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rassegna stampa del 30 luglio 2024

lentepubblica.it
Anticipo Tfs: si va verso il rinnovo dell'accordo con le banche

Per quanto riguarda l'Anticipo del Tfs, probabilmente si andrà verso il rinnovo dell'accordo con le banche: ecco cosa significa.Alcuni giorni fa, si è riaperto il Tavolo di coordinamento, istituito dal Dipartimento della funzione pubblica, per discutere sull'Anticipo del Tfs.L'obiettivo principale è il rinnovo dell'Accordo Quadro, sottoscritto e formalizzato nel 2020 (e rinnovato nel 2022), con gli istituti finanziari, per permettere ai lavoratori che usufruiscono dell'uscita anticipata dal lavoro di ottenere un anticipo di 45mila euro, a condizioni agevolate, corrispondente ad una parte del Tfs.Vediamo allora cosa significa.Rinnovo accordo con le banche: il tavolo di coordinamento sull'Anticipo del TfsNel tavolo di coordinamento stanno partecipando tutti gli attori istituzionali coinvolti, ovvero il Ministero dell'Economia e delle Finanze, il Ministero del Lavoro, Abi e Inps.
Tutti hanno manifestato l'intenzione di avviare le procedure per il rinnovo dell'accordo con le banche.Più nel dettaglio, il provvedimento consente ai lavoratori che vanno in pensione con Quota 100, 102 o 103, quindi prima di aver maturato i requisiti per la pensione, di avere un anticipo di 45mila euro a condizioni agevolate sul Trattamento di Fine Servizio (Tfs).Dall'importo di 45mila euro sarà detratto un interesse pari al Rendistato (ovvero il rendimento medio dei titoli di Stato, calcolato da Bankitalia), aumentato di uno spread dello 0,4%.
Facendo i dovuti calcoli, sui 45mila euro di prestito, la banca ne dà circa 43mila, poiché 1700 euro sono di interessi.Gli interessi sono piuttosto alti, soprattutto se facciamo riferimento al 2020, quando è stato istituito il prestito del Tfs per la prima volta. Quattro anni fa, infatti, i tassi d'interesse erano praticamente a zero, così come il Rendistato.I grossi ritardi per il TfsNonostante l'aumentare degli interessi, i dipendenti sono spesso costretti a richiedere i soldi alle banche, perché il pagamento della liquidazione viene differito nel tempo.
Dopo un anno, infatti, arriva la prima rata da 50mila euro, la seconda (tra i 50mila e i 100mila euro) arriva dopo due anni e la parte restante (se supera i 100mila euro) arriva dopo tre anni.Chi usufruisce di un'uscita anticipata della pensione è costretto ad aspettare i 67 anni per ottenere tutta la liquidazione.I ritardi sono spesso attribuibili all'Inps, a causa della lavorazione delle pratiche. Si tratta di una circostanza criticata anche dalla Corte Costituzionale, che aveva chiesto un intervento celere sul tema.Ma non è possibile accelerare le tempistiche, a causa dei costi troppo alti per lo Stato.La Ragioneria generale dello Stato, lo scorso marzo, ha chiesto di fermare le due proposte di legge bipartisan presentate, per ridurre da un anno a tre mesi il tempo di pagamento della prima rata del Tfs, aumentando anche l'importo da 50mila a 63'600 euro.A detta della Ragioneria, i costi sarebbero altissimi: secondo i calcoli fatti dall'Inps, la misura sarebbe costata 3,8 miliardi di euro solo per quest'anno, il che avrebbe portato ad un peggioramento dei saldi di finanza pubblica, difficile da affrontare.I dipendenti rimangono, così, impantanati in una situazione difficile da affrontare, con liquidazioni che tardano ad arrivare e per le quali bisogna pagare quasi 2000 euro d'interessi.


