LENTEPUBBLICA
Le nuove linee guida sulla retribuzione di risultato ai dirigenti degli enti locali.
L'Osservatorio sulla Finanza e la Contabilità degli Enti Locali del Ministero dell'Interno ha recentemente pubblicato un documento di orientamento riguardante la retribuzione di risultato per i dirigenti degli enti locali.
Questo atto si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso l'efficienza e l'economicità delle pubbliche amministrazioni, mirando a garantire che i premi legati ai risultati siano attribuiti in modo equo e giustificato.
Garantendo che i premi per i risultati siano basati su obiettivi concreti e misurabili, si promuove infatti il principio costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione, previsto dall'articolo 97 della Costituzione. Le nuove linee guida, dunque, mirano a valorizzare l'efficienza amministrativa e a garantire che le risorse siano utilizzate in modo giusto e appropriato.
Table of Contents
La retribuzione di risultato: un meccanismo di premialità
Obiettivi
La valutazione della performance
Il documento con i chiarimenti sulla retribuzione di risultato ai dirigenti degli enti locali
La retribuzione di risultato: un meccanismo di premialità
Nel contesto delle pubbliche amministrazioni, la retribuzione di risultato riveste un ruolo essenziale nel pacchetto retributivo dei dirigenti dell'Area Funzioni Locali. Questa componente del salario non è una mera aggiunta al compenso base, ma è concepita come un incentivo mirato a riconoscere e premiare il conseguimento di obiettivi specifici e misurabili di performance.
Obiettivi
La retribuzione di risultato ha una funzione chiara e ben definita: incoraggiare e premiare il raggiungimento di risultati concreti e quantificabili. A differenza della retribuzione fondamentale e di posizione, che sono generalmente fisse e predeterminate, la retribuzione di risultato è dinamica e dipendente dal conseguimento di determinati obiettivi di performance. Questo sistema mira a spingere i dirigenti a superare gli standard minimi e a contribuire attivamente al miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza della pubblica amministrazione.
Per garantire che la retribuzione di risultato sia equa e basata su meriti concreti, è cruciale che gli obiettivi annuali individuali siano definiti in modo chiaro e preventivo. Questo significa che, all'inizio dell'anno, devono essere stabiliti obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e temporizzabili per ogni dirigente. Gli obiettivi devono essere ben documentati e condivisi con i dirigenti, in modo che tutti siano a conoscenza delle aspettative e delle metriche su cui verranno valutati.
La valutazione della performance
La mera definizione degli obiettivi non basta; è altrettanto fondamentale una rigorosa verifica dei risultati ottenuti. Questa verifica deve avvenire sia durante il periodo di valutazione, per monitorare i progressi e fare eventuali aggiustamenti, sia al termine dell'anno per valutare i risultati finali. Gli Organi di Valutazione e Verifica delle Attività Professionali dei Dirigenti sono responsabili di questo processo. Essi devono esaminare se e in che misura gli obiettivi stabiliti sono stati raggiunti, assicurandosi che la valutazione sia imparziale e basata su criteri oggettivi.
La normativa vigente e la giurisprudenza consolidata hanno chiarito che la retribuzione di risultato deve essere strettamente legata alla valutazione delle performance. La Corte dei Conti, nella sentenza n. 339/2023, ha sottolineato che la spettanza di questa componente retributiva è condizionata dalla preventiva definizione di obiettivi individuali. La mancanza di tali obiettivi può comportare la configurazione di danno erariale. Analogamente, la deliberazione n. 62/2024/G della Corte dei Conti ha messo in luce le carenze nei sistemi di controllo e valutazione delle performance nelle amministrazioni centrali, evidenziando la necessità di un aggiornamento e di una migliore misurazione dei risultati.
