% è confortante perchè ad oggi la crescita acquisita sarebbe già pari allo 0,6 e salirebbe allo 0,9% se le stime del governatore fossero confermate". Di qui, la conclusione di Giorgetti: "L'uscita dalla condizione di paese ad alto debito è un obiettivo raggiungibile" e "senza una manovra lacrime e sangue". L'obiettivo può essere raggiunto "semplicemente" sulla base di "una seria politica di controllo della dinamica della spesa pubblica e di miglioramento dell'efficienza del prelievo fiscale, senza un inasprimento delle aliquote d'imposta". "Sebbene l'andamento dell'economia risenta ancora di fattori di ordine sovranazionale - ha continuato il responsabile dell'Economia e delle Finanze -, in particolare le decisioni delle banche centrali, con tutte le cautele del caso siamo fiduciosi che l'obiettivo di crescita dell'1% fissato nell'ultimo DEF sia ampiamente alla nostra».
La sfida è il progressivo invecchiamento della popolazione. Una "tendenza demografica che - ha detto il responsabile del Mef - va invertita. Il governo continuerà e intensificherà le politiche a favore delle famiglie con figli a carico. Anche le banche facciano una riflessione su come contribuire a questa sfida". "Il sistema bancario, finanziario e assicurativo può e deve contribuire al raggiungimento dei diversi obiettivi che attendono il nostro paese, anche affiancando l'operatore pubblico nel fornire supporto".
LENTEPUBBLICA
PNRR, assegnate risorse per valorizzare parchi e giardini storici.
Le Regioni e le Province autonome italiane hanno ricevuto nuove risorse finanziarie per valorizzare i parchi e giardini storici, grazie a un investimento di oltre 2,5 milioni di euro previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto M1C3|2.3 "Programmi per valorizzare l'identità dei luoghi: parchi e giardini Storici". Questo finanziamento è destinato alla catalogazione dettagliata di questi beni culturali, contribuendo a una maggiore conoscenza, salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio di inestimabile valore storico, artistico e ambientale.
PNRR, assegnate risorse per valorizzare parchi e giardini storici
Tramite questo stanziamento si mira a una ricognizione ampia del territorio per identificare anche beni meritevoli di catalogazione non ancora studiati, contribuendo così alla valorizzazione di un patrimonio culturale fondamentale per l'identità dei luoghi e per il benessere collettivo.
Obiettivi del progetto
Il progetto si prefigge diversi obiettivi chiave:
Miglioramento della conoscenza: incrementare la comprensione di questi beni, essenziali per la tutela del patrimonio culturale e l'equilibrio territoriale, oltre a migliorare la qualità della vita urbana e difendere la biodiversità.
Quantificazione e descrizione: determinare il numero e descrivere dettagliatamente i parchi e giardini storici presenti sul territorio nazionale, evidenziandone la complessità e varietà.
Individuazione delle realtà significative: identificare i parchi e giardini di particolare rilevanza in ogni contesto territoriale, per orientare future azioni di studio, protezione e valorizzazione.
Creazione di una base-dati: sviluppare un database per supportare una pianificazione paesaggistica e territoriale più consapevole.
Tipologie di parchi e giardini considerati
Il progetto considera parchi e giardini pubblici e privati di interesse storico, artistico, architettonico, botanico e paesaggistico. Priorità è data a:
beni già tutelati
parchi e giardini di alto valore intrinseco
beni storici accessibili e fruibili
parchi in contesti periurbani ed extraurbani, senza escludere giardini urbani di particolare rilevanza
parchi riconosciuti di valore dalla letteratura scientifica
tipologie di beni storici che esprimono peculiarità locali.
Stato di conservazione e ambito cronologico
Lo stato di conservazione dei giardini è considerato importante, ma non determinante per l'inclusione nel progetto. Anche giardini in condizioni non ottimali possono essere catalogati, poiché il valore culturale prescinde dalle condizioni attuali. Il progetto si concentra su giardini e parchi storici fino agli anni Sessanta del Novecento, ma possono essere inclusi anche esempi più recenti se di particolare rilevanza culturale o artistica.
Elementi che definiscono il valore culturale di un giardino
Il valore di un giardino può essere determinato da vari fattori, tra cui:
la struttura planimetrica e la composizione di elementi vegetali e artificiali
l'interesse storico-artistico e naturalistico
la relazione con il contesto circostante
la presenza di manufatti architettonici e arredi significativi
l'importanza botanica e la presenza di alberature di pregio
il ruolo nel tessuto urbanistico o paesaggistico
l'influenza di committenti e progettisti illustri
il giardino come luogo di eventi e relazioni storiche.
LENTEPUBBLICA
Il riparto del Fondo per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione 2024.
In Gazzetta Ufficiale il decreto del Dipartimento per la Trasformazione Digitale che determina il riparto delle risorse del Fondo per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione per l'anno 2024.
Si tratta di risorse finanziarie che serviranno a digitalizzare servizi della Pubblica amministrazione ai cittadini e alle imprese e che verranno impiegate innanzitutto per aumentare la tipologia di pratiche che gli italiani possono svolgere per via telematica.
Il Fondo ha lo scopo di accrescere la quantità dei servizi ottenibili attraverso questa applicazione. Un'operazione che interviene su modalità di funzionamento, criteri di organizzazione e distribuzione di energie all'interno di numerosi uffici pubblici. Richiede pertanto interventi complessi, non soltanto tecnologici ma anche formativi, amministrativi, procedurali.
Gli stanziamenti potranno essere utilizzati, oltre che per acquisti di software, per sostenere la realizzazione di cambiamenti necessari finalizzati a rendere più agili i rapporti tra cittadini e macchina pubblica.
Il riparto del Fondo per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione 2024
Le risorse del Fondo ammontano complessivamente a 65.511.216 euro.
Questi fondi sono stati suddivisi in due principali categorie:
A. 60.000.000 euro per progetti e iniziative specifiche:
Attuazione dell'Agenda Digitale: sostegno all'implementazione delle agende digitali italiana ed europea, con particolare attenzione alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni. Questo include lo sviluppo e la diffusione delle piattaforme digitali nazionali e il miglioramento del patrimonio informativo pubblico attraverso sistemi informativi interoperabili.
Innovazione tecnologica: promozione della digitalizzazione delle imprese e lo sviluppo di reti di connettività ultraveloci, sia fisse che mobili, in linea con la Strategia italiana per la banda ultra-larga. Inoltre, supporto alle tecnologie emergenti, come l'intelligenza artificiale, in coerenza con la relativa strategia nazionale.
Diffusione delle competenze digitali: incentivazione della cultura digitale tra cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni attraverso programmi educativi e progetti mirati.
Collaborazioni internazionali: partecipazione a diversi progetti europei e internazionali che definiscono politiche digitali attraverso organismi di cooperazione e organizzazioni multilaterali.
B. 5.511.216 euro per attività di assistenza tecnica:
Questi fondi sono invece destinati ai servizi di supporto tecnico, come previsto dall'art. 239, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, per facilitare l'implementazione delle iniziative descritte nella categoria A.
Gli interventi saranno coordinati dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale mediante la stipula di convenzioni o accordi con amministrazioni pubbliche, enti pubblici, società o consorzi a partecipazione pubblica. Inoltre, potranno essere effettuati interventi diretti in favore delle imprese attraverso procedure pubbliche conformi alla normativa sugli aiuti di Stato.
Tutti gli interventi previsti dal decreto terranno infine conto degli aspetti legati alla sicurezza cibernetica, in conformità con le competenze dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.