livesicilia.it
Ecco perché le Province sono un bene necessario per tuttiRiannodare il filo con il territorio
Le Province sono un bene necessario e vanno reintrodotte. Abbiamo già permesso alla pancia di prevalere sulla ragionevolezza, abbiamo sopportato abbastanza gli effetti del pauperismo a tutti i costi e, così facendo, abbiamo per troppo tempo abbandonato il territorio a se stesso.Le comunità montane, le borgate marinare, i Comuni dell'entroterra ... chiedete a loro. Ai sindaci, agli operatori culturali, alle piccole e medie aziende, alle Proloco, al mondo delle scuole, alle associazioni, ai pendolari, chiedete a loro se il giacobinismo abbattutosi sulle teste di presidente, consiglieri e assessori (espressione prossima di quelle comunità) abbia portato un qualche beneficio; oppure se abbia solo scavato un solco profondissimo tra quelle realtà e i Palazzi del potere centrale.Adesso è tempo di tornare alle Province! E non c'è nessuna connotazione politica in questo, nessun proclama di parte, tutt'altro; l'errore è proprio quello di continuare a far delle Province una bandiera ideologica, sventolata da una parte e dall'altra.Ho fatto l'assessore provinciale per anni, conosco l'importanza, amministrativa e politica, di questo ente intermedio, so quanto esso sia "capace di costituire un riferimento per l'intero sistema delle autonomie e in particolare per i Comuni, specie quelli di dimensioni minori" (sono parole della Corte dei Conti, contenute in una relazione di qualche anno fa). E sappiamo tutti (ce l'abbiamo sotto gli occhi) quale vuoto, nei processi decisionali e amministrativi, esso ha lasciato, penalizzando l'erogazione di servizi importanti.La manutenzione delle strade provinciali, la gestione delle scuole secondarie superiori, la promozione e valorizzazione di siti culturali e ambientali, il supporto ai Comuni attraverso le stazioni appaltanti (siamo in piena epoca PNRR), l'impulso a manifestazioni e iniziative artistiche, culturali e sportive d'interesse sovracomunale, il supporto alle strutture ricettive, il sostegno delle attività artigiane ...
Funzioni - queste e altre - oggi in capo alle attuali Città metropolitane/liberi consorzi che - causa la loro vocazione elettiva indiretta - si sono rivelate delle spurie controfigure prive di quella sensibilità politico/istituzionale che solo un'Amministrazione autenticamente elettiva può avere.Il presidente, gli assessori, i consiglieri: possiamo scegliere di guardare ancora a queste figure con l'occhio torvo della demagogia, definirle poltrone da occupare e voltarci dall'altra parte; oppure possiamo scegliere di riscoprire e difendere il valore delle istituzioni (e dei loro interpreti) e affermare il principio delle Provincie regionali come autentiche leve di decentramento e autonomia, amministrativa e finanziaria.L'autenticità é data proprio dall'elezione diretta, dal fatto, cioè, che sono i cittadini a eleggere i propri rappresentanti. Piaccia o no, è così: si chiama democrazia diretta ed è il bene più prezioso d'ogni Ordinamento compiuto. Ci si presenta con un programma politico, con una squadra di assessori e con delle liste di candidati al Consiglio provinciale e ci si rimette al giudizio insindacabile delle urne. 


agrigentonotizie.it
Il mito di Kokalos che accolse Dedalo in fuga da Minosse: venerdì al teatro dell'Efebo    
Terzo appuntamento venerdì 2 agosto alle ore 21 con la rassegna del Teatro Classico e del Mito, organizzata dal Libero consorzio comunale di Agrigento. In scena "Kokalos", prodotto dall'associazione Centro cultura Mediterranea, che propone l'adattamento di uno dei miti costruiti sulla storia più remota della Sicilia, ovvero il mito di Kokalos, il re dei Sicani che accolse Dedalo in fuga da Minosse dal quale era stato condannato a morte. Il mito di Kokalos dà lo spunto a quest'opera, alla quale viene data una chiave di lettura più profonda, rivelando, dietro la smania di vendetta di Minosse, la sua intenzione di invadere il regno dei Sicani. Lo spettacolo, in parte ispirato a una precedente edizione ma totalmente rinnovato, avrà una scenografia volutamente essenziale con numerosi inserimenti musicali.L'antica cava all'interno del Giardino Botanico si conferma così sede di spettacoli di grande attrazione, come già evidenziato dal grande successo riscosso dalle prime rappresentazioni e dal positivo riscontro da parte del pubblico e delle stesse compagnie che hanno dato vita alle prime tre opere in scena al Teatro dell'Efebo ("Antigone", "Sette contro Tebe e "Il rapimento di Proserpina o l'inganno di Venere").Per informazioni e biglietteria: www.giardinoefebo.it. Biglietti disponibili anche al Box Office di Via Imera, tel. 0922-20500 o direttamente al botteghino del Giardino Botanico stesso.