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Il legame tra diritto al buono pasto e pausa lavorativa oltre le sei ore
In questo approfondimento il Dottor Marcello Lupoli ci illustra un argomento molto interessante per i lavoratori del pubblico impiego: il legame tra diritto al buono pasto e pausa lavorativa oltre le sei ore.Il diritto alla mensa o al servizio sostitutivo dello stesso tramite il riconoscimento del buono pasto è legato alla pausa di lavoro e avviene nel corso della stessa e, laddove la contrattazione collettiva lo preveda, sorge ogniqualvolta il dipendente effettui un orario di lavoro eccedente le sei ore. .Riconoscere - come vorrebbe la parte ricorrente - che la norma contrattuale di riferimento richieda che l'attività lavorativa venga prestata nelle fasce orarie normalmente destinate alla consumazione del pasto non è evincibile direttamente dalle disposizioni pattizie, di guisa che - osserva ulteriormente l'ordinanza de qua - "una eventuale volontà delle parti sociali in tal senso sarebbe stata, tuttavia, chiaramente espressa, con l'indicazione di fasce orarie di lavoro che danno diritto alla mensa, fasce che non sono, invece, previste".D'altronde, l'illustrata opzione ermeneutica dei supremi giudici "è coerente con i principi già enunciati da questa Corte, con sentenza n. 31137/2019, in relazione alle previsioni dell'articolo 40 CCNL 28 maggio 2004 del Comparto Agenzie fiscali".In conclusione, la pronuncia del giudice del merito oggetto di doglianza è da ritenersi immune da vizi, avendo correttamente interpretato le disposizioni sopra richiamate, con conseguente rigetto dell'impugnazione interposta dinanzi ai supremi giudici di legittimità.
GIORNALE DI SICILIA
L'agonia degli invasi in Sicilia, pesci da sfrattare per evitare un disastro.
Se muoiono l'acqua dei bacini Fanaco, Ragoleto e Ancipa non potrà essere usata per fini potabili. Carpe, persici e carassi saranno trasferiti nel Biviere e nello Sciaguana.
Il d-day non è ancora deciso, ma tecnici ed esperti sono al lavoro per studiare nei particolari l'operazione: il trasferimento di tonnellate di pesci da tre invasi siciliani ormai quasi a secco. L'Autorità di bacino della Presidenza della Regione, costretta a fare i conti con una gravissima siccità, ha invitato gli enti gestori di Fanaco (nella foto), Ragoleto e Ancipa a prepararsi al «trasloco» della fauna ittica con un doppio scopo: evitare che in poca acqua muoia, e consentire un utilizzo massimale delle risorse idriche. Quintali di pesci morti in un invaso renderebbero anche inutilizzabile l'acqua a fini potabili.
Dell'intervento si occuperà Siciliacque, ente a partecipazione mista, per un 75% di Italgas e per un 25% della Regione, che provvede al servizio idrico sovrambito in quasi tutte le province siciliane. Siciliacque coordinerà il progetto nonostante due dei tre invasi a rischio (Ancipa e Ragoleto) siano gestiti da Eni ed Enel. Il progressivo svuotamento degli invasi, che rende necessario l'utilizzo dei cosiddetti «volumi morti», dunque, non può essere effettuato in presenza dei pesci. Da qui l'incarico a una associazione privata, la Macrostigma di Noto, anni di esperienza nella tutela ambientale, di spostare carpe, persici e carassi in due bacini che al momento godono di migliore salute: lo Sciaguana, in provincia di Enna, e il lago Biviere di Lentini, in provincia di Catania. Il trasferimento, però, è tutt'altro che semplice. «C'è tutto un lavoro da fare - spiega il presidente della Macrostigma Piero Armenia - Intanto vanno classificate le specie da trasferire, poi l'Asp deve accertare la salute degli esemplari, perchè non si possono portare pesci malati in un altro habitat rischiando di contaminarlo.Poi c'è da verificare temperatura e ossigenazione dell'acqua per scongiurare uno choc termico». Mentre per il trasferimento nello Sciaguana (che ospiterà pesci del Fanaco e dell'Ancipa), serve il sì della Provincia di Enna, per il Biviere, che è una riserva, e in cui verranno immessi quelli del Ragoleto, occorre una valutazione di incidenza ambientale che dovrà essere fatta dalla Regione. Insomma i tempi non saranno immediati.
GIORNALE DI SICILIA
Rifiuti, in Sicilia torna lo spettro della maxi Tari.
Sull'immondizia all'estero a peso d'oro, l'assessore allarga le braccia: «Non ci sono alternative. E ai sindaci non possiamo dare altri soldi per i costi». Unica possibilità: il rincaro della tassa.«Non c'è alternativa alla spedizione dei rifiuti all'estero. E non possiamo dare altri soldi ai sindaci per sostenere gli extracosti»: durante una pausa dell'ultimo giorno di lavoro all'Ars, durante la quale ha risposto a interrogazioni sulla crisi idrica, l'assessore Roberto Di Mauro ha commentato al telefono le critiche maturate sul provvedimento che autorizza l'invio in Turchia di altre 5.733 tonnellate di immondizia.
È una spedizione che partirà dalla base navale militare di Augusta e che si somma a quella già in corso verso la Finlandia (per altre 90 mila tonnellate). Mentre l'anno scorso l'immondizia siciliana è finita in Danimarca e Olanda.
L'Anci, guidata da Paolo Amenta, ha lamentato un aumento vertiginoso dei costi di smaltimento: passato così in due anni da poco più di 100 a 400 euro a tonnellata. L'operazione appena avviata fra Finlandia e Turchia vale quindi un business di circa 38 milioni. E ha avvertito, l'associazione dei sindaci, che senza un ulteriore aiuto da parte della Regione questo comporterà un aumento della Tari a carico dei cittadini.
Ma Di Mauro allarga le braccia: «Abbiamo già dato, proprio il mese scorso, 50 milioni ai sindaci per ammortizzare questi costi. Era un finanziamento una tantum. Non siamo in condizioni di prevederne altri». «Soldi già spesi» lamenta l'Anci.
L'assessore ai Rifiuti ha precisato anche che la scelta di spedire all'estero l'immondizia «è dettata dalla volontà di non creare una nuova emergenza soprattutto nella Sicilia orientale. Dove la chiusura della discarica di Lentini e l'impossibilità di utilizzare gli impianti di pre-trattamento a questa collegati ha messo in ginocchio il sistema».
Per questo motivo non sono prevedibili altre soluzioni, almeno nel breve periodo: «Quando verranno erogati alla Regione i primi finanziamenti del piano di investimento del Fsc, potremo realizzare altri 4 impianti di pre-trattamento pubblici. E questo permetterà di differenziare di più e meglio. Limitando così la quota da smaltire nei termovalorizzatori di Paesi stranieri».
AGRIGENTONOTIZIE
Libero consorzio, adottato il programma triennale delle opere pubbliche.
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento con Determina n. 86 del 02 agosto 2024 a firma del Commissario straordinario Giovanni Bologna, con i poteri della Giunta e l'assistenza del Segretario Generale Pietro Amorosia, ha approvato lo schema del programma triennale delle opere pubbliche in provincia di Agrigento per il periodo 2025/2027.
Lo schema predisposto dal Dirigente del settore infrastrutture stradali, Edilizia scolastica e manutenzione Michelangelo Di Carlo prevede numerosi interventi articolati per annualità e fonte di finanziamento, l' elenco delle opere precedenti non completate ed altri interventi da pianificare nel triennio individuato.
Lo schema delle opere pubbliche, pubblicato con relativi allegati presso l'albo pretorio dell'ente, e' stato inserito nel Documento Unico di Programmazione, denominato DUP, e verrà, successivamente, sottoposto all'approvazione dell'organo competente, come previsto dalle norme regionali in materia.
Previsti numerosi lavori di programmazione sulle infrastrutture stradali di proprietà dell'Ente, sugli immobili scolastici dislocati nel territorio della Provincia oltre ad ad alcuni interventi sul patrimonio immobiliare dell'ente Provincia.
Nello specifico si tratta di lavori di adeguamento di Istituti scolastici, di consolidamento con la manutenzione straordinaria di scuole nel territorio provinciale e sul patrimonio immobiliare di proprietà dell'Ente.
Lo schema di programma triennale delle opere pubbliche 2025/2027 e l'elenco annuale del 2025 sono già pubblicati nel sito istituzionale, presso l'albo pretorio per 30 giorni e nella banca nazionale dei contratti pubblici, come previsto dal decreto legislativo 36 del 2023.