qds.it
Recupero crediti alle ex Province, stabilite le modalità: le direttive della Regione Sicilia
  In corso una ricognizione dei debiti di questi enti, in caso saranno applicate riduzioni ai trasferimentiBisogna recuperare i crediti dovuti dalle ex Province alla Regione, e la strada sembra essere quella della riduzione dei trasferimenti. Il dipartimento regionale delle autonomie locali ha comunicato le modalità operative per procedere a tale operazione per riavere quanto dovuto andando a calcolare gli importi sui trasferimenti regionali in favore delle città metropolitane e dei liberi consorzi comunali dell'anno in corso.Tali crediti possono derivare da attività e procedimenti amministrativi di competenza dei diversi rami dell'amministrazione regionale, quindi tocca ai diversi dipartimenti accertare la sussistenza dei crediti per consentire il loro recupero.Pertanto, si legge nella circolare, "è indispensabile che gli uffici competenti alla gestione delle relative entrate attestino, attraverso l'apposita dichiarazione del dirigente responsabile, che i crediti sono stati registrati nella contabilità regionale, precisando gli estremi del provvedimento di accertamento, dell'entrata e della relativa registrazione".Ancora, si comunicherà che di tali crediti sono stati informati gli enti locali debitori, in modo da consentirgli di tenerne conto in sede di predisposizione del bilancio, precisando gli estremi della relativa  comunicazione, e che i crediti in questione non sono stati in alcun modo contestati dall'ente debitore. Tale comunicazione dovrà essere formulata entro la fine del mese di giugno. Recupero crediti alle ex Province, i tettiLa riduzione applicabile ai trasferimenti regionali quale recupero crediti non potrà superare l'1,5% dell'ammontare del riparto, come disposto con decreto assessoriale n. 53 del 4 aprile 2024. Le città metropolitane e i liberi consorzi nascono con la legge regionale 9/2017, che mira a razionalizzare l'erogazione dei servizi al cittadino e ridurre i costi della pubblica amministrazione.
Ogni Libero consorzio o città metropolitana ha potestà statutaria e regolamentare, e vi si applicano i principi previsti per l'ordinamento dei comuni; l'ente può esercitare in forma unitaria funzioni e servizi dei comuni che vi appartengono.Questo esercizio associato, che deve risultare da un apposito piano approvato dai consigli comunali, utilizza le risorse finanziarie, materiali e umane già di spettanza dei Comuni. Il Libero consorzio comunale,  quale  ente  di  area  vasta, è titolare di diverse funzioni. In materia di servizi sociali e culturali, si occupa di iniziative e  proposte  agli  organi  competenti  in  riferimento all'individuazione ed al censimento dei beni culturali ed ambientali, alla tutela, valorizzazione e fruizione sociale degli stessi beni, con la collaborazione degli enti e delle istituzioni scolastiche e culturali. Recupero crediti alle ex Province, i compitiI consorzi si occupano anche della realizzazione di strutture e servizi assistenziali, anche mediante  la  riutilizzazione delle istituzioni socio-scolastiche permanenti. In materia di organizzazione del  territorio e della tutela dell'ambiente, i consorzi si occupano della costruzione e manutenzione della rete stradale del libero Consorzio comunale, intercomunale, rurale e di bonifica e delle ex regie trazzere.Si occupano anche della costruzione di infrastrutture di interesse sovracomunale e provinciale, dell'organizzazione dei servizi di trasporto locale interurbano, della protezione del patrimonio naturale e della gestione delle riserve naturali. Il Libero consorzio  comunale svolge anche le funzioni di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale e di coordinamento, comprese le opere e gli impianti di interesse sovracomunale, le vie di comunicazione, le reti di servizi ed infrastrutture, i sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici e l'organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale. 

libertaesicilia.it
Sicilia. Ex Province, arriva l'ok dall'Ars: «Elezioni di secondo livello entro fine anno»Il Ddl che oggi ha superato il primo step rappresentato dalla Commissione Affari Istituzionali individua, tra le altre cose, la data per le elezioni di II livello, il numero dei consiglieri eletti in seno ai Liberi Consorzi e alle Città Metropolitane e le norme che riguardano l'organizzazione del Consiglio Provinciale e l'introduzione della Giunta Provinciale
Approvato in I commissione Affari Istituzionali il Ddl 738 (stralcio 1 Modifica Legge Regionale 15 4 agosto 2015) recante le normative circa l'elezione di secondo livello nei liberi consorzi.Il Ddl che oggi ha superato il primo step rappresentato dalla Commissione Affari Istituzionali, tra le altre cose, individua la data per le elezioni di II livello in un periodo compreso tra il 17 novembre e il 31 dicembre.All'interno del Ddl sono state approvate diverse modifiche alle Legge n.15 che riguardano principalmente il numero dei consiglieri eletti in seno ai Liberi Consorzi e alle Città Metropolitane e le norme che riguardano l'organizzazione del Consiglio Provinciale e l'introduzione della Giunta Provinciale. Contestualmente sono stati approvati due emendamenti, uno a firma dei deputati 5 Stelle contenente la possibilità di nominare un assessore in più con invarianza di spesa nei 391 comuni siciliani e una interpretazione autentica rispetto ai gettoni di presenza e alle indennità dei consiglieri di circoscrizione delle Città Metropolitane.Il DDL è stato calendarizzato nella Commissione Bilancio nella giornata di lunedì alle ore 11.00 per poi tornare alle 14.00 in Commissione Affari Istituzionali per il voto finale. Sarà quindi inviato in Aula che, come stabilito dai capigruppo la scorsa settimana, lo discuterà il prossimo 31 luglio, termine ultimo per la sua approvazione. In caso di intoppi si andrebbe comunque al voto con la vecchia norma e con elezioni previste il 6 ottobre."In attesa che il Governo Nazionale abroghi la norma Del Rio - commenta il presidente della I Commissione Ignazio Abbate - e che si vada all'elezione di primo livello, la Regione doveva necessariamente programmare le consultazioni entro il 31 dicembre per regolamentare finalmente la gestione degli enti intermedi. L'auspicio è che il clima di collaborazione registrato in Commissione si possa respirare anche in Aula per una sua veloce approvazione. Dopo quello che è successo l'ultima volta con la non approvazione della norma per l'elezione di primo livello, anche il presidente Schifani ha ritenuto fosse giunto il momento inderogabile di passare dai commissariamenti al governo collegiale degli Enti Intermedi".
